Buongiorno amici. Oggi vi pubblico il video webinar : perché gli altri.. ci sembrano migliori di noi.
Camtv- video webinar perché gli altri…
Chi mi conosce e segue da un po’ di tempo, sa che una volta a settimana faccio delle live sulla piattaforma instagram dove tratto degli argomenti più delicato che riguardano non solo genitori ma anche adolescenti.
A volta e sono sotto forma di webinar in cui vi spiego il perché re il come delle cose altre volte condivido la mia diretta con ospiti.
I temi- video webinar perché gli altri…
Come faccio a scegliere it emi da pubblicare?
Semplice: attingo ai cassetti della mia esperienza, del mio lavoro coi ragazzi e le loro famiglie e tratto, appunto, di argomenti che potrebbero aiutare altre persone che sit rvoano nelle loro stesse situazioni.
Altre volte, invece, sono proprio le persone che mi seguono che, tramite dm, mi chiedono di trattare determinati argomenti.
E allora ecco il video, girato giovedì, su uno degli argomenti che è piaciuto di più.
Il video, ossia il link che vi giro qui, è stato pubblicato sulla piattaforma camtv dove mi potete trovare come “dottoressa Napolitano” o come “adolescenti istruzioni per l’uso”.
Qui, infatti, trovate tutte le dirette rese webinar e che i membri della membrship possono accedere.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adultocentrismo.
L’adultocentrismo si esercita sottovalutando il comportamento, i pensieri e le idee di bambini e adolescenti. Si dà per scontato che, semplicemente perché sono giovani, il loro contributo è inutile.
“Quando sarai più grande capirai. L’adulto qui sono io e la tua opinione non conta. Quando guadagnerai i tuoi soldi, allora saprai cos’è la vita.” L’adultocentrismo definisce la posizione superiore degli adulti sul bambino e sull’adolescente.
Una realtà invisibile, di cui non siamo consapevoli e che ha un impatto non indifferente sui più giovani. Ciò è vero al punto che probabilmente molti non vedono alcun problema in quella posizione di dominio e di imposizione.
Dopotutto, i bambini non sono creature inesperte di cui assumersi la responsabilità? La verità è che tutto ha un limite e il confine è non cadere mai nel disprezzo.
L’adultocentrismo è un fenomeno simile all’antropocentrismo, quella visione sociale in cui l’uomo è al di sopra della donna. Dal momento che una determinata figura o un settore della popolazione si vede con più diritti degli altri, compare la discriminazione.
I bambini e gli adolescenti chiedono spesso di non essere visti come soggetti passivi. Anche loro, nei limiti delle loro capacità, possono dare un grande contributo per migliorare il mondo.
Cos’è l’adultocentrismo?
L’adultocentrismo fa riferimento a un paradigma di pensiero che a volte ci porta a percepire bambini e adolescenti in modo distorto.
Un esempio è vederli come soggetti passivi, non qualificati e privi di autonomia. In seguito a ciò, non esitiamo a fare di tutto per loro, proteggendoli fino a limiti malsani.
È pur vero che i bambini tra i 4 e i 18 anni affrontano una fase di crescita, maturazione e scoperta di sé. Tuttavia, non sono incompleti, incapaci o privi di qualità.
Oltre a ciò, l’adultocentrismo è definito, soprattutto, da quella visione di superiorità per cui non si presta prestare attenzione o si reputa valuta l’opinione del bambino.
Orientamento sì, disprezzo no
È chiaro che i bambini hanno bisogno di protezione e guida. Tuttavia, è comune cadere nel pregiudizio. A volte trattiamo figli o studenti ignorando i loro bisogni o addirittura sottovalutando le loro capacità.
Lo facciamo quando riduciamo al minimo il loro ragionamento o pronunciamo affermazioni come “capirai quando sarai grande”. Bisogna avere misura, comprensione e concentrazione.
Se è vero che da adulti sappiamo molto di più sulla vita, non possiamo prevalere sulle capacità del minore. Anche il bambino ha il diritto di esprimere la sua opinione. Allo stesso modo, il nostro lavoro con loro è guidarli, non sminuirli, dare loro voce, ragionare con loro e rispondere a qualsiasi domanda ci pongano.
L’UNICEF ha redatto nel 2013 un documento volto a sensibilizzare la popolazione sull’adultocentrismo. La necessità di riflettere sui nostri atteggiamenti e risposte “adultocentriche” ci consentirà di educare e guidare meglio i giovani.
Educare non vuol dire dominare o sottovalutare. Ogni bambino ha un potenziale unico in quanto essere umano e non possiamo, in nessun caso, avvalerci di un comportamento di superiorità o discriminazione nei confronti dei più piccoli.
Come esercitiamo l’adultocentrismo?
L’adultocentrismo o il comportamento adultocentrico si verifica senza attirare l’attenzione. Non tutti sono consapevoli di quegli atteggiamenti che discriminano il valore, l’identità e le potenzialità di bambini e adolescenti. Vediamo alcuni esempi:
Ridurre al minimo o disprezzare le idee o le proposte dei bambini.
Dare per scontato che solo perché sono bambini, non capiscono nulla.
Squalificare le loro emozioni e sentimenti. Criticarli perché piangono, perché hanno torto o richiedono attenzione.
Non ascoltarli quando parlano o pensare che quello che esprimono o pensano non abbia senso.
Ignorarne sogni o progetti, non prendere sul serio i loro obiettivi.
Considerare che ogni bambino e adolescente è condizionato dall’opinione degli adulti.
C’è anche un altro aspetto degno di nota. L’adultocentrismo compare anche negli ambienti di lavoro nei quali si discrimina un collega perché giovane.
È facile dedurre che questo atteggiamento crea un sistema di dominio e discriminazione che non è del tutto estraneo nella nostra società.
Come rilevare questo atteggiamento degli adulti?
L’adultocentrismo è legato in molti casi all’autoritarismo. Anche con quell’iperprotezione che molti genitori esercitano e che, come ben sappiamo, finisce per invalidare l’autonomia, l’identità e la maturità psicologica del bambino.
Questo atteggiamento non è solo discriminatorio, ma anche dannoso per lo sviluppo sociale ed emotivo della persona. Non sorprende dunque che l’Università di Bergamo abbia creato una scala di adultocentrismo per identificare questo bias di pensiero tra i caregiver, la comunità scolastica, ecc.
Risulta necessario non solo rilevare queste percezioni in noi stessi, ma anche correggerla. Queste sarebbero alcune linee guida per raggiungerlo:
Stimolare i bambini a esprimere le loro opinioni su qualsiasi argomento. Comunicare o esprimere semplicemente i propri pensieri non sarà mai un tentativo di sfida nei confronti dell’autorità.
Renderli partecipi delle decisioni quotidiane. Lasciarli esprimere la loro opinione, dialogare, discutere e tenerli aggiornati sui problemi in casa, nella comunità, nella società, ecc.
Rispettare le loro idee, opinioni e obiettivi personali.
Conclusioni
Ricordiamo che educare non vuol dire dominare o modellare i bambini a immagine e somiglianza dei genitori.
Bensì, è sinonimo di guidare, mettere le ali affinché la persona in pieno sviluppo e crescita sia in grado di conquistare i propri sogni e percorsi.
Io spero che parlare di adultocentrismo vi sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto, che voi siate genitori o figli, potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di come negoziare con un figlio adolescente.
L’adolescenza è una fase “ribelle” della vita. Gli adolescenti manifestano una serie di cambiamenti ormonali, oltre a portare a termine un’intensa ricerca dell’identità. Desiderano la loro indipendenza, credono che i genitori non li capiscano e che vogliano controllare la loro vita. Ed è per questo che è importante saper negoziare con i figli adolescenti in questa delicata fase.
A volte gli adolescenti tendono ad allontanarsi e, dato che non sempre si sa come avvicinarli, si sentono soli, incompresi e non si fidano di nessuno. Per questo motivo, la negoziazione può migliorare significativamente una circostanza del genere.
Saper negoziare con i figli adolescenti è un modo per trasmettere loro i valori
Tutti i genitori sono consapevoli dell’importanza di trasmettere i valori ai figli fin da piccoli. Stiamo parlando di valori sani che possano orientare i loro comportamenti, aiutandoli a prendere le decisioni più giuste. Non è sempre facile riuscire in questa impresa, ma negoziare sembra essere una strategia adatta. Cosa insegna ai giovani, e ai genitori, questa strategia?
Migliora la gestione delle emozioni:
saper negoziare con i figli adolescenti permetterà a loro di imparare a fare lo stesso. Si renderanno conto che è molto difficile raggiungere un accordo quando una delle due parti è sempre guidata dall’ira, dalla rabbia, dalla frustrazione o dalla tristezza.
Apporta fiducia e coerenza: l
’incoerenza nei rapporti familiari può scatenare crisi emotive negli adolescenti. Negoziare è un modo per aiutare tutti i membri della famiglia a ritrovare la fiducia l’uno nell’altro e a essere coerenti con quello che dicono, pensano e fanno.
Aiuta a esprimere sentimenti:
per negoziare con i figli adolescenti bisogna parlare in maniera onesta e chiara, esaminando le possibili soluzioni a un problema. I figli si sentiranno a loro agio nell’esprimere i loro sentimenti e pensieri senza la paura di non essere compresi.
Accordi
Trovare degli accordi sul coprifuoco quando i figli escono con gli amici o su altre attività proibite dentro o fuori casa (fumare, bere alcol, invitare amici a dormire, ecc.) è importante e questi accordi sono diversi per ogni famiglia. L’ideale è negoziarli, considerare i punti di vista di tutti e stabilire dei patti che tutti considerano giusti.
Errori che si commettono negoziando con i figli
Saper negoziare con i figli adolescenti non è facile come potrebbe sembrare. Questa difficoltà spesso non dipende dai figli, ma dai genitori. Se esercitate un’autorità quasi dittatoriale nei confronti dei vostri figli e se non tenete conto delle loro opinioni, state sabotando la negoziazione prima ancora di cominciarla.
Per negoziare con i figli adolescenti bisogna eliminare certe “distorsioni”. Stiamo parlando, ad esempio, del classico “io sono tuo padre/madre e qui comando io”. Una frase del genere è deleteria per il processo di negoziazione: impone un principio di autorità che impedisce qualsiasi forma di dialogo. Quando i genitori abusano di questa formula, i figli evitano di dire quello che pensano: si comportano in modo tale da non farsi scoprire dai genitori oppure si piegano ai loro desideri, ma difficilmente si prestano all’argomentazione dato che sanno di non avere alcuna possibilità di trovare soddisfazione dal dialogo stesso.
Bisogna evitare anche qualsiasi tentativo di manipolazione e incoerenza. Se negoziate qualcosa con i vostri figli, non potete venir meno al patto e giustificarvi dicendo: “a questo punto io non cambio quello che faccio da sempre” oppure “io posso fare quello che voglio e tu no”. Una situazione del genere non farà altro che alimentare ira, rabbia e i vostri figli si allontaneranno da voi.
Che succede?
Quando commettete certi errori nel negoziare con i vostri figli, la conseguenza è che il vostro rapporto si deteriora, non ci sarà armonia né possibilità di crescita. In questo senso, ricordate che tutti possiamo imparare da tutti. In qualità di genitori, siete delle guide e non avete motivo di imporre qualcosa in maniera autoritaria aspettandovi che vostro figlio lo accetti perché sì. Perché non parlarne e giungere a un accordo? Vostro figlio non perderà il rispetto nei vostri confronti e la vostra relazione non sarà simmetrica.
Dovete tenere conto dei sentimenti dei vostri figli e del fatto che durante l’adolescenza iniziano a costruire la loro identità e a definire i loro valori. Sono in grado di pensare per se stessi, hanno le loro idee su diversi argomenti e questo va rispettato a mano a mano che crescono. Saper negoziare con i figli adolescenti in maniera saggia migliorerà il vostro rapporto con loro, cioè la cosa per voi più importante.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Non vogliono studiare, non aiutano, rispondono male. Che fare?
Buongiorno amici. Oggi poniamo l’attenzione sugli adolescenti non collaborativi.
Non è sempre facile fare il genitore, soprattutto quando i figli sono un po’ ribelli, non obbediscono facilmente, non ascoltano, rispondono, non collaborano in casa e fanno i compiti a fatica.
Capita spesso di trovarsi incastrati in un meccanismo snervante, un dinamica che si instaura tra genitore e figlio basata su un tira e molla continuo, su un braccio di ferro a volte faticoso.
Tante volte, però, i comportamenti oppositivi del figlio sono una ricerca di attenzioni e soprattutto una ricerca di accettazione.
Gli adolescenti, quando non corrispondono al figlio che i genitori avrebbero voluto, quando la madre o il padre sono appesantiti dai loro comportamenti, non studiare, non riordinare, apparente menefreghismo, o rispondere male, scatta un meccanismo per cui si sentono rifiutati e tirano ancora di più la corda.
Ricerca di attenzioni
Le loro diventano reazioni oppositive, “mi vedono solo se vado bene a scuola, quindi ho deciso di andare male” , “mi devono voler beve anche se non faccio quello che mi dicono”, “non hanno capito che così mi fanno solo soffrire e allora faccio soffrire anche io loro”, “mi faccio bocciare così si accorgono che sto male“.
Questo non significa che bisogna dargliele tutte vinte ma semplicemente che si deve comprendere per evitare di creare un circolo vizioso, come un cane che si morde la coda.
Sono adolescenti, sono ragazzi in pieno conflitto con se stessi e a volte con il mondo che li circonda, non tutti sono omologati alla massa, tanti non riescono ad integrarsi e sono ancora più complessi da gestire e sfogano tutto dentro le mura domestiche.
Tanti ragazzi sono in crisi con il proprio corpo, con la propria identità per questo è la fase in cui avrebbero più bisogno di stabilità intorno a loro e di accettazione, anche o soprattutto, quando non sono il figlio modello.
Diventa quasi una sfida con il genitore e sono pronti a tirare la corda e la prima cosa che intaccano in assoluto è la scuola perché il genitore in genere tiene particolarmente al rendimento scolastico.
PIÙ FATE VEDERE CHE TENETE AD UNA COSA, PIÙ LORO LA INTACCHERANNO E ANDRANNO CONTRO.
Non capiscono che il male lo fanno a se stessi stessi, vogliono solo essere accettati e riconosciuti, a prescindere dalla scuola o da altre cose simili dove ci si basa sul rendimento come per esempio le prestazioni sportive.
A volte si devono confrontare con fratelli pesanti, ingombranti, che sono bravi, che vengono osannati dai genitori e si sentono ancora meno accettati e fuori luogo, rischiando di diventare rabbiosi e nervosi con il fratello o sorella in questione.
I COMPORTAMENTI PROVOCATORI SONO COMUNQUE RICERCHE DI ATTENZIONE E UNA RICERCA DI AFFETTO.
Che fare e come comportarsi con loro?
1. LEGGERE OLTRE I COMPORTAMENTI APPARENTI DEL FIGLIO E CAPIRE IL MESSAGGIO CHE VUOLE VERAMENTE MANDARE.
Si sentirà riconosciuto. È importante ricordare che comprendere non significa dargliela vinta su tutto ma leggere tra le righe per essere più efficaci ed evitare inutili litigate e scontri.
2. FARE UNA SORTA DI AUTOANALISI E DI VALUTAZIONE DEI PROPRI ATTEGGIAMENTI e comportamenti ogni tanto non guasta.
Significa anche capire che l’adolescenza di oggi è molto diversa dalla nostra, che i tempi sono completamente cambiati e che ogni tanto dobbiamo anche guardare dal loro punto di vista, senza perdere mai il nostro di adulti.
3. NON FATE MAI PARAGONI CON I FRATELLI O SORELLE O AMICI PIÙ BRAVI,
facendo raffronti sui risultati, sui comportamenti. “se fossi come lui”, “perché lei ci riesce e tu no?”, “guarda tuo fratello o tua sorella come sono bravi?”, “e il tuo amico come è andato?”, “anche lui si è comportato come te?”.
Sono tutte frasi da evitare perché pesano come macigni sulla testa dei figli e li fanno sentire ancora più pressati e sbagliati rischiando solo di esasperare i suoi comportamenti.
4. NON ACCUSATELI DIRETTAMENTE
con frasi dei tipo “tu sei cattivo”, “cosi mi fai star male”, “così mi mandi ai pazzi”, si sentiranno solo più fuori luogo, meno amati e poi compresi e in più proveranno sensi di colpa per farvi star male
. Dovete attaccare i loro comportamenti, il dissenso è verso ciò che fanno, non verso la loro persona.
5. RIPRENDETE IL DIALOGO IL PIÙ POSSIBILE,
abbassate i toni e dategli qualche attenzione in più, anche se secondo voi non se la meritano per come si comportano.
Ovviamente non va bene neanche il contrario ossia il diventare servizievoli o far finta di niente e fargliele passare tutte. La sana via di mezzo è sempre la soluzione migliore.
Il ruolo autorevole di contenimento e di chi instrada e governa, è sempre del genitore, non del figlio.
Se invece fate sempre ciò che dice andate solo a rinforzare quella modalità di comportamento e gli fate capire che “più fa i capricci, più ottiene”.
6. APPROCCIATEVI A LORO IN MANIERA DIVERSA,
non partite dalla scuola, dall’attenzione per i voti o per i compiti, ma iniziate da domande che indagano sul loro stato emotivo, anche se vi rispondono a monosillabi o a mezza bocca.
E’ pur sempre una risposta o anche se non vi guardano e stanno attaccati al cellulare, vi stanno pur sempre ascoltando, non vi dimenticate che loro vivono in multitasking.
In questo modo si sentiranno riconosciuti come persone e non solo in funzione del rendimento scolastico.
Se si sentono pressati sulla scuola e capiscono che fate particolare ai voti intaccheranno per prima la scuola.
7. CERCATE DI CAPIRE GLI STATI EMOTIVI CHE SI NASCONDONO DIETRO QUESTI ATTEGGIAMENTI OPPOSITIVI,
il perché si comportano così, ripartendo dal dialogo evitando il più possibile urla e punizioni.
8. NON ESSERE SEMPRE PREVENUTI NEI LORO CONFRONTI.
Lo sanno di essere sbagliati e questo li fa star male, sanno che non siete contenti di loro, e in più se magari qualche volta fanno qualcosa bene o di giusto e voi sminuite o partite prevenuti che tanto è sempre colpa loro o sono sempre loro a creare i problemi staranno ancora più male e reagiranno peggio.
Contatti
Che voi siate genitori o figli, se vi trovate in uan situazione simile e avete bisogno di aiuto contattatemi cliccando qui
Io spero che parlare di adolescenti non collaborativi vi sia stat di aiuto per capire se chiedere aiuto .
Buongiorno amici. Oggi parliamo di gelosia per il fratellino minore.
Gelosia
Molti bambini sono gelosi quando arriva un nuovo fratellino: ora dovranno condividere gli spazi e le attenzioni con un essere inizialmente estraneo, che fa davvero poco e che pretende gli si dedichi molto tempo. Un tempo che prima era tutto per loro.
Se non ben gestita, questa situazione può dare spazio a una notevole quantità di episodi di gelosia nei confronti del fratellino, motivo sufficiente a scatenare comportamenti non auspicabili o che pensavamo addirittura che il piccolo avesse già superato.
Uno dei fantasmi che si nasconde dietro la gelosia è la paura. Questo sentimento peggiora all’arrivo del nuovo fratellino in casa: avrà bisogno di attenzioni quasi 24 ore al giorno.
Il bambino sente di non essere emotivamente corrisposto (o, almeno, non come prima), si sente ignorato.
Per questo motivo, le gelosie insorgono e il neonato appena arrivato si trasforma in un rivale. Tuttavia, questa situazione può essere affrontata senza particolari conseguenze. Vediamo in che modo.
Come gestire la gelosia nei confronti del fratellino
Preparare l’incontro
Per prevenire la gelosia nei confronti del fratellino, il primogenito deve capire perché il nuovo membro della famiglia ha bisogno di tante attenzioni. Per questo motivo, è importante che i genitori gli mostrino foto di quando era neonato e gli parlino delle attenzioni di cui aveva bisogno. In tal modo, quando arriverà il fratellino, capirà meglio cosa sta succedendo.
Se un bambino non capisce in che modo ci si prende cura di un neonato, perché i genitori sono così tanto a sua disposizione e per quali motivi è costretto a condividere le attenzioni con suo fratello, potrebbe mostrare rifiuto.
Per prevenire tutto ciò, i genitori devono parlargli della situazione con parole che il bambino possa comprendere e organizzare una buona gestione del tempo, in modo che “il principe detronizzato” non perda tutti i suoi spazi.
Allo stesso tempo, i genitori possono regalare qualcosa al bambino da parte del bebè che sta per arrivare.
Può essere una bambola, un paio di babbucce o qualunque altro oggetto. E questo allo scopo di risvegliare la curiosità per il fratellino o la sorellina in arrivo e indurlo a ricambiare allo stesso modo, preparando qualcosa in dono per il loro incontro.
Quando provano gelosia, alcuni bambini si mostrano particolarmente irritabili; altri, invece, manifestano il disagio con segnali di tristezza.
Cosa succede all’arrivo del neonato?
Preparare l’incontro per prevenire la gelosia nei confronti del fratellino è molto importante.
Questo primo incontro sarà il punto di partenza, la prima impressione, il momento in cui il maggiore sceglierà quale atteggiamento adottare verso il fratello e che poi tenderà a mantenere. Una buona organizzazione ci consentirà di evitare molti problemi futuri.
Nonostante gli sforzi, potrebbe succedere che il bambino si dimostri comunque reticente nel voler conoscere il nuovo arrivato o riconoscerlo come membro della famiglia. Può essere un segnale di timidezza, ma anche di rifiuto.
Capire se si tratta dell’uno o dell’altro atteggiamento ci aiuterà a lavorare a partire da questo punto, dandogli uno spazio per poter esprimere le sue emozioni e offrendosi di aiutarlo ad affrontarle.
In molti casi, i genitori proibiscono ai loro figli di prendere in braccio il nuovo arrivato, anche se ne fanno richiesta.
Si tratta di un grave errore, perché una delle premesse affinché un bambino non provi gelosia è coinvolgerlo nelle attività che interessano il neonato.
Ovviamente, lasciare che un bambino tenga in braccio un neonato può essere pericoloso, ma possiamo permetterglielo se è seduto e se ci siamo noi al suo fianco a monitorare la situazione passo dopo passo.
Il contatto tra i due bambini è essenziale per evitare la gelosia nei confronti del fratellino
È un bene permettere al primogenito di partecipare alla cura del nuovo arrivato. Durante il bagnetto, può collaborare se lo desidera o se riusciamo a convincerlo (senza obbligarlo in alcun caso né facendo ricatti emotivi).
Ad esempio, chiedendogli di prendere un asciugamano, passandogli lo shampoo, permettendogli di strofinare dolcemente con esso la testa del fratellino… Il contatto è essenziale.
Più tempo condivideremo con entrambi, maggiore sarà l’integrazione e meno saremo costretti a dividerli.
A tal proposito, dobbiamo anche evitare di arrivare all’estremo opposto. In alcun caso deve ricadere sul fratello maggiore la responsabilità di prendersi cura del piccolo.
Se si impedisce a un bambino di avvicinarsi al fratello e di toccarlo, usando come scusa che le mani sono sporche o che potrebbe fargli male, è probabile che la gelosia nei confronti del fratellino affiori e così anche il rifiuto.
Arriva un nuovo fratello, ma le abitudini non devono cambiare
Tutte le azioni compiute e lo sforzo attuato per evitare la gelosia nei confronti del fratellino non devono sostituire il tempo di qualità di cui il bambino ha bisogno.
Per quanto grandi siano i bisogni del neonato, il più grande ha comunque i suoi e vi sarà grato per il tempo in esclusiva che gli dedicherete. Dobbiamo pensare che i legami non cessano di essere unici e non sono trasferibili.
In questo senso, i genitori dovranno fare uno sforzo per cercare di mantenere intatte le precedenti abitudini, soprattutto quelle che apportavano un forte benessere.
In questo modo, il bambino sentirà vicino a lui i propri genitori e di essere ancora importante per loro.
Io spero che parlare di gelosia per il fratellino minore vi sia stato utile.
Se avete bisogno di un aiuto concreto vi invito a contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito