Riflettiamo su quanto detto da Martina Morandi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su una frase della Morandi su dislessia e società.
1. Introduzione: Cos’è la dislessia?
La dislessia è una difficoltà specifica dell’apprendimento, che rende più complessa l’interpretazione di parole, frasi e testi scritti. Non si tratta di una malattia né di un problema intellettivo: la dislessia è una caratteristica che incide sul modo in cui il cervello processa le informazioni linguistiche. In Italia, migliaia di ragazzi e ragazze con dislessia affrontano ogni giorno la sfida di tenere il passo con i compagni a scuola, e spesso si ritrovano a sentirsi diversi o inadeguati. Questa differenza può generare frustrazione, incomprensioni e, purtroppo, può anche far sentire chi è dislessico come se fosse inferiore o meno capace, soprattutto in un ambiente scolastico che privilegia la lettura e la scrittura.
2. La sfida a scuola: la dislessia e il bullismo
Per gli adolescenti con dislessia, l’ambiente scolastico può rappresentare una vera e propria prova quotidiana. La lettura e la scrittura, che sono fondamentali per la maggior parte delle attività scolastiche, richiedono più tempo, maggiore sforzo e una concentrazione intensa. Di conseguenza, questi ragazzi possono sentire di non essere all’altezza, soprattutto quando osservano i loro compagni ottenere risultati con apparente facilità. Purtroppo, come riportato da Martina Morandi, i ragazzi con dislessia spesso diventano bersagli di bullismo o prese in giro. Vengono etichettati, e queste etichette contribuiscono a ridurre la loro autostima e li portano a sentirsi ancora più isolati e incompresi. La scuola, quindi, che dovrebbe essere uno spazio di crescita e di inclusione, può diventare invece un luogo di esclusione e di dolore per chi convive con la dislessia.
3. Lo sport come ambiente inclusivo: l’esperienza di Martina-dislessia e società
Per molti ragazzi con dislessia, lo sport rappresenta un’oasi di libertà e inclusione. A differenza della scuola, dove la lettura e la scrittura sono requisiti fondamentali, nello sport le competenze principali riguardano abilità fisiche, di collaborazione e di comunicazione non verbale. Martina ha trovato nel volley un ambiente in cui la sua difficoltà di apprendimento non aveva più importanza. In campo, il suo valore come persona non dipendeva da quanto velocemente riusciva a leggere o a scrivere, ma dalla sua capacità di impegnarsi, di cooperare con i compagni e di dare il massimo per la squadra. Questa esperienza le ha permesso di sentirsi valorizzata e di riscoprire la propria autostima, dimostrando che ognuno può trovare uno spazio in cui essere se stesso, al di là delle proprie difficoltà.
4. Il valore dello sport per l’autostima e la socializzazione
Numerosi studi confermano che lo sport può avere un impatto molto positivo sull’autostima e sulla socializzazione degli adolescenti, in particolare per chi vive con difficoltà come la dislessia. Partecipare a uno sport di squadra permette di sviluppare competenze come la perseveranza, la gestione delle emozioni, la comunicazione e il rispetto reciproco. Questi valori contribuiscono a costruire un’identità personale positiva e solida, lontano dai giudizi o dai voti scolastici. Per un adolescente dislessico, praticare sport diventa un modo per emergere, per costruire relazioni genuine e per essere apprezzato per le proprie abilità, piuttosto che per i propri limiti. Lo sport diventa quindi una valvola di sfogo, un mezzo per raggiungere il benessere e sentirsi parte di un gruppo in cui contano impegno, energia e passione.
5. Cambiare la percezione della dislessia: non una “malattia”- dislessia e società
Le parole di Martina Morandi contengono un messaggio fondamentale: “Non ho una malattia, faccio solo più fatica a comprendere.” Questa affermazione racchiude un cambiamento importante nel modo in cui viene percepita la dislessia. Non è una patologia da “curare,” ma una caratteristica che richiede metodi alternativi e una maggiore comprensione. Quando la dislessia viene vissuta e trattata come un aspetto del tutto normale, l’adolescente può concentrarsi sui suoi punti di forza piuttosto che sentirsi limitato. Riuscire a diffondere questa visione positiva e inclusiva della dislessia significa permettere ai ragazzi dislessici di esprimere il proprio potenziale, invece di sentirsi ridotti a un’etichetta.
Conclusione: riflessioni sulle parole di Martina Morandi- dislessia e società
Martina ci ricorda che le difficoltà, come la dislessia, non devono diventare una prigione che definisce chi siamo. La sua esperienza insegna che tutti abbiamo delle risorse uniche e che, se trovano un ambiente favorevole, queste risorse possono portare a risultati straordinari. Nonostante le difficoltà scolastiche e le prese in giro, Martina ha trovato nella pallavolo uno spazio dove sentirsi accettata e valorizzata. Le sue parole ci insegnano che le sfide come la dislessia possono essere affrontate e trasformate in opportunità di crescita. Come società, dobbiamo impegnarci per creare contesti in cui ogni ragazzo, indipendentemente dalle proprie difficoltà, possa esprimere il proprio valore e costruire un percorso di vita autentico e soddisfacente.
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Alla prossima amici:))