Le persone altamente sensibili e il loro cervello emotivo
Buongiorno amici. Oggi parliamo delle Pas, parsone altamente sensibili e del loro cervello emotivo.
Non è sempre facile. A volte, ci risulta complicato entrare in sintonia con questo mondo così ostile, così pieno di pettegolezzi, di egoismo e di arrivismo. Le Persone Altamente Sensibili (PAS) sono molto vulnerabili e privilegiate allo stesso tempo: possono sentire ciò che gli altri non percepiscono o farlo con un’intensità tale da vedere realtà che ad altri sfuggono.
Fattore genetico
Cos’è che rende tali le Persone Altamente Sensibili? C’è un fattore genetico? Perché soffrono più degli altri? Perché, nelle loro relazioni, l’amore è sia intenso che doloroso? Perché stanno bene in solitudine, ma, allo stesso tempo, avvertono una profonda incomprensione sin dalla tenera età?
Nel 2014, venne pubblicata un’interessante ricerca elaborata dall’Università di Stony Brook, a New York, in cui si voleva dare una spiegazione alle particolarità del cervello delle Persone Altamente Sensibili. Si volevano scoprire, inoltre, le differenze fra le PAS e coloro che non presentano questa apertura emotiva così speciale.
Tale lavoro venne svolto da sei ricercatori e i suoi risultati vennero pubblicati sulla rivista “Brain and Behaviour”; vi proponiamo ora le interessanti conclusioni tratte, siamo certi che vi sorprenderanno!
Il cervello emotivo delle Persone Altamente Sensibili (PAS)
Si calcola che quasi il 20% della popolazione mondiale sia dotato delle caratteristiche basiche per essere definito “altamente sensibile”. La cosa più normale è che queste persone passino la maggior parte della loro vita senza sapere di appartenere a questo piccolo gruppo di privilegiati. Non sanno di essere nate con un paio di “occhiali invisibili” che fanno vedere il mondo in altro modo, con un cuore più aperto, ma anche più fragile.
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La ricerca svolta rivelò che le Persone Altamente Sensibili sono dotate di un cervello emotivo capace di grande empatia. Si tratta di cervelli totalmente orientati verso la “socievolezza” e all’unione con i loro simili.
Cosa significa tutto ciò? Basicamente che i processi cerebrali di tali persone mostrano una sovreccitazione nelle aree neuronali collegate con le emozioni e con l’interazione: questi soggetti sono in grado di decifrare ed intuire i sentimenti di coloro che li circondano, ma, allo stesso tempo, devono affrontare un problema molto chiaro …
Empatia
Il resto del mondo è privo di tale empatia; pertanto, vi è un evidente squilibrio tra la loro sensibilità e quella delle persone attorno a loro. È per questo che le Persone Altamente Sensibili vedono sé stesse come “diverse”.
Per arrivare a queste conclusioni, si realizzarono varie prove, come per esempio le risonanze magnetiche, con il fine di studiare le differenze tra i processi mentali delle PAS e le persone nelle quali non era stata riscontrata una sensibilità speciale. A questo scopo, i soggetti in analisi vennero esposti a diversi stimoli, per poter verificare l’attività biochimica e le differenti strutture che conformano il cervello.
I risultati furono particolarmente visibili in due aspetti:
I neuroni specchio. Di certo ne avrete già sentito parlare; essi compiono una funzione sociale, perciò sono presenti soprattutto negli umani e nei primati. Sono situati nella corteccia frontale inferiore del cervello, molto vicino alla zona del linguaggio, e sono collegati soprattutto con l’empatia e con l’abilità di captare, processare e interpretare le emozioni altrui. Nelle PAS, la loro attività è continua e molto intensa sin dall’infanzia.
L’insula. Si tratta di una piccola struttura, situata molto in profondità nel nostro cervello. Si trova nella corteccia insulare ed è collegata con il sistema limbico, una struttura basica per le nostre emozioni. È proprio essa che ci permette di avere una visione più soggettiva ed intima della realtà.
Gli studiosi che si sono occupati di questo lavoro soprannominarono l’insula “la poltrona della coscienza”, poiché riunisce la gran parte dei nostri pensieri, intuizioni, sentimenti e percezioni di tutto ciò che viviamo in ogni istante. Nelle Persone Altamente Sensibili, questa interessante struttura svolge un’attività molto più energica di quella delle persone prive di tanta sensibilità.
Questo studio concluse anche che le PAS, oltre ad essere più ricettive degli stimoli visivi collegati al volto umano e alle emozioni, presentano anche una soglia di sopportazione di luci intense o rumori forti (stimoli fisici in generale) molto bassa. È addirittura possibile che, in questi casi, in loro si attivino le strutture cerebrali associate al dolore.
Le Persone Altamente Sensibili hanno questa particolarità: quella di sentire e capire il mondo attraverso un sistema nervoso più acuto e sofisticato. Non scelgono di essere così, lo sono e basta; perciò devono imparare a vivere con il cuore, accettando questo prezioso dono, perché soffrire non è un obbligo, ma un’opzione che non vale la pena scegliere.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo del gridare, una forma di comunicazione d molte famiglie.
Gridare sovreccita il cervello, ci mette in allerta e sull’attenti contro il delicato equilibrio delle nostre emozioni. Questa irritante forma di comunicazione basata su un tono di voce sempre elevato, purtroppo, è comune a molte famiglie. Il malessere e le aggressioni invisibili si ripercuotono sui vari membri lasciando sequele molto profonde.
Tuttavia, per quanto sembri strano, ci sono persone che non intendono altra forma di comunicazione se non questa; si grida per chiedere la posata che si ha davanti, per attirare l’attenzione del figlio che si ha accanto o persino per commentare il programma televisivo che si sta guardando con il resto della famiglia. Ci sono persone che non sanno comunicare senza ansia, la loro o quella che proiettano.
“Non posso farne a meno”, si giustificano. Evitare di alzare la voce sfugge al loro controllo, perché sono il timbro ed il tono che hanno ascoltato sin dalla più tenera età, perché hanno sempre gridato per farsi notare, per segnare il territorio brandendo la loro autorità e anche, perché no, per canalizzare rabbia, frustrazione ed ego contenuti in cerca di valvole di sfogo.
Alzando la voce non ci sentiranno meglio, lo sappiamo, ma spesso si ha bisogno di gridare, perché è l’unica frequenza a noi nota per comunicare, l’unico canale con il quale visualizzarci dinanzi agli altri. Non sappiamo, però, che molto probabilmente l’altra persona risponderà allo stesso modo, dando forma, così, ad una dinamica relazionale disordinata e coercitiva.
Una situazione che, purtroppo, abbonda in molte famiglie…
Gridare distrugge silenziosamente le nostre relazioni
Il grido presenta nella propria natura un fine ben preciso, negli esseri umani così come nel resto degli animali: salvaguardare la propria sopravvivenza e quella del gruppo dinanzi ad un pericolo. Facciamo un semplice esempio. Ci troviamo in una foresta, stiamo camminando, ci stiamo godendo quest’equilibrio naturale. All’improvviso, si sente un grido, è una scimmia cappuccino che emette un urlo acuto che ci si conficca nel cervello.
Questo grido è un semplice “allarme” per avvisare i suoi simili. La maggior parte degli animali appartenenti a quel contesto, proprio come noi, reagiscono con paura, con aspettativa. È un meccanismo di difesa che attiva una struttura cerebrale ben precisa: l’amigdala. Basta sentire un suono acuto, un tono di voce elevato, affinché questa piccola area cerebrale lo interpreti subito come una minaccia e attivi il sistema nervoso simpatico per innescare la fuga.
Sapendo ciò, comprendendo questa base biologica e istintiva, possiamo dedurre che crescere in un ambiente nel quale abbondano le urla e nel quale la comunicazione si produce sempre con un tono di voce alto mantiene il cervello in un perenne stato d’allerta. L’adrenalina è sempre presente, la sensazione di doversi difendere da “qualcosa” immerge in uno stato di stress cronico, di permanente angoscia, davvero snervante.
D’altro canto, ad intensificare ancora di più questa realtà è il fatto che, dinanzi ad uno stile comunicativo aggressivo, è comune generare risposte difensive dalla stessa carica emozionale, con lo stesso componente offensivo. In questo modo, cadiamo, consapevoli o meno, in un circolo vizioso e in una dinamica fortemente distruttiva. Accumuliamo sequele in questa complessa foresta di relazioni umani nella quale la qualità della comunicazione è tutto.
Famiglie che comunicano gridando
Laura ha 18 anni e si è appena resa conto di una cosa che non aveva notato finora. Parla con un tono di voce molto alto. I suoi compagni di università le dicono spesso che la voce che si sente di più in classe è la sua e che quando sono in gruppo il suo modo di comunicare risulta un po’ minaccioso.
Laura vuole controllare questo aspetto della sua persona. Sa che non sarà facile, perché a casa sua i suoi genitori e i suoi fratelli comunicano sempre in questo modo: gridano. Non è necessario che si presenti una discussione, semplicemente è il tono di voce con il quale è cresciuta e al quale è stata sempre abituata. Sa anche che a casa sua chi grida si fa ascoltare e che alzare la voce è necessario, perché la televisione è sempre accesa, perché ognuno è concentrato sulle proprie attività e perché…non vi è molta armonia.
In questo caso, Laura deve capire che non è possibile cambiare da un giorno all’altro una dinamica familiare. Non può cambiare gli altri, né i suoi genitori né i suoi fratelli, ma può cambiare se stessa. Quello che può e che deve fare è controllare coscientemente il suo personale stile verbale per comprendere che chi grida aggredisce, che non c’è bisogno di alzare la voce per essere ascoltati e che, spesso, un tono di voce sereno e tranquillo aiuta ad interagire molto meglio con gli altri.
Con questo semplice esempio, vogliamo che risulti chiaro un aspetto molto importante: a volte non possiamo cambiare chi ci ha educati, non possiamo modificare il nostro passato né cancellare le dinamiche familiari nelle quali il grido è sempre presente anche se solo per chiederci che ora è o come è andato l’esame.
Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo impedire che questo stile comunicativo ci caratterizzi nel nostro presente, nelle nostre relazioni d’amicizia o d’amore, in casa. Dobbiamo ricordare che la ragione non diviene più forte perché espressa a suon di urla, a volte è più intelligente colui che sa tacere ed ascoltare ed è più saggio colui che sa come e in che modo comunicare.
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qualcuno si chiede come riesci a fare tutto questo
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo su questo pensiero:” mentre dubiti di te…qualcuno si chiede come riesci a fare tutto questo”
La fragile autostima dell’adolescente
Cos’è l’autostima e perché è importante? L’autostima non è altro che il modo in cui valutiamo noi stessi. È il risultato di ciò che pensiamo di noi, delle esperienze che viviamo e del modo in cui percepiamo il nostro valore agli occhi degli altri. Durante l’adolescenza, quando si costruisce la propria identità, l’autostima diventa una bussola che guida decisioni, relazioni e obiettivi.
Adolescenza: un terreno fertile per dubbi e insicurezze Gli adolescenti affrontano sfide su più fronti:
Cambiamenti fisici: Il corpo cambia rapidamente, spesso generando disagio o insicurezza.
Sfide sociali: L’accettazione da parte dei pari diventa cruciale, e il rifiuto può essere vissuto come una crisi personale.
Aspettative esterne: Scuola, sport, famiglia, amici: ci si sente sotto pressione per “essere perfetti” in ogni campo.
Come gli altri influenzano la percezione di sé Un commento negativo, anche detto senza cattive intenzioni, può lasciare cicatrici profonde. Ad esempio, un insegnante che dice: “Non sei portato per questa materia” o un genitore che critica continuamente il comportamento del figlio rischiano di indebolire la sua autostima.
Il ruolo dei genitori nell’autostima dei figli
Genitori come specchi: il riflesso che un adolescente vede Durante l’adolescenza, il ruolo dei genitori è cruciale nella formazione dell’autostima. Gli adolescenti tendono a vedersi attraverso lo sguardo dei loro genitori: ciò che questi ultimi dicono, fanno o non fanno diventa il metro di giudizio con cui i ragazzi valutano sé stessi.
Ad esempio, se un genitore trasmette fiducia e apprezzamento, il figlio si sentirà più sicuro di sé. Al contrario, critiche costanti, mancanza di supporto o confronti con gli altri possono far sentire l’adolescente inadeguato.
L’importanza di accettare il figlio per ciò che è Ogni ragazzo ha il suo ritmo di crescita, i suoi talenti e le sue difficoltà. Tuttavia, molti genitori commettono l’errore di volere un figlio “ideale”, piuttosto che accettare il figlio reale. Questo porta a:
Confronti distruttivi: “Perché non sei bravo in matematica come tuo cugino?”
Critiche eccessive: “Non sei mai concentrato come dovresti essere.”
Perfezionismo imposto: “Devi essere il migliore in tutto ciò che fai.”
Il risultato? L’adolescente si sentirà costantemente inadeguato, portandosi dietro un senso di inferiorità che può durare a lungo.
Evitare i confronti: ogni ragazzo è unico Confrontare i figli con amici, fratelli o compagni di classe è uno degli errori più comuni. Frasi come “Guarda come tua sorella si impegna di più” o “Tuo cugino ha preso voti migliori” inviano un messaggio implicito: “Non sei abbastanza.” Al contrario, è fondamentale riconoscere e valorizzare le caratteristiche uniche di ogni figlio, come:
La creatività.
La sensibilità.
La capacità di affrontare sfide specifiche.
Un modo per evitare i confronti è concentrarsi sui progressi personali: “Hai migliorato molto in inglese rispetto al mese scorso, bravo!” Questo aiuta i ragazzi a capire che la competizione più importante è con sé stessi.
Criticare senza ferire: l’arte della critica costruttiva La critica, se usata bene, può essere uno strumento utile per la crescita. Tuttavia, una critica mal formulata può demolire l’autostima. Qual è la differenza?
Critica distruttiva:
Sottolinea solo il fallimento.
Non offre soluzioni.
Fa sentire inadeguati.
Esempio: “Non capisci mai niente, sei sempre distratto!”
Critica costruttiva:
Riconosce lo sforzo.
Indica una soluzione.
Motiva a migliorare.
Esempio: “Capisco che hai avuto difficoltà in questa materia. Come possiamo lavorarci insieme per migliorare?”
Strategie per comunicare in modo positivo e supportivo
Evitare etichette negative: Dire “Sei pigro” non motiva; anzi, rafforza il comportamento indesiderato. Meglio focalizzarsi sul comportamento specifico: “Ho notato che ultimamente fai fatica a organizzarti. Possiamo trovare un modo per aiutarti?”
Riconoscere gli sforzi, non solo i risultati: Gli adolescenti hanno bisogno di sapere che il loro impegno è apprezzato, anche quando il risultato non è perfetto. Ad esempio: “So che hai studiato molto, e questo è già un grande passo avanti.”
Usare il linguaggio del supporto: Frasi come “Sono qui per aiutarti” o “Possiamo farcela insieme” trasmettono l’idea che i genitori non sono giudici, ma alleati.
Il valore dell’empatia genitoriale Gli adolescenti spesso si sentono incompresi, e ciò può portarli a chiudersi in sé stessi. Dimostrare empatia significa mettersi nei loro panni e comprendere le loro emozioni, anche quando sembrano esagerate. Ad esempio, se un ragazzo è frustrato per un brutto voto, invece di dire “Non è la fine del mondo,” un genitore empatico potrebbe rispondere: “Capisco che sei deluso, ma possiamo lavorare insieme per migliorare.”
Aiutare i figli a costruire resilienza Un altro ruolo fondamentale dei genitori è insegnare la resilienza, ovvero la capacità di affrontare le difficoltà senza arrendersi. Ecco alcune strategie:
Normalizzare i fallimenti: Raccontare le proprie esperienze di insuccesso e come sono state superate aiuta i figli a vedere il fallimento come parte della crescita.
Incoraggiare il problem solving: Invece di risolvere i problemi per loro, aiutarli a trovare soluzioni. Ad esempio: “Cosa pensi che potresti fare diversamente la prossima volta?”
Rafforzare l’autonomia: Dare ai ragazzi la possibilità di prendere decisioni, anche piccole, per sviluppare fiducia nelle proprie capacità.
Creare un ambiente di crescita e accettazione L’ambiente familiare gioca un ruolo cruciale nello sviluppo dell’autostima. Un ambiente positivo è quello in cui il ragazzo:
Si sente amato e accettato, indipendentemente dai successi o dai fallimenti.
Riceve feedback costruttivi e incoraggiamenti regolari.
Ha la libertà di esprimere le proprie emozioni senza paura di essere giudicato.
La fiducia in sé stessi come strumento di successo
Il valore della fiducia in sé stessi La fiducia in sé stessi è molto più di una qualità caratteriale: è una competenza essenziale per affrontare le sfide della vita. Quando un adolescente crede nelle proprie capacità, è più incline a provare cose nuove, affrontare gli ostacoli con resilienza e non lasciarsi abbattere dai fallimenti. Tuttavia, la fiducia non è innata: si costruisce attraverso esperienze, rinforzi positivi e, soprattutto, l’incoraggiamento delle persone che ci circondano.
Come la fiducia si sviluppa (o si distrugge)
Conferme positive: Un adolescente che si sente apprezzato per ciò che è, e non solo per ciò che fa, sviluppa una sicurezza di base che lo aiuta a esplorare il mondo senza paura.
Paure e critiche: Frasi come “Non sei capace” o “Non farai mai niente di buono” si radicano profondamente, portando i ragazzi a mettere in dubbio le proprie capacità.
Il segreto sta nel credere nelle proprie capacità Gli adolescenti spesso si trovano in bilico tra il desiderio di emergere e la paura di fallire. Raccontare storie di successo ispiratrici può aiutarli a comprendere che la fiducia in sé stessi non significa essere sempre perfetti, ma continuare a provare nonostante i dubbi.
Ad esempio, Martina Morandi, una pallavolista che ha superato le difficoltà legate alla dislessia, è un esempio di come le barriere possano essere affrontate con determinazione. Questa storia dimostra che avere il coraggio di affrontare le proprie debolezze può trasformarle in punti di forza.
Esercizi pratici per rafforzare la fiducia Per aiutare un adolescente a costruire fiducia, genitori e ragazzi possono lavorare insieme su attività concrete:
Diario delle conquiste: Ogni sera, scrivere tre cose positive fatte durante la giornata. Non devono essere grandi successi: anche il semplice aver fatto un compito difficile o aver aiutato un amico conta. Questo aiuta a sviluppare un’immagine positiva di sé.
Affrontare il dialogo interno negativo: Gli adolescenti spesso si criticano duramente. Ad esempio, se pensano “Non sono bravo in matematica,” i genitori possono aiutarli a riformulare il pensiero in “Sto lavorando per migliorare in matematica.”
Lista delle qualità personali: Riconoscere le proprie capacità è fondamentale. Creare insieme una lista di talenti, qualità e successi può rafforzare l’autostima.
Obiettivi realistici: Aiutare i ragazzi a fissare piccoli obiettivi raggiungibili, come migliorare in una materia o imparare una nuova abilità. Ogni traguardo raggiunto diventa una fonte di fiducia.
Incoraggiare il coraggio di sbagliare Un aspetto spesso trascurato della fiducia è l’accettazione degli errori. I genitori possono insegnare ai figli che sbagliare non significa fallire, ma apprendere. Ad esempio, possono condividere le proprie esperienze di errori e di come abbiano imparato da essi, dimostrando che nessuno è immune dal fallimento.
Capitolo 4: Il potere delle parole dei genitori
Le parole: strumenti di costruzione o distruzione Le parole hanno un impatto enorme, soprattutto sugli adolescenti. In questa fase della vita, i ragazzi sono estremamente sensibili al linguaggio usato nei loro confronti. Un semplice “Non combini mai niente” può diventare una convinzione radicata, così come un “Hai fatto un ottimo lavoro” può motivare e rafforzare.
Frasi che lasciano il segno Ecco alcuni esempi di frasi che i genitori possono usare per costruire l’autostima nei loro figli:
“Sono fiero di come hai affrontato questa situazione, anche se è stata difficile.”
“Il tuo impegno è più importante del risultato.”
“So che non è stato facile, ma hai fatto del tuo meglio, e questo è ciò che conta davvero.”
Al contrario, ci sono frasi che andrebbero evitate:
“Non sei capace di fare niente di giusto.”
“Sei sempre il solito!”
“Guarda come tuo fratello riesce meglio di te.”
Il silenzio: un errore comune Non lodare o apprezzare i propri figli è altrettanto dannoso quanto criticarli. Un genitore che non esprime mai approvazione rischia di far sentire il figlio invisibile o non abbastanza valido. Anche un semplice “Bravo, mi fa piacere vederti così impegnato” può fare una grande differenza.
L’arte dell’ascolto attivo Ascoltare è un dono che molti genitori sottovalutano. Spesso, l’adolescente cerca di esprimersi, ma si scontra con genitori che interrompono, giudicano o, peggio, ignorano. Ecco alcune tecniche per migliorare l’ascolto:
Dare spazio: Lasciare che il ragazzo parli senza interrompere o suggerire soluzioni immediate.
Fare domande aperte: Ad esempio, “Come ti sei sentito in quella situazione?” o “Cosa pensi di fare ora?”
Riflettere i sentimenti: Frasi come “Capisco che ti senti frustrato” aiutano l’adolescente a sentirsi compreso.
Evitare giudizi: Commenti come “Non avresti dovuto fare così” possono bloccare la comunicazione.
Costruire un dialogo empatico Un dialogo empatico non significa lasciare che il figlio faccia sempre ciò che vuole, ma piuttosto capire il suo punto di vista e guidarlo verso decisioni migliori. Ad esempio, se un adolescente si lamenta di un brutto voto, il genitore può dire: “So che ti senti deluso, ma possiamo lavorare insieme per migliorare. Cosa pensi che ti abbia bloccato?”
Il rinforzo positivo come pilastro Il rinforzo positivo è uno strumento potente. Premiare i comportamenti desiderati, anche solo con un complimento o un sorriso, aiuta l’adolescente a sentirsi apprezzato. Questo non significa trascurare gli errori, ma bilanciare le critiche con riconoscimenti sinceri.
L’importanza di celebrare i propri traguardi
Piccoli successi, grandi passi Incoraggiare i ragazzi a riconoscere e celebrare i loro progressi, anche minimi, aiuta a costruire fiducia. Ad esempio, completare un compito difficile o aiutare un amico può essere motivo di orgoglio.
Trasformare gli errori in opportunità Gli adolescenti devono imparare che sbagliare fa parte del processo di crescita. I genitori possono aiutare a normalizzare gli errori condividendo le proprie esperienze e mostrando che ogni fallimento porta con sé una lezione.
L’autostima non si costruisce in un giorno, ma è un processo continuo che richiede pazienza, supporto e consapevolezza. Genitori e adolescenti, lavorando insieme, possono creare un ambiente in cui ognuno si sente valorizzato e rispettato.
Alla fine, ricordiamoci che il vero successo non sta nell’essere perfetti, ma nel continuare a credere in noi stessi, anche nei momenti di dubbio.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di parenti invadenti e comportamenti tossici che minano la serenità dei figli.
Che si tratti della Vigilia di Natale o di un pranzo domenicale, per alcuni bambini le riunioni di famiglia possono diventare un vero incubo a causa di commenti inappropriati e giudizi non richiesti da parte di parenti che, pur senza volerlo, finiscono per sminuire o mettere a disagio i più piccoli.
Per i genitori, queste situazioni sono particolarmente difficili da affrontare: da un lato, è doloroso vedere un figlio in difficoltà in un contesto familiare, dove invece dovrebbe sentirsi al sicuro; dall’altro, rispondere ai discorsi imbarazzanti di nonni, zii o cugini rischia di portare a litigi o tensioni che potrebbero infrangere la serenità familiare.
Per questo, dicono gli esperti, risulta fondamentale stabilire in anticipo dei confini chiari e rispettosi per mettere al proprio posto i parenti invadenti e tenere al sicuro i bimbi da ciò che può alimentare confusioni, incertezze o pensieri negativi. Ma come riuscire a farlo senza scatenare conflitti?
Stabilire confini chiari e non aver paura di farlo
Le statistiche confermano che il periodo delle feste è fonte di stress per molte famiglie. Un’indagine del 2023 pubblicata dall’American Psychological Association ha rivelato che il 22% degli adulti statunitensi ritiene che le tensioni familiari siano uno dei principali motivi di ansia durante le vacanze e le ricorrenze come Natale o il giorno del Ringraziamento.
In simili occasioni sia fondamentale per i genitori proteggere se stessi e i propri figli da comportamenti tossici, anche se provengono da persone vicine come i familiari. Stabilire dei limiti, sia limitando il tempo trascorso con alcuni parenti, sia scegliendo di non partecipare a certi eventi, è una strategia valida e necessaria per garantire un ambiente sano per i bambini.
Non bisogna affatto sentirsi in colpa per aver stabilito dei paletti da non superare. “I confini rappresentano le regole su cosa si è disposti a tollerare e cosa no”, ha detto Yip, suggerendo però di comunicare le proprie decisioni in modo assertivo e senza troppe scuse, pur evitando toni o modi maleducati o aggressivi.
Come riconoscere i segnali di un ambiente tossico
Simili approcci, non solo tutelano i genitori, ma diventano un modo per insegnare ai bambini come difendersi in futuro. Ma come può una madre o un padre capire quando è il momento di stabilire questi confini? Secondo la dottoressa Tovar i segnali d’allarme più comuni comprendono comportamenti offensivi come critiche continue, insulti, commenti sprezzanti o atteggiamenti sminuenti, specialmente nei confronti dei bambini.
Un altro indicatore può essere il mancato rispetto delle regole già comunicate in passato: se, ad esempio, i genitori hanno più volte chiesto di non parlare di certi argomenti percepiti dai bambini con disagio o imbarazzo, come una difficoltà scolastica o un problema legato alla sfera emotiva, è bene che i familiari rispettino questa volontà.
Tutto ciò, insieme alla sensazione che l’ambiente familiare sia teso, insicuro o emotivamente pesante per i più piccoli, può spingere mamme e papà a prendere provvedimenti. Proteggere i bambini da queste esperienze, spiega Tovar, può aiutare a prevenire problemi a lungo termine, come bassa autostima, ansia o modelli comportamentali negativi. Ascoltare l’istinto genitoriale e riflettere sui confini da imporre è dunque essenziale per garantire un’esperienza familiare più serena.
Come stabilire i giusti limiti
Se si prevede di partecipare a un evento in cui potrebbero verificarsi comportamenti spiacevoli, la prima cosa da fare è definire in anticipo quali comportamenti sono considerati accettabili e quali no. Ad esempio, si potrebbe decidere che i parenti non dovrebbero parlare dell’aspetto fisico, del peso o dei successi personali dei bambini.
Durante simili conversazioni, gli esperti suggeriscono di mostrarsi risoluti e far capire come la richiesta non sia data da desideri o volontà personali (che pur sarebbero legittime), ma dalla convinzione che certi argomenti potrebbero far stare male il bambino. Così facendo, gli interlocutori non si sentono attaccati e saranno meglio predisposti a rispettare il limite tracciato.: “Voglio che queste feste siano serene per tutti, quindi chiediamo di evitare argomenti personali con i bambini,” è un esempio di frase non conflittuale riportata dalla dottoressa Tovar.
Anche la durata dell’interazione può essere ridotta. Partecipare solo per un breve periodo o addirittura optare per incontri virtuali può limitare la possibilità di scontri. Inoltre, preparare i bambini prima dell’evento, spiegando loro cosa aspettarsi e rassicurandoli sul fatto che non sono obbligati a rispondere a domande scomode, è un buon modo per proteggerli.
Cosa fare se i parenti sconfinano
Nonostante le precauzioni, può capitare che i limiti vengano comunque ignorati. In questi casi, è importante intervenire in modo deciso, ma educato, ribadendo i confini da non infrangere.
Un metodo può essere quello di reindirizzare la conversazione:”Se un parente inizia a parlare di un argomento che avevate dichiarato off-limits, provate a spostare l’attenzione su qualcosa di positivo: manteniamo un clima leggero e parliamo di qualcosa di piacevole” . Avere un piano B, come concordare con il partner una strategia per allontanarsi con il bambino in caso la situazione diventi tesa, può aiutare a ridurre la pressione durante i raduni familiari.
L’esempio dei genitori può fare la differenza
Tenere al sicuro i piccoli dagli imbarazzi di una domanda posta male o un commento che potrebbe ferirlo non significa solo salvaguardarne la serenità. I bambini che vedono i genitori gestire situazioni spinose, con calma e sicurezza possono anche trarre una preziosa lezione per imparare a fare lo stesso durante il percorso che li porterà all’età adulta. Insomma, non c’è nulla di egoistico nel prendersi cura di sé e dei propri figli, anche a costo di imporre degli argini ai parenti più invadenti.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori di figli adolescenti, tra fiducia e controllo.
L’adolescenza è un periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta che coinvolge oltre al ragazzo/a il suo intero nucleo familiare.
In questa fase fisiologica e delicata sia i giovani ragazzi che i genitori sono chiamati a mettere in campo le proprie capacità adattive.
Come si fa a trovare il giusto equilibrio? Come coniugare un atteggiamento di fiducia con la necessità di controllare che tutto proceda bene?
Come permettere al figlio/a di separarsi psicologicamente dai genitori, ma allo stesso tempo rendersi disponibili ad “esserci” quando sia lui/lei a richiederlo?
Sei genitore di un figlio/a adolescente e ti senti in crisi nella gestione della tua quotidianità?
1. Come sopravvivere all’umore altalenante di un figlio/a adolescente?
I genitori si trovano a dover fronteggiare quotidianamente i cambiamenti di umore e di opinioni del proprio figlio/a adolescente.
Queste oscillazioni di pensieri, sentimenti e comportamenti dei nostri ragazzi, inevitabilmente si ripercuotono sull’intero nucleo familiare ed è facile a questo punto, rimanere imbrigliati in un circolo vizioso di rabbia, ostilità, minacciosità che finisce per caratterizzare l’intera famiglia.
Prova a ricordarti che anche tu hai attraversato questo delicato periodo nella tua vita e ritrova la tua forza, la tua sicurezza, perché oggi possiedi un’esperienza personale che ti consentirà di essere d’aiuto per tuo figlio/a.
Non rapportarti a lui come una persona giudicante. Non pensare che, quando non ha voglia di parlare con te, sia perché ti odia. Cerca di capire che sta vivendo un momento della propria vita in cui subisce cambiamenti a 360° ormonali, fisici, caratteriali. Aiutalo a vivere serenamente.
E, soprattutto, lascia sempre aperta la porta del dialogo e dell’ascolto attivo. Tuo figlio deve capire che, in casa, c’è sempre qualcuno su cui può contare quando davvero ha bisogno e quella persona puoi essere solo e soltanto tu.
2. Come destreggiarsi tra la ricerca di autonomia e la scarsa tolleranza delle regole di un figlio/a adolescente? – genitori di figli adoelscenti
Tuo figlio/a comincia a manifestare il suo bisogno di autonomia a livello personale e sociale, cerca di portare avanti le sue idee e i suoi valori e manifesta frustrazione e rabbia per le regole che gli chiedi di osservare.
Spesso quello che i figli ci dicono, ci porta a metterci in discussione come genitori, costringendoci ad un veloce cambiamento.
Ascolta questi semplici consigli:
Accetta la necessità di separazione psicologica di tuo figlio/a e non ostacolarla;
La separazione psicologica di tuo figlio/a è il passaggio necessario affinché possa realizzarsi la formazione di una sana identità personale;
Lavora su te stesso/a come genitore perché anche tu dovrai separarti e allo stesso tempo dovrai imparare ad “esserci” in un modo diverso;
assumi un atteggiamento di apertura e ascolto incondizionato;
Non minimizzare, comprendi, non avere paura del confronto e non svalutare le sue opinioni
Volete un trucchetto che nella maggior parte dei casi funziona per quanto riguarda il rispetto delle regole?
Sedetevi tavolino e stilate insieme una serie di regole da seguire. Scrivetele su un foglio di carta su un lato: il sinistro. A destra, cosa succederà se non si rispetta quella regola(ovviamente da fare per ognuna di esse).
3. Fiducia e/o controllo? genitori di figli adoelscenti
La difficoltà più grande che hai, probabilmente è allontanarti dalla tua zona di comfort, dalle tue certezze come genitore, il dovere negoziare una regola.
Ti senti spaesato e non sai quale atteggiamento assumere.
Il consiglio che desidero darti è quello di non posizionarti mai agli estremi nelle tue scelte. Non ti servirà oscillare tra il tutto/nulla, il buono/cattivo, il giusto/sbagliato.
L’atteggiamento genitoriale che ti consentirà di avere accesso ad un nuovo rapporto con tuo figlio/a è caratterizzato da “flessibilità ed equilibrio”.
Ricordati che è opportuno continuare a “controllare”, senza invadere i suoi spazi, puoi ancora proteggerlo, ma non sostituendoti a lui/lei bensì accompagnandolo/a, sostenendolo/a e condividendo il vostro nuovo rapporto che, sono certa, sarà ricco di nuove straordinarie possibilità.
Quello che riesce a mettere nello stesso discorso “tutti i tuoi amici lo fanno” e “non mi interessa cosa fanno i tuoi amici”.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su..il vero genitore italiano è…..
Introduzione
La fase dell’adolescenza rappresenta un periodo delicato per il rapporto tra genitori e figli. I genitori, spesso cresciuti in contesti diversi e con valori differenti, si trovano a confrontarsi con una generazione che vive e si relaziona in modo nuovo, complice il cambiamento culturale e tecnologico. Questa distanza generazionale può dare origine a incomprensioni, portando a una comunicazione complessa, fatta di consigli, regole, ma anche di amore incondizionato.
Nella cultura italiana, la figura del genitore è storicamente associata a valori di protezione e saggezza, ma anche a una forte componente di controllo e autorità. In questo contesto, alcune espressioni tipiche, come “Nessuno dei tuoi amici lo fa” e “Non mi interessa cosa fanno i tuoi amici”, riflettono un approccio contraddittorio che molti genitori utilizzano per gestire la complessità delle richieste adolescenziali. Queste frasi racchiudono messaggi profondi che, sebbene apparentemente incoerenti, nascondono un equilibrio unico tra protezione e libertà. Analizzare questo aspetto è un passo fondamentale per comprendere il complesso legame tra genitori italiani e figli adolescenti.
2. Le Frasi Contraddittorie
“Nessuno dei tuoi amici lo fa”
Quando un genitore pronuncia questa frase, sta cercando di inviare un messaggio di prudenza. Spesso il sottotesto è: “Non è comune, quindi potrebbe essere pericoloso.” Questa espressione riflette una preoccupazione per il benessere del figlio e una forma di controllo sociale, utilizzando il paragone con altri come strumento per dissuadere il figlio da comportamenti che il genitore stesso non approverebbe. Il messaggio implicito è che attenersi a comportamenti comuni è più sicuro e permette al genitore di mantenere un certo controllo sulle azioni del figlio.
Questa frase può però risultare problematica per l’adolescente, che si trova a voler sperimentare la propria indipendenza. Interpretare “nessuno dei tuoi amici lo fa” come un invito alla conformità potrebbe generare sentimenti di frustrazione e ribellione, portando a una reazione contraria a quella desiderata dal genitore.
“Non mi interessa cosa fanno i tuoi amici”
D’altro canto, la frase “Non mi interessa cosa fanno i tuoi amici” viene spesso pronunciata per ricordare al figlio che le scelte personali non dovrebbero essere influenzate dalle azioni altrui. Questa espressione promuove il valore dell’individualità, dell’autonomia e del pensiero indipendente. Il genitore desidera che il figlio si affidi al proprio giudizio e alle proprie convinzioni, senza farsi condizionare dai comportamenti del gruppo.
Paradossalmente, questa frase contraddice la precedente, creando una sorta di paradosso educativo. Tuttavia, questa contraddizione rappresenta la complessità dell’essere genitori: da un lato si cerca di guidare il figlio verso la conformità sociale, dall’altro si vuole che sviluppi un’identità forte e autonoma.
3. Dietro le Parole: Intenzioni e Amore
Dietro queste frasi si nasconde un messaggio più profondo, legato alla preoccupazione per il benessere e alla volontà di trasmettere valori che possano aiutare l’adolescente a crescere. Ogni genitore desidera il meglio per il proprio figlio e utilizza i mezzi che ha a disposizione, basati sull’esperienza, per aiutarlo a evitare errori e difficoltà.
Il “Nessuno dei tuoi amici lo fa” può essere interpretato come un tentativo di protezione: i genitori sanno che in certi contesti essere “come tutti” riduce i rischi e le possibili conseguenze negative. Al tempo stesso, il “Non mi interessa cosa fanno i tuoi amici” cerca di promuovere l’autonomia e la capacità decisionale, tratti fondamentali per affrontare il mondo esterno con sicurezza.
È importante, tuttavia, che i genitori sappiano bilanciare questi due approcci, evitando che la paura per il futuro si trasformi in un controllo eccessivo. Comunicare le proprie intenzioni, chiarendo che entrambi i messaggi sono espressione d’amore, può aiutare a creare una base di fiducia e comprensione reciproca con i figli.
4. Consigli per Genitori e Adolescenti
Per i Genitori
Comunicazione Chiara e Aperta: È fondamentale evitare ambiguità. Esprimete chiaramente le vostre preoccupazioni e spiegate perché alcune situazioni vi sembrano rischiose. Quando dite “Nessuno dei tuoi amici lo fa”, cercate di spiegare cosa vi preoccupa e perché desiderate che vostro figlio eviti certe situazioni.
Supporto all’Autonomia: Quando usate espressioni come “Non mi interessa cosa fanno i tuoi amici”, rinforzate l’idea di scelta autonoma. È importante che vostro figlio senta che siete lì per supportarlo, anche quando prende decisioni diverse da quelle che vorreste per lui.
Flessibilità e Ascolto: Praticare l’ascolto attivo può aiutare a costruire una relazione sana e basata sulla fiducia. Dimostrate di comprendere le sfide del mondo attuale e di accettare che i figli possano voler sperimentare.
Per gli Adolescenti
Capire le Intenzioni: Anche se certe frasi possono sembrare restrittive, spesso dietro di esse ci sono preoccupazioni e intenzioni positive. Prova a dialogare e capire cosa spinge il genitore a dirle: una conversazione sincera può ridurre le tensioni.
Sviluppare l’Autonomia in Modo Responsabile: La libertà comporta delle responsabilità. Quando senti che i tuoi genitori ti incoraggiano a seguire la tua strada, cogli l’occasione per dimostrare che sei in grado di fare scelte ponderate, senza necessariamente basarti sui comportamenti degli altri.
Rispetto Reciproco: Ricordare che la relazione genitore-figlio è basata su amore e rispetto reciproco. Imparare a vedere il punto di vista dei genitori può aprire la strada a un dialogo più profondo.
5. Conclusione: Costruire un Rapporto Basato su Fiducia e Reciproca Comprensione
La relazione tra genitori e figli adolescenti è un continuo esercizio di equilibrio tra controllo e libertà. Le frasi che spesso sembrano contraddittorie sono il riflesso di questo complesso equilibrio. Per i genitori italiani, l’educazione dei figli è un atto d’amore che racchiude la volontà di proteggere e di far crescere i propri figli in modo sicuro e sereno.
Essere un buon genitore non significa necessariamente eliminare ogni contraddizione, ma piuttosto saperle utilizzare in modo costruttivo per stimolare la crescita del figlio. Allo stesso tempo, per l’adolescente, imparare a comprendere le intenzioni dei genitori può rappresentare un passo verso una maturità emotiva e relazionale.
Un dialogo aperto, la comprensione delle reciproche intenzioni e un approccio flessibile possono fare la differenza, permettendo a entrambe le parti di costruire una relazione solida, basata sulla fiducia e sulla comprensione.
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Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla notizia di un papà sevizia bimbo di 5 mesi in ospedale.
Un Episodio Che Fa Riflettere
“La recente notizia di un neonato gravemente ferito dal proprio padre mentre si trovava in ospedale ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Si tratta di un episodio che ci colpisce non solo per l’atto in sé, ma per ciò che rappresenta in termini di responsabilità e amore genitoriale. Un neonato è fragile, dipendente e completamente affidato alle cure degli adulti che lo circondano. Episodi come questo ci obbligano a porci delle domande sul significato più profondo di essere genitori.”
Come mai un genitore può arrivare a comportamenti simili? Dove finisce l’amore e inizia la responsabilità di proteggere un figlio? L’obiettivo di questa introduzione è invitare il lettore a pensare all’importanza del ruolo genitoriale e di un amore che dovrebbe sempre essere volto alla protezione e al benessere del figlio.
L’Amore Incondizionato Come Fondamento
Questo concetto si basa su un’idea fondamentale: il genitore non deve amare il figlio solo quando risponde a determinate aspettative o condizioni, ma in ogni circostanza, anche e soprattutto quando il figlio mostra i suoi limiti e le sue fragilità.
“Quando si parla di amore incondizionato, si fa riferimento a un tipo di amore che non conosce limiti o condizioni. Non si tratta di ‘amare a comando’ o ‘in base ai comportamenti’ del bambino. Significa invece amare profondamente, anche nei momenti più difficili, senza che questo amore sia subordinato a nessuna condizione. Un bambino che cresce con la certezza di essere amato incondizionatamente, si sente sicuro e apprezzato, sviluppando una base solida di fiducia in se stesso e negli altri.”
I bambini che crescono con questa base di amore imparano a rispettare sé stessi, sviluppano una maggiore resilienza e sanno che, nonostante i propri errori, hanno sempre un luogo sicuro, fisico e emotivo, dove tornare.
“Quando un bambino sa di essere amato e accettato senza condizioni, sviluppa un senso di sicurezza interiore che gli permetterà di affrontare la vita con fiducia. Crescere in un ambiente in cui ci si sente amati aiuta a formare una base di autostima e di fiducia, elementi essenziali per un futuro adulto equilibrato e consapevole.”
Le Sfide dell’Amore Incondizionato Durante l’Adolescenza
Il rapporto tra genitori e figli si trasforma con l’arrivo dell’adolescenza, quando emergono nuove sfide. Questa fase della vita è caratterizzata dalla ricerca di indipendenza e identità, che spesso porta a contrasti. Nonostante ciò, è fondamentale che i genitori continuino a offrire sostegno e amore incondizionato, perché è proprio in questo periodo di transizione che i ragazzi hanno più bisogno di sentirsi amati e accettati.
“L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, sia fisici che emotivi, in cui i ragazzi cercano di capire chi sono al di fuori dell’ambiente familiare. È naturale che i figli adolescenti mettano alla prova i limiti, discutano le regole e rivendichino il proprio spazio. Questo può essere difficile per i genitori, che vedono i propri figli allontanarsi o manifestare comportamenti nuovi e, a volte, ribelli. Tuttavia, è in questo momento che l’amore incondizionato deve farsi sentire con ancora più forza.”
Alcune strategie per mantenere il legame con i figli durante questa fase: restare aperti al dialogo, non giudicare o punire eccessivamente i loro errori, ma cercare di capire il punto di vista dell’adolescente. Questo tipo di approccio offre un porto sicuro e aiuta il ragazzo a sentirsi accettato e amato anche mentre cresce e cambia.
“Sostenere e rispettare un adolescente senza soffocarlo è un equilibrio delicato, ma necessario. I ragazzi hanno bisogno di sapere che, qualunque cosa accada, hanno un punto di riferimento stabile e sicuro in famiglia. Un amore che accoglie, comprende e non giudica in modo severo diventa il terreno su cui costruire fiducia e autonomia.”
Un Dono Senza Prezzo
Essere genitori è un compito complesso che richiede pazienza, comprensione e, soprattutto, un amore profondo e incondizionato. Questo tipo di amore è ciò che permette a un figlio di svilupparsi come individuo sicuro e autonomo. Anche nei momenti difficili, il supporto e l’amore dei genitori rappresentano per i figli il dono più grande e il primo passo per la loro crescita.
“Essere genitori non è mai semplice, e spesso richiede di superare le proprie paure e insicurezze. Tuttavia, l’amore incondizionato, quello che non si spezza davanti alle difficoltà, è l’essenza stessa del legame tra genitore e figlio. È la capacità di accogliere il proprio figlio per quello che è, senza condizioni o aspettative irrealistiche. Questo amore diventa la base di un legame che aiuta il ragazzo a diventare un adulto sicuro e responsabile. Essere un genitore presente e amorevole, anche nei momenti di crisi, rappresenta il dono più grande che si possa offrire a un figlio.”
Riflessione
Ogni genitore può chiedersi cosa significhi per lui amare incondizionatamente e come può continuare a migliorare in questo, ricordando che l’amore, pur non essendo sempre facile, è ciò che costruisce il legame più profondo e duraturo con un figlio.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di angoscia emotiva.
Il disagio emotivo è caratterizzato dal fatto che ci paralizza, ci fa pensare a situazioni catastrofiche e ci provoca un disagio fisico.
L’angoscia emotiva è come un turbinio che ci afferra, ci imprigiona e ci riempie di paura, ansia, inquietudine e di un’indefinibile tristezza. Si tratta di un caleidoscopio di emozioni avverse che non causano soltanto malessere psichico, ma anche effetti sulla salute fisica che possono diventare limitanti.
Byung-Chul Han, noto filosofo e docente sudcoreano esperto in studi culturali, definisce il mondo di oggi come la società della stanchezza. Tra di noi proliferano l’ansia e l’angoscia emotiva. Per il dottor Han, la causa di tutto risiede nella cultura del rendimento, in quel virus che ci inculcano fin da bambini e secondo cui tutto va orientato verso il successo su ogni piano della nostra esistenza.
“L’angoscia, come gli altri stati della psiche che generano sofferenza, quali la tristezza o il senso di colpa, costituisce una lotta normativa contro l’essenza umana.”
-Mario Benedetti-
Oltre alla pressione del mondo attorno a noi che ci spinge a farci avanti e ad avere successo, veniamo introdotti fin da piccoli alla cultura del multitasking. Bisogna fare più cose alla volta e in poco tempo. È la legge della giungla dove non tutti sopravvivono né si integrano del tutto, dove è facile restare intrappolati nell’angst, termine tedesco che evoca tutto quello che è oppressivo, angusto e causa sofferenza. Scopriamo insieme l’angoscia emotiva.
Angoscia emotiva: cosa mi sta succedendo?
Quando parliamo di ansia emotiva sorge naturale porsi un quesito: l’ansia è uguale all’angoscia? O si tratta di due condizioni psicologiche diverse? È bene sottolineare che il termine angoscia è sempre stato usato soprattutto sul piano filosofico, differenziandolo dunque da quello clinico. Søren Kierkegaard, ad esempio, definiva l’angoscia come la paura che alle volte sperimentiamo quando ci rendiamo conto che il nostro futuro è limitato e che la qualità della nostra vita dipende dalle nostre scelte.
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Sigmund Freud, da parte sua, differenziava tra “angoscia reale” e “angoscia nevrotica”, in cui quest’ultima era una condizione patologica, ben lontana da qualsiasi riflessione puramente psicologica. Quello che se ne può dedurre, è che l’ansia si divide in realtà in una di tipo esistenziale e un’altra che può essere sintomo di vari disturbi psicologici – come si sostiene nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V).
Vediamo insieme alcune caratteristiche:
L’angoscia emotiva ci paralizza. Se da una parte l’ansia ci rende più attivi e nervosi, dall’altra l’angoscia causa un blocco contro l’incertezza, verso quello che non possiamo controllare o prevedere.
Quando sorge quest’ombra, la preoccupazione si intensifica, diventa ossessione, nascono i pensieri catastrofici e la disperazione.
Affrontare un esame, dover prendere una decisione, attendere una risposta o un evento o persino dover affrontare qualcosa per cui non ci riteniamo pronti genera angoscia.
Alcuni studi indicano che alcune persone sono più predisposte a sperimentare angoscia. Il motivo? Il nostro universo neurochimico orchestrato da ormoni e neurotrasmettitori. Un aumento di adrenalina o una riduzione dell’acido γ-amminobutirrico (GABA) ci renderebbe più o meno favorevoli a sperimentare stati di angoscia.
L’angoscia emotiva conta su numerosi sintomi fisici quali nausea, problemi digestivi, pressione al petto, stanchezza, tensione muscolare.
Come si può trattare l’angoscia emotiva?
Poeti, scrittori e pittori canalizzavano la propria angoscia attraverso l’arte. La maggior parte di loro sperimentava, in realtà, angoscia esistenziale. Si tratta di una sensazione ricorrente nell’essere umano, inevitabile quando si porge lo sguardo sull’incomprensibile vuoto che ci circonda, dentro di noi e nel nostro futuro. Tuttavia, è proprio quando quella sensazione, quell’emozione ci blocca e ci rende indifesi, che dobbiamo agire.
Citando ancora una volta Byung-Chul Han, dobbiamo ricordare che siamo obbligati a vivere con l’incertezza. Questa è il detonatore dell’angoscia emotiva. Sbaglia chi crede che tale condizione possa essere risolta assumendo psicofarmaci (se non in casi estremi). Quello che serve fare è imparare a gestire gli imprevisti della vita, a scovare nuove risorse per controllare l’incontrollabile.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de l’adolescenza e i suoi cambiamenti e di come mettono in crisi i genitori.
1. L’improvviso cambiamento dell’adolescenza
L’adolescenza è un periodo di cambiamento drastico e spesso turbolento. Inizia con trasformazioni fisiche dovute alla pubertà, ma queste sono solo una parte di un processo ben più complesso. I cambiamenti psicologici, emotivi e sociali che caratterizzano questa fase influenzano l’identità e il modo di percepire sé stessi e gli altri. È normale che i genitori siano colti di sorpresa: i bambini affettuosi, che fino a pochi mesi prima cercavano la loro approvazione in ogni cosa, sembrano ora essersi trasformati in persone nuove, più critiche e indipendenti.
Questo “strappo” è spesso avvertito dai genitori come un distacco doloroso, che può portare a sentimenti di perdita o frustrazione. Nonostante sia naturale percepire la distanza come un allontanamento definitivo, si tratta in realtà di un fenomeno necessario per lo sviluppo dell’identità personale. I ragazzi hanno bisogno di differenziarsi, di costruire una versione di sé che sia autonoma dalle influenze familiari, e questa separazione può apparire più brusca di quanto in realtà non sia. Per i genitori, accettare questo cambiamento richiede una certa dose di adattamento emotivo e mentale, oltre che di comprensione delle nuove dinamiche familiari.
2. La camera come rifugio: il nuovo spazio privato degli adolescenti
Uno degli aspetti più evidenti del cambiamento adolescenziale è il desiderio di creare uno spazio privato, un “territorio” che spesso si concretizza nella propria camera. La stanza diventa per l’adolescente molto più di un luogo fisico: è il simbolo della sua autonomia, un rifugio personale in cui esplorare pensieri ed emozioni in piena libertà. Qui, possono dedicarsi a passioni e interessi, ascoltare musica, parlare con gli amici senza intrusioni e costruire un mondo interiore che li aiuta a comprendere chi stanno diventando.
Per i genitori, rispettare questa nuova esigenza di privacy è essenziale. Provare ad entrare in questo spazio senza permesso, ad esempio, può essere percepito come un’invasione o una mancanza di rispetto, rischiando di incrinare il rapporto di fiducia. È fondamentale che i genitori comprendano che la “chiusura della porta” non equivale a un rifiuto o a un segnale di distacco definitivo, ma piuttosto rappresenta il bisogno di sicurezza e controllo su una parte della loro vita che percepiscono finalmente come propria. Creare confini e avere uno spazio privato sono elementi che favoriscono lo sviluppo dell’autonomia e dell’autostima nei ragazzi.
3. Il bisogno di essere riconosciuti e ascoltati- l’adolescenza e i suoi cambiamenti
Nonostante il desiderio di indipendenza, gli adolescenti hanno ancora bisogno dell’approvazione e del sostegno dei genitori. È un momento delicato: da un lato, vogliono sentirsi liberi e autonomi, ma dall’altro, cercano ancora conferme sulla validità delle loro idee e sulla legittimità dei loro sentimenti. Anche se la loro comunicazione può essere meno esplicita rispetto a quando erano bambini, i ragazzi continuano a fare affidamento sul sostegno emotivo degli adulti di riferimento.
Essere presenti per loro significa non solo dare consigli o risolvere problemi, ma ascoltare senza giudicare, accettando le loro emozioni per quello che sono. Mostrare empatia senza imporre soluzioni immediate crea un ambiente di fiducia che incoraggia l’apertura e il dialogo. I genitori che riescono a sospendere il giudizio e accettare le differenze di opinione rispetto ai figli adolescenti costruiscono una base di rispetto reciproco. La chiave, quindi, è mantenere un atteggiamento di apertura, dimostrando che le idee e i sentimenti dei figli sono legittimi e degni di attenzione.
4. La differenza nei tempi di comunicazione- l’adolescenza e i suoi cambiamenti
I genitori spesso desiderano risposte immediate e chiarezza, ma i tempi di comunicazione dei figli adolescenti sono diversi. Gli adolescenti vivono un periodo di grande complessità interiore, e spesso hanno bisogno di elaborare ciò che provano prima di esprimersi. A volte, possono sembrare chiusi o evasivi, quando in realtà stanno solo cercando di capire meglio le proprie emozioni e scegliere ciò che vogliono condividere.
Questa necessità di “tempo per riflettere” è un aspetto importante da rispettare. Se il genitore pressa troppo o esige risposte immediate, il ragazzo potrebbe reagire chiudendosi ulteriormente. Al contrario, rispettare i loro tempi dimostra comprensione e rispetto per la loro crescita emotiva. Questo atteggiamento di pazienza rafforza il legame familiare, poiché il ragazzo si sente libero di condividere quando sarà pronto, senza la pressione di doverlo fare in modo forzato. I genitori devono imparare ad accogliere il silenzio come una parte normale della comunicazione adolescenziale, sapendo che il momento della condivisione arriverà quando il figlio si sentirà sicuro.
5. Il ruolo del genitore: mantenere il dialogo aperto
La costruzione del dialogo in adolescenza può richiedere un grande impegno, ma è una delle chiavi per un rapporto solido e duraturo. Anche quando le confidenze arrivano in orari improbabili o in momenti poco convenienti, è importante non farsi trovare impreparati o distratti. Spesso, infatti, i ragazzi scelgono i momenti più inaspettati per aprirsi: durante un viaggio in auto, mentre si cucina insieme, o magari la sera prima di andare a dormire. Questi sono segnali preziosi, e ogni momento di apertura spontanea va accolto come un’opportunità di costruire un dialogo sincero.
Accogliere le confidenze con interesse e senza giudizio aiuta i figli a sentirsi ascoltati e a rafforzare il senso di sicurezza nel rapporto con i genitori. Anche quando il genitore si sente colto alla sprovvista, mantenere la calma e l’attenzione sulla conversazione trasmette al figlio un messaggio chiaro: “Puoi parlare con me quando vuoi”. Questo atteggiamento aumenta la probabilità che i ragazzi scelgano di confidarsi in momenti di difficoltà, sapendo di trovare un supporto stabile e disponibile.
6. Non scoraggiarsi: l’importanza della continuità
Per molti genitori, la resistenza dell’adolescente può essere scoraggiante, ma è fondamentale non abbandonare l’interesse e la disponibilità all’ascolto. Anche se sembra che gli sforzi di apertura non vengano apprezzati o ricambiati subito, la costanza e la coerenza nel mostrarsi disponibili sono elementi che rafforzano il legame. I ragazzi potrebbero non esprimere apertamente la loro gratitudine, ma sapere di poter contare sui genitori è per loro una risorsa preziosa.
Anche i momenti di rifiuto apparente, infatti, hanno un valore: rappresentano il modo in cui il ragazzo testa i confini della propria indipendenza, sapendo che potrà sempre tornare dal genitore. Con il tempo, l’adolescente riconoscerà e apprezzerà la presenza costante, soprattutto quando si troverà a dover affrontare situazioni di incertezza o difficoltà. Sapere che mamma e papà sono lì, pronti ad ascoltare senza giudizio, è un elemento essenziale per il benessere psicologico del ragazzo. Questa fiducia costruita con pazienza e comprensione aiuterà i genitori a essere un punto di riferimento stabile anche nella vita adulta dei loro figli.
Conclusione- l’adolescenza e i suoi cambiamenti
Accompagnare un adolescente nel suo percorso di crescita è una sfida che richiede pazienza, empatia e disponibilità. In questa fase delicata, i genitori devono imparare a bilanciare il rispetto per l’autonomia del figlio con la loro presenza costante e rassicurante. Accettare i cambiamenti, rispettare i nuovi confini e mantenere aperto il dialogo sono i pilastri di un rapporto sano e solido.
L’adolescenza è un periodo che passa, ma il legame costruito con pazienza e comprensione resterà, diventando una base stabile per la vita adulta. I genitori che riescono a sostenere e comprendere i propri figli in questa fase possono contribuire significativamente alla costruzione di adulti sicuri di sé, capaci di affrontare la vita con fiducia e serenità. In fondo, l’obiettivo è proprio questo: fare in modo che i figli possano diventare autonomi senza sentirsi mai soli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de le relazioni d’affetto.
Spesso affrontando delle difficoltà, sembra che la vita ci stia sfuggendo. Perdiamo i nostri punti fermi per colpa di un evento spiacevole inaspettato, nella vita privata, nella società, nel mondo lavorativo. Quando ci troviamo a dover affrontare queste situazioni non possiamo controllare il mondo esterno ma solo noi stessi. La vera sfida è riuscirci nel momento in cui tutto va male, quando ti senti perseguitato dalla sfortuna e hai la ferrea convinzione che stiano succedendo tutte a te. Indipendentemente dagli eventi esterni, di solito abbiamo un modo predefinito di rispondere alle circostanze: le persone arrabbiate si concentrano su ciò per cui possono essere arrabbiate, le persone paurose concentrano la loro attenzione sul futuro e tutto ciò di cui preoccuparsi e chi è infelice e frustrato ragionerà sempre in termini disfattisti ma chi è felice e gioioso vedrà il positivo ed edificante, anche nelle ore più buie.
La considerazione che abbiamo di noi stessi in età adulta si nutre delle esperienze fatte nell’infanzia- le relazioni d’affetto
Essa deriva da quel legame profondo ed amorevole con le nostre figure di accudimento. Non è necessario che sia un genitore, potrebbe trattarsi di una nonna, una zia, un insegnante. Perché si possa parlare di legame profondo, però, è necessario che la figura di accudimento sia presente per la maggior parte del tempo, in modo da garantire la possibilità che la relazione possa approfondirsi ed evolvere.
Un legame che nutre positivamente la chimica del cervello di un bambino, è quello in cui lui si sente apprezzato per quello che è, senza giudizio. Sostenuto, incoraggiato, consolato quando sperimenta disagio, libero di esprimere tutte le sue emozioni senza che l’adulto di riferimento si senta sopraffatto da esse. Un legame profondo è quello in cui un bambino si sente al sicuro, anche quando l’adulto non gli è accanto, perchè sa che anche se lontano, si ricorda di lui. Tutto ciò contribuisce a formare in lui quella convinzione del proprio valore, che lo accompagnerà per tutta la vita.
Il legame mancante-le relazioni d’affetto
Quando in età evolutiva non si ha la fortuna di fare esperienza di una relazione accogliente di questo tipo, ecco che vengono a mancare le fondamenta dell’autostima. La vita di una persona che pensa di avere scarso valore è assai faticosa. Ogni giorno infatti sarà carica di frustrazioni, senso di inadeguatezza e della convinzione di avere in sé qualcosa di sbagliato.
Anche a dispetto degli ostacoli che si insinuano furtivamente lungo il tuo cammino. Certo, non sempre la vita ci offre una strada dritta e semplice: ci sono salite, discese, deviazioni e molti ostacoli da superare. Sappi però che in ogni momento, puoi sempre scegliere cosa pensare e cosa fare. Ogni giorno è nuovo e unico e porta con se la possibilità di farti diventare chi vuoi essere!
Cose da ricordare quando i problemi ti impediscono di andare avanti– le relazioni d’affetto
Se sei stanco di sentirti inadeguato, insicuro, frustrato, poco amato… guardati dentro e tira fuori il tuo VALORE. Inizia ad amarti, a dare spazio ai tuoi bisogni….E’ solo quando inizi a crederci per davvero che la tu vita può migliorare! E i tuoi comportamenti e la tua mente cominceranno ad allinearsi in modo naturale a ciò di cui necessiti per diventare effettivamente quella persona che merita.
In realtà, ci sono tante cose che puoi fare per superare i momenti difficili e iniziare a vivere la vita che meriti. Non occorre alcuna bacchetta magica per smettere di stare male, per liberarti dalle persone tossiche, da chi ti giudica, da chi fa di tutto per farti sentire sbagliato o magari in colpa. Se vuoi pretendere dalla vita ciò che meriti, RICORDA questi miei suggerimenti….e fanne tesoro
1. RICORDA.. non puntare il dito accusatore verso gli altri alla ricerca di un colpevole esterno
Fai un esame di coscienza: credi davvero sia stato il destino a renderti una persona inadeguata o sbagliata? Il baratro sulla strada c’è per tutti, ma non tutti ci cadono dentro. Come decidi di vivere la tua vita, è una tua responsabilità. Certo, vi sono situazioni dove non hai alcun controllo, ma puoi decidere come reagire nel frattempo! Quindi armati di coraggio per uscire dalla tua zona di comfort. È vero che al di fuori di questo spazio c’è incertezza, ma ricorda…Se resti nel circolo che già conosci bene continuerai a farti del male.
Non devi avere fretta, puoi uscire da questa zona di comfort a piccoli passi, così da non farti sopraffare dall’ansia. In questo modo potrai spandere il tuo spazio vitale ogni giorno sempre di più. Puoi iniziare con dei piccoli cambiamenti, come prendere una strada diversa per andare al lavoro, provare un piatto nuovo, avere il coraggio di fare qualcosa che non hai mai fatto. Pensa a come fai le cose e affronti i problemi normalmente e prova a introdurre un elemento di novità, fai qualcosa di diverso. Questi piccoli cambiamenti ti aiuteranno ad uscire dalla bolla che hai creato intorno a te, così ti renderai conto che il cambiamento non implica niente di male.
2. RICORDA.. è la paura dell’ignoto che ti blocca
Eh sì, è proprio la paura dell’ignoto che ci tiene legati al passato. Dovremo anche prepararci psicologicamente ad affrontare tutte le scuse che inventeremo…. perché a volte sono solo scuse per non andare avanti. Non siamo più abituati a pensare per noi, ogni nostro pensiero e decisione sul futuro si basa su ciò che la società e gli altri si aspettano da noi. Io invece ti dico: ricomincia a pensare da te e per te, senza farti influenzare dalla paura del cambiamento. Prova a pensare di cosa davvero ti rammaricheresti se dovessi scoprire che domani sarà l’ultimo giorno della tua vita e capisci quali sono i tuoi valori e cosa vuoi davvero. Ricorda che la vita è una sola e merita di essere vissuta al meglio, dedicando il nostro tempo a ciò che è veramente importante, senza farti fermare dalla paura del cambiamento. Due raccomandazioni
Non buttarti giù se non ottieni subito i risultati sperati ma continua imparando dai tuoi errori.
Non sentirti in colpa se ogni tanto le cose non vanno come avevi programmato ma non rinunciare a tutto.
3. RICORDA.. solo i giudizi degli altri possono influenzarti e renderti vulnerabile!
Lascia perdere le opinioni e i condizionamenti degli altri, l’unica persona che sa sempre quello che è giusto per te sei solo tu. Non sei perfetto, anzi non devi esserlo. Quando ti sentirai libero di essere te stesso, acquisterai una grande forza interiore che si rifletterà sul tuo benessere psicofisico. Hai presente, quella stanchezza che ti accompagna tutti i giorni, quell’ansia che arriva senza preavviso? Quel prurito che ti snerva? Ecco, quella forza interiore allevierà tanti tuoi disagi……RICORDALO, prima di agire in funzione degli altri o delle tue insicurezze.
4. Ricorda.. puoi sfruttare le avversità- le relazioni d’affetto
Lungo il corso della tua vita incontrerai sempre difficoltà diverse; è inevitabile. Magari non lo ricordi ma quando ero bambino hai avuto grosse difficoltà a imparare a camminare, a parlare, ad ambientarti a scuola, a stringere amicizia con nuovi compagni di classe, a imparare le poesie a memoria. Con il passare degli anni però le difficoltà crescono. Quelle difficoltà ti portano a trovarti spiazzato e spaesato: è proprio in quel momento che hai la possibilità di sfruttarle.
Lascia perdere tutti i tuoi dubbi, tanto per l’ignoto non ci sono preparazioni. MA RICORDA…il mondo è un grande posto, ed è pieno di opportunità. Sarai faccia a faccia con le tue vulnerabilità. E se le riconosci potrai usarle come trampolino per un miglioramento personale. Hai l’opportunità di rafforzare la tua resilienza, la tua indipendenza, le tue connessioni con il mondo. Hai l’opportunità di reinventarti. Trova soluzioni nuove, diverse, a cui non avresti mai pensato. Scopri un altro lato di te stesso. Cogli la tua prima opportunità promettendo a te stesso di fare già da ora qualcosa di nuovo o di diverso.
5. E ricorda soprattutto.. il senso di non valere si cura con l’amore: il tuo!
I torti subiti, il tuo sentirti sempre al posto sbagliato e così invisibile alle persone a te care svaniscono quando smetti di ricordare parte della tua vita con rabbia e paura, quando smetti di condannarti, quando poni l’attenzione sui tuoi bisogni anziché i tuoi errori. Nessuno dei tuoi problemi deve dipendere da quel che è stato, nessun dolore presente deve dipendere da cose accadute anni fa, la tua vita attuale non deve essere condizionata dagli eventi che hai vissuto.
E tutto questo dipende solo da quel che oggi scegli di fare. È ovvio che molte decisioni e situazioni passate comportino conseguenze che incidono sulla tua vita e con cui devi fare i conti anche oggi. Ma come le vivi (con serenità e impegno o dolore e disperazione) e cosa fai (in ogni istante tu scegli se continuare come hai sempre fatto o compiere scelte nuove) sono cose legate solo al presente e che dipendono solo da te.
Molti mi dicono che “ormai il loro destino è segnato”. Falso!- le relazioni d’affetto
Tu hai sempre potere di scegliere: fare o non fare, dire o non dire. Per questo dovresti capire bene il concetto di senso di VALERE. Significa andare oltre i ruoli di vittima e carnefice, delle idee di giusto e sbagliato, e smettere di dividere il mondo in persone “buone” e “cattive“. Quando ti assumi la responsabilità di te, il gigantesco modello di realtà, a cui ti hanno abituato fin dalla nascita, e a cui sei assuefatto, crolla come un castello di carte.
Lascia perdere tutti i tuoi dubbi, tanto per l’ignoto non ci sono preparazioni. MA RICORDA… il mondo è un grande posto, ed è pieno di opportunità. Sarai faccia a faccia con le tue vulnerabilità. E se le riconosci potrai usarle come trampolino per un miglioramento personale. Hai l’opportunità di rafforzare la tua resilienza, la tua indipendenza, le tue connessioni con il mondo. Hai l’opportunità di reinventarti. Trova soluzioni nuove, diverse, a cui non avresti mai pensato. Scopri un altro lato di te stesso. Cogli la tua prima opportunità promettendo a te stesso di fare già da ora qualcosa di nuovo o di diverso. E so che puoi farcela…. perché tu VALI e meriti di saperlo!
Costruisci le tue nuove consapevolezze
Quando il pensiero di “non valere” diventa parte integrante della propria vita, mille persone potrebbero mettersi in fila per te, potrebbero dirti «sei bravissimo» e guardarti con gli occhi dell’ammirazione. Sicuramente questo ti lusingherà per qualche ora ma… passato il coinvolgimento del momento, puff, il tuo schema del “non valere” ritornerà a farsi sentire con tutti i suoi effetti. Allora tu ritornerai a essere la “spalla di…” e non “il protagonista indiscusso della tua vita”. Ritornerai a essere troppo severo con te stesso, avere dubbi e incertezze, tornerai ad avere difficoltà a dire di «no» e a essere fin troppo disponibile con chi non lo merita.
Questo succede perché la convalida che tutti noi vorremmo non deve arrivare dall’esterno, bensì dovrebbe emergere tra le tue consapevolezze. In altre parole: conoscendoti davvero per ciò che sei (e non per ciò che ti hanno fatto credere gli altri), puoi diventare consapevole del tuo valore.
Vo ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi qui