Buongiorno amici. oggi parliamo di ” Terry i miei non sopportano il mio ragazzo”.
Normalità e disfunzionalità-“Terry i miei non sopportano il mio ragazzo”.
A chi non è capitato di presentare il proprio partner ai genitori e, invece di trovare gioia approvazione, trovano non sopportazione e disappunto?
E può succedere. Il problema è quando avviene in una famiglia disfunzionale dove il partner del figlio/a viene visto come una minaccia.
Perché? Perché spesso le mamma, soprattutto anche se c’è una buona percentuale anche di papà, vedono il figlio come un’estensione di sè senza del quale non potrebbero vivere.
Vendetta
Le conseguenze per la vita del figlio n questione sono devastanti e si possono sviluppare due atteggiamenti diversi.
Sudditanza del ragazzo nei confronti di una madre che cerca d ricattarlo moralmente :”i ho sacrificato la vita per te…nessuno ti ama come tua madre..”.
O atteggiamenti di rabbia e vendetta trasversale in cui, il ragazzo/a, cerca di relazionarsi appositamente con una tipologia di persona che sa non piacerà alla madre.
Diretta “Terry i miei non sopportano il mio ragazzo”
Quindi?
In questa diretta vedremo tutte le situazioni e le caratteristiche di questa tipologia di famiglia disfunzionale e cosa fare per…arginare i danni.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla paura di sbagliare e di come fare per insegnare ai ragazzi, bimbi o adolescenti, a non averne.
Sono sempre di più i bambini e i ragazzi che hanno paura di sbagliare, che non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Il risultato
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato: ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
Sono tanti i bambini e i ragazzi che, per paura di sbagliare, vanno incontro a un rifiuto, a un non voler andare avanti.
A volte, infatti, preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che vivono.
Sbagliare
Ogni bambino e adolescente ha il diritto di sperimentare, sbagliare, provare tristezza.
Un figlio che non ha la possibilità di sbagliare, con maggiore probabilità svilupperà in adolescenza e poi in età adulta una serie di paure o insicurezze, poiché non ha imparato a conoscere e utilizzare le proprie risorse.
E’ soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare.
Livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Si dice “chi non sbaglia, non impara!” In effetti molte volte si impara di più dagli errori che dal seguire quei consigli che evitano di farti sbagliare.
Il messaggio che bisogna trasmettere ai più piccoli è che gli errori non sono necessariamente negativi, anzi servono per imparare e per crescere.
Che si tratti di un brutto voto, di compiti a casa, di un rimprovero ricevuto, i genitori non devono sostituirsi ai figli, ma fornire gli strumenti per comprendere quanto accaduto e affrontare la situazione.
Come aiutare i bambini che hanno paura di sbagliare?
ESSERE UN BUON ESEMPIO.
L’approccio del genitore, il modo in cui affronta i propri errori e definisce quelli degli altri, gioca sicuramente un ruolo importante.
Bisogna fare attenzione ai messaggi che si trasmettono indirettamente ai figli: non è sempre necessario esprimere in modo evidente le proprie aspettative, basta anche l’adozione di un atteggiamento perfezionista verso se stessi o una scarsa tolleranza dei propri errori.
DARE SPAZIO ALLE LORO EMOZIONI.
E’ bene non sminuire ciò che provano, facendoli sentire incompresi: mostrare accoglienza per le loro emozioni e offrire sempre ascolto è importante.
Si può chiedere loro di cosa hanno paura e quali sono i loro pensieri negativi, per conoscere il loro punto di vista e trovare insieme dei modi diversi di affrontare le situazioni che reputano difficili.
AIUTARLI A METTERSI IN GIOCO.
Se i figli temono sempre di incontrare un ostacolo, non bisogna iperproteggerli ma motivarli sempre di più, facendogli sperimentare a poco a poco le attività a loro più congeniali.
E’ bene trovare delle occasioni in cui fare da soli qualcosa di nuovo: più avranno occasioni di sperimentare e imparare anche a sbagliare, più potranno sviluppare autostima e sicurezza in se stessi.
MOSTRARE IL LATO POSITIVO.
Aiutateli a non concentrarsi solo sul risultato raggiunto, ma valorizzate l’impegno, il fatto che si siano divertiti, che abbiano rispettato le regole.
Il genitore, infatti, deve aiutare il figlio a capire che gli errori e le perdite fanno parte dell’esperienza e che il successo sta nell’accettare anche la sconfitta e capire cosa è andato storto per migliorarsi, crescere e imparare.
E’ importante imparare a fare la cosa giusta così com’è importante imparare a sbagliare.
Per vivere serenamente bisogna pensare agli errori che si commettono nella vita quotidiana come del tutto normali e anzi importanti per crescere.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezioen contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo, nella diretta, del positive parenting.
Cos’è
Ma che cos’è il positive parenting?
Sono tutte quelle pratiche, piccole regoline e accorgimenti che permettono ai genitori di essere davvero dei genitori positivi.
Il che vuol dire, adottare un metodo educativo che si allontana dai due eccessi: l’autoritarismo e il permessivismo eccessivo.
Entrambi metodi sbagliati, entrambi non portano a nulla.
Regole del positive parenting
Durante la diretta, di cui non spoilero come sempre nulla , parleremo anche di qualche regola necessaria per metterlo in pratica.
Una di queste? Proprio essere empatici coi figli senz però essere amici. Mi soffermo molto per spiegarvi il significato di tutto questo perché è molto molto importante.
O, altra e poi mi fermo, non mortificare ma incoraggiare se vostro figlio non riesce a fare qualcosa. Niente paragoni ma imparare a crescere con loro; imparare a dialogare in base alle loro capacità, al loro modo di essere.
Spero, ovviamente, di avervi messo un po’ di curiosità. Vi dico che, durante la diretta, una mamma mi ha chiesto un consiglio che potrebbe essere utile a tutti.
Diretta positive parenting
Vi lascio il link della diretta e vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito.
Buongiorno amici. Oggi parliamo delle chat tra studenti e dei pericoli che si potrebbero e si devono evitare.
Si fingono coetanei di bambini e ragazzini, conquistano la loro fiducia, li manipolano. Nei casi peggiori abusano di loro. Ecco come contrastare questo odioso fenomeno in crescita.
«Alle madri e ai padri dico: spiegate ai vostri figli che non devono interagire online con chi non conoscono nella realtà. E che quando vengono fatte richieste strane, o si verificano situazioni “idilliache” dove l’altro dice sempre la cosa giusta al momento giusto, vuole creare relazioni uniche, molto spesso dietro si cela qualcosa che non va. E in quel caso i ragazzi dovrebbero avvisare i genitori per capire cosa si nasconde dietro».
Minori online
Quasi 3 bambini su 10 tra i 9 e i 10 anni hanno un profilo su Tik Tok, 1 su 10 della stessa età su Instagram e 1 su 10 ha un suo canale YouTube.
Il 96% dei bambini guarda video su YouTube e il 43% su Tik Tok. Più di 2 bambini su 10 danno l’amicizia a persone che non conoscono e quasi il 20% di loro interagisce con utenti sconosciuti.
I bambini sono sempre più iperconnessi e interconnessi, fanno uso delle chat, possiedono un loro smartphone o usano quello dei genitori senza un controllo appropriato.
Questo fa sì che i minori siano sempre più esposti e rischino di incorrere in persone che sfruttano la rete alla ricerca di soggetti da adescare.
Il fenomeno del child grooming è sottovalutato ma i genitori dovrebbero aprire gli occhi. Dall’altra parte ci sono adescatori abili e preparati, nascosti dietro profili insospettabili.
Il profilo dell’adescatore
Sono spesso mascherati da coetanei in grado di parlare il loro linguaggio, di giocare bene ai videogiochi e di interagire con loro.
Usano tutti i canali possibili, studiano le loro abitudini e le loro aree di interesse.
Sfruttano i videogiochi, i vari blog e profili social per poi cercare di spostare le conversazioni nelle chat private. Interagiscono nei commenti dei video.
Conquistano la loro fiducia di bambini e ragazzi interagendo con loro anche per mesi, fino a quando non sono in grado di manipolarli mentalmente e indurli a soddisfare le loro richieste. Il bambino generalmente si vergogna o ha paura di raccontare quello che gli è accaduto e non si apre con gli adulti.
Purtroppo tanti genitori e insegnanti si fanno ingannare dalla dimestichezza con la quale i bambini utilizzano gli strumenti tecnologici.
Il fatto che sappiano usare uno smartphone e tutte le sue applicazioni, non significa che abbiano la consapevolezza di ciò che fanno e che siano pronti per un corretto utilizzo.
Non sono in grado di riconoscere i pericoli della rete e di identificare quando qualcuno sta cercando di entrare nella loro cerchia di fiducia per adescarli.
Grooming
Il vero problema di oggi, e soprattutto di domani, non è la dipendenza dalla tecnologia ma l’adescamento online (grooming) che è già in notevole crescita.
Un figlio in rete non è immune ai pericoli. Per essere immune deve essere in grado di pensare in maniera critica e deve essere abituato dal genitore a farlo quotidianamente attraverso una costante e continua educazione digitale efficace.
Per contrastare il grooming si deve insegnare ai bambini a non interagire mai con utenti sconosciuti, a non dare informazioni personali a nessuno, anche all’utente che sembra più amichevole e più in sintonia con loro.
Dalla teoria alla pratica, che fare per arginare il grooming
Cosa serve per arginare il fenomeno? Serve educazione digitale.
C’è uno scollamento tra la realtà degli adulti e quella dei bambini, poco conosciuta da parte dei primi.
Molti genitori e insegnanti sono partiti scettici ma si sono resi invece conto di quanto sia reale il problema dell’adescamento e di quanto sono a rischio i bambini.
Posso dire che grazie a questo progetto abbiamo fatto avvicinare i due mondi.
Ci si è resi conto di quanto i bambini siano a contatto con situazioni dalle quali dovrebbero stare lontani, senza avere gli strumenti, e senza che gli adulti siano realmente in grado di contrastare l’adescamento.
Serve l’interazione per rendere i bambini consapevoli dei pericoli, non basta dire loro “state attenti perché c’è un pericolo”.
I bambini sanno cos’è un pedofilo ma nell’interazione non sanno riconoscerlo. Tant’è che poi nella realtà fanno attività a rischio come interagire con chi non conoscono e dare l’amicizia a persone sconosciute.
Non sono troppo piccoli per questi problemi, ma non lo sono nemmeno per capire come starne alla larga».
Genitori
I genitori dovrebbero dare dei limiti. Mettere i blocchi, le impostazioni della privacy, controllare la cronologia delle loro attività in rete. Più sono piccoli, meno lo devono usare da soli, neanche nelle chat con i compagni di classe perché spesso sono proprio le chat private il maggior diffusore di materiale che non deve circolare tra bambini.
Monitorare non significa invadere la loro privacy, significa star loro accanto. Non basta controllare, bisogna insegnargli a navigare correttamente e se un genitore ha delle lacune deve avvalersi dell’aiuto di esperti in grado di insegnargli come essere una guida efficace.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Come capire se si sono avvicinati alle droghe, come ascoltarli, come aiutarli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo insieme di adolescenti e droga.
Qui di seguito vi ho linkato a diretta fatta su instagram, giusto questa settimana, sul tema.
Molti i partecipanti, molti interessati all’ argomento ed è questo lo scopo delle dirette, cui invito tutti a partecipare il giovedì.
Perché…-adolescenti e droga
Perché gli argomenti trattati toccano la maggior parte di voi..perché, molte volte, siete proprio voi a chiedermi di trattare determinati argomenti per capire cosa fare in certe situazioni.
Il tema della droga, purtroppo, è caro a molti genitori che cercano di capire se il figlio è si è davvero avvicinato a questo mondo come parlare con loro e come aiutarli al meglio.
Una piccola confessione, un’importante condivisione
Amo il mio lavoro ma non è sempre facile.. Ma è proprio questa la parte meravigliosa.
Ho rinunciato anni fa al posto fisso per dedicarmi alla gente che ha bisogno di aiuto. Per dedicarmi ai ragazzi e ai loro problemi.. Alle famiglie..
Quando mi sono iscritta all’università lavoravo presso un’importante multinazionale, ero apprezzatissima dal mio capo e dal mio team, parlavo le tre lingue che avevo studiato ma…
Sentivo che qualcosa mi mancava,che la mia indole non era quella di stare dietro ad una scrivania per tante ore, anche se comunque avevo contatto con i clienti, con la gente.
Ma io, fin Da piccola, ho sempre cercato di aiutare chi aveva bisogno di me e, la mia spirazione, era quell di convertire il mio essere in lavoro.
COSA è SUCCESSO.
E non mi pento un solo giorno.. Anche se spesso la strada è in salita, se siamo poco tutelati.. E sapete perché?
Perché questi abbracci, i ti voglio bene, i grazie, i sorrisi sono la ricompensa migliore.
Perché con le famiglie che si rivolgono a me, con i ragazzi con cui vngo a contatto si instaura un rapporto di confidenza, di fiducia, di empatia talmente grande che, nel tempo, si trasforma in amicizia.
Perché, per me, vedere i loro sorrisi, ricevere i loro abbracci, le loro lettere, i loro messaggi è forza. Quella forza che a volte, anche a me, manca per affrontare le difficoltà. Ma è proprio questa che mi fa andare avanti.
Mi aiutate tanto e io voglio aiutare voi.
Amo il mio lavoro.
Seavete bisogno di me, contattatemi alla pagin contatti del sito
Chi sono: sezione dedicata al curriculum professionale ed esperienze lavorative della dottoressa Napolitano.
DR.SSA MARIA TERESANAPOLITANO
CURRICULUM
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
1992-1997: diploma di liceo linguistico presso l’istituto superiore “Giovanni Falcone” di Bergamo
1997-1998: specializzazione in import-export conseguito presso Enaip Lombardia, Bergamo
2002-2006: laurea in scienze dell’educazione e della formazione col titolo di educatore di comunità, conseguita presso l’università statale di Bergamo
2017: conseguimento dell’attestato di counselling
ESPERIENZE PROFESSIONALI
1999-2000: Impiegata import-export presso Odl spa con la mansione di responsabile commerciale e gestione rapporti con i clienti internazionali e nazionali;in seguito, articolista presso il quotidiano “L’eco di bergamo”.
2006: tirocinio presso la comunità minori di bergamo “a.f.a”. Mansione: accompagnare nella quotidianità gli ospiti minorenni e maggiorenni( maschi), seguirli nei momenti ludici e nelle attività scolastiche ed extra-scolastiche,assistenza alle visite protette con le famiglie degli utenti,accompagnamento alle visite con gli psicologi.
2007-2008: mediatrice familiare , in forma privata con partita iva, presso il domicilio di famiglie; aiuto nel reinserimento scolastico, sociale e lavorativo.
2010-2012: educatrice presso diversi istituti scolastici (scuole medie): assistenza a ragazzi affetti da disturbo dell’attenzione, ragazzi provenienti da comunità di minori vittime di abbandoni e abusi, assistenza a minori con situazioni familiari complesse( alcolismo, genitore in carcere, indigenze); e ancora,assistenza a ragazzi con difficile background familiare e con problemi di iperattività e ansie da prestazione.assistenza quotidiana a ragazzi con difficoltà nell’attenzione e contenimenti comportamentali all’interno del gruppo classe.
2013-2014: a.d.m. (assistenza domiciliare minori) in forma privata presso famiglie in situazioni di disagio e complesso rapporto genitori/figli
2014-2016: esperienza editoriale presso “blasting news”.
2018-2019: educatrice presso la cooperativa “Universiis” di Bolgare: adm presso il domicilio di famiglie sotto decreto emesso dal tribunale dei minori di Brescia; incontri protetti tra minori e genitore
ad oggi: mediatrice familiare; esperta in disagi minorili e familiari; assistenza adolescenti e pre adolescenti in momenti difficili; assistenza, minori e non, scolastica con insegnamento di un efficace metodo di studio(per scuole medie, superiori e università).
LINGUE CONOSCIUTE
Inglese: ottimo scritto e orale
Francese: ottimo scritto e orale
Tedesco: livello scolastico scritto e orale
CAPACITà E COMPETENZE SOCIALI
Ottime capacità relazionali con colleghi e utenti;capacità di entrare nei vissuti e di empatizzare con ragazzi e genitori ; assistenza lavorativa,reinserimento sociale e assistenza scolastica ragazzi stranieri;capacità di interpretare i linguaggi del corpo; capacità di interagire con ragazzi e famiglie per mediare rapporto tra questi;utilizzo giochi di ruolo per comprendere difficoltà relazionali dei ragazzi. Capacità di mediare scontri verbali tra ragazzi all’interno del gruppo classe. Guida al dialogo.
Utilizzo delle passioni più grandi, musica e arte pittorica, come mezzo di comunicazione non verbale.