Riflettiamo su questo bellissimo e reale pensiero.
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo sul fatto che ognuno è un genio.
Paragoni
Qual’ è uno dei difetti e degli errori più grande e deleterio che un genitore possa fare nei confronti di suo figlio?
Paragonarlo a qualcun altro.
Deleterio. Sì, perché ognuno di noi ha la sua unicità .
Ognuno di noi ha le sue caratteristiche, i suoi talenti, i suoi tempi, le sue emozioni e i suoi pensieri e obiettivi.
Succede, però, che spesso i genitori trattino i figli come un riflesso di loro stessi. Cosa vuol dire?
Proiezioni
Che vogliono che questi facciano tutto quello che loro non sono riusciti a fare per diverse motivazioni.
Ed quindi che frequentino una scuola che per loro, genitori, vada bene.
Che frequentino un corso X perché “io non sono riuscita a farlo. Guarda tu che fortuna hai”.
Conseguenze
E le conseguenze quali sono ?
Che parte spesso il ricattino morale per cui il ragazzo è quasi costretto a farlo per soddisfare i genitori ma, in corso dopo, subisce un fallimento dietro l’altro. E on per colpa sua.
Non poi portare un ragazzo a fare un qualcosa, qualsiasi cosa, che non sia nelle sue corde perché rischierà di fallire e di sentirsi un fallito a vita.
E in realtà semplicemente non sta inseguendo il suo sogno ma quello di un’altra persona.
Riflessione
Il ruolo principale de genitore è quello di aiutare il figlio a sviluppare le SUE, del figlio, capacità, anche se non sono quelle che vorremmo fossero.
Tuo figlio è abile nello sport? nell’arte? nelle scienze? perfetto, allora aiutalo a diventare quello che vuole.
Ovviamente la responsabilità del ragazzo è quella di impegnarsi con tutte le sue forze in quello che fa perché solo così potrà riuscire.
E se si inciampa? Non importa, si riflette sul motivo per cui si è inciampati e si risolve.
Navigando online mi sono imbattuta in questo video meraviglioso dove viene spiegato, senza troppi giri di parole, cos’è l’empatia.
Empatia
Il termine empatia deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni.
L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri. E’ l’abilità di vedere il mondo come lo vedono gli altri, essere non giudicanti, comprendere i sentimenti altrui mantenendoli però distinti dai propri.
Si tratta di un’abilità sociale di fondamentale importanza e rappresenta uno degli strumenti di base di una comunicazione interpersonale efficace e gratificante.
Nelle relazioni interpersonali l’empatia è una delle principali porte d’accesso agli stati d’animo e in generale al mondo dell’altro.
Grazie a essa non solo riusciamo a capire il messaggio che il nostro interlocutore ci sta dando ma ne comprendiamo anche le sue vere emozioni, senza dover dire nulla, solo col linguaggio del corpo.
ESEMPI DI EMPATIA: COSA FANNO LE PERSONE EMPATICHE
Come abbiamo spiegato, l’empatia insorge già dai primi giorni di vita. La mamma riesce così a intercettare i bisogni del suo bambino, garantendo la sua presenza, permettendo al piccolo di sentirsi bene.
Se questa manca, allora i suoi bisogni affettivi non trovano riscontro e soddisfazione, facendolo crescere come frustrato e incompreso.
Le persone empatiche, inoltre, sono molto intuitive rispetto a tutto quello che le circonda, oltre a percepire i dettagli con facilità.
Non si tratta, quindi, solo di sentimenti ma anche di un’abilità a riconoscere i comportamenti degli altri. Sanno riconoscere, ad esempio, se qualcuno sta mentendo o nascondendo qualcosa, o anche se l’altra persona si sta sentendo ferita o offesa da un loro comportamento.
Non solo chi è empatico sente quello che provano quelli che gli stanno vicini ma, a sua volta, è in grado di provare delle emozioni molto forti.
Ha una sensibilità spiccata ed è capace di stare bene anche da solo. Le persone empatiche riescono infatti a connettersi meglio con quello che sentono.
Attenzione, però, questo non significa che per gli empatici sia tutto più semplice.
Anzi, potrebbero recepire il mondo come molto complicato. Sanno lottare per una società migliore, per se stessi e per gli altri. Sanno gioire con molta facilità.
Grazie a questa loro capacità, sono in grado di liberarsi dalle emozioni costrittive e vedono il mondo con occhi sinceri, senza preconcetti o sovrastrutture.
Cosa fare e non fare co chi vuole farci sentire inferiori
Buongiorno amici. Oggi argomento importante: amarsi-diretta. Tema che è molto caro agli adolescenti, ma non solo.
Amare se stessi è la premessa per vivere in armonia con con il mondo.
Certo! Ma come si fa ad amare se stessi? Come si fa ad avere fiducia nelle proprie capacità e del proprio valore?
Avere fiducia in se stessi è un sentire a cui partecipano diverse componenti: l’autostima, il senso di auto-efficacia, l’immagine complessiva che abbiamo di noi.
La fiducia inoltre è legata a doppio filo con l’azione: avere fiducia ci spinge ad agire, e allo stesso tempo sono i risultati delle nostre azioni a nutrire la fiducia.
La fiducia che riusciamo a riporre in noi stessi dipende anche dallo sguardo degli altri
A volte ci sentiamo dire che il giudizio che abbiamo di noi non deve dipendere da come ci vedono gli altri. E questo è vero senza dubbio.
Ma è una verità parziale. Intanto perché cominciamo a costruire le nostre sicurezze quando siamo piccoli e molto dipende dal tipo di amore che riceviamo dai nostri genitori.
E poi perché, in ogni caso, le esperienze della vita, in un modo o nell’altro, ci segnano: quando andiamo incontro a rifiuti, fallimenti, perdite, è normale che la sicurezza che abbiamo in noi stessi possa vacillare.
Ma è vero anche che più siamo insicuri, più è facile andare incontro a rifiuti e fallimenti.
Amarsi- diretta
Nella vita, ci saranno momenti in cui gli altri cercheranno di minare la tua autostima e farti credere che tu non vali.
È importante ricordare che il tuo valore non dipende dalle opinioni altrui. Ogni individuo è unico e prezioso a modo suo.
Ma cosa possiamo fare per aiutarci ad essere meno rigidi con noi stessi?
Vi lascio il link della diretta per scoprirlo insieme ai vostri ragazzi:)
Come devono comportarsi i genitori a questa richiesta.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenti e indipendenza.
Per i figli adolescenti, estate non significa soltanto riposo e libertà dagli impegni scolastici.
Ma anche voglia di autonomia e indipendenza, desiderio di trascorrere maggior tempo con gli amici, di uscire di più e fare tardi la sera, magari di sperimentarsi nelle prime vacanze senza mamma e papà.
Indipendenza
Per i genitori non è sempre facile monitorare i comportamenti dei figli e, allo stesso tempo, concedere maggiore autonomia.
Spesso hanno la sensazione di trovarsi di fronte a degli sconosciuti, hanno bisogno di conoscere le loro abitudini, le amicizie e le compagnie che frequentano, vogliono accertarsi che non si trovino su una “cattiva strada” e non assumano comportamenti a rischio.
I genitori non sanno se concedere più libertà oppure imporre regole e divieti, e spesso si arriva a scontri e litigi con i figli.
Alle frasi tipiche dei ragazzi: “Ormai sono grande!”, “Mi state troppo addosso”, “I genitori dei miei amici non sono così pesanti!”, si oppongono le risposte di mamma e papà con affermazioni quali “Sei ancora piccolo!”, “Decidiamo noi, non puoi fare come ti pare!” e si rischia di innescare un circolo vizioso dal quale è difficile uscire indenni.
Autonomia-adolescenti e indipendenza
E’ giusto concedere più autonomia ai figli?
Anche se non è facile, bisogna mollare un po’ la presa, lasciando ai figli uno spazio maggiore per sperimentare, senza però smettere di vigilare, così da poter intervenire quando necessario e aiutarli ad affrontare eventuali difficoltà o problemi.
Non bisogna mai dimenticare che, in adolescenza, il desiderio di autonomia diventa sempre più forte, ma non esiste un’età giusta o uguale per tutti i ragazzi in cui iniziare a concedere maggiore libertà.
I genitori, dunque, devono valutare di volta in volta, in base al singolo caso, al contesto e al livello di maturità e responsabilità del figlio.
Sicuramente è importante accompagnarlo nel percorso di autonomia in modo graduale, facendo un passo alla volta, senza bruciare le tappe.
La fatica più grande è quella di mantenere sempre aperta la comunicazione in modo che, anche quando è necessario supervisionare e dare regole, i ragazzi possano sentirsi compresi e continuino a parlare con i genitori.
Come monitorare i comportamenti dei ragazzi senza essere invadenti?- adolescenti e indipendenza
– Mantenete sempre aperto il dialogo.
È fondamentale mantenere sempre aperta la comunicazione, ascoltare i ragazzi e parlare con loro, dando regole chiare e condivise, spiegando e riflettendo insieme su rischi e conseguenze delle proprie azioni e dell’eventuale violazione delle regole stabilite.
– La parola d’ordine è condivisione!
È importante stabilire con i figli un patto di fiducia reciproca: voi potete concedere maggiore autonomia, ma loro devono rispettare gli orari, parlarvi dei luoghi che frequentano e avvertirvi in caso di problemi.
Se infrangono le regole, cercate di ascoltare le loro ragioni e capite se è il caso di ridefinire gli accordi.
Si possono anche fare passi indietro rispetto a quanto concesso prima o, in caso contrario, dare maggiori concessioni.
– No al controllo oppressivo.
Mostrate fiducia e rispettate i loro spazi. Anche se, almeno inizialmente, si sperimentano ansia e preoccupazione, evitate di chiamarli o scrivergli ripetutamente, perché altrimenti sentiranno che non vi fidate e rischiate di ottenere l’effetto contrario.
Monitorare
Monitorare i comportamenti di un figlio non significa invadere i suoi spazi e impedirgli di esprimersi nella sua autonomia.
E’ normale che un genitore abbia le sue paure, ma è importante far sperimentare ad un figlio l’auto-efficacia, per confrontarsi con se stesso e gli altri e crescere diventando sempre più autonomo e responsabile.
Un conto è parlare di paure altro di fobie, di cui tra l’altro avevamo già discusso tempo fa in uno dei miei post.
La paura è un sentimento come un altro, eppure, come altri scomodi, deve essere demonizzato.
O meglio, è demonizzata la persona che prova questo sentimento.
Un po’ come, appunto, succede per il pianto. Sento troppo spesso dire ad un bambino, prima, ed ad un ragazzino poi” se piangi, se hai paura sei un debole, una femminuccia…non devi mostrarti debole ok?
“…e anche con una certa veemenza e rabbia da parte di chi, in quanto genitore, dovrebbe lasciar andare le emozioni.
Le emozioni
Il genere umano è fatto di emozioni. Di qualsiasi tipo di emozione.
Non esiste solo la gioia. Esiste anche la tristezza, la rabbia, la paura.
E perché considerare, allora, solo le emozioni positive e scacciare quelle negative, o presunte tali?
Perché dico presunte tali? Perché nessuna emozione va repressa, negata, evitata.
Il pianto è , infatti, uno sfogo per i momenti triti.
Riflettiamo
E’ come se avessimo paura di lei. No, non è un gioco di parole.
Rifletteteci…la reprimiamo, la evitiamo, la sentiamo dentro di noi e, a volte, è così pressante e forte che sentiamo di doverla esternare…ma ci hanno insegnato a non farlo, a non condividere un’emozione così.
E quindi? La reprimiamo e stiamo male…e siamo porta ad avere paura della paura stessa, paura di avere paura delle nostre paure.
Semplicemente non possiamo, secondo altri, confidarle a nessuno…perché saremmo considerati male, deboli, appunto. E invece, ragazzi e genitori, non è così.
Esternare
La paura, come tutte le emozioni, vanno assolutamente esternate e canalizzate nel modo giusto.
Gli adulti, spesso, non pensano che più reprimo un’emozione che pensiamo sia negativa più alimentiamo dei sentimenti pericolosi, non solo per noi stessi ma anche per chi ci sta attorno.
Se non aiutiamo un ragazzo, o un bambino, a guardare in faccia alla rabbia , alla tristezza, che cosa succede?
Che troverà un modo, da adulto, di sfogarla a modo suo. E, purtroppo, spesse volte nel modo più violento: omicidi, rabbia verso cose e persone.
E allora, perché arrivare a questo punto? Insegnate ai ragazzi a condividere tutte le loro emozioni con chi sta accanto a loro e può aiutarli a liberarsi di un peso che hanno dentro.
E voi, genitori, non sottovalutate mai le paure dei vostri ragazzi. Non prendetele sotto gamba, non scimmiottateli. Ma siate sempre aperti al dialogo.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi nella sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi argomento diretta: 10 atteggiamenti tossici dei genitori verso i figli.
Genitori- diretta: 10 atteggiamenti tossici
Si può considerare tossica una qualunque persona negativa, che ci induce a dubitare di noi stessi, del nostro valore e del fatto che possiamo meritare amore.
Quando tutto questo si verifica in famiglia è doppiamente doloroso, soprattutto se a trattarci così è un genitore, proprio colui che dovrebbe difenderci e amarci incondizionatamente.
I genitori che adottano certi atteggiamenti tossici, non sono consapevoli che, invece di aiutarli, stanno danneggiando i loro figli. Nel tentativo di voler essere buoni genitori commettono gravi errori.
Tossicità
I cosiddetti genitori tossici sono quelli che creano attorno a loro, spesso inconsapevolmente, una famiglia disfunzionale, che cioè non soddisfa i bisogni primari di una famiglia:
essere un fondamentale punto di riferimento emotivo e affettivo in cui trovare sostegno;
far sentire al sicuro i suoi membri;
soddisfare i bisogni fisici, emotivi e psicologici dei figli;
insegnare ai bambini a far parte della società, con il suo delicato insieme di valori, rituali e cultura;
dare un modello di schema relazione e affettivo che influenzerà le future relazioni dei figli.
Ma quali sono gli atteggiamenti tossici ce danneggiano la vita e la salute psicofisica dei ragazzi?
Diretta: 10 atteggiamenti tossici dei genitori verso i figli
Come sempre niente spoiler. Vi lascio il link diretto per poter vedere la diretta.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo di vacanze in autonomia.
Crescono i ragazzi, cresce la voglia di libertà e crescono anche i rischi
Per gli adolescenti estate non significa soltanto riposo e libertà dagli impegni scolastici, ma anche voglia di autonomia e indipendenza.
Desiderio di trascorrere maggior tempo con gli amici, di uscire di più e fare tardi la sera e magari di sperimentarsi nelle prime vacanze da soli.
Godersi le vacanze oppure oltrepassare i limiti?
Durante il periodo estivo moltissimi ragazzi, liberi dai doveri invernali e senza altri tipi di stress, si spingono oltre, mettono in atto più facilmente comportamenti a rischio e assumono di più, oppure per la prima volta, alcol e droghe.
Durante le vacanze, ci sono più occasioni per fumare, bere, partecipare a giochi alcolici, fare mix di sostanze.
Si abbattono così i freni inibitori e ci si espone a tutta una serie di rischi, tra cui intossicazioni alcoliche, guida in stato di ebrezza, ma anche comportamenti sessuali promiscui e a rischio.
Spesso i ragazzi rischiano, dunque, di oltrepassare i limiti ed esporsi a situazioni di pericolo, anche perché inconsapevoli delle reali conseguenze e di alcuni rischi legati al proprio comportamento, arrivando anche a mettere a repentaglio la loro vita e quella degli altri.
Genitori
Certamente i genitori giocano un ruolo molto delicato in cui devono monitorare i comportamenti dei figli e, allo stesso tempo, concedere gradualmente maggiore autonomia e indipendenza.
È fondamentale lasciare ai ragazzi maggiore spazio per sperimentare, senza però mai smettere di vigilare, così da poter intervenire quando necessario e aiutarli ad affrontare eventuali difficoltà o problemi.
Primi viaggi da soli: nuove esperienze e sfide per i figli
Molti adolescenti, in questo periodo, stanno per partire o sono già partiti per trascorrere dei periodi di vacanza da soli e c’è chi sta facendo per la prima volta un viaggio lontano dalla famiglia.
I ragazzi non vedono l’ora di vivere nuove esperienze in totale autonomia e dimostrare di riuscire a cavarsela anche da soli.
Si tratta, per loro, di una tappa davvero importante.
I genitori si trovano a sperimentare emozioni ambivalenti: da un lato l’orgoglio di vedere il proprio figlio crescere e la consapevolezza che sta diventando grande, dall’altro il timore che non sia ancora così maturo e non sappia come affrontare eventuali rischi.
L’obiettivo non deve essere né quello di farlo restare un bambino perenne, né lasciarlo a se stesso come se fosse già un adulto, ma farlo crescere e maturare.
Bisogna trovare l’equilibrio giusto attraverso il quale dare fiducia ai ragazzi, credere nelle loro potenzialità e, al contempo, fornire quelle regole che possano dare dei confini, entro i quali muoversi in sicurezza nella sperimentazione di se stessi.
Conquista
Ogni conquista per un adolescente è un’occasione per dimostrare a se stesso le sue risorse.
E’, pertanto, fondamentale che i ragazzi possano fare le loro esperienze per acquisire maggiore consapevolezza, esprimersi e scoprirsi.
L’estate è comunque vacanza, i ragazzi devono potersi dedicare anche al riposo e allo svago, modificando i ritmi rispetto al periodo scolastico. Non gli si può concedere tutto, ma non gli si può impedire di fare tutto.
Sarebbe importante applicare la famosa regola del buon senso, comprendere i loro bisogni, mettendosi anche nei loro panni e cercando insieme di trovare dei compromessi.
Non significa perdere il ruolo genitoriale, ma acquistare autorevolezza.
E se avete bisogno di me contattatemi pure alla sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici:) Oggi parliamo de l’attesa ai tempi di whatsapp.
Lo scritto
Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in “tempo reale”.
La parola chiave è: “Simultaneo”. Scrivo una email e attendo la risposta immediata. Se non arriva m’infastidisco: perché non risponde?
Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo: WhatsApp. Botta e risposta.
Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall’attesa: la gestazione, l’adolescenza, l’età adulta.
C’è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato. Attendere significa rivolgere l’animo verso qualcosa.
I suoi significati implicano ascolto, attenzione, applicazione, mantenere la parola data. Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia?
Tutto e subito. È evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi d’attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo.
La verità è che noi non sopportiamo queste zone intermedie, gli spazi e i tempi in cui siamo costretti a esercitare la pazienza.” (M. Belpoliti- Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp)
Elogio dell’attesa
“Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp” è stata la traccia più scelta tra gli studenti che hanno affrontato la prima prova della maturità.
Spesso, infatti, gli adolescenti colmano con lo smartphone la paura della noia e della solitudine e la maggior parte delle loro comunicazioni, avviene ormai attraverso le chat di messaggistica istantanea.
L’invio di emoticon (le famose faccine) o la registrazione di note audio sostituiscono la comunicazione verbale, anche perché si ha la sensazione di risparmiare tempo e di poter dire molte più cose senza dover attendere i turni di una comunicazione faccia a faccia.
L’attesa
Il concetto di attesa è cambiato radicalmente: deve essere tutto instant, veloce, rapido e breve oppure c’è il rischio che l’altro si annoi, non risponda o inizi a parlare con qualcun altro.
I ragazzi ci raccontano, inoltre, di come alcuni compagni, quando non ricevono una risposta immediata dopo aver visualizzato la famosa doppia spunta blu, iniziano a preoccuparsi o a diventare pressanti, fino ad arrivare a fare squilli sul telefono o a chiamare solo per sollecitare una reazione.
Non è concepibile che se si legga il messaggio senza rispondere immediatamente: la si vive come un’offesa personale e non si pensa che quello spazio possa essere condiviso con altre persone o altre attività, come ad esempio mangiare o studiare.
Quale impatto sul cervello degli adolescenti?
Il massiccio uso che si fa delle comunicazioni multimediali attraverso messaggi vocali, storie, video, hashtag, emoticon e selfie, rischia di modificare le loro funzioni cognitive ed emotive.
Tutto questo ha, dunque, un importante impatto sull’organizzazione del pensiero dei ragazzi, sempre più sintetico ed esecutivo, dove si finisce per vomitare parole su parole, senza ascoltare l’altro, dove il rispetto e l’empatia, elementi che dovrebbero essere alla base di ogni relazione, rischiano di perdersi e di condizionare profondamente la capacità di riconoscere le emozioni dell’altro.
La comunicazione a scuola
Infatti, una delle difficoltà maggiormente incontrate dai docenti nella gestione della classe, e che emerge anche quando incontriamo i ragazzi nelle scuole, è legata proprio alla comunicazione.
Sembrano non essere più in grado di rispettare i tempi dell’altro, fanno molta fatica a tollerare le attese e i turni propri di un dialogo, tendono a parlare contemporaneamente senza attendere che gli altri abbiano terminato il loro intervento, magari intrattenendo più conversazioni contemporaneamente.
Ma noi?
In realtà anche noi adulti siamo dipendenti, ormai, e purtroppo, da questo modo di comunicare.
Se qualcuno a cui abbiamo scritto un messaggio visualizza e non risponde pensiamo “ecco, che cafone, ha letto ma non risponde”.
Il problema che questo è il modo di comunicare maggiore di questi tempi. Per carità, possiamo comunicare in tempo reale con chi sta dall’altra parte del mondo.
non dobbiamo attendere tempistiche bibliche come attendendo una lettera. Ma cerchiamo sempre come in tutte le cose, di non esserne dipendenti.
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Buongiorno amici. Oggi diretta: i figli si perdono in casa, non fuori.
Perché
I figli non si “perdono” per strada.
Quella perdita, infatti, inizia dentro casa, con gli stessi genitori assenti, con quella madre che è sempre impegnata, con una montagna di necessità che vengono ignorate e di frustrazioni che non vengono risolte.
Un adolescente si allontana dopo un’infanzia satura di distanza e di un amore che non ha mai saputo educare, orientare, aiutare.
Responsabilità-diretta: i figli si perdono in casa
In realtà, e per quanto possa sembrare curioso, un padre o una madre non sempre riescono ad accettare del tutto le loro responsabilità genitoriali.
Infatti, quando un ragazzo mostra comportamenti aggressivi a scuola, per esempio, e i professori si mettono in contatto con i suoi genitori, è comune che la famiglia dia la colpa al sistema, all’istituto scolastico stesso e alla comunità scolastica perché “non sanno educare”, perché non intuiscono le sue necessità e non usano le giuste strategie.
E quindi cosa fare? diretta: i figli si perdono in casa
Vi lascio il link della diretta, che potete benissimo scaricare e riguardarlo, come per tutte le altre, quando volete.
Ascoltate attentamente le ragioni per cui non c’è comunicazione tra genitori e figli, e non per colpa dei figli, e cosa fare.
ai genitori dei maturandi. Il voto non vi classifica.
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo su una lettera di un preside di Singapore ai genitori dei maturandi.
Maturità
E’ proprio in questi giorni che i ragazzi cominciano i tanto terrorizzanti e attesi esami di maturità…e i più piccini quelli di terza media.
E spesso i genitori banalizzano le loro ansie , le loro paure. Ed è sbagliato.
Sono le prime prove serie della vita e l’adrenalina mista a paura ci sta.
Rassicurateli, non dite frasi del tipo “ma cosa vuoi che sia rispetto ai problemi che abbiamo noi”..oppure “ma dai è una stupidata, tutta sta ansia inutile”..
Ecco questo, per l’appunto, è il modo sbagliato di incoraggiarli.
Incoraggiamenti
E’ vero, quello che consiglio sempre a tutti i ragazzi che affrontano gli esami è quello, per assurdo, di viversi ogni attimo. Perché anche solo l’unione tra compagni non tornerà più.
Perché in fondo è discutere di un qualcosa che hai preparato tu, che hai creato tu e che devi essere orgoglioso di quello che hai portato a termine, con persone che sono semplicemente felici di ascoltarti.
Ok, vero, ti faranno qualche domanda ma perché mostrano interesse per il tuo lavoro. Quindi va bene l’ansietta ma fa che non sia troppo pesante.
Io
Parlo io che ad ogni esame all’università morivo, non dormivo, avevo il mal di stomaco…e perché? perché volevo finire il prima possibile.
Ma col senno di poi , mi dicevo” che problemi ho? Ho studiato quindi non può andare male”…
E infatti, la mattina dell’esame, sembravo la persona più spavalda del mondo. Mi sedevo davanti al prof e via, andata.
E la discussione della tesi sì, me la sono davvero goduta.
Voti-lettera di un preside di Singapore…
Onesta? Andavo e sono sempre andata bene a scuola e prendere dei bei voti mi rendeva felice perché era un ripagarmi per quello che avevo fatto e, soprattutto, per l’impegno che ci avevo messo in tutto questo.
E all’università? Mi sono laureata nei tempi giusti, mai bocciata ma…i voti? Belli ma non erano un problema.
Ragazzi, e genitori che fate pressione per il 9 piuttosto che per un 6, i vot non identificano la persona che siete.
Non sarete persone migliori se prendete 9 e peggiori se prendete un 6.
Ognuno eccelle in cose diverse e ognuno deve essere orgoglioso di quello che è, dell’impegno che ci mette in tutto quello che fa e farà nella vita.
L’importante è mettercela tutta, dare il meglio di noi. E poi se sarà un voto più basso o più alto chi se ne frega.
Lavorare su se stessi-lettera di un preside di Singapore…
Lavorate su voi stessi piuttosto, sulla vostra persona, sui vostri personali obiettivi, non quelli che pretendono gli altri.
Questa competizione accesa e i continui paragoni con gli altri, cari genitori, non sono necessari.
Tuo figlio sarà bravo in alcune cose qualcun altro in altre.
E ricordatevi che se avete bisogno del mio aiuto contattatemi nella sezione contatti e consulenze del sito