Scopriamolo insieme
Buongiorno amici. Oggi ci chiediamo ma è vero che i ragazzi sono menefreghisti?
Genitori e figli spesso si trovano a navigare in acque agitate, dove le emozioni sembrano nascoste dietro una facciata di indifferenza e menefreghismo.
Bambino affettuoso
“Il bambino affettuoso del passato, sempre pronto ad accettare i suggerimenti e gli ordini paterni, non esisteva più. I genitori, al momento dell’adolescenza del figlio, vivono un vero e proprio lutto: non esiste più il bambino tanto amato che li faceva sentire importanti e addirittura indispensabili” (Tratto dal libro Nel nome del figlio di Nicolò e Massimo Ammaniti).
Tuttavia, dietro questo velo di apparente distacco si cela spesso un mondo interno ricco di sfumature e sentimenti profondi.
Gli adolescenti, infatti, si trovano in una fase della vita in cui stanno cercando di scoprire chi sono e come vogliono essere visti dagli altri.
In questo percorso di scoperta ed esplorazione, spesso si ritrovano ad indossare una maschera, che il genitore potrebbe percepire come un muro di gomma, piuttosto frustrante da gestire.
Genitori lamentosi
“E’ tornato a casa con l’ennesimo 4 e me lo dice con una tranquillità disarmante: possibile che la scuola non gli interessi a tal punto? Ma neanche un po’ di vergogna, io mi sentirei piccola così”
“Mi dispiace dirlo, ma mio figlio ha il cuore di pietra. Non gli importa assolutamente nulla di noi, potrei morirgli davanti e mi scavalcherebbe”
“Mia figlia quando mi rivolge parola è perché mi deve chiedere qualcosa: sono la sua banca e il suo taxi. Possibile che non le abbia insegnato nulla?”
“Dopo una giornata di lavoro, tornare a casa e trovarla in uno stato pietoso con ancora sul tavolo la tazza della colazione, mi fa uscire letteralmente fuori di testa. Ma come è possibile che mia figlia non riesca ad empatizzare minimamente con me e con la mia stanchezza e non collabori neanche un minimo?”
Vulnerabilità
Molti ragazzi adolescenti, per proteggere se stessi e mascherare la propria vulnerabilità, possono optare per un atteggiamento freddo e indifferente.
Questo comportamento può trarre in inganno i genitori, spingendoli a interpretare erroneamente la situazione come mancanza di interesse o affetto da parte dei propri figli.
Il problema non è certo quello di perdere qualche volta la pazienza: i genitori non possono e non devono essere sempre perfetti e fare sempre la cosa giusta al momento giusto. L’errore è normale, l’importante è usare queste situazioni come momento di riflessione e, se serve, di messa in discussione.
Spesso, l’indifferenza e il menefreghismo sono solo una maschera che nasconde paure, fragilità e difficoltà nel tirare fuori i propri sentimenti ed è fondamentale riuscire ad andare oltre.
Cosa si può fare?
Diventano grandi senza preavviso e spesso si ha la sensazione che siano cambiati nel giro di pochi mesi o addirittura giorni, senza dare ai genitori il tempo necessario per adattarsi a questo cambiamento.
Si trovano in un’età in cui l’identità è ancora in fase di costruzione e la maschera può rappresentare un modo per sentirsi più sicuri e meno esposti alle critiche esterne.
Eppure, questo non significa che non abbiano bisogno degli adulti o che non gliene importi nulla.
Hanno bisogno di essere visti, di essere riconosciuti nelle loro idee e nei loro nuovi bisogni, di sapere che il genitore, pur non condividendo sempre le loro posizioni, riesce comunque a comprendere ciò che vivono, le loro emozioni, i loro sentimenti e sia pronto ad ascoltare, prima ancora che fornire soluzioni.
Diventano, dunque, ingredienti indispensabili il saper ascoltare senza giudicare, mostrare empatia e offrire supporto incondizionato, per instaurare un rapporto di fiducia e favorire un’apertura emotiva.
È importante non scoraggiarsi se non vogliono parlare o se tendono a chiudere la conversazione rapidamente.
Se si continua a mostrare interesse nei loro confronti, al momento giusto si apriranno, sapendo che mamma e papà sono un punto di riferimento.
Intransigenza
“Un fattore che rende difficile la comunicazione sono gli atteggiamenti intransigenti. Soltanto se usiamo lo stesso tono che desideriamo che gli altri usino con noi consentiamo il dialogo.
[…]L’empatia consente di calarsi nei panni dell’altro. In alcuni momenti bisogna saper spingersi al di là delle parole per comprendere lo stato d’animo e le reali esigenze del nostro interlocutore.
L’autocontrollo richiede perseveranza. Invece di scattare alla minima contrarietà, […] e provocare chiusure e irrigidimenti, meglio riflettere e usare toni pacati”
(Tratto dal libro Sopravvivere con un adolescente in casa di Anna Oliverio Ferraris)
Non esiste una formula magica per decifrare il linguaggio criptico di un figlio adolescente.
Ma con pazienza, amore e comprensione si può gradualmente costruire un ponte verso la reciproca comprensione e la condivisione di emozioni autentiche.
Con la consapevolezza che gli aspetti più profondi e intimi sono solo nascosti dietro quella facciata di insensibilità e che non vedono l’ora di trovare uno spazio per essere espressi.
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