Cos’è, come comportarsi e come uscirne
Buongiorno amici 🙂 Oggi parliamo di silenzio passivo aggressivo.
C’è silenzio e silenzio. Può essere infatti anche “buono”, quando si vuole prendere del tempo per sé in una discussione «in questo caso può essere un modo per difendersi quando la conversazione sta prendendo una piega che si fa fatica a gestire. Ma è anche un modo utile per prendere tempo e sottrarsi ad una discussione prima che degeneri.
In altri invece il silenzio diventa assordante e soprattutto un’arma nelle mani di una persona ai danni dell’altra. «In questi casi, chi decide di interrompere la comunicazione, utilizza il silenzio come un modo per ottenere un vantaggio innescando una dinamica di potere nella relazione» spiega la dottoressa Perris. Il silenzio diventa quindi un modo non solo per dilatare i tempi, ignorando l’altra persona, ma anche per creare delle situazioni di stallo in cui entrambi si è coinvolti senza quindi giungere a una soluzione. Ma perché succede?
Dietro al silenzio passivo-aggressivo, inadeguatezza e insicurezza
All’origine di questo atteggiamento ci sono molte insicurezze da parte di chi lo porta avanti come mancanza di autostima, incapacità di creare relazioni sane ma anche poca dimestichezza nello stare assieme agli altri e in società. Questi fattori generano quindi grande insicurezza e davanti a un “no” non si sa come reagire. E quindi ci si chiude nel silenzio: «Il silenzio può essere utilizzato per costringere l’altro a vedere la nostra sofferenza, per indurlo a modificare il suo comportamento o punto di vista, per generare in lui sensi di colpa, spingerlo a sentirsi in difetto e quindi a mettere in primo piano i nostri bisogni. In questo senso, può rappresentare un modo per punire l’altro o configurarsi come una dinamica manipolatoria
Atteggiamenti non solo come il silenzio, ma anche lo scomparire, il non rispondere più al telefono, il non prestare attenzione all’altro, sono tutti passivo-aggressivi e tipici di chi non sa come relazionarsi con gli altri e vuole evidenziare il suo essere vittima in una determinata circostanza. In queste situazioni mancano quindi atteggiamenti di autocritica, di flessibilità ma anche di empatia che aiutano a relazionarsi con gli altri.
Come si sente chi subisce il silenzio del passivo-aggressivo
Il passivo-aggressivo pensa quindi solo al proprio dolore e al proprio senso di inadeguatezza, non pensa mai che può essere lui stesso la causa di altro disagio: «Chi subisce l’interruzione della comunicazione può sentirsi arrabbiato, confuso rispetto ai motivi che hanno dato luogo a questa reazione. Può sentirsi in dovere di rivedere le proprie posizioni pur di ripristinare la connessione emotiva con l’altro e uscire da una situazione che genera ansia, solitudine e senso di inadeguatezza.
Uscire da una situazione di silenzio passivo-aggressivo
Come si dovrebbe comportare quindi chi subisce questo tipo di atteggiamento? Generalmente, davanti al silenzio, si ha la tendenza a ripristinare il dialogo, chiedendo cos’è successo o il perché della reazione: Così facendo però si cade esattamente nella dinamica di potere voluta dall’altro, gli si domanda cosa non va, cosa abbiamo fatto di sbagliato, come possiamo rimediare. In alcuni casi può succede che il silenzio va oltre anche le scuse, cessando solo quando chi lo utilizza avverte angoscia e disorientamento nell’altro.
Come comportarsi quindi?
Sarebbe utile, dunque, prendere tempo di fronte al silenzio mantenendo un distacco che sia un chiaro segnale che questa modalità non condurrà all’effetto sperato.
È importante anche capire che questo tipo di atteggiamento non è un attacco personale quanto la manifestazione di un problema dell’altra persona. Per questo, come consiglia la dottoressa Perris, non è consigliabile insistere o “affrontare di petto” la situazione, quanto parlarne una volta che è passato del tempo.
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Alla prossima amici.