Vediamo quali sono le dinamiche che ci portano a farlo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul perché mentiamo online..e off?
Bugie
Ma lo sapete che le bugie non hanno sempre un’accezione negtiva? In questa diretta parleremo proprio di questo.
Innanzitutto faremo una distinzione tra bugie bianche, quelle appunto giustificate, e quelle nere, dannose per chi le riceve.
Bugie che uniscono
Sembra una banalità, un assurdo ma mentre le buge nere spezzano legami, quelle bianche possono crearli e unirli, rafforzarli.
Le bugie bianche sono dette per non rimanere soli. Fateci caso, chi è più sicnero ha pochissme perosne al suo seguito.
Ma sapete che vi dico, melgio, perché di quelle persone vi potrete sempre fidare.
Bambini e ragazzi
E, udite udite, chi dice più bugie nere sono proprio i bambini. I ragazzi più grandi tendono più a dire quelle bianche Ma non voglio spoilerare nullad ella diretta quindi…vi lascio i link per vederla.
Io spero che il riflettere sul perché mentiamo online..e off? vi sia di aiuto .
E vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmit rmaite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Bongiorno amici. Oggi parliamo di quando la tecnologia migliora l’apprendimento.
“Leggere e ascoltare sono attività umane antichissime e sono state essenziali per l’evoluzione della civiltà […] La combinazione, l’unificazione di queste due antiche modalità di conoscenza e apprendimento tramite gli strumenti tecnologici attualmente disponibili […], è sicuramente una novità di cui è bene valutare l’impatto sulla didattica e sull’educazione in generale” (Dal libro “LETTURA+ ASCOLTO. Come migliorare l’apprendimento linguistico, emotivo ed empatico con gli audiolibri” di M. Falghera).
Quali possono essere i benefici dell’ascolto?– quando la tecnologia migliora l’apprendimento
La tecnologia ha aumentato l’importanza dell’ascolto, poiché bambini e ragazzi utilizzano ormai quotidianamente dispositivi e strumenti che si basano su linguaggi e suoni orali. Così, sempre più spesso, i cosiddetti nativi digitali ascoltano anche per imparare.
“All’inizio non pensavo mi sarebbe servito davvero. Poi, però, ho deciso di fare quello che mi aveva detto il prof. e ho sentito la parte dell’audiolibro che mi aveva consigliato. Le parole, non so come, restavano di più nella mia mente, ci capivo qualcosa in più, non mi annoiavo come quando leggo e basta. Da allora non ho più smesso!”
L’ascolto offre un mezzo per differenziare i contenuti, sia in termini di strumenti utilizzati che in termini di risorse che vengono stimolate e possibilità di superare alcune difficoltà che si possono incontrare. Per gli studenti che hanno una difficoltà di lettura, ad esempio, l’ascolto può rappresentare un’alternativa per l’accesso ai contenuti e ai testi su cui lavorare e, dunque, un supporto all’apprendimento.
Il coinvolgimento attivo ed emotivo degli studenti è fondamentale e l’ascolto può rivelarsi utile ed efficace nel mettere in relazione l’apprendimento con strumenti diversificati e con la tecnologia.
Linguaggi differenti, stessi effetti sul cervello!
Le neuroscienze hanno rivelato che, quando le persone sono impegnate in un ascolto attivo e strategico, le informazioni vengono elaborate in modo simile alla lettura e si attivano nella corteccia prefrontale le stesse funzioni esecutive.
Le stesse strategie e abilità che consentono a un ascoltatore di dare un senso al linguaggio orale (prevedere, comprendere, collegare le conoscenze, fare una sintesi), permettono dunque a un lettore di dare un senso al linguaggio scritto.
La comprensione dell’ascolto è fondamentale per la comprensione della lettura, perché entrambi richiedono le stesse strategie.
Inoltre, l’ascolto di audiolibri o podcast sembra essere apprezzato dagli studenti che ne evidenziano l’efficienza e la possibilità di combinare, con maggiore efficacia, apprendimento e intrattenimento.
Gli audiolibri consentono a bambini e ragazzi di sperimentare e accedere a contenuti che potrebbero non essere in grado di leggere e comprendere da soli, permettendo anche di conoscere e apprendere una grande varietà di parole, con pronuncia e fluidità corretti.
“La professoressa ci fa usare spesso anche audiolibri e, a volte, ci ha consigliato anche di ascoltare dei podcast per approfondire alcuni argomenti. Mi è un sacco utile! È più divertente, le voci ti restano più in mente e quindi ti ricordi pure le parole e i contenuti che hai sentito!”
La parola chiave è bilanciamento
Se è vero che l’ascolto può rappresentare una fonte di apprendimento, anche in età evolutiva, è importante selezionare con attenzione materiali formativi e contenuti pertinenti in relazione all’età e a ciò che si vuole approfondire o apprendere.
Non si tratta, dunque, di sostituire interamente altre modalità espressive e di apprendimento, ma di integrare, offrire delle alternative, garantire sempre l’accesso e la disponibilità di tutta una serie di attività fondamentali nello sviluppo e nell’apprendimento.
Io spero che riflettere di quando la tecnologia migliora l’apprendimento vi sia stato utile.
E vi ricordo che se avete bisogno di me potete cotnattarmi trmaite la sezione contatti e consulenze del sito
uno studente su tre mente sugli esami dati. Vediamo il perché.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di università e del perché molti studenti mentono sugli esami dati inf amiglia.
Storie
Ci sono storie che finiscono malissimo, altre, come quella raccontata venerdì 17 marzo su Twitter da Paola, che mostrano resilienza e offrono speranza: «Avevo congelato la mia carriera universitaria perché di colpo e per motivi che neanche io ho ancora capito ho avuto un crollo», racconta in un thread che ha avuto oltre duecentomila visualizzazioni in poche ore.
Il finale è una riscossa: dopo anni di fatica, blocco, «bolla d’ansia», Paola ha ripreso a studiare e a dare esami.
Aumentano i casi di difficoltà psicologica, crisi da stress, ansia da prestazione, timore di essere inadatti e incapaci, di non rispondere alle aspettative dei professori e delle famiglie.
Secondo un sondaggio tra gli studenti fatto dal sito Skuola.net circa uno studente universitario su 3 ammette di aver mentito alla famiglia sulla propria carriera studentesca.
In circa la metà di questi casi – si parla del 16% del totale – la bugia è sistematica. Tra chi, a oggi, continua a tenere nascosta la realtà dei fatti, solo 1 su 3 afferma di essere nel pieno controllo della situazione.
Mentre il 32% vorrebbe vuotare il sacco ma non riesce a trovare il coraggio, e il 35% è convinto che non si possa più tornare indietro.
Se venisse scoperto dalla famiglia sul reale stato delle cose, il 25% ritiene di poter essere preda di uno stato di disperazione e la stessa percentuale afferma di poter ipotizzare anche un gesto estremo.
Intervenire sulla famiglia
Con questi dati viene da chiedersi se non sia tardi per correre ai ripari e soprattutto quale può essere una strategia utile per fermare o limitare questo fenomeno che rischia di diventare patologico.
Secondo gli studenti il problema è in famiglia: uno su due (46 per cento) vorrebbe che passasse il messaggio che non è che una laurea sia per forza il sinonimo di successo.
La prima spiegazione di chi comincia a mentire sui propri esami ai genitori è quella di volerli tranquillizzare. Solo il 15% vede utile potenziare il supporto psicologico da parte degli atenei, mentre uno su tre vorrebbe un approccio più umano e comprensivo da parte delle Università.
Cosa ne penso
Tanto troppi ragazzi mentono, in famiglia, sul loro percorso universitario : se la frequentano, come è se superano gli esami.
Molte volte La famiglia scopre la verità il. Giorno della laurea. A volte, purtroppo, c’è chi compie gesti estremi come togliersi la vita.
Cari genitori, l università non è un obbligo e sicuramente non qualifica una persona migliore di un’altra.
È semplicemente una scelta che deve essere voluta dai ragazzi, anche per quanto riguarda l’indirizzo.
Non devono sentirsi in obbligo perché voi avete pensato ad un futuro per loro che magari non corrisponde né alle loro capacità, inclinazioni né ai loro obiettivi.
È loro la scelta. Accettatela.
E se avete bisogno di me contattatemi tramite la sezione cotnatti e consulenze del sito
Bongiorno amici. Ogg vediamo perché i ragazzi sono sempre più arrabbiati.
In rete ci si imbatte spessissimo in un linguaggio provocatorio, violento, fatto di messaggi offensivi e di odio.
Sembra non si aspetti altro che entrare nel proprio “sfogatoio online” per imporre il proprio pensiero, la propria voce e il proprio “sapere”: la libertà di esprimersi viene spesso travisata nella possibilità di scaricare sull’altro i propri stati interni e i propri pensieri senza filtri, dimenticandosi che dietro l’immagine di un profilo c’è una persona e che le parole sono reali.
Purtroppo, non siamo abituati al confronto, alla tolleranza e al rispetto.
Gli haters sono in forte crescita anche tra gli adolescenti: secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza oltre 2 ragazzi su 10, tra i 14 e i 19 anni, di cui il 53% sono maschi, commentano intenzionalmente in modo negativo e aggressivo foto, video, immagini, con lo scopo di offendere l’altro.
Equivoci a portata di click
Partiamo da un presupposto di base: ogni volta che ci addentriamo nella rete, siamo tempestati da ogni tipo di contenuto e da una tendenza all’estremizzazione che inevitabilmente genera frustrazione, insoddisfazione e rabbia.
Inoltre, il confronto con gli abitanti del web non è il confronto con il vicino di casa o con gli amici più stretti, è un confronto con un numero rilevante di persone che amplifica lo stimolo e la sensazione di inadeguatezza di tanti adulti e adolescenti. Nelle piattaforme online è tutto troppo veloce.
Questa accelerazione va ad intaccare la capacità di pensare in maniera critica e la capacità attentiva.
Leggere senza attenzione, focalizzarsi sulle prime parole o impressioni, leggere quello che si vuole leggere (bias di conferma), innalzano notevolmente la probabilità di fraintendimento.
La rapidità, l’assenza della attesa e il doversi quasi imporre sull’altro sono altri aspetti sottostanti queste dinamiche.
Sembra ci sia una competitività estrema su tutto, una ricerca della propria ragione, un’assenza di flessibilità mentale che incrementa il livello di tensione di fondo e abbassa notevolmente quello di tolleranza.
Si cercano profili e post che confermano le proprie tesi e si attacca chi non è in linea con i propri pensieri, ideologie e convinzioni. Sta diventando un continuo schierarsi.
In questo modo ci si dimentica di un concetto molto importante, che dovrebbe essere alla base della tolleranza: non esiste una realtà oggettiva, esiste una realtà soggettiva, che non è assoluta.
Scienza e cervello: quali meccanismi scattano?
Secondo un recente studio pubblicato nella rivista Science Advances (Brady et al., 2021), i social network portano le persone a tirar fuori nel tempo una maggiore rabbia e frustrazione.
Infatti, nelle piattaforme online le reazioni violente e cariche di odio ottengono un maggior numero di like e condivisioni, suscitano molte più interazioni e hanno un potere attrattivo molto forte.
Tutto questo attiva nel cervello una sensazione di forte gratificazione e di appagamento immediato che vanno a stimolare specifiche aree cerebrali e il rilascio di dopamina e altri neurotrasmettitori che fanno sperimentare la piacevolezza e la sensazione di essere ricompensati.
Inoltre, se pensiamo in modo specifico agli adolescenti, bisogna tener conto del fatto che in questa fase evolutiva la corteccia prefrontale non ha raggiunto il suo pieno sviluppo.
Questa parte del cervello è quell’area deputata prettamente alle funzioni esecutive e di controllo come prendere decisioni, valutare le conseguenze delle proprie azioni e bloccare i comportamenti inappropriati.
Al contrario, le aree emotive del cervello, a causa delle numerose trasformazioni in atto, sono molto più attive, meno gestibili e possono portare i ragazzi ad agire in modo più impulsivo.
Per questo gli adulti devono lavorare tantissimo sull’aiutarli a pensare in maniera più pertinente e bilanciare questo sbilanciamento dovuto allo sviluppo.
Loro tendono maggiormente ad agire piuttosto che a pensare e anche in rete, quindi, si è portati a commentare senza pensare dimenticandosi troppe volte che dietro uno schermo, un’immagine o un profilo c’è una persona e che le parole possono essere taglienti come lame.
E vi ricordo che se avete bisogno di me potete cotnattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
o sulla piattafoema camtv col nome del canale adolescenti istruzioni per l’uso
Buongiorno amici. Oggi, nella diretta, parliamo della cicatrice francese-diretta, le sue origini e i danni permanenti che può provocare.
Discutiamo Cicatrice francese-diretta
Tremd, prutroppo, che sta spopolando sul socia più cotnroverso e ricco di polemiche: tiktok.
Trend che è natoin francia, tra una comunità magrebina , e che sta spopolando, purtroppo, anche in talia.
Origini cicatrcie francese-diretta
Le origini risalgono a decenni fa quando un dittatore di Haiti, divenuto poi presidente, amava provocarsi questis egni sul volto coems egno di forza e valore.
Oggi, questa comunità magrebina, si provoca le stesse cicatrici per omaggiarlo.
Tiktok. Cicatrice francese-diretta
Da semrpe molto controverso perché genera questo tipo di trend e perché, soprattutto, è popolato da ragazzi troppo trppo giovani.
La responsabilità, però , non deve essere mai attribuita a itnernet, come ad un film o a un genere musicale.
La responsabilità va alla famiglia, va al fatto che non c’è la giusta educazione a come si utilizza al meglio un mezzo così potente .
Non voglio spoilerarvi l’intera diretta che, come sempre, merita di essere segutia con attenzione.
Ma, stavolta, dovete guardarla con i vostri figli, per evitare cha cadano in questi giochi che possono provocare molti danni.
Il trend che, purtroppo, sta spopolando su tiktok.
Buongiorno amici. Oggi parliamo e riflettiamo sulla cicatrice francese.
Sta spopolando in queste settimane su TikTok una nuova “sfida social” che consiste nel provocarsi una vistosa cicatrice sul volto: l’obiettivo è quello di assomigliare ai gangster.
Giampiero Girolomoni, direttore dell’unità di Dermatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona: «Potrebbe servire il laser per farlo scomparire»
La cicatrice francese
Si chiama “cicatrice francese”, ma non è una cicatrice, bensì un livido. Ci sono decine di video sulla piattaforma Tik Tok (la più popolare tra i ragazzini) che spiegano come procurarselo e ragazzini che si riprendono mentre si pizzicano in faccia, sempre più forte.
Sembrano non capire che farsi del male non è un gioco.
Potrebbe servire il laser per farlo scomparire»- cicatrice francese
«Attenzione, però. Potrebbero volerci anni perché questo segno scompaia. In alcuni casi potrebbe addirittura diventare permanente, per cui servirebbe un intervento laser per farlo sparire».
L’avvertimento arriva dal dermatologo Giampiero Girolomoni, direttore dell’unità di Dermatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.
Per bene che vada, spiega l’esperto, il segno che i ragazzi si procurano sulla guancia, strizzando la carne tra due dita per assomigliare a dei criminali, dura poche ore.
In alcuni casi qualche giorno, in altre intere settimane. «Il gesto di pizzicarsi, anche molto forte, non comporta dei rischi in particolare, come quello di sviluppare un’infezione.
Però può provocare un danno estetico», afferma Girolomoni.
Quali sono i rischi
Il rischio, infatti, è quello di rompersi i capillari, poiché l’azione combinata di pizzicare e torcere la pelle provoca disfunzioni della microarticolazione sanguigna.
«Il livido potrebbe trasformarsi in un angioma, ovvero un inestetismo della pelle che si presenta sotto forma di macchie rosse-violacee di varie forme e dimensioni, caratterizzata da piccoli punti rossi circondati da vasi sanguigni. In questo caso potrebbero volerci anni per farlo sparire».
Come quando si vuole rimuovere un tatuaggio e occorre un intervento laser per farlo.
«Sarebbe bene che i ragazzi facessero i conti anche con aspetti come questo, quando decidono di autoinfliggersi lesioni per farne un segno distintivo o di appartenenza», dice Girolomoni.
L’allarme
A dare l’allarme è stato un prof di italiano di una scuola di bologna vedendo molti alunni arrrivare in classe con dei lividi sul volto.
In un primo momento, si pensava ad atti di bullismo, purtroppo noti oin molte scuol e erealtà.
Invece, una ragazza, alla domanda del professore , ha speigato che in reltà è una challenge vista su tiktok.
subito la circolare alla famiglie, alla scuola e la collaborqzione con la polizia postale.
I genitori
La polizia postale da’ un monito anche ai gneitori dicendo di stare attenti, molto più attenti alle connessioni e a questi tipi di social frequentati da ragazzi molto molto giovani.
L’età media che sfida i coetanei in quest modo è di 13-16 anni. Ma alcuni casi sono stati registrati anche tra bambini di 10/11 anni.
Autolesionismo?
Se si pensa ald anno che ci si provoca da soli sì. Se pensiamo al perché un ragazzo si fa del mael da solo talgandosi le braccia e varie parti del corpo non è assolutamente paragonabile.
Dietro episodi di autolesionismo ci sono motivazioni molto gravi: il non riuscire a superare unt rauma importante, il non sentirsi capiti, la vergogna per il proprio corpo magari proprio dopo un atto di bullismoo una violenza.
Qui si palra di un qualcosa che viene preso come un gioco e che, in fondo, gioco non è.
E allora, genitori, state molto attenti e non utilizzate uno smartphone, un tablet come baby sitter. Dedicate del tmepo ai vostri figli ed educateli al corretto utilizzo della tecnologia.
E, se avete bisogno del mio aiuyo, che voi siate adulti o no, contattatemi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Io spero che parlare della cicatrcice francese vi sia stato d’aiuto.
Progetto molto importante dedicato agli adolescenti.
Buonigorno amici. Oggi vi presento no more home abuse.
Progetto
Tutto asce dall’idea di creare uno spazio, un piccolo cntro dove poter dare ascolto a tutti quei ragazzi e ragazze vittime di abusi e violenze domestiche.
E che, per paura, vergogna, non hanno ancora avuto il coraggio di urlare il loro dolor,e la loro rabbi,a di denunicare ed essere sostenuti.
Di chiedere aiuto.
Ragazzi-no more home abuse
Nel mio lavoro, nel corso degli anni, ho avuto, purtroppo, a che fare con situazioni di questo tipo.
Cosa comporta? L’allontanamento dalla famiglia dei ragazzi, il percorso in comunità, il processo, a volte, la presa incarico degli assistenti sociali e del tribunale dei minori.
Ed è rporpio aiutando questi ragazzi, ed è proprio gardando i loro occhi e tenendo le loro mani che ho voluto portare avanti questo progetto.
Incontro- no more home abuse
Un progetto che è , oltretutto, un luogo di incontro tra ragazzi che hanno lo stesso vissuto, che possono darsi coraggio e sostenersi a vicenda. Per non farli sentire soli e sbagliati.
Un luogo dove l’arte può essere da veicolo per esprimere i loro sentimenti e le loro paure.
Ma per avvare tutto questo ho bisogno di voi e del vostro aiuto.
Ascoltate attentamente la diretta .
E se volete, sostenete no more home abuse e fate girare il più possible,ai vostri parenti, amici, conoscenti, sui social media, questo link
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che ci ricordiamo di come ci siamo sentiti, non delle parole che c vengono dette.
Piccola ma importantissima riflessione del giorno.
Come ci sentiamo
Molte, troppe volte, quasi sempre, i genitori pensano di ferire con le parole, di faresi rispettare alzando la voce, di dare più pathos e impeto ad un rimprovero alzando la voce o dicendo quella parola di troppo.
Come dico sempre, fin dall’infanzia, ossia quando i bimbi non hanno altro esempio e conoscenza se non quella del nucelo familiare con cui vive tutto il giorno, i genitori devono esere un buon esempio, una guida per los viluppo sano del proprio figlio.
In questa fase, il bambino assorbe tutto quello che vve tra le mura dic asa. E quando dico tutto è davvero tutto.
E non avendo ancora consapevolezza di cosa è giusto e sbagliato, di come si deve comportare o meno nel modo corretto con le persone che lo circondano, prendono come esempio non quello che dicono o genitori ma quello che fanno.
Comportamenti
Se dico al mio bambino fumare fa male, non devif arlo” e poi il bimbo vede mamma o papà che fumano tutto il giorno, essendo una guida per il bimbo, questo non ascolterà, non memorizzerà le parole dette dal genitore ma guarderà i fatti.
E il fatto, qui, è vedere la mia guida fumare. Quindi vuol dire che è corrett farlo. Qundi lo faccio anch’io. Esempio banale ma per farvi capire.
Ferire
Troppe volte mic apita di vedere, in famiglie cona dolescenti, genitori che pretendono di essere ascoltati dai loro ragazzi urlando, attaccandoli con parole che feriscono la loro persona, praticamente insulti.
O, peggio ancora, alzando quanlche schiaffo.
Ecco…ai ragazzi non rimarranno dentro le parole, le urla.
Ma quello che rimarrà dentro di loro è il come si sonos entiti in quel momento: male, inutili, falliti, non capiti o sacoltati.
Uno schiaff verrà ricordato in eterno e farà molto più male di un qualcosa detto alzando il tono della voce.
Attacchi
Non ricorderanno una parola detta furo posto ma come quella parola li avrà feriti; come li avrà fatti sentire in quel momento. Perché è questo che uccide .
Quando un ragazzo, storia vera, mi dice , prlando del suo compleanno “era meglio che non nascevo, tanto…”, dietro questa frase terribile c’è una sofferenza immensa nata da tutti quei momenti in cui questo ragazzo si è sentito solo.
Nasce da come, atteggiamneti, indifferenza, non curanza, mancanza di attenzione e affetto, mancanza di stima, lo hanno fatto sentire…un fallito, depresso, solo, non capito e ascoltato.
Non ricorderannos icuramente la parola in questione, la frase…ma lo stato d’animo quello sì.
E non pensiate di creare un dialogo serio, vero, sano in questo modo.
Ascolto
Prestate attenzione a quello che dicono i vostri ragazzi, ascoltateli senza pregiudizi o giudizi, cercate di empatizzare con loro e il loro mondo e se avete bisogno del mio aiuto contattatemi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
o su camtv col nome del canale adolescenti istruzioni per l’uso
La sfida di comunicare in mdoo corretto coi ragazzi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “quante volte te lo devo dire?”
Quante volte ai genitori capita di dover ripetere le stesse cose ai figli adolescenti e fare e rifare le stesse richieste senza ottenere nulla in cambio, se non proteste o risposte come “che stress” o “lo faccio dopo” o “adesso non ne ho voglia”?
Volontà- quante volte te lo devo dire?
In queste situazioni, ci si aspetta di poter ottenere anche un minimo di reazione in un breve lasso di tempo visto che la maggior parte delle volte le richieste non sono poi così impegnative.
Tali aspettative, però, non corrispondono ai comportamenti dei figli oppure non tengono conto delle modalità di pensiero e funzionamento specifiche della loro fascia di età, per cui si può sperimentare un vissuto di rabbia, frustrazione e impotenza.
Essere genitori consapevoli significa fare i conti con le dinamiche tipiche della crescita, conoscere i meccanismi, anche cerebrali, che si nascondono dietro i loro comportamenti, per trovare modalità più efficaci di comunicare.
Quando prevale la sensazione di dover “ripetere diecimila volte le stesse cose” agli adolescenti, dobbiamo fare lo sforzo di comprendere che non si tratta di pigrizia o disinteresse.
Ma il loro cervello funziona in modo differente da quello adulto ed influenza le loro risposte alle nostre richieste.
L’importanza di una comunicazione efficace– quante volte te lo devo dire?
È fondamentale focalizzarsi sul modo in cui si chiedono le cose ai figli, perché reagiscono alle parole utilizzate, al tono, ai gesti, agli sguardi: nelle relazioni ci si influenza reciprocamente.
Urla, critiche e commenti svalutanti possono innescare un braccio di ferro continuo, con il rischio di innervosirsi ancora di più.
Se le critiche nella fase della crescita sono associate a emozioni negative si sperimenta un apprendimento negativo che fa rivivere quelle stesse emozioni anche solo quando si richiama alla memoria quella situazione o si sperimenta qualcosa di simile.
Inserire delle domande prima di reagire impulsivamente è una buona strategia per essere più efficaci e aumentare le probabilità di essere ascoltati.
Pensare alle parole giuste, quelle che accolgono prima, e direzionano poi, è un passaggio fondamentale.
Leggere con gli occhi/cervello di chi si ha davanti permette di essere efficaci. Che parole scelgo di usare? Mi prendo il tempo necessario per spiegare come determinate cose andrebbero fatte o mi aspetto che capisca al volo e lo sappia già fare?
Esseri chiari, non usare troppe parole, armarsi di pazienza e spiegare ciò che devono fare, con suggerimenti ed esempi concreti, è un modo efficace per accompagnarli gradualmente ad assumersi più responsabilità e acquisire autonomia.
Anche se al genitore non lo diranno mai apertamente, hanno bisogno di una guida e di qualcuno che si fidi di loro e delle loro capacità.
Cervello ancora immaturo: cosa tenere in considerazione?
La percezione dei genitori è che i figli siano impermeabili a ciò che viene chiesto, come se avessero i tappi nelle orecchie o abitassero su un altro pianeta.
“I miei genitori ogni giorno mi dicono sempre le stesse cose, a quel punto stacco la spina del cervello, e per me diventa solo un suono senza senso”
Certamente è sfidante trovare un bilanciamento in questa fase, in cui la corteccia prefrontale si sta ancora sviluppando e i ragazzi stanno gradualmente acquisendo diverse competenze cognitive.
Ragionare in modo critico, controllare i propri impulsi e inibire atteggiamenti inappropriati, pianificare e prendere decisioni.
Oltretutto, le neuroscienze hanno evidenziato che i rimproveri disattivano momentaneamente alcune aree del cervello degli adolescenti, impedendo loro di comprendere le intenzioni e il punto di vista degli altri.
“Durante l’adolescenza si verificano un insieme di cambiamenti determinanti a livello cerebrale, che danno origine a nuove capacità, potenzialità e funzioni (…) spesso celate alla vista, ma possono essere portate alla luce e valorizzate in modo più efficace se sappiamo dove cercarle e come coltivarle” (La mente adolescente di D. Siegel).
Quindi, anche quando si ha la sensazione che le parole dei genitori rimbalzino su un muro di gomma, è importante lavorare sul creare una relazione “sufficientemente buona” con loro, coinvolgendoli maggiormente nelle questioni che li riguardano e mettendo in conto che non basterà dirglielo una o poche volte, ma tutte le volte che sarà necessario.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di ascolto empatico.
Lo facciamo trmaite la diretta che ho girato givedì sera e che ha avuto non poche persone interessate, fortunatamente, al tema.
Ascoltare- ascolto empatico
Sì, perché l’ascolto attivo, o empatico, dovrebbe essere la base per qualsiasi tipo dir elazione. E’ l’unico modo corretto per ascoltare e, di cosneguenza, avere un dialogo costruttivo e sano con chi ci sta dif ronte. Che sia un ragazzo, o una persona adulta.
Mettersi nei panni di- ascolto empatico
Ma xosa vuol dire? Vuol dire ascoltare con le orecchie di chi ci sta di fronte e guardare con gli occhi di chi ci sta di fronte.
Vuol dire mettersi nei pannid ella persna che ci sta parlando e capire cosa sente davvero in quel momento.
E’, anche, ascoltare senza essere prevenuti ( come molti genitori fanno), senza pregiudizi o giudizi.
E’ ascoltare mettendo da parte il nostro ego , il nostros entirci superiori( anche questo è qualcosa che fa qualche genitore, purtroppo).
Non voglio spoilerare molto quindi vi lascio il link per poter vedere la diretta completa.