Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sull’ossessione dei ragazzini per l’estetica.
L’estetica
L’estetica, le modificazioni, l’uso e la strumentalizzazione del corpo, come mezzo per ottenere approvazione social, e quindi sociale, e per incrementare anche l’autostima e il senso di sicurezza personale, sono già al centro della vita di troppi ragazzi. Anche i più piccoli, già in tenera età, mettono ai primi posti della scala personale dei valori l’estetica intesa come bellezza, come apparire, come ricerca di perfezione.
Un processo messo in atto per eliminare quelli che vengono ritenuti “difetti”, per rispecchiare dei modelli di bellezza (ideali) con i quali si confrontano anche quotidianamente. I ragazzi e le ragazze che ricorrono a trattamenti estetici o alla chirurgia per correggere i loro “difetti”, quando i genitori sono d’accordo, sono in crescita e sono più numerosi di quanto possiamo pensare. Sento molto spesso i più giovani esprimere la volontà di volersi modificare le labbra, gli zigomi, le cosce, gli addominali, i pettorali.
E non parlo di cura estetica, ma di interventi più invasivi, tali da modificare il proprio corpo in una fase della crescita in cui stanno ancora strutturando l’identità, c’è una stabilizzazione dei tratti di personalità e stanno definendo ancora un’immagine in fase di cambiamento. Un corpo che sta diventando adulto: vanno a modificare un qualcosa che si sta già modificando per diventare come qualcos’altro.
L’ossessione
Sono immersi in questo mare di estetica. Non dobbiamo ragionare in termini di giusto e sbagliato, non dobbiamo fare una crociata contro la chirurgia estetica o a favore, dobbiamo inserire la questione all’interno del contesto in cui vivono e si muovono i ragazzi, per evitare inutili generalizzazioni. È un contesto dove il corpo e l’estetica hanno ancora il sopravvento su altri aspetti.
Dovremmo equilibrare questo sbilanciamento e trasmettere ai ragazzi un concetto importante: quello di cura. Quando si parla di cura si parla di cura di sé stessi, ed è fondamentale attivare questo processo fin dall’infanzia. Cura di sé stessi intesa anche come cura del corpo, perché non si può scindere la mente dal corpo.
Anche l’estetica in questo senso è importante perché significa valorizzare sé stessi, prendersi cura del proprio corpo. È il modo con il quale decidiamo di rappresentare noi stessi, il modo in cui ci vediamo, viviamo, come vogliamo che ci vedano.
La cura
Insito nel concetto di cura c’è anche quello di igiene e di prevenzione. È fondamentale insegnare ai più giovani a curare la propria pelle, come pulirla a fondo, come mantenerla sana ed elastica, perché nel concetto di cura c’è anche il sano. In parallelo, dobbiamo parlare anche di come curare la propria postura, visto che oggi hanno tanti problemi legati a questo aspetto, anche a causa delle famose “posture da smartphone”.
Un altro concetto fondamentale è la cura della respirazione che garantisce l’equilibrio mente-corpo. Va, inoltre, fatto capire come curare l’alimentazione: ci sono troppi bambini e adolescenti che mangiano male senza sapere che una corretta alimentazione non è sinonimo di magrezza e bellezza, significa nutrirsi in modo adeguato e garantire un funzionamento ottimale. Se stiamo bene, funzioniamo bene. Nell’intestino c’è quello che viene definito il nostro secondo cervello, collegato direttamente al primo cervello.
Dobbiamo inoltre porre particolare attenzione all’attività sportiva. La cura del fisico, sì, ma legata a tutti i benefici dello sport, compresa la biochimica cerebrale, la respirazione, l’ossigenazione e tutte quelle condizioni che garantiscono un benessere in termini di star bene, vedersi bene, “essere bene”.
star bene
È proprio questo il concetto che dobbiamo far arrivare forte e chiaro. Ovviamente ci sono tante situazioni specifiche da analizzare però, prima di modificare un fiore che sta ancora sbocciando, aspetterei di vederlo sbocciare e lo curerei per fare in modo che sbocci al meglio, per far si che possa imparare anche ad accettarsi e a vedersi allo specchio senza inseguire un’immagine ideale.
Tante volte si rincorre quello che non si ha, pensando che sia più accettato e dimenticando che siamo tutti diversi e che le bambole sono uguali perché prodotte artificialmente. Quando c’è qualcosa che si vuole migliorare, si può migliorare con l’alimentazione e lo sport.
Oggi i ragazzi si basano troppo sul “non mi piace”, vado da un chirurgo, lo cambio, divento altro, taglio, cucio come se si potesse cambiare con un semplice e rapido click.
Buongiorno amici. Oggi una riflessione: fatti bella per te stessa, non per compiacere gli altri.
La verità è che molte di noi faticano a ritagliarsi il proprio spazio nel mondo finendo finanche per vivere ai margini della vita degli altri. Troppo spesso, infatti, affidiamo agli altri non solo la nostra felicità ma anche l’idea che abbiamo di noi stesse! Affidiamo agli occhi altrui la nostra identità (letteralmente, ci guardiamo con gli occhi degli altri e non con i nostri) dimenticandoci che siamo persone complete, degne di stima e meritevoli d’amore, dimenticandoci soprattutto che se imparassimo a guardarci davvero con i nostri occhi, non sentiremmo più il bisogno di ricercare sicurezza nell’altro, andremmo avanti con l’intima consapevolezza di non dover dimostrare nulla a nessuno.
Perché questa è una questione tipicamente femminile?
La questione dell’affermazione di sé non conosce identità di genere. Questo discorso potrebbe riguardare anche alcuni uomini ma certamente parla di tantissime donne! Basta guardare le statistiche sugli interventi di chirurgia estetica: l’86% dei clienti è di sesso femminile. Eppure di uomini con il naso storto, il sedere piatto e la pancia tondeggiante, ce ne sono parecchi… ma non necessariamente ne risentono.
Non hanno bisogno di “essere perfetti” per stare bene con se stessi, e questo è un bel vantaggio dato che la perfezione non esiste! Gli uomini sono sicuramente esposti a un giudizio sociale differente ma in un periodo storico in cui tutto cambia in fretta, la vera evoluzione può partire da noi, dal rapporto che abbiamo con il nostro corpo e con la nostra identità.
Due essenziali conquiste
Il corpo che abbiamo, non è nostro fin dalla nascita. Quella corporea è una conquista che facciamo tutti -un po’ a fatica e, ahimé, una conquista che qualcuno non riesce mai a compiere-.
Ora potresti obiettare: “il corpo non è affatto una conquista, è qualcosa che ci appartiene fin dalla nascita”. Questo è errato. Quando veniamo al mondo, la gestione del nostro corpo è affidata alle cure genitoriale. Vestiti, igiene, nutrizione, movimento… tutto è affidato a qualcun altro. Solo crescendo iniziamo a conquistarci e il rapporto che abbiamo con il nostro corpo dipende in gran parte da come ci viene “restituito”.
Se controvoglia (tipico dei genitori chioccia che non vorrebbero mai separarsi, mai veder crescere i propri bambini), se frettolosamente (tipico dei genitori distratti), se in modo ambivalente (tipico dei genitori che hanno vissuti contrastanti), se in modo oppressivo (tipico dei genitori irrisolti che vedono nel figlio un’estensione di sé)… Le esperienze che possiamo fare nel legame genitoriale sono numerosissime e tutte hanno riscontri corporei. Tutte mediano la nostra futura accettazione o non accettazione di sé, di tratti somatici così come personali.
Allora, se sentiamo il bisogno di essere perfetti, se sentiamo il bisogno disperato di dimostrare il nostro valore, è perché qualcosa -nei nostri primi anni di vita- è andato storto. Insieme alla conquista corporea, i nostri genitori dovrebbero consentirci un ulteriore conquista: quella dell’autonomia emotiva.
Esatto, insieme all’autonomia corporea (con la quale impariamo ad accogliere il nostro corpo e autogestirci, quindi a scegliere cosa indossare, pettinarci, lavarci i denti…) dovremmo conquistare anche una certa autonomia emotiva (con la quale impariamo ad accogliere le nostre emozioni, anche in questo caso, impariamo ad autogestirci, apprezzarci da sole per ciò che siamo, autoconsolarci, contare le nostre emozioni e pian piano impariamo a comprenderle…).
Se queste due conquiste non avvengono in modo armonioso, finiremo per spostare sull’altro ogni nostro onere, deprivandoci della più immensa possibilità che abbiamo: essere noi stesse, esprimerci e accettarci in modo incondizionato! L’altro sarà sempre la nostra bussola, la persona che dovrà dirci “
sì, tu vai bene così”
, l’altro sarà sempre la persona che dovrà contenere i nostri affetti, garantirci -per noi- emozioni positive e appagamento. Ci sfugge una realtà in cui noi possiamo appagarci, consolarci e soddisfarci da sole. Quindi se siamo tristi, è necessario che qualcuno dall’esterno ci consoli, da sole non ci bastiamo! Non ci bastiamo mai! L’errore più grande che commettiamo è quello di sottostimarci, allora, per compensare, fissiamo standard elevatissimi (irraggiungibili), pretendiamo il massimo e, anche così, sembra quasi che non sia mai abbastanza. Ancora una volta, aspetttiamo che l’altro ci dica
“sì, tu vai bene così”.
Circa un anno fa ero all’inizio di una frequentazione amorosa. Lei mi invitò a cena a casa sua. Quando arrivai, notai che non solo aveva preparato la cena (deliziosa) ma era anche tutta in tiro, come se fino a pochi minuti prima non fosse ai fornelli, come se non fosse nella sua comfort zone. Aveva un make-up perfetto, lenti a contatto, strati di fondo tinta, cipria, ombretto… wow, lì per lì ne rimasi lusingata. Sapevo che lo aveva fatto per me. Da donna, però, so benissimo che quando sei truccata non puoi grattarti il viso, non puoi strofinarti gli occhi, ne’ tantomeno rinfrescarti la faccia. Volevo che fosse serena, comoda, allora le posi delicatamente alcune domande per riflettere insieme e alla fine lei fu molto più rilassata, si struccò e si mise comoda. Trascorremmo una bellissima serata.
Il lusso di sentirsi liberi, sempre
In qualsiasi ambiente, dovremmo concederci sempre il lusso di sentirci a nostro agio. Certo, il make-up, le griffe, in un corpo in forma, possono essere fonte di sicurezza, ma dobbiamo ricordarci che in nessun caso dovrebbero essere l’unica fonte di sicurezza. In nessun caso dovremmo apprezzare noi stessi in base a quanto riteniamo di essere apprezzabili dagli altri! Ognuno di noi, uomo o donna che sia, ha un suo valore intrinseco, è unico, speciale, irripetibile. Dovrebbe bastarci questa consapevolezza a farci stare bene con noi stessi.
Se non ci accettiamo, non significa che siamo inaccettabili! Significa solo che non abbiamo avuto la possibilità di completato quel processo di autonomia emotiva che avremmo dovuto attraversare durante l’infanzia. I nostri genitori, per un motivo o un altro, non hanno saputo/potuto sostenerci nelle nostre conquiste. Anzi, alcuni genitori ci hanno reso le cose davvero difficili. Ora che siamo adulti, però, sta a noi emanciparci, sta a noi affermare la nostra identità di persone complete.
buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che “gli adolescenti si allontanano dai genitori?“
Quando i figli oltrepassano la soglia dell’adolescenza, non cambiano solo da un punto di vista fisico, ma iniziano anche a mettere in discussione i genitori e a cercare maggiore autonomia e indipendenza.
Nuovo equilibrio
Per i genitori può essere faticoso trovare un nuovo equilibrio perché spesso hanno la sensazione di avere di fronte degli sconosciuti! Non riconoscono più i loro “bambini” e trovare le giuste modalità per mantenere con loro un dialogo e un confronto positivo può diventare una vera e propria sfida. I figli cambiano e, necessariamente, anche alcune modalità della relazione devono modificarsi.
In una fase ricca di novità e di fatiche, anche quando sembrano respingere ogni consiglio o aiuto, per i ragazzi sentire che i propri genitori sono presenti e pronti a sostenerli, rappresenta un elemento positivo, che li fa sentire degni di attenzione.
Comprensione
È fondamentale farli sentire compresi, sostenerli nella loro ricerca di autonomia e indipendenza, spiegare l’importanza di confini e limiti che li proteggano nelle loro esperienze. Anche quando non siamo d’accordo con loro, non critichiamo i ragazzi ma cerchiamo di comprenderli e sostenerli, di ascoltare le loro ragioni e le loro idee.
Non dimentichiamo che l’adolescenza comporta delle sfide anche per loro e il ruolo degli adulti è quello di fornire una base sicura da cui muoversi per sperimentare e crescere nella propria individualità e a cui fare riferimento nelle difficoltà.
Nonostante le difficoltà che si possono incontrare in questo percorso, la relazione con i propri figli può modificarsi ma conservare stabilità e fiducia.
L’adolescente ha bisogno di “prendere le distanze”
Durante questa fase i ragazzi si allontanano e prendono le distanze, in modo più o meno marcato, dalla figura genitoriale, cercano altri punti di riferimento, in un processo di ricerca di una nuova identità. I genitori non devono vivere questo momento come un attacco personale: l’adolescente hanno ancora bisogno di loro, ma ha anche bisogno di staccarsi dalla famiglia per sperimentare, mettersi alla prova, crescere.
Talvolta si è convinti che non ci sia altro da fare che aspettare che i ragazzi crescano. Il rischio è quello di considerare l’adolescenza soltanto come un momento difficile, da sopportare e superare il prima possibile.
Certamente si tratta di una fase della vita che porta a sperimentare sentimenti anche molto diversi tra loro e che mette a dura prova non solo i ragazzi, ma anche i genitori. Spesso i comportamenti di un adolescente possono sembrare insensati e può essere davvero molto difficile avere a che fare con loro. Tuttavia il lavoro dell’adolescenza è fondamentale per gettare le basi per lo sviluppo dell’adulto.
Per crescere, l’adolescente non diventa totalmente indipendente dagli adulti!
È vero che in questa fase è presente quella spinta, naturale e fisiologica, verso l’autonomia e l’indipendenza che va incoraggiata e sostenuta. Ma è altrettanto vero che il legame e la relazione con i genitori hanno un peso e un’influenza fondamentale anche durante l’adolescenza. Un percorso sano verso l’età adulta non porta al totale isolamento, ma all’interdipendenza cioè alla dipendenza reciproca e al confronto.
È normale che un genitore si senta in difficoltà, le sfide sono tantissime, ma è importante non perdere mai di vista gli aspetti positivi e le potenzialità, aiutando i figli a sperimentare la loro auto-efficacia, per confrontarsi con se stessi e con gli altri, e crescere diventando sempre più autonomi e responsabili.
E se avete bisogno di me, che voi siate i genitori o i ragazzi, contattatemi:))
Buongiorno amici. oggi parliamo di genitori tossici e comportamenti.
Si può considerare tossica una qualunque persona negativa, che ci induce a dubitare di noi stessi, del nostro valore e del fatto che possiamo meritare amore. Quando tutto questo si verifica in famiglia è doppiamente doloroso, soprattutto se a trattarci così è un genitore, proprio colui che dovrebbe difenderci e amarci incondizionatamente.
I genitori svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella crescita dei loro figli. Tuttavia, a volte alcuni genitori possono manifestare comportamenti tossici che possono avere un impatto negativo sul benessere emotivo e psicologico dei loro bambini.
Genitori e comportamenti tossici
I genitori che adottano certi atteggiamenti tossici, non sono consapevoli che, invece di aiutarli, stanno danneggiando i loro figli. Nel tentativo di voler essere buoni genitori commettono gravi errori. Come sempre, la cosa migliore è riconoscere che non siamo perfetti, che ci possiamo sbagliare come capita a tutti. A volte, ciò che ci sembra positivo non giova affatto in realtà.
I cosiddetti genitori tossici sono quelli che creano attorno a loro, spesso inconsapevolmente, una famiglia disfunzionale, che cioè non soddisfa i bisogni primari di una famiglia.
essere un fondamentale punto di riferimento emotivo e affettivo in cui trovare sostegno;
far sentire al sicuro i suoi membri;
soddisfare i bisogni fisici, emotivi e psicologici dei figli;
insegnare ai bambini a far parte della società, con il suo delicato insieme di valori, rituali e cultura;
dare un modello di schema relazione e affettivo che influenzerà le future relazioni dei figli.
In ogni famiglia, anche la più felice, si litiga e si discute, ma in una famiglia disfunzionale liti, conflitti e veri e propri abusi fisici e psicologici sembrano essere all’ordine del giorno. Il punto è che chi fa parte di questo nucleo famigliare ritiene che quella sia la normalità, interiorizzando dolore e disagio.
Atteggiamenti tossici dei genitori verso i figli
Nell’articolo di oggi, quindi, vedremo dieci comportamenti tossici che noi genitori dobbiamo saper riconoscere, per correre ai ripari e non ripetere gli stessi errori. È importante tenere la mente aperta e accettare che, anche se siamo genitori, non siamo infallibili e possiamo sbagliare.
1. Manipolare per raggiungere i propri obiettivi
Si può essere genitori e manipolatori allo stesso tempo? Che ci crediate o meno, ci sono genitori che usano i propri figli per raggiungere i propri scopi personali. Anche se, a prima vista, sembra che il bambino non se ne renda conto, in realtà questo atteggiamento può causare una ferita emotiva molto profonda che lo segnerà e influenzerà il suo futuro.
Quando un genitore manipola i propri figli, li fa sentire colpevoli e in balia della volontà genitoriale. In questo modo li tiene in pugno, completamente sottomessi e disposti a fare sempre ciò che il genitore dice e a pensare come lui.
2. A volte si perde il controllo
Non ci riferiamo tanto ad aggressioni fisiche, quanto, e soprattutto, ad aggressioni verbali. È il caso di certi genitori che lanciano insulti e parole offensive che generano una mancanza di autostima nei bambini.
A volte, a causa della stanchezza, delle responsabilità, delle occupazioni quotidiane, i genitori non hanno la pazienza di affrontare, con le buone maniere e un atteggiamento positivo, i problemi che possono sorgere. “Sei stupido”, “sei un idiota”, “non sai comportarti come si deve”, “non sei capace di parlare”… Sono tutte frasi che causano gravi ferite emotive nei figli.
3. Dare per scontato che i nostri figli sappiano che li amiamo
La mancanza di dimostrazioni e gesti di affetto è una delle principali cause che creano, in futuro, una carenza emotiva nei figli e che li porterà a essere persone emotivamente dipendenti. Si tratta di un atteggiamento tossico che può generare sfiducia in se stessi e gravi squilibri nelle future relazioni interpersonali.
L’amore e l’affetto sono importanti e vanno sempre dimostrati. Non dobbiamo cadere nell’errore di dare per scontato che i nostri figli sappiamo già che li amiamo. Al contrario è necessario dimostrarglielo continuamente. Solo così cresceranno in modo sano e felice.
4. Ignorare ciò che li preoccupa
Ricordiamo quando i nostri genitori non ci davano ascolto? Abbiamo mai confidato loro i nostri segreti? La mancanza di dialogo crea sfiducia e porta i nostri figli a non sentirsi liberi di esprimersi con noi.
I genitori poco comunicativi trasmettono ai loro figli la stessa incapacità di dialogare, che li porterà a nascondere i propri sentimenti e le proprie emozioni. Questo, di conseguenza, sfocerà in una difficoltà a gestire il proprio carico emotivo e in una terribile repressione, dovuta all’incapacità di esternarlo. Ascoltare i nostri figli, invece, li farà sentire amati e presi in considerazione. L’ascolto attivo è molto importante.
5. Non accettare gli amici dei nostri figli
Dobbiamo accettare che non possiamo controllare con quali persone escono i nostri figli, in quali gruppi si sentono più a loro agio… Infatti non accettare i loro amici li farà solo allontanare da noi e ribellarsi.
Dobbiamo capire che i nostri figli non sono semplici copie di noi stessi. Forse fanno parte di una banda, forse i loro amici non ci vanno molto a genio, magari perché fumano… Tuttavia, ci sono cose che non possiamo controllare.
Se i nostri figli si mostrano rispettosi ed educati, se vediamo che continuano a essere loro stessi e sono felici, dobbiamo essere capaci di lasciar loro la libertà di stare con chi vogliono.
6. Fare progetti sul loro futuro…senza di loro
A volte nutriamo una serie di aspettative nei confronti dei nostri figli: vorremmo che diventino insegnanti, medici, musicisti… Ma, abbiamo mai chiesto loro cosa vorrebbero fare da grandi?
Molto spesso, non si tratta solo di volontà, ma anche di capacità. Se i nostri figli non sono portati per la matematica o le scienze, come possiamo pensare che possano diventare medici?
Un atteggiamento estremamente esigente causerà loro soltanto frustrazione, angoscia e la disapprovazione della famiglia per non aver raggiunto gli obiettivi previsti. Permettiamo loro di essere ciò che vogliono.
7. Il peggiore degli atteggiamenti tossici: predicare bene, razzolare male
Uno dei problemi principali dei genitori con atteggiamento tossico è il fatto di volere insegnare ai figli le buone maniere quando loro per primi non le sanno usare. Prendiamo come esempio le parolacce o un atteggiamento aggressivo verso gli altri. Se ai nostri figli diciamo che non è così che ci si comporta, ma poi siamo i primi a insultare gli altri, che insegnamento dovrebbero trarre i bambini da questa scena?
8. Pretendere sempre il massimo dei voti
Ci sono genitori tossici che sono molto esigenti con i loro figli. Forse possiamo ancora ricordare quel nostro vecchio compagno di classe che piangeva quando non prendeva il voto più alto della classe. E noi, magari, così felici per aver portato a casa un sei tirato…
Da genitori, dovremmo imparare a non chiedere sempre il massimo. Certo, siamo tutti d’accordo che prendere dieci è meglio, ma non possiamo sottomettere i nostri figli a una pressione costante, affinché portino a casa solo il massimo dei voti.
Ci sono molti fattori che influiscono sul risultato scolastico: la materia che non piace, una brutta giornata… Se invece dell’eccellenza, ci troviamo davanti a un voto più basso o a una insufficienza, non succede nulla.
9. Essere iperprotettivi
L’iperprotettività è uno degli atteggiamenti tossici peggiori che un genitore possa avere. Questo comportamento, infatti, non permette ai nostri figli di imparare a prendere decisioni e affrontare i loro problemi.
Finché vivono con noi, sembra che tutto vada bene. Tuttavia, quando decidono di andarsene e iniziano la loro vita indipendente e autonoma, iniziano i problemi. È allora che si sentono persi e non sanno come affrontare le circostanze. Non è affatto positivo proteggere i nostri figli facendoli vivere nella bambagia, lontano da qualunque cosa possa ferirli. In fin dei conti, è solo grazie alle cadute e agli errori commessi che si impara a stare al mondo.
10. Insegnare cattive abitudini fa parte degli atteggiamenti tossici
Non insegnare ai nostri figli uno stile di vita sano e buone abitudini può avere ripercussioni molto negative su di loro. Li incita a bere alcol da giovani, fumare o seguire abitudini alimentari altrettanto insalubri, causando loro gravi danni in futuro.
È un atteggiamento tossico non solo dal punto di vista della salute, ma anche perché, in tal modo, insegneremo che non esistono regole o restrizioni nella vita. Inoltre, i rischi per la salute sono molto gravi, come ad esempio l’obesità.
Correre ai rimedi contro gli atteggiamenti tossici
La famiglia è il luogo in cui l’autostima dovrebbe avere lo spazio necessario per potersi sviluppare al meglio. I genitori dovrebbero insegnarci che meritiamo amore incondizionato semplicemente perché siamo al mondo. Che il nostro valore non dipende da un comportamento cattivo o da un nostro fallimento, che gli errori esistono e appartengono a tutti gli esseri umani e che i nostri successi vanno sottolineati e lodati. Purtroppo, non sempre questo accade.
Non aspettare che siano gli altri a farlo, non aspettarti considerazione dall’esterno!
Hai presente quando vedi un bambino andare per la prima volta in bicicletta sotto gli occhi ammirati dei genitori? Il bambino dice «guardami, mamma, guarda quanto sono bravo». Molti adulti vivono bloccati in questa modalità. «vi prego, mondo! Nota quanto sono bravo». Questo arresto è legato a carenze nel passato. Nessuno può tornare indietro e darti la considerazione e la comprensione che non hai mai avuto quando più ne avevi bisogno. Quel bisogno, però, ora è rimasto intatto e ciò che posso fare è darti i mezzi per soddisfarlo da solo. Perché tu puoi farlo.
Puoi guardare a te stesso come farebbe un genitore fiero e orgoglioso di ciò che sta diventando il suo bambino. Puoi e anzi, meriti di essere considerato, stimato e amato. L’unico inconveniente è che gli altri inizieranno a notarti solo quanto tu noterai te stesso. Gli altri, inizieranno ad amarti davvero solo quando tu inizierai ad amarti.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla parola accorgersi.
Accorgersi
Il sentire che una persona ha bisogno di noi anche se, questa, non lo dice a parolw.
E’ sinonimo di empatizzare, di capire, di ascoltare, quello che tutti dovremmo fare con chi ci sta accanto, con chi amiamo e con chi ci sta semplicemente parlando.
Ci accorgiamo quando ci passa davanti qualcosa o qualcuno che attira la nostra attenzione per un qualsiasi motivo. A volte il motivo è positivo altre volte no.
Il problema , oggi, è che non ci accorgiamo più degli altri, nemmeno di chi vive con noi , base di ogni malessere adolescenziale.
Gli adolescenti
Sì, perché alla base di ogni problema che caratterizza questa fascia d’età c’è il non sentirsi visti. Il fatto che “i miei non si accorgono di me. E’ come se io non esistessi in casa e per farmi notare devo urlare. O fare qualcosa che a loro non piace “…o smettere di mangiare, fare uso di sostanze, non andare a scuola, farmi del male, togliermi la vita, scappare di casa.
sì, è tutta responsabilità dei genitori che, spesso(non generalizzo mai) , non hanno tempo per loro. Riempiono la giornata, ovviamente, di lavoro…e poi di tempo per loro… e poi si è stanchi e “magari ti ascolto dopo…adesso sono stanca/o lasciami risposare”.
Ma non funziona così. I vostri figli non sono un accessorio da arredamento . Quando sono adolescenti vivono un periodo complesso della loro vita ricco di cambiamenti, domande da porsi, problematiche da risolvere di qualsiasi origine e natura…e se non ho nessuno che mi ascolta in casa mi dite dove devo andare, con chi devo parlare?
La maggior parte delle volte , quando si accorgono di non essere visti, cercano riposte in posti e n persone che non possono darne. Gli amici son amici, non hanno l’esperienza di un genitore accorto per poter consigliar lui al meglio. E quindi? E quindi ci si sente soli, affranti, depressi.
Non solo scuola-accorgersi
I ragazzi non sono solo scuola non sono solo il sodisfare le aspettative e i bisogni dei loro genitori. No…per nulla, al contrario.
I genitori devono crescere con loro, devono immergersi nel loro mondo, devono interessarsi per far sì che, tra loro, ci sia un dialogo, comunicazione.
Per far sì che non cerchino risposte in altri luoghi se non casa loro.
per capire che, nel momento del bisogno, c’è sempre qualcuno a casa che può aiutarli a capire, a risolvere le loro problematiche e perplessità.
Per apire che, nonostante tutto, loro ci sono e ci saranno sempre a supportarli senza avere pregiudizi e giudizi sulla base di…niente.
Chiedete loro come stai e anche se non vi risponderanno o vi risponderanno “Male”, magari stizziti, scocciati, non ce l’hanno con voi, mai. E’ proprio in questi momenti che hanno più bisogno di voi.
Imparate ad accorgervi del loro stato d’animo, del loro malessere. Imparate a capirli solo osservandoli e avvicinatevi, senza dir nulla. Fatelo sena giudicarli, senza arrabbiarvi. Solo in questo modo riuscirete ad instaurare con loro un rapporto fatto di comprensione, di rispetto reciproco, di dialogo, quello vero.
E voi, impegnatevi ad ascoltarli attivamente. E vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete tranquillamente contattarmi
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi fragili.
Come mai tanti bambini e tanti adolescenti sono così fragili? Come mai non sono competitivi in un mondo che spinge alla competitività, a un confronto costante e continuativo attraverso anche l’uso quotidiano dei social e di tutte le app di interazione che portano in maniera diretta a confrontarsi con gli altri?
Sono le domande che spesso mi fanno e sono, tante volte, degli aspetti alla base della chiusura di tanti ragazzi, di tanti giovani che non lottano.
A volte mi chiedono perché non lottano. Io rispondo che questo succede perché non sanno per cosa lottare, perché nessuno gli ha insegnato come fare, ma soprattutto perché nessuno li fa più lottare. Viviamo in un mondo sempre più basato sull’iperprotezione, sulla necessità di andare veloci, rapidi, orientati al risultato e non al costruire quel risultato.
Gli strumenti
Non gli stiamo dando gli strumenti. Perché è tutta una competizione con l’altro, ma nel momento in cui io non ti faccio più lottare e mi sostituisco a te, ti privo della capacità di lottare e ti sto togliendo tante opportunità.
Molte volte capita che i genitori non tollerino di vedere i figli faticare, cosa che è normalissima e umanissima. Nessun genitore è contento quando il figlio non è contento. Però quella condizione ti farà imparare tante cose, ti farà star bene, ti permetterà di trovarti bene, fa parte del processo. Quella fatica, quello sforzo, quel momento di difficoltà sono necessari e permettere ai figli di sperimentarli significa fare un dono al figlio.
Lottare è fondamentale perché chi lotta crede vivamente, fortemente in qualcosa. Lotto per ottenere qualcosa.
Quando gli adolescenti o i bambini si fissano che vogliono qualcosa per forza, quel qualcosa diventa fondamentale per loro: lottano in tutti i modi, piangono, urlano, strillano, si agitano. Gli adolescenti, ad esempio, quando vogliono uscire oppure ottenere qualcosa a tutti costi, fanno addirittura gli scioperi della fame e si ribellano in ogni modo possibile, lottano per dimostrare le proprie ragioni.
Lottare
La lotta, dunque, è fondamentale perché significa che è attivo un processo di pensiero. Si lotta per ciò che si reputa giusto.
A volte lottare porta anche a scontrarti. Quando ero piccola ci lasciavano giocare nei cortili o nei parchi vicino a casa. C’erano delle lotte enormi. Si tornava a casa arrabbiati, sporchi, minacciando di non parlare più con l’altro, si litigava.
Si litigava, ad esempio, dopo aver perso; si perdeva e ci si arrabbiava. Ma quell’arrabbiarsi dopo aver perso, quel lottare per ottenere qualcosa sono una spinta che conduce a trovare un modo per fare meglio, per fare in maniera diversa, per vincere, per dimostrare di avere ragione, permettendo di attivare anche l’intelligenza strategica.
Il grande valore della lotta e il ruolo degli adulti
Lasciare che si mettano in gioco senza intervenire immediatamente, senza che gli sia impedito di farlo, significa costruire anche un modo nuovo di affrontare le cose e di funzionare. Se i miei genitori mi avessero impedito di lottare, probabilmente non avrei sviluppato le competenze che ho oggi.
È l’adulto che deve dare gli strumenti, e questo è uno strumento, perché è attraverso la lotta che si ottengono le cose.
E man mano il genitore spiega, perché tante volte si lotta anche per condizioni che si credono giuste, per l’età, per la propria visione, per le proprie esperienze. E l’adulto gradualmente spiega anche l’importanza, fornisce altri punti di vista, aprendo una visione e non impedendo di farlo.
Errori genitoriali
Molte volte il genitore non permette al figlio di lottare perché ha paura che possa perdere, perché ha paura di una delusione o perché, spesso, l’errore del figlio è visto come una valutazione delle competenze genitoriali.
Se il figlio non performa ad alti livelli, se il figlio perde, il genitore non è un bravo genitore e ci si preoccupa di ciò che pensano o dicono gli altri. I genitori sono in competizione con i figli degli altri e allora molte volte non li si lascia lottare e si cerca di agevolarli il più possibile.
Agevolarli troppo, però, lottare per loro, fare le cose per loro o al posto loro significa farli diventare più deboli, renderli più fragili perché non possono sviluppare quelle competenze che la società invece richiede. Significa anche dirgli che non ci fidiamo di loro, perché nel momento in cui io ti permetto di farlo ti sto dicendo che tu sei in grado di farlo.
Per sviluppare una mentalità forte, di successo e vincente è fondamentale la fiducia che si acquisisce solo facendo, lotta dopo lotta, successo dopo successo. Dargli la possibilità di farlo, quindi, significa fargli capire che lo possono fare e dargli degli strumenti importanti per vivere e farli crescere.
Come farlo? L’importanza dello sport per bambini e adolescenti
Lo sport è fondamentale perché è competizione con se stessi, è competizione con l’altro. I bambini sono estremamente competitivi anche quando giocano. E vedi che si impegnano, che sudano, che si arrabbiano. È bello, ci credono ed è fondamentale.
Lo sport andrebbe valorizzato perché insegna a lottare per un obiettivo, a identificare un obiettivo, a lottare contro le proprie paure e contro ciò che si credono essere i propri limiti, a lottare con un avversario, insieme anche agli altri, quando si parla di squadra.
E quindi è fondamentale che i bambini e gli adolescenti facciano sport, per crescere e per sviluppare queste competenze, come è fondamentale che giochino da soli, che si organizzino e gestiscano il gioco, anche nei giochi di gruppo, che non ci sia sempre l’adulto a dettare le regole e che siano loro a lottare per quale gioco fare e in quale ruolo giocare. È fondamentale in questo senso lo sport libero, lo sport con un allenatore che dà strumenti e che insegna come fare lasciandoli fare.
Questo significa anche che quando i bambini fanno sport, è importante che i genitori riconoscano e lascino ad altri adulti lo spazio di persone competenti in quel settore, senza diventare anche allenatori o senza essere loro a far sempre le cose al posto dei figli.
Io vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Ossia l’ossessione dei genitori di condividere foto e video sui social dei loro figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di sharenting.
Sharenting: Cos’è, i Pericoli e Perché Bisogna Assolutamente Evitarlo
Cos’è lo Sharenting
Lo sharenting è un termine che deriva dalla combinazione delle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). Indica la tendenza di molti genitori a condividere foto, video e informazioni sui propri figli sui social media. Questo fenomeno, apparentemente innocuo, può avere conseguenze inaspettate e pericolose.
Lo sharenting coinvolge principalmente i genitori che utilizzano frequentemente i social media per raccontare la propria vita quotidiana e quella dei loro figli. Questo comportamento è diffuso in tutto il mondo, indipendentemente dall’età, dallo status sociale o dalla cultura dei genitori.
Le Caratteristiche dello Sharenting
Le principali caratteristiche dello sharenting includono la pubblicazione di foto dei figli in vari momenti della giornata, la condivisione di video che mostrano eventi significativi o divertenti, e la descrizione di dettagli personali riguardanti la crescita e lo sviluppo dei bambini. Spesso, i genitori lo fanno senza riflettere sulle possibili ripercussioni.
Le vere vittime dello sharenting sono i bambini. Non avendo alcun controllo su ciò che viene pubblicato su di loro, rischiano di vedere violata la propria privacy. Inoltre, le immagini e le informazioni condivise possono rimanere online per sempre, con potenziali conseguenze negative nel loro futuro.
Imporre delle Regole a Casa sull’Uso dei Cellulari
Per evitare i pericoli dello sharenting, è fondamentale che i genitori stabiliscano delle regole chiare sull’uso dei cellulari e dei social media a casa. Ad esempio, potrebbe essere utile concordare momenti della giornata in cui non si utilizzano i dispositivi e discutere apertamente sui motivi per cui è importante limitare la condivisione di contenuti privati.
I Rischi del Postare Foto e Video di Minori
Postare foto e video di minori sui social media comporta diversi rischi significativi. Vediamoli in dettaglio:
Furto di Identità
Le immagini e le informazioni personali pubblicate online possono essere utilizzate da malintenzionati per il furto di identità. Le foto dei bambini, associate ai loro nomi, date di nascita o altri dettagli personali, possono essere raccolte e utilizzate per creare falsi profili o per scopi fraudolenti.
Uso Improprio delle Immagini
Un rischio preoccupante è l’uso improprio delle immagini da parte di terzi. Le foto dei bambini possono essere scaricate, modificate e diffuse su siti inappropriati, inclusi quelli a contenuto pedopornografico. Questa è una violazione gravissima della privacy e della sicurezza dei minori.
Cyberbullismo
I contenuti condivisi online possono diventare materiale per il cyberbullismo. I bambini, crescendo, potrebbero diventare bersagli di prese in giro o attacchi online basati su foto o video pubblicati dai loro genitori. Questo può avere un impatto negativo sul loro benessere emotivo e psicologico.
Impatto sul Futuro
Le informazioni condivise sui social media possono avere ripercussioni a lungo termine. Foto e video imbarazzanti o troppo personali possono riemergere in momenti inopportuni, come durante la ricerca di un lavoro o in contesti sociali, influenzando negativamente la vita dei giovani adulti.
Esposizione a Estranei
Condividere dettagli della vita quotidiana dei bambini, come luoghi frequentati regolarmente, può esporli a rischi di sicurezza fisica. Estranei possono ottenere informazioni su dove si trovano i bambini in determinati momenti, aumentando il rischio di incontri indesiderati o pericolosi.
I Genitori Devono Vivere i Figli
Per contrastare lo sharenting, è utile incoraggiare attività alternative ai social media. Passare più tempo a parlare con i propri figli, guardare film insieme, giocare e leggere storie sono tutte ottime opzioni per rafforzare il legame familiare senza esporre la vita privata sui social.
Vivere i propri figli significa dedicare loro tempo e attenzione, essere presenti nella loro vita quotidiana e partecipare attivamente alla loro crescita. Questo implica creare un ambiente amorevole e aperto al dialogo, dove i bambini si sentano sicuri e valorizzati. I genitori dovrebbero ascoltare i loro figli, rispondere alle loro domande e guidarli con pazienza.
Creare un Ambiente Amorevole
Un ambiente amorevole si costruisce attraverso piccoli gesti quotidiani di affetto e rispetto. Mostrare ai propri figli che li si ama incondizionatamente li aiuta a sviluppare un senso di sicurezza e fiducia in se stessi. Abbracci, parole gentili e il tempo trascorso insieme sono fondamentali per rafforzare il legame familiare.
Essere Presenti e Partecipi
Essere presenti nella vita dei propri figli significa non solo essere fisicamente vicini, ma anche emotivamente disponibili. Questo può includere partecipare alle loro attività, aiutarli con i compiti, ascoltare le loro preoccupazioni e celebrare i loro successi. La presenza attiva dei genitori è cruciale per il benessere emotivo dei bambini.
Favorire il Dialogo Aperto
Un dialogo aperto e sincero aiuta i bambini a sentirsi ascoltati e compresi. I genitori dovrebbero incoraggiare i loro figli a esprimere liberamente i propri pensieri e sentimenti, senza paura di essere giudicati. Questo approccio favorisce la fiducia e rafforza il legame genitore-figlio.
Insegnare attraverso l’Esempio
I genitori sono i primi modelli di comportamento per i loro figli. Vivendo i propri valori e mostrando rispetto, onestà e empatia, i genitori insegnano ai loro figli le qualità essenziali per vivere in armonia con gli altri. L’esempio quotidiano è uno strumento potente per educare i bambini.
Creare Ricordi Preziosi
Le esperienze condivise creano ricordi preziosi che i bambini porteranno con sé per tutta la vita. Organizzare attività familiari come gite, giochi o semplicemente cucinare insieme aiuta a creare momenti speciali e indimenticabili. Questi ricordi rafforzano il legame familiare e offrono ai bambini un senso di appartenenza.
Conclusione e Consigli
Per evitare i pericoli dello sharenting, ecco alcuni consigli pratici:
Pensa prima di postare: Riflettete sempre sulle conseguenze di ciò che state per condividere.
Chiedi il permesso: Se i vostri figli sono abbastanza grandi, chiedete sempre il loro consenso prima di pubblicare qualsiasi contenuto che li riguardi.
Proteggi la tua privacy: Utilizza impostazioni di privacy rigorose sui social media e limita la visibilità dei tuoi post.
Sii consapevole: Informatevi sui rischi e le leggi relative alla tutela dei minori.
Focalizza sulla qualità del tempo: Dedicate più tempo a interazioni genuine con i vostri figli, lontano dagli schermi.
Ricordate, la protezione e il benessere dei vostri figli vengono prima di tutto. Vivete pienamente ogni momento con loro senza la necessità di condividerlo con il mondo.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di femmine e maschi. C’è differenza? No.
Nessuno se ne accorge all’inizio perché cominciamo a leggere una parte alla volta. Perché siamo incuriositi dalle differenze e partiamo pregiudicanti.
È quando ci accorgiamo che le due parti sono identiche… Ci meravigliamo e riflettiamo.
Maschi e femmine
Sono secoli che, fin da piccini, ci inculcano l’idea, sbagliata, che i maschi devono fare determinate cose e le femmine altre.
Che i maschietti devono comportarsi in un modo e assolutamente n in un altro e le femmine sono l’esatto opposto.
Che non hanno le stesse capacità fisiche e mentali.
Che gli uomini devono fare alcuni lavori, sport, avere hobby completamente diversi dalle femmine. Ma perché?
Retaggi culturali, ovviamene, ma che si insinuano nella mente dei bambini che, già da adolescenti, cresceranno in modo sbagliato.
La Famiglia
Come cresce u ragazzo, come diventerà adulto e camminerà da solo nel mondo dipende dalla propria famiglia, dalla propria infanzia.
Se nasciamo e cresciamo n una famiglia in cui “tu sei un maschio non puoi e non devi piangere: è da femminucce, devi essere forte”. in cui” il ballerino? Ma è uno sport da femmine…o sei gay per caso(tono di rimprovero e di delusione)?” dove “i maschi non si truccano, che schifo” e ancora “sei una donna non puoi giocare a calcio”.
Da qui mille problemi: la paura di fare coming out in famiglia per i ragazzi che coprono di essere omosessuali; la paura di dire in famiglia che si vuol fare quel lavoro o quello sport.
Il trattenere le proprie emozioni perché altrimenti non va bene, non si deve, non si può. Non posso piangere quando vorrei. Non posso gioire come una matta perché non si fa. Non posso essere arrabbiata e non aver voglia di parlare per un giorno intero perché non è rispettoso nei confronti degli altri.
Ma perché? Perché siamo pieni di tutti questi condizionamenti che ci impediscono di crescere in modo sano o, per lo meno, di essere noi stessi?Perché dobbiamo fingere di essere quello che non siamo solo per compiacere gli altri?
E perché voi genitori, lo fate, senza accorgervi che così danneggiate i vostri ragazzi e li allontanate sempre di più da voi?
Crescere
Parola d’ordine? Educare ad essere quello che si vuole e metterci tutto l’impegno che serve, costi quel che costi, per raggiungere i propri obiettivi.
E chi se ne frega se la ragazza vuol diventare un calciatore e il ragazzo un ballerino di danza classica e si trucca. Se questo è davvero quello che vogliono, se il loro talento li porta a questo i genitori non devono fare altro che aiutarli a sbagliare e a rialzarsi. A credere in loro stessi, a non paragonarsi a nessuno perché loro sono unici. Questo bisogna fare.
Buongiorno amici. Oggi pariamo di dialogo e della sua importanza per i ragazzi.
I ragazzi…sempre criticati, additati da giudizi troppo affrettati e da pregiudizi per come parlano, si muovono, vestono, per la musica che ascoltano.
Ma li avete ascoltati davvero anche solo una volta?
Dialogo
A volte sembra che non hanno bisogno di voi genitori, a volte sembra quasi che la vostra presenza dia fastidio ma non è così. La cosa più importante per loro è la presenza, il dialogo.
Quel dialogo che, purtroppo, si sintetizza spesso attraverso una chat, un messaggio su whatsapp o su un social. Pochissime parole per sintetizzare un mondo interiore, un’angoscia, una paura, un sentimento. Possibile? no.
Ma, oggi, è l’unico modo che si ha per rimanere costantemente a contatto con chi ci vuol bene. Un assurdo? Può essere ma riflettiamo.
Se ai ragazzi non fregasse davvero nulla di parlare, del dialogo, di comunicare non starebbe o attaccati ad un mezzo che, poi, di vicinanza ha ben poco. Ma dietro quel nick c’è una persona che lo ascolta, o almeno dovrebbe.
Sì, perché ok, con gli amici si scherza, si confidano piccoli grandi segreti. Ma nel vero momento di crisi, di dubbio, di indecisione e sofferenza e di gioia vogliamo sempre l presenza di chi ci ha messo al mondo e ci ama.
Genitori
Sì, siete proprio voi, cari genitori. Ma cosa succede spesso? Che predicate bene e razzolate male.
Criticate i vostri ragazzi perché passano troppo tempo sul telefono a chattare con amici con chissà chi, a vedere quelli sui social e bla bla bla..ma voi?
Non date spesso il buon esempio. Perché noi adulti siamo i primi ad essere attaccati ai telefoni. Da qui lo sharenting: il trip di fotografare qualsiasi, e dico davvero qualsiasi, cosa faccia il figlio, per la maggior parte delle volte minorenne, bambino, senza goderci quei momenti.
Si fanno centinaia di video , foto, per metterle sui social e ricevere tanti complimenti o tanti insulti. Cominciate a dare l’esempio. Come? Il dialogo.
Parlate
Dedicate tempo ai vostri ragazzi, dovete. Perché, a modo loro, hanno bisogno, un bisogno tremendo della vostra vicinanza, della vostra presenza. Hanno bisogno di essere ascoltati, ma ascoltati attivamente.
Non del “adesso non posso, più tardi”. No, hanno bisogno dic apire che la loro casa è un porto sicuro e che voi siete una spalla su cui potersi appoggiare sempre.
Siete le persone che li amano sopra ogni cosa, senza giudicarli, mai e, che per qualsiasi cosa, ci siete a dare una mano, a consigliare, a fare capire dove hanno sbagliato per aiutarli a non commettere più quello sbaglio.
E quindi, mettete da parte un po’ quei telefoni e…parlate.
Buongiorno amici. Oggi discussione: figli performanti? no, felici.
I genitori vorrebbero figli performanti, ma gli adolescenti chiedono solo di essere felici. Questa la tesi dello psichiatra Sergio De Filippis, docente di Psichiatria delle dipendenze all’Università La Sapienza di Roma e direttore sanitario di Villa von Siebenthal.
Ansia e depressione
Secondo De Filippis, alla base dell’ansia e depressione che colpisce la metà degli adolescenti italiani c’è tanta solitudine e l’incapacità di sentirsi performanti.
“Noi adulti stiamo cercando ossessivamente di crescere giovani performanti, ma ci dimentichiamo che chiedono solo di essere felici” afferma De Filippis. L’adolescente si sente inoltre invisibile, coccolato da piccolo ma poi lasciato solo quando diventa più grande. “Molte volte il genitore si trasforma in adolescente per compiacere il figlio, diventa suo amico. Niente di più sbagliato perché l’adulto deve fare l’adulto, il padre deve fare il padre, la madre la madre. I genitori non possono gareggiare su chi ha più appeal sui social” sottolinea l’esperto.
No ai genitori adolescenti
Molto spesso noto che il considerarsi amici dei propri ragazzi viene fuorviato, non viene capito.
Gli amici, in età adolescenziale, sono il gruppo dei pari, i loro coetanei. Le parsone con cui svagarsi, con cui ridere avere i propri piccoli segreti, confidarsi dell’amore che ci fa battere il cuore.
Tutto questo è raro sia condiviso coi genitori. Non essere amici non vuol dire fare il carabiniere.
Ma i genitori sono importantissimi per i ragazzi, anche se a volte non sembra sia così.
Il ruolo del genitore deve essere quello di supporto, di persona ,matura che consiglia nel modo giusto. Se devo chiedere un coniglio su una questione molto importante devo pensare di poterlo fare con una mamma o un papà che mi ascoltano davvero e che hanno l’esperienza giusta per potermi aiutare a capire cosa fare in diversi ambiti.
l porto sicuro, la casa intesa come focolare in cui non vengo giudicato e, per fare ciò, il genitore deve essere autorevole e mai autoritario. Non l’amico.
Il pensiero dello psichiatra
De Filippis è consulente scientifico del progetto “Mi vedete?” che ha coinvolto oltre 1.800 studenti, insegnanti e famiglie negli istituti scolastici con l’obiettivo di ascoltare gli adolescenti e rispondere ai loro bisogni inespressi. “Ossessivamente pensiamo che nostro figlio debba essere il più bravo a sport o a scuola, senza capire che questo è il piacere di noi genitori, non del figlio” rimarca. “Dobbiamo far sì che i ragazzi commettano errori, cadano e poi si rialzino da soli. Le cicatrici sono importanti in tenera età.”
D’accordissimo. Non abbiate troppe aspettative su vostri ragazzi.
Non progettate la loro vita , scolastica, lavorativa e privata perché, sicuramente, avranno altre mete diverse dalle vostre e va bene così.
Piuttosto, aiutateli e seguirla la loro strada, insegnate loro a sbagliare e a correggere i loro errori. A metterci anima, corpo, mente e cuore per conquistare i loro obiettivi.