Adolescenti ribelli

Ma è poi così sbagliato?

Buongiorno amici. Oggi parliamo degli adolescenti ribelli e del perché, in fondo, essere ribelli è positivo.

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

  1. PSICOLOGIAPSICOLOGIA EDUCATIVA E DELLO SVILUPPO

Adolescente ribelle: ricerca dell’Io

5 minuti

La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.

Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.

Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?

Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.

A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.

Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.

L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.

Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.

L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.

Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?

  1. PSICOLOGIAPSICOLOGIA EDUCATIVA E DELLO SVILUPPO

Adolescente ribelle: ricerca dell’Io

5 minuti

La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.

Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.

Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?

Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.

A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.

Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.

L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.

Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.

L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.

“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.

-Garcia, 2019-

Quando preoccuparsi?

È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.

La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).

Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?

L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.

In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.

Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita

  1. PSICOLOGIAPSICOLOGIA EDUCATIVA E DELLO SVILUPPO

Adolescente ribelle: ricerca dell’Io

5 minuti

La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.

Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022

Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.

L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.

Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.

Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?

Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.

A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.

Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.

L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.

Adolescente ribelle, perché?

La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.

Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.

Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.

L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.

Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.

Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.

Che significato ha la ribellione?

La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.

Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.

Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.

L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.

“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.

-Garcia, 2019-

Quando preoccuparsi?

È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.

La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).

Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?

L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.

In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.

L’indipendenza emotiva può generare nell’adolescente paure, dubbi e insicurezze.

Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita

Sebbene ogni adolescente sia diversi, le seguenti linee guida possono aiutare i genitori a non ostacolare l’indipendenza dei propri figli:

  • Lavoro di terapia personale. Vedere i figli abbandonare l’infanzia fa male, può essere molto doloroso rendersi conto di non essere più le loro uniche figure di riferimento. Lavorare su queste emozioni si rivela estremamente utile.
  • Confrontarsi con altri genitori per condividere esperienze e consigli.
  • Essere flessibili e tolleranti. Tollerare una risposta negativa e accettare i desideri dei figli, completamente diversi dai desideri personali.
  • Essere empatici ricordando la propria esperienza adolescenziale. Pur trattandosi di persone e tempi molto diversi, sicuramente potrebbero esserci degli elementi in comune.
  • Parlare molto con gli adolescenti per cercare di capire davvero i loro desideri.

Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito

Io spero di aver fatto un po’ di chiarezza sugli adolescenti ribelli.

Alla prossima amici.

Genitori irrisolti

Chi sono e cosa comporta vivere con loro.

Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori irrisolti. Ma chi sono?

Ci sono genitori che non si mettono mai in dubbio, fermamente convinti della loro autorità genitoriale e poi ci sono genitori che vivono di ansia e paure e talvolta si sentono inadeguati nel loro ruolo genitoriale. Per quest’ultima categoria, c’è una buona notizia: chi riesce a mettersi in dubbio può trovare spunti per crescere, modi per migliorare e sì, via via può imparare ad acquisire la giusta misura di sicurezza così da allentare inadeguatezza, ansie e paure.

Errori

Ogni genitore e, più in genere, ogni essere umano, dovrebbe partire dal presupposto che ha sempre qualcosa da imparare. Ciò non significa che non bisogna muoversi nel mondo con sicurezza, ciò significa semplicemente che tutti possono migliorare e possiamo farlo solo se siamo disposti ad ammettere i nostri errori. In sintesi, chi non riesce ad ammette i propri errori e non si mette mai in dubbio, non cresce.

Avviso preliminare per figli feriti

Le ferite emotive possono essere deleterie, ma anche la ferita più profonda può essere lenita. Nessuno ti chiederà di condonare gli errori di un genitore negligente, abusante o distratto, tutto quello che ti chiedo è ciò che già devi a te stesso: prendi in mano le redini della tua vita e diventa la persona che desideri essere. Solo quando ti sentirai pienamente soddisfatto di te e della persone che sei diventata, sarai pronto a guardare i tuoi genitori con occhi diversi, non più con gli occhi dell’accusa, ma con gli occhi di chi è riuscito a guarire… nonostante tutto.

Avviso preliminare per genitori

Cara mamma, il manuale del genitore perfetto non esiste. Ti prego, in questi paragrafi non leggere giudizi sul tuo operato, accogli queste informazioni come semplici nozioni che possono aiutarti. Ricorda, prima di diventare un genitore, anche tu sei stata una figlia.

Prova a leggere questo articolo con gli occhi della bambina che sei stata e non con gli occhi del giudizio che ti accompagnano oggi. Un genitore ha molte responsabilità e ammetterne l’esistenza non farà di te una cattiva madre. Siamo esseri umani, tutti commettiamo errori. Il passato non si può cambiare ma, nel presente, nessuna impresa non potrà essere compiuta. Nessuna personalità è impossibile da guarire.

Ognuno è responsabile di se stesso

Solo quando si è bambini non si è responsabili per se stessi. Per molte persone questa verità è estremamente dura e talvolta anche crudele, tuttavia è la realtà con la quale ci scontriamo e non possiamo fare altro che accettarla: da adulti, siamo responsabili per ciò che siamo (oltre che per ciò che facciamo).

I nostri vissuti definiscono ciò che siamo, i nostri gusti, desideri, ambizioni, sono le esperienze del passato a “suggerirci” come muoverci nel mondo nel presente… E’ anche vero che ogni vissuto è importante, e da adulti possiamo sperimentare vissuti diversi per definirci in modi differenti, finché non troviamo la “strada che fa per noi” e diventiamo persone risolte.

Ma chi è una persona irrisolta?

Una persona risolta è colei che si muove nella vita con il giusto grado di sicurezza, che riesce a perseguire i propri obiettivi, riesce a stringere legami sani, sa auto-consolarsi e sa anche come trarre appagamento dall’esterno. Una persona risolta non è una persona senza ferite ma una persona che, preso atto delle proprie ferite, è riuscita a guarirle.

I danni dei genitori irrisolti : l’assenza di confini ben definiti

Quando una persona si accinge a diventare genitore senza aver guarito le proprie ferite, è possibile che infligga a sua volta ferite nei figli attivando una reazione a catena generazionale. Tutti i malesseri mentali e, a loro volta, le disfunzioni comportamentali, hanno una cosa in comune: l’assenza di confini ben definiti.

Non è un caso se noi professionisti della salute mentale, affermiamo che una persona che ha vissuto esperienze di neglet (trascuratezza emotiva nella prima infanzia) può dirsi davvero risolta quando è in grado di stabilire sani confini con i propri genitori. Ma cosa sono questi confini?

Nel linguaggio comune, un confine definisce e separa due aree. Sconfinare equivale a invadere. Da un punto di vista psicologico, violare un confine è sinonimo di abuso. In psicologia, i confini appartengono alla mente quanto al corpo e possono essere interni o esterni.

 I confini esterni dei genitori irrisolti

I confini esterni delimitano e regolano i rapporti tra due persone: la vicinanza e la distanza, il contatto e il distacco, ma anche la capacità di riconoscersi al contempo come individuo a sé e parte di un legame o di un gruppo. Senza sani confini, è difficile poter sperimentare un sano senso di appartenenza. Questa mancanza, può aprire le porte alla dipendenza affettiva così come a un forte senso di solitudine, può innescare evitamenti, anaffettività e disfunzioni interpersonali di varia natura.

I confini esterni, inoltre, regolando i legami, restituiscono un’immagine di sé degna di stima o meno. In che modo? Mediante i confini comunichiamo all’altro cosa siamo disposti ad accettare in una relazione interpersonale.

I confini interni dei genitori irrisolti

I confini interni, invece, esprimono la capacità dell’individuo di discernere tra emozioni e pensieri (es.: mi sento inadeguato vs sono inadeguato, mi sento grasso vs sono grasso…) tra bisogni e desideri, così come la differenza tra una sensazione fisica e una suggestione della mente. Inoltre, i confini interni aiutano nel processo di definizione del sé.

Consentono di differenziare ciò che appartiene a sé (pensieri, emozioni, sentimenti, sensazioni, bisogni, valori…) da ciò che appartiene agli altri. I confini interni permettono di scandire l’identità personale.

Un genitore irrisolto non sempre riesce a trasmettere ai figli dei sani confini. Quando sono piccoli, i bambini dovrebbero essere protetti dall’abuso fisico, emotivo e sessuale. Un genitore irrisolto potrebbe non fornire al figlio la giusta sicurezza e la giusta dose di protezione.

Il ruolo dell’accudimento genitori irrisolti

Con l’accudimento, il genitore trasmette al bambino il valore dei propri confini, la dignità dell’essere persone complete, rispettabili, meritevoli di fiducia, stima e amore. E’ in questo modo che i figli imparano a farsi rispettare, a porre dei limiti a ciò che sono disposti a tollerare, apprendono come dire no a richieste eccessive.

Chi è cresciuto con genitori invischianti, abusanti, trascuranti, eccessivamente ansiosi… non saprà «lasciar entrare e accogliere con piacere» ne’ saprà «tenere fuori e respingere». Non saprà trovare la giusta distanza tra sé e l’altro e finirà per fondersi oppure chiudersi completamente. Avrà inoltre problemi con i confini interiori: saprà individuare i propri bisogni e avrà un chiaro senso dell’identità personale.

Un genitore irrisolto rischia di far crescere il figlio in un profondo senso di insicurezza, imprevedibilità, di minaccia e paura. Il bambino impara che i legami possono essere pericolosi e le persone vanno tenute alla larga… oppure impara che per avere amore, deve sottomettersi e fondersi all’altro. In ogni caso, il bambino non impara a disegnare sani confini.

L’assenza di sani confini favorisce ulteriori esperienze di abuso. Non conoscendo altre realtà, alcune persone imparano ad essere “normalmente violate”. Vivono senza capire dove sta il limite. Perdono di vista anche il confine tra giusto e sbagliato.

Stabilire sani confini è il modo migliore per curare se stessi

La buona notizia è che dei sani confini si possono costruire in qualsiasi momento della vita. Riconoscere i propri confini e imparare a rispettarli è un lavoro faticoso e profondo ma che può dare grossi frutti in quando prevede enormi implicazioni identitarie e interpersonali.

Ricordiamo che stabilire sani confini interpersonali è il miglior modo che abbiamo per prenderci cura di noi stessi, perché definire con chiarezza cosa possiamo e non possiamo tollerare, non è una forma di ricatto o una prova di forza: è solo stima di sé.

Perché se è vero che non possiamo controllare o cambiare i comportamenti dell’altro, è altrettanto vero che possiamo decidere come comportarci e come agire (invece di reagire ai torti, alle mancanze e alle provocazioni), considerando l’ipotesi di mettere distanze quando le relazioni divengono disfunzionali.

E voi, viritenete deig enitori irrisolti?

Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione “Contatti e consulenze” del sito

Alla prossima amici.

Rapporto genitori figli

5 attività per rinsaldare il rapporto.

Buongiorno amici. Oggi parliamo di rapporto genitori figli e di 5 attività da fare insieme per rinsaldarlo.

Tuo figlio, che fino a ieri era un bambino spensierato e coccolone, si è trasformato in un orso scontroso che parla a monosillabi e quando è in casa vive barricato nella sua cameretta?
Benvenuta nel meraviglioso mondo dei genitori con figli adolescenti!

Se stai cercando disperatamente di rientrare in contatto con tuo figlio, ritrovando quella complicità che vi ha sempre unito e che ora sembra persa chissà dove, dopo aver guardato questo video, scopri con noi qualche attività da fare per trascorrere un po’ di tempo insieme e rinsaldare il vostro rapporto.

1. Videogames, musica, serie: prova a entrare nel loro mondo-rapporto genitori figli

La comunicazione è il problema più grande dei genitori che si ritrovano ad affrontare l’adolescenza dei propri figli. Un periodo della vita in cui l’essere umano combatte per conquistare, centimetro per centimetro, spazi di autonomia nel mondo esterno ma, prima di tutto, in famiglia, visto che quello è il mondo in cui ancora vivono e da cui è giusto che trovino il modo di emanciparsi.

Tutto questo, come ben sai se hai un figlio tra gli 11 e i 17 anni, si trasforma nella perdita di interesse al dialogo e in generale all’interazione con gli adulti. Molto probabilmente tuo figlio quando è in casa passa molte ore in camera sua, attaccato a smartphone, pc e console. Ecco, quello evidentemente è il ‘suo mondo’ o parte del suo mondo e la cosa migliore che puoi fare, invece di rimproverarlo per le troppe ore vissute in isolamento o giudicarlo per quello che fa nel suo tempo è proprio entrare nella sua realtà.

Tradotto, prova a proporgli di condividere alcune delle sue attività preferite con te. Per esempio, perché non farti insegnare come diventare imbattibile a quel videogame con cui perde intere notti insonni? Oppure, perché non chiedergli che musica gli piace per poi ascoltarne insieme?
O, ancora meglio, avrà sicuramente qualche serie che segue con più interesse di altre: perché non organizzare una bella serata full immersion in cui vederla o rivederla insieme?

Sono tutti modi per entrare nel suo mondo, in modo leggero, senza invadere i suoi spazi e che di certo tuo figlio apprezzerà e in cui si sentirà a suo agio, visto che siete sul suo ‘terreno di gioco’.

2. Sport e attività all’aria aperta

Per quanto possa dimostrarsi svogliato e scontroso, nessun adolescente direbbe di no alla possibilità di confrontarsi con un genitore e, magari, batterlo. Un discorso che vale per i videogames e la tecnologia, certo, ma che potete facilmente tirare fuori dagli schermi di un device e importare nel mondo reale con l’aiuto di sport e attività all’aria aperta che consentano a te e tuo figlio di passare tempo piacevole insieme e, a lui, se ne sente il bisogno, di sfogare anche un po’di eventuale voglia di rivalsa e senso di rivalità, del tutto normale a quell’età.

Fate quindi scegliere a vostra figlia o vostro figlio l’attività che vorrebbe provare con voi. Ricordatevi sempre, infatti, che ogni proposta che fate deve interessarlo e coinvolgerlo: deve essere per lui un piacere perché, se sentirà odore di ‘piano architettato alle sue spalle’, scapperà a gambe levate e lo ritroverete rintanato nella sua cameretta con l’adesivo ‘do not disturb’ ben in vista sulla porta!
E allora, che tua figlia o tuo figlio scelga il beach volley, il tennis, una corsa in bicicletta o il rafting, assecondalo con entusiasmo.

Il tempo che spenderete insieme in questa attività sarà di certo tempo di qualità, in cui vi metterete alla prova fisicamente ed emotivamente: il vostro legame ne uscirà sicuramente rafforzato. Non a caso queste sono le attività preferite anche dei manager aziendali che vogliono rafforzare il lavoro di squadra e il team building dei collaboratori. E. in fondo, non è una situazione tanto diversa dalla vostra che cercate occasioni per diventare o tornare a essere più complici, come una squadra vincente!

3. Shopping

Per trascinare fuori dalla sua stanza un adolescente e costringerlo a passare un po’ del suo tempo con te, devi invogliarlo con attività che possano costituire per lui un interesse: quale migliore attività, in questo senso, che trascinarlo un pomeriggio in giro per negozi e centri commerciali?

Difficilmente tua figlia o tuo figlio accamperanno scuse per evitare un tale impegno. In fondo, in questo caso, lo sforzo è minimo e hanno tutto da guadagnarci. Anche dal loro punto di vista, spendere un po’ del loro prezioso tempo con te, interagendo e addirittura chiacchierando del più e del meno, mentre passate in rassegna vetrine e possibilità di acquisto, potrebbe diventare un piacere inaspettato.

E così, un pomeriggio di shopping può trasformarsi in un prezioso momento di confronto e di condivisione di un piacere comune.

4. Cucinare insieme-rapporto genitori figli

Ecco un’altra attività che coniuga il tuo obiettivo di passare un po’ di tempo con l’adolescente di casa e il suo vantaggio quasi immediato di mangiare qualcosa che ama: cucinare insieme!

Ormai cucinare non è considerata più un’attività ‘da nonna’. Il clamore mediatico dell’ultimo decennio, i food influencer e i cooking show hanno reso il cucinare un’attività guardata con interesse e curiosità dai ragazzi della nuova generazione.

Al contrario degli adolescenti che li hanno preceduti, che legavano la cucina alla semplicità di un lavoro domestico anche piuttosto noioso che si doveva fare solo per nutrire in modo decente la famiglia, e che quindi rifuggivano come la peste, gli adolescenti di oggi vivono in un tempo in cui il mondo della cucina è circondato da un’aura trendy che lo rende molto attraente.

Perché quindi, non sfruttare questa situazione per cucinare insieme? Vedrai che i tuoi figli saranno ben felici di trascorrere qualche ora con le mani in pasta, tra padelle che sfrigolano e pentole che bollono. Alla fine, potrete sedervi tutti insieme intorno a un tavolo per godervi (si spera) il risultato del loro lavoro, non dimenticando di apprezzarne l’impegno!

5. Parlate, ma in un modo leggero e coinvolgente

Se la cosa più difficile da fare con un figlio, da una certa età in poi, diventa comunicare con lui, allora non c’è che una cosa da fare: parlare.
È ovvio che, se chiami i tuoi ragazzi e proponi loro “Dai, parliamo un po’, è tanto che non lo facciamo!”, li vedrete dileguarsi a velocità supersonica. Sei tu che devi trovare un modo per parlare, che non sia il classico confronto pieno di tensione tra genitori e figli.

Inoltre, prima di pretendere che i tuoi figli ti parlino del loro mondo, dovresti iniziare tu a parlare del tuo, ma cercando di metterti sul loro stesso piano per trovare una sintonia che poi vi porti ad aprirvi veramente gli uni con gli altri.
Ti sembra un’impresa impossibile? Non lo è: certo, ci vuole un po’ di pazienza, di buona volontà e, come sempre, anche un pizzico di creatività.

Perché non raccontare loro chi eri tu alla loro età? Organizza una serata in salotto con snack e bibite e invece di accendere la tv fa vedere loro qualche foto di te adolescente, raccontando aneddoti e, soprattutto, con sincerità, quello che combinavi.

Questo li aiuterà a vederti in un modo diverso: capire che anche tu hai passato quello che stanno passando loro e che anche tu non eri una figlia da medaglia d’oro, ma un’adolescente come tutti gli altri, alle prese con le difficoltà dell’apprendistato della vita, li farà sentire molto più compresi da te perché sapranno che ti ricordi come è essere loro, e di certo la porta della loro cameretta si aprirà, piano piano, un po’ più spesso.

Io spero che vi abbia dato qualche suggerimento utile parlando di rapporto genitori figli.

Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramitela sezione “contatti e consulenze” del sito

Gli errori dei genitori…

che causano disturbi ai figli

Buongiorno amici. Oggi parliamo de gli errori dei genitori che causano disturbi ai figli.

Gli errori dei genitori che causano disturbi ai figli

Gli errori più pericolosi sono quelli silenziosi e invisibili. A differenza dei traumi più eclatanti come l’abbandono fisico o l’abuso, gli errori commessi dai genitori, magari in buona fede e in modo del tutto inconsapevole, non fanno alcun rumore e quindi nessuno prova a porci rimedio.

Il bambino viene gettato così in un limbo e interiorizzerà diverse congetture, congetture su se stesso e sul mondo. Un bambino con una madre amorevole e in sintonia con i suoi bisogni, cresce con la consapevolezza di essere degno di attenzioni, amabile e sicuro di esplorare il mondo che lo circonda.

Un bambino con una madre, seppur amorevole ma non in sintonia con i suoi bisogni, cresce, suo malgrado, sviluppando una serie di vulnerabilità psicoaffettivi o veri e propri disagi psicologici. Al contrario, un bambino che non si sente validado e accolto, cresce pieno di paure, insicurezze e fragilità emotive perché la madre non ha potuto trasmettergli le dovute certezze emotive/affettive.

Dove ci sono segni visibili come ematomi o malnutrizione, diviene più immediato agire. La trascuratezza emotiva, invece, è davvero difficile da identificare e spesso neanche i genitori si rendono conto che, con il loro operato, stanno ostacolando il corretto sviluppo emotivo del proprio bambino. Quello del genitore è un mestiere difficilissimo, accudire un bambino in tenera età è come attraversare un campo minato e l’errore è dietro l’angolo.

Siamo il riflesso delle cure ricevute da bambini

Ciò che sappiamo di noi stessi è il riflesso di un gran numero di fattori, in primis, le cure ricevute durante l’infanzia. La nostra connotazione emotiva si radica in noi fin dall’infanzia, in altre parole, tutto ciò che sappiamo oggi su chi siamo, lo abbiamo imparato nei primi anni di vita e non abbiamo mai rinnovato questa immagine. In questa fase delicata, la nostra autostima, così come il concetto di sé, si strutturano in base alle dimensioni relazionali e le relazioni cruciale sono quelle che instauriamo con i genitori.

Per capirci meglio: io sono ciò che gli altri mi restituiscono di me = la qualità delle cure e dell’accudimento ricevuti nell’infanzia. Se mia madre (e/o mio padre) mi ascolta ed è attenta ai miei bisogni, allora io sarò degno di attenzioni e stime. Se i miei genitori mi fanno sentire amato in modo adeguato, allora io, da adulto, mi sentirò degno d’amore. Al contrario, se i miei genitori mi fanno sentire ingombrante o di peso, allora io penserò di non meritare nulla, nutrirò sensi di colpa e strutturerò un’immagine di me come persona di poco valore.

In psicologia: la trascuratezza emotiva è stata definita come una specifica configurazione, potenzialmente patogena, del campo relazionale costituito dal bambino e dalle sue figure di accudimento, caratterizzata da assenza di reciprocità emotiva, per cui i bisogni affettivi del bambino vengono assoggettati alle esigenze, ai conflitti, alle paure e alle proiezioni genitoriali.

Quali genitori tendono a trascurare emotivamente i loro figli?-gli errori dei genitori…

In primo luogo, vorrei specificare che la maggior parte dei genitori hanno sempre buone intenzioni nell’educare i figli. Alcuni genitori hanno sperimentato, anche durante la loro infanzia, una forma di trascuratezza emotiva e quindi non sono riusciti a strutturare un approccio sicuro. Il genitore svolge il suo ruolo guidato dalle sue emozioni e filtra ogni frase e ogni azione attraverso di esse. Il risultato di questo filtro, purtroppo, non è sempre ottimale per la crescita emotiva del bambino che a sua volta ne pagherà le spese, anche da adulto.

Quando si parla di trascuratezza emotiva non è possibile generalizzare, le sfaccettature sono molteplici e infinite… tuttavia vi sono alcuni stili genitoriali dalle caratteristiche più ricorrenti. Nei paragrafi successivi farò delle ipotesi semplicistiche solo al fine di rendere l’idea di come possono nascere determinati modelli disfunzionali.

Genitori autoritari

Dettano regole da seguire e impongono schemi rigidi da rispettare per i bambini. Questi bambini potrebbero diventare adulti fortemente sottomessi (con problemi di dipendenza affettiva) o diventare adolescenti ribelli e avere problemi a rispettare le regole, anche da adulti. I genitori autoritari possono creare il terreno fertile per diversi disturbi comportamentali.

Genitori emotivamente assenti

I genitori disinteressati e/o emotivamente assenti crescono figli estremamente insicuri. I bambini si sentono invisibili e da adulti porteranno i segni di una sindrome abbandonica più o meno spiccata. Avranno paura di rimanere soli e svilupperanno sentimenti cronici di sensi di colpa: si sentiranno immeritevoli d’amore perché durante l’infanzia non ne hanno mai ricevuto così come avrebbero dovuto.

In alternativa, i bambini con genitori emotivamente assenti potrebbero reagire attivamente studiano escamotage per attirare l’attenzione; gli escamotage possono essere molteplici, dal diventare ribelli e litigiosi a scuola fino ad aumentare di peso per avere attenzioni.

Questi bambini, una volta adulti, potrebbero essere portati ad attuare comportamenti manipolativi al fine di conquistare attenzioni configurandosi in un quadro narcisistico.

Genitori fragili

Quando un bambino percepisce il suo genitore come fragile emotivamente, diventerà a sua volta genitore del proprio genitore; parliamo del il classico caso del bambino-adulto o bambino-accudente.

Da adulto, per sentirsi amato e apprezzato, cercherà di affiancarsi a persone molto esigenti, persone narcisiste, persone con deficit fisici, persone con storie di dipendenza (alcol, droga, dipendenze affettive…); svilupperà la cosiddetta “Sindrome di Wendy” perché il bambino avrà conosciuto solo un modello affettivo accudente e da adulto vorrà riproporre, in un certo modo, lo stesso schema emotivo appreso durante l’infanzia.

Genitori permissivi

Hanno un atteggiamento lassista nell’educare i propri figli. In genere questi genitori lasciano che sia il figlio a badare a se stesso. Il bambino, da adulto, avrà difficoltà a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Oppure, se l’atteggiamento dei genitori è estremamente permissivo, il bambino inizierà a sentirsi speciale perché rapportandosi con gli altri coetanei noterà che lui ha molti più privilegi, anche in questo caso potrebbe configurarsi un quadro narcisistico.

Genitori esigenti

I genitori esigenti si aspettano sempre il meglio dai figli. Questi genitori possono essere involontariamente svalutativi con i loro figli. I bambini potrebbero sviluppare disturbi d’ansia, avere aspettative irrealistiche per se stessi o ancora, cadere nel perfezionismo. Queste condizioni creano terreno fertile anche per gli attacchi di panico.

I genitori eccessivamente esigenti possono tirare su figli che possono facilmente cadere nell’invidia, nella rabbia…. soprattutto quando li rendono vittime dei paragoni. “Devi essere il più bravo della classe”. Il bambino si sentirà costretto a soddisfare le esigenze del genitore. Il bambino penserà che se non riuscirà a  soddisfare le esigenze dei genitori, non sarà meritevole d’amore.

Genitori narcisisti

Questi genitori vedono il figlio come un’estensione del proprio essere. Da adulti, i figli dei genitori narcisisti, potrebbero avere difficoltà a identificare le loro reali esigenze. Possono anche sentire di non meritare amore così come accade con i figli dei genitori emotivamente assenti.

Genitori iperprotettivi

Il genitore, sostituendosi ai suoi compiti durante l’infanzia e precludendogli determinate esperienze (non uscire fuori! Non sudare! Non correre…) avrà impedito al bambino di sperimentare ed esplorare se stesso e il mondo circostante. Un genitore iperprotettivo non darà modo al bambino di sviluppare la giusta autonomia: “io valgo” io posso”. Questo bambino, da adulto non si sentirà all’altezza di nulla e sarà pieno di insicurezze.

Rimediare si può, anzi, si deve!-gli errori dei genitori…

Se è vero che i nostri genitori hanno influenzato in modo perentorio la nostra personalità e, quindi, il modo in cui approcciamo alla vita, è altrettanto vero che siamo essere pensanti! Siamo dotati di una mente brillante che può aiutarci a scandire il nostro cammino.

Se vaghiamo nell’inconsapevolezza, seguiamo una traiettoria evolutiva che è stata tracciata per noi da altri, è buffo perché noi viviamo ogni singolo giorno, pensiamo di compiere scelte personali ma in realtà le decisioni che prendiamo sono sempre il riflesso di qualcosa che è appartenuto al nostro passato e non il riflesso di ciò che vorremmo realmente per noi. Di questo ce ne rendiamo conto osservando le mille incongruenze che costellano la nostra vita. Per esempio, abbiamo un ideale di partner ma finiamo per legare sempre con la persona che poi si rivela non essere fatta per noi.

Oppure, affermiamo di avere delle passioni, degli amori, ma non facciamo niente per coltivarle, per esempio, definiamo la nostra identità come “amante della natura” ma a conti fatti rimane una definizione perché dall’ultima passeggiata nei boschi ne è passato di tempo! Ancora, vorremmo tanto metterci in forma ma i nostri comportamenti non sono allineati ai nostri desideri.

Tutte queste incongruenze si verificano non certo per mancanza di volontà o per pigrizia, si verificano semplicemente perché non abbiamo avuto la possibilità di strutturare un’identità che ci rispecchi nella nostra pienezza. Giorno dopo giorno, abbiamo modellato i nostri comportamenti in base all’ambiente in cui siamo cresciuti (è una forma di adattamento del tutto naturale) e, dato che l’ambiente in cui siamo cresciuti non era supportivo in modo adeguato, ci ha “portato fuori strada”, ci ha fatto allontanare da ciò che siamo realmente.

Io spero che parlare d e gli errori dei genitori vi sia stato utile e spunto di riflessione.

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potete prenotare una consulenze anche sulla piattaforma huknow e su camtv

alla prossima amici.

Adolescenzialismo

La malattia degli adolescenti

Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenzialismo. Ma cos’è?

La storia-adolescenzialismo

Qualche mese fa è diventata virale su internet la storia di un’adolescente che dopo essere arrivata tardi a scuola, chiedeva alla madre di scriverle una giustificazione.

La madre, probabilmente sorpresa dalla sfacciataggine della figlia, ha dato sfoggio di originalità giustificando il ritardo della ragazza con un male denominato adolescenzialismo.

La madre, Nicole Poppic, ha pubblicato sui suoi social network la giustificazione scritta per la figlia:

“Questo è quello che succede quando sei in ritardo per colpa delle tue scelte insensate e mi chiedi una giustificazione“.

La giustificazione che ha scritto alla figlia, Cara, recitava così:

“Cara ha fatto tardi questa mattina perché affetta da adolescenzialismo. La malattia si sta diffondendo in tutto il paese, ma ancora non esiste cura. Si presenta con sintomi diversi, ma stamattina mia figlia ha accusato una grave incapacità di scendere dal letto, e anche un desiderio repellente di rispondere male alla donna che l’ha messa al mondo.

Si è sentita molto meglio dopo che le ho lanciato il telefono fuori dalla finestra. Mi chiami se i sintomi si dovessero ripresentare”.

“L’adolescenza è una nuova nascita, in quanto in essa sorgono tratti umani più completi e intensi.”

-Stanley Hall-

L’adolescenzialismo è l’inizio della metamorfosi-adolescenzialismo

Lo psicologo Stanley Hall, considerato pioniere nello studio dell’adolescenza come tappa evolutiva, descrisse l’adolescenza come una seconda nascita nella quale avviene una sorta di riepilogo delle esperienze infantili, con l’aggiunta di una serie di crisi e apprendimenti.

L’adolescenza è una fase che va dai 12 ai 20 anni e che vede il susseguirsi di una serie di cambiamenti non soltanto fisici, bensì anche cognitivi, emotivi ed esistenziali.

Per questo motivo, in questa fase della propria vita si tende a mettere in discussione il mondo e il proprio ruolo al suo interno.

La rivoluzione avviene sotto ogni aspetto, giacché la persona si ritrova persa in una vera e propria montagna russa emotiva e cognitiva che la porta a comportarsi in maniera “rivoluzionaria”.

Ribellione-adolescezialismo

La ribellione degli ormoni e la nuova posizione socio-emotiva giustificano agli occhi di tutti la “malattia” dell’adolescenza.

Una delle domande più abituali fra genitori è come mai, se l’adolescente ha già sviluppato la capacità di pensare come un adulto, non agisca come tale.

Questo quesito ha una risposta ben chiara: la maturità cognitiva e la maturità emotiva non vanno di pari passo.

Per questo motivo l’adolescente si rivela spesso emotivamente immaturo sotto molti aspetti, arrivando ad essere quasi altalenante, esplosivo e temperamentale (tutte caratteristiche da ricondurre all’adolescenzialismo).

Tuttavia, è proprio grazie alla maturità cognitiva o di pensiero che l’adolescente dà inizio alla ricerca della propria identità o essenza personale.

Di norma, l’adolescente ha sviluppato delle capacità emotive che lo portano sullo stesso piano di un adulto.

Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, non può contare su tutta la sua esperienza, pertanto si concentra principalmente sull’analisi di quel mondo emotivo del quale cerca di assorbire il massimo.

Le emozioni-adolescenzialismo

È frequente che durante questa particolare voragine di emozioni, l’adolescente manifesti con assiduità stati d’animo negativi ed emozioni di grande intensità, confondendole in quanto spesso simultanee.  

Questa attivazione emotiva implica un sovraccarico tale che l’adolescente non riesce a dare un pieno senso a tutte le sue emozioni, almeno non di primo acchitto.

 Ad ogni modo, è bene tener conto di come questo turbinio di esperienze lo aiuteranno a prendere coscienza del complesso insieme di emozioni, pensieri, azioni e situazioni psicosociali che lo circondano.

Tre fattori che spiegano le complesse relazioni familiari durante l’adolescenza

Milioni di genitori in tutto il pianeta si rivedranno nella situazione della quale vi stiamo parlando, ovvero l’adolescenzialismo. Un figlio o una figlia adolescente, nel suo desiderio di mantenere un atteggiamento esuberante e di sfida, si troverà a ribellarsi contro le norme imposte dalla famiglia o dalla società.

Bisogna tenere a mente che per l’adolescente si tratta di una fase molto confusa in cui è difficile trovare se stesso, in cui si cambia e ci si reinventa. È una fase in cui l’instabilità la fa da padrona, rendendo difficile vedere la luce in fondo al tunnel.

La complessità delle relazioni familiari durante l’adolescenza, tralasciando le differenze individuali, può essere riassunta con i seguenti tre fattori.

1. Conflitti con i genitori e con la propria posizione nella società

Capita spesso in questa fase che gli adolescenti vengano trattati come bambini, ma che si richieda loro di comportarsi come adulti, alterando in qualche modo la loro visione della maturità e le certezze che hanno di se stessi. Così facendo, si alimenta uno stadio conflittuale tra loro e la società.

Si tratta di un fenomeno ben specifico denominato desincronizzazione.

Si verifica quando lo sviluppo personale dell’individuo avviene in maniera sempre più precoce, mentre l’integrazione della persona nel mondo adulto e lavorativo si produce in maniera tardiva.

Questo prolunga l’adolescenzialismo e peggiora, molto spesso, i conflitti familiari.

2. Alterazioni dello stato d’animo

L’adolescente è, per definizione, emotivamente instabile. I suoi sbalzi di umore sono più che mai bruschi e lo portano a vivere stati d’animo estremi e negativi con maggior frequenza. In media, durante la stessa giornata sperimenta una quantità molto maggiore di sentimenti negativi rispetto ad adulti e preadolescenti.

Al contempo, diventa ancora più instabile, intenso e negativo se non può contare sulla popolarità tra i suoi coetanei, se ha un basso rendimento scolastico o se è costretto a vivere conflitti familiari quali il divorzio.

L’adolescenza, sempre tenendo conto delle differenze individuali, è una fase della vita che rischia facilmente di diventare “emotivamente complicata”.

3. Condotte pericolose

Gli adolescenti, spinti dal desiderio di andare contro a quanto stabilito, adottano con facilità comportamenti illegali, antisociali, temerari o, in poche parole, che implicano un certo rischio. 

A differenza degli sbalzi di umore e dei conflitti familiari, queste condotte sono più frequenti in fase di tarda adolescenza o prima gioventù.

Questa tendenza si spiega con l’impulsività e il desiderio di cercare nuove emozioni.

Tali fattori, uniti a quanto specificato poc’anzi, ci aiutano a capire che si tratta di un periodo critico che richiede la supervisione e la guida dei genitori (alla giusta distanza e sempre tenendo conto delle circostanze).

Non bisogna dimenticare che durante l’adolescenza l’individuo assorbe tutto quello che vede e sperimenta intorno a lui, per questo è bene curare le apparenze.

Non esiste alcuna bacchetta magica che ci possa aiutare a gestire questa fase, tuttavia è possibile avviare una fase di preparazione all’adolescenza simile a quella che si realizza quando sta per arrivare in famiglia un bebè.

Spero che il discorso sull’ adolescenzialismo vi sia stato utile

Vi ricordo che se state affrontando un periodo difficile della vostra vita potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito

Allaprossima amici.

Creare uno spazio

da riempire di cose belle, momenti felici, persone amorevoli d esperienze meravigliose.

Buongiorno amici. Oggi vediamo come creare uno spazio nella nostra mente da riempire delle cose e perone più belle, che possano migliorare la nostra vita.

A volte spendiamo così tante energie per sopportare certe situazioni credendo di essere forti, quando invece la scelta più coraggiosa che possiamo fare e proprio quella di lasciarle andare.

Durante l’infanzia, l’attaccamento è necessario al bambino, al fine di stabilire e definire il rapporto con i propri genitori e con il mondo.

Su questo modello, poi, verranno costruiti tutti i legami di intimità e di amore con gli altri.

Se la natura di questo attaccamento è sana, riusciremo a intessere relazioni soddisfacenti e di fiducia. Quando però l’attaccamento diventa nocivo, anche solo per la nostra condizione psicologica, è necessario imparare l’arte del lasciare andare.

Quanta negatività stai accumulando?- creare uno spazio

Come possiamo pensare di stare bene se continuiamo a mantenere la mente all’erta, se non lasciamo mai andare nulla?  La mente chiacchiera incessantemente, e troppe volte è focalizzata su pensieri di ansia, paura, rabbia. I pensieri non sono neutri: hanno una carica emotiva.

E c’è dell’altro: i pensieri creano sostanze che inondano il nostro corpo. È facile comprendere che pensieri “stressanti”, ovvero quelli che ci danneggiano oltre a rovinarci la giornata, con il tempo minano addirittura la nostra salute.

Pertanto, è importante imparare a chiudere i cerchi, o capitoli della nostra vita, che è la stessa cosa.

Significa lasciare andare persone o esperienze che in un determinato momento avevano un senso, ma che ora non lo hanno più. Significa voltare pagina e aprirsi a nuove esperienze.

“Lasciar andare” significa non forzare le cose

Significa lasciare che “fluiscano” naturalmente! Consapevoli del fatto che lottare insistentemente per qualcosa da cui, siamo certi, non trarremo frutti, può precluderci la scoperta di nuovi traguardi, nuove cose o persone che potrebbero renderci felici.

Comporta quindi l’accettazione del fatto che alcune cose “sono come sono” e che giudicarle o tentare di cambiarle (quando non se ne ha il potere o semplicemente il diritto), comporterebbe un inutile spreco di energie.

Per quali strani percorsi mentali o emotivi continuiamo a farci del male?

E per quale motivo persistiamo anche di fronte alle evidenze negative di determinate situazioni sociali, o di legami affettivi ambigui che ci procurano solo dolore?

Pur accettandoci e instaurando un buon rapporto con noi stessi, o vivendo la reciprocità di un amore, siamo capaci lo stesso di creare l’inferno nella nostra vita interiore, spingendoci a negare ogni sembianza di felicità.

Spesso il restare intrappolati in  relazioni distruttive nasconde problemi più profondi.

Ad esempio, a volte accade che tanto più malsane sono le relazioni familiari tanto più lo sono anche quelle di cui ci circondiamo nella vita adulta.

Se abbiamo imparato a dover soddisfare l’altro, più che noi stessi, per sentirci amati e accettati, nelle relazioni adulte tenderemo a corrispondere alle aspettative altrui in modo automatico, senza dare importanza a noi stessi.

Ecco perché chi nasce in famiglie con dinamiche relazioni disfunzionali è probabile che, una volta adulto, possa farsi coinvolgere in relazioni tossiche e non funzionali al suo benessere e pertanto poco soddisfacenti.

Perché chiudere con il passato?-creare uno spazio

Il passato fa parte di noi, ha contribuito a renderci quello che siamo.

Non possiamo semplicemente nasconderlo perché prima o poi tornerà. Pertanto, è essenziale imparare a sistemare le cose con il nostro passato.

Solo quando assumiamo e accettiamo queste esperienze ci liberiamo dal loro peso e possiamo continuare il nostro cammino.

Sono migliaia le ragioni per cui ci aggrappiamo al passato, ma tra queste vi è sempre la paura dell’ignoto e la nostra tendenza a rimanere nella nostra zona di comfort.

Anche se suona contraddittorio, ci fa più paura fare il passo successivo piuttosto che continuare a soffrire restando nel punto in cui ci troviamo.

Ma non possiamo vivere il presente tenendo un piede nel passato. Ciò che è è successo è successo, dobbiamo liberarci della sua influenza perché altrimenti non potremo crescere come individui!

Infatti, crescere non significa solo appropriarsi di nuove competenze, acquisire conoscenze e incontrare nuove persone, ma significa fondamentalmente troncare con il passato.

Per conquistare alcune cose dobbiamo lasciarne andare altre. Questo significa che dobbiamo avere il coraggio di chiudere i cicli della nostra vita e lasciarci alle spalle le persone o le esperienze che, anche se in un determinato momento ci hanno dato molta felicità, ora rappresentano solo un ostacolo alla nostra crescita.

Cosa dovremmo lasciare andare?- creare uno spazio

  • Tutto quello che ci fa male e genera delle sofferenze inutili
  • Tutto quello che ci toglie felicità e ci fa morire un po’ ogni giorno, spegnendoci lentamente
  • Tutto quello che ci tiene legati al passato sulla base di false speranze
  • Tutto quello che è privo di significato nella nostra vita attuale e non si adatta alla nostra nuova visione del mondo
  • Tutte le persone che ci hanno lasciato e non vogliono che facciamo parte della loro vita
  • Tutti quei luoghi in cui non ci sentiamo più a nostro agio e dove andiamo solo per dovere o per abitudine
  • Tutte quelle abitudini, credenze e atteggiamenti che sono un ostacolo per la nuova fase della vita che stiamo per affrontare

Chiudere i cerchi della vita non significa mettere la parola fine, ma è piuttosto l’inizio di qualcosa di nuovo.

Quando è il momento di lasciare andare?

Quello che si è vissuto ha fatto male, certo, ma quello che si fa con il proprio dolore è probabilmente più importante del dolore stesso. Si preferisce riuscire a godersi per intero la vita che si potrebbe avere o si preferisce rimuginare all’infinito sul passato e su qualcosa che non può essere cambiato? Ma come si può lasciar andare le ferite del passato e andare avanti?

Quando abbiamo troppe aspettative su di noi

Le aspettative  sono quelle che ci tagliano fuori dal flusso della vita, ci portano lontano dal momento presente e ci fanno dire: “sarò felice solo quando avrò una nuova relazione, un nuovo lavoro, una nuova casa, etc”.

Senza aspettative non viviamo più schiacciati tra passato e futuro, siamo presenti. Solo così possiamo assaporare il qui e ora.

Se la nostra mente è continuamente sballottata tra le ferite del passato e le apprensioni per il futuro, come possiamo goderci la magia del presente? Come facciamo allora a vedere, sentire, percepire la bellezza dell’attimo corrente?

Quando ci ostiniamo a volerci far amare

Non possiamo forzare nessuno ad amarci, ma possiamo essere una persona da amare.

Non dobbiamo forzare nessuno a rimanere nella nostra vita quando vuole andarsene. L’amore è libertà, non dipendenza o forzatura. La fine di un amore non é la fine del mondo.

Ogni persona che esce dalla nostra vita lo fa per una ragione, ma non lo fa mai senza prima averci insegnato la lezione. Lasciamo che le cose accadono e si risolvano da sole.

Quando si è legati a un passato che ci tormenta- creare uno spazio

Il passato è passato e non può essere cambiato.

Il segreto della libertà e della felicità non sta nella vendetta, nel rancore verso chi ci ha fatto del male e ci ha fatto anche piangere, ma nel lasciare che le cose si sistemino da sole, naturalmente e nell’imparare dagli errori.

Ciò che conta di più non é il primo capitolo, ma l’ultimo. Liberiamoci dalle catene del passato, apriamo il nostro cuore e la nostra mente a nuove esperienze!

Quando stiamo sacrificando la nostra felicità

Una relazione dovrebbe essere una condivisione di amore, un dare e avere, non un prendere e basta.

Se la persona accanto a noi non ci dà la serenità che cerchiamo è meglio chiudere. Non ha senso elemosinare amore con chi non ci merita o non ci apprezza..

Non permettiamo che questo succeda, non sacrifichiamo la nostra dignità e la nostra felicità solo per tenere qualcuno accanto a noi.

Ripetiamoci sempre, ogni giorno  “IO SONO LA PERSONA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA!

Lasciare andare è un atto che richiede coraggio

Un famoso detto napoletano recita: “Acqua ca nun cammina, fa pantano e feta” (acqua che non scorre si intorbidisce e fa cattivo odore).

Questo vecchio proverbio rende pienamente il concetto: tutto quello che non lasciamo fluire si sedimenta dentro di noi, lasciandoci con energie “sporche” che ci affaticano.

Certo, non è semplice capire quale sia il tempo migliore per andare oltre.

In generale, ogni volta che la memoria ci richiama alla mente attimi dolorosi del passato, e questi influenzano la nostra realtà nel presente, siamo imprigionati in un tempo che non ci rappresenta più.

Senza il peso dei pensieri negativi, il dolore, la sofferenza, riusciremo a camminare a passo svelto in questo folle viaggio che è la vita.

Lasciare andare non significa arrendersi, al contrario: vuol dire accettare la sfida e imparare a non avere bisogno di niente, se non di quello che ci consente di essere felici.

Trova la parte di te  che non rimugina ma sente, che non pensa ma sa, che non dubita e vive, fiduciosa nel fatto che non ti manca nulla in questo momento né per essere felice, né per affrontare le difficoltà.

Se vuoi che da questo momento qualcosa di straordinario entri nella tua vita, crea uno spazio da riempire.. di cose belle, di momenti felici, di persone amorevoli ed esperienze meravigliose.

Insomma, riempi di senso la tua vita perché ti porta a dare un immenso valore al presente. Ti porta ad Esserci.

Io spero che capre come creare uno spazio importante per stare bene nella nostra mente vi sia stato utile

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Vi spetto

Fratelli narcisisti

Quali tratti presentano?

Ciao amici. Oggi parliamo di fratelli narcisisti:quali tratti presentano e cosa fare.

Errori

Spesso arriva un momento nella vita in cui diventiamo consapevoli di essere stati vittime di una famiglia disfunzionale in cui i genitori davano la priorità a un figlio rispetto agli altri. Le preferenze espresse dai genitori plasmano nel tempo la figura di quei fratelli narcisisti con cui si è quasi sempre in guerra.

Liti, condotte egoiste e abusive, pretese eccessive, rimproveri… Se avere un fratello è, in media, un dono della vita e un alleato costante anche a distanza, ci sono situazioni in cui questa formula viene meno. A volte cresciamo con una presenza chiaramente dannosa, plasmata deliberatamente da genitori con tratti altrettanto narcisisti.

Quasi senza sapere come, ci troviamo coinvolti in estenuanti dinamiche che segnano la nostra infanzia e persino la nostra vita adulta. Da un lato, vi è un padre o una madre che ripone tutte le attenzioni, le speranze e gli affetti solo su un figlio.

D’altra, bisogna fare i conti con un fratello tirannico, viziato, competitivo e talvolta anche aggressivo verbalmente o fisicamente. Sono realtà silenziose e molto complesse di cui vale la pena parlare.

Fratelli narcisisti, frutto di un’educazione selettiva

“Plasmare” un narcisista è più facile di quanto pensiamo. È sufficiente rafforzare l’egocentrismo del bambino e disattivarne l’empatia.

È sufficiente educare sulla base di una visione gonfiata e sproporzionata di sé, con messaggi quali: “sei il più bello, il più intelligente, la mamma ti ama più di ogni altra cosa al mondo, etc”.

I fratelli narcisisti sono il risultato di un’educazione ineguale e discriminatoria che li ha portati a costruire un’identità distorta. Questa identità è stata alimentata dall’interiorizzazione delle narrazioni dei genitori che ha permesso loro di presumere, sin dalla più tenera età, che loro e solo loro erano degni di ogni forma di amore e di attenzione.

A poco a poco si è eretta una personalità dannosa che negli anni si fa più pronunciata e dannosa.

Quali tratti e comportamenti mostrano?

Chi cresce con un fratello o una sorella narcisista conserva nella memoria molti ricordi d’infanzia non sempre piacevoli. Nel corso degli anni, il rapporto diventa più teso, dannoso e complesso.

Al punto che in età adulta è comune mantenere le distanze o acconsentire a incontri occasionali per mero impegno familiare. Vediamo ora alcuni tratti che definiscono i fratelli narcisisti:

  • Fin da piccoli avevano bisogno di attenzioni e riconoscimenti eccessivi.
  • Tengono conto solo delle proprie esigenze.
  • Già da bambini ricorrevano spesso a bugie e ricatti.
  • Hanno sempre mostrato un bisogno ossessivo di competere per quasi tutto.
  • Ci incolpano per qualsiasi disaccordo o problema familiare.
  • Amano mostrare i loro successi alla famiglia.
  • Proiettano sempre un chiaro antagonismo nei confronti dei fratelli.
  • Sono reattivi, polemici, non empatici e ascoltano a malapena.
  • Raramente mostrano interesse per la vita dei loro fratelli.
  • Quando ci difendiamo o li rimproveriamo per il suo atteggiamento, ci dicono di essere troppo sensibili.
  • Convincono i genitori a schierarsi sempre a loro favore.

I fratelli narcisisti a volte ci allontanano dalla famiglia

I fratelli narcisisti sono un pomo della discordia, l’elemento dirompente, l’innesco di qualsiasi discussione e quella figura che porta sempre con sé una battaglia che non vogliamo avviare.

Una situazione simile, come possiamo ben supporre, ha un costo. È comune allontanarsi dalla famiglia disfunzionale.

Se l’origine di tutto è l’atteggiamento dei genitori che hanno deliberatamente creato divisione e preferenze, è comune scegliere di evitare, per quanto possibile, il contatto. Quando l’amore della famiglia non è incondizionato, ogni interazione inasprisce la sofferenza.

Come trattare un fratello o una sorella con tratti narcisisti?

Avere uno o più fratelli narcisisti significa dover fare i conti con una gerarchia familiare nella quale ci troviamo alla base, mentre il figlio prediletto è al vertice.

Tuttavia, a volte, ci è impossibile prendere le distanze. In questi casi, è opportuno tenere conto di quanto segue:

  • Non aspettarsi niente da loro. Bisogna accettare la realtà, ovvero che i fratelli e i genitori  non ci apprezzano e non tengono conto dei nostri bisogni. Evitiamo quindi di dipendere da loro in qualsiasi aspetto, e smettiamo di sperare in un cambiamento miracoloso.
  • Stabilire precisi limiti. Se siamo costretti a mantenere i contatti con i fratelli narcisisti, chiariamo cosa possono aspettarsi da noi o meno. Non tutto è lecito ed è necessario chiarirlo il prima possibile.
  • Sanare le ferite passate. Siamo cresciuti in una famiglia disfunzionale che ha concentrato l’affetto solo su un figlio. Probabilmente abbiamo molti ricordi ed esperienze da affrontare. Non esitiamo, dunque, a chiedere l’aiuto di un esperto.

Ultimo, ma non meno importante, concentriamo sulle figure che ci offrono davvero affetto, approvazione e comprensione nella vita quotidiana. Quella e nessun’altra è la nostra vera famiglia; quella che abbiamo scelto e formato.

Vi ricordo che se avete bisogno di aiuto potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito

tramite la piattaforma huknow

o camtv col nome del canale “adolescenti istruzioni per l’uso”.

Alla prossima amici:)