Buongiorno amici. Oggi pariamo di dialogo e della sua importanza per i ragazzi.
I ragazzi…sempre criticati, additati da giudizi troppo affrettati e da pregiudizi per come parlano, si muovono, vestono, per la musica che ascoltano.
Ma li avete ascoltati davvero anche solo una volta?
Dialogo
A volte sembra che non hanno bisogno di voi genitori, a volte sembra quasi che la vostra presenza dia fastidio ma non è così. La cosa più importante per loro è la presenza, il dialogo.
Quel dialogo che, purtroppo, si sintetizza spesso attraverso una chat, un messaggio su whatsapp o su un social. Pochissime parole per sintetizzare un mondo interiore, un’angoscia, una paura, un sentimento. Possibile? no.
Ma, oggi, è l’unico modo che si ha per rimanere costantemente a contatto con chi ci vuol bene. Un assurdo? Può essere ma riflettiamo.
Se ai ragazzi non fregasse davvero nulla di parlare, del dialogo, di comunicare non starebbe o attaccati ad un mezzo che, poi, di vicinanza ha ben poco. Ma dietro quel nick c’è una persona che lo ascolta, o almeno dovrebbe.
Sì, perché ok, con gli amici si scherza, si confidano piccoli grandi segreti. Ma nel vero momento di crisi, di dubbio, di indecisione e sofferenza e di gioia vogliamo sempre l presenza di chi ci ha messo al mondo e ci ama.
Genitori
Sì, siete proprio voi, cari genitori. Ma cosa succede spesso? Che predicate bene e razzolate male.
Criticate i vostri ragazzi perché passano troppo tempo sul telefono a chattare con amici con chissà chi, a vedere quelli sui social e bla bla bla..ma voi?
Non date spesso il buon esempio. Perché noi adulti siamo i primi ad essere attaccati ai telefoni. Da qui lo sharenting: il trip di fotografare qualsiasi, e dico davvero qualsiasi, cosa faccia il figlio, per la maggior parte delle volte minorenne, bambino, senza goderci quei momenti.
Si fanno centinaia di video , foto, per metterle sui social e ricevere tanti complimenti o tanti insulti. Cominciate a dare l’esempio. Come? Il dialogo.
Parlate
Dedicate tempo ai vostri ragazzi, dovete. Perché, a modo loro, hanno bisogno, un bisogno tremendo della vostra vicinanza, della vostra presenza. Hanno bisogno di essere ascoltati, ma ascoltati attivamente.
Non del “adesso non posso, più tardi”. No, hanno bisogno dic apire che la loro casa è un porto sicuro e che voi siete una spalla su cui potersi appoggiare sempre.
Siete le persone che li amano sopra ogni cosa, senza giudicarli, mai e, che per qualsiasi cosa, ci siete a dare una mano, a consigliare, a fare capire dove hanno sbagliato per aiutarli a non commettere più quello sbaglio.
E quindi, mettete da parte un po’ quei telefoni e…parlate.
Buongiorno amici. Oggi discussione: figli performanti? no, felici.
I genitori vorrebbero figli performanti, ma gli adolescenti chiedono solo di essere felici. Questa la tesi dello psichiatra Sergio De Filippis, docente di Psichiatria delle dipendenze all’Università La Sapienza di Roma e direttore sanitario di Villa von Siebenthal.
Ansia e depressione
Secondo De Filippis, alla base dell’ansia e depressione che colpisce la metà degli adolescenti italiani c’è tanta solitudine e l’incapacità di sentirsi performanti.
“Noi adulti stiamo cercando ossessivamente di crescere giovani performanti, ma ci dimentichiamo che chiedono solo di essere felici” afferma De Filippis. L’adolescente si sente inoltre invisibile, coccolato da piccolo ma poi lasciato solo quando diventa più grande. “Molte volte il genitore si trasforma in adolescente per compiacere il figlio, diventa suo amico. Niente di più sbagliato perché l’adulto deve fare l’adulto, il padre deve fare il padre, la madre la madre. I genitori non possono gareggiare su chi ha più appeal sui social” sottolinea l’esperto.
No ai genitori adolescenti
Molto spesso noto che il considerarsi amici dei propri ragazzi viene fuorviato, non viene capito.
Gli amici, in età adolescenziale, sono il gruppo dei pari, i loro coetanei. Le parsone con cui svagarsi, con cui ridere avere i propri piccoli segreti, confidarsi dell’amore che ci fa battere il cuore.
Tutto questo è raro sia condiviso coi genitori. Non essere amici non vuol dire fare il carabiniere.
Ma i genitori sono importantissimi per i ragazzi, anche se a volte non sembra sia così.
Il ruolo del genitore deve essere quello di supporto, di persona ,matura che consiglia nel modo giusto. Se devo chiedere un coniglio su una questione molto importante devo pensare di poterlo fare con una mamma o un papà che mi ascoltano davvero e che hanno l’esperienza giusta per potermi aiutare a capire cosa fare in diversi ambiti.
l porto sicuro, la casa intesa come focolare in cui non vengo giudicato e, per fare ciò, il genitore deve essere autorevole e mai autoritario. Non l’amico.
Il pensiero dello psichiatra
De Filippis è consulente scientifico del progetto “Mi vedete?” che ha coinvolto oltre 1.800 studenti, insegnanti e famiglie negli istituti scolastici con l’obiettivo di ascoltare gli adolescenti e rispondere ai loro bisogni inespressi. “Ossessivamente pensiamo che nostro figlio debba essere il più bravo a sport o a scuola, senza capire che questo è il piacere di noi genitori, non del figlio” rimarca. “Dobbiamo far sì che i ragazzi commettano errori, cadano e poi si rialzino da soli. Le cicatrici sono importanti in tenera età.”
D’accordissimo. Non abbiate troppe aspettative su vostri ragazzi.
Non progettate la loro vita , scolastica, lavorativa e privata perché, sicuramente, avranno altre mete diverse dalle vostre e va bene così.
Piuttosto, aiutateli e seguirla la loro strada, insegnate loro a sbagliare e a correggere i loro errori. A metterci anima, corpo, mente e cuore per conquistare i loro obiettivi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo un piccolo importante monologo sull’importanza dell’ascolto attivo.
L’ascolto…ho trovato questo piccolo monologo di Michele Bravi su tiktok…eh, ogni tanto c’è anche qualcosa di importante e bello sui social, vedete?:)
Ascoltate
Tutto gira attorno ad un indovinello provocatorio iniziale. E’ vero, lo dice anche Bravi, se un albero cade per forza fa rumore e si sente. Ma ogni volta che qualcosa…qualcuno viene sentito, percepito, ascoltato…c’è qualcuno che, dall’altra parte, è predisposto all’ascolto.
Ascoltare è fondamentale in un qualsiasi tipo di rapporto: genitori figli, amici, moglie e marito, fidanzati, uomo animale. Dove c’è ascolto attivo c’è attenzione e dove c’è attenzione c’è una forma d’amore. Vuol dire che siamo importanti per qualcuno.
Dialogo e amore
Perché parlo di ascolto attivo e non di semplice ascolto. Perché spesso ci capita di essere sentiti, non ascoltati e la differenza è abissale.
Sento quando percepisco il suono della tua voce ma sono distratto\a. A volte, purtroppo, capita anche tra genitori e figli. Dove i genitori sono troppo presi nel loro fare da lasciare ai margini la persona più importante della propria vita che ti sta venendo incontro, ti cerca, ti chiede aiuto, di essere ascoltato. E quando percepisce che non lo stai facendo, si chiede in se’ e non verrà più da te, perché si sente come un peso.
L’ascolto attivo è differente. Vuol dire che, nel momento ni cui, prendiamo l’esempio precedente, mio figlio mi chiede un attimo io quell’attimo, quei due attimi a lui li dedico davvero. E lo ascolto, se me lo chiede do un consigli, non mi distraggo, faccio capire, anche con uno sguardo( a volte non servono parole) che io per lui ci sono.
E’ in questo modo che tuo figlio sarà felice, compreso, tranquillo nel sapere che una persona, a casa, ci sarà sempre a stargli accanto.
Se avete bisogno di un mio aiuto, che voi siate genitori o ragazzi, contattatemi:)
Buongiorno amici. Oggi parliamo dell’importanza che hanno i genitori per gli adolescenti.
Ci sono atteggiamenti e comportamenti dei figli, quando diventano adolescenti, che mettono a dura prova mamme e papà.
Dov’è finito il bambino che conoscevano così bene e con il quale giocavano, parlavano e che sembrava avere bisogno del loro affetto e della loro presenza?
Un estraneo
La sensazione che prevale, in alcuni momenti, è quella di ritrovarsi con un estraneo accanto, che non riconoscono più e che non vuole avere nulla a che fare con loro. Ebbene, sappiate che non è così! Anche se spesso sembrano non avere alcuna intenzione di dialogo o sembrano quasi voler rifuggire lo sguardo degli adulti, e dei genitori in modo particolare.
I ragazzi stanno cercando la loro identità e sì, vero, molto spesso preferiscono starsene da soli, o ad ascoltare gli amici che, per loro, sono il microcosmo che stanno creando e va benissimo così.
Presenza
Questo non significa che non ne abbiano più bisogno e che non lo vogliano più: è forse proprio in quei momenti che ne hanno maggiormente necessità. Si sentono come “osservati” dagli altri, come sotto un riflettore che punta la luce su di loro e sono pronti a essere giudicati e criticati.
Vogliono essere visti da mamma e papà, vogliono sapere che hanno ancora la stessa attenzione nei loro confronti, che li osservano, che notano i loro comportamenti e atteggiamenti, che sanno andare al di là delle parole o dei silenzi.
Silenzi
Quanto parlano i loro silenzi. A volte è solo perché vogliono stare da soli coi loro pensieri ma aspettano, comunque, che mamma o papà vadano da loro dicendo “se hai bisogno di me ci sono”: Ecco, basta questo, basta essere compresi. Basta che i ragazzi abbiamo un porto sicuro a cui possono sempre fare affidamento: presenza, vicinanza non invadente. Osservarli .
E, ancora di più, anche se sembrano non essere più interessati alla vostra presenza, hanno bisogno di sapere che, qualunque cosa accada, il genitore sarà sempre lì, ad ascoltare e accogliere.
Sono ragazzi
“Una cosa non dobbiamo mai dimenticarci: sono ragazzi, hanno bisogno di essere compresi. Per non perdersi hanno bisogno di poter contare su qualcuno, e per questa ragione si deve andare oltre i comportamenti superficiali o oppositivi, oltre il ‹‹non ho niente, sto bene›› e guardarli davvero.
Empatizzare davvero, mettersi nei loro panni può aiutarci a comprendere il senso profondo delle loro azioni, leggere nei loro pensieri può consentirci di anticiparli, tendendo loro la mano quando serve.
Dedicate loro del tempo…anche solo guadandoli, interessandovi alla loro vita, ai loro interessi senza pregiudizi, senza giudicarli perché , con loro, dovete lasciare sempre aperta la porta del dialogo e dell’ascolto attivo. Dimostrate che siete lì, sempre, per incoraggiarli, proteggerli, aiutarli a camminare co le proprie gambe.
Buongiorno amici. oggi parliamo del regalo più prezioso: il tempo.
Oggi, in realtà, non voglio spendere troppe parole. Voglio solo che lo guardiate questo video bellissimo e ne leggeste le parole, per capirne il senso.
l regalo più bello che possiate fare ia vostri figli. E non solo quando sono bambini…anche quando crescono.
Ragazzi
Perché i ragazzi, dai genitori, vogliono questo: tempo, ascolto, empatia, sincerità ed esempio da seguire.
Ricordatevi che siete i loro pilastri, i loro genitori, i lor maggiori influencer da cui prendere esempio e ispirazione.
Genitori
Non fate troppo gli amici, ma non perché non sia giusto o etico. Semplicemente perché, a quest’età, gli amici sono i loro coetanei, e con loro si gioca, ride, scherza, si condividono piccoli segreti, si scambiano ide sui loro primi amori.
Agli amici non si chiede consiglio nei momenti difficili. Non si cerca una spalla su cui piangere, non si chiedono spiegazioni sui quesiti importanti della vita né come fare a superare un ostacolo per noi insormontabile.
Guida
Semplicemente perché, per queste risposte, ci vogliono persone con esperienza di vita, a cui poter davvero confidare i nostri più grandi disagi, le nostre preoccupazioni perché, prescindere da tutto, genitori ti vogliono bene e ti supportano e supporteranno sempre, non importa quale sia a strada che vuoi intraprendere.
I genitori ti insegnano a cadere e a rialzarti e ti fanno ragionare, con loro, sul perché della tua caduta per no ripeterla più.
E se non vi ritrovate, cari genitori, in questa parte di un elenco grandissimo di quello che dovreste fare, ti consiglio di raccontarmi la tua storia e di uscirne insieme, migliorando il rapporto coi tuoi ragazzi.
E voi, ragazzi, se avete bisogno di me, contattatemi
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sull’era digitale e sul fatto che non ci godiamo più gli attimi.
Congeliamo le sensazioni e ci perdiamo il sapore della vita.
Bellissima chiusura di pensiero quella fatta da Galimberti analizzando il modo che abbiamo di vivere gli attimi nel mondo digitale.
Ricordi
Croce e delizia di ogni generazione, non solo di quella più giovane, sempre accusata e bistrattata.
Chi non è proprio un ragazzetto, chi è un mio coetaneo o addirittura i nostri genitori, nonni si ricorderanno le emozioni belle nell’aspettare una telefonata, nel ricevere una lettera scritta a mano. Ci batteva il cuore e vivevamo quell’ansietta ogni volta che squillava il telefono a casa.
E le cabine telefoniche con le tessere che poi collezionavamo?
Ecco…questi sono momenti che i ragazzi nati negli anni 2000 non possono capire m noi, che siamo adulti, potremmo comunicare.
Era digitale
Siamo nell’era digitale, nel progresso, nel futuro.
Un’era in cui tutto, o quasi, viene automatizzato, agevolato, proiettato verso un mondo più moderno in cui la tecnologia può davvero fare molto per migliorare il nostro modo di vivere, per curare molte malattie di cui prima non c’era una cura.
Ma, nel quotidiano, la cosa più bella in assoluto è la comunicazione, in tempo reale, con persone a noi care ma lontane fisicamente. Anche dall’atra parte del mondo.
E allora quante volte abbiamo ringraziato i cellulari in tempo covid? Persone lontane dalle loro famiglie, costrette, gioco forza, a stare a casa da soli..se non ci fosse stata la possibilità di vederci anche così sarebbe stata davvero molto più dura.
Problemi
I problemi nascono , però, quando tutto questo viene portato al limite e diventa una vera e propria ossessione.
E, badate bene, non è colpa dei ragazzi, ma dei genitori che mal sono stati educati alla tecnologia e, ovviamente, non riescono ad educarne i figli, proteggendoli anche, così, da molti pericoli.
Spesso ho visto e vedo genitori che usano il cellulare , il tablet il pc come baby sitter per i figli quando fanno i capricci…”così almeno sta tranquillo mentre lavoro”. E allora perché; una volta che sono cresciuti, questo potente mezzo viene demonizzato? “sta sempre al telefono a messaggiare con i suoi amici”.
E allora perché non si da’ loro una bella alternativa, stimolante, in modo da far vivere loro la realtà, il mondo, la vita?
In realtà inconsciamente sappiamo di non poterlo fare dal momento che siamo noi adulti i primi ad abusarne.
Fotografiamo tutto: noi allo specchio, noi in lingerie, noi e quello che mangiamo(anche quando siamo fuori a cena)…fotografiamo nascite, malattie di bambini, tramonti, vacanze(Invece di viverle appieno)…relazioni.
Normalità
Ok, a volte lo faccio anch’io…le foto di un momento per tenerlo come ricordo sono bellissime. Ma ci sono momenti intimi, tanto intimi che ci perdiamo.
E allora dedicatevi di più l’0uno all’altro. Rieduchiamoci allo stare insieme, al dialogo mentre si mangia a tavole, alle risate e alle uscite con gli amici.
Al guardare il cielo col naso all’insù non solo per farci una foto ma per respirare…
E vi ricordo che e avete bisogno di me potete contattarmi
Buongiorno amici. Oggi diretta: iniziare a volersi bene. Come cambia la tua vita quando cominci a farlo? Analizziamo e riflettiamo insieme su tutto questo.
Fin da piccoli ci insegnano a prenderci cura del nostro aspetto fisico: lavarti i denti, fai la doccia, non sporcare gli abiti…
E per quanto riguarda la sfera emotiva? Purtroppo da questo punto di vista, la nostra generazione è stata fortemente penalizzata.
Nessuno di noi ha ricevuto un’educazione emotiva e tutto è stato lasciato al caso, o meglio, alla sensibilità del genitore che ci ha accudito elargendoci le più disparate cure.
E’ il tuo inconscio a decidere se sei capace o meno di fare una cosa
In base alle informazioni che il tuo bambino interiore ha filtrato con il passare degli anni, oggi, tu riesci a percepirti come una vincente o una perdente.
E’ il tuo inconscio a decidere se sei capace o meno di fare una cosa, è sempre lui che ti impedirà di fare un passo importante per la tua crescita, è determinante nella scelta della carriera così come nella sfera sentimentale.
Tutto questo perché è a livello inconscio che risiede la più ancestrale raffigurazione mentale che hai di te stessa.
Ti sei mai chiesto quanto la tua autostima abbia inciso sulla tua vita?
Hai già raggiunto qualche tuo obiettivo importante o almeno uno dei sogni che avevi immaginato di realizzare?
Se non è successo, può darsi che hai avuto una grossa carenza emotiva e non sei riuscita a riconoscere in te stessa il valore che hai. Come da piccola le tue emozioni sono state invalidate, oggi da adulta, continui a invalidarti senza darti la giusta dimensione.
Ma qual è questa giusta dimensione e soprattutto, come fare per trovarla?
Si parte dalla consapevolezza e l’accettazione, due sentieri che all’apparenza sono facili da percorrere ma che possono celare un cammino molto doloroso.
L’amara consapevolezza è che a tanti di noi manca l’amor proprio, quella spinta emotiva che ci porta a valorizzarci, apprezzarci e accettarci.
Ma cosa cambierà quando inizi a volerti bene?
Non vi spoilero più nulla.
Guardate e scaricate, se volete, la diretta registrata ieri e , se avete bisogno del mio aiuto, contattatemi.
Emozioniamoci. Spunti di riflessione sulle proprie emozioni.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla consapevolezza emotiva.
Emozioni
Non siamo abituati nella nostra vita a fare spazio alle emozioni, a ritagliarci momenti per ascoltarci, a cercare un posto in cui sentire in modo libero e sicuro ciò che proviamo.
Piuttosto ci sentiamo dire di mantenere la calma, di restare lucidi, di andare avanti, di sorridere comunque. Come se ciò che proviamo non contasse, non avesse valore, potesse essere imbottigliato e nascosto in una sorta di ripostiglio mentale.
Quasi un impiccio, un fastidio. Eppure ciò che sentiamo è prezioso, è una sorta di riferimento per non perdersi e per interpretare ciò che ci circonda, per capire se siamo in pericolo ad esempio oppure se ci troviamo in una dimensione che nutre e rinforza.
Le emozioni possono essere difficili, imbarazzanti, destabilizzanti. Sollevano e schiacciano ma sono praticamente la nostra vita, il significato che diamo alle situazioni.
Sono messaggi per interpretare ciò che succede e per reagirvi. Tenere conto di cosa sentiamo ci fa capire quale può essere il modo migliore di comportarci.
Consapevolezza emotiva
Le emozioni sono una forma speciale e preziosa di consapevolezza, di esperienza, un modo affettivo di vedere e sentire le situazioni.
Sono risposte emotive alle nostre esperienze, un linguaggio interiore che cerca di darci informazioni preziose. Sono un modo evolutivo e adattivo di elaborare il mondo che ci circonda.
Certo, siamo nel tempo degli algoritmi e delle tecnologie digitali che promettono di semplificare la complessità del comportamento umano. La necessità di affidarci alle emozioni può sembrare superata.
Eppure, proprio adesso, nel momento in cui si sente parlare di empatia progettata, di intelligenza emotiva artificiale, di tecnologia sintetica in grado cioè di replicare le emozioni umane nelle macchine, è opportuno rivalutare e potenziare la nostra intelligenza emotiva.
Le cose che contano alla fine sono quelle che ci emozioniamo, che portano uno strano movimento dentro, uno struggimento, una spinta, un dolore, un’apertura… che ci fanno sentire vivi.
Cosa significa quindi diventare consapevoli ed elaborare le emozioni? Significa rimanere connessi con noi stessi, aprire il nostro cuore, fare chiarezza, valutare i nostri bisogni, renderci autentici, convalidare cosa siamo e cosa proviamo, avere il coraggio e la curiosità di scoprirci. Integrarsi. Gestire le reazioni, impegnarsi in processi decisionali più utili e convenienti.
Il linguaggio tecnico non sempre aiuta
Quando raccontiamo noi stessi tendiamo spesso ad utilizzare un vocabolario emotivo limitato che limita di conseguenza gli strumenti che abbiamo per regolare le nostre emozioni.
Come dire, siamo un po’ approssimativi, asciutti, a volte grezzi nel descrivere cosa proviamo, nessuno ci insegna a farlo davvero del resto. Spesso utilizziamo il linguaggio piatto, omogeneo – e inflazionato – dei sintomi e dei disturbi che non sempre aiuta.
Sono depressa, sono ansiosa, è un narcisista. Basta digitare su Google queste parole e via, possiamo reperire elenchi di sintomi nei quali riconoscersi o identificare qualcuno vicino a noi.
È comprensibile, un’etichetta rassicura, fa sentire meno soli, meno strani, meno diversi, impacchetta il disagio offrendo l’idea di soluzioni facili e veloci.
Pensare ad una causa fisiologica dei nostri pensieri e delle nostre angosce, ad uno “squilibrio chimico nel cervello”, ci fa credere alla fine si non avere niente di grave e niente soprattutto per il quale doversi impegnare direttamente.
Qualcosa o qualcuno interverrà per noi. Se ci pensiamo bene però l’etichetta invece impoverisce i termini emotivi, penalizza, sposta l’attenzione e impedisce di comprendere bene noi stessi e di essere empatici con gli altri.
Le categorie diagnostiche, necessarie in ambito medico, vestono esteriormente la sofferenza interiore ma offrono spiegazioni che non ci coinvolgono. Semplificano, ma l’esperienza emotiva non dovrebbe essere semplificata.
Assumiamoci la responsabilità delle nostre emozioni
I pensieri sono piatti, sono le emozioni a dare colore, profondità, modulazione alle nostre esperienze. A scatenare energia e movimento in molti casi.
Le emozioni sembrano in un primo momento non avere parole. Il loro potere si consuma nell’intimità ma rimanendo connessi con noi stessi poi affiora sempre il bisogno di esprimerle, di tirarle fuori.
Saper dare un nome alle emozioni e parlarne è una parte fondamentale dello sviluppo della salute emotiva. Per questo servirebbe appropriarsi di un linguaggio libero, di un vocabolario ricco per raccontare anche a noi stessi cosa proviamo.
Per riformulare i nostri dolori, il nostro disagio, per parlare dei nostri sentimenti, di cosa e come sentiamo, della NOSTRA risposta alle NOSTRE situazioni, sempre unica e personale.
Tutto il nostro vissuto non può stare in un linguaggio clinico, le riflessioni hanno bisogno di parole libere. Perché abbiamo sempre il potere di interpretare le situazioni, di cambiare il modo di pensare le cose e di scegliere come rispondervi.
Convalidare le nostre emozioni ci aiuta a pensare a come usarle al meglio. Aumentare la comprensione del nostro mondo emotivo è la chiave per riprendere potere su come ci sentiamo e sul nostro senso di autonomia.
Potremmo migliorare anche le relazioni assumendoci la responsabilità delle nostre emozioni, rendendoci conto dell’energia mossa da ciò che proviamo.
Alcune cose da ricordare sulle emozioni
Le emozioni non possono essere fermate o programmate, possiamo scegliere solo come rispondervi.
E’ impossibile sbarazzarsi delle emozioni. Fingere di non sentirle non le fa scomparire ma porta più dolore nel tempo.
Le emozioni sono contagiose.
Emozioni e sentimenti sono due cose diverse ma collegate. Le emozioni sono i dati grezzi e immediati su come stiamo, mentre i sentimenti sono le esperienze mentali delle emozioni a cui la mente assegna significato.
Le emozioni ci motivano ad agire e ci aiutano a prendere decisioni. Ci offrono gli strumenti per esprimerci e interagire con gli altri Hanno praticamente un impatto su tutti gli aspetti della nostra vita
Non ci sono emozioni buone o cattive, ma ci sono modi buoni e cattivi di esprimere o agire in base alle emozioni. Comprendendo l’importanza delle emozioni possiamo imparare meglio come gestirle.
Sia le emozioni positive che quelle negative sono normali e utili.
Tutte le emozioni dicono qualcosa su di noi e sulla nostra situazione anche se a volte facciamo fatica ad accettare ciò che sentiamo e ci giudichiamo per sentirci in un dato modo.
La consapevolezza emotiva ci aiuta a sapere di cosa abbiamo bisogno e cosa vogliamo o non vogliamo, è necessaria per capire gli altri e costruire relazioni migliori.
Possiamo diventare tutti più consapevoli delle nostre emozioni e quindi più intelligenti emotivamente. Lavorare con le emozioni sblocca potenti energie per il cambiamento personale.
E vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul mai vergognarsi.
Trendy
Purtroppo oggi più sei trendy, più sei al centro dell’attenzione, più hai vestiti firmati e più, agli occhi di un ragazzo che sta cercando la sua strada, sei figo, giusto, top.
Ma la vita non gira attorno a tutto questo anche se, la maggior parte delle volte, è la società che ci impone determinati standard.
E qui, è importante l’educazione ai valori della famiglia.
Lo so che per un ragazzo è difficile rapportarsi tar un gruppo di amici con cui comunque vuole relazionarsi che lo giudica perché non veste in quello o in quell’altro modo.
Ma ragazzi ricordatevi che lo stil va aldilà della marca. Lo stile, anche lo stile, lo detta la nostra personalità . E, cosa più importante, quando togli quei vestiti devi fare i conti con te stesso, con la persona che sei.
Origini
Ragazzi le nostre origini sono importanti e non dobbiamo vergognarcene. La nostra famiglia è quella che ci fa crescere e più le origini sono umili più sono piene di veri valori.
Non vergognatevi mai del posto o dalla famiglia da cui provenite perché sono la vostra vita, le vostra fondamenta. Perché loro, molto probabilmente, vi hanno insegnato a vivere nel modo corretto.
Pochi amici
Avere pochi amici non è un male , anzi. Vuol dire che quelli che avete rimarranno per sempre vicino a voi perché non possiamo piacere a tutti, perché chi ha mille amici alla fine non ne ha. Perché i veri amici se contano sulle dita di una mano.
Il gruppo di pari è fondamentale per i ragazzi. E’ senso di appartenenza ed è bellissimo.
Ma non distruggete la vostra personalità per piacere agli altri, a loro. Perché, questi, non sono amici. Gli amici veri sono quelli che vi amano per quello che siete e, vi assicuro, sono davvero una piccola ma sincera parte.
E ricordatevi che avere tanti soldi non farà di voi una persona migliore. È come siete voi in quanto persone che vi identifica, non la borsa di marca. Siate sempre voi stessi e miglioratevi giorno dopo giorno.
Buongiorno amici. Oggi, nella diretta, parliamo di comportamento adolescenziale e di quali fattori lo plasmano.
Comportamenti e cambiamenti
Chi vi dice che siamo vittime del nostro patrimonio genetico, ditegli che si sbaglia. Sebbene ciò abbia un’innegabile influenza sul comportamento, il ruolo dell’ambiente è modellante e impossibile da ignorare. Senza la loro influenza, la nostra capacità di adattamento sarebbe inesistente.
Dal momento in cui entriamo in questo mondo, siamo esposti a una varietà di fattori che ci influenzano e ci cambiano nel corso della nostra vita. In questo articolo vi proporremo i più importanti con le loro principali caratteristiche.
Quali fattori ambientali influenzano il nostro comportamento?
Dal luogo in cui nasciamo ad ogni persona che attraversa la nostra vita, lasciano un segno nelle nostre emozioni e pensieri, così come nelle nostre decisioni e azioni. Attraverso la psicologia sociale, questo è apprezzato e la sua conoscenza è approfondita, che ha permesso la scoperta di vari fattori come quelli che esponiamo di seguito.
1. Cultura e valori sociali
L’effetto profondo che la cultura di una società ha sul comportamento degli individui che la compongono è qualcosa che non può essere smentito. Le norme, i valori e i costumi di ciascuno di essi sono interiorizzati fin dall’infanzia, che forma una personalità adattata a questi aspetti, che mantiene il funzionamento del sistema.
Ma ce ne sono molti altri di cui parleremo nella diretta e cosa fare per modificare quelli negativi e riconoscerli.