Buongiorno amici. Oggi parliamo dell’importanza che hanno i genitori per gli adolescenti.
Ci sono atteggiamenti e comportamenti dei figli, quando diventano adolescenti, che mettono a dura prova mamme e papà.
Dov’è finito il bambino che conoscevano così bene e con il quale giocavano, parlavano e che sembrava avere bisogno del loro affetto e della loro presenza?
Un estraneo
La sensazione che prevale, in alcuni momenti, è quella di ritrovarsi con un estraneo accanto, che non riconoscono più e che non vuole avere nulla a che fare con loro. Ebbene, sappiate che non è così! Anche se spesso sembrano non avere alcuna intenzione di dialogo o sembrano quasi voler rifuggire lo sguardo degli adulti, e dei genitori in modo particolare.
I ragazzi stanno cercando la loro identità e sì, vero, molto spesso preferiscono starsene da soli, o ad ascoltare gli amici che, per loro, sono il microcosmo che stanno creando e va benissimo così.
Presenza
Questo non significa che non ne abbiano più bisogno e che non lo vogliano più: è forse proprio in quei momenti che ne hanno maggiormente necessità. Si sentono come “osservati” dagli altri, come sotto un riflettore che punta la luce su di loro e sono pronti a essere giudicati e criticati.
Vogliono essere visti da mamma e papà, vogliono sapere che hanno ancora la stessa attenzione nei loro confronti, che li osservano, che notano i loro comportamenti e atteggiamenti, che sanno andare al di là delle parole o dei silenzi.
Silenzi
Quanto parlano i loro silenzi. A volte è solo perché vogliono stare da soli coi loro pensieri ma aspettano, comunque, che mamma o papà vadano da loro dicendo “se hai bisogno di me ci sono”: Ecco, basta questo, basta essere compresi. Basta che i ragazzi abbiamo un porto sicuro a cui possono sempre fare affidamento: presenza, vicinanza non invadente. Osservarli .
E, ancora di più, anche se sembrano non essere più interessati alla vostra presenza, hanno bisogno di sapere che, qualunque cosa accada, il genitore sarà sempre lì, ad ascoltare e accogliere.
Sono ragazzi
“Una cosa non dobbiamo mai dimenticarci: sono ragazzi, hanno bisogno di essere compresi. Per non perdersi hanno bisogno di poter contare su qualcuno, e per questa ragione si deve andare oltre i comportamenti superficiali o oppositivi, oltre il ‹‹non ho niente, sto bene›› e guardarli davvero.
Empatizzare davvero, mettersi nei loro panni può aiutarci a comprendere il senso profondo delle loro azioni, leggere nei loro pensieri può consentirci di anticiparli, tendendo loro la mano quando serve.
Dedicate loro del tempo…anche solo guadandoli, interessandovi alla loro vita, ai loro interessi senza pregiudizi, senza giudicarli perché , con loro, dovete lasciare sempre aperta la porta del dialogo e dell’ascolto attivo. Dimostrate che siete lì, sempre, per incoraggiarli, proteggerli, aiutarli a camminare co le proprie gambe.
Buongiorno amici. Oggi voglio fare una riflessione su l’esempio che danno i bambini.
Esempio
Oggi voglio fare una piccola riflessione con voi. Sull’esempio che seguiamo da che siamo bambini fino all’età adulta.
Nasciamo e veniamo a contatto solo col nostro nucleo famigliare: mamma e papà e, a volte, fratelli. Ma l’esempio che ci dicono di seguire è quello dei genitori.
Ed è qui che questi devono cominciare a dare esempio del ruolo importantissimo che hanno. Il buon esempio, sì.
Perché , come dico sempre io, a quell’età i bimbi sono come delle spugne.
Non hanno ancora una facoltà cognitiva molto sviluppata, sono nati da poco tempo. E, più che le parole, seguono ciò che i genitori dicono e fanno. Sono il loro esempio, i loro eroi.
Se i genitori parlano urlando a casa questo modo di comunicare verrà trasportato, una volta più grandicelli, al di fuori delle mura domestiche. Se, da adolescenti, mamma vi dice di non fumare perché fa male alla salute ma lei stessa lo fa, nel cervello del ragazzo c’è una domanda:” ma allora è lecito. Lo faccio anch’io”.
Nonni
Un altra bellissima figura della famiglia sono i nonni. Ci dicono sempre che i nonni sono l’emblema della saggezza.
E quanto ci piaceva sentir raccontare di quando nonna era giovane o degli episodi della sua epoca, di come viveva. A volte quei racconti erano quasi meglio delle favole.
La mia canticchiava spesso e le insegnava a me. E id etti popolari? Quanta saggezza davvero in quelle frasi che non capivamo ma che, nel profondo, nascondevano dei veri insegnamenti che, poi, ci portiamo avanti per tutta la vita.
E i bambini?
Ma quindi i bimbi, devono solo imparare e tacere?
E no. Ci dicono , e diamo per scontato che sia l’unico modo per crescere bene, che solo gli adulti possono insegnarci qualcosa. Ma chi l’ha detto?
Sono sempre stata, e sempre lo sarò, convinta che chiunque può insegnarci qualcosa, anche un bambino.
Nella sua gentilezza, ingenuità. nei suoi occhi pieni di meraviglia nello scoprire il mondo.
Nella non malizia nel rapportarsi con gli altri e nell’assenza di giudizio e pregiudizio, a meno che non abbia seguito un esempio sbagliato in casa.
No presunzione
Troppe volte vedo, nelle famiglie con ragazzi adolescenti, i genitori, o almeno uno di oro, che si sentono i detentori della verità assoluta. Io sono il migliore nel dire , fare, in tutto e, per questo, devi prendere e esempio da me.
A volte pressano i ragazzi di troppe aspettative facendo crescere, così, delle persone frustrate che hanno paura di deludere gli adulti.
Quegli adulti che dovrebbero supportarli e aiutarli ad avere fiducia in se stessi e a valorizzarli.
Ebbene sì, anche voi non siete mai arrivati.
Ricordatevi che nella vita c’è sempre da imparare, da tutto e tutti, indipendentemente da sesso ed età.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “non è l’amore di un alto che ti guarisce ma è l’amore che tu dai a te stesso”.
“Non produce alcun frutto, a lungo andare, nei rapporti personali, comportarsi come se si fosse diversi da come si è.”
Lo affermava il caro Carl Rogers! Eppure, tanta gente non riesce ad essere serena e ad accettarsi per quel che è: perché accade questo? Questa mancata accettazione pone le sue radici nell’inconscio che farebbe costruire dentro di se una sorta di “elaborazione distorta intrusiva” del tipo: “se io sono perfetto/a, nessuno avrà alcunché da criticare di me: così non sarò rifiutato/a ne criticato/a, e quindi sarò accettato/a”.
Criticare
Ogni volta che qualcuno ci critica o ci fa sentire inadeguati, perdiamo una piccola dose di quell’amore che avevamo per noi stessi.
Impariamo che, se vogliamo essere accettati dagli altri, dobbiamo corrispondere a determinati standard e se non lo facciamo, gli altri ci faranno notare che siamo fuori dalla loro cerchia.
A questo punto smettiamo di amarci incondizionatamente e iniziamo a condizionare la relazione con il nostro “io” ai nostri successi e fallimenti.
Le persone combattono se stesse in diversi modi
Criticando il proprio fisico, trovandosi mille difetti e aspirando ad un ideale irraggiungibile, trovandosi sempre e per sempre insoddisfatte. Oppure si combatte una lotta con il proprio modo di essere, con il proprio carattere, dimenticando che ogni caratteristica ha il suo positivo ed il suo negativo.
Quella che chiamiamo testardaggine potrebbe essere in alcune situazioni la stessa caratteristica che ci porta ad essere determinati. Altre persone si combattono mescolandosi ed invischiandosi in comportamenti non sani che le porteranno ad essere infelici come fumare, bere, mangiare in modo del tutto disordinato, ma anche immergendosi in relazioni tossiche e nocive che non rispondono ad un appagamento e ad un accrescimento di noi come persone attraverso l’altro.
Spesso il nostro dialogo interno è il termometro della nostra autostima, la misura della lotta che combattiamo contro di noi.
Quante volte sbagliando vi siete trovati a rivolgervi parole come “stupida/o” oppure “che cretino” “che maldestro” “sono proprio imbranato”…
Sebbene sembrino piccoli segnali, queste parole scortesi nei nostri confronti sono come delle piccole goccioline che giorno dopo giorno alimentano la giara della disistima e, di conseguenza, dell’insoddisfazione che proviamo verso noi stessi e, di riflesso, verso la nostra vita.
I segnali che indicano che non ci accettiamo incondizionatamente
Ci sentiamo spesso inadeguati in situazioni e contesti diversi
Pensiamo di non meritare l’amore degli altri
Ci paragoniamo costantemente agli altri e finiamo sempre per sentirci inferiori
Pensiamo di non essere abbastanza intelligenti/belli/interessanti/socievoli
Non intraprendiamo nuovi progetti per paura di fallire
Ci reprimiamo costantemente, non ci permetti di essere noi stessi
Ci sentiamo a disagio con noi stessi e non ci piace stare da soli con i nostri pensieri
Per evitare che l’insicurezza ci invalidi l’esistenza è bene elaborare le cause che ci hanno portato ad essere insicuri. E’ pertanto fondamentale accettare e comprendere che i difetti non esistono in se; sono le nostre distorsioni cognitive che ci fanno credere di essere inadeguati.
E’ fondamentale inoltre non guardare a chi dovrebbe giudicarci come quando eravamo bambini: in questo modo eviteremo di mantenere inconsciamente la odiata, ma anche cercata dipendenza dallo sguardo censore degli altri (ma che ormai abbiamo interiorizzato).
Suggerimenti pratici per accettarsi con serenità
Accettarsi incondizionatamente è il primo passo per amarsi incondizionatamente. Non possiamo stare bene con noi stessi se ci critichiamo costantemente, se pensiamo di essere dei falliti o non abbastanza intelligenti e attraenti. È interessante il fatto che accettare i nostri difetti o imperfezioni non significa non impegnarsi a migliorare.
L’accettazione implica, prima di tutto, la piena consapevolezza. Questo vuol dire che siamo consapevoli degli errori che abbiamo fatto ma non continuiamo a punirci per questi, piuttosto cerchiamo di correggerli. Significa che siamo consapevoli dei nostri limiti e cerchiamo di fare un ulteriore passo avanti.
L’accettazione incondizionata implica sperimentare la realtà così com’è, senza alcuna negazione o rifiuto. Con il passare del tempo, se questo atteggiamento è davvero sincero cancellerà le sensazioni negative e spiacevoli che provavamo verso noi stessi e lascerà il posto all’amore.
Il processo di accettazione incondizionata è lungo e doloroso. Ma alla fine del percorso scoprirete che è anche liberatorio. Infatti, troviamo difficile praticare l’accettazione incondizionata perché ci è stato insegnato a criticarci e diventare il nostro giudice più severo. Ci è stato insegnato ad adattarci alla società, ma non a convivere con noi stessi.
Riscopriamo chi siamo
Per accettarci dobbiamo conoscerci. Dedichiamo tutti i giorni qualche minuto a guardare dentro di noi. Chiediamoci cosa ci piace e cosa detestiamo, cosa ci rende felice, cosa non ci piace di noi, chi siamo veramente…
Possono sembrare domande banali, ma forse ci sorprenderemo nel sorprendere che non abbiamo risposte per molte di queste domande perchè da molto tempo abbiamo perso la connessione con il nostro “io interiore”.
Accettiamoci senza criticarci
Ogni volta che commettiamo un errore o scopriamo una parte di noi che non ci piace, invece di giudicarci e criticarci accettiamolo semplicemente. Prendiamo atto della realtà come fossimo un osservatore imparziale.
Chiediamoci cosa possiamo imparare e in che modo questo errore o “difetto” può trasformarci in una persona migliore. Accettiamo di non essere perfetti e che non abbiamo bisogno di esserlo per amarci ed essere una persona di valore.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sugli adolescenti, ansia e paura di sbagliare.
“Mentre l’adolescente-Icaro di ieri volava troppo in alto, i nuovi Icaro hanno paura di volare.
Le loro ali tremano per la paura di sbagliare, cadere e fallire; tremano per l’ansia che ostacola la serenità del loro volo, a scuola come nella vita.
È quella voce che dice, sia a noi che ai nostri ragazzi, che non siamo abbastanza, che non ce la faremo che tentare è inutile, se sai già di fallire.
Nel cuore degli adolescenti di ieri c’era soprattutto il senso di colpa con cui confrontarsi, invece gli adolescenti di oggi provano fatica emotiva che si traduce in un grande senso di inadeguatezza, per il non riuscire a stare al passo, per la paura di fallire, di non essere abbastanza” (Stefano Rossi)
Ricerca adolescenti, ansia e paura di sbagliare
Una ricerca condotta da Fondazione Gemelli IRCCS e UNICEF sulla situazione dei giovani in Italia ha rilevato come il 39% della popolazione dichiari di soffrire di una sintomatologia ansioso-depressiva.
Gli adulti sono preoccupati dal disagio che i più giovani manifestano, eppure non sanno come affrontarlo: il 48% denuncia l’incapacità di far fronte al problema. Il 54% dei ragazzi, d’altra parte, pensa di non essere capito da mamme e papà troppo distratti e solo il 3% parlerebbe con un insegnante di una sua difficoltà.
È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i bambini, che ha voluto indagare anche le difficoltà di genitori e docenti nel dialogare con i ragazzi, che stanno scontando ancora gli effetti della pandemia sulla salute mentale.
La paura di sbagliare che blocca i ragazzi
Sempre più frequentemente gli adolescenti hanno paura di sbagliare, non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato: ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
È soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare: livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Gli adolescenti hanno bisogno di ascolto, non di soluzioni, e di essere aiutati a trasformare le difficoltà in una sfida da affrontare!
Spesso gli adolescenti si bloccano davanti a un problema o a una situazione che percepiscono come difficile, assumono un atteggiamento difensivo e rinunciatario nei confronti di quello che devono affrontare e non riescono a viverlo come una sfida.
“Mi sento schiacciata da tutto quello che devo fare, mi sento di non riuscire a stare dietro a tutto. Ho mille pensieri che mi tormentano e quando mi sento così mi sale l’ansia, mi blocco e non riesco ad essere lucida.”
Nel momento in cui si presentano situazioni intense e impegnative il cervello rilascia sostanze chimiche e attiva una serie di circuiti neuronali.
Se si considera ciò che si sta vivendo come una minaccia, il cervello entra in uno stato di allarme e si prepara alla difesa.
Al contrario, se si affronta quella condizione come se fosse una sfida, il corpo produce una maggior quantità di energia per poterla superare e viene poi rilasciato un neurotrasmettitore, la dopamina, che fa sperimentare gratificazione.
Ascolto
Ascoltare i figli è fondamentale, è il primo passo per instaurare e mantenere aperta una relazione improntata sul dialogo e il confronto, anche nei momenti di difficoltà. Non è sempre facile riuscire ad ascoltarli e a comprendere i loro comportamenti e le loro motivazioni. Eppure è fondamentale: sentirsi ascoltati significa potersi fidare e sentire di essere importanti per l’altro!
I genitori hanno bisogno di acquisire consapevolezza, strumenti e strategie per fronteggiare in modo più efficace la quotidianità e le sfide che possono incontrare nella relazione con i figli e nelle diverse fasi della crescita.
In questo modo possono diventare promotori attivi potenziando il loro ruolo, rafforzando le loro competenze, promuovendo anche nei figli la consapevolezza e l’acquisizione di efficaci abilità di vita (life skills).
E vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite il pulsante qui sotto
Buongiorno amici. Oggi voglio parlarvi di ansia sociale che, purtroppo, non colpisce solo gli adulti. Ma, ultimamente, ne sono affetti adolescenti e addirittura bambini.
Cos’è l’ansia sociale
E’ una paura, più o meno intensa, in situazioni socialmente connotate.
A differenza dell’ansia generalizzata, questa si verifica in specifiche condizioni, ad esempio: parlare in pubblico, esibirsi, parlare con altre persone, parlare al telefono, mangiare con altre persone ecc.
Sostanzialmente è una paura molto intensa di essere valutati/giudicati negativamente dagli altri. Nel disturbo d’ansia sociale, l’intensità dell’emozione compromette significativamente la qualità della vita e delle relazioni.
Quindi, non è ansia sociale il fatto di vergognarsi a parlare in pubblico (quello è molto diffuso!) ma piuttosto ritrovarsi ad avere una vita compromessa perché non si riesce a gestire nessuna situazione in cui ci si trova a contatto con altre persone.
Segnali d’allarme
Che tu sia un ragazzo o una ragazza, un genitore oppure un docente, nonostante la definizione di ansia sociale potresti ancora essere in dubbio su come riconoscerla e, eventualmente, intervenire.
Il segnale principe è l’evitamento, le persone ansiose evitano vistosamente le situazioni che creano ansia, quindi, nel caso dell’ansia sociale si potrebbe assistere al rifiuto di partecipare ad occasioni sociali.
Per esempio se tu (o tuo/a figlio/a o alunno/a) rifiuti inviti a feste, uscite, compleanni, non vuoi praticare uno sport o addirittura ti rifiuti di andare a scuola, ci sono buone probabilità che tu possa esserne affetto.
Nei casi più gravi, spiega la psicologa, si arriva a un ritiro completo, a persone che non escono più dalla propria stanza, come i cosiddetti hikikomori.
Ma come prevenirla ed evitarla?
Vi lascio i link che potete scaricare dove ne parliamo insieme.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “parlo ma non mi capiscono”.
Nel nostro percorso di relazioni interpersonali, una delle sfide più comuni che dobbiamo affrontare è quella di sentirci incompresi nonostante i nostri sforzi di comunicazione. Questo articolo esplora i motivi per cui ciò accade e fornisce strategie attuabili per migliorare l’efficacia della comunicazione.
L’enigma della comunicazione
Le interruzioni della comunicazione sono più che semplici parole perse nella traduzione; spesso derivano da problemi più profondi, come stili di comunicazione diversi, barriere emotive e aspettative non soddisfatte.
Certo, possiamo continuare parlando di come comprendere il proprio stile di comunicazione. Ecco qualche approfondimento su ciascuno dei punti:
Comprendere il Tuo Stile di Comunicazione
1. Verbale vs. Non Verbale
La comunicazione verbale riguarda le parole che usiamo per esprimere pensieri, sentimenti e idee. È importante considerare il tono di voce e il modo in cui dici le cose, poiché ciò può influenzare il modo in cui il messaggio viene ricevuto. D’altra parte, la comunicazione non verbale include espressioni facciali, linguaggio del corpo e contatto visivo. Questi segnali possono trasmettere emozioni e intenzioni che possono essere più potenti delle parole stesse.
2. Diretto vs. Indiretto
Il tuo stile di comunicazione può essere diretto o indiretto. Le persone con uno stile diretto tendono a essere chiare e concise nel modo in cui si esprimono, mentre quelle con uno stile indiretto potrebbero preferire suggerire piuttosto che dichiarare apertamente. Capire il proprio stile può aiutare a comunicare in modo più efficace con gli altri, rispettando allo stesso tempo le preferenze individuali di comunicazione.
3. Ascolto vs. Parlato
La comunicazione non riguarda solo l’esprimersi, ma anche l’ascoltare. Essere un buon ascoltatore è fondamentale per una comunicazione efficace. Chiediti se tendi a parlare di più durante le conversazioni o se sei più propenso a prestare attenzione e a rispondere alle esigenze degli altri. Trovare un equilibrio tra ascolto attivo e partecipazione alla conversazione può contribuire a stabilire connessioni più profonde con gli altri.
Superare le Barriere alla Comprensione
1. Chiarezza è Fondamentale
Per comunicare in modo efficace, è essenziale esprimere i propri pensieri in modo chiaro e comprensibile. Evita frasi complesse o ambigue e cerca di essere diretto nei tuoi messaggi. La chiarezza aiuta a ridurre le possibilità di fraintendimenti e facilita una comunicazione più efficace.
2. Ascolto Attivo
L’ascolto attivo significa prestare attenzione non solo alle parole dell’altro, ma anche alle emozioni e al contesto sottostante. Pratica l’ascolto empatico, mettendoti nei panni dell’altro e cercando di comprendere il suo punto di vista. Fai domande per chiarire i dubbi e confermare di aver capito correttamente.
3. Empatia
Essere empatici significa essere in sintonia con le emozioni e le esperienze degli altri. Mostra comprensione e rispetto per i sentimenti altrui, anche se non sei d’accordo con le loro opinioni. L’empatia favorisce un clima di fiducia e apertura nelle relazioni interpersonali.
Affrontare queste barriere alla comprensione può rendere le tue interazioni più significative e autentiche, promuovendo relazioni più sane e soddisfacenti.
Strumenti per una Comunicazione Efficace
1. Utilizzare le Dichiarazioni “Io”
Le dichiarazioni “Io” sono un modo efficace per esprimere i sentimenti e le esigenze personali senza accusare gli altri. Ad esempio, anziché dire “Mi fai sempre aspettare”, potresti dire “Mi sento frustrato quando devo aspettare”. Questo approccio favorisce una comunicazione aperta e riduce il rischio di conflitti.
2. Chiedere Chiarimenti
Non esitare a chiedere chiarimenti durante una conversazione se qualcosa non è chiaro. Fare domande per ottenere informazioni aggiuntive può aiutare a evitare fraintendimenti e a garantire che entrambe le parti siano sulla stessa lunghezza d’onda.
3. Consapevolezza del Linguaggio del Corpo
Il linguaggio del corpo gioca un ruolo importante nella comunicazione. Mantieni un linguaggio del corpo aperto e coinvolto durante le interazioni, facendo attenzione alla postura, agli occhi e alla gestualità. Questo può aiutare a trasmettere fiducia e apertura durante le conversazioni.
4. Pratica dell’Ascolto Attivo
L’ascolto attivo è una capacità preziosa per una comunicazione efficace. Assicurati di dedicare attenzione piena alla persona che sta parlando, facendo contatto visivo e rispondendo in modo appropriato. Evita di interrompere e mostra interesse sincero per ciò che viene detto.
5. Gestione dei Conflitti
Saper gestire i conflitti in modo costruttivo è essenziale per mantenere relazioni sane. Impara a negoziare e a cercare soluzioni di compromesso quando le opinioni divergono. Focalizzati sull’obiettivo comune di trovare una risoluzione piuttosto che insistere sulla propria posizione.
6. Esprimere Gratitudine
Esprimere gratitudine verso gli altri può rafforzare i legami e promuovere una comunicazione positiva. Mostra apprezzamento per le opinioni altrui e per gli sforzi fatti durante le conversazioni. Questo crea un clima di reciprocità e sostegno nelle interazioni quotidiane.
7. Crescita Personale
Investire nella crescita personale può migliorare notevolmente le capacità di comunicazione. Partecipare a corsi di comunicazione o di gestione dello stress, leggere libri sull’argomento o praticare la meditazione possono aiutare a sviluppare competenze di comunicazione più avanzate.
Implementando questi strumenti nella tua vita quotidiana, potrai migliorare significativamente la qualità delle tue interazioni e costruire relazioni più autentiche e soddisfacenti con gli altri.
Coltivare una Mentalità Comunicativa
1. Pratica la Pazienza
La pazienza è fondamentale per una comunicazione efficace. Prenditi il tempo necessario per ascoltare e comprendere gli altri senza fretta. Evita di interrompere o di saltare alle conclusioni. Mostrare pazienza crea un ambiente di rispetto reciproco e favorisce una comunicazione più profonda.
2. Abbraccia la Vulnerabilità
Essere disposti a essere vulnerabili durante le interazioni può migliorare notevolmente la comunicazione. Esprimere i propri sentimenti e condividere esperienze personali può incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Questo favorisce la connessione emotiva e rende le conversazioni più autentiche.
3. Cerca il Feedback
Chiedere e accettare feedback costituisce un modo efficace per migliorare le proprie capacità comunicative. Chiedi agli altri cosa pensano delle tue abilità di comunicazione e quali aree potresti migliorare. Utilizza il feedback per adattare e perfezionare il tuo approccio comunicativo nel tempo.
4. Promuovi l’Empatia
L’empatia è la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri. Pratica mettendoti nei panni degli altri e cercando di vedere le cose dalla loro prospettiva. Mostrare empatia nei confronti degli altri crea un clima di comprensione reciproca e aiuta a costruire relazioni più significative.
5. Sviluppa una Mentalità Aperta
Mantieni una mentalità aperta e flessibile durante le conversazioni. Accetta opinioni diverse dalle tue e sii disposto a esplorare nuove idee e punti di vista. Una mentalità aperta favorisce la creatività e stimola discussioni più profonde e stimolanti.
6. Pratica la Gentilezza
La gentilezza è una qualità importante per una comunicazione efficace. Tratta gli altri con rispetto e cortesia, anche durante le discussioni più difficili. Una comunicazione gentile crea un clima positivo e favorevole alla collaborazione e alla comprensione reciproca.
7. Focalizzati sull’Apprendimento Continuo
La comunicazione è una competenza che può essere migliorata costantemente nel tempo. Cerca opportunità di apprendimento, partecipando a workshop, leggendo libri sull’argomento o seguendo corsi online. L’investimento nell’apprendimento continuo ti aiuterà a sviluppare competenze di comunicazione sempre più avanzate.
Coltivare una mentalità comunicativa richiede impegno e pratica costante, ma i benefici sono inestimabili. Sviluppando una mentalità comunicativa positiva e consapevole, potrai migliorare le tue relazioni interpersonali e trasformare le tue interazioni quotidiane in esperienze significative e gratificanti.
Buongiorno amici. Oggi parliamo della storia di una bambina data in adozione a tre mesi.
Far crescere un figlio richiede tempo e dedizione, ma per qualcuno può essere troppo.
Come dimostra questa storia arrivata dall’America attraverso il sito Reddit.
Due neogenitori hanno deciso di dare in adozione la loro figlia di soli tre mesi, perché sono troppo presi con il lavoro.
L’infelicità cresce
A raccontare la vicenda è stato il padre, che ha spiegato come sua moglie Catherine, di 33 anni, abbia cominciato ad essere infelice subito dopo il parto.
Ha lavorato fino a poco prima di entrare in ospedale, è rientrata in ufficio dopo due settimane dalla nascita della loro bambina Elizabeth e si sentiva sempre triste.
Soprattutto era infelice quando doveva badare alla piccola.
Si relazionava con lei per I bisogni concreti, ma non voleva abbracciarla o starle vicino con affetto e trasporto, come in genere accade alle neomamme.
Anche quando la bimba piangeva, alla madre non veniva spontaneo abbracciarla.
Una vita complicata
La loro vita era diventata complicata. La madre usciva presto per il lavoro e il padre si prendeva cura della bimba nelle prime ore del mattino, poi era la nonna, che viveva insieme a loro, a seguire la neonata.
Nel pomeriggio, quando la mamma rientrava, sarebbe stato compito suo occuparsene, ma Catherine si sentiva a disagio.
La famiglia non fa per noi
Per questa ragione la coppia si è resa conto che non era tagliata per avere una famiglia.
Quindi hanno pensato di dare in adozione la bambina, per il benessere proprio e anche della piccola.
La nonna non ha accettato positivamente la loro idea, quindi i neogenitori le hanno proposto di prendere in adozione Elizabeth, così da non dover cercare alternative.
Non è adatta al lavoro
La spiegazione fornita dall’uomo su Reddit è stata che la bambina non si adattava al loro stile di vita e gli utenti del sito non sono rimasti passivi di fronte a questa affermazione.
Hanno reagito con commenti decisamente negativi e contestato la loro decisione. Anche se sono maniaci del lavoro, i due genitori non possono dimenticarsi dei loro doveri.
La nonna interviene
Quanto alla nonna, ha accettato di prendersi cura anche ufficialmente della bambina, mentre il padre precisava online che poteva immaginare la propria vita senza sua figlia, ma non senza sua moglie.
“Tenere la piccola potrebbe distruggere la nostra relazione” ha sottolineato.
Fondata probabilmente sulla condivisione del valore che il lavoro viene prima di tutto. Anche prima degli affetti familiari o di un figlio.
Riflettiamo
Potrei scrivere dissertazioni in merito a quanto success ma cercherò di essere sintetica.
Mettere al mondo un figlio deve essere un atto cercato, pensato e fortemente voluto. Anche un solo dubbio deve dirti di aspettare o, in altri casi, di riflettere sul voler essere o meno genitori.
Un figlio non è un peluche che lo acquisti, lo coccoli per un po’ e alla fine puoi buttarlo via perché…non mi piaceva più, dava fastidio..potevo vivere anche senza.
Responsabilità
Dal momento in cui diventi una mamma o un papà devi mettere in conto che quella piccola vita che hai generato ha bisogno di tante cure, attenzioni, amore e non solo appena nata ma durante tutto l’arco della sua vita.
E non è vero che nei primi tre mesi, da piccini, non sono in grado di comprendere quello che accade loro. I bambini assorbono tutto: le reazioni, il senso di abbandono, la freddezza e la mancanza di affetto che, teoricamente, un genitore dovrebbe dare ad un figlio incondizionatamente.
Ormai sappiamo come evitare di avere figli. Ci sono tanti modi per farlo ma non mettete al mondo un infelice perché i figli non chiedono di venire al mondo.
e vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi interrotti e della loro mancata felicità.
C’ è poco da sorridere, scorrendo i dati dell’ultimo World Happiness Report resi pubblici ieri dalle Nazioni Unite.
Paesi felici
Aldilà delle classifiche che sanciscono che per il settimo anno consecutivo è la Finlandia ad aggiudicarsi il titolo di “Paese più felice al mondo“,.
L ’Italia risulta 41ª appena sopra il Guatemala ma parecchio sotto Kosovo e Romania, solo citando a caso, il dato decisamente più preoccupante è quello che riguarda i ragazzi.
Per la prima volta dal 2012 – anno in cui è stato redatto il primo “Report“ – “il trend positivo globale della soddisfazione di vita tra i 15 e i 24 anni si è interrotto”.
E secondo Vivek Murthy, il massimo funzionario Usa ad occuparsi di questioni di salute pubblica, la colpa di tanta infelicità tra i ragazzini è l’uso e soprattutto l’abuso dei social media .
Giovani e felicità
Il binomio gioventù-felicità è andato in crisi (pur se meno bruscamente) anche in Europa occidentale”.
“In Nord America e in Europa Occidentale è come se i giovani stessero vivendo una “crisi di mezz’età“.
“Passando – prosegue il Report – alle età più giovani (10-15 anni), i risultati degli studi sono più limitati. Nei paesi ad alto reddito, la soddisfazione per la propria vita è comunque diminuita dal 2019, soprattutto per le ragazze.
Le ragazze riportano una minore soddisfazione nei confronti della propria vita rispetto ai ragazzi intorno all’età di 12 anni. Questo divario si allarga tra i 13 e 15 anni, e la pandemia ha amplificato la differenza”
Social sotto accusa
Immediato il grido d’allarme lanciato – sulle pagine del Guardian – da Vivek Murthy, Surgeon general degli Stati Uniti: alla luce dei nuovi dati, Murthy ha ribadito l’urgenza di provvedimenti governativi sull’uso dei social media.
“È l’uso incontrollato dei social media a portare all’isolamento e alla depressione i nostri ragazzi – ha ripetuto ieri Murthy –, l’uso senza regole dei social media equivale a guidare macchine che non hanno dispositivi di sicurezza.
La battaglia di Murthy da mesi è volta al recupero della connessione sociale – tra i più giovani – attraverso la creazione di occasioni di attività culturali e sportive.
Emozioni
Nella quotidianità di coloro che oggi hanno dai 15 ai 24 anni negli Stati Uniti e in Europa occidentale, è evidente che a dominare siano le emozioni negative.
“Le protezioni per salvaguardare i più giovani sono necessarie immediatamente” ha detto Murthy: “se hai a che fare con un dodicenne o un quindicenne, non puoi aspettare tre o cinque anni e vedere se intanto la politica per caso fa qualcosa.
Temo che i governi non avvertano tutta l’urgenza che c’è: l’infanzia dei nostri figli è in corso adesso”. Ed è sempre meno felice.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de la rabbia degli adolescenti.
Molto spesso i figli, soprattutto se adolescenti, fanno fatica a condividere gli aspetti per loro più privati, le loro emozioni o i loro sentimenti.
Non riescono a comunicarlo apertamente, ma ciò non significa che non vogliano farlo o che non abbiano bisogno della presenza e della comprensione dei genitori.
Per conoscere maggiormente i figli adolescenti è fondamentale focalizzarsi sulle parole che utilizzano, perché se si impara ad ascoltarli davvero ci comunicano moltissimo di loro e di ciò che sentono dentro.
La tempesta emotiva degli adolescenti
I ragazzi fanno fatica a riconoscere e gestire nel modo più efficace le emozioni che provano e da cui, spesso, si sentono schiacciati.
In questa fase di sviluppo sono molto stimolate e attive le aree del sistema limbico, comprendenti una serie di strutture tra cui l’amigdala, responsabile della regolazione emotiva e delle reazioni più istintive.
Ciò spiega gli scoppi d’ira, i comportamenti impulsivi e le montagne russe emotive da cui sono pervasi gli adolescenti.
“La mia fame spesso è nervosa e non riesco a controllarla. Quando sono arrabbiata è inutile dirmi che mi arrabbio subito. E’ difficile per me gestire la rabbia e le mie paure che non riesco a superare non sono stupide. Quello che vorrei essere non è facile da costruire, datemi il tempo. Se ho delle fissazioni è inutile dirmi di toglierle”
Comportamenti
I comportamenti dei giovanissimi possono apparire più irrazionali perché, negli adolescenti, gli stimoli raggiungono direttamente l’amigdala, senza passare per la mediazione della corteccia prefrontale, che non ha ancora raggiunto un pieno sviluppo e che solitamente opera come una sorta di filtro emotivo.
Le emozioni, quindi, vengono fuori in tutta la loro potenza: la rabbia è esplosiva, la tristezza diventa disperazione, la gioia diventa euforia.
“Quando mi arrabbio è soltanto per un po’ di sfogo: vorrei che capissero che nonostante tutto gli voglio bene”
“Quando mi sale la rabbia, faccio davvero fatica a controllarla. In quel momento vorrei distruggere tutto e tutti. Devo però ammettere che quando i miei provano ad avvicinarsi, in automatico mi viene da allontanarmi e da rispondergli male, ma in realtà apprezzo il tentativo di starmi vicino e so che per me ci sono sempre”.
La rabbia
Spesso i ragazzi hanno bisogno di concedersi la rabbia. Il messaggio che si può leggere tra le righe è “anche se mi arrabbio, ti voglio bene lo stesso”: anche in questi momenti, infatti, sebbene sembri che vogliano attaccare il genitore, in realtà non mettono in discussione il rapporto o la relazione, anzi, è proprio il contrario.
Si sentono liberi di esprimere ciò che sono, provano e sentono perché si fidano di quella persona, perché sanno che la rabbia potente che esce fuori non intacca il rapporto. Se invece non sentono solido il legame, hanno più paura ad esprimersi o a sfogarsi.
La rabbia dei figli adolescenti: una sfida anche per i genitori
Può essere molto faticoso gestire i momenti in cui i figli si arrabbiano, rispondono male o si allontanano, ma essere consapevoli del fatto che lo fanno perché si sentono sicuri nel legame permette di dare una lettura diversa a ciò che si vive.
É importante fare attenzione anche alle parole che il genitore utilizza.
Quante volte capita, in modo quasi automatico, di reagire a propria volta con affermazioni del tipo “Non arrabbiarti”, “Non devi fare così”?
In quel momento, però, questo tipo di affermazioni attivano quella parte emotiva già sollecitata.
Anzitutto, perché non ci si sente compresi e capiti realmente e questo porta, ad arrabbiarsi ancora di più.
Comprendere non significa giustificare. E’ importante comprendere il meccanismo, senza però giustificare tutto: ascolto, dialogo, comprensione sono i primi strumenti che il genitore può e deve utilizzare. Dopo questo primo passaggio, si ha la possibilità di filtrare in maniera differente e più efficace, aiutando i figli ad esprimere e gestire ciò che stanno sperimentando.
Genitori
“Io vorrei che mia mamma non si arrabbiasse troppo spesso e che mi ascoltasse di più quando mi sfogo, anziché dirmi subito che sono sempre il solito e che con me non si riesce a parlare”
La capacità di gestire emozioni e relazioni ha le basi in un processo di apprendimento sociale in cui i genitori hanno un ruolo fondamentale, che si gioca anche attraverso l’esempio.
È fondamentale che essi comprendano e diano una lettura e un senso alle reazioni dei figli perché, molto spesso, loro da soli non possono ancora farlo.
Il loro cervello è in fase di “rimodellamento”.
Per questo, in alcune situazioni, è necessario che un adulto, senza valutazioni o giudizio, intervenga per aiutarli a riconoscere, verbalizzare, dare significato alle emozioni che sperimentano e modularle.
La chiave nelle emozioni e nell’affetto per i figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori di successo. Esistono davvero? e qual’è la chiave ?
“La chiave per essere genitori di successo non si trova in teorie complesse, in regole familiari elaborate o in contorte formule comportamentali. Essa si trova nei sentimenti più profondi di amore e di affetto per i figli, e si dimostra attraverso l’empatia e la comprensione. Quando i genitori offrono empatia ai loro figli e li aiutano ad affrontare sentimenti negativi come la collera, la tristezza e la paura, gettano tra sé e loro un ponte di lealtà e attaccamento” (J. Gottman)
Bambini e ragazzi
Bambini e ragazzi sembrano fare spesso fatica a riconoscere, esprimere e gestire le emozioni che sperimentano.
Troppe volte si tende ancora a “negare” le emozioni che vengono considerate come negative, impedendo loro di vivere adeguatamente anche rabbia, frustrazione o tristezza.
La famiglia, d’altra parte, è la prima agenzia educativa, la prima “scuola di vita” per bambini e ragazzi e tutto ciò che viene appreso a casa influirà sulle loro capacità emotive, cognitive e relazionali.
L’esempio e la modalità con cui gli adulti riusciranno ad esprimere, gestire ed elaborare le emozioni saranno una guida per i figli, sin da piccolissimi, e li aiuteranno a sperimentarsi senza paure.
Esprimere e gestire in modo efficace le emozioni significa essere più efficaci nella vita!
Le emozioni hanno un ruolo centrale nello sviluppo e ciascuna di esse ha una propria funzione adattiva: imparare a riconoscerle, elaborarle e gestirle è fondamentale.
L’autoconsapevolezza rappresenta l’elemento chiave dell’intelligenza emotiva: essere consapevoli delle emozioni che si sperimentano significa anzitutto riuscire a trasformare in parole ciò che si vive, e questo rappresenta il primo passo per gestirle in modo efficace.
Le scoperte scientifiche sull’intelligenza emotiva hanno dimostrato che aumentare l’autoconsapevolezza, gestire in modo più efficace i sentimenti negativi, essere perseveranti nonostante le frustrazioni, sviluppare l’empatia e la capacità di prendersi cura degli altri, di cooperare e di stabilire legami, rappresentano delle risorse e delle competenze fondamentali per bambini e adolescenti che, nel corso dello sviluppo, permetteranno loro di affrontare più efficacemente la quotidianità e diventare adulti più consapevoli e sicuri.
Emozioni ed empatia: cosa accade nel cervello degli adolescenti?
Ogni situazione merita certamente di ricevere specifica attenzione e possono esserci condizioni in cui i ragazzi hanno difficoltà più importanti a gestire le relazioni, riconoscere le emozioni e risolvere incomprensioni e conflitti.
Esiste, tuttavia, anche una spiegazione fisiologica alla normale fatica che gli adolescenti fanno nel mettersi nei panni dell’altro.
Nel cervello umano è il lobo frontale, la parte più anteriore, che si occupa di una serie di funzioni cognitive importanti, definite funzioni esecutive, che permettono, tra le altre cose, anche di comprendere le intenzioni e il punto di vista degli altri.
Si tratta di capacità che, a causa dei processi di sviluppo ancora in atto anche nel cervello, in particolare nella corteccia prefrontale, ancora immatura, appaiono più carenti negli adolescenti.
Come essere degli “allenatori” per i figli: i 5 passi per accrescere l’intelligenza emotiva
Essere sensibili e attenti agli stati emotivi di bambini e ragazzi significa conoscere il loro mondo, ciò che li fa star bene o, al contrario, può trasmettergli ansie o preoccupazioni.
È importante dare sempre valore a ciò che i figli sperimentano e mostrarsi accoglienti anche di fronte alla rabbia, alla tristezza o alla paura che possono provare in determinate situazioni, senza cercare di annullare ciò che vivono, senza banalizzare i loro sentimenti e senza negarli.
Se i genitori riescono a non mostrarsi confusi o ansiosi di fronte alle emozioni che sperimentano, bambini e ragazzi impareranno ad accettarle, riusciranno a dar loro un nome e sapranno gestirle adeguatamente.
Anche se è difficile e si vorrebbe vedere i propri figli sempre felici, è fondamentale non cercare di anticipare tutto e di risolvere sempre ogni difficoltà al loro posto.
In questo modo, impareranno a fidarsi dei propri sentimenti, a regolare le proprie emozioni e a risolvere i problemi in autonomia.