come aiutare tuo figlio nell’impresa
buongiorno amici. Oggi parliamo di credere in se’ e di come aiutare tuo figlio nell’impresa.

Non serve una lavagna motivazionale: serve ascolto
Nel mondo ideale, tuo figlio si sveglia pieno di energia, affronta la scuola con grinta e si sente sicuro di sé. Nel mondo reale, invece, spesso lo vedi frustrato, demotivato o semplicemente… perso. E tu, da genitore, vorresti aiutarlo. Ma ogni volta che provi a spronarlo, lui si chiude come una cassaforte.
La verità? Non devi diventare un coach motivazionale. Non servono frasi fatte tipo “Credi in te stesso!” o “Dai il massimo!”. A volte, la cosa più potente che puoi fare è esserci davvero, in modo autentico.
Prima regola: smetti di “aggiustare”
Quando tuo figlio ti racconta di un brutto voto o di una delusione, la reazione istintiva è risolvere: “Hai provato a studiare così?”, “Hai chiesto spiegazioni alla prof?”, “Devi solo impegnarti di più”.
Ma attenzione: questa risposta, anche se nasce da una buona intenzione, può suonare come una critica mascherata. Il messaggio che arriva è: “Così come sei, non va bene”.
Invece, prova a dire: “Mi dispiace che ti sei sentito così. Vuoi parlarne?” È semplice, ma potente. Gli stai dicendo: “Ti vedo, ti ascolto, ti rispetto.”
Racconta i tuoi momenti no
I ragazzi spesso pensano che gli adulti siano nati sicuri e pronti. Ma se racconti di quella volta in cui hai preso un brutto voto, o hai avuto paura di fallire, gli stai offrendo qualcosa di prezioso: umanità.
Non si tratta di fare i “simpatici”, ma di costruire un ponte emotivo. Così tuo figlio capirà che la fiducia in sé non è qualcosa che hai o non hai. È qualcosa che si costruisce, anche cadendo.
Focalizzati sul processo, non sul risultato
L’autostima si allena più nei piccoli passi quotidiani che nei grandi successi.
Evita frasi come “Se prendi 8, sei bravo”, e prova con “Hai affrontato quella verifica anche se avevi paura: questo è coraggio”. Questo approccio ha un nome: mentalità di crescita. Ed è uno dei regali più belli che puoi fare a tuo figlio.
Dai fiducia, anche quando sbaglia
Sbaglia, prende scelte discutibili, si chiude in camera e non vuole parlare. Succede. Ma attenzione: fiducia non significa approvare tutto, significa non smettere di credere nel suo potenziale.
Prova con una frase così: “Non sono d’accordo con quello che hai fatto, ma so che sei capace di fare meglio. E io sono qui.” Queste parole piantano semi. Non germoglieranno subito, ma resteranno.
Allenati a dire meno, ma meglio
Non serve un discorso motivazionale ogni sera a cena. A volte, una frase sincera detta al momento giusto vale più di mille raccomandazioni.
Esempi:
- “Ho notato che stai mettendo impegno, anche se è dura. Questo mi rende fiero di te.”
- “Hai affrontato quella paura, e io me ne sono accorto.”
- “So che ce la farai, anche se adesso non ci credi del tutto.”
In sintesi: non serve essere un coach. Basta essere una presenza stabile
Non devi diventare un motivatore, un esperto di psicologia o un genitore perfetto. Devi solo essere presente, paziente e pronto ad accettare anche le sue fragilità.
Perché un figlio che si sente accettato, anche nei suoi momenti peggiori, è un figlio che un giorno riuscirà a guardarsi allo specchio e dirsi: “Ce la posso fare.”
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Alla prossima amici. Vi aspetto:)
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