Si dice che i più grandi geni fossero dei veri e propri monumenti al disordine. La scrivania di Einstein o di Mark Twain, tra i tanti, erano davvero dei nidi di ragno. Oggetti ovunque, fogli piegati, spazzatura qua e là… Insomma, un bel mix di tutto.
Tuttavia, essere disordinati non significa essere dei geni. Così come essere troppo ordinati non ci rende delle persone migliori. Gli estremi non vanno mai bene quando si ha a che fare con le realtà della vita umana.
Nel mondo odierno, il tempo scarseggia. Non è più possibile far brillare i pavimenti come specchi o lasciare immacolato anche il più piccolo angolo della casa. Avere chi si occupa delle pulizie è un lusso che pochi possono concedersi e dedicare del tempo alle pulizie non è così semplice.
Questo, però, non vuol dire che tutto debba rimanere in disordine. Si può mettere in ordine senza spendere troppo tempo. È solo questione di organizzarsi e di adottare alcune abitudini. Ma perché alcune persone non ci riescono? Cosa si nasconde dietro al disordine compulsivo?
Il significato
In generale, se il luogo in cui abitiamo o passiamo la maggior parte del tempo è in disordine, questo è sintomo di un disordine nel nostro mondo interiore. Avere tantissimi oggetti, significa avere troppe idee e progetti incompiuti.
E’ confusione interna, di mancanza di organizzazione e di definizioni.
Inoltre, gli studi del Feng Shui e pratiche simili rivelano che il disordine ha diversi significati a seconda del luogo in cui si accumula. Questo è quanto ci dicono al riguardo:
Il disordine o l’accumulo di oggetti in luoghi vicini all’entrata di casa indica un profondo timore nel relazionarsi con le persone.
l’accumulo di oggetti in cucina o negli spazi in cui vengono preparati gli alimenti indica fragilità emotiva o risentimento.
l’accumulo di oggetti negli armadi rivela difficoltà ad analizzare i sentimenti e le emozioni.
sotto ai mobili indica dipendenza dall’opinione altrui o il fatto di dare importanza alle apparenze.
Il disordine o l’accumulo di oggetti dietro alle porte è espressione di paura di essere rifiutati dagli altri e la convinzione di essere osservati.
Il disordine o l’accumulo di oggetti sulla scrivania o sul posto di lavoro indica paura, frustrazione e necessità di controllo sulle situazioni.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in garage implica paura delle cose nuove e sconosciute e incapacità di aggiornarsi.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in prossimità del corridoio significa paura di esprimersi, di dire direttamente ciò che si vuole.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in sala è paura di essere rifiutati dalla società.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in sala da pranzo, ha a che vedere con il fatto di sentirsi controllati dalla famiglia, di essere insicuri di sé.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in tutta la casa significa ira repressa, apatia e disinteresse verso la vita.
I vantaggi di superare il disordine
Non è necessario che il nostro spazio sia splendente come un “vassoio d’argento”. Di fatto, preoccuparci troppo del disordine ci ruba energia che potremmo dedicare alle cose più importanti e ci rende esigenti, asociali e nevrotici.
La cosa importante è poter vivere in uno spazio che troviamo gradevole e facile da gestire
. Non ha senso perdere tempo a cercare cose che spariscono nel disordine, né deprimerci solo guardando le condizioni della nostra casa o del posto di lavoro.
Una delle prime cause del disordine è il fatto di non aver classificato bene gli oggetti e, proprio per questo, tante cose non hanno un posto definito dove stare
. È importante analizzare quali sono i tipi di oggetti che ci sono in casa o in ufficio, organizzarli in categorie o gruppi e stabilire il posto di ogni gruppo.
Il Disordine
Gli elementi della scrivania devono avere il loro posto, così come i farmaci, i fogli, i libri, i quaderni, gli ombrelli, etc. È possibile trovarsi a definire due o tre posti per conservare la stessa categoria di oggetti se sono tanti.
Il passo successivo è lavorare sul pensiero per fare spazio alle cose nuove. Finché conserviamo oggetti che non ci servono più o teniamo le cose per il semplice fatto di tenerle, sarà impossibile andare avanti. È necessario disfarsi di tutto ciò che non serve più. Quello che non abbiamo usato nell’ultimo anno deve finire nella spazzatura o in soffitta.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del problema di inibire le proprie emozioni.
Molti di noi crescono pensando che le emozioni siano un problema, che sia meglio reprimerle, fingere di essere in grado di gestire tutto e che nulla ci riguardi. Ciò che non sempre sappiamo è che questa convinzione ha origine nel modo in cui siamo stati educati.
Crescere, maturare, diventare adulti… Potrebbe esserci un processo più complicato e impegnativo? La verità è no, perché una delle nostre più grandi sfide è raggiungere la maturità con un’adeguata sicurezza personale e intelligenza emotiva. È così che sviluppiamo le nostre potenzialità e riusciamo a stabilire relazioni soddisfacenti.
Tuttavia, una realtà tanto frequente quanto triste è vedere molti adulti “emotivamente insensibili”. Con questo termine ci si riferisce a quei segni, ferite o alterazioni psico-emotive causati durante l’educazione e l’istruzione. Avere assistenti non qualificati in questa materia altera molte aree del nostro sviluppo.
Emozioni
Un’area che viene fortemente influenzata quando i caregiver attaccano o sottovalutano i bisogni del bambino è il riconoscimento delle sue emozioni. Tanto che è comune vedere uomini e donne che inconsciamente inibiscono ciò che provano nella loro quotidianità. Qualsiasi sentimento o sensazione interna viene elaborata con disagio o addirittura vergogna. È quindi fondamentale scoprire se anche noi sperimentiamo questo tipo di intorpidimento emotivo…
L’abbandono emotivo è invisibile alla società, ma è quello che ci lascia più sequel.
Di solito integriamo lo schema di inibizione emotiva nella nostra infanzia ed è necessario disattivarlo.
Sintomi che ti hanno insegnato a inibire le tue emozioni
Un bambino può essere ben nutrito, andare a scuola ben vestito e persino essere diligente nei suoi studi. Tuttavia,
esiste un tipo di abuso invisibile che passa completamente inosservato nella società ed è l’abbandono invisibile. In questo tipo di interazione, i genitori trascurano o addirittura violano i bisogni emotivi dei propri figli.
L’abbandono emotivo infantile aumenta il rischio di depressione durante l’adolescenza. La cosa sorprendente è che, mentre siamo bambini, non siamo consapevoli di questo problema.
Perché nascere in un ambiente in cui i bisogni emotivi vengono trascurati o criticati favorisce che questa dinamica si normalizzi, che la si normalizzi. Non abbiamo nulla con cui confrontarlo e integriamo presto quello schema in cui pensiamo che ciò che sentiamo non sia importante.
Solo quando raggiungiamo l’età adulta ci rendiamo conto che c’è qualcosa che non va in noi… Quello che succede è che i nostri genitori ci hanno insegnato a inibire le nostre emozioni e questi sono i segni che lo dimostrano:
Se c’è un’area in cui hai difficoltà a causa del tuo modello di inibizione emotiva, è nel regno delle relazioni.
1. La sensazione di vuoto è una costante nella tua vita
Se dovessi esprimere come ti senti, non troveresti le parole giuste. Tuttavia, c’è un’immagine che sorge nella tua mente ed è quella del vuoto. Lo provi a livello somatico : nello stomaco, nella gola, nelle mani… È una sensazione che ti travolge e ti riempie di disagio, che ti frustra per non poter (o sapere) entrare in contatto con le tue emozioni per capire cosa provi.
2. Ti senti imperfetto
Quando sei diventato adulto, ti sei reso conto che c’è qualcosa che sembra sbagliato in te, qualcosa che ti impedisce di essere felice, di stare bene con te stesso. Non ti piace il tuo carattere, il tuo modo di essere, ti confronti con gli altri e percepisci di mancare di spontaneità, fiducia e sicurezza personale.
3. Ti senti a disagio in molte situazioni sociali
È vero che ti piace avere amici, uscire, socializzare di tanto in tanto e divertirti a connetterti con gli altri. Tuttavia, quei contesti di rilassamento, espressione di gioia ed effusione non ti accompagnano. Questo fa sì che il tuo ambiente ti etichetti come imbarazzante, ma in realtà più che imbarazzo è disagio. Ti senti come un pesce fuor d’acqua.
4. Il tuo partner ti dice che sei freddo o troppo complicato
Spesso i tuoi partner sono frustrati con te perché dicono di aver bisogno di più da te. Richiedono vicinanza, intimità emotiva, che esprimi i tuoi sentimenti, che ti connetti di più con i loro. Però non sai come si fa, perché quella è una lingua che non conosci e ti senti perso, anche arrabbiato.
Pertanto, aspetti sempre che l’altra persona lo faccia per te. Quella che mostra affetto, indovina di cosa hai bisogno e non ha bisogno di eccessive conferme emotive che non sai offrire.
5. Opti per il silenzio invece di esprimere ciò che senti o di cui hai bisogno
Se hai imparato a inibire le tue emozioni durante l’infanzia, ti ci vorrà un mondo e un intero universo per esprimere la tua rabbia e delusione. Ciò che ti fa male, ciò che ti provoca tristezza o angoscia, lo conserverai nel profondo del tuo essere. Come chi lancia un sasso in un pozzo e non lo vuole più vedere.
Sopprimi ciò di cui hai bisogno perché presumi che ciò che senti non sia importante. E lo fai perché, in fondo, è quello che ti è stato insegnato da bambino.
Le persone che hanno sofferto hanno imparato a reprimere le proprie emozioni e a sviluppare un altissimo senso di autocritica nei confronti della propria persona. Si sentono imperfetti.
6. Non apprezzi te stesso e ti metti davanti agli altri
C’è una regola empirica per la sofferenza ed è la seguente: chi pensa che le proprie emozioni siano irrilevanti non rispetta nemmeno se stesso come persona. È un principio universale che dobbiamo tenere presente, soprattutto quando educhiamo i nostri figli. Convalidare, dare presenza e rilevanza al bisogno di ogni bambino, gli farà capire che ciò che vive è importante e merita che gli altri ne tengano conto.
Tuttavia, coloro che sono stati cresciuti nell’indifferenza vivono con il vuoto della bassa autostima. Questo spesso li fa anticipare di più ciò che vogliono gli altri rispetto a ciò di cui loro stessi hanno bisogno.
7. Scarsa comunicazione emotiva
Quando ti sei abituato a inibire le tue emozioni, la tua comunicazione diventa immatura. Sei incapace di tenere una discussione, di raggiungere accordi; Di solito ti arrabbi subito e abbandoni il dialogo perché non sai come farti capire. Ti destreggi tra le parole per cercare di essere assertivo con gli altri, ma fino ad oggi non ci sei ancora riuscito.
Allo stesso modo, le conversazioni più intime ti mettono a disagio perché non sai cosa dire o come esprimerti. Vorresti padroneggiare di più il linguaggio delle emozioni, ma sei consapevole di avere dei seri limiti in questo senso…
Quando ti è stato insegnato da bambino a inibire le tue emozioni, è molto difficile per te comunicare e raggiungere l’intimità con gli altri.
Come superare la mia inibizione emotiva?
Lo schema di inibizione emotiva è una distorsione che ha origine nell’infanzia e che possiamo riformulare, sanare e correggere. Non è mai troppo tardi per potenziare noi stessi nel corretto esercizio dell’intelligenza emotiva. Entrare in contatto con ciò che sentiamo, identificarlo e dargli un nome è un grande passo. Poi arriva l’esercizio più decisivo: sapere cosa fare con l’emozione provata.
D’altra parte, sarà anche fondamentale apprendere tecniche di comunicazione emotiva e rafforzamento dell’autostima. Come abbiamo notato, crescere in un ambiente in cui le nostre emozioni sono state ignorate o punite ci rende invalidi. È una priorità riparare la visione che abbiamo di noi stessiper costruire relazioni più sane e sentirci degni di lavorare sui nostri sogni.
Quello che i genitori hanno il dovere di dare ai figli
Buongiorno amici. Oggi parliamo de il nostro tempo, quello che i genitori hanno il dovere di dare ai figli.
Figli
Il regalo più bello che la vita può farti. Cercati, perché non vengono per caso. E proprio per questo, chi diventa genitori deve assumersi non solo le responsabilità legate al prendersi cura di una vita appena nata; ma, nel tempo, deve avere il dovere di stargli/le accanto, di dedicar loro del tempo.
Doveri
Spesso i genitori pensano che un figlio debba esser loro grato per il fatto che si occupi di lui. “io ti ho dato la vita. ti ho fatto crescere sano, mi sono occupata/o di te”…come se fosse una sorta di ricatto morale.
Ma non capiscono che quelli che vantano, solo i semplici over di un genitore, niente di eccezionale ma la base per poter crescere una vita.
Da lì al saperli crescere bene ce ne passa.
Un genitore deve crescere col figli, deve modificare anche il suo modo di stargli accanto, di comprenderlo, di empatizzare con lui, di educarlo.
Semplicemente, seguire le fasi della sua crescita. Ricordandosi che tutti noi abbiamo passato le stesse fasi di vita no?
Le fasi
Ogni fase della vita di un figlio ha delle tappe, importanti per la sua vita.
Quando un figlio è piccolo si pensa che l’unica cosa importante d fare sia nutrirlo e lavarlo. Ma non si pensa che, n questa fase, l’esempio è fondamentale.
Ma quando arriva la pre adolescenza e ancor più l’ adolescenza…beh, lì cominciano problemi…pregiudizi da parte dei genitori.
Sì, perché c’è lo spauracchio di quest’età: “oddio adesso chissà cosa combina..e gli amici…le droghe,…deve stare attento a chi frequenta”.
Calma genitori, calma, non mettete avanti le mani prima del tempo. Perché se i ragazzi hanno avuto un buon esempio da seguire tutto è più semplice, anche per voi.
Il tempo
Ma cos’è la cosa pi importante che molto, troppo spesso manca n famiglia? Il tempo…il tempo che troppe volte i genitori negano ai figli.
“sono troppo impegnata adesso” “devo lavorare, dopo ti ascolto” “mamma/papà è stanca/o…ti prego facciamo un’altra volta”…
Lavoro lavoro lavoro. S, è importante ma avete il dovere di dedicare tempo ai vostri figli..dovete. Per numerosissimi motivi.
Perché, semplicemente, siete i genitori, le persone da cui dovrebbero prendere esempio.
Quelle persone a cui si dovrebbero chiedere le cose più importanti, il cuscino che attutisce le botte della vita, la spalla su cui si è certi di poter piangere e di poter contare. Nessun tablet, nessuna baby sitter può sostituirsi all’importanza che deve avere un genitore.
Si predica tanto il rispetto. Ma attenzione: deve essere reciproco.
Se il ragazzo in questione non percepisce a vostra presenza, non si rivolgerà a voi. Si sentirà escluso, non ascoltato, messo da parte e non vi cercherà più. E, credetemi, in questa fase cruciale della loro vita la presenza dei genitori è fondamentale se non volete tirare su muri difficilmente abbattibili.
Lasciate la porta del dialogo sempre aperta, dedicate tempo ai vostri ragazzi. E’ il regalo più belo che potete far loro e, vi assicuro, che passare l’adolescenza così sarà molto più facile e piacevole per tutti.
Buongiorno amici. Oggi riflessione: Se cercate una persona che vi cambi la vita… guardate allo specchio, siete voi.
Impieghiamo gran parte del nostro tempo alla ricerca di quella persona speciale, magica e vibrante che ci cambi la vita. La sogniamo, la desideriamo come la consolazione ad ogni nostra pena.
Fino a quando, un bel giorno, la troviamo. Ci guardiamo allo specchio e ci rendiamo conto che quella persona è sempre stata lì: siamo noi.
Quando qualcuno non ha imparato ad essere sufficiente a se stesso, vive come un vagabondo che elemosina continuamente l’attenzione e le briciole di affetto, che lo rendono ancora più povero.
Dobbiamo capire che non sempre arriverà qualcuno a placare le nostre paure, a riempire i nostri vuoti e a spezzare le nostre insicurezze per trasformarci in persone coraggiose. Gli eroi non si aspettano. Gli eroi si creano. Per questo motivo, dobbiamo rivelarci esseri autosufficienti, persone degne e capaci di creare i propri sentieri.
Dialogo positivo con la persona che vi è nel nostro specchio- se cercate una persona che vi cambi la vita…
Carl Rogers diceva spesso che l’essere umano è come un’isola solitaria. A volte, lungi dall’investire il nostro tempo alla scoperta delle ricchezze dei nostri scenari personali, accettandone la loro varietà e singolarità, ci nascondiamo. Solo quando una persona è capace di essere esattamente com’è, sarà in grado di costruire ponti fermi e solidi verso altre isole. Verso altre persone.
Per riuscirci, non c’è niente di meglio che iniziare con quattro tipi di dialogo con quell’essere prezioso che vive nel nostro specchio e di cui non sempre teniamo conto.
1. Il dialogo razionale
Per favorire il ricongiungimento con noi stessi, dobbiamo innanzitutto dar vita ad un dialogo razionale.
Questo dialogo è inquisitivo e ha carattere di sfida: il suo obbiettivo è quello di farci svegliare.
Ci porremo domande precise sulla nostra realtà attuale, al fine di limitare molte di quelle distorsioni cognitive che si originano dentro di noi. Ecco alcuni esempi:“Perché mi preoccupo tanto dell’impressione che do agli altri?”
“Perché ho tanta paura di deludere la mia famiglia, i miei amici e il mio partner?”
“Perché penso che facendo questo o quell’altro non verrò accettato?”
Per semplificare questo dialogo interiore, dovremo porci anche domande riguardo il nostro futuro a breve e lungo termine.Come vorrei essere tra un anno?
Cosa sto facendo per raggiungere il mio obbiettivo?
Cosa mi impedisce di raggiungere questo obbiettivo?
2. Il dialogo comprensivo
Se il dialogo razione ha agito come un astuto avvocato, estrapolando realtà spiacevoli dal nostro specchio,
adesso è il momento di riconoscere le emozioni che proviamo. Siamo consapevoli di molte delusioni, di paure profonde e di amare frustrazioni.
Il dialogo comprensivo ci accoglie con frasi del tipo:
So come ti senti, piangi se ne hai bisogno.
Non avere paura di accettare i tuoi sentimenti.
Non sei debole solo perché in questi momenti ti senti vulnerabile. Forte è chi ha il coraggio di guardarsi allo specchio e scoprire che non sta bene. Ci sono ferite interiori che fanno male e che bisogna curare: fatelo.
3. La voce dei valori-se cercate una persona che vi cambi la vita….
La meravigliosa persona del nostro specchio sa già che ci sono cose che vanno cambiate. Che ci sono aspetti personali che vanno potenziati. Inoltre, abbiamo capito che esistono cose e persone che ci fanno sentire più tristi che felici. Accettare le nostre emozioni e il successivo sfogo ci permette di vedere le cose con maggiore lucidità e calma.
Dopo quell’alba razionale ed emotiva, arriverà un momento importante. Qual è allora il seguente passo dell’autoconoscenza? Ricordare quali sono i nostri valori.
I valori danno forma a quella voce affabile e serena della nostra coscienza. Sono le nostre radici e non dobbiamo agire contro esse.
Per favorire un’adeguata riflessione riguardo ai nostri valori, possiamo prendere un foglio bianco. Vi scriveremo una lista con varie colonne, ciascuna dedicata ad una delle seguenti categorie:“Io sono”
“Io credo”
“Io sono contrario a”
“Io sostengo”
Dedicate qualche minuto alla realizzazione di questo esercizio, completando ogni colonna. Può trattarsi di un’attività rivitalizzante e rassicurante.
Il dialogo motivante
A questo punto, la meravigliosa persona del nostro specchio è uscita dal buio e si mostra a noi. Ebbene, è il momento di tirarla fuori da questa dimensione per abbracciarla e fonderci con lei in un’unica entità coraggiosa e decisa.
Il dialogo motivante ci aiuta a realizzare i nostri propositi, armonizzando le nostre emozioni, i nostri sentimenti e i nostri valori.
Dobbiamo essere capaci di agire in accordo a ciò che proviamo tramite piccole auto-istruzioni ferme e positive. Ecco alcuni esempi:Oggi sarò capace di dire di “sì” senza paura e “no” senza sentirmi in colpa. È giunto il momento di sentirmi libero e sicuro di me stesso/a.
Darò il meglio di me senza farmi influenzare da quello che gli altri dicono o fanno. Non voglio più soffrire inutilmente.
Per concludere, quella persona speciale che vive nel nostro specchio desidera di essere visibile, di avere voce propria e libertà per dimostrare al mondo di cos’è capace. Che ci crediate o meno, potete ottenere molte cose, difatti, solo questa può cambiarci la vita…
Cosa significa essere vincenti a come allenare le risorse dei ragazzi
Buongiorno amici. Oggi vediamo il perché la forza di volontà da sola non basta!
Se vogliamo davvero comprendere cosa significhi costruire una mentalità vincente e, dunque, acquisire gli strumenti più giusti per aiutare anche i più giovani, sin da piccoli, a farlo, dobbiamo partire da una premessa: non basta la sola forza di volontà! Frasi come “credi in te stesso e vincerai”, “volere è potere” e cose simili rischiano di farci sentire, o di far sentire i figli, ancora più perdenti: se davvero bastasse volere per ottenere qualcosa, chi non riesce rischia automaticamente di sentirsi inadeguato, incapace, non portato.
Non esistono strumenti magici, ma strategie che necessitano di essere comprese, costruire e allenate!
Obiettivi
Per raggiungere obiettivi e risultati servono le conoscenze e gli strumenti adeguati, impegno, perseveranza e allenamento costante.
Per sviluppare una mentalità vincente, per imparare a vincere, bisogna avere le idee chiare su quello che si deve fare e che si può realmente e concretamente fare ed essere anche disposti a lottare.
Quando lotto per ottenere le cose nel modo giusto, mi attivo e genero energia per il corpo e la mente, si verifica un’attivazione chimica che mi permette di focalizzarmi su ciò che sto facendo e sul processo, su ciò che è necessario fare per arrivare a determinati risultati. Significa essere consapevoli che non basta uno schiocco di dita, che non è immediato il raggiungimento di un determinato tipo di prestazione.
Sentirsi vincenti
Sentirsi vincenti significa attivare una chimica interna positiva che permette di essere concentrati e presenti nella situazione e che fornisce una sensazione di gratificazione, associata non solo al risultato ma all’intero processo che è stato messo in atto, all’intero percorso che è stato compiuto. Significa anche affrontare e superare le proprie paure, acquisire consapevolezza e fiducia in se stessi, essere costanti e perseveranti.
I grandi obiettivi si raggiungono passo dopo passo, si costruiscono, non si può puntare direttamente a funzionare in maniera diversa. Avere chiaro nella nostra mente cosa fare e come farlo è uno strumento: il tempismo nello sport, come nella vita, è fondamentale. E questa è una lezione importante che dobbiamo trasmettere anche a bambini e ragazzi, sin da piccoli, a scuola, in famiglia, nelle relazioni, nello sport.
Mettersi in gioco
Vale la pena lasciare che i figli si mettano in gioco senza intervenire immediatamente, per costruire anche un modo nuovo di affrontare le cose e di funzionare. Agevolarli troppo, lottare per loro, fare le cose per loro o al posto loro significa renderli più fragili perché non possono sviluppare quelle competenze che la società invece richiede. Significa anche dirgli che non ci fidiamo di loro, perché nel momento in cui io ti permetto di farlo ti sto dicendo che tu sei in grado di farlo.
Per sviluppare una mentalità forte, di successo e vincente è fondamentale la fiducia che si acquisisce solo facendo, lotta dopo lotta, successo dopo successo. Dargli la possibilità di farlo, quindi, significa fargli capire che lo possono fare e dargli degli strumenti importanti per vivere e farli crescere.
Buongiorno amici. Oggi pariamo di dialogo e della sua importanza per i ragazzi.
I ragazzi…sempre criticati, additati da giudizi troppo affrettati e da pregiudizi per come parlano, si muovono, vestono, per la musica che ascoltano.
Ma li avete ascoltati davvero anche solo una volta?
Dialogo
A volte sembra che non hanno bisogno di voi genitori, a volte sembra quasi che la vostra presenza dia fastidio ma non è così. La cosa più importante per loro è la presenza, il dialogo.
Quel dialogo che, purtroppo, si sintetizza spesso attraverso una chat, un messaggio su whatsapp o su un social. Pochissime parole per sintetizzare un mondo interiore, un’angoscia, una paura, un sentimento. Possibile? no.
Ma, oggi, è l’unico modo che si ha per rimanere costantemente a contatto con chi ci vuol bene. Un assurdo? Può essere ma riflettiamo.
Se ai ragazzi non fregasse davvero nulla di parlare, del dialogo, di comunicare non starebbe o attaccati ad un mezzo che, poi, di vicinanza ha ben poco. Ma dietro quel nick c’è una persona che lo ascolta, o almeno dovrebbe.
Sì, perché ok, con gli amici si scherza, si confidano piccoli grandi segreti. Ma nel vero momento di crisi, di dubbio, di indecisione e sofferenza e di gioia vogliamo sempre l presenza di chi ci ha messo al mondo e ci ama.
Genitori
Sì, siete proprio voi, cari genitori. Ma cosa succede spesso? Che predicate bene e razzolate male.
Criticate i vostri ragazzi perché passano troppo tempo sul telefono a chattare con amici con chissà chi, a vedere quelli sui social e bla bla bla..ma voi?
Non date spesso il buon esempio. Perché noi adulti siamo i primi ad essere attaccati ai telefoni. Da qui lo sharenting: il trip di fotografare qualsiasi, e dico davvero qualsiasi, cosa faccia il figlio, per la maggior parte delle volte minorenne, bambino, senza goderci quei momenti.
Si fanno centinaia di video , foto, per metterle sui social e ricevere tanti complimenti o tanti insulti. Cominciate a dare l’esempio. Come? Il dialogo.
Parlate
Dedicate tempo ai vostri ragazzi, dovete. Perché, a modo loro, hanno bisogno, un bisogno tremendo della vostra vicinanza, della vostra presenza. Hanno bisogno di essere ascoltati, ma ascoltati attivamente.
Non del “adesso non posso, più tardi”. No, hanno bisogno dic apire che la loro casa è un porto sicuro e che voi siete una spalla su cui potersi appoggiare sempre.
Siete le persone che li amano sopra ogni cosa, senza giudicarli, mai e, che per qualsiasi cosa, ci siete a dare una mano, a consigliare, a fare capire dove hanno sbagliato per aiutarli a non commettere più quello sbaglio.
E quindi, mettete da parte un po’ quei telefoni e…parlate.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del parlate Con non Per loro.
Fa riflettere e pensare come una ragazza così giovane abbia tali pensieri, che, oltretutto, condivido, da adulta e professionista del settore, in toto.
A parlare è Jolanda Renga, figli …si sa di chi. Una ragazza come tutte, se non avesse due genitori famosi. Una ragazza che, come tante, ha subito cattiveria e bullismo. Una ragazza che vive la realtà di molti adolescenti e che da’ voce ai suoi pensieri, posso dirlo, da ragazza matura.
Gli adulti parlano per noi non con noi.
Come non posso essere d’accordo. Ovviamente, e lo dico sempre, non si può nè si deve generalizzare.
In molte famiglie, fortunatamente c’è dialogo e sana comunicazione. Ma ce ne sono altre che, invece, sono pinee i pregiudizi, giudizi, aspettative.
Il parlare per e non cn noi ha un significato importantissimo.
Sono tutti quegli adulti, quei genitori che sembrano avere le verità assolute sul mondo dei ragazzi E perché? Perché sono spinti dai luoghi comuni e dal pregiudizio. Senza davvero conoscere le loro realtà fatte davvero di mille sfaccettature.
Dialogo
“Mio figlio è fatto così e cosà…deve essere un avvocato, medico, ingegnere ,..bla bla…ma certo che è il più bravo di tutta la classe, deve esserlo. No, a mio figlio non piace questo o quello, te lo dico io che lo conosco”..
a invece di avere tutte queste aspettative, invece di parlare così non sarebbe meglio chiedere al diretto interessato quali sono i suoi reali interessi?
Quante volte i ragazzi vanno male a scuola perché genitori impongono o scelgono la scuola per loro(secondo i gusti e le aspettative dei genitori intendo) vedendoli poi “Fallire” e pensare che non faranno mai nulla nella vita?
E quanti ragazzi sono venuti da me disperati perché credevano davvero a questo o, altre volte perché vorrebbero parlare coi genitori ma “ogni volta è un ,uro. non mi capiscono, è inutile”..
E purtroppo questo atteggiamento non va bene.
Autorevolezza non despotismo
Più volte si è detto che i genitori non devono essere amici ma genitori Attenzione, questo non deve essere frainteso.
Con i veri amici, coetanei, si gioca, scherza, si parla di ragazzi/e…
Ai genitori si fanno altre domande, si chiede consiglio.
genitori devono essere re non autoritari perché, se lo sono(autoritari) otterranno solo chiusure, bugie, atti non piacevoli.
Il genitore non deve parlare per il figlio, non deve fare le sue veci sempre comunque.
Il genitore deve aiutare il ragazzo a crescere nel modo più sano ma, per farlo, deve essere autorevole. Se fai una cazzata io te lo faccio notare .
Se voglio che tu rispetti una regola ne discuto con te, ti dico il perché di un no. No ti lascio senza risposte, non ti lascio con un “è così perché te lo dico io”: Non funziona.
I genitori devono mettersi in testa che durante l’adolescenza avrete di fronte una persona nuova che sta cercando se stesso, che non è più un bambino ma nemmeno un adulto. E’ in un bimbo ed è per questo che si cresce insieme, voi con loro.
La porta del dialogo dev’ essere sempre aperta. Solo così creerete un rapporto sano e di fiducia, reciproca, con i vostri ragazzi.
Ascoltateli, capiteli e immergetevi nel loro fantastico mondo in cui, voi, ci sarete sempre.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di inside out, episodio 2. Ossia, viaggio all’interno delle proprie emozioni.
“È cambiato da un giorno all’altro, non lo riconosco più!”
Il senso di “Inside out”
Se anche voi avete pensato almeno una volta qualcosa del genere a proposito dei figli adolescenti, comprenderete in modo immediato ciò che viene mostrato nel nuovo film di animazione Pixar da poco uscito nelle sale.
In questa seconda puntata, Riley ha appena compiuto 13 anni: il suo mondo, i suoi pensieri, le isole della personalità e i ricordi iniziano a cambiare rapidamente, assistiamo alla costruzione (importante ma faticosa) di un senso di sé più definito.
Non appena scatta il pulsante della “pubertà”, si innescano un turbinio di situazioni e stravolgimenti. Ci sono tante emozioni diverse che entrano in conflitto tra loro, ma trovano poi ciascuna il proprio spazio e il modo di collaborare. Anche stavolta, il film riesce a mostrare in modo chiaro e semplice ciò che accade nella mente di Riley.
Genitori disorientati
Quando i figli oltrepassano la soglia dell’adolescenza, i genitori si trovano spesso disorientati, confusi. Non li riconoscono più e hanno la sensazione che i loro bambini, improvvisamente, senza alcuna ragione precisa, siano cambiati. La famiglia assume un ruolo diverso e più marginale, le amicizie, il bisogno di essere parte di un gruppo e di essere accettati, le paure per il futuro iniziano invece ad occupare sempre più spazio.
Ciò che si fa più fatica a comprendere è che anche i ragazzi hanno la stessa difficoltà: non si riconoscono più, stanno cercando di capire chi sono e chi vogliono diventare, sono raggiunti da un turbinio di emozioni e stimoli spesso contrastanti e che “lottano” tra loro.
L’adolescenza è il momento del cambiamento, in tutti i sensi, non solo ormonali. Si cambia idea da un giorno, anzi da un momento, all’altro; si cambiano idee, pensieri, desideri, hobby, canzoni, vestiti, abitudini…E tutto questo continuamente.
E non è un aspetto negativo. E’ solo che, i vostri ragazzi, stanno cercando di capire chi sono, chi vogliono diventare, chi vogliono al loro fianco e cosa vogliono fare e, per la maggior parte delle volte, non corrisponde a quello che voi avete pensato per loro. Ed è normale, perché i figli sono persone distinte, non sono il vostro proseguimento.
Emozioni
Sperimentano nuove emozioni oppure vivono una vera e propria tempesta emotiva in cui ogni vissuto è amplificato, più forte e immediato, senza che ci sia un adeguato filtro cognitivo.
Inside Out 2 ci ricorda, ancora una volta, che non ci sono emozioni buone ed emozioni cattive. Tutte hanno un valore adattivo e un ruolo centrale nello sviluppo: imparare a riconoscerle, elaborarle e gestirle è fondamentale.
Un film di animazione destinato non solo ai ragazzi, che hanno riempito le sale dei cinema in questi primi giorni di programmazione perché desiderosi di comprendere ciò che accade nella loro mente. Ma anche per tutta la famiglia e per i genitori che possono così riconoscere alcuni meccanismi, entrare nella testa dei figli e sentirsi meno soli di fronte ai tanti cambiamenti che si vivono.
Genitori
Crescete con loro, entrate nel loro mondo, nei loro interessi, senza partire pregiudicanti e senza giudicarli ma viveteli. E lasciate sempre aperta la porta del dialogo, non dell’attacco perché, anche se molte volte non sembra, ma voi siete essenziali .
Devono comprendere che siete il loro porto sicuro, quelle persone che saranno sempre lì per aiutarli a crescere nel modo più sano.
Infine, anche se è faticoso e si vorrebbe vedere sempre sorridere i propri figli, dobbiamo lasciare che sperimentino e conoscano tutta la gamma delle emozioni, aiutandoli a riconoscerle e gestirle, per trasformare in parole ciò che sentono nel loro cuore e nella loro mente.
È importante anche cercare di non anticipare e risolvere le difficoltà al loro posto: solo così potranno imparare a fidarsi dei propri sentimenti, a regolare le proprie emozioni e a risolvere i problemi in autonomia.
Che cos’è l’empatia e perché è importante svilupparla per avere successo nella vita? Continua a leggere e lo scoprirai.
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.”
Cos’è l’empatia? Una delle abilità umane più invisibili. Ma anche una delle più celebrate quando si presenta nel suo splendore.
Il problema è che questa abilità è in rapido declino.
“Si va avanti solo se si è i più forti e si schiacciano gli altri.”
Questo, più o meno, è il mantra di una competizione eccessiva che dimentica i benefici della collaborazione.
È una linea guida radicata in molti ambiti: dall’educazione, al commercio, al mondo delle relazioni.
L’individualismo ha tolto allenamento alla nostra empatia, relegandola a un lontano angolino della nostra mente.
Ma oggi vediamo perché è importante.
Il significato di Empatia
Partiamo dalle basi. Il termine Empatia deriva dal greco en-pathos “sentire dentro” e la definizione che gli viene data oggi dall’Enciclopedia Treccani è la seguente: “Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Con questo termine si vuole rendere in italiano quello tedesco di Einfühlung”.
Cos’è l’empatia?
Quindi, come si può definire con poche e semplici parole l’empatia al giorno d’oggi?
È la capacità di riconoscere e comprendere a pieno le emozioni altrui. La capacità di ascoltare in modo attivo e senza giudicare le persone che avete accanto.
È caratterizzata da processi cognitivi e un’attivazione emozionale nel soggetto che la prova.
È un tentativo attivo di comprendere la prospettiva degli altri e le loro emozioni: in pratica come percepiscono e come vivono la loro realtà.
Cosa non è l’empatia
È importante non fare confusione dando questo nome a emozioni diverse.
L’empatia non è:
compassione: quest’ultima è una forma di empatia unita al desiderio attivo di aiutare il prossimo;
imitazione: essere empatici non significa imitare i sentimenti dell’altra persona e il suo comportamento;
pietà: questa è infatti la preoccupazione per lo stato di un’altra persona percepita come inferiore.
A cosa serve?
Se vogliamo crescere, è un’abilità cruciale per noi e le nostre relazioni: ci permette infatti di ampliare la nostra percezione sfruttando esperienze diverse dalla nostra.
L’empatia porta con sé un enorme vantaggio sociale.
L’umano è un animale che ha sempre fatto di socialità e cooperazione i suoi punti di forza. Grazie a loro siamo riusciti a stabilirci in cima alla piramide alimentare e a inventare la nostra tecnologia.
Riusciamo a far funzionare comunità enormi e complesse grazie all’uso della parola, della scrittura e del pensiero razionale.
Ma come riusciamo a comunicare quando non abbiamo lo stesso linguaggio?
Riconoscere le emozioni degli altri e avere la certezza che gli altri riconoscano le nostre, facilita le nostre interazioni.
Accade sia nel piacere, che nel dolore: quando vediamo qualcuno sbattere la testa contro un muro, “sentiamo” il suo dolore.
Se invece osserviamo delle persone gioire, quella gioia è in grado di riflettersi dentro di noi.
Empatia e intelligenza emotiva
Quando si parla di empatia, non si può di certo trascurare l’intelligenza emotiva. Questa espressione, infatti, è definita come “la capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni” (Salovey e Mayer, 1990).
Possedere tra le proprie qualità l’intelligenza emotiva, dunque, significa avere le capacità di consapevolezza, motivazione, padronanza di sé, empatia e abilità nelle gestione delle risorse umane, che sono alla base di una buona relazione tra individui.
Non tutti, però, sviluppano l’intelligenza emotiva e questo porta alcuni individui a non saper riconoscere e controllare le proprie emozioni e quelle altrui, oltre a essere incapaci di provare empatia.
Dove sono le prove che l’empatia esiste davvero?
Secondo uno studio del Max Planck Institute in Germania, l’area del nostro cervello che si attiva nelle reazioni empatiche (e che resta spenta in abitudini egocentriche) è la circonvoluzione sopramarginale destra, una regione del lobo parietale.
Quest’area è centrale nella distinzione delle nostre emozioni rispetto a quelle degli altri.
Inoltre si attiva per darci l’abilità di osservare e valutare le emozioni che gli altri stanno provando in tempo reale.
La ricerca ha dimostrato che un funzionamento subottimale di quell’area ci porta a proiettare le nostre emozioni sugli altri, facendoci diventare egocentrici, dimenticando appunto cos’è l’empatia.
Dimenticandolo fisicamente.
Inoltre, quando siamo costretti a prendere decisioni rapide, la nostra empatia viene frenata o inibita completamente, portandoci a giudizi scorretti o imprecisi.
Non solo, in quest’area sono presenti i Neuroni Specchio che ci fanno imitare le azioni degli altri: per esempio quando una persona sbadiglia, ci troviamo a sbadigliare a nostra volta.
I vantaggi di essere empatici
Come abbiamo intuito aiuta nelle aree sociali: nella gestione delle relazioni, in quelle delle nostre comunità e soprattutto nella consapevolezza di noi stessi.
“Sapere come riconoscere le emozioni degli altri, ci dà dei parametri per riconoscere le nostre.”
Migliora anche le scelte morali: se abbiamo provato dolore sarà più difficile desiderare di infliggerlo agli altri e se abbiamo provato gioia, sarà più facile gioire della felicità altrui.
Infine la ricerca ha evidenziato altri aspetti molti interessanti:
Lo stato di salute dei pazienti migliora dove l’empatia viene praticata attivamente dai medici.
Diminuisce significativamente gli errori medici.
Modera i comportamenti aggressivi.
L’assenza di empatia è un marker fondamentale di psicopatia e autismo.
La sua presenza migliora la soddisfazione nelle relazioni intime.
Permette di creare e mantenere amicizie.
L’empatia è correlata positivamente con comportamenti di supporto e negativamente con eventi di aggressività.
Diminuisce l’incidenza dei crimini nelle società dove l’empatia è più presente.
Minimizza i problemi familiari.
Semplificando molto: possedere questa abilità migliora la nostra salute e le nostre relazioni.
Perché è così importante
“Siamo scimmie evolute con bombe atomiche a disposizione.”
Fermiamoci un attimo a pensare: negli ultimi decenni ci siamo trovati con invenzioni e tecnologie pazzesche!
Ma nonostante questo, siamo quasi gli stessi umani di qualche decina di migliaia di anni fa, con l’aggravante dell’alienazione sociale promossa dai Social Media.
Questa rivoluzione tecnologica include strumenti magnifici, come la risonanza magnetica, e armi devastanti come la bomba atomica.
Le decisioni su come e quando lanciare quelle bombe sono sempre in mano a noi umani.
Pensaci: preferiresti che a scegliere fosse una persona che sa cos’è l’empatia, o qualcuno che pensa solo a se stesso?
Come sviluppare l’empatia?
Per allenare l’empatia (siamo o non siamo efficaci dopotutto? 🙂 ) ci sono diverse attività che si possono praticare con costanza.
1) Fai questo semplice gioco
Spesso passiamo il tempo tra la gente incollati allo schermo dello smartphone.
Possiamo provare però a fare un gioco: osservare le persone e provare a indovinare il loro stato emotivo.
Ci possiamo chiedere: che giornata stanno passando? Cosa stanno provando?
La curiosità verso gli altri è il primo passo per comprendere cos’è l’empatia ed estenderne l’efficacia.
2) Impara ad ascoltare attivamente
Spesso durante le conversazioni abbiamo la risposta pronta prima ancora che l’altro abbia finito la frase.
Trattiamo molte conversazioni come battaglie verbali e finiamo per scontrarci davvero.
Rallentando un po’ possiamo cambiare il corso di questi scambi. Potremmo ad esempio fare così:
Ci prendiamo un momento per considerare ciò che l’altro ha detto e facciamo delle domande per approfondire il suo punto di vista.
Dopodiché tentiamo di comprendere perché quella persona la pensa così.
Infine proviamo a identificare le sue emozioni.
Questa pratica è ancora più utile quando non condividiamo l’opinione dell’altro, perché ci permette di espandere e completare la nostra.
3) Apriti agli altri
Ascoltare le esperienze degli altri è come leggere libri.
È vivere nuove prospettive della stessa vita: questo ci permette di avere più informazioni su esperienze comuni e vederle in maniera diversa.
Allo stesso tempo, aprirsi ai propri sentimenti e alle esperienze è fondamentale per poterli gestire e riconoscere in maniera equilibrata e costruttiva.
L’uso continuo di queste tre pratiche ci permette di allargare i nostri confini di “giudizio e pregiudizio” limitando l’uso di etichette verso l’altro e facilitandoci la via verso la visione di com’è realmente l’esperienza umana e cioè un’esperienza comune, in cui siamo una specie sola e lavoriamo per la nostra evoluzione e sopravvivenza.
Questi vantaggi e principi funzionano a tutti i livelli, dalle relazioni più intime ai progetti più grandi.
Com’è possibile avere un obiettivo comune e perseguirlo con efficacia se non prendiamo atto di cos’è l’empatia e non ci comprendiamo?
Buongiorno amici. Oggi parliamo un piccolo importante monologo sull’importanza dell’ascolto attivo.
L’ascolto…ho trovato questo piccolo monologo di Michele Bravi su tiktok…eh, ogni tanto c’è anche qualcosa di importante e bello sui social, vedete?:)
Ascoltate
Tutto gira attorno ad un indovinello provocatorio iniziale. E’ vero, lo dice anche Bravi, se un albero cade per forza fa rumore e si sente. Ma ogni volta che qualcosa…qualcuno viene sentito, percepito, ascoltato…c’è qualcuno che, dall’altra parte, è predisposto all’ascolto.
Ascoltare è fondamentale in un qualsiasi tipo di rapporto: genitori figli, amici, moglie e marito, fidanzati, uomo animale. Dove c’è ascolto attivo c’è attenzione e dove c’è attenzione c’è una forma d’amore. Vuol dire che siamo importanti per qualcuno.
Dialogo e amore
Perché parlo di ascolto attivo e non di semplice ascolto. Perché spesso ci capita di essere sentiti, non ascoltati e la differenza è abissale.
Sento quando percepisco il suono della tua voce ma sono distratto\a. A volte, purtroppo, capita anche tra genitori e figli. Dove i genitori sono troppo presi nel loro fare da lasciare ai margini la persona più importante della propria vita che ti sta venendo incontro, ti cerca, ti chiede aiuto, di essere ascoltato. E quando percepisce che non lo stai facendo, si chiede in se’ e non verrà più da te, perché si sente come un peso.
L’ascolto attivo è differente. Vuol dire che, nel momento ni cui, prendiamo l’esempio precedente, mio figlio mi chiede un attimo io quell’attimo, quei due attimi a lui li dedico davvero. E lo ascolto, se me lo chiede do un consigli, non mi distraggo, faccio capire, anche con uno sguardo( a volte non servono parole) che io per lui ci sono.
E’ in questo modo che tuo figlio sarà felice, compreso, tranquillo nel sapere che una persona, a casa, ci sarà sempre a stargli accanto.
Se avete bisogno di un mio aiuto, che voi siate genitori o ragazzi, contattatemi:)