Buongiorno amici. Oggi pariamo di dialogo e della sua importanza per i ragazzi.
I ragazzi…sempre criticati, additati da giudizi troppo affrettati e da pregiudizi per come parlano, si muovono, vestono, per la musica che ascoltano.
Ma li avete ascoltati davvero anche solo una volta?
Dialogo
A volte sembra che non hanno bisogno di voi genitori, a volte sembra quasi che la vostra presenza dia fastidio ma non è così. La cosa più importante per loro è la presenza, il dialogo.
Quel dialogo che, purtroppo, si sintetizza spesso attraverso una chat, un messaggio su whatsapp o su un social. Pochissime parole per sintetizzare un mondo interiore, un’angoscia, una paura, un sentimento. Possibile? no.
Ma, oggi, è l’unico modo che si ha per rimanere costantemente a contatto con chi ci vuol bene. Un assurdo? Può essere ma riflettiamo.
Se ai ragazzi non fregasse davvero nulla di parlare, del dialogo, di comunicare non starebbe o attaccati ad un mezzo che, poi, di vicinanza ha ben poco. Ma dietro quel nick c’è una persona che lo ascolta, o almeno dovrebbe.
Sì, perché ok, con gli amici si scherza, si confidano piccoli grandi segreti. Ma nel vero momento di crisi, di dubbio, di indecisione e sofferenza e di gioia vogliamo sempre l presenza di chi ci ha messo al mondo e ci ama.
Genitori
Sì, siete proprio voi, cari genitori. Ma cosa succede spesso? Che predicate bene e razzolate male.
Criticate i vostri ragazzi perché passano troppo tempo sul telefono a chattare con amici con chissà chi, a vedere quelli sui social e bla bla bla..ma voi?
Non date spesso il buon esempio. Perché noi adulti siamo i primi ad essere attaccati ai telefoni. Da qui lo sharenting: il trip di fotografare qualsiasi, e dico davvero qualsiasi, cosa faccia il figlio, per la maggior parte delle volte minorenne, bambino, senza goderci quei momenti.
Si fanno centinaia di video , foto, per metterle sui social e ricevere tanti complimenti o tanti insulti. Cominciate a dare l’esempio. Come? Il dialogo.
Parlate
Dedicate tempo ai vostri ragazzi, dovete. Perché, a modo loro, hanno bisogno, un bisogno tremendo della vostra vicinanza, della vostra presenza. Hanno bisogno di essere ascoltati, ma ascoltati attivamente.
Non del “adesso non posso, più tardi”. No, hanno bisogno dic apire che la loro casa è un porto sicuro e che voi siete una spalla su cui potersi appoggiare sempre.
Siete le persone che li amano sopra ogni cosa, senza giudicarli, mai e, che per qualsiasi cosa, ci siete a dare una mano, a consigliare, a fare capire dove hanno sbagliato per aiutarli a non commettere più quello sbaglio.
E quindi, mettete da parte un po’ quei telefoni e…parlate.
Che cos’è l’empatia e perché è importante svilupparla per avere successo nella vita? Continua a leggere e lo scoprirai.
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.”
Cos’è l’empatia? Una delle abilità umane più invisibili. Ma anche una delle più celebrate quando si presenta nel suo splendore.
Il problema è che questa abilità è in rapido declino.
“Si va avanti solo se si è i più forti e si schiacciano gli altri.”
Questo, più o meno, è il mantra di una competizione eccessiva che dimentica i benefici della collaborazione.
È una linea guida radicata in molti ambiti: dall’educazione, al commercio, al mondo delle relazioni.
L’individualismo ha tolto allenamento alla nostra empatia, relegandola a un lontano angolino della nostra mente.
Ma oggi vediamo perché è importante.
Il significato di Empatia
Partiamo dalle basi. Il termine Empatia deriva dal greco en-pathos “sentire dentro” e la definizione che gli viene data oggi dall’Enciclopedia Treccani è la seguente: “Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Con questo termine si vuole rendere in italiano quello tedesco di Einfühlung”.
Cos’è l’empatia?
Quindi, come si può definire con poche e semplici parole l’empatia al giorno d’oggi?
È la capacità di riconoscere e comprendere a pieno le emozioni altrui. La capacità di ascoltare in modo attivo e senza giudicare le persone che avete accanto.
È caratterizzata da processi cognitivi e un’attivazione emozionale nel soggetto che la prova.
È un tentativo attivo di comprendere la prospettiva degli altri e le loro emozioni: in pratica come percepiscono e come vivono la loro realtà.
Cosa non è l’empatia
È importante non fare confusione dando questo nome a emozioni diverse.
L’empatia non è:
compassione: quest’ultima è una forma di empatia unita al desiderio attivo di aiutare il prossimo;
imitazione: essere empatici non significa imitare i sentimenti dell’altra persona e il suo comportamento;
pietà: questa è infatti la preoccupazione per lo stato di un’altra persona percepita come inferiore.
A cosa serve?
Se vogliamo crescere, è un’abilità cruciale per noi e le nostre relazioni: ci permette infatti di ampliare la nostra percezione sfruttando esperienze diverse dalla nostra.
L’empatia porta con sé un enorme vantaggio sociale.
L’umano è un animale che ha sempre fatto di socialità e cooperazione i suoi punti di forza. Grazie a loro siamo riusciti a stabilirci in cima alla piramide alimentare e a inventare la nostra tecnologia.
Riusciamo a far funzionare comunità enormi e complesse grazie all’uso della parola, della scrittura e del pensiero razionale.
Ma come riusciamo a comunicare quando non abbiamo lo stesso linguaggio?
Riconoscere le emozioni degli altri e avere la certezza che gli altri riconoscano le nostre, facilita le nostre interazioni.
Accade sia nel piacere, che nel dolore: quando vediamo qualcuno sbattere la testa contro un muro, “sentiamo” il suo dolore.
Se invece osserviamo delle persone gioire, quella gioia è in grado di riflettersi dentro di noi.
Empatia e intelligenza emotiva
Quando si parla di empatia, non si può di certo trascurare l’intelligenza emotiva. Questa espressione, infatti, è definita come “la capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni” (Salovey e Mayer, 1990).
Possedere tra le proprie qualità l’intelligenza emotiva, dunque, significa avere le capacità di consapevolezza, motivazione, padronanza di sé, empatia e abilità nelle gestione delle risorse umane, che sono alla base di una buona relazione tra individui.
Non tutti, però, sviluppano l’intelligenza emotiva e questo porta alcuni individui a non saper riconoscere e controllare le proprie emozioni e quelle altrui, oltre a essere incapaci di provare empatia.
Dove sono le prove che l’empatia esiste davvero?
Secondo uno studio del Max Planck Institute in Germania, l’area del nostro cervello che si attiva nelle reazioni empatiche (e che resta spenta in abitudini egocentriche) è la circonvoluzione sopramarginale destra, una regione del lobo parietale.
Quest’area è centrale nella distinzione delle nostre emozioni rispetto a quelle degli altri.
Inoltre si attiva per darci l’abilità di osservare e valutare le emozioni che gli altri stanno provando in tempo reale.
La ricerca ha dimostrato che un funzionamento subottimale di quell’area ci porta a proiettare le nostre emozioni sugli altri, facendoci diventare egocentrici, dimenticando appunto cos’è l’empatia.
Dimenticandolo fisicamente.
Inoltre, quando siamo costretti a prendere decisioni rapide, la nostra empatia viene frenata o inibita completamente, portandoci a giudizi scorretti o imprecisi.
Non solo, in quest’area sono presenti i Neuroni Specchio che ci fanno imitare le azioni degli altri: per esempio quando una persona sbadiglia, ci troviamo a sbadigliare a nostra volta.
I vantaggi di essere empatici
Come abbiamo intuito aiuta nelle aree sociali: nella gestione delle relazioni, in quelle delle nostre comunità e soprattutto nella consapevolezza di noi stessi.
“Sapere come riconoscere le emozioni degli altri, ci dà dei parametri per riconoscere le nostre.”
Migliora anche le scelte morali: se abbiamo provato dolore sarà più difficile desiderare di infliggerlo agli altri e se abbiamo provato gioia, sarà più facile gioire della felicità altrui.
Infine la ricerca ha evidenziato altri aspetti molti interessanti:
Lo stato di salute dei pazienti migliora dove l’empatia viene praticata attivamente dai medici.
Diminuisce significativamente gli errori medici.
Modera i comportamenti aggressivi.
L’assenza di empatia è un marker fondamentale di psicopatia e autismo.
La sua presenza migliora la soddisfazione nelle relazioni intime.
Permette di creare e mantenere amicizie.
L’empatia è correlata positivamente con comportamenti di supporto e negativamente con eventi di aggressività.
Diminuisce l’incidenza dei crimini nelle società dove l’empatia è più presente.
Minimizza i problemi familiari.
Semplificando molto: possedere questa abilità migliora la nostra salute e le nostre relazioni.
Perché è così importante
“Siamo scimmie evolute con bombe atomiche a disposizione.”
Fermiamoci un attimo a pensare: negli ultimi decenni ci siamo trovati con invenzioni e tecnologie pazzesche!
Ma nonostante questo, siamo quasi gli stessi umani di qualche decina di migliaia di anni fa, con l’aggravante dell’alienazione sociale promossa dai Social Media.
Questa rivoluzione tecnologica include strumenti magnifici, come la risonanza magnetica, e armi devastanti come la bomba atomica.
Le decisioni su come e quando lanciare quelle bombe sono sempre in mano a noi umani.
Pensaci: preferiresti che a scegliere fosse una persona che sa cos’è l’empatia, o qualcuno che pensa solo a se stesso?
Come sviluppare l’empatia?
Per allenare l’empatia (siamo o non siamo efficaci dopotutto? 🙂 ) ci sono diverse attività che si possono praticare con costanza.
1) Fai questo semplice gioco
Spesso passiamo il tempo tra la gente incollati allo schermo dello smartphone.
Possiamo provare però a fare un gioco: osservare le persone e provare a indovinare il loro stato emotivo.
Ci possiamo chiedere: che giornata stanno passando? Cosa stanno provando?
La curiosità verso gli altri è il primo passo per comprendere cos’è l’empatia ed estenderne l’efficacia.
2) Impara ad ascoltare attivamente
Spesso durante le conversazioni abbiamo la risposta pronta prima ancora che l’altro abbia finito la frase.
Trattiamo molte conversazioni come battaglie verbali e finiamo per scontrarci davvero.
Rallentando un po’ possiamo cambiare il corso di questi scambi. Potremmo ad esempio fare così:
Ci prendiamo un momento per considerare ciò che l’altro ha detto e facciamo delle domande per approfondire il suo punto di vista.
Dopodiché tentiamo di comprendere perché quella persona la pensa così.
Infine proviamo a identificare le sue emozioni.
Questa pratica è ancora più utile quando non condividiamo l’opinione dell’altro, perché ci permette di espandere e completare la nostra.
3) Apriti agli altri
Ascoltare le esperienze degli altri è come leggere libri.
È vivere nuove prospettive della stessa vita: questo ci permette di avere più informazioni su esperienze comuni e vederle in maniera diversa.
Allo stesso tempo, aprirsi ai propri sentimenti e alle esperienze è fondamentale per poterli gestire e riconoscere in maniera equilibrata e costruttiva.
L’uso continuo di queste tre pratiche ci permette di allargare i nostri confini di “giudizio e pregiudizio” limitando l’uso di etichette verso l’altro e facilitandoci la via verso la visione di com’è realmente l’esperienza umana e cioè un’esperienza comune, in cui siamo una specie sola e lavoriamo per la nostra evoluzione e sopravvivenza.
Questi vantaggi e principi funzionano a tutti i livelli, dalle relazioni più intime ai progetti più grandi.
Com’è possibile avere un obiettivo comune e perseguirlo con efficacia se non prendiamo atto di cos’è l’empatia e non ci comprendiamo?
Buongiorno amici. Oggi parliamo di come “sopravvivere” a questa fase: l’adolescenza.
Quando i figli oltrepassano la soglia dell’adolescenza, non cambiano solo da un punto di vista fisico, ma iniziano anche a mettere in discussione i modelli genitoriali e iniziano a ribellarsi, provocando anche frequenti tensioni e litigi in famiglia.
Disorientamento
I genitori si trovano spesso disorientati di fronte agli atteggiamenti e ai comportamenti dei figli che crescono, non li riconoscono più, sentono di non avere più il controllo e temono che la situazione possa sfuggirgli di mano.
“Il bambino affettuoso del passato, sempre pronto ad accettare i suggerimenti e gli ordini paterni, non esisteva più. I genitori, al momento dell’adolescenza del figlio, vivono un vero e proprio lutto: non esiste più il bambino tanto amato che li faceva sentire importanti e addirittura indispensabili” (Tratto dal libro Nel nome del figlio di Nicolò e Massimo Ammaniti).
Non bisogna salire sul ring: ascolto e dialogo sono le chiavi principali
Litigi e conflitti possono essere all’ordine del giorno, un tira e molla sui compiti, sul disordine, sull’uso eccessivo di videogiochi e cellulare nonostante l’adolescenza non sia una terra di mezzo ma una fase di crescita fisiologica e necessaria: una sorta di ricerca o pretesa della propria autonomia.
Far capire le proprie ragioni può essere molto difficile e i genitori si sentono spesso messi a dura prova e costretti a provarle tutte pur di gestire la ribellione dei figli, anche se si ha spesso la sensazione che qualunque strategia adottata sembri non funzionare.
Regole
Poche regole, ma ben definite, saranno in grado di dare contenimento ai figli. La via di mezzo è quella più efficace: valutare in base alle diverse situazioni e non avere un’unica linea rigida. Ci saranno momenti in cui chiudere un occhio e altri in cui restare fermi nelle proprie decisioni, anche di fronte a rabbia e proteste.
“L’adolescenza assume significati e valori diversi nel linguaggio degli adolescenti e nelle parole degli adulti, che siano genitori, insegnanti o anche istruttori sportivi. Molti adulti non riescono a comprenderne le manifestazioni e i comportamenti” (Tratto dal libro Nel nome del figlio di Nicolò e Massimo Ammaniti).
Certamente, bisogna partire dal dialogo e dall’ascolto e cercare di comprendere le loro esigenze che spesso non corrispondono a quelle dell’adulto. La disponibilità all’ascolto è molto apprezzata dai ragazzi, anche se non lo riconosceranno mai apertamente, e può evitare di farli partire sul piede di guerra.
dove i ragazzi spengono il cellulare e leggono ascoltando musica.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di party letterari a New York.
“Al di fuori della scuola e delle cerimonie religiose, non ci sono ambienti in cui possiamo leggere all’unisono”.
Così un frequentatore dei Reading Rhythms lo scorso dicembre spiegava alla giornalista del New York Times Molly Young come mai amasse così tanto quegli happening. I Reading Rhythms non sono dei club del libro. Un club del libro è in genere strutturato in un gruppo di persone che si riunisce per discutere di libri che sono già stati letti e precedentemente selezionati in base a un tema comune o a un elenco di letture predeterminato.
Il club del libro-party letterari a New York
Questi club spesso si accordano su un unico libro da leggere ed esaminare insieme. I Reading Rhythms sono dei party letterari, delle “feste di lettura”, durante le quali i partecipanti si riuniscono per divertirsi leggendo in reciproca compagnia, ognuno con il proprio romanzo, saggio, raccolta di racconti o di poesie, e tra un blocco di tempo dedicato alla lettura e l’altro, ci sono pause dedicate alla chiacchiera.
Che potrà essere a tema letterario oppure no. Non ci sono vincoli, su questo, tant’è che la stessa reporter del NYT, racconta d’essere finita ad ascoltare la storia della vita di un altro reader, emigrato dalla Turchia agli Usa, nello specifico in Minnesota “in cerca di un posto freddo in cui studiare”, e d’essersi stupita di come, da introversa dichiarata, la connessione creata dalla lettura in sincro l’avesse stimolata alla conversazione. Si può parlare di qualunque cosa, non necessariamente di libri (anche se è più probabile che si finirà lì), e, altra differenza con ciò che avviene in una biblioteca, le posture di lettura sono tutte ammesse.
Alcuni preferiranno sedere a gambe incrociate con un libro appoggiato sulle ginocchia. Altri staranno rannicchiati su un divano. Molti adotteranno una posizione modificata del “Pensatore”. Qualche raro caso se ne starà dritto come un fuso, come un uccello di palude. L’unica cosa assolutamente proibita sono i cellulari.
New york vibes
Nella stessa America, anzi nella stessa New York degli adolescenti luddisti, un’altra tendenza va a cercare di depotenziare il ruolo di protagonista assoluto delle nostre vite che ha lo smartphone.
Dopo il movimento di auto-liberazione dagli smartphone, fondato qualche mese fa da un gruppo di adolescenti di Brooklyn resisi conto di essere finiti, dal lockdown in poi, in una sorta di burnout causato da abbuffate di chat e social, nella Grande Mela è scoppiato il boom di questi party letterari liberi dal gracchiare delle suonerie, e accompagnati, al massimo, da qualche dj set ambient o dalle note di un pianista.
Come nel caso del Luddite Club, fondato da una teenager di nome Logan Lane che ha convinto un altro centinaio di coetanei a passare le giornate nei parchi newyorkesi a fare di tutto tranne stare al telefono, anche i Reading Rhythms sono nati come cosa tra amici. In questo caso quattro ventenni – Ben Bradbury, Charlotte Jackson, John Lifrieri e Tom Worcester – hanno scoperto lo scorso autunno di avere un condiviso senso di allarme per il deterioramento del loro consumo di libri: ne leggevano sempre meno e la cosa non li rendeva affatto felici. Le cause erano quelle che ci si potrebbe facilmente immaginare: capacità di attenzione annientata, troppa socializzazione, e soprattutto gli insidiosi incantesimi dell’iPhone.
L’idea- party letterari a New York
Bradbury e Worcester, che sono coinquilini, hanno ospitato il primo evento sul loro tetto: hanno creato una playlist, 10 amici si sono presentati da loro muniti di libro, hanno letto per un po’ tutti assieme e poi hanno parlato di quello che avevano letto. E poi sono tornati a casa. Tutto molto semplice eppure tutto molto speciale, per la facilità, naturalezza e piacevolezza con cui era successo. Charlotte Jackson ha detto al NYT di aver lasciato la prima festa con la sensazione di “essere stata nella biblioteca di scuola, a discutere di filosofia fino a tarda notte con gli amici, ma senza il peso di un esame o di un saggio all’orizzonte”. “Non c’era un premio finale in ballo; è stato puramente divertente”.
I quattro hanno consolidato un format, dato un nome all’evento, pianificato altre feste, aperto la lista degli invitati e aperto un account Instagram.
Da maggio ci sono state feste a New York, Los Angeles e (tra tutti i posti) in Croazia. I party sono cresciuti: quello dello scorso febbraio, nella roccaforte dei Readers che è il club FourFiveSix di Williamsburg a New York, ha accolto 175 lettori, con una lista d’attesa di altrettanti. L’evento, dicevamo, è strutturato in più blocchi di lettura silenziosa di 30 minuti, all’insegna del monotasking e della consapevolezza.
In netto contrasto, dunque, con il multitasking che spesso ostacola la nostra concentrazione, creatività e benessere. Uno studio dell’Università del Sussex, infatti, suggerisce che il multitasking, soprattutto con i nostri dispositivi elettronici, può ridurre la nostra capacità cognitiva e il nostro benessere mentale.
Party letterari a New York
Ecco, ai party letterari si legge, talvolta si ascolta un po’ di musica, di sicuro ci si dimentica, o almeno ci si si prova, dei device. La componente interattiva di un incontro come Reading Rhythms, che arriva dopo i blocchi di lettura mirati, e in cui si discute delle nostre letture con gli altri, è supportata dalla ricerca sull’apprendimento sociale.
Secondo uno studio del Journal of Applied Cognitive Psychology, quando conversiamo con altri sul materiale che stiamo leggendo, possiamo migliorare significativamente la comprensione e la memorizzazione.
Il concetto è che quando prendi qualcosa che non è stato elaborato nel tuo cervello e lo metti su carta o in parole, ciò aiuta a organizzarlo in una narrazione coerente. “Quando ascoltavo altre persone parlare delle idee e dei pensieri che avevano trovato nei loro libri – ha scritto su questo aspetto dei RR il giornalista di Rolling Stone Usa Chris Schembra – ero ispirato a trovare nuovi modi di guardare il materiale che avevo letto nei miei”.
L’ambiente sociale
Per molti la parte preferita di questo tipo di incontro è proprio l’ambiente sociale, ma analcolico e non partitico, che ha. Sono, infatti, feste che avvengono a inizio settimana, magari proprio di lunedì sera, e per questo immerse in un’energia diversa rispetto a quella aggressiva e competitiva del weekend. Sono, dalla voce di chi li ha sperimentati, eventi calmi, accoglienti e piacevoli. Secondo una ricerca pubblicata sull’
International Journal of Environmental Research and Public Health impegnarsi in attività di gruppo come la lettura è stato collegato a un miglioramento della salute mentale e a una diminuzione del senso di solitudine, tanto che c’è chi ha iniziato a contemplare l’applicazione delle feste di lettura in altre aree, come nelle società di consulenza per il team building, negli ambienti aziendali.
“Immagina di essere un leader aziendale creativo – scrive sempre Schembra – È probabile che i tuoi dipendenti si sentano soli, disconnessi ed esauriti. Sono costantemente di fretta, raramente si fermano a riflettere, il che porta alla stagnazione. Condividere idee innovative sembra uno sforzo eccessivo, quindi si attengono allo status quo. Organizzare una festa di lettura, in qualunque forma o modo, potrebbe aiutare le persone a connettersi in modo significativo. Penso che le persone imparerebbero gli uni dagli altri. E si conosceranno meglio anche solo guardando quali libri gli altri abbiano scelto di portare”.
Nel frattempo oggi o domani spegni il cellulare per qualche ora. Metti da parte del tempo e dedicalo alla lettura. E infine, rendilo sociale, non social. Invita degli amici a casa e invece di dire loro di portare una bottiglia di vino, digli di portare un libro.
O tutte e due. L’importante è che i telefoni restino muti nelle tasche delle giacche, almeno per un capitolo o due.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di Adolescenti e disagio ma soprattutto degli errori, nei loro confronti, di scuole e famiglie.
Adolescenti e disagio: questo rappresenta una problematica complessa e multifattoriale, che richiede un’analisi approfondita delle dinamiche sia all’interno della famiglia che della scuola. L’adolescenza è una fase cruciale di sviluppo, caratterizzata da cambiamenti fisici, emotivi e sociali significativi. Tuttavia, le istituzioni educative e familiari spesso non riescono a rispondere adeguatamente alle esigenze di questa fascia d’età, contribuendo così al malessere giovanile. Esamineremo qui quattro aree principali in cui scuola e famiglia possono commettere errori, approfondendo le conseguenze di tali lacune.
La Mancanza di Supporto Emotivo e Relazionale
Una delle principali carenze riscontrate sia nelle scuole che nelle famiglie è la mancanza di supporto emotivo e relazionale adeguato. Gli adolescenti attraversano una fase di ricerca della propria identità e autonomia, caratterizzata da cambiamenti fisici, emotivi e sociali significativi. Questa fase della vita è spesso accompagnata da un senso di insicurezza e vulnerabilità, che rende gli adolescenti particolarmente bisognosi di sostegno emotivo e relazionale.
Il Ruolo della Famiglia-adolescenti e disagio
In ambito familiare, i genitori svolgono un ruolo cruciale nel fornire il supporto necessario ai propri figli. Tuttavia, molte famiglie tendono a minimizzare o ignorare i segnali di disagio, attribuendoli a normali “crisi adolescenziali”. Questo approccio può portare a una sottovalutazione delle problematiche psicologiche che i ragazzi stanno vivendo. I genitori possono non riconoscere i sintomi di ansia, depressione o stress nei loro figli, e ciò può ritardare l’intervento necessario. Inoltre, la mancanza di una comunicazione aperta e di un ascolto attivo può impedire agli adolescenti di esprimere le proprie emozioni e preoccupazioni. I genitori devono essere in grado di creare un ambiente di fiducia, dove i ragazzi si sentano sicuri nel condividere i loro sentimenti senza il timore di essere giudicati o incompresi.
Il Ruolo della Scuola-adolescenti e disagio
Le scuole, pur essendo luoghi di socializzazione, spesso mancano del personale adeguatamente formato per riconoscere e gestire i problemi emotivi degli studenti. La carenza di consulenti scolastici e psicologi può portare a una mancata individuazione precoce dei disturbi emotivi, aggravando la situazione degli adolescenti in difficoltà. Inoltre, il personale scolastico potrebbe non essere preparato a gestire situazioni di bullismo, esclusione sociale o altre forme di disagio relazionale che possono emergere all’interno della comunità scolastica. Un ambiente scolastico che non fornisce il giusto supporto emotivo può contribuire a creare un senso di isolamento e alienazione negli studenti.
L’Importanza del Supporto Emotivo-adolescenti e disagio
Il supporto emotivo è fondamentale per il benessere psicologico degli adolescenti. Esso include l’attenzione ai bisogni emotivi, la capacità di ascolto, l’empatia e la comprensione. Gli adolescenti devono sapere che possono contare su adulti di riferimento che siano pronti a sostenerli nelle sfide quotidiane. Un supporto emotivo efficace aiuta a sviluppare la resilienza, la capacità di affrontare le difficoltà e di gestire lo stress. Inoltre, un ambiente familiare e scolastico che promuove il benessere emotivo favorisce lo sviluppo di una sana autostima e di relazioni interpersonali positive.
Strategie di Miglioramento-adolescenti e disagio
Per migliorare il supporto emotivo e relazionale offerto agli adolescenti, è necessario adottare alcune strategie chiave. In ambito familiare, i genitori possono beneficiare di programmi di formazione e supporto alla genitorialità, che li aiutino a riconoscere e rispondere adeguatamente ai segnali di disagio dei loro figli. Inoltre, promuovere una comunicazione aperta e autentica all’interno della famiglia è essenziale per costruire relazioni di fiducia.
Nelle scuole, è fondamentale aumentare la disponibilità di consulenti scolastici e psicologi, e fornire formazione al personale docente per riconoscere i segnali di disagio emotivo e intervenire in modo appropriato. Creare programmi di supporto tra pari e gruppi di sostegno può aiutare gli studenti a sentirsi meno soli e più compresi nelle loro difficoltà. Inoltre, promuovere un ambiente scolastico inclusivo e accogliente, dove ogni studente si senta valorizzato e supportato, è cruciale per il loro benessere emotivo e relazionale.
In conclusione, la mancanza di supporto emotivo e relazionale rappresenta una delle principali criticità che contribuiscono al disagio degli adolescenti. Famiglia e scuola devono lavorare insieme per creare un ambiente di sostegno, ascolto e comprensione, in modo da favorire il benessere psicologico e lo sviluppo armonioso dei giovani.
L’Inadeguatezza del Sistema Educativo-adolescenti e disagio
Un’altra problematica significativa che contribuisce al disagio degli adolescenti è l’inadeguatezza del sistema educativo. Questo problema si manifesta attraverso vari aspetti, tra cui il sovraccarico di compiti, l’enfasi eccessiva sulla performance accademica e la mancanza di personalizzazione dell’insegnamento. Questi fattori possono portare a elevati livelli di stress, ansia e insoddisfazione tra gli studenti, compromettendo il loro benessere generale e il loro sviluppo personale.
Sovraccarico di Compiti
Il sistema educativo spesso impone un carico eccessivo di compiti agli studenti, che devono destreggiarsi tra numerosi esami, verifiche e progetti. Questo sovraccarico può diventare opprimente, lasciando poco tempo per il riposo, le attività ricreative e la socializzazione, elementi fondamentali per un sano sviluppo adolescenziale. La pressione di dover eccellere in tutte le materie può generare un senso di inadeguatezza e frustrazione nei ragazzi, portandoli a sentirsi costantemente sotto esame e giudicati solo in base alle loro performance accademiche. Questo approccio ignora le diverse capacità e inclinazioni individuali, penalizzando chi potrebbe eccellere in ambiti non tradizionalmente valutati dal sistema scolastico.
Enfasi sulla Performance Accademica
La forte enfasi sulla performance accademica e sui risultati dei test standardizzati è un’altra componente critica. Gli studenti sono spesso spinti a ottenere voti alti per accedere a buone università e, in futuro, a posti di lavoro competitivi. Questa pressione per ottenere risultati eccellenti può portare a livelli elevati di stress e ansia, soprattutto per coloro che potrebbero non sentirsi all’altezza delle aspettative. Inoltre, questa focalizzazione sui risultati può ridurre la motivazione intrinseca allo studio, trasformando l’apprendimento in un compito meccanico e privo di piacere. Gli studenti possono sentirsi ridotti a semplici numeri, valutati solo per le loro prestazioni scolastiche, trascurando aspetti fondamentali come la creatività, il pensiero critico e lo sviluppo personale.
Mancanza di Personalizzazione dell’Insegnamento
La mancanza di personalizzazione dell’insegnamento è un ulteriore fattore che contribuisce al disagio degli adolescenti. Ogni studente ha bisogni, interessi e modalità di apprendimento unici, ma il sistema educativo tradizionale tende a utilizzare un approccio standardizzato che non tiene conto di queste differenze. Questa mancanza di adattamento può portare a un disinteresse generale verso lo studio e a un senso di alienazione. Gli studenti che non si riconoscono nei metodi di insegnamento adottati possono sentirsi esclusi e non valorizzati, il che può compromettere il loro impegno e la loro partecipazione attiva. È fondamentale che le scuole sviluppino programmi didattici più flessibili e personalizzati, in grado di rispondere alle esigenze individuali degli studenti e di valorizzare le loro diverse potenzialità.
Strategie di Miglioramento
Per affrontare l’inadeguatezza del sistema educativo, è necessario adottare una serie di strategie. Innanzitutto, ridurre il carico di compiti e fornire un equilibrio tra studio e tempo libero può contribuire a diminuire i livelli di stress tra gli studenti. Promuovere un approccio all’apprendimento più equilibrato, che valorizzi tanto le competenze accademiche quanto quelle sociali ed emotive, è essenziale per il benessere complessivo degli adolescenti.
Inoltre, è fondamentale che le scuole adottino metodi di insegnamento più personalizzati. Questo può essere realizzato attraverso l’uso di tecnologie educative avanzate, che permettono di adattare il percorso di apprendimento alle esigenze di ogni singolo studente. L’introduzione di programmi scolastici che promuovano il pensiero critico, la creatività e le competenze pratiche può aiutare a creare un ambiente di apprendimento più stimolante e inclusivo.
Infine, è importante che il sistema educativo riconosca e valorizzi i diversi talenti e le diverse inclinazioni degli studenti, andando oltre la semplice valutazione delle performance accademiche. Creare un ambiente scolastico che supporti lo sviluppo integrale degli studenti, inclusi gli aspetti emotivi e sociali, è fondamentale per favorire una crescita equilibrata e armoniosa.
In sintesi, l’inadeguatezza del sistema educativo è una delle principali cause di disagio tra gli adolescenti. È necessario un cambiamento radicale nel modo in cui viene concepita e implementata l’istruzione, promuovendo un approccio più olistico e personalizzato che tenga conto delle esigenze e delle peculiarità di ogni studente.
La Pressione Sociale e la Comparazione con i Pari
Un ulteriore fattore che contribuisce significativamente al disagio degli adolescenti è la pressione sociale e la costante comparazione con i pari. In un’epoca dominata dai social media e dall’accesso immediato alle informazioni, gli adolescenti sono continuamente esposti a immagini e messaggi che possono influenzare negativamente la loro autostima e il loro benessere emotivo. Questa pressione si manifesta attraverso varie forme, tra cui il confronto sociale, il cyberbullismo e le aspettative irrealistiche riguardanti l’aspetto fisico e il successo personale.
Confronto Sociale
Il confronto sociale è un fenomeno comune tra gli adolescenti, che cercano di definire la propria identità e il proprio valore in relazione agli altri. Questo processo, sebbene naturale, può diventare problematico quando gli adolescenti si confrontano con immagini idealizzate e irrealistiche di successo e bellezza promosse dai media e dai social network. La continua esposizione a tali modelli può portare a sentimenti di inadeguatezza e insicurezza, poiché gli adolescenti possono percepire di non essere mai all’altezza degli standard imposti dalla società. Questo confronto può erodere la loro autostima e alimentare problemi di immagine corporea, contribuendo a disturbi alimentari e depressione.
Cyberbullismo
Il cyberbullismo rappresenta una minaccia crescente per il benessere degli adolescenti. A differenza del bullismo tradizionale, che si limita agli ambienti fisici come la scuola, il cyberbullismo può avvenire in qualsiasi momento e luogo attraverso l’uso di dispositivi digitali. Gli adolescenti possono essere vittime di attacchi personali, diffusione di voci infondate, esclusione dai gruppi sociali online e altre forme di abuso psicologico. Le conseguenze del cyberbullismo sono spesso gravi, portando a isolamento sociale, ansia, depressione e, in alcuni casi, a comportamenti autolesionistici o suicidari. La natura pervasiva e anonima del cyberbullismo rende difficile per le vittime trovare sollievo e supporto, aumentando il loro senso di vulnerabilità e impotenza.
Aspettative Irrealistiche
Le aspettative irrealistiche riguardanti l’aspetto fisico e il successo personale sono alimentate dai media e dai social network, che spesso promuovono standard di bellezza e realizzazione difficilmente raggiungibili. Gli adolescenti, in particolare le ragazze, possono sentirsi costantemente sotto pressione per conformarsi a questi ideali, investendo tempo ed energie in diete estreme, esercizi fisici intensivi e altre pratiche dannose per la salute. Queste aspettative possono estendersi anche al rendimento scolastico e alle carriere future, con gli adolescenti che sentono il bisogno di eccellere in ogni ambito per essere considerati di successo. Questo carico di pressione può portare a stress cronico, ansia e una visione distorta della propria identità e dei propri obiettivi.
Strategie di Mitigazione
Per mitigare l’impatto della pressione sociale e della comparazione con i pari, è essenziale adottare una serie di strategie a livello familiare, scolastico e sociale. Le famiglie possono svolgere un ruolo cruciale promuovendo un ambiente di supporto e comprensione, in cui gli adolescenti si sentano liberi di esprimere le loro preoccupazioni e insicurezze senza timore di giudizio. È importante che i genitori e i caregiver educhino i loro figli sull’uso responsabile dei social media e li incoraggino a sviluppare una visione critica dei contenuti a cui sono esposti.
Le scuole possono contribuire implementando programmi di educazione emotiva e sociale che insegnino agli studenti competenze di resilienza, autostima e gestione dello stress. Creare spazi sicuri in cui gli adolescenti possano discutere apertamente delle loro esperienze e dei loro sentimenti può aiutare a ridurre il senso di isolamento e favorire il sostegno reciproco. Inoltre, è fondamentale che le istituzioni scolastiche adottino politiche rigorose contro il cyberbullismo, fornendo risorse e supporto alle vittime.
A livello sociale, è necessario promuovere campagne di sensibilizzazione che sfidino gli stereotipi irrealistici di bellezza e successo, presentando modelli più diversificati e realistici. Collaborare con influencer e personaggi pubblici che possano diffondere messaggi positivi e incoraggianti può contribuire a creare un ambiente culturale più inclusivo e supportivo.
In sintesi, la pressione sociale e la comparazione con i pari sono fattori significativi che contribuiscono al disagio degli adolescenti. Affrontare queste problematiche richiede un impegno congiunto da parte di famiglie, scuole e società per promuovere un ambiente più sano, inclusivo e comprensivo per i giovani.
Comunicazione Inefficace e Conflitti Generazionali
La comunicazione inefficace e i conflitti generazionali rappresentano un ulteriore fattore che contribuisce significativamente al disagio negli adolescenti. La mancanza di un dialogo aperto e comprensivo tra adolescenti e adulti può creare un ambiente di incomprensione e alienazione, aggravando le difficoltà emotive e psicologiche dei giovani. Inoltre, le differenze generazionali possono amplificare le tensioni, rendendo ancora più complicata la costruzione di relazioni solide e di fiducia.
Barriere di Comunicazione
Una delle principali cause di una comunicazione inefficace tra adolescenti e adulti sono le barriere di comunicazione. Queste barriere possono essere di natura linguistica, culturale o psicologica. Gli adolescenti spesso sentono che i loro genitori o insegnanti non comprendono le loro esperienze, preoccupazioni e punti di vista. Questa percezione può portare a un rifiuto del dialogo, chiusura emotiva e isolamento. D’altra parte, gli adulti possono trovare difficile relazionarsi con i problemi moderni degli adolescenti, spesso sottovalutando o banalizzando le loro preoccupazioni.
Differenze nei Valori e nelle Prospettive
Le differenze nei valori e nelle prospettive tra generazioni possono essere un terreno fertile per i conflitti. Gli adolescenti oggi crescono in un mondo molto diverso da quello dei loro genitori, caratterizzato da rapide innovazioni tecnologiche, cambiamenti sociali e un panorama culturale in continua evoluzione. Queste differenze possono portare a visioni contrastanti su temi come l’uso della tecnologia, l’educazione, le relazioni e la carriera. I genitori e gli educatori possono avere aspettative che non risuonano con le aspirazioni e le realità degli adolescenti, creando tensioni e incomprensioni.
Mancanza di Ascolto Attivo-adolescenti e disagio
La mancanza di ascolto attivo è un altro problema cruciale. Gli adolescenti spesso sentono che le loro opinioni e sentimenti non vengono presi sul serio. L’ascolto attivo implica non solo sentire le parole pronunciate, ma anche comprendere il significato e le emozioni sottostanti. Quando gli adulti falliscono in questo, gli adolescenti possono sentirsi non rispettati o ignorati, il che può aumentare il loro disagio emotivo e alimentare conflitti. La capacità di ascoltare attivamente è fondamentale per costruire un dialogo costruttivo e relazioni basate sulla fiducia e il rispetto reciproco.
Ruolo dei Media e delle Tecnologie
L’avvento dei media digitali e delle tecnologie ha ulteriormente complicato la comunicazione tra le generazioni. I social media, le piattaforme di messaggistica e i giochi online rappresentano una parte significativa della vita degli adolescenti, spesso incomprensibile per gli adulti. Questa disparità nella comprensione e nell’utilizzo delle tecnologie può creare un gap di comunicazione, dove gli adolescenti si sentono più compresi e connessi con i loro coetanei online piuttosto che con i loro familiari o insegnanti. I genitori e gli educatori devono aggiornarsi e cercare di comprendere l’importanza di questi nuovi strumenti di comunicazione per poter interagire efficacemente con gli adolescenti.
Strategie di Miglioramento
Per migliorare la comunicazione e ridurre i conflitti generazionali, è necessario adottare alcune strategie mirate. In primo luogo, promuovere l’apertura e il dialogo sincero. Gli adulti dovrebbero creare spazi sicuri dove gli adolescenti possano esprimere liberamente i loro pensieri e sentimenti senza timore di giudizi o ritorsioni.
In secondo luogo, è fondamentale l’educazione emotiva per entrambi, adolescenti e adulti. Corsi e workshop su comunicazione efficace, ascolto attivo e risoluzione dei conflitti possono fornire gli strumenti necessari per migliorare le interazioni.
Inoltre, è importante che i genitori e gli educatori siano disposti a imparare e ad adattarsi. Comprendere le nuove tecnologie e i cambiamenti sociali può aiutare a ridurre il gap generazionale e a facilitare una comunicazione più efficace.
Infine, incoraggiare attività comuni che possano costruire un terreno di comprensione reciproca. Progetti familiari, discussioni su temi di interesse comune e momenti di svago condivisi possono rafforzare i legami e migliorare la qualità della comunicazione.
In sintesi, la comunicazione inefficace e i conflitti generazionali sono sfide significative nel contesto del disagio adolescenziale. Adottando strategie mirate per migliorare il dialogo e ridurre le incomprensioni, è possibile creare un ambiente più armonioso e di supporto per gli adolescenti.
Disattenzione ai Bisogni Individuali e Diversità
La disattenzione ai bisogni individuali e alle diversità rappresenta un problema cruciale nel contesto educativo e familiare che contribuisce significativamente al disagio adolescenziale. Ogni adolescente è unico, con bisogni, interessi e capacità diversi, ma spesso scuole e famiglie non riescono a riconoscere e rispettare queste differenze. Questo può portare a sentimenti di inadeguatezza, esclusione e demotivazione.
Bisogni Educativi Individuali-adolescenti e disagio
Ogni studente ha un proprio stile di apprendimento e ritmo di sviluppo. Tuttavia, molti sistemi educativi adottano un approccio uniforme che non tiene conto delle differenze individuali. Gli adolescenti con bisogni educativi speciali o con diverse capacità cognitive possono sentirsi trascurati e non supportati adeguatamente. L’incapacità di adattare l’insegnamento ai singoli bisogni può portare a frustrazione, bassa autostima e, in alcuni casi, all’abbandono scolastico. È essenziale che le scuole sviluppino programmi educativi personalizzati e forniscano risorse adeguate per supportare tutti gli studenti, compresi quelli con difficoltà di apprendimento o con talenti speciali.
Diversità Culturale e Inclusività
La diversità culturale è un altro aspetto cruciale spesso trascurato. Gli adolescenti provenienti da diverse etnie, religioni e background culturali possono sentirsi emarginati se le loro esperienze e prospettive non sono riconosciute o rispettate. Le scuole e le famiglie dovrebbero promuovere un ambiente inclusivo che valorizzi la diversità e incoraggi il rispetto reciproco. Programmi di educazione interculturale e attività che celebrano le diverse tradizioni possono contribuire a creare un clima di accettazione e comprensione, riducendo così i conflitti e il disagio tra gli adolescenti.
Bisogni Emotivi e Psicologici
Gli adolescenti attraversano un periodo di intensa crescita emotiva e psicologica. Tuttavia, spesso questi bisogni non vengono adeguatamente considerati né a scuola né in famiglia. Il supporto emotivo è fondamentale per aiutare gli adolescenti a gestire lo stress, l’ansia e altre difficoltà psicologiche. La mancanza di attenzione ai bisogni emotivi può portare a gravi conseguenze, come depressione e comportamenti autodistruttivi. È importante che scuole e famiglie forniscano accesso a consulenti scolastici, psicologi e altre risorse di supporto. La formazione degli insegnanti e dei genitori sull’importanza della salute mentale può contribuire a creare un ambiente più sensibile e di supporto per gli adolescenti.
Identità di Genere e Orientamento Sessuale
Il riconoscimento e il rispetto dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale sono essenziali per il benessere degli adolescenti. Gli adolescenti LGBTQ+ spesso affrontano discriminazione, bullismo e incomprensione, sia a scuola che in famiglia. Questa mancanza di supporto può portare a un maggiore rischio di problemi di salute mentale e di isolamento sociale. È fondamentale che le scuole adottino politiche antidiscriminatorie e programmi di educazione alla diversità sessuale e di genere. Inoltre, le famiglie dovrebbero essere educate sull’importanza del sostegno e dell’accettazione, fornendo un ambiente sicuro e amorevole per i loro figli.
Strumenti e Strategie di Intervento-adolescenti e disagio
Per affrontare la disattenzione ai bisogni individuali e alla diversità, è necessario implementare strumenti e strategie mirate. In primo luogo, le scuole dovrebbero effettuare valutazioni periodiche per identificare i bisogni specifici degli studenti e sviluppare piani educativi personalizzati. L’inclusione di programmi di tutoraggio e di apprendimento individualizzato può aiutare a soddisfare le diverse esigenze educative.
In secondo luogo, la formazione continua per insegnanti e genitori sull’importanza della diversità e dell’inclusione è cruciale. Workshop e seminari possono fornire le competenze necessarie per creare ambienti scolastici e familiari più sensibili e inclusivi.
Inoltre, è importante che le scuole collaborino con professionisti della salute mentale per offrire supporto psicologico agli studenti. Questo può includere servizi di consulenza, gruppi di supporto e programmi di prevenzione del bullismo.
Infine, le famiglie devono essere incoraggiate a partecipare attivamente alla vita scolastica dei loro figli e a collaborare con gli insegnanti per sostenere il loro sviluppo individuale. La creazione di reti di supporto comunitario può anche offrire risorse aggiuntive e un senso di appartenenza per gli adolescenti e le loro famiglie.
In sintesi, la disattenzione ai bisogni individuali e alle diversità può avere gravi ripercussioni sul benessere degli adolescenti. Adottando un approccio più sensibile e inclusivo, scuole e famiglie possono contribuire a creare un ambiente in cui ogni adolescente si senta valorizzato, supportato e compreso.
Buongiorno amici. Oggi vediamo perché figli si allontanano dai genitori quando sono adolescenti.
Gli adolescenti hanno un atteggiamento spesso scontroso e difficile da comprendere per i loro genitori. Come spiega l’NHS, tra i comportamenti tipici dei ragazzi in questo periodo della vita vi sono la tendenza ad isolarsi, la distanza dai genitori e il totale rifiuto del dialogo con loro.
E’ vero, i figli tendono a staccarsi dai genitori durante l’adolescenza perché stanno crescendo e stanno cercando di capire chi sono e chi vogliono essere. La cosa importante è non prendere questa fase come un affronto alla figura genitoriale: “L’adolescenza è un momento difficile, ma che va affrontato, perché il rifiuto dei genitori serve ai ragazzi a definire meglio la loro personalità. Il genitore deve diventare un equilibrista tra l’allontanamento e la presenza discreta.
Ma da che età i figli iniziano a rifiutare i genitori?
Il rifiuto dei genitori che forse definirei più come una sorta di allontanamento dalla figura genitoriale, arriva con la pre-adolescenza e continua soprattutto in adolescenza. Questa è una fase della vita delicata, per figli e genitori, che però va attraversata per arrivare al pieno sviluppo della persona.
Se il compito dell’infanzia è quello di insegnare ad avere fiducia, imparando ad affidarsi ai genitori, che diventano un punto di riferimento. Il compito dell’adolescenza è invece quello di liberarsi dalla dipendenza dai genitori, per trovare la propria adultità, diventando adulti autonomi che accettano se stessi e gli altri.
In adolescenza si parla di un allontanamento sia fisico che mentale dei genitori, per cercare la propria identità e capire chi siamo. Questo passaggio non è una colpa, anche se a volte i genitori pensano di aver sbagliato o si sentono in colpa, è un momento fondamentale che serve per passare dall’età infantile a quella adulta.
Anzi se nel passaggio non c’è un distacco dalla figura genitoriale, ci saranno poi conseguenze nella vita adulta, quindi questo distacco è lo scopo dell’adolescenza.
In questa fase diventano altri i punti di riferimento
Spesso durante questa fase, i ragazzi si staccano dalla figura genitoriale, per poi trovare un altro punto di riferimento, una guida che non è più il genitore ma una figura esterna alla famiglia.
Potrebbe essere una star, un coetaneo, un calciatore o qualsiasi persona cui l’adolescente fa riferimento, prendendo in prestito la sua identità per farla propria, non perché l’adolescente voglia mettere in atto una ripicca nei confronti dei genitori, ma perché ha bisogno di staccarsi dalla famiglia e dal suo porto sicuro, per entrare nel mondo da solo, sperimentando nuove identità. Quindi il ragazzo assume un’identità temporanea che lo possa guidare mentre abbandona i vecchi modi di vivere e cerca dei nuovi.
Mi ritrovo spesso a parlare con genitori infastiditi dal fatto che i figli passino più tempo con gli amici invece di stare in famiglia quando ci si riunisce insieme.
Ma è tutto nella norma. I genitori non possono fare gli amici dei figli semplicemente perché sono il loro punto di riferimento, i loro eroi, le persone cui andranno sempre quando avranno bisogno di un aiuto, di una spalla, un consiglio saggio, un sostegno.
Gli amici sono importanti per la loro identità, per il loro piccolo mondo che, a questa età, è importantissimo. Sono altro dalla famiglia ma sono il loro momento di svago, di confidenze che non farebbero mai ai genitori.
Essere parte di un gruppo è di vitale importanza per loro perché si sentono accettati dai loro coetanei e non solo dalla loro famiglia.
Come deve comportarsi il genitore in questa fase?
Non è facile per un genitore attraversare l’adolescenza del figlio, ma è un periodo che non si può evitare e che quindi va affrontato. I genitori dovrebbero accettare con pazienza e accoglienza il distacco e l’allontanamento fisico e affettivo del figlio, perché consapevoli che questo atteggiamento è dovuto a un cambiamento a livello cerebrale del ragazzo.
Un’altra cosa da tenere ben presente è che mentre gli adolescenti cercano l’indipendenza, sono in realtà molto fragili e hanno ancora un estremo bisogno dei genitori, perché si affacciano al mondo da soli.
Quindi il genitore deve cercare di trovare un nuovo equilibrio, tra l’allontanamento e la presenza discreta, diventando così un bravo equilibrista.
Tenete sempre aperta la porta del dialogo coi ragazzi Solo così instaurerete un rapporto sano e davvero forte. E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla storia di Asia: combattere contro un tumore e gli haters.
A “Le Iene” parla Asia, la 14enne di Sala Consilina, in provincia di Salerno, che da tempo combatte contro un tumore. Negli ultimi giorni la ragazza, che è in cura presso il reparto di Oncologia pediatrica dell’ospedale Santobono – Pausillipon di Napoli, racconta sui social il proprio percorso con la malattia postando video e foto dall’ospedale dove si sottopone alla chemioratepia.
A rendere più complicata la sua vicenda è il bullismo che la ragazza sta subendo: Asia ha trovato la forza di rispondere agli hater e la sua storia è diventata virale, tanto da arrivare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che su instagram le ha inviato un messaggio: “Asia, ho visto il tuo video e sei bravissima! Complimenti per la tua forza e auguri! Sergio Mattarella”.
Intervista
L’intervista di Asia a “Le Iene” A parlare con Asia è l’inviato del programma di Italia 1 Gaetano Pecoraro. “Essendo autoironica mi sono messa a ridere – ha commentato la ragazza parlando degli attacchi ricevuti la ragazza -, e mi sono messa ancora più a ridere pensando che lo fanno con l’anonimo”. E ancora, perché lo fanno secondo Asia? Sono frustrati“.
Asia ha parlato anche dell’emozione per il messaggio ricevuo dal presidente Mattarella: “Sono rimasta spiazzata – ha spiegato la ragazza -, c’era mamma che tremava”. E ancora: “Mi farebbe piacere se un giorno ci incontrassimo, lo vorrei conoscere, per una chiacchiera”.
La de Filippi
Il messaggio di Maria De Filippi Un altro augurio speciale è stato recapitato dalla ragazza, proprio dalle Iene.
Ed è quello di una persona che la ragazza stima molto: si tratta di Maria De Filippi. La conduttrice è molto seguita dalla ragazza e ha voluto inviare un messaggio di solidarietà per lei: “Ciao Asia, volevo dirti che so che sei forte, che so che suoni il pianoforte – ha esordito De Filippi -.
So che hai parlato di te sui social e che ti hanno scritto brutte cose. È capitato anche a me. Purtroppo deficienti in giro sono tanti, non devi fermarti, devi solo provare a ignorarli.
Un grande abbraccio, un grande bacio e in bocca al lupo per tutto, forza eh”. Asia resta senza parole: “Che bello ma non ci credo!” E poi risponde: “In molti mi hanno consigliato di cancellarmi dai social, ma non lo farò, perché devo limitarmi io?”.
La cattiveria
Io mi e vi chiedo, come può esserci tanta cattiveria? E per quale motivo inveire contro una ragazzina che sta vivendo, con una forza da leoni, una battaglia difficile e che, al contrario, dovrebbe essere sostenuta e incoraggiata?
Forse, anzi sicuramente, perché le persone sono frustrate. Forse perché una persona che lotta col sorriso fa paura ed invidia.
Forse solo perché certa gente non è stata educata e, come sempre, tutto questo non deriva dall’utilizzo dei social ma dalla famiglia d’origine.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul ddl che prevede uno stop social agli under 16 e paletti ai baby influencer.
I gestori delle piattaforme social saranno obbligati a verificare l’età degli utenti e l’accesso a questi siti è negato ai minori di 16 anni se l’iscrizione viene effettuata senza il consenso e la supervisione del genitore.
Lo prevede un disegno di legge presentato da Fratelli d’Italia al Senato che, tra i vari obiettivi, si prefigge quello di regolamentare il fenomeno dei cosiddetti ‘baby influencer’.
“Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale”: questo il titolo del ddl depositato a Palazzo Madama dalla senatrice di Fdi Lavinia Mennuni, componente della Commissione bicamerale infanzia e adolescenza, “in sincrono” con la deputata del Pd Marianna Madia che ha presentato un’analoga iniziativa alla Camera
Stop ai social agli under 16
La bozza del disegno di legge – che l’Adnkronos ha potuto visionare e che è ancora in fase di work in progress – si compone di sei articoli e introduce in primo luogo disposizioni “per la verifica dell’età dell’utente” da parte dei gestori delle piattaforme. All’articolo 3 viene stabilito che “
i contratti con i fornitori di servizi della società dell’informazione conclusi da minori di anni 16 sono nulli e non possono peraltro rappresentare idonea base giuridica per il trattamento dei dati personali”.
Spetterà quindi ai fornitori dei servizi “l’onere di provare che i contratti siano stati firmati da ultra-sedicenni o da minori di anni 16 con l’assistenza di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o ne è tutore”.
Ma la soglia minima potrebbe essere ulteriormente abbassata a 15 anni: sono infatti in corso delle riflessioni sull’opportunità di rendere ancora più stringenti i criteri di iscrizione.
Nuove regole per baby influencer
L’articolo 5 del disegno di legge prevede una più incisiva regolamentazione del fenomeno dei baby influencer.
Ossia, “bambini che sin dall’età di tre, quattro, cinque anni vengono utilizzati per la promozione di prodotti e servizi – spesso destinati ad altri coetanei – attraverso le grandi piattaforme di condivisione video e social network”.
In questo caso il ddl stabilisce che “la diffusione, non occasionale, dell’immagine di un minore di sedici anni attraverso un servizio di piattaforma online” è soggetta “all’autorizzazione di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o ne è tutore, nonché della direzione provinciale del lavoro”, nel caso in cui la diffusione dell’immagine del minore produca o sia finalizzata a produrre “entrate dirette o indirette superiore ai 12mila euro all’anno”.
Inoltre, “quando le entrate dirette e indirette derivanti dalla diffusione dei contenuti” superano 12mila euro all’anno, i proventi percepiti “a partire dalla data di superamento di tale soglia sono versate su un conto corrente intestato al minore protagonista dei contenuti e non possono essere utilizzate in nessun caso da chi esercita la responsabilità genitoriale sul minore.
Eccezione, eventuali casi di emergenza che può essere utilizzata nell’esclusivo interesse del minore, in entrambi i casi previa autorizzazione della competente autorità giudiziaria minorile”, si legge ancora nella bozza del disegno di legge. Il sesto e ultimo articolo della proposta istituisce il numero emergenza infanzia 114.
Menunni: “Disegno di legge bipartisan”- stop social agli under 16
“La pandemia – spiega la senatrice Mennuni, illustrando i contenuti del suo disegno di legge – ha accelerato in maniera straordinaria l’ingresso di larghe fasce della popolazione italiana nella dimensione digitale. Tale processo ha interessato anche milioni di bambini e adolescenti”.
“Così come, anche in altre nazioni, sono in atto studi e rapporti che registrano quadri allarmanti, a breve partirà una indagine conoscitiva della Commissione bicamerale infanzia e adolescenza”.
“E’ necessario agire anche in Italia al fine di regolamentare l’uso dei social da parte dei giovani, per contrastare le nuove insidiose dipendenze verso contenuti come la cyberpornografia o violenti”.
Mennuni cita il recente decreto Caivano, con il quale “si è avviato un rilevante processo atto ad individuare soluzioni imponendo ai gestori dei siti pornografici di verificare la maggiore età dei loro utenti e demandando ad Agcom di individuare le soluzioni più idonee”.
Questo è un disegno di legge “bipartisan”, presentato “in modo sincrono da me al Senato e dall’onorevole Marianna Madia alla Camera, entrambe madri”, sottolinea Mennuni.
Il ddl “intende offrire un contributo all’azione, che deve vedere protagonisti tutti gli organismi che possano agire insieme dinnanzi al balzo della tecnologia e dei nuovi scenari di rischio, capaci di reagire in modo altrettanto rapido ed efficace, sul fronte della tutela della dignità dei bambini e degli adolescenti nel mondo del digitale”, conclude la parlamentare di Fdi.
ditemi un po’ cosa ne pensate di questo ddl.
Discutiamo
Io penso che alla base di un cattivo comportamento dei ragazzi nei confronti dei social e causa della loro sovraesposizione siano sempre i genitori.
E’ vero che in questi anni molte cose sono cambiate e, come dico sempre, se durante il covid non avessimo avuto i nostri cari mezzi tecnologici per sentirci più vicini sarebbe stat davvero peggio a livello psicologico.
Ma è anche vero che in primis gli adulti stanno esagerando e mal gestendo la cosa.
Siete voi i primi a dare il buon esempio ai vostri ragazzi. Foto su foto dei figli sui social per qualsiasi cosa, gruppi discutibili che condividono davvero anche le cose più personali. E l’utilizzo della tecnologia come baby sitter.
Se sistemassimo questi approcci sbagliati tanti ddl sarebbero inutili.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de i giganti dell’adolescenza.
L’adolescenza è un momento di transizione e di cambiamenti. Se i nostri figli riescono a superarla, domani saranno adulti più capaci di affrontare il mondo, di risolvere le difficoltà che si presentano e di godersi la vita. Ma, prima devono combattere i giganti dell’adolescenza.
“L’adolescenza è il ponte tra l’infanzia e l’età adulta”.
– Louise J. Kaplan
I giganti dell’adolescenza
Il gigante del corpo
Uno dei giganti dell’adolescenza più rumorosi. Gli adolescenti sperimenteranno cambiamenti nella corporatura, nell’altezza e nella taglia, nel peso, nella massa muscolare, crescono anche gli organi interni e si sviluppano i caratteri primari e secondari. Si manifestano numerosi cambiamenti in un lasso di tempo molto breve. In parte per questo si sentono goffi e insicuri. Avvertono il loro corpo come nuovo ed estraneo, hanno bisogno di tempo e di pazienza per abituarvisi.
Al giorno d’oggi, la maggior parte dei preadolescenti studia materie nelle quali si parla di sessualità e dei cambiamenti che subiranno. Dall’altro lato, è importante che anche noi ci sediamo con loro e ne parliamo, proponendogli un percorso fuori dall’ambito scolastico e rispettando sempre i loro tempi: non vogliamo che ci rifiutino come una fonte di consigli valida, ma il contrario.
Questo gigante ha a che fare con il corpo, gli ormoni, la fantasia. Affrontarlo implica che sperimenteranno la loro attrattiva, idealizzeranno l’amore, subiranno delusioni e si innamoreranno e disinnamoreranno con molta intensità. L’altra faccia di questo gigante è l’identità sessuale.
Il gigante della definizione
Durante l’adolescenza i nostri figli soffriranno una crisi d’identità e avranno bisogno di definirsi in qualche modo e di riconoscersi in questa definizione. Di tale definizione, una parte sarà l’autoconcetto, e le emozioni da esso risvegliate (l’autostima). All’interno di questa definizione si trovano anche i valori, per i quali constateranno che ci sono circostanze alle quali, qualunque essi siano, non sarà facile essere fedeli.
Hanno bisogno di scoprire diversi aspetti della propria identità:
Identità occupazionale: il lavoro o la professione che intraprenderanno
Identità sociale: le amicizie e le persone di cui si circonderanno
Identità sessuale: il ruolo come donne o uomini così come le preferenze sessuali
In questa fase i nostri figli iniziano a confidare i propri problemi e dubbi ad altri: professori, fratelli o giovani della stessa età o poco più grandi con i quali è probabile che si sentano più a loro agio nel parlare; per quanto ci riguarda, come genitori, è importante capirlo e rispettarlo. Creare un clima aperto a casa li fa sentire sicuri che non li bombarderemo di domande e rimproveri, che li ascolteremo quando ce lo chiedono e che li aiuteremo nel migliore dei modi.
“Puoi capire che un bambino sta crescendo quando smette di domandare da dove viene e e inizia a smettere di dire dove va”
– Anonimo-
Il gigante della famiglia
La battaglia contro uno dei principali giganti dell’adolescenza può diventare molto complicata quando si avvicendano i grandi conflitti, i litigi e i cambiamenti. Molti genitori si lamentano di aver perduto i loro figli/bambini, che sono ribelli e che discutono e manifestano dubbi su pratiche e pensieri radicati nella dinamica familiare mai contestati fino a quel momento.
I figli continuano a vivere a casa ma in un certo senso iniziano a fare passi da gigante verso la propria indipendenza. Indipendenza che spesso conquisteranno provando e sbagliando, nonostante i molti consigli ricevuti. Un periodo di transizione nel quale non accettano più gli ordini dei genitori, dubitano e cercano una nuova identità e il proprio ruolo nel mondo.
Per poterli aiutare, è importante avere pazienza e offrire loro un ambiente nel quale sentirsi sicuri di poter tornare. Confidare nell’educazione che abbiamo impartito loro fino a questo momento e rafforzare la loro autonomia, lasciando che si facciano carico di diversi compiti o confidando che sapranno comportarsi adeguatamente lì dove andranno.
“I giovani hanno sempre avuto lo stesso problema: come ribellarsi o conformarsi allo stesso tempo”.
-Quentin Crisp-
Il gigante degli amici
Gli amici per gli adolescenti sono fondamentali. Sono quelle persone verso le quali possono provare empatia giacché anche loro mettono in discussione il mondo degli adulti e sperimentano gli stessi cambiamenti. Con gli amici si può parlare apertamente di tutti gli argomenti, senza temere di sentirsi ridicolo e fuori luogo. In quest’epoca le amicizie sono più intense e gettano le basi dell’intimità nella vita adulta.
Gli adolescenti sono molto influenzabili e tendono ad adottare tendenze come modi di vestire, attività, preferenze musicali e persino politiche. Avere amici è così importante che molto spesso capita che perdano la propria voce e personalità, preferiscano seguire la corrente e non esprimere la propria opinione per non rimanere soli, cosa che può causare dei problemi nella ricerca della propria identità.
All’interno dei gruppi, possono diffondersi anche dipendenze a causa della pressione sociale. I gruppi giocano molto sulla capacità di isolare o rifiutare colori che non vogliono seguire le “regole del gioco”. I giovani timidi o con problemi di carattere possono essere in conflitto e risultare molto dipendenti. Il gruppo impone i valori e impedisce loro di ragionare in modo individuale, li condiziona e fa in modo che si annulli la responsabilità personale.
In quanto genitori bisogna stimolare le relazioni sociali dei propri figli insegnando loro i modi per relazionarsi meglio. Permettere che vadano a casa degli amici o che questi vengano nella nostra per conoscerli meglio. Conoscere le persone che frequentano e concedere ai propri figli la fiducia di saper scegliere bene le proprie amicizie. Essere tolleranti quando qualche amico non ci piace del tutto, purché non intravediamo atteggiamenti pericolosi.
“Il conflitto tra il bisogno di appartenere a un gruppo e il bisogno di essere visto come unico e individuale è la battaglia principale dell’adolescenza”.
-Jeanne Elium-
Anche se Davide dovette combattere la sua battaglia contro Golia da solo, non è necessario che i nostri figli facciano lo stesso contro i giganti dell’adolescenza. Importante è confidare in loro e in noi stessi e negli strumenti che abbiamo per aiutarli a combattere questa e altre mille battaglie.
Buongiorno amici. Oggi voglio fare una riflessione su l’esempio che danno i bambini.
Esempio
Oggi voglio fare una piccola riflessione con voi. Sull’esempio che seguiamo da che siamo bambini fino all’età adulta.
Nasciamo e veniamo a contatto solo col nostro nucleo famigliare: mamma e papà e, a volte, fratelli. Ma l’esempio che ci dicono di seguire è quello dei genitori.
Ed è qui che questi devono cominciare a dare esempio del ruolo importantissimo che hanno. Il buon esempio, sì.
Perché , come dico sempre io, a quell’età i bimbi sono come delle spugne.
Non hanno ancora una facoltà cognitiva molto sviluppata, sono nati da poco tempo. E, più che le parole, seguono ciò che i genitori dicono e fanno. Sono il loro esempio, i loro eroi.
Se i genitori parlano urlando a casa questo modo di comunicare verrà trasportato, una volta più grandicelli, al di fuori delle mura domestiche. Se, da adolescenti, mamma vi dice di non fumare perché fa male alla salute ma lei stessa lo fa, nel cervello del ragazzo c’è una domanda:” ma allora è lecito. Lo faccio anch’io”.
Nonni
Un altra bellissima figura della famiglia sono i nonni. Ci dicono sempre che i nonni sono l’emblema della saggezza.
E quanto ci piaceva sentir raccontare di quando nonna era giovane o degli episodi della sua epoca, di come viveva. A volte quei racconti erano quasi meglio delle favole.
La mia canticchiava spesso e le insegnava a me. E id etti popolari? Quanta saggezza davvero in quelle frasi che non capivamo ma che, nel profondo, nascondevano dei veri insegnamenti che, poi, ci portiamo avanti per tutta la vita.
E i bambini?
Ma quindi i bimbi, devono solo imparare e tacere?
E no. Ci dicono , e diamo per scontato che sia l’unico modo per crescere bene, che solo gli adulti possono insegnarci qualcosa. Ma chi l’ha detto?
Sono sempre stata, e sempre lo sarò, convinta che chiunque può insegnarci qualcosa, anche un bambino.
Nella sua gentilezza, ingenuità. nei suoi occhi pieni di meraviglia nello scoprire il mondo.
Nella non malizia nel rapportarsi con gli altri e nell’assenza di giudizio e pregiudizio, a meno che non abbia seguito un esempio sbagliato in casa.
No presunzione
Troppe volte vedo, nelle famiglie con ragazzi adolescenti, i genitori, o almeno uno di oro, che si sentono i detentori della verità assoluta. Io sono il migliore nel dire , fare, in tutto e, per questo, devi prendere e esempio da me.
A volte pressano i ragazzi di troppe aspettative facendo crescere, così, delle persone frustrate che hanno paura di deludere gli adulti.
Quegli adulti che dovrebbero supportarli e aiutarli ad avere fiducia in se stessi e a valorizzarli.
Ebbene sì, anche voi non siete mai arrivati.
Ricordatevi che nella vita c’è sempre da imparare, da tutto e tutti, indipendentemente da sesso ed età.