Buongiorno amici. Oggi parliamo di internet e minori e di una nuova interessante, e da me condivisa, proposta.
Un utilizzo controllato, sicuro e consapevole degli strumenti digitali può aiutare i bambini a sviluppare la coordinazione visivo-motoria e a stimolare la creatività e la capacità di problem-solving.
Ma non prima dei 9 anni, con moderazione ed evitando l’utilizzo dei social network: fino a quell’età, infatti, è fondamentale non privarli delle interazioni dirette con i genitori, i coetanei e il mondo che li circonda, indispensabili per un sano sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale.
Tappe
prima dei 3 anni il bambino ha l’esigenza di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali, pertanto è opportuno evitare il più possibile l’utilizzo degli schermi.
Dai 3 ai 6 anni il bambino ha bisogno di scoprire tutte le sue possibilità sensoriali e manuali, dunque va incoraggiato il gioco con i coetanei, evitando smartphone o tablet personali.
Dai 6 ai 9 anni è l’età in cui si scoprono le regole del gioco sociale, pertanto è consigliabile disincentivare l’uso di internet.
Infine, dai 9 ai 12 anni, cioè l’età in cui il ragazzo inizia a rendersi autonomo dai riferimenti familiari, il web può rappresentare un valido strumento per esplorare nuovi contenuti adatti alla sua età, sotto l’occhio attento dei genitori, ma si suggerisce di evitare la partecipazione diretta ai social network.
Riflettiamo
Molte, troppe volte i genitori usano internet e i suoi supporti come “baby sitter” per evitare discussioni coi figli, per tenerli buoni perché si è troppo impegnati e non si da’ ai bimbi, come ai ragazzi, ascolto.
Per tutto, anche per questo, i genitori devono essere una guida. Nel senso che devono educare ad un corretto utilizzo dei mezzi informatici.
E se non lo si fa? C’è il grandissimo rischio, soprattutto quando si è giovani, di incappare in luoghi o in persone che possono essere altamente pericolosi o, ancora, si possono trovare risposte da chi non può darle.
In primis, cari genitori, cercate di approfondire voi stessi l’argomento. Poi, non lasciate i vostri ragazzi con un pc, tablet , telefono come compagnia quotidiana.
E, soprattutto, incentivate il dialogo, le uscite con gli a mici, le sante relazioni che si sviluppano guardandosi negli occhi e prendendosi per mano…non guardandosi davanti ad uno schermo.
Buongiorno amici. Oggi diretta adolescenti. Quali i compiti e i bisogni dei ragazzi.
Quali sono i compiti centrali dell’adolescenza (15-18 anni)
IDENTITA’:
il ragazzo e la ragazza hanno bisogno di rispondere alle domande “Chi sono io? Chi voglio essere?”. Chiaramente questi quesiti non se li pongono in modo intenzionale ma emergono dal modo di vestire, di pettinarsi, di porsi, dalle scelte fatte in termini di sport, scuola, amicizie ecc.
Molto spesso a quest’età si parla di ribellione, di “opporsi per porsi”. In effetti l’adolescente si oppone all’autorità (genitori, insegnanti, educatori, allenatori) per salvaguardare la propria posizione. Non è raro vedere ad esempio una sedicenne frequentare un ragazzo che non piace al padre e finchè il padre si oppone, la ragazza continuerà a starci assieme. Nel momento in cui il genitore alza le braccia e si arrende, la figlia lascia il fidanzato. Ha messo in chiaro così che “sono io a guidare la mia vita e a decidere per me”.
SPERIMENTARE:
l’adolescente sente il bisogno di fare “degli assaggini” in tutti i campi che possono comprendere la sessualità, le amicizie, il fumo, le sostanze. Ciò aiuta a capire con chi vuole stare e da chi e cosa si vuole allontanare.
SEPARAZIONE FISICA E PSICOLOGICA
dalle figure adulte. Gianoli ha sottolineato in più modi che se ci si ritrova a ripetere al figlio “questa casa non è un albergo!” oppure “perché non parli più con me?” “perché preferisci stare solo in contatto coi tuoi amici?” siamo all’interno della piena normalità! Compito dell’adolescente è infatti anche quello di trovare la sua dimensione, il suo ruolo nel mondo e per farlo ha bisogno di staccarsi dai genitori, a volte anche ribellandosi. È normale che creino dei giardini segreti e che non desiderino condividere con i grandi ed è bene rispettarli in questo.
La storia di un ragazzino americano che suonava i campanelli del vicinato per trovare amici.
Buongiorno amici. “Ho bisogno di amici”, la storia di un ragazzino e della sua voglia di trovare amici.
Suona i campanelli di coloro che vivono nel suo quartiere per cercare amici.
La storia di Shayden Walker, ragazzino di Amarillo, in Texas, commuove la rete e innesca una rete di solidarietà.
A cambiare le sue sorti è Brennan Ray, vicino di casa che decide di registrare in un video il primo incontro con il suo giovane vicino.
“Ho davvero bisogno di amici” spiega Shayden, che inizialmente viene indirizzato da Brennan da alcuni ragazzini della zona che però vuole evitare in quanto da loro bullizzato in passato.
Brennan
Quando viene a sapere che Brennan e la moglie hanno una bambina di 2 anni, il ragazzino si dice disposto a stringere amicizia con lei.
Non solo: i suoi vicini decidono di aiutarlo e raccolgono 37mila dollari.
Con quei soldi la famiglia di Shayden ha comprato per lui vestiti e giochi oltre a dare un contributo in beneficenza.
Nel frattempo il protagonista di questa storia trova più amici del previsto: in molti gli scrivono e la famiglia Ray organizza un evento pubblico durante il quale il giovane, a questo punto non più solo, viene circondato d’affetto.
Amici
A quest’età, sempre ma quando sei adolescente ancora di più, gli amici svolgono un ruolo molto molto importante.
Il gruppo è il nostro senso di appartenenza ma questa voglia di avere amici, a volte, porta a modificare la nostra personalità per adattarci a comportamenti ed abitudini non consoni a noi.
Ed è questo l’errore che non dovete mai fare. Gli amici, quelli veri, vi accettano così come siete. Non c’è bisogno di dimostrare qualcosa che non siete perché, a lungo andare, non riuscirete a sopportarlo.
La conseguenza? Frustrazione, rabbia, atti violenti nei confronti di chi vi sta attorno.
Proviamo a coltivarlo invece di ricercare la perfezione.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de il talento.
Il talento
Tutti, e dico davvero tutti, abbiamo un talento, una nostra peculiarità.
Tutti i ragazzi ne hanno uno che magari non quello che pensavano i genitori, magari esula dal pensiero comune, dai classici talenti ma c’è.
E’ lì che aspetta noi per potersi esplicitare.
Ma cosa succede?
Genitori
Spesso incontro genitori che mi dicono “Marco( nome di fantasia) è carente in matematica( ditemi poi chi non ha una debolezza in questa materia:D). non è che va male ma potrebbe dare di più. Invece ha un talento in arte. va beh…deve recuperare matematica”.
Eh…è questo il modo sbagliato di aiutare un ragazzo a investire sui propri talenti, sulle proprie abilità.
Perché investire, invece, su u qualcosa che non potrà mai essere tanto superiore a quello che già da, perché non è un su talento, invece di coltivare le sue peculiarità?
La perfezione
E’ un errore inculcare ai ragazzi la ricerca della perfezione qualsiasi cosa facciano: scuola, hobby, sport. Devi essere sempre il miglior, deve eccellere in tutto aumentando , così, non la sua autostima ma l’ansia da prestazione che avranno per soddisfare le vostre aspettative.
C’è, infatti, troppa competizione malsana, troppi paragoni con gli altri. ma noi siamo tante individualità e ognuno di noi, per fortuna, ha delle caratteristiche diverse. E’ su quelle che dobbiamo puntare.
Insegnate ai ragazzi a puntare su se stessi, a dare il meglio non per prevaricare gli altri ma per da raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati. Aiutateli a trovarli questi obiettivi.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezione cotnatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di body shaming adolescenza.
Viviamo in una società in cui la bellezza è considerata un valore.
Se si rispecchiano i canoni estetici si è socialmente accettati, altrimenti si rischia di diventare bersaglio di derisioni e sopraffazioni. E’ quello che accade in rete, dove sono sempre di più le vittime del body shaming.
Body shaming
E’ ormai diffusa l’abitudine di etichettare subito ogni fenomeno con nomi anglofoni che suonano molto bene, sono attraenti e facilmente spendibili sui social network sotto forma di hashtag, senza considerare che la matrice del problema è ben più profonda, legata al cyberbullismo e all’odio in rete.
Il body shaming, dall’inglese “body”, corpo, e “shaming”, far vergognare, non è altro che un vortice di commenti offensivi e sarcastici, rivolti verso chi appare “troppo grasso”, “troppo magro” o semplicemente ha un corpo che non corrisponde ai criteri imposti dalla società.
Si tratta di cattiverie e critiche gratuite che hanno l’obiettivo di mettere a disagio e umiliare l’altro attaccando il suo aspetto fisico, con i diversi commentatori sempre pronti ad arrogarsi il diritto di decidere il valore dell’altra persona in base alle forme del suo corpo.
Qual è il ruolo dei social network?
Si tratta di un elemento assolutamente centrale poiché, dietro ad uno schermo, e a volte protetti anche dall’anonimato, ci si sente legittimati a commentare, con messaggi e parole cariche di odio, fotografie che ritraggono indistintamente celebrità e persone comuni.
Sono numerosissimi, infatti, anche i personaggi del mondo dello spettacolo e i vip che vengono presi di mira per il loro aspetto e attaccati ogni qualvolta ingrassano, dimagriscono eccessivamente o manifestano anche una minima imperfezione estetica.
Screditare persone che neanche si conoscono nella vita reale e con le quali non si ha alcun tipo di legame, porta ancora di più a vomitare senza filtri sentenze e giudizi insindacabili, nel modo peggiore possibile.
I leoni da tastiera hanno l’obiettivo di colpire e distruggere
E’ ovvio che ci muoviamo in una cultura in cui manca una reale educazione all’affettività, dove la persona presa di mira è considerata quasi priva di emozioni e sentimenti, come se diventasse soltanto un oggetto di cui poter fare ciò che si vuole.
E’ implicito che chi ha bisogno di sentirsi forte dietro uno schermo, con una persona psicologicamente più debole e con meno strumenti per difendersi, sta mostrando le proprie fragilità, l’assenza di un senso morale ed è vittima a sua volta di un fallimento educativo.
Solitamente vengono prese di mira le ragazze, soprattutto se in sovrappeso o al contrario molto magre, come se solo per questo meritassero di essere maltrattate o umiliate.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus su un campione di 11.500 studenti italiani, il 22% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni ammette di aver preso in giro intenzionalmente un compagno o un amico solo perché in sovrappeso, rispetto al 18% dagli 11 ai 13 anni.
In genere, gli autori di queste prepotenze sono i maschi (65%).
Anche per questa ragione si ritoccano le foto prima di pubblicarle, si cerca sempre di apparire “perfetti”, di omologarsi a quei canoni di bellezza imposti socialmente e si tende a considerare “diversi” coloro che non rispecchiano queste tendenze.
Quali sono le conseguenze?
Quando si è vittima di queste forme di violenza gratuita, si arriva a darsi la colpa, a odiare il proprio corpo e a pensare di meritarsi questo accanimento.
Da un punto di vista psicologico c’è una sopraffazione intenzionale, c’è una vittima, ci sono i social e si innesca un meccanismo che distrugge la persona, che intacca profondamente la sua autostima e la sicurezza di sé.
Essere umiliati pubblicamente in questo modo, sia da un punto di vista psicologico che fisico, significa essere distrutti moralmente, soprattutto durante la fase adolescenziale in cui il riconoscimento degli altri e l’approvazione dei coetanei sono fondamentali.
Tutto questo può avere delle conseguenze importanti sulla psiche di preadolescenti e adolescenti.
Ci sono ragazze che sviluppano comportamenti alimentari sbagliati, arrivando anche all’anoressia, altre commettono atti autolesivi, attaccando quel corpo individuato come “causa” di tutti i loro problemi, altre ancora si chiudono a riccio nella propria sofferenza andando ad intaccare profondamente anche le relazioni future.
I problemi legati all’umore sono strettamente connessi all’uso improprio dei social: è, infatti, estremamente complesso reggere il confronto costante e continuativo con gli altri, soprattutto quando si viene presi di mira e non ci si capacita della motivazione che spinge ad essere così crudeli e privi di sensibilità.
Io vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Quelli che ti trovi accanto nel momento del bisogno.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di amici veri.
C’è und etto che dice “gli amici veri si vedono nel momento del bisogno”. Mai parole più azzeccate.
Amici veri
Certo, non solo ma è nei momenti più difficili, quando abbiamo bisogno di un sostegno emotivo, di affetto anche senza parole che si vede la vera amicizia.
Ed quello che dovrebbero capire tutti i ragazzi giovani. Che l’amico vero non è quello che esce con te al sabato e poi quando sei giù, si defila.
E lo so che, quando sei adolescente, hai bisogno di gente attorno, d esplorare, di far parte di un gruppo di pari. Ma stare con chi, in realtà, non ti è davvero amico è come uscire da soli.
Comunicazione emotiva e sostegno emotivo
Sono le parti più intense e importanti della diretta,
Come al solito, non voglio spoilerarvi tutto ma, entrambe le cose, si basano sulla presenza, la vicinanza, quel silenzio pieno d’affetto e di gestualità…non di parole al vento.
a bando alle ciance, vi lascio il link per vedere la diretta.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla scuola senza voti.
Notizia d qualche giorno fa. Una docente di un liceo di Palermo fa una proposta: la scuola senza voti. Perché’ Per non far sì che i ragazzi, a scuola, vivano con l’ansia del voto. Solo alla fine dell’anno potranno essere visibili.
Pareri
I pareri sono ovviamente contrastanti. Da un lato c’è chi dice che è giusto si prenda un provvedimento d questo tipo perché i ragazzi non devono essere giudicati coi voti.
Dall’altra parte, c’è chi dice che anche un due è educativo. Riflettiamo? sì.
Riflettiamo
Penso, e lo dico sempre, che un ragazzo non debba essere giudicato bravo ragazzo o meno, e parlo della sua persona, per i voti che prende a scuola. Ho sempre detto anche che genitori e insegnanti, perché purtroppo spesso la fanno anche loro, non devono fare paragoni.
Con nessuno: che siano compagni, fratelli, vicini di casa, parenti.
Semplicemente perché nessuno è superiore p inferiore a nessuno. Ognuno di noi ha le sue peculiartà, i suoi personali obiettivi. Ognuno di noi ha abilità differenti che non sono né superiori né inferiori a quelle di qualcun altro.
Se un ragazzo ha tutti 8 non vuol dire che è una persona migliore di chi ha tutti 6.
Il voto deve essere visto solo, come un monito, un reminder che ti dice se è il caso di impegnarti di più o se stai andando per la strada giusta. Ma solo per aver raggiunto o meno un obiettivo scolastico..
Il voto aiuta
Una parte di ragione ce l’ha anche chi dice che, in realtà, il voto aiuta a maturare.
Sì, vero. Proprio per il discorso fatto prima. Se l’obiettivo della pro è quello di vedere se avete capito o meno la lezione il voto negativo vuol dire al ragazzo che non lo ha fatto completamente.
Quindi, vista così, un due è educativo, deve essere un incentivo per il ragazzo, quindi, di di impegnarsi di più e infatti, spesso, il prof vuole vedere semplicemente un impegnarsi.
Reminder per i prof però, siate giusti con i voti, non fate preferenze( sì, è, capitato anche questo) prendete anche voi il voto come modo per incentivare i ragazzi a impegnarsi di più e allora, in questo modo, va bene anche un due.
E, se avete bisogno di me, contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che aver parlato di scuola senza voti vi sia stato utile.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di fame emotiva:diretta.
Come sempre non voglio spoilerare l’intero tema trattato durante la diretta ma qualcosina la accenno.
Fame emotiva:diretta Cos’è
E’ quel malatissimo bisogno che alcune persone hanno, e non solo adolescenti, di tuffarsi nel cibo per cercare di non affrontare problemi, di dimenticare traumi o per farsi del male per cose di cui, in realtà, non abbiamo nessuna colpa.
E un cercare consolazione, appagamento nel cibo perché è l’unica cosa che ci fa stare bene, nella nostra mente.
Ma, in realtà, non pensiamo che, dopo la soddisfazione iniziale, i problemi ritornano e l’appagarsi si sostituisce con il senso di colpa che si ha verso noi stessi.
Fame emotiva: diretta le Cause
Svariate che vanno ripescate, per la maggior parte, nell’infanzia, nei nostri vissuti, nella nostra famiglia.
Vanno da chi vede il proprio corpo come un campo di battaglia da punire perché abusato, violentato.
Chi dice” non ho l’amore ma ho il cibo…il cibo è il mio migliore amico…no, non ho tempo di pensare ai problemi, sto mangiando”…si cerca di scappare dalla sfera sessuale, dal confrontarsi con gli altri, dal rifiutare le relazioni con le altre persone…è paura di affrontare gli ostacoli…il cibo…la cosa che mi appaga.
fame emotiva:diretta
Ma bob vado oltre e vi lascio alla diretta dove, alla fine, c’è anche un esercizio da fare in modo molto molto sincero:)
Non fate gli amici ma insegnate ad esternare le emozioni.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori ed emozioni.
Genitori o amici?
No, non siate amici. E questo non vuol dire non essere aperti al dialogo, anzi.
Lo sapete, infatti, che sono la prima a dire ogni santa volta che i genitori devono essere una porta aperta al dialogo e all’ascolto attivo…attivo, appunto.
Ma il genitore deve essere genitore, empatico e amorevole, sempre pronto a dare aiuto e spronare i ragazzi ma genitore. Cioè?
Gli amici
Gli amici sono una parte fondamentale della vita di ognuno di noi, figuriamoci per un ragazzo che è nell’età della scoperta di se stesso , del mondo e degli altri.
L’adolescenza, appunto, è l’età delle scoperte e dei cambiamenti, del distacco primo dalla famiglia, dal primo approccio all’indipendenza. Non si sa ancora chi si è e cosa si vuole dalla vita ma cominciamo a pensarci, a rendercene conto.
Perché un genitore non deve essere amico..perché gli amici ci sono per le confidenze più intime, per ridere, condividere , per parlare di cose che con un genitore non parleresti mai.
Ma, è anche vero, che ad un amico non chiedi un consiglio su cose importanti, non lo consideri come un porto sicuro quando hai bisogno di una spalla. Non richiedi attenzioni, l’essere capito, ascoltato, confortato, amato allo stesso modo cui lo chiedi in famiglia.
E, soprattutto, i genitori devono essere un esempio per poter crescere al meglio.
Ecco che le due figure, per fortuna, si scindono. Ecco perché i genitori non devono avere tabu coi loro ragazzi.
Emozioni
E un’ altra cosa che devono insegnare i genitori ai ragazzi è esternare le proprie emozioni.
Spesso sento dire “non piangere, dimostri debolezza. sei una femminuccia”. Eh no…piangere è un’emozione come le altre e , in quanto tale, deve essere vissuta ed esternata.
Il pianto fa bene, sia quello di gioia che quello dir abbia e di dolore perché aiuta e sfogare le proprie sofferenze o, nell’altro caso, a condividere anche senza parole la propria gioia.
E, se avete bisogno del mio aiuto per tutto questo, contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che parlare di genitori ed emozioni v sia stato utile. Alla prossima amici:)
Buongiorno amici. Oggi parliamo di giovani e alcol.
Il problema dell’abuso di alcolici tra i ragazzi è ancora troppo sottovalutato, nonostante sia estremamente diffuso e comporti conseguenze gravissime sulla salute.
Il dato allarmante è che i ragazzi si avvicinano all’alcol sempre più precocemente e ne abusano già a partire dagli 11-12 anni.
Solitamente ciò accade con maggiore frequenza durante le feste, ad esempio capodanno o pasquetta, le vacanze estive o il fine settimana, come riportano spesso anche i titoli dei giornali.
Evasione
I ragazzi, infatti, avendo più tempo a disposizione, vivono questi momenti come un’evasione dai loro problemi e sentendosi svincolati dai doveri della loro quotidianità, come ad esempio la pressione della scuola e dei compiti oppure l’incubo della sveglia la mattina, si sentono in diritto di fare tutto e di andare oltre.
Per questa ragione osano di più, si sentono deresponsabilizzati e sostenuti anche dal gruppo dei pari che ha, da questo punto di vista, una funzione di rinforzo negativo.
Cronache
Uno dei casi di cronaca coinvolge un ragazzo di soli 14 anni, in provincia di Alessandria, trasportato d’urgenza in ospedale perché ha rasentato il coma etilico, dopo aver trascorso una serata insieme agli amici e aver ingerito grosse quantità di rum.
Partendo dal presupposto che alla cronaca arrivano solo ed esclusivamente i casi più gravi, dobbiamo considerare che il numero delle intossicazioni, soprattutto alcoliche, è elevatissimo.
Infatti, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza nella fascia d’età compresa tra gli 11 e i 13 anni, il 36% dichiara di bere bevande alcoliche e 1 su 10 si è già ubriacato.
Tra i ragazzi più grandi i numeri salgono notevolmente: il 55% degli adolescenti, dai 14 ai 19 anni, beve alcolici e il 24% lo fa anche fino a stare male, non rendendosi conto di quanto sia nocivo per la propria salute.
Abuso
L’abuso di alcol, in una fase di sviluppo delicata come l’adolescenza, può avere effetti devastanti, portando a complicanze gravi e danni irreversibili fino, in alcuni casi, alla morte, considerando che spesso i ragazzi mischiano gli alcolici con energy drink, farmaci e droghe per amplificare gli effetti e raggiungere più rapidamente lo sballo.
Alcol che distorce la realtà ed espone ai pericoli
E’ importante non dimenticarsi dei pericoli associati all’abuso di alcol perché, inevitabilmente, l’assunzione di alcolici e di mix di sostanze genera numerosi incidenti.
Troppo spesso, infatti, i ragazzi si mettono alla guida dopo aver bevuto oppure arrivano a rischiare la vita anche in altri modi, attraverso tutta una serie di comportamenti che mettono a repentaglio la loro vita.
L’alcol mette a dura prova il corpo, lo mette sotto pressione, altera la soglia del dolore e la capacità di percepire il pericolo, inibendo la lucidità mentale e aumentando il rischio di farsi male.
In quei momenti, i ragazzi si sentono onnipotenti, pensano solo all’aspetto ludico legato al divertimento, senza riflettere sugli esiti immediati di ciò che stanno facendo, come è accaduto ad esempio con i selfie estremi, in cui per immortalare le loro inutili “prodezze” hanno messo a repentaglio la loro stessa vita.
Cosa bisogna fare?
Certamente bisognerebbe fare prevenzione a partire dalle scuole primarie, informando i bambini in maniera più sistematica sui danni e sull’impatto degli alcolici sulla salute: nel momento in cui le conseguenze non sono immediate ma a lungo termine, i ragazzi fanno ancora più fatica a prendere consapevolezza del problema e ad avvertirlo come un pericolo reale.
Inoltre, non avendo una maturità e un’autonomia psichica, quando abusano delle sostanze alcoliche lo fanno in maniera irresponsabile, completamente in balìa dell’inconsapevolezza e degli eventi.
Per tale ragione, c’è un bisogno enorme di responsabilizzarli, sin da quando sono piccoli, evitando di fare paternali o parlare unicamente in termini allarmistici.
In questi casi, anche le imposizioni e le minacce di punizioni da parte dei genitori non servono, perché il concetto di limite si costruisce in una fase precoce e deve essere interiorizzato gradualmente, in modo tale che crescendo i figli siano in grado di tutelarsi autonomamente e sappiano dire no quando si accorgono che si sta esagerando, anche quando il gruppo fa delle cose che non si dovrebbero fare.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione contattie consulenze del sito
Io spero che parlare di giovani e alcol vi sia servito.