Buongiorno amici . Oggi parliamo di genitori e di quanto siano, loro, i migliori influencer per i propri figli.
Genitori
Ah che bello fare i genitori. Cresci i tuoi figli, vivi con loro emozioni e tappe importanti della sua vita e, se hai l fortuna dia verne più di uno, è un viaggio che si ripete m sempre in modo differente.
E, parliamoci sinceramente, come vi mancano quando non sono più a caso, se sono giovani, semplicemente vanno in vacanza per qualche giorno in più.
Beh, questo vi fa capire quanto, aldilà delle discussioni dell’età adolescenziale, all’ordine del giorno, tutto è meravigliosamente importante.
Ma cosa siete voi dai primi giorni di vita? D quando sono bambini fino a che non lasciano l’ovile?
Influencer
Siete esattamente i loro più importanti influencer( e, a mio avviso, dovreste essere anche i soli ma ahimé non è così).
Ma chi sono questi influencer? Riflettiamo sulla parola: influencer. Ossia una persona che, letteralmente, influenza il pensiero, i gusti, la vita, il quotidiano di un’altra persona.
Attenzione, non è un manipolatore. Ma sono quelle persone per cui proviamo una profonda ammirazione ed empatia da esser un esempio che ci porta a comportarci come loro.
E cosa dico sempre io? che i genitori devono essere il buon esempio per i figli fin da che sono bimbi piccoli.
Esempio e guida
Ogni volta che diciamo una cosa che, per noi, è importante, ogni regola, indicazione, suggerimento e anche rimprovero sembra crolli da dosso ai figli. In realtà non è così.
Ma cosa succede.
Prediamo un esempio semplicissimo. Se dite a vostro figli “perché non leggi un libro. E’ bello farlo”, il ragazzo, ma anche il bimbo, non ne è interessato. Anzi, la vede quasi come una costrizione , un compito, nulla di tanto interessante e piacevole.
Se invece di dirlo lo fate vedere, se vostro figlio vede che dopo cena siete interessati a leggere “quel” libro, vi chiederà di cosa parla, perché siete così interessati a questa stori…fino al..”voglio leggerlo anch’io”.
E ancora “tesoro non devi fumare perché fa malissimo”…e poi vostro figlio vede che fumate h24 capite che due domande se le fa. “Lo fa mamma posso farlo anch’io”…ma, così, non dimostrate coerenza con la regola e l’insegnamento che volete far passare.
Certezze
Cominciate a fare i loro influencer da piccini, il periodo più delicato ma dove i figli sono delle spugne che assorbono tutto quello che vivono in casa, sentono, vedono.
Se voi sarete il loro esempio, la loro guida, vedrete che l’adolescenza sarà meno difficile perché sarete la loro fonte di ispirazione.
E vi ricordo che, se avete bisogno, potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi riflessione. Vediamo perché un ragazzo su cinque soffre di ansia e il perché è tabu’ chiedere aiuto.
Più di un ragazzo su cinque prova ansia, ma chiedere aiuto a un esperto di salute mentale è percepito come motivo di vergogna da un giovane su tre.
Lo rivela un’indagine di Telefono Azzurro, realizzata con il supporto di Bva Doxa, su 800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Nelle ultime due settimane solo il 41% dei ragazzi si è sentito felice.
Il 21% ha dichiarato di sentirsi in ansia o preoccupato (20%), il 6% triste.
QUALI SONO LE PREOCCUPAZIONI DEGLI ADOLESCENTI?
Tra le principali sofferenze che gli adolescenti riscontrano nei loro coetanei al primo posto vi è la dipendenza da internet e dai social network (52%), seguita dalla mancanza di autostima (41%) e dalle difficoltà relazionali con gli adulti (40%).
Per il 41% sarebbe utile insegnare ai genitori come essere vicini ai figli che stanno male, mentre il 39% auspica che a scuola si parli di più di salute mentale.
Soltanto il 39% parla nella vita di tutti i giorni di benessere mentale. La rete affettiva rimane il riferimento in caso di malessere psicologico.
Il 74% dei ragazzi ritiene la famiglia un punto fermo, seguita da amici (38%), dallo psicologo (26%) e dalla scuola (11%).
INTERNET COME RIFUGIO
— Chiedere aiuto a un esperto di salute mentale rappresenta però ancora una vergogna per uno su tre, che teme di essere giudicato dalla società.
La linea di Ascolto 19696 nel 2022 ha raccolto 1459 segnalazioni relative a problemi di salute mentale (quattro casi al giorno) e quelle gestite dal numero Emergenza Infanzia 114 nel 2022 sono state 347.
Dall’indagine emerge come la solitudine di fronte alla crescita porti sempre più ragazzi a rifugiarsi nella rete.
LE RICHIESTE DI AIUTO PER LA SALUTE MENTALE
— In media i ragazzi passano almeno tre ore al giorno sui social chattando.
Il 92% concorda che potrebbero causare dipendenza, ma il 31% li usa per combattere solitudine e noia.
“Nell’ultimo anno abbiamo visto aumentare le richieste di aiuto legate alla salute mentale – spiega Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – la velocità trasformativa del digitale ha modificato lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei ragazzi che si trovano a gestire, spesso soli, forme di difficoltà e di disagio”.
Riflessioni
Ricordate, voi genitori, di essere sempre aperti all’ascolto, di essere presenti.
Voi insegnanti di aiutare nella crescita di esseri umani,non solo di studiosi.
E voi, ragazzi, non abbiate paura di chiedere aiuto. Nessuno vi giudicherà.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che le parole possono uccidere.
PAROLE: MATERIALE ALTAMENTE PERICOLOSO, MANEGGIARE CON CONSAPEVOLEZZA!
Se le persone si domandassero più spesso quanto possono ferire le parole che stanno per utilizzare, forse ci sarebbe meno dolore. Sì dolore nel sentirle pronunciare, nel sentirsele rivolte contro. Le parole feriscono, anche profondamente, arrivano a distruggere, possono essere inopportune. Ogni volta che pensiamo di pronunciarne una, chiediamoci sempre se è utile, è importante, ma soprattutto se potrebbe ferire.
NON CONTA QUELLO CHE VUOI DIRE, CONTA QUELLO CHE PERCEPISCE IL TUO INTERLOCUTORE
In questa frase esattamente il senso del dialogo: utilizziamo le parole con “buon senso”, riflettendo su quello che potrebbero generare nel nostro interlocutore e non sempre, con egoismo perché ci riteniamo superiori.
Perché ricordiamoci che dal dialogo si percepisce molto della persona. Chi eroga consigli, chi dà giudizi, chi si permette di pensare di sapere cosa è meglio racconta molto di sé attraverso il linguaggio che utilizza.
Le parole raccontano molto della persona.
L’errore più grande è: creare un personaggio pubblico senza avergli dato tutti gli strumenti per mantenere la sua “Personalità”. L’incoerenza parole-azioni è il rischio maggiore di crisi mediatiche e social mediatiche.
“Non ho tempo da perdere per riflettere sulle mie parole quando dialogo con te” è esattamente come dire “Di te non mi interessa nulla. Esisto solo io. Tu non sei importante”. Ma non è così che funzionano le relazioni significative in qualsiasi ambito: professione, amicizia, amore …
PAROLE, PERCEZIONE E RISPETTO
Tutto parte dal rispetto. E’ nel rispetto delle persone, nel modo in cui si dialoga, nella conversazione e nel trasferimento dei contenuti.
Attraverso l’ascolto di come si esprimono gli altri nei suoi confronti si comprende tutto. E quel tutto è il risultato di parole efficaci, parole ponderate, linguaggio attento e preciso nei confronti dell’interlocutore.
Attenzione che la finzione si scopre: alle parole ovviamente devono corrispondere azioni coerenti 😉
Empatia
Sempre leu, imperterrita, onnipresente…o almeno così dovrebbe essere.
Oggi, appena apri la pagina di un qualsiasi social leggi insulti, accuse contro quella o questa persona per motivi, per la maggior parte, futili.
E ti chiedi: ma come deve sentirsi la persona dall’altra parte?
Ok, non te lo chiedi? Prova allor così: come mi sentirei io se venissi trattato così? perché le parole sono lame taglienti.
Prima di sputare sentenze, giudicare, farsi grandi su un’altra persona, cercate di capire chi avete davanti e, in base a questo, usate tatto nell’esprimervi.
E’ questione di rispetto, comprensione, di uno scambio civile di opinioni che non necessariamente devono essere uguali alle tue .
Quindi, ragazzi, prima di parlare pensate a quello che state dicendo.
Le conseguenze che derivano dal fatto di essere stati allevati da genitori manipolatori spesso non vengono prese in considerazione. Partiamo dal presupposto che, una volta raggiunta l’età adulta, tutte quelle dinamiche vissute all’interno della famiglia scompaiono, si dissolvono e perdono automaticamente rilevanza. Ma non è così. I segni del controllo psicologico prevalgono e alterano molti strati della personalità e dell’identità umana.
L’autonomia diminuisce se cresciamo sotto l’influenza di un genitore dominante. È normale infatti che, pur avendo già 30 o 40 anni, prevalgano intorno a noi i fili di queste figure. Quasi senza rendersene conto, le decisioni, i progetti per il futuro e anche le relazioni affettive sono condizionate da queste presenze disfunziona
Quali sono quei segni evidenti che siamo stati cresciuti da genitori manipolatori?
1. Avete difficoltà a prendere decisioni
Se siete cresciuti in un ambiente familiare dove gli altri decidevano per voi, è difficile che troviate una vostra autonomia. Come si dice spesso, diventare adulti è imparare a prendere le proprie decisioni. Tuttavia, essendo stata manipolata e controllata per diversi anni, la mente è piena di insicurezze.
Avete paura di prendere le redini della vostra vita, paura dei cambiamenti, di fare il primo passo, di chiudere tappe, iniziare nuovi progetti. La paura è quella particella che gli altri hanno inoculato in voi e che vi rende una persona insicura.
2. Vi mettete a paragone con gli altri
Se c’è una strategia di manipolazione che usano i genitori disfunzionali, è il confronto.
Nell’infanzia e nell’adolescenza non hanno esitato a mettervi a paragone con altri bambini, per dimostrarvi che non eravate abbastanza intelligenti, intraprendenti o che non eravate dei bravi studenti.
Tutte queste situazioni lasciano delle conseguenze.
E, oggi, continuate a confrontarvi automaticamente con gli altri, ripetendo le dinamiche della vostra famiglia. Questo diminuisce e distrugge la vostra autostima.
3. Non vi sentite degni di essere amati
Uno dei segnali che siete stati allevati da genitori manipolatori e narcisisti è da individuare nelle relazioni sessuali-affettive.
È comune per voi avere difficoltà a stabilire legami duraturi e felici. L’amore, nel vostro caso, è sempre tortuoso e doloroso. Il fatto di avere dei genitori che vi hanno fatto credere che l’affetto risponda a delle condizioni, lascia dei segni.
Le mamme e i papà che manipolano usano spesso frasi come “se non fai così non ti amerò”, “se tu fossi così mamma ti amerebbe molto di più”. Tutte queste verbalizzazioni costruiscono in noi un’immagine molto sbagliata di cosa siano le relazioni.
4. Essere stati cresciuti da genitori manipolatori e la necessità di approvazione dal mondo esterno
Una delle conseguenze dell’essere stati allevati da genitori manipolatori è la necessità di rinforzi esterni.
E no, non importa che siate maggiorenni e che non abitiate più nella casa di famiglia.
Spesso chiedete l’approvazione degli altri per sentirvi apprezzati, per sapere che state facendo le cose giuste e per avere un’immagine positiva di voi stessi.
Quella vostra tendenza spesso esaurisce gli altri. Tuttavia, non potete farne a meno. È il carburante per rafforzare la vostra autostima e il concetto che avete di voi stessi.
5. Controllate gli altri senza rendervene conto
I modelli comportamentali dei genitori sono solitamente inconsciamente interiorizzati dalla loro prole. Inoltre, in caso di genitori narcisisti, c’è il rischio che i figli ereditino questo profilo.
A volte, quando raggiungiamo l’età adulta, ripetiamo le stesse dinamiche che i nostri genitori hanno applicato a noi. Essere consapevoli di questo è fondamentale.
6. È difficile per voi esprimere ciò che sentite
Essere stati allevati da genitori manipolatori deriva, nella maggior parte dei casi, dalla repressione emotiva.
Vi hanno cresciuto facendoti credere che i vostri bisogni e sentimenti non fossero importanti.
Di conseguenza, mettete da parte quello che sentite e non sapete come esprimere le vostre emozioni; dunque, fate i conti con molte sofferenze interiori.
7. Alti e bassi emotivi
I genitori che controllano, manipolano e invalidano spesso lasciano il segno di un trauma psicologico.
Niente è più dannoso per lo sviluppo del bambino che crescere in un ambiente in cui l’amore ha condizioni e in cui vengono violati i bisogni e l’opportunità di sviluppare autonomia e sana identità.
Ciò significa che, una volta raggiunta l’età adulta, si soffrono seri problemi di regolazione delle emozioni e si è prigionieri dello stress e dell’ansia.
Suggerimenti per sanare le ferite lasciate dai genitori manipolatori
Coloro che dimostrano questa dinamica in modo dannoso presentano tratti di personalità nevrotici.
È nelle nostre mani guarire l’impronta di quelle esperienze, per raggiungere il benessere e la realizzazione. Vediamo quali tasti aiutano:
Lavorare sulla propria assertività e autostima
Allenatevi nell’intelligenza emotiva.
Praticate l’auto-compassione e la cura di voi stessi.
Cercate l’aiuto della vostra cerchia sociale: amici, partner, ecc.
Sviluppate strategie che migliorino la vostra autostima.
Imparate le tecniche per risolvere problemi e prendere decisioni.
Stabilite dei limiti sani con i vostri genitori. Decidete se continuare a vederli e in quali circostanze.
Date spazio alle vostre emozioni e convalidatele. La rabbia, la tristezza, la vergogna e l’angoscia che provi a causa di ciò che hai vissuto sono legali e accettabili.
Buongiorno amici Oggi riflettiamo sull’essere vicini in silenzio.
Vicinanza
Che bella parola…e come ogni parola ha un suo significato.
Che cosa vuol dire stare vicini ad una persona, in questo caso parliamo di adolescenti ma è esteso a tutti ovviamente?
La maggior parte di noi pensa alla vicinanza solo fisica. Io sono vicino ad una persona quando posso toccarla, abbracciarla, quando c’è insomma un contatto fisico.
Oppure, pensiamo alla vicinanza emotiva, affettiva che ci porta a comportarci, o a sentirci quai i dovere , di comportarci in un certo modo.
Se, ad esempio, vedo un amico, un figlio che non sta bene, che piange, che è triste chiediamo “cosa c’è che non va? dillo a me che posso aiutarti!”. O ancora, cominciamo a dare parei, a esprimere opinioni anche quando non viene richiesto.
Ma il vero senso della vicinanza?
Il silenzio
Sembra assurdo ma è il silenzio. E voi mi direte, sì ma Terry, come faccio ad esprimere la mia vicinanza senza poter dire una parola, senza chiedere qualcosa o farmi sentire fisicamente?
E invece è , per la maggior parte delle volte, il modo più giusto.
Come spesso dico io, ma come dice sempre il linguaggio del corpo e del volto, le parole possono essere superflue se diamo spazio a quello che parla sinceramente: il nostro corpo, il nostro volto, il nostro esserci sena dire una parola.
Sofferenza
Nella vignetta viene rappresentata una scena molto comune. Padre che chiede alla figlia cosa c’è che non va e come può fare a farla star meglio.4Di tutta risposta la figlia dice” stammi vicino, anche in silenzio”.
Partiamo dal fatto che , prima di arrivar a questo punto, abbiamo costruito un rapporto fatto di comunicazione, dialogo, e, soprattutto di ascolto attivo.
Quando la figlia può fare questa richiesta? Quando si sente capita. Quando sa che, in casa, c’è qualcuno su cui poter contare perché , questo qualcuno, è riuscito a far capire, con i piccoli gesti quotidiani, quanto sia importante per lei.
Quando c’è sempre stato rispetto reciproco, quando il genitore ha sempre rispettato i tempi della ragazza. E allora sì.
Una riposta di questo tipo può assolutamente esser detta: stammi vicino anche in silenzio”..sottotitolo: lo so che ci sei e posso contare su di te. Semplicemente ho bisogno di averti vicino senza parlare, ma anche solo tenendomi la mano o guardando un film.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del perché e come chiedere scusa ai figli.
Fare il genitore è veramente un mestiere difficile, un lavoro a tempo pieno, carico di responsabilità, dove può capitare di sbagliare, di perdere la pazienza con i figli.
Genitori perfetti?no
Non esiste il genitore perfetto. Per una mamma e un papà, l’importante NON è “non sbagliare mai”, ma essere consapevoli di certe dinamiche e delle loro conseguenze, riconoscere i propri errori e riuscire a riparare con i figli, ponendosi come una guida per loro.
Se c’è una cosa che fa bene a un figlio, è trovarsi un adulto consapevole delle proprie vulnerabilità, capace di riconoscere un errore e di chiedere scusa.
Molti adulti, specialmente gli uomini, pensano che scusarsi con un figlio li faccia apparire automaticamente deboli e meno autorevoli ai suoi occhi.
Ma non è così: mostrare di avere capito dove abbiamo sbagliato, di non essere soddisfatti di come sono andate le cose è il modo migliore per far comprendere a un ragazzo che ha davanti una persona vera e consapevole, realista e moralmente integra.
Spesso, ciò che fa più soffrire nelle relazioni non è l’errore commesso, ma non ricostruire il legame dopo la rottura.
E chiedere scusa è il modo migliore per ricucire uno strappo.
Perché ?
Molti genitori magari non chiedono scusa per orgoglio, per paura di sottomettersi o di perdere il proprio ruolo.
In realtà, è un gesto che ha in sé un grande insegnamento educativo: per farlo bene, però, ci vuole consapevolezza perché non si tratta semplicemente di chiedere scusa a parole, ma riconoscere che si è sbagliato e cercare di correggere l’errore.
Perché è importante?
1. Si insegna ai figli che si può sbagliare, ma si può anche recuperare. I figli devono sapere che sbagliare è umano, che l’importante è rendersene conto e che si può porre rimedio per cercare almeno di attenuare le conseguenze negative: bisogna però ammetterlo, per agire meglio la volta successiva.
2. Si è un modello positivo per i figli. È importante dare il buon esempio ai figli e non c’è insegnamento migliore che la coerenza, quindi mettere in pratica ciò che si “predica”: se vogliamo che i figli imparino il rispetto, ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni, il genitore deve dimostrarlo per primo attraverso il suo comportamento, più che con le parole.
3. Si favorisce un’educazione basata sul rispetto reciproco. Chiedere scusa ad un figlio significa riconoscerlo come persona che ha un valore e che merita rispetto, come lui dovrebbe dimostrare lo stesso nei confronti degli altri: non significa che, siccome sono piccoli, devono essere trattati diversamente.
Come chiedere scusa ad un figlio?
Se ci si rende conto di aver reagito in modo impulsivo, di non essere stati coerenti o di aver gestito male una situazione, è bene scusarsi con i figli, senza dilungarvi troppo con le parole, ma facendolo in modo autentico.
Le scuse devono nascere da un sentimento maturato dentro.
Per farlo in maniera adeguata, però, bisogna aver preso reale consapevolezza dei propri errori, assumendosi la responsabilità, altrimenti si rischia di farlo solo per scaricarsi la colpa.
Evitate quindi di dire “scusa ma ti comporti male e mi fai perdere la pazienza”; piuttosto andate dai figli quando vi siete calmati e riconoscete realmente di aver sbagliato.
Bisogna anche fare attenzione, però, a non abusare del termine “scusa” perché altrimenti perde di significato e di valore, diventa un’abitudine e si trasmette ai figli che può essere uno strumento per non assumersi le proprie responsabilità, continuando a commettere sempre lo stesso errore.
Non è tanto la parola “scusa” ad essere rilevante, quanto l’aver riflettuto sulla situazione, considerandola dal punto di vista di vostro figlio, riconoscere cosa sia successo e porvi rimedio, ripartendo con maggiore consapevolezza.
L’aspetto importante è riuscire a scusarsi sinceramente e “riparare” la relazione con i figli, dopo una difficoltà o un problema, ricostruendo con loro un clima di fiducia reciproca.
buongiorno amici. Oggi parliamo di violenza di genere negli adolescenti.
Ci sono varie manifestazioni di violenza di genere negli adolescenti, sebbene le molestie sessuali siano le più diffuse. Ciò è rilevante, soprattutto se si tiene conto del fatto che l’adolescenza è una fase cruciale nell’esplorazione dell’identità e nella comprensione delle aspettative sociali e delle norme di genere che vengono imposte. Una distorsione in questo porterebbe allo sviluppo di comportamenti violenti.
La violenza di genere assume molte forme, comprese le molestie sia fisiche che emotive, nonché le molestie online. Inoltre, le molestie sessuali nel contesto dell’adolescenza hanno il potenziale per essere piuttosto dannose per i giovani, abbassando la loro autostima e diminuendo la loro autostima e l’amor proprio. Isolamento, lesioni o bassa autostima sono solo alcuni dei suoi sintomi.
“La violenza di genere è una delle forme più estreme di discriminazione e una violazione dei diritti umani”.
-Ban Ki-Moon-
Cos’è la violenza di genere?
Questo è un tipo di violenza che ruota attorno a relazioni di potere ineguali tra uomini e donne. In generale, si verifica nel contesto di una relazione, indipendentemente dal fatto che ci sia stato un qualche tipo di convivenza. In questo senso, il rapido aumento del numero di casi che vengono denunciati, giorno dopo giorno, crea la necessità di portare sulla scena pubblica questo problema socio-sanitario.
La violenza di genere può iniziare con comportamenti finalizzati allo stretto controllo delle donne, un fatto che spesso passa inosservato e viene minimizzato. Tuttavia, potrebbe cristallizzarsi in colpi, esplosioni e altre aggressioni. Pertanto, emergono sintomi come mancanza di protezione, impotenza e diminuzione dell’autostima.
La tensione si accumula durante il primo periodo della relazione tra l’adolescente e la sua compagna. Di conseguenza emergono piccoli scoppi di rabbia e irritabilità che finiscono per produrre ansia all’interno della coppia.
Nella fase intermedia, la tensione di cui parliamo si proietta in esplosioni di violenza la cui potenza è variabile. La gravità è così diversa, a questo proposito, che potrebbe passare da uno schiaffo alla morte.
Infine, si verifica la cosiddetta “luna di miele”. In questo caso, l’autore del reato si scusa. Promette che il controllo eccessivo, le percosse o gli abusi verbali non si ripeteranno mai più.
Lungi dall’essere una verità certa, la “luna di miele” minaccia sempre di promesse non mantenute e diventa una speranza che finisce per essere infranta. Ricomincia il ciclo violento di controllo e aggressione fisica e verbale, come un orologio che ha compiuto le 24 ore, cosa si può fare per prevenirlo? Il punto di partenza è il rilevamento.
Chiavi che aiutano l’ambiente a rilevare la violenza di genere negli adolescenti
Essere genitori e vedere male un figlio è un fatto doloroso, come se fosse una legge. È un dolore emotivo che va oltre i margini quando la persona vulnerabile cade nelle reti dell’abuso. Se sei un parente o un amico, secondo la guida che abbiamo citato, ecco alcune chiavi che aiutano a rilevare la violenza di genere negli adolescenti:
Isolamento.
Bassa autostima.
Cambiamenti di atteggiamento.
Abbandono degli studi.
Segni di lesioni fisiche.
Riproduzione di idee maschiliste.
Comportamenti dirompenti come l’aggressività.
Mancanza di autonomia nel processo decisionale.
Cambiamenti nell’abbigliamento e nei rituali di toelettatura.
Abbandono delle attività (pittura, calcio, tennis, ecc.).
Giustificazione della gelosia da parte del partner (“è geloso perché mi ama”).
Dipendenza manifestata dal contatto permanente sui social network o attraverso lo smartphone.
Quando sei in una relazione, la cosa normale è che la relazione si basa sulla fiducia, l’ammirazione e il rispetto reciproci. Tuttavia, a volte questo è ben lungi dall’essere il caso. Se predomina la gelosia e la persona si sente alienata, è un segno di essere consapevoli che sta succedendo qualcosa di malsano. Potrebbe essere prima dell’abuso.
Questi segni consentono alla potenziale vittima di individuare il proprio scenario.
Sentirsi umiliati, controllati e sottovalutati può essere un buco nero capace di inghiottire anche la più piccola lama d’aria. È estenuante. Sembra infinita, poiché la strada che percorri è buia e pensi che non abbia né fine né luce. Chiedi aiuto ai tuoi genitori, ai tuoi insegnanti, alla polizia, al tuo medico se noti i seguenti segnali:
Controlla il tuo telefono.
Non ti fa lavorare.
Ti costringe a fare sesso.
Ti umilia, ti urla o ti insulta.
Ti mette in ridicolo, ti insulta o ti abbatte.
Ti isola dalla famiglia e dagli amici.
Controlla il modo in cui ti vesti.
Minaccia di ferire te o i tuoi cari.
Provi un costante senso di inferiorità.
Hai lasciato fuori i tuoi amici perché non gli piacevano.
Spesso ti ignora e ignora il modo in cui ti senti.
“La GBV può avere conseguenze a lungo termine per le relazioni future e la capacità dei giovani di formare connessioni sane e rispettose”.
-Emma Watson-
La violenza di genere può nascere nell’adolescenza e perpetuarsi per tutta la vita. In questo senso, la diagnosi precoce contribuisce a spezzare il ciclo. Parlare, riferire e contare sono i primi passi e il preludio alla cura di sé e al rispetto di sé. Implica dare priorità alla propria salute, sia fisica che mentale.
Questo tipo di violenza sta diventando sempre più pubblico. Preoccupa la società perché i suoi effetti negativi agiscono come una bomba a orologeria sul corpo e sulla mente. Per questo, se vedi qualcuno in una situazione come questa o ti senti in mezzo al caos che implica la violenza di genere, segnalalo.
Prevenzione e intervento: pilastri contro l’aggressione di genere nei giovani
La violenza di genere è uno degli scenari peggiori che un adolescente possa affrontare. Come risultato di questo atto dannoso, si producono comportamenti come l’isolamento, la giustificazione di un controllo eccessivo da parte dell’altra persona o quelli che si adattano a un quadro di ansia. Pertanto, è fondamentale investire nella prevenzione e intervenire quando identifichiamo una situazione di rischio.
La sfida è grande, sfaccettata e multicausale. L’approccio che richiede deve essere anche multidisciplinare. Richiede piccole azioni individuali che, in breve, diventano grandi azioni come gruppo sociale. A questo collaborano l’educazione all’uguaglianza e la promozione di una cultura della denuncia. Lavoriamo insieme.
Il divario tra ciò che dicono i genitori e il messaggio che trasmettono ai ragazzi con i loro comportamenti: coerenza.
Buongiorno amici. Oggi parliamo, nella diretta: le parole senza azioni non contano a nulla.
Coerenza
I valori della nostra gioventù sembrano, quelli sui quali, ciascuno di noi, aveva costruito i suoi progetti di vita e di comunità, e i messaggi che stiamo inconsapevolmente, senza intenzionalità, in pratica e talvolta, inviando da adulti paiono essere diventati un vero e proprio problema. Secondo un sondaggio dell’università di Harward, la grande maggioranza dei giovani facenti parte di una variegata composizione di razze, di culture e di classi sembra dare valore, un maggiore valore e una maggiore attenzione agli aspetti del successo personale.
Ad esempio, prima fra tutti, quello della realizzazione lavorativa e della felicità, rispetto a quello che, invece, era per le generazioni precedenti la preoccupazione per gli altri.
Come fare
È necessario creare quelle condizioni per far sì che i giovani, giorno dopo giorno, anche nei momenti in cui questi valori si scontreranno (talvolta interagendo con “fortitudo” e determinazione) con la ricerca della propria felicità o con quei fattori necessaria (per taluni) per raggiungere il successo o conseguire posizioni di successo.
E nello scontro, tali valori continueranno a vivere e ad essere percepiti come fattori indispensabili e decisivi della loro vita.
In sintesi, ecco cosa è emerso dalla ricerca, in primis il divario “retorica / realtà” tra ciò che i genitori e altri adulti dicono.
Diretta: le parole senza azioni non contano a nulla
Ma, come sempre, non voglio sopilerare nulla di più.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul concetto del crescere con i figli.
Accolgo mamme che si rivolgono a me per avere un aiuto nella gestione del rapporto coi loro ragazzi.
Spesso, però, mi succede che, dopo aver detto la mia, la mamma in questione mi risponde così :”ma cosa crede che sono una cattiva mamma e che non ne ho provate tutte? E’ mio figlio che sbaglia non io”
Presunzione
Partiamo dal presupposto che se ti rivolgi a me è perché ti rendi conto che qualcosa non va. Ma purtroppo molte volte si vuole solo sentirsi dire “brava, hai fatto bene…vero, è tuo figlio quello sbagliato…hai ragione”.
Disclaimer: no, non funziona così. Io analizzo le situazioni, poi cominciamo un percorso insieme dove cerchiamo di ripristinare un rapporto molto importante, il più importante: quello tra genitori e figli.
Errori
Non si nasce genitori, ahimé. Genitori, buoni genitori, lo si diventa, e non rimanendo ancorati a come siamo stati cresciuti noi.
Perché a volte può succedere di esser stati vittime di un’educazione errata che trasportiamo sui nostri figli.
L’errore, il primo ma uno dei tanti, è di pensare che il miglior metodo educativo sia quello dispotico: Io sono il genitore, io decido tu obbedisci.
Sapete cos’è questa? L’anticamera della ribellione e dell’innalzare muri difficilmente scalfibili se non si prendono provvedimenti.
Un errore ulteriore è quello di pensare che educare un adolescente sia come educare il bambino che era o, ancora, che educare il secondo figlio sia come educare il primo.
Rivelazioni
Sono tutti errori, uno più grave dell’altro.
Il rispetto deve essere reciproco. Le regole si concordano. La porta del dialogo deve essere sempre aperta a priva di pregiudizi o giudizi.
Ma sapete qual’è il primissimo segreto per costruire un rapporto sano?Imparare a crescere con loro, insieme a loro.
Ognuno di noi, ognuno dei tuoi figli ha una personalità diversa, un carattere diverso e ha bisogno di un’educazione, attenzioni diverse, seppur nata da una base comune: amore incondizionato e rispetto.
Proprio perché non si nasce genitori, la cosa più importante è crescere crescere con i figli, stare al passo coi loro cambiamenti, cambiare come cambiano loro e con loro.
E se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Riflettiamo.. più spessa è l’armatura…più fragile è chi la indossa
Fragilità
Essere una persona fragile implica avere una particolare sensibilità che aiutiamo a proteggere con una corazza, aggiungendo strati su strati ogni volta che soffriamo una delusione o ci sentiamo frustrati. Persino la persona più sensibile può diventare una persona fredda quando si sente minacciata da una situazione che non è disposta ad affrontare.
Ci sono situazioni che per tutti noi sono difficili da affrontare, da accettare o da gestire, come può essere l’abbandono, il rifiuto, il disprezzo, la colpa, ecc. Nelle situazioni in cui ci sentiamo particolarmente vulnerabili, facciamo sempre un passo indietro per proteggerci. Questo comportamento è fondamentale per preservare la nostra integrità.
Il carattere e l’atteggiamento di ognuno di noi influisce sul comportamento che si decide di adottare di fronte a quelle situazioni che possono essere fonte di grande dolore emotivo. Per questo motivo, c’è chi si espone a situazioni dolorose senza protezione, e anche con una certa tendenza masochista, fino a rimanere alquanto malmenato e ferito.
Altri tipi di persone, invece, hanno un atteggiamento più prudente: quando anticipano una situazione simile ad un’esperienza precedente, sono in grado di innalzare delle barriere e diventare impermeabili, indifferenti di fronte a qualsiasi emozione o sentimento.
“Non ci sono dubbi, la tua corazza ti protegge dalle persone che vogliono distruggerti. Eppure, se non la togli mai, ti isolerà anche dall’unica persona che potrà mai amarti”.
-Richard Bach-
Essere fragili non significa essere deboli
I due tipi di persone che abbiamo appena descritto si trovano ai due poli opposti, anche se entrambe dipendono dalla stessa fragilità. Buttarsi nel vuoto non è certo un’opzione sana, ma non lo è nemmeno circondarsi da mura per rendersi insensibili.
La fragilità viene spesso collegata e confusa con la debolezza: essere fragili è un indicatore che ci mostra l’intensità delle nostre emozioni, la sensibilità con cui viviamo i nostri sentimenti e la difficoltà che abbiamo nel mostrarci tali e quali siamo, per paura di essere feriti.
Essendo fragile, posso essere forte di fronte alle circostanze, andando avanti e conquistando le mie paure. Nonostante ciò, non mi permetto di mostrarmi sensibile, anche se dentro sto soffrendo, sto male e mi sento solo. Voglio mostrarmi forte indossando la mia armatura, facendo credere agli altri che niente può ferirmi, quando, in realtà, mi fa talmente male che sento di non poterlo sopportare.
Siamo in grado di mettere alla prova la nostra forza quando continuiamo ad avere fiducia nonostante i tradimenti, quando andiamo avanti nonostante le paure e la nostra tristezza, quando mostriamo la nostra vulnerabilità e sensibilità a chi se lo merita.
Mostrarsi tali e quali siamo-più spessa è l’armatura…
Quando sopprimiamo le nostre emozioni, quando alziamo dei muri di fronte a tutto ciò che proviamo, diamo agli altri il permesso di conoscerci solo in modo superficiale e finiamo persino per trattare gli altri allo stesso modo, avendo così relazioni superflue, senza nessun impegno speciale.
In questo modo, possiamo conoscerci per le persone che siamo davvero? Diamo agli altri l’opportunità di conoscerci a fondo? Aggiungere strati alla nostra armatura ha delle conseguenze, perché perdiamo chi siamo. Viviamo intrappolati nella paura per cercare di chiudere fuori il dolore.
“Se voglio conoscere me stesso, tutto il mio essere, la totalità di ciò che sono e non solo uno o due strati, allora, ovviamente, non devo condannare, devo essere aperto ad ogni pensiero, ad ogni sentimento, a tutti gli stati d’animo, a tutte le inibizioni”.
-Krishnamurti-
Quando siamo particolarmente sensibili, sviluppiamo la capacità di evitare di essere noi stessi, affrontiamo il mondo creando diverse personalità, che cambiano a seconda del proprio carattere: i timidi e vergognosi, gli scontrosi, gli impertinenti, i compiacenti, quelli che si prendono sempre cura degli altri, quelli che ci sono sempre per tutti, ecc.
In un certo senso, tutte queste sono le nostre maschere, quelle con le quali ci proteggiamo adottando un certo ruolo. In questo modo, e ogni volta che ci è possibile, evitiamo di parlare di noi stessi e di indossare i panni di chi siamo davvero.
Imparare a conoscersi facendo spazio alle proprie emozioni-più spessa è l’armatura…
Di sicuro mi tradiranno di nuovo, mi faranno ancora del male e le cicatrici delle mie ferite torneranno ad aprirsi. È qualcosa che non posso evitare, perché fa parte della vita stessa, del mio camminare lungo i suoi sentieri. Se voglio viverla davvero, imparare a conoscermi e ad entrare in sintonia con gli altri, devo correre il rischio che tutto ciò possa accadere, anche se mi sento fragile.
La mia insensibilità, la mia freddezza, la mia armatura, la mia corazza e i muri che ho innalzato non sono la soluzione. Nascondermi confondendomi tra gli altri è il mio autoinganno, il ruolo che assumo per sentirmi sicuro. È tutta una menzogna, uno stratagemma che mi impedisce di riconoscermi.
Anestetizziamo la nostra sensibilità impedendoci di esprimerla, perché quando in passato abbiamo avuto l’impressione di aver trovato la persona giusta con la quale condividerla, siamo stati traditi. Quando ci siamo aperti, abbiamo perso il nostro ritmo e il nostro amore per poterci accettare tornando a costruire un amore ancora più vero.
Questo processo è ciò che ci rende ancora più vulnerabili, poiché stiamo ricostruendo la nostra identità, facendo un passo dopo l’altro, imparando ad esplorare e a riconoscere quella sensibilità che abbiamo nascosto e chiuso a chiave. Ovviamente, essendo più esposti, c’è anche più probabilità di restare feriti, perché questi cambiamenti implicano anche una trasformazione nelle relazioni che abbiamo con gli altri e nei ruoli stabiliti.
Le delusioni che abbiamo affrontato, causate sia da noi stessi sia dagli altri, ci aiutano a vedere più chiaramente con quali persone vogliamo stare. Poco alla volta riusciamo a fare una selezione grazie a questioni più profonde come i valori, l’onestà e l’autenticità.
Contatti
Se avete bisogno di me potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito