Buongiorno amici. oggi parliamo del regalo più prezioso: il tempo.
Oggi, in realtà, non voglio spendere troppe parole. Voglio solo che lo guardiate questo video bellissimo e ne leggeste le parole, per capirne il senso.
l regalo più bello che possiate fare ia vostri figli. E non solo quando sono bambini…anche quando crescono.
Ragazzi
Perché i ragazzi, dai genitori, vogliono questo: tempo, ascolto, empatia, sincerità ed esempio da seguire.
Ricordatevi che siete i loro pilastri, i loro genitori, i lor maggiori influencer da cui prendere esempio e ispirazione.
Genitori
Non fate troppo gli amici, ma non perché non sia giusto o etico. Semplicemente perché, a quest’età, gli amici sono i loro coetanei, e con loro si gioca, ride, scherza, si condividono piccoli segreti, si scambiano ide sui loro primi amori.
Agli amici non si chiede consiglio nei momenti difficili. Non si cerca una spalla su cui piangere, non si chiedono spiegazioni sui quesiti importanti della vita né come fare a superare un ostacolo per noi insormontabile.
Guida
Semplicemente perché, per queste risposte, ci vogliono persone con esperienza di vita, a cui poter davvero confidare i nostri più grandi disagi, le nostre preoccupazioni perché, prescindere da tutto, genitori ti vogliono bene e ti supportano e supporteranno sempre, non importa quale sia a strada che vuoi intraprendere.
I genitori ti insegnano a cadere e a rialzarti e ti fanno ragionare, con loro, sul perché della tua caduta per no ripeterla più.
E se non vi ritrovate, cari genitori, in questa parte di un elenco grandissimo di quello che dovreste fare, ti consiglio di raccontarmi la tua storia e di uscirne insieme, migliorando il rapporto coi tuoi ragazzi.
E voi, ragazzi, se avete bisogno di me, contattatemi
Buongiorno amici . Oggi parliamo di genitori e di quanto siano, loro, i migliori influencer per i propri figli.
Genitori
Ah che bello fare i genitori. Cresci i tuoi figli, vivi con loro emozioni e tappe importanti della sua vita e, se hai l fortuna dia verne più di uno, è un viaggio che si ripete m sempre in modo differente.
E, parliamoci sinceramente, come vi mancano quando non sono più a caso, se sono giovani, semplicemente vanno in vacanza per qualche giorno in più.
Beh, questo vi fa capire quanto, aldilà delle discussioni dell’età adolescenziale, all’ordine del giorno, tutto è meravigliosamente importante.
Ma cosa siete voi dai primi giorni di vita? D quando sono bambini fino a che non lasciano l’ovile?
Influencer
Siete esattamente i loro più importanti influencer( e, a mio avviso, dovreste essere anche i soli ma ahimé non è così).
Ma chi sono questi influencer? Riflettiamo sulla parola: influencer. Ossia una persona che, letteralmente, influenza il pensiero, i gusti, la vita, il quotidiano di un’altra persona.
Attenzione, non è un manipolatore. Ma sono quelle persone per cui proviamo una profonda ammirazione ed empatia da esser un esempio che ci porta a comportarci come loro.
E cosa dico sempre io? che i genitori devono essere il buon esempio per i figli fin da che sono bimbi piccoli.
Esempio e guida
Ogni volta che diciamo una cosa che, per noi, è importante, ogni regola, indicazione, suggerimento e anche rimprovero sembra crolli da dosso ai figli. In realtà non è così.
Ma cosa succede.
Prediamo un esempio semplicissimo. Se dite a vostro figli “perché non leggi un libro. E’ bello farlo”, il ragazzo, ma anche il bimbo, non ne è interessato. Anzi, la vede quasi come una costrizione , un compito, nulla di tanto interessante e piacevole.
Se invece di dirlo lo fate vedere, se vostro figlio vede che dopo cena siete interessati a leggere “quel” libro, vi chiederà di cosa parla, perché siete così interessati a questa stori…fino al..”voglio leggerlo anch’io”.
E ancora “tesoro non devi fumare perché fa malissimo”…e poi vostro figlio vede che fumate h24 capite che due domande se le fa. “Lo fa mamma posso farlo anch’io”…ma, così, non dimostrate coerenza con la regola e l’insegnamento che volete far passare.
Certezze
Cominciate a fare i loro influencer da piccini, il periodo più delicato ma dove i figli sono delle spugne che assorbono tutto quello che vivono in casa, sentono, vedono.
Se voi sarete il loro esempio, la loro guida, vedrete che l’adolescenza sarà meno difficile perché sarete la loro fonte di ispirazione.
E vi ricordo che, se avete bisogno, potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi vediamo insieme la proposta del ministro dell’istruzione sul divieto dei cellulari in classe.
Cellulari vietati alle elementari e alle scuole medie. Il ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara annuncia la stretta, ma tra i presidi il pungo duro non convince.
Il divieto
Andiamo per gradi. Secondo il ministro l’utilizzo del cellulare a scuola è inopportuno anche se questi avviene per fini didattici.
Per Valditara l’utilizzo improprio dello smartphone può diventare un elemento di tensione tra studenti e docenti.
Tensioni che arriverebbero addirittura ad atti aggressivi. Da qui alla stretta il passo sarà breve.
Resta da capire le modalità attraverso le quali vietare l’utilizzo dei cellulari a scuola.
Ma la tolleranza zero fa storcere il naso ai dirigenti scolastici. “In realtà già oggi nelle scuole l’utilizzo dello smartphone è regolato – premette Lorella Camporesi (nella foto) dirigente alla scuola Bertola di Rimini -. Non lo si può utilizzare, salvo che per fini didattici.
La scuola
Ed è quello che si fa rispettare. Nel momento in cui un cellulare suona durante la lezione, il telefono viene portato in segreteria e vengono chiamati i genitori per la riconsegna”.
Il divieto totale lascia perplessi. “Ritengo che tra i giovani ci sia lo stesso abuso dello strumento che c’è tra gli adulti.
Le crociate periodiche a cui assistiamo contro l’utilizzo dei cellulari credo che ormai siano fuori tempo.
Questo strumento è parte della nostra quotidianità, dunque bisogna imparare a utilizzarlo nel modo corretto. Ecco, credo che sia meglio educare al suo utilizzo che un divieto totale”.
Cosa fare?
Cancellare gli smartphone dalle scuole desta qualche perplessità anche in Nicola Tontini, dirigente dell’istituto comprensivo 1di Riccione.
“Nel nostro istituto – premette Tontini – l’utilizzo degli smartphone a fini didattici viene concesso e su questo non vi sono problemi.
Il docente fa domanda e la richiesta viene accettata. Tuttavia è vero che ad oggi una normativa chiara non c’è e sono limitate le azioni che si possono mettere in campo per gestirne l’uso, quando il fine non è didattico.
Ad esempio l’idea di raccogliere tutti i cellulari al momento dell’entrata non è affatto semplice da perseguire. Servirebbe una regolamentazione chiara a cui riferirsi”.
Secondo me…
Inizialmente ero combattuta dall’adottare il pensiero del minitro o dei presidi.
E’ vero, soprattutto con i minori, i divieti sono l’anticamera della ribellione, del trasgredire una regola. Il divieto, come anche una regoal, se non spiegata nel modo corretto, e non data fine a se stessa, non è mai la cosa più giusta da fare.
Vero, è giusto educare i ragazzi al corretto uso del cellulare. Ed è proprio perché si deve educare i ragazzi si deve anche fare capire loro( questa è educazione) che in determinati contesti come la scuola non si può utilizzare.
Perché? Perché in un posto dove bisogna prestare attenzione alle lezioni e al rapporto con docenti e compagni di classe, dove si impara a crescere non è il caso. Una volta fuori è un altro discorso.
E poi, ragazzi, parliamoci chiaro, una mattinata guardandoci negli occhi è meglio che incollarci ad uno schermo no?
come aiutarli a superare paure e labirinti emotivi.
buongiorno amici. Oggi diretta adolescenti2: come aiutarli a superare paure e labirinti emotivi.
Diretta adolescenti2
Ah, l’adolescenza, gioie e dolori e preoccupazioni a parte dei genitori. Ma, in questo momento della vita di ognuno di noi, non sono solo i genitori ad essere messi sotto pressione. Ma lo sono i ragazzi stessi.
Le 4 isole
Quattro sono le paure e i labirinti emotivi che caratterizzano questa fase di vita: apatia, conformismo, perfezionismo, solitudine.
Ognuna di queste ha delle caratteristiche precise. E, per ognuno di questi labirinti, i genitori hanno il dovere di agire in determinati modi per aiutare o ragazzi a vivere serenamente la loro età.
E soprattutto per diventare degli adulti consapevoli e abili a gestire i piccoli grandi problemi della quotidianità da soli.
Diretta adolescenti2: come aiutarli a superare le loro paure
Vi lascio il link della diretta. Potete scaricarlo e seguirlo con i vostri ragazzi o i vostri genitori:)
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che le parole possono uccidere.
PAROLE: MATERIALE ALTAMENTE PERICOLOSO, MANEGGIARE CON CONSAPEVOLEZZA!
Se le persone si domandassero più spesso quanto possono ferire le parole che stanno per utilizzare, forse ci sarebbe meno dolore. Sì dolore nel sentirle pronunciare, nel sentirsele rivolte contro. Le parole feriscono, anche profondamente, arrivano a distruggere, possono essere inopportune. Ogni volta che pensiamo di pronunciarne una, chiediamoci sempre se è utile, è importante, ma soprattutto se potrebbe ferire.
NON CONTA QUELLO CHE VUOI DIRE, CONTA QUELLO CHE PERCEPISCE IL TUO INTERLOCUTORE
In questa frase esattamente il senso del dialogo: utilizziamo le parole con “buon senso”, riflettendo su quello che potrebbero generare nel nostro interlocutore e non sempre, con egoismo perché ci riteniamo superiori.
Perché ricordiamoci che dal dialogo si percepisce molto della persona. Chi eroga consigli, chi dà giudizi, chi si permette di pensare di sapere cosa è meglio racconta molto di sé attraverso il linguaggio che utilizza.
Le parole raccontano molto della persona.
L’errore più grande è: creare un personaggio pubblico senza avergli dato tutti gli strumenti per mantenere la sua “Personalità”. L’incoerenza parole-azioni è il rischio maggiore di crisi mediatiche e social mediatiche.
“Non ho tempo da perdere per riflettere sulle mie parole quando dialogo con te” è esattamente come dire “Di te non mi interessa nulla. Esisto solo io. Tu non sei importante”. Ma non è così che funzionano le relazioni significative in qualsiasi ambito: professione, amicizia, amore …
PAROLE, PERCEZIONE E RISPETTO
Tutto parte dal rispetto. E’ nel rispetto delle persone, nel modo in cui si dialoga, nella conversazione e nel trasferimento dei contenuti.
Attraverso l’ascolto di come si esprimono gli altri nei suoi confronti si comprende tutto. E quel tutto è il risultato di parole efficaci, parole ponderate, linguaggio attento e preciso nei confronti dell’interlocutore.
Attenzione che la finzione si scopre: alle parole ovviamente devono corrispondere azioni coerenti 😉
Empatia
Sempre leu, imperterrita, onnipresente…o almeno così dovrebbe essere.
Oggi, appena apri la pagina di un qualsiasi social leggi insulti, accuse contro quella o questa persona per motivi, per la maggior parte, futili.
E ti chiedi: ma come deve sentirsi la persona dall’altra parte?
Ok, non te lo chiedi? Prova allor così: come mi sentirei io se venissi trattato così? perché le parole sono lame taglienti.
Prima di sputare sentenze, giudicare, farsi grandi su un’altra persona, cercate di capire chi avete davanti e, in base a questo, usate tatto nell’esprimervi.
E’ questione di rispetto, comprensione, di uno scambio civile di opinioni che non necessariamente devono essere uguali alle tue .
Quindi, ragazzi, prima di parlare pensate a quello che state dicendo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul bisogno d’amore di alcuni ragazzi..difficili.
Esperienza
Sono anni, tanti anni che ho a che fare con adolescenti e pre adolescenti. E molte, troppe volte, mi sono affacciata a scenari, vissuti di questi ragazzi davvero terribili.
Indipendentemente dall’ambiente in cui lavoro, che sia una comunità, un domicilio, una scuola, una cooperativa o per avvocati, il mood è sempre lo stesso: il comportamento apparentemente aggressivo dei ragazzi.
Comportamenti
Non puoi rapportarti ad ognuno di loro allo stesso modo, non è possibile. Perchè ognuno ha le sue sofferenze, ognuno è in una determinata situazione per diversi motivi. Ognuno di loro, soprattutto, ha una diversa personalità e se non si insegna ai ragazzi come affrontare una sofferenza, questa rimane dentro.
Apparenza-bisogno d’amore
Purtroppo, non è solo un errore dei genitori, ma spesso anche di miei colleghi.
Si percepisce che dietro un comportamento aggressivo, dietro ad una parola detta non nel modo giusto ci sia solo rabbia, maleducazione, non rispetto, menefreghismo.
Sbagliato. Molto spesso dietro un atteggiamento di questo tipo c’è una sofferenza talmente grande da sfogarla in questo modo.
Ed è proprio lì che i rimproveri servono a poco. Invece di condannarli subito, reagendo allo stesso modo ad una loro reazione, e quindi perdendo il ruolo del buon esempio e della guida, provate a capire il perché.
Provate a chiedervi il perché di una reazione, provate ad entrare nei vissuti di questi ragazzi e provate ad empatizzare con loro.
E sì, perchè è proprio quando ci sono questi atteggiamenti che capite che hanno bisogno di amore.
E troppe volte questo comportamento è un semplicissimo grido di aiuto.
Capiteli, e se avete bisogno di un aiuto contattatemi
Buongiorno amici Oggi riflettiamo sull’essere vicini in silenzio.
Vicinanza
Che bella parola…e come ogni parola ha un suo significato.
Che cosa vuol dire stare vicini ad una persona, in questo caso parliamo di adolescenti ma è esteso a tutti ovviamente?
La maggior parte di noi pensa alla vicinanza solo fisica. Io sono vicino ad una persona quando posso toccarla, abbracciarla, quando c’è insomma un contatto fisico.
Oppure, pensiamo alla vicinanza emotiva, affettiva che ci porta a comportarci, o a sentirci quai i dovere , di comportarci in un certo modo.
Se, ad esempio, vedo un amico, un figlio che non sta bene, che piange, che è triste chiediamo “cosa c’è che non va? dillo a me che posso aiutarti!”. O ancora, cominciamo a dare parei, a esprimere opinioni anche quando non viene richiesto.
Ma il vero senso della vicinanza?
Il silenzio
Sembra assurdo ma è il silenzio. E voi mi direte, sì ma Terry, come faccio ad esprimere la mia vicinanza senza poter dire una parola, senza chiedere qualcosa o farmi sentire fisicamente?
E invece è , per la maggior parte delle volte, il modo più giusto.
Come spesso dico io, ma come dice sempre il linguaggio del corpo e del volto, le parole possono essere superflue se diamo spazio a quello che parla sinceramente: il nostro corpo, il nostro volto, il nostro esserci sena dire una parola.
Sofferenza
Nella vignetta viene rappresentata una scena molto comune. Padre che chiede alla figlia cosa c’è che non va e come può fare a farla star meglio.4Di tutta risposta la figlia dice” stammi vicino, anche in silenzio”.
Partiamo dal fatto che , prima di arrivar a questo punto, abbiamo costruito un rapporto fatto di comunicazione, dialogo, e, soprattutto di ascolto attivo.
Quando la figlia può fare questa richiesta? Quando si sente capita. Quando sa che, in casa, c’è qualcuno su cui poter contare perché , questo qualcuno, è riuscito a far capire, con i piccoli gesti quotidiani, quanto sia importante per lei.
Quando c’è sempre stato rispetto reciproco, quando il genitore ha sempre rispettato i tempi della ragazza. E allora sì.
Una riposta di questo tipo può assolutamente esser detta: stammi vicino anche in silenzio”..sottotitolo: lo so che ci sei e posso contare su di te. Semplicemente ho bisogno di averti vicino senza parlare, ma anche solo tenendomi la mano o guardando un film.
Buonigorno amici. Ogg riflettimao suo danni de la ricerca della perfezione sui ragazzi.
Quando parliamo di perfezionismo ci riferiamo a quella tendenza di raggiungere la perfezione, ovviamente ideale, in quanto non esiste. Il fatto che la perfezione non esista, non significa che non dobbiamo applicarci per cercare di raggiungere risultati sempre migliori.
Il meglio di se’
Dare il meglio di se stessi è importante, ma non si deve mai perdere l’aspetto ludico, del piacere e del divertimento, nonché quello umano della vita, soprattutto quando parliamo di bambini e adolescenti in fase di sviluppo.
Devono imparare a sbagliare e a ricavare qualcosa di utile dai propri errori.
Fare tutto bene, secondo dei criteri imposti dall’esterno non aiuta a crescere perché non fa vivere il senso profondo delle cose, non permette di entrare in relazione con l’ambiente e con le persone.
Spoglia la vita degli aspetti emotivi a favore di un risultato, di un numero o di una posizione.
Perfezionismo
Il perfezionismo sembra un problema molto frequente e in aumento soprattutto in questa fase storica e purtroppo, è presente fin dalla prima infanzia, a partire dai primi anni di vita.
I più piccoli non sentono solo la pressione sociale, dei familiari, delle loro aspettative, dell’ambiente scolastico o degli amici, ma anche quella social. Basta fare un giro nei vari social media che troviamo tutorial su come fare qualsiasi cosa “perfetta”.
Vuoi fare una festa perfetta? Vuoi fare il regalo perfetto ecc… una ricerca della perfezione anche nelle nostre attività quotidiane, come se non si potesse più fare qualcosa di “normale”.
Nella vetrina della rete sembrano tutto bravi in qualcosa, tutti capaci, tutti talenti, macchine da like.
A volte credo non esistano più bambini “normali”. Ascolto prettamente genitori che sottolineano di quanto i figli siano bravi e talentuosi in tutto ciò che fanno; difficilmente li sento orgogliosi di ciò che sono i loro bambini.
Dovere
A cosa può portare questa ricerca del perfezionismo?
Il perfezionismo non deve essere scambiato con la capacità di mettersi in gioco e di migliorarsi: è un DOVER fare alla perfezione, non un VOLER.
Spesso il perfezionismo nasce dalle pressioni familiari, da aspettative troppo elevate che i genitori riversano nei confronti dei loro figli. Si origina anche dalla paura di sbagliare, del giudizio e della valutazione di chi ci sta intorno.
Piacere di fare
Questa ricerca della perfezione non favorisce il piacere di fare le cose e può generare insoddisfazione.
Un bambino o un adolescente non riescono a godersi i risultati ottenuti, pensano di non aver fatto abbastanza anche quando hanno fatto tutto bene.
“Potevo fare meglio”, “Qui non è proprio perfetto”, “ Non è andata come volevo”. Frasi spesso accompagnate da un po’ di delusione.
Così non riescono a vivere ciò che stanno facendo, rischiano di non essere mai contenti e soddisfatti, e di sviluppare con il tempo anche un’ansia da prestazione.
In questo modo si rischia che anche un consiglio venga letto come una critica, può generare frustrazione e un automatico giustificare le proprie azioni. Non ci si accontenta mai, anche quando è andato tutto bene.
Non si prende in considerazione il “poteva andare peggio”, ma si vede solo il “poteva andare meglio”.
Quando qualcosa non va per il verso giusto c’è il rischio che venga intaccato l’umore e che l’errore o ciò che la testa legge come tale anche quando non lo è, rimanga un pensiero fisso.
Blocchi
Nei casi più gravi si può andare incontro anche a un blocco, un rifiuto, un impuntarsi, un non voler andare più avanti.
A volte preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che si attivano e la paura di sbagliare.
Tutto questo perfezionismo rischia anche di andare a intaccare l’autostima perché possono arrivare a pensare di non essere adeguati e di non essere in grado di fare le cose.
Si può fare senza dover sempre dimostrare.
Gli adulti
Come devono intervenire gli adulti?
La sfera creativa e del piacere sono spesso messe in secondo piano a discapito di quella del dovere e della riuscita personale che si basa su un metro di giudizio secondo il quale sei realizzato se ottieni voti alti, medaglie, punteggi alti ecc…
I figli non devono vivere nel dimostrare sempre qualcosa per essere riconosciuti. Non sono le prestazioni “perfette” che devono far felice un genitore, è un figlio in equilibrio che deve far felice un padre o una madre.
Puntare alla crescita personale è un insegnamento importante come fargli capire che si devono mettere sempre in gioco senza paura del giudizio.
Nella vita c’è sempre da imparare, non si vale meno rispetto agli altri quando non si è ai massimi livelli.
Impegnarsi
Sono i valori di una persona che arricchiscono. Il rischio è che il perfezionismo diventi patologico. Dobbiamo porre attenzione quando un figlio perde il piacere nel fare le cose, quando cerca solo il risultato, quando diventa più importate dimostrare piuttosto che provarci e impegnarsi per raggiungere gli obiettivi.
Si può migliorare senza pressioni mentali, concentrarsi sul processo, non sul risultato.
È importante abbassare le aspettative e le pressioni esterne e puntare maggiormente sui canali espressivi valorizzando l’importanza dell’essere se stessi.
La competizione è importante ma deve essere sana. Il confronto con gli altri serve per migliorarsi e per crescere, non va subìto.
Competizione
Non è tutto una gara o una sfida, neanche tra fratelli. Si devono evitare gli inutili confronti e puntare sulla valorizzazione delle risorse interne e delle differenze individuali.
I ragazzi oggi vivono già in una società altamente competitiva dove si respirano in ogni angolo le pressioni sociali e social.
A volte serve riequilibrare e abbassare un po’ l’asticella, non si può pensare di essere al top in tutto. È importante lavorare sugli aspetti legati al piacere e al divertimento.
Non possono diventare giudici troppo severi di se stessi, non godersi i propri risultati e non essere mai soddisfatti di se stessi.
Che voi siate ragazzi o adulti, se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite l sezione ” contatti e consulenze” del sito