Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sull‘adolescenza burrascosa: ma esiste davvero o è solo un mito?
L’adolescenza è considerata un periodo di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. Rappresenta senz’altro una tappa difficile nello sviluppo di una persona. La tappa dell’adolescenza è estesa. Inizia poco prima dei 13 anni e finisce poco dopo i 19, anche se questo intervallo può variare.
Non si è più bambini, ma per lo società non si è ancora adulti, così i giovani affrontano un periodo di continui cambiamenti a livello fisico, sociale e psicologico, che influenzano le loro giornate. Ecco perché si parla di adolescenza burrascosa.
L’adolescenza è una fase di transizione verso l’età adulta
Le transizioni hanno varie caratteristiche:
Un’attesa entusiasta del futuro
La sensazione di superare la fase che si è persa
Una sensazione di ansia verso il futuro
Un riassestamento psicologico importante
L’ambiguità della posizione sociale durante la transizione
Tutte queste caratteristiche sono sorprendentemente presenti durante l’adolescenza. L’età adulta attrae e con essa la libertà e le occasioni. Tuttavia, c’è anche tristezza per ciò che se n’è andato. Dentro ogni adolescente c’è un bambino che lotta per emergere. I giovani si preoccupano per quello che verrà, forse ora più che mai.
Quando gli impieghi, la casa e le relazioni appaiono instabili, non sorprende che gli adolescenti abbiamo paura del futuro. Durante gli anni dell’adolescenza si richiede un sostanziale riassestamento psicologico.
Questo riassestamento diventa visibile in tutte le sfere. Nella famiglia, con gli amici, con gli adulti in generale e, sicuramente, con il senso di identità individuale. Per tutti questi motivi, ha senso considerare l’adolescenza burrascosa e una transizione.
Dentro questo stato esistono comunque diversi traguardi che hanno un significato chiave per l’adattamento successivo.
Adolescenza burrascosa: l’io e l’identità
Il modo in cui gli adolescenti comprendono e percepiscono se stessi ha un effetto sorprendente sulle reazioni successive a diversi avvenimenti. Persiste in loro un dilemma essenziale tra lo svolgimento di ruoli appropriati e l’Io.
L’adolescenza è un periodo durante il quale la persona lotta per determinare la natura esatta del suo Io. Ha bisogno di consolidare un serie di scelte in un tutto coerente che costituisca l’essenza della sua persona. Questa essenza è chiaramente distinta dai genitori e dalle influenze formative.
Senza questo processo verso l’individualità, il giovane può sperimentare depersonalizzazione. In questo processo di socializzazione, gli adulti con cui l’adolescente interagisce sono per lui dei modelli. Ma sono parimenti importanti la funzione dell’Io, la competenza percepita e l’identità coerente.
L’adolescente e il pensiero immaturo
In un certo senso, il pensiero adolescente risulta stranamente immaturo. Può essere maleducato con gli adulti, non sa decidere cosa indossare, spesso si comporta come se il mondo girasse intorno a lui/lei.
Secondo lo psicologo David Elkind, questa immaturità di pensiero si manifesta almeno in sei modi caratteristici. Vediamoli:
Idealismo e carattere critico. Mentre gli adolescenti immaginano un mondo ideale, si rendono conto di quanto sia lontano da quello reale, cosa di cui ritengono responsabili gli adulti.
Tendenza a discutere. Gli adolescenti ricercano costantemente l’opportunità di dimostrare le loro nuove abilità di ragionamento formale.
Indecisione. Gli adolescenti possono pensare a diverse alternative allo stesso tempo. A causa dell’inesperienza, mancano di strategie effettive per scegliere.
Ipocrisia apparente. I giovani adolescenti spesso non riconoscono la differenza tra l’espressione di un ideale e i sacrifici da fare per essere all’altezza dello stesso.
Autocoscienza. Adesso possono ragionare sul pensiero, il proprio e quello altrui. Tuttavia, spesso credono che gli altri pensino come loro.
Presunzione di essere speciali e invulnerabili. Gli adolescenti credono di essere speciali, che la loro esperienza sia unica e di non essere soggetti alle regole che governano il mondo.
Alla luce di questi dati, non è difficile capire perché si parla spesso di adolescenza burrascosa. L’adolescenza burrascosa è una realtà, non un mito.
Si tratta di un periodo di transizione verso l’età adulta, con l’incertezza che ne deriva. Inoltre, il pensiero non è ancora maturo e bisogna consolidare la propria identità.
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Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su questo tema: insegna a tuo figlio come trasformare un problema in una sfida da affrontare e superare.
Crescere un figlio è un percorso ricco di sfide, tanto per i genitori quanto per i ragazzi stessi. L’adolescenza è una fase cruciale, segnata da cambiamenti fisici, emotivi e sociali che possono generare insicurezze ma anche grandi opportunità di crescita. In questo articolo esploreremo come i genitori possano aiutare i propri figli a trasformare i problemi in sfide, ad abbracciare l’esplorazione del mondo e a sviluppare il coraggio di diventare indipendenti. Concluderemo con consigli pratici rivolti sia agli adolescenti che ai genitori per favorire un rapporto più sano e costruttivo.
Affrontare i problemi come opportunità di crescita
La percezione del problema
Molti adolescenti vivono i problemi come ostacoli insormontabili. Questo è spesso il risultato di una visione rigida, alimentata dalla paura del fallimento o dal timore di deludere le aspettative degli altri. I genitori, invece, possono insegnare ai loro figli a considerare i problemi come opportunità per apprendere e migliorare. Ma come si può fare?
Esempi pratici per i genitori
Un primo passo è aiutare i figli a ridefinire la parola “problema”. Ad esempio, se un ragazzo ha difficoltà in una materia scolastica, il genitore potrebbe dire: “Questa è un’occasione per capire dove puoi migliorare e imparare nuove strategie.” Oppure, di fronte a una delusione sportiva, può incoraggiarlo dicendo: “Hai l’opportunità di allenarti su ciò che non è andato bene. Questo ti renderà più forte.”
Strategie utili per gli adolescenti
Per i ragazzi, è importante sviluppare un atteggiamento proattivo. Una tecnica è quella di scrivere una lista di possibili soluzioni per ogni problema, analizzando i pro e i contro di ciascuna. Questo esercizio non solo riduce l’ansia, ma insegna anche a pensare in modo critico e creativo.
Il ruolo dell’esempio
I genitori devono essere modelli di resilienza. Condividere con i figli esperienze personali, in cui si è trasformato un ostacolo in un’opportunità, può essere un potente strumento educativo. Raccontare come si è affrontato un periodo difficile al lavoro o nella vita personale dimostra che il fallimento non è la fine, ma una tappa del percorso.
L’importanza dell’esplorazione
Perché esplorare è essenziale?
Esplorare significa crescere. Che si tratti di viaggiare, di provare un nuovo hobby o di fare amicizie fuori dal solito contesto, ogni esperienza offre ai ragazzi l’opportunità di scoprire se stessi e il mondo. Tuttavia, molti adolescenti possono essere riluttanti a uscire dalla loro zona di comfort, spesso a causa della paura di fallire o di essere giudicati.
Come incoraggiare l’esplorazione
I genitori possono favorire l’esplorazione in molti modi. Una strategia è quella di proporre esperienze condivise: fare una passeggiata in un luogo nuovo, iscriversi insieme a un corso creativo, o pianificare un viaggio in una città sconosciuta. Queste attività non solo stimolano la curiosità, ma rafforzano anche il legame genitore-figlio.
L’importanza di accettare il rischio
Un aspetto fondamentale dell’esplorazione è accettare che il rischio fa parte del processo. Per i genitori, ciò significa non essere iperprotettivi. Permettere ai figli di sbagliare è essenziale per il loro sviluppo. Se un ragazzo vuole provare uno sport o un’attività mai fatta prima, anche se può sembrare difficile, incoraggiatelo con frasi come: “Non importa come andrà, l’importante è che provi.”
Esplorare le emozioni
Esplorare non riguarda solo il mondo esterno, ma anche quello interiore. Gli adolescenti devono essere incoraggiati a riflettere sui propri sentimenti, senza paura di essere giudicati. Per fare ciò, i genitori possono creare uno spazio sicuro dove i figli si sentano liberi di esprimersi, ascoltandoli senza interrompere o minimizzare.
Incoraggiare l’indipendenza
Che cosa significa “spiccare il volo”?
Spiccare il volo significa avere il coraggio di perseguire i propri sogni, anche quando ciò comporta l’allontanarsi dal nido familiare. Per molti genitori, questo momento è difficile, poiché implica lasciar andare il controllo. Tuttavia, è un passo necessario per il benessere e la realizzazione dei figli.
Preparare i figli all’indipendenza
Preparare i ragazzi a essere indipendenti non significa abbandonarli a loro stessi, ma fornire loro gli strumenti per affrontare la vita. Questi strumenti includono competenze pratiche, come gestire un budget, cucinare o prendere decisioni quotidiane, ma anche competenze emotive, come gestire lo stress e mantenere relazioni sane.
Affrontare le paure dei genitori
Molti genitori temono che l’indipendenza dei figli porti a un distacco emotivo. È importante ricordare che l’amore e il supporto non diminuiscono quando un figlio diventa indipendente; anzi, spesso si rafforzano. Lasciare che un ragazzo faccia le proprie scelte è un atto di fiducia che può consolidare il rapporto.
Insegnare a gestire i fallimenti
Parte dell’indipendenza è imparare a gestire i fallimenti. I genitori possono insegnare ai figli che sbagliare è normale e che ogni errore contiene una lezione. Una frase utile potrebbe essere: “Non importa quante volte cadi, importa quante volte ti rialzi.”
Conclusioni e consigli pratici
Consigli per i ragazzi
Abbraccia i tuoi problemi: Considera ogni difficoltà come un’opportunità per imparare. Non avere paura di chiedere aiuto quando ne hai bisogno.
Esci dalla tua zona di comfort: Prova cose nuove, anche se ti spaventano. Ogni nuova esperienza ti aiuterà a crescere.
Accetta i tuoi errori: I fallimenti sono una parte naturale della vita. Impara da essi e usali per migliorarti.
Consigli per i genitori
Ascoltate senza giudicare: Create uno spazio sicuro dove i vostri figli si sentano liberi di esprimere i propri pensieri e sentimenti.
Incoraggiate l’autonomia: Permettete ai vostri figli di prendere decisioni, anche se ciò comporta il rischio di sbagliare.
Celebrate i successi, piccoli e grandi: Mostrate apprezzamento per ogni sforzo compiuto dai vostri figli, indipendentemente dal risultato.
L’adolescenza è un periodo di trasformazione, ma con il giusto supporto, può diventare un momento di grande crescita per tutta la famiglia. Insegnare ai figli a trasformare i problemi in sfide, a esplorare senza paura e a diventare indipendenti è un dono che porteranno con sé per tutta la vita.
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Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase mi sento un fallito.
Cari genitori…-“mi sento un fallito”
Come aiutare un figlio che si sente un fallito
L’analisi del fallimento- ” mi sento un fallito”
In realtà, il fallimento non è uno status, ma un atteggiamento. Si parla di fallimento quando l’individuo si sente sconfitto e crede non ci sia nulla da fare in proposito.
Non è una condizione innata, poiché viene appresa dalle esperienze di vita e dall’educazione ricevuta.
È normale che in alcuni momenti il bambino si dia per vinto, visto che la sua immaturità può impedirgli di dare il giusto peso ai suoi errori. Il problema nasce quando questo diventa un’abitudine.
Se un figlio si sente un fallito, c’è un’alta possibilità che il problema radichi nella sua educazione. Nello specifico, non riceve sufficienti stimoli affettivi né è accompagnato nel modo più giusto nel suo percorso di crescita. Per questo motivo non ha fiducia nelle proprie capacità e non riesce ad affrontare gli errori e a superarli.
Imparare ad ascoltare- “Mi sento un fallito”
Un bambino con problemi nello studio o di condotta a scuola potrebbe avere bisogno di un aiuto anziché di una punizione. Le sue difficoltà possono essere sintomo di fragilità e confusione. In questo caso e in molti altri, avrebbe bisogno di comprensione, sostegno e vicinanza.
Tutto questo non si risolve portandolo da uno psicologo perché “lo faccia guarire”, sebbene questo strumento possa essere d’aiuto. Il bambino sta lanciando una richiesta di aiuto, chiede di essere supervisionato e di ricevere amore. Inevitabilmente, in parte questa situazione deve essere affrontata dai genitori, in questo ruolo non si può essere sostituiti.
Prima di portare il bambino da uno psicologo, dando per scontato che sia un suo problema, i genitori dovrebbero prima interrogarsi sul loro atteggiamento. Per aiutare un figlio, è importante valutare i propri pregi e le proprie lacune in veste di educatori.
È altrettanto utile offrirgli gli strumenti migliori per affrontare la situazione. Se la difficoltà viene individuata in tempo e la si affronta in modo responsabile, ci saranno più possibilità che si risolva in fretta, senza lasciare macchie indelebili nella crescita del piccolo.
Cari ragazzi…- “mi sento un fallito”
Perché mi sento un fallito?
Quando falliamo possiamo sentirci incompetenti, il che ci fa credere di essere meno apprezzati per questo. Questo può finire per intaccare la nostra autostima se non sappiamo tollerare gli errori e imparare da essi. In effetti, molte persone possono finire per sentirsi dei continui falliti per i seguenti motivi:
Avere aspettative irrealistiche: alcune persone possono sentirsi fallite perché si pongono aspettative irrealistiche. In altre parole, essere idealisti e non pianificare le cose con chiarezza può finire per farci commettere errori o non raggiungere i nostri obiettivi, dando la sensazione di essere dei falliti quando in realtà abbiamo troppe aspettative.
Perfezionismo: le persone che cercano costantemente la perfezione possono anche sentirsi dei falliti nella vita. Se ci sforziamo sempre di fare le cose alla perfezione, possiamo finire per sentirci un fallimento anche se facciamo bene. L’eccessivo perfezionismo può finire per far sentire le persone fallite e con una bassa autostima.
Ci si confronta troppo: quando ci confrontiamo con gli altri, possiamo vederci come un fallimento perché non abbiamo raggiunto gli stessi risultati di chi ci circonda. Questa prospettiva è spesso molto distorta, perché potremmo non essere interessati a seguire lo stesso processo che altri hanno seguito per raggiungere quegli obiettivi. Inoltre, ognuno di noi cerca cose diverse nella vita, quindi paragonarsi agli altri ci fa sentire solo frustrati.
Sindrome dell’impostore: questo effetto si verifica quando le persone non si considerano sufficientemente valide nel loro lavoro. Cioè, si sentono come una frode a causa del fatto che voi pensate di essere un fallimento nella vita.
Cattive abitudini: Tutti hanno delle cattive abitudini che devono essere superate. Per questo motivo, quando rimaniamo “bloccati” in queste cattive abitudini è normale che finiamo per sentirci falliti nella vita, anche se è tanto facile smettere di sentirsi così quanto ritrovare la motivazione per superare questi vizi negativi.
Mancanza di autostima: in presenza di problemi di autostima, le persone che ne soffrono di solito finiscono per rinunciare troppo presto a tutto ciò che si prefiggono, perché non si sentono abbastanza sicure di sé. Completare ciò che si è prefissato come obiettivo può portare a una spirale di negatività e di mancanza di fiducia perché non si portano a termine i progetti.
Dialogo interno negativo: essere troppo negativi nei confronti di se stessi può portare al “fallimento” in tutto ciò che ci si prefigge di fare. In altre parole, se ci trattiamo negativamente e parliamo male di noi stessi, è normale che alla fine la nostra fiducia venga minata da questo atteggiamento.
Si soffre di un disturbo psicologico: le persone che soffrono di depressione o di ansia possono avere la sensazione di non riuscire a smettere di fallire nella vita a causa dei sintomi di questi disturbi.
Mi sento un fallito: cosa posso fare?
Per affrontare questi sentimenti, ricordate che con lo sforzo potete sentirvi meglio. In realtà, potete imparare a gestire il fallimento seguendo questi consigli:
Abbracciate le vostre emozioni: La sensazione di fallimento è spesso accompagnata da un’ampia gamma di emozioni, come imbarazzo, ansia, rabbia, tristezza, ecc. Queste sensazioni possono essere spiacevoli e, di fatto, molte persone fanno di tutto per evitarle. Vi consigliamo invece di accettarlo e di cercare di capire perché vi sentite così.
Riconoscere le convinzioni irrazionali che si hanno riguardo al fallimento: La maggior parte delle persone tende a pensare che il fallimento significhi avere meno valore agli occhi degli altri. Si tratta di una convinzione limitante, perché gli errori in realtà ci aiutano a migliorare e a migliorarci.
Siate realistici: molte persone che si sentono fallite possono cercare di assumersi troppe responsabilità a causa di questa sensazione. Per questo motivo, è fondamentale imparare a valutare la quantità di lavoro che si è in grado di svolgere, comprese le pause.
Imparate dai vostri fallimenti: Invece di dare una connotazione negativa ai nostri fallimenti, cercate di analizzare cosa potete imparare da queste situazioni. Questo vi aiuterà ad avere una visione più positiva degli errori e soprattutto a capire cosa potete fare meglio.
Creare un piano: se vi sentite un fallito, cercate di analizzare il motivo di questa sensazione. Invece di lasciare che queste emozioni negative vi feriscano, cercate di creare un piano d’azione per migliorare.
Uscire dalla propria zona di comfort: in molti casi, le persone si sentono fallite perché non cercano di affrontare le proprie paure e non escono dalla propria zona di comfort. Questo può causare problemi di autostima e di fiducia. Pertanto, è consigliabile cercare di affrontarlo gradualmente.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di comportamenti dirompenti: cosa sono e come si manifestano.
Il comportamento dirompente non appare solo nell’infanzia e nell’adolescenza. Gli adulti con questo modello mostrano tratti antisociali, sfida all’autorità e comportamenti rischiosi. Spieghiamo meglio di seguito.
Quando Pablo era al liceo era il più problematico della sua classe. Litigava con i suoi compagni di classe, rompeva i mobili della scuola, ignorava le istruzioni e aveva un atteggiamento molto provocatorio. Ora, a 20 anni, ha minacciato di picchiare il suo capo perché lo aveva appena licenziato dal lavoro. Questo è uno dei tanti esempi di profili comportamentali che possiamo vedere frequentemente in molte aree e che sono noti come comportamenti dirompenti.
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Si tratta di azioni che interferiscono con il normale funzionamento di un contesto sociale. L’impatto è solitamente immenso, sia a livello accademico, familiare, lavorativo e personale dell’individuo stesso. La diagnosi precoce, combinata con un intervento multidisciplinare, potrebbe apportare notevoli miglioramenti in questi casi. Te lo spieghiamo.
Comportamenti dirompenti: definizione e caratteristiche
Poche realtà sono così importanti per gli esseri umani come la corretta regolazione delle emozioni e il saper adattare il comportamento in ogni situazione. In questa congiunzione c’è un perfetto equilibrio tra cognitivo, sociale ed emotivo. Per questo si dice che i comportamenti dirompenti siano uno dei maggiori problemi per la convivenza e il benessere.
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Infatti, un campo in cui si studia questa dinamica è l’istruzione. A questo proposito, un lavoro svolto presso l’Università dei Paesi Baschi rivela che c’è molto da capire su questa dimensione comportamentale. Dobbiamo sviluppare più programmi di intervento per rispondere a questi bambini che, domani, dovranno sapere come funzionare in molteplici contesti sociali. Scaviamo un po’ più a fondo.
Come si manifesta nella popolazione infantile e adolescenziale
I bambini e gli adolescenti con comportamenti dirompenti mostrano modelli coerenti di comportamento testardo, irritabile e non collaborativo. Queste caratteristiche sono visibili nel nucleo familiare, ma a scuola il problema si aggrava. La convivenza con i pari e con le figure autoritarie diventa disfunzionale, manifestandosi quasi sempre attraverso le seguenti dimensioni.
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Comportamenti dirompenti: sintomi emotivi
Desiderio di vendetta: quando vengono corretti, rimproverati o viene compiuta qualche azione che considerano ingiusta, questi bambini e adolescenti non esitano a lasciarsi trasportare da questa emozione reattiva per rivolgere la loro rabbia sugli altri.
Mancanza di responsabilità: dimostrano grande difficoltà ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Infatti, non esitano a incolpare gli altri per le loro cattive azioni o a giustificare il loro comportamento in modo molto arbitrario e irrazionale.
Problemi nella regolazione delle emozioni: c’è una chiara tendenza all’impulsività. Sono, in genere, ragazzi e ragazze che presentano pochissima resistenza alla frustrazione e che esplodono in attacchi di rabbia, con bruschi sbalzi d’umore. Inoltre, mostrano scarsa capacità di autoregolazione.
Ansia e stress: questa fascia di popolazione presenta solitamente tratti di frustrazione, ansia, irritabilità e, come osservato sull’Italian Journal of Pediatrics, esprime anche una marcata tendenza alla depressione. Sentono di vivere in un mondo ingiusto, che li opprime e li punisce quasi in ogni momento.
Sintomi cognitivi
Bias cognitivi: tendono a interpretare male le azioni o le intenzioni degli altri, assumendo ostilità o minacce dove non ce ne sono.
Problemi di memoria e attenzione: il comportamento dirompente si manifesta con problemi di concentrazione prolungata, nel ricordare dati o nel consolidare informazioni.
Scarsa capacità organizzativa e di pianificazione: in questo profilo si osserva solitamente una chiara mancanza di capacità organizzative. Ciò rende loro difficile gestire le attività quotidiane e assumersi responsabilità.
Focus mentale inflessibile: portano a seri problemi nell’applicazione del ragionamento riflessivo, paziente e induttivo. Questa inflessibilità impedisce loro di prendere buone decisioni e risolvere i problemi in modo efficace.
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Caratteristiche dei comportamenti dirompenti
Comportamento egoista: tendono a concentrarsi quasi esclusivamente sui propri bisogni o desideri, senza tenere conto di quelli degli altri.
Problemi di convivenza: si tratta di bambini e adolescenti con gravi problemi di integrazione in classe o nel gruppo dei pari, a causa del loro atteggiamento sfidante e dell’impulsività.
Sfidano l’autorità: rifiutano di ricevere ordini o istruzioni, fanno domande e discutono con gli adulti e, inoltre, dimostrano atteggiamenti di sfida e provocatori.
Aggressione: questo gruppo di bambini e giovani è solitamente responsabile del bullismo, dell’intimidazione, dell’uso di un linguaggio violento e può portare a comportamenti aggressivi con persone, animali o mobili.
Come si manifestano i comportamenti dirompenti nella popolazione adulta
Negli adulti, il comportamento dirompente può manifestarsi in modi che influenzano le relazioni personali e professionali. Pensiamo che l’intervento sociale e psicologico nella popolazione infantile e adolescenziale non è semplice, per questo motivo è comune arrivare ai 18, 20 o 30 anni con lo stesso modello di comportamento. Il problema è più che evidente. Vediamo le sue caratteristiche:
Possibili problemi di dipendenza.
Difficoltà a mantenere un lavoro.
Tendenza all’ansia o alla depressione.
Tendenza a lasciarsi coinvolgere negli alterchi.
Svantaggi nel mantenere le relazioni.
Frequenti disaccordi con altre persone.
I problemi mentali latenti possono peggiorare.
È possibile impegnarsi in attività pericolose o sconsiderate.
Come facciamo a sapere se stiamo affrontando un disturbo dirompente?
È importante notare che esistono comportamenti dirompenti che non sono sempre sinonimo di un disturbo psicologico. Spesso possiamo avere in classe bambini con problemi specifici nella regolazione del comportamento dovuti ad una cattiva gestione emotiva, e questo non significa che presentino qualche problema clinico.
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In questi casi è consigliabile effettuare una buona diagnosi, oltre ad analizzare il suo ambiente, la storia e il comportamento in diversi scenari. Diamo un’occhiata ai criteri associati ai disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e del comportamento secondo il DSM-5:
Caratteristica principale
Continua difficoltà a resistere agli impulsi o alle tentazioni di compiere atti che potrebbero essere dannosi per sé e/o per gli altri. Questa peculiarità appare precocemente nei bambini tra i 4 e i 5 anni. Tuttavia è nell’adolescenza che raggiunge il picco massimo di intensità. Poi, visti i problemi comportamentali, si fa riferimento alla salute mentale.
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Allo stesso modo, ciò che vediamo sempre è una popolazione infantile e giovanile che causa seri problemi in classe. L’aggressività, i problemi di fiducia e il trattamento violento sia dei compagni che degli insegnanti sono quell’elemento nucleare che si ripete sempre.
Persistenza
Non si tratta di azioni o reazioni specifiche o causate da stati occasionali di stress o ansia. Siamo di fronte a un modello di comportamento persistente, in cui il bambino o l’adolescente mostra uno scarso adattamento sociale. Reattività emotiva, impulsività e aggressività sono caratteristiche stabili nel tempo, che solitamente non rispondono a semplici correzioni, avvertimenti o all’imposizione di limiti.
Comportamenti abituali
Alcuni comportamenti particolari di solito mostrano il profilo di un disturbo dirompente e si verificano in qualsiasi scenario e contesto; Questi sono i seguenti:
Mancanza di empatia.
Assenza di colpa.
Aggressività verso persone e animali.
Distruzione di oggetti e mobili.
Comportamenti ripetitivi che violano le norme sociali.
La durata di questo comportamento deve durare dodici mesi o più.
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Tipi di disturbi dei comportamenti dirompenti
I disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e della condotta tracciano un modello pericoloso per la sicurezza degli altri e per gli standard di qualsiasi società. Allo stesso modo, come sottolineano in una pubblicazione di Brain Sciences, costituiscono non uno, ma diversi disturbi con caratteristiche proprie. Li analizziamo:
Piromania: rara, ma si verifica attraverso impulsi ricorrenti o forti desideri di appiccare deliberatamente un fuoco.
Disturbo della condotta: modello persistente di comportamento antisociale, aggressivo o provocatorio che viola le norme sociali e i diritti degli altri.
Disturbo oppositivo provocatorio (ODD): atteggiamento provocatorio e ostile nei confronti di figure autoritarie come genitori, insegnanti, supervisori, ecc. Può portare a risposte violente o molto conflittuali.
Disturbo esplosivo intermittente : episodi improvvisi di estrema aggressività o reazioni eccessive che non sono in linea con la situazione sociale in cui si trovano. Sono caratteristiche disregolate che possiamo già osservare nei bambini di 3 e 4 anni.
Cleptomania: comportamento impulsivo e irresistibile per appropriarsi di oggetti che, in molti casi, non sono nemmeno utili o necessari per l’uso personale. Ciò che spesso si fa con loro è nasconderli, regalarli o restituirli dopo pochi giorni.
Disturbo antisociale di personalità: è molto diffuso tra la popolazione. Il giornale egiziano di neurologia, psichiatria e neurochirurgiaoffre queste informazioni e le descrive come una chiara mancanza di empatia, spudoratezza, impulsività, disprezzo per le norme sociali e tendenza alla manipolazione.
Cause associate ai comportamenti dirompenti
Quando incontriamo un bambino o un adulto che mostra comportamenti dirompenti, è importante comprendere il suo ambiente. Fattori come il contesto, la genetica e la biologia mediano lo sviluppo di questo modello comportamentale. Sono realtà psicologiche molto complesse dove più dimensioni si integrano contemporaneamente. Li analizziamo subito.
Fattori biologici
Esistono lavori abbastanza completi come The Wiley Handbook of Disruptive and Impulse-Control Disorders (2017), che ci permettono di avere una visione più completa di questa realtà clinica. I comportamenti distruttivi hanno spesso una base biologica che non può essere ignorata. Questi sarebbero i fattori che lo spiegano:
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Squilibri chimici: livelli anormali di neurotrasmettitori come la dopamina e la serotonina possono influenzare il comportamento e la regolazione emotiva.
Genetica: questi tipi di azioni hanno solitamente un’origine genetica. Se c’è una storia familiare di disturbi comportamentali o di salute mentale, il rischio è maggiore.
Neurobiologia: alcune alterazioni in alcune aree del cervello, come il sistema limbico e la corteccia prefrontale, legate alla regolazione delle emozioni e al controllo degli impulsi, possono contribuire a questi comportamenti.
Fattori sociali o contestuali
L’ambiente in cui si sviluppano le persone che affrontano questa realtà è molto legato all’origine della diagnosi. Guarda cosa considerare:
Contesto psicosociale: l’abbandono, l’abuso psicologico o sessuale, la povertà e il sentirsi trascurati o non protetti potrebbero portare a questo tipo di comportamento.
Interazione familiare: sicuramente avrai dedotto questa variabile. La mancanza di disciplina costante, l’abuso o l’esposizione alla violenza in casa possono aumentare il rischio di comportamenti distruttivi.
Mancanza di supervisione: l’assenza di un’adeguata supervisione da parte dei genitori può incoraggiare il bambino o l’adolescente a partecipare ad attività rischiose o problematiche. A poco a poco si finisce per normalizzarli e integrarli.
Trigger psicologici
Ci sono elementi provenienti dal campo della psicologia, ad esempio, legati alla gestione emotiva, intesa anche come causa del disturbo in questione. Questi sono:
Disturbi dello sviluppo: quando eseguiamo una valutazione psicologica di questi bambini o adulti, di solito viene rilevata la presenza del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Entrambe le realtà possono coesistere insieme.
Problemi di regolazione emotiva: il substrato di ogni comportamento dirompente deriva sempre dalla difficoltà nel gestire emozioni intense, come rabbia o frustrazione, che tende a portare a reazioni impulsive o aggressive.
Bassa autostima: a volte sentimenti di insicurezza o bassa autostima possono innescare comportamenti difficili come meccanismo di difesa. Tuttavia, tieni presente che questa variabile non spiega da sola il modello dirompente. Deve essere accompagnato da molti degli elementi sopra descritti.
Come vengono gestiti i comportamenti dirompenti?
Gli insegnanti sanno che affrontare comportamenti distruttivi è molto estenuante. È quanto evidenzia un lavoro pubblicato dall’Università di Oslo. Sono necessari approcci molto strategici ed empatici che affrontino la realtà di ogni persona. Allo stesso modo, è decisivo che questo lavoro inizi fin dalla tenera età. Vediamolo.
Interventi socio-familiari
Analizzare il contesto familiare del bambino.
Crea un ambiente più strutturato.
Fornire una buona psicoeducazione su questo problema e sui suoi effetti.
Incoraggiare una comunicazione aperta e strategie disciplinari coerenti a casa.
Lavorare su questioni familiari che possono contribuire a comportamenti dirompenti.
Terapia psicologica per i comportamenti dirompenti
Guida all’apprendimento dell’empatia e delle capacità di regolazione emotiva.
Aiutare il bambino a identificare i pensieri che portano a comportamenti distruttivi.
Insegnare tecniche di rilassamento, capacità di comunicazione e risoluzione dei problemi.
Interventi in aula
Formazione specifica sui comportamenti dirompenti.
Fornitura di risorse per insegnanti e professori.
Premiare i comportamenti positivi per incoraggiarne la ripetizione.
Includere formazione in aula sulla comunicazione emotiva e sul controllo degli impulsi.
Crea un sistema di punti che può essere riscattato in premi al raggiungimento di determinati obiettivi.
Implementare un Piano Educativo Individualizzato (IEP) per gli studenti con bisogni speciali.
Un problema silenzioso e di grande impatto
Comportamenti dirompenti e inappropriati, più che un ostacolo all’apprendimento, sono un problema di convivenza. Non affrontarlo a partire dalla scuola e in età precoce darebbe al mondo adulti incapaci di gestirsi nella società. Violenza, sfida all’autorità e infelicità saranno i pilastri che guideranno le loro vite. È necessario essere più sensibili a questa realtà.
Gestire tali comportamenti richiede un approccio globale che tenga conto dei bisogni individuali e delle circostanze ambientali. A questo scopo è necessario unire sforzi e politiche da parte di tutti gli agenti sociali. Famiglia, scuola e pubbliche amministrazioni devono guardare a questa dinamica che, in qualche modo, ci riguarda tutti.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di essere esempio.
Uno studio condotto dall’Università di Washington su 276 adolescenti ha dimostrato che per i ragazzi l’esempio e il dialogo aperto con i genitori vale più di qualsiasi ammonimento o rimprovero.
Studi
Una ricerca condotta dall’Università di Washington e pubblicata sul Journal of Child and Family Studies ha dimostrato che ai figli non vanno dati limiti solo a parole, ma anche con i fatti, cercando di mostrare loro che non si contravviene mai ai divieti che gli si impone.
Lo studio su 300 adolescenti
La coerenza educativa è tutto, soprattutto per gli adolescenti che se sospettano o scoprono che i genitori mettono in atto atteggiamenti pericolosi che a loro vietano, finiscono per contravvenire a ogni regola e a metterli in atto anche loro.
In particolare sono stati coinvolti nello studio quasi 300 adolescenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni, per comprendere in particolare il loro rapporto con le sostanze stupefacenti. I ragazzi hanno dovuto esprimere prima la loro percezione riguardo al sentimento dei loro genitori sull’assunzione di cannabis, poi indicare quanto mamme e papà fossero controllanti per le loro vite e quanto riuscissero a sentirli vicini.
Il 32% degli intervistati sospettava non solo che i propri padri fossero favorevoli all’assunzione di cannabis ma anche che ne facessero uso, lo stesso immaginava il 26% di loro per le madri.
I ragazzi, di conseguenza erano più predisposti a fare uso della sostanza, dal momento che i rimproveri e le ammonizioni dei propri genitori venivano percepiti come falsi.
“I genitori devono capire che il loro esempio nell’educazione dei figli è fondamentale, se gli adolescenti iniziano a pensare che mamma e papà fanno uso di sostanze. Anche saltuariamente tendono a farlo a loro volta a prescindere dal fatto che la loro convinzione sia fondata o meno” spiega Stacey JT Hust, autrice principale della ricerca.
Questo atteggiamento dei ragazzi deriva dalla mancanza di limiti chiari e di conversazioni esplicite che parlino della droga e dei suoi pericoli per la salute degli individui.
L’importanza della vicinanza di mamma e papà
Dalla ricerca è emerso anche che la tendenza degli adolescenti a fare uso di cannabis variava a seconda che avessero un rapporto più stretto con la mamma, piuttosto che con il papà.
I ragazzi in maggior confidenza con delle madri consumatrici di cannabis erano più propensi ad utilizzare la sostanza, mentre i ragazzi legati a madri preoccupate dalla cannabis e non fumatrici si sono dimostrati molto spaventati dalla sostanza e intenzionati a non utilizzarla mai nella loro vita.
Mentre i ragazzi che nella vita avevano una relazione stretta o un legame principalmente con i papà, indipendentemente dal fatto che l’uomo facesse o non facesse uso di sostanze, sembravano meno spaventati dalla cannabis e più propensi al suo utilizzo.
“È interessante questa scoperta perché permette di capire che l’influenza sui figli della vicinanza dei genitori differisce in base al genere” ha detto JT Hust.
Controllo
Un elemento molto importante per i ragazzi sembra essere anche il controllo esercitato su di loro dai genitori, la presenza costante e l’interessamento alle loro abitudini e ai loro amici può proteggere i ragazzi soprattutto maschi dall’utilizzo della sostanza.
“Monitoraggio costante e discussione aperte, anche a tavola, sulla pericolosità di certe sostanze sono fondamentali per proteggere i propri figli adolescenti” spiega Willoughby, un altro firmatario dello studio che invita mamme e papà ad essere sinceri quando parlano con i ragazzi, sottolineando i rischi dell’utilizzo di certe sostanze in giovane età.
Mi ritrovo spesso a parlare con genitori, sia personalmente che per lavoro, disperati per il fatto che i ragazzi non seguono il loro esempio, che fanno comunque di testa loro, che non seguono le regole e i rimproveri.
A tutti voi che siete in questa condizione vi invito a cominciare un percorso con me per cercare di capire dove dover raddrizzare il tiro, dove migliorare nel viaggio da genitore di un figlio adolescente.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di problemi comportamentali in adolescenza e come riconoscerli
Da bambini ad adulti, passando per le temibili crisi adolescenziali. L’adolescenza è una fase di profondi cambiamenti in cui molti ragazzi possono manifestare cambiamenti nel comportamento e causare preoccupazione nei genitori. In questo articolo vediamo quali sono i problemi comportamentali più comuni nell’adolescenza e come si possono affrontare in modo efficace.
Le sfide di ogni adolescente: tra cambiamenti e nuove emozioni
Durante l’adolescenza ogni ragazzo e ogni ragazza deve fare i conti con una serie di cambiamenti fisici, emotivi e sociali che possono generare varie difficoltà, come sensazione di disagio e timidezza, disturbi più invalidanti come ansia e stress, fino a sfociare in problemi di comportamento anche molto seri.
Uno dei principali cambiamenti che gli adolescenti devono affrontare riguarda il proprio corpo e la sua trasformazione durante la pubertà: crescita in altezza, sviluppo di peluria e caratteri sessuali, cambiamento della voce e del modo di parlare…
Quando un figlio non si riconosce più allo specchio, può vivere emozioni contrastanti e servirà un po’ di tempo prima che riesca a rielaborare la propria immagine di sé.
In aggiunta ai cambiamenti fisici, gli adolescenti devono anche confrontarsi con sentimenti sperimentati con maggiore intensità rispetto a quando erano bambini: amore, rabbia, tristezza, felicità possono investirli con una forza che devono ancora imparare a gestire.
Queste nuove emozioni possono portare a comportamenti impulsivi, irrazionali o a situazioni di conflitto con i genitori o gli altri adulti.
Anche la bassa autostima dei giovani adolescenti e al contempo il bisogno di fare scoperte per affermare la propria autonomia portano spesso a crisi di identità e forme di ribellione alle regole che possono manifestarsi attraverso comportamenti difficili o isolamento sociale.
Problemi comportamentali in adolescenza: i più tipici
Tra i problemi comportamentali più comuni di ogni teenager non si può non citare la sua “proverbiale” ribellione.
Molti adolescenti cercano di affermare la propria indipendenza mettendo in discussione l’autorità dei genitori, spesso attraverso comportamenti provocatori o disobbedienza.
Se in parte questo atteggiamento è normale e fa parte del processo di scoperta dei propri limiti, può essere fonte di grandi preoccupazioni per gli adulti. Quando un adolescente non rispetta le regole e i propri famigliari, inoltre, si instaurano conflitti costanti e tensioni in tutta la famiglia.
Un altro problema comune è la tendenza a isolarsi dal mondo esterno. Durante la definizione della propria identità, gli adolescenti possono sentirsi emarginati, diversi e incompresi. La soluzione tipica è la solitudine e il tentativo di evitare le attività sociali e interpersonali.
L’impulsività è un altro problema comportamentale che spesso ricorre nell’adolescenza. I ragazzi possono tendono ad agire senza pensare alle conseguenze, mettendo talvolta a rischio la loro sicurezza e quella degli altri. Questa tendenza all’impulsività può essere collegata allo sviluppo del cervello, in parte non ancora del tutto maturo.
Le suddette difficoltà sono in genere del tutto fisiologiche e fino a certi limiti non richiedono rimedi o interventi particolari, se non un atteggiamento di ascolto, comprensione ma anche fermezza dei genitori e della famiglia. Con il passare degli anni, l’età dell’adolescenza si avvia verso la vita adulta e tutto dovrebbe rientrare nella normalità.
Disturbi e difficoltà: i sintomi del disagio adolescenziale
Diverso è il caso degli adolescenti che manifestano problemi comportamentali più gravi che possono essere indicativi di un disturbo o difficoltà più serie.
L’uso di sostanze come alcol e droghe è uno dei sintomi più conclamati di difficoltà psicologiche e comportamentali. Quando i genitori si accorgono che il proprio figlio usa o abusa di sostanze è sempre bene rivolgersi a specialisti per cercare di arginare il problema e individuare le cause sottostanti.
Un’altra problematica comune sono i disturbi dell’apprendimento. Anche in questa età potrebbero manifestarsi sintomi di dislessia e discalculia ma anche di disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
I ragazzi con disturbi dell’apprendimento possono avere difficoltà a concentrarsi, essere iperattivi e impulsivi. Questo disturbo può influire negativamente sul rendimento scolastico, sulle relazioni sociali e sul comportamento in generale.
Non pochi adolescenti, soprattutto negli ultimi anni, sperimentano anche problemi di salute mentale, in particolare forme di ansia e depressione.
Questi disturbi possono influire sul comportamento quotidiano, causando irritabilità, apatia, disturbi alimentari e difficoltà nelsonno.
È importante riconoscere tempestivamente tutti questi e altri sintomi e cercare l’aiuto di un professionista per una diagnosi accurata e un trattamento adeguato.
Strategie per prevenire le crisi adolescenziali
Sicuramente essere adolescente non è facile. Ma le difficoltà si ripercuotono anche sui genitori, che non sanno come fornire un aiuto valido al proprio figlio o figlia.
Meglio quindi, quando possibile, prevenire le crisi adolescenziali prima che si sviluppino problemi comportamentali troppo complessi e faticosi da gestire.
Ecco alcune strategie che i genitori possono adottare per aiutare i giovani adolescenti a superare le sfide dell’adolescenza:
Mantenere una comunicazione aperta: creare un ambiente sicuro in cui i ragazzi si sentano liberi di esprimere i propri pensieri e sentimenti senza paura di essere giudicati. Ascoltare attivamente i loro pensieri e preoccupazioni, senza interrompere o criticare.
Stabilire regole chiare e limiti: gli adolescenti hanno bisogno di confini e riferimenti chiari per sentirsi al sicuro. Spiegare bene cosa ci si aspetta da loro riguardo a orari da rispettare, budget massimo settimanale, aiuto in casa, rendimento scolastico ecc. può aiutare a prevenire comportamenti problematici.
Offrire sostegno emotivo: l’adolescenza può essere un periodo emotivamente turbolento. Essere disponibili per ascoltare e sostenere i ragazzi durante momenti di stress o difficoltà può aiutarli a sviluppare strategie di coping più sane.
Incentivare l’autonomia: aiutare i ragazzi a sviluppare un senso di autonomia e responsabilità può essere utile per prevenire comportamenti problematici. Consentire loro di prendere decisioni appropriate per la loro età e incoraggiarli a assumersi responsabilità crescenti può favorire una transizione più fluida verso l’età adulta.
Evitare la violenza e l’esposizione a contenuti violenti: film, videogiochi… ma anche la violenza in famiglia, sia fisica che verbale.
Non focalizzarsi sui loro gusti estetici, su come si vestono o si pettinano, ma pensare soprattutto a quanto fanno concretamente. Se vostro figlio vuole mettere lo smalto nero ma a scuola è in gamba, accettate il suo bisogno di esprimersi, anche se è lontano dalla vostra percezione del “bello”.
Affrontare i problemi comportamentali in questa fase della vita
Quando i problemi comportamentali nell’adolescenza diventano persistenti e preoccupanti, è importante cercare un aiuto professionale.
Si può iniziare a chiedere al proprio pediatra e al corpo docente: sapranno sicuramente indicarvi le figure di riferimento migliori per il caso di vostro figlio.
I seguenti approcci possono essere utilizzati per affrontare i problemi comportamentali più gravi:
Terapia individuale: la terapia individuale può aiutare gli adolescenti a esplorare le cause intrinseche dei loro problemi comportamentali e sviluppare strategie per affrontarli in modo più consapevole. Un terapeuta può lavorare con il ragazzo per identificare i modelli di pensiero e di comportamento negativi e sostituirli con quelli più positivi.
Terapia familiare: alcuni specialisti coinvolgono la famiglia nella terapia e questo può essere utile per affrontare i problemi comportamentali che influenzano le dinamiche familiari. L’obiettivo è aiutare a migliorare la comunicazione, risolvere i conflitti e promuovere una maggiore comprensione reciproca.
Supporto scolastico: coinvolgere gli e le insegnanti può favorire un ambiente di apprendimento positivo per gli adolescenti che stanno affrontando problemi comportamentali. Gli insegnanti passano molto tempo con i ragazzi e spesso vedono dinamiche e segnali che i genitori non possono riconoscere. Anche un docente, quindi, può fornire supporto, oltre a segnalare eventuali preoccupazioni ai genitori.
Nei casi di problemi comportamentali più semplici e comuni queste sono alcuni suggerimenti utili anche per educare i ragazzi
Tenere sotto controllo il ragazzo, semplicemente osservando il suo comportamento ma senza assillarlo o soffocarlo.
Se l’adolescente non rispetta le regole concordate, revocare permessi e privilegi fino a quando non dimostra di essere maturo e responsabile.
Affidargli compiti e concedergli momenti di libertà, per responsabilizzarlo. Permettergli di gestire i propri soldi in autonomia.
Lodarlo quando fa progressi nel lasciarsi alle spalle un comportamelo sbagliato.
In conclusione…
come è noto, l’adolescenza è una fase di cambiamenti intensi che portano inevitabilmente anche a qualche problema nel modo di comportarsi.
Comprendere i problemi più comuni dell’adolescenza e adottare strategie preventive può aiutare i genitori a sostenere i propri adolescenti durante questo periodo di crescita e sviluppo.
qualcuno si chiede come riesci a fare tutto questo
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo su questo pensiero:” mentre dubiti di te…qualcuno si chiede come riesci a fare tutto questo”
La fragile autostima dell’adolescente
Cos’è l’autostima e perché è importante? L’autostima non è altro che il modo in cui valutiamo noi stessi. È il risultato di ciò che pensiamo di noi, delle esperienze che viviamo e del modo in cui percepiamo il nostro valore agli occhi degli altri. Durante l’adolescenza, quando si costruisce la propria identità, l’autostima diventa una bussola che guida decisioni, relazioni e obiettivi.
Adolescenza: un terreno fertile per dubbi e insicurezze Gli adolescenti affrontano sfide su più fronti:
Cambiamenti fisici: Il corpo cambia rapidamente, spesso generando disagio o insicurezza.
Sfide sociali: L’accettazione da parte dei pari diventa cruciale, e il rifiuto può essere vissuto come una crisi personale.
Aspettative esterne: Scuola, sport, famiglia, amici: ci si sente sotto pressione per “essere perfetti” in ogni campo.
Come gli altri influenzano la percezione di sé Un commento negativo, anche detto senza cattive intenzioni, può lasciare cicatrici profonde. Ad esempio, un insegnante che dice: “Non sei portato per questa materia” o un genitore che critica continuamente il comportamento del figlio rischiano di indebolire la sua autostima.
Il ruolo dei genitori nell’autostima dei figli
Genitori come specchi: il riflesso che un adolescente vede Durante l’adolescenza, il ruolo dei genitori è cruciale nella formazione dell’autostima. Gli adolescenti tendono a vedersi attraverso lo sguardo dei loro genitori: ciò che questi ultimi dicono, fanno o non fanno diventa il metro di giudizio con cui i ragazzi valutano sé stessi.
Ad esempio, se un genitore trasmette fiducia e apprezzamento, il figlio si sentirà più sicuro di sé. Al contrario, critiche costanti, mancanza di supporto o confronti con gli altri possono far sentire l’adolescente inadeguato.
L’importanza di accettare il figlio per ciò che è Ogni ragazzo ha il suo ritmo di crescita, i suoi talenti e le sue difficoltà. Tuttavia, molti genitori commettono l’errore di volere un figlio “ideale”, piuttosto che accettare il figlio reale. Questo porta a:
Confronti distruttivi: “Perché non sei bravo in matematica come tuo cugino?”
Critiche eccessive: “Non sei mai concentrato come dovresti essere.”
Perfezionismo imposto: “Devi essere il migliore in tutto ciò che fai.”
Il risultato? L’adolescente si sentirà costantemente inadeguato, portandosi dietro un senso di inferiorità che può durare a lungo.
Evitare i confronti: ogni ragazzo è unico Confrontare i figli con amici, fratelli o compagni di classe è uno degli errori più comuni. Frasi come “Guarda come tua sorella si impegna di più” o “Tuo cugino ha preso voti migliori” inviano un messaggio implicito: “Non sei abbastanza.” Al contrario, è fondamentale riconoscere e valorizzare le caratteristiche uniche di ogni figlio, come:
La creatività.
La sensibilità.
La capacità di affrontare sfide specifiche.
Un modo per evitare i confronti è concentrarsi sui progressi personali: “Hai migliorato molto in inglese rispetto al mese scorso, bravo!” Questo aiuta i ragazzi a capire che la competizione più importante è con sé stessi.
Criticare senza ferire: l’arte della critica costruttiva La critica, se usata bene, può essere uno strumento utile per la crescita. Tuttavia, una critica mal formulata può demolire l’autostima. Qual è la differenza?
Critica distruttiva:
Sottolinea solo il fallimento.
Non offre soluzioni.
Fa sentire inadeguati.
Esempio: “Non capisci mai niente, sei sempre distratto!”
Critica costruttiva:
Riconosce lo sforzo.
Indica una soluzione.
Motiva a migliorare.
Esempio: “Capisco che hai avuto difficoltà in questa materia. Come possiamo lavorarci insieme per migliorare?”
Strategie per comunicare in modo positivo e supportivo
Evitare etichette negative: Dire “Sei pigro” non motiva; anzi, rafforza il comportamento indesiderato. Meglio focalizzarsi sul comportamento specifico: “Ho notato che ultimamente fai fatica a organizzarti. Possiamo trovare un modo per aiutarti?”
Riconoscere gli sforzi, non solo i risultati: Gli adolescenti hanno bisogno di sapere che il loro impegno è apprezzato, anche quando il risultato non è perfetto. Ad esempio: “So che hai studiato molto, e questo è già un grande passo avanti.”
Usare il linguaggio del supporto: Frasi come “Sono qui per aiutarti” o “Possiamo farcela insieme” trasmettono l’idea che i genitori non sono giudici, ma alleati.
Il valore dell’empatia genitoriale Gli adolescenti spesso si sentono incompresi, e ciò può portarli a chiudersi in sé stessi. Dimostrare empatia significa mettersi nei loro panni e comprendere le loro emozioni, anche quando sembrano esagerate. Ad esempio, se un ragazzo è frustrato per un brutto voto, invece di dire “Non è la fine del mondo,” un genitore empatico potrebbe rispondere: “Capisco che sei deluso, ma possiamo lavorare insieme per migliorare.”
Aiutare i figli a costruire resilienza Un altro ruolo fondamentale dei genitori è insegnare la resilienza, ovvero la capacità di affrontare le difficoltà senza arrendersi. Ecco alcune strategie:
Normalizzare i fallimenti: Raccontare le proprie esperienze di insuccesso e come sono state superate aiuta i figli a vedere il fallimento come parte della crescita.
Incoraggiare il problem solving: Invece di risolvere i problemi per loro, aiutarli a trovare soluzioni. Ad esempio: “Cosa pensi che potresti fare diversamente la prossima volta?”
Rafforzare l’autonomia: Dare ai ragazzi la possibilità di prendere decisioni, anche piccole, per sviluppare fiducia nelle proprie capacità.
Creare un ambiente di crescita e accettazione L’ambiente familiare gioca un ruolo cruciale nello sviluppo dell’autostima. Un ambiente positivo è quello in cui il ragazzo:
Si sente amato e accettato, indipendentemente dai successi o dai fallimenti.
Riceve feedback costruttivi e incoraggiamenti regolari.
Ha la libertà di esprimere le proprie emozioni senza paura di essere giudicato.
La fiducia in sé stessi come strumento di successo
Il valore della fiducia in sé stessi La fiducia in sé stessi è molto più di una qualità caratteriale: è una competenza essenziale per affrontare le sfide della vita. Quando un adolescente crede nelle proprie capacità, è più incline a provare cose nuove, affrontare gli ostacoli con resilienza e non lasciarsi abbattere dai fallimenti. Tuttavia, la fiducia non è innata: si costruisce attraverso esperienze, rinforzi positivi e, soprattutto, l’incoraggiamento delle persone che ci circondano.
Come la fiducia si sviluppa (o si distrugge)
Conferme positive: Un adolescente che si sente apprezzato per ciò che è, e non solo per ciò che fa, sviluppa una sicurezza di base che lo aiuta a esplorare il mondo senza paura.
Paure e critiche: Frasi come “Non sei capace” o “Non farai mai niente di buono” si radicano profondamente, portando i ragazzi a mettere in dubbio le proprie capacità.
Il segreto sta nel credere nelle proprie capacità Gli adolescenti spesso si trovano in bilico tra il desiderio di emergere e la paura di fallire. Raccontare storie di successo ispiratrici può aiutarli a comprendere che la fiducia in sé stessi non significa essere sempre perfetti, ma continuare a provare nonostante i dubbi.
Ad esempio, Martina Morandi, una pallavolista che ha superato le difficoltà legate alla dislessia, è un esempio di come le barriere possano essere affrontate con determinazione. Questa storia dimostra che avere il coraggio di affrontare le proprie debolezze può trasformarle in punti di forza.
Esercizi pratici per rafforzare la fiducia Per aiutare un adolescente a costruire fiducia, genitori e ragazzi possono lavorare insieme su attività concrete:
Diario delle conquiste: Ogni sera, scrivere tre cose positive fatte durante la giornata. Non devono essere grandi successi: anche il semplice aver fatto un compito difficile o aver aiutato un amico conta. Questo aiuta a sviluppare un’immagine positiva di sé.
Affrontare il dialogo interno negativo: Gli adolescenti spesso si criticano duramente. Ad esempio, se pensano “Non sono bravo in matematica,” i genitori possono aiutarli a riformulare il pensiero in “Sto lavorando per migliorare in matematica.”
Lista delle qualità personali: Riconoscere le proprie capacità è fondamentale. Creare insieme una lista di talenti, qualità e successi può rafforzare l’autostima.
Obiettivi realistici: Aiutare i ragazzi a fissare piccoli obiettivi raggiungibili, come migliorare in una materia o imparare una nuova abilità. Ogni traguardo raggiunto diventa una fonte di fiducia.
Incoraggiare il coraggio di sbagliare Un aspetto spesso trascurato della fiducia è l’accettazione degli errori. I genitori possono insegnare ai figli che sbagliare non significa fallire, ma apprendere. Ad esempio, possono condividere le proprie esperienze di errori e di come abbiano imparato da essi, dimostrando che nessuno è immune dal fallimento.
Capitolo 4: Il potere delle parole dei genitori
Le parole: strumenti di costruzione o distruzione Le parole hanno un impatto enorme, soprattutto sugli adolescenti. In questa fase della vita, i ragazzi sono estremamente sensibili al linguaggio usato nei loro confronti. Un semplice “Non combini mai niente” può diventare una convinzione radicata, così come un “Hai fatto un ottimo lavoro” può motivare e rafforzare.
Frasi che lasciano il segno Ecco alcuni esempi di frasi che i genitori possono usare per costruire l’autostima nei loro figli:
“Sono fiero di come hai affrontato questa situazione, anche se è stata difficile.”
“Il tuo impegno è più importante del risultato.”
“So che non è stato facile, ma hai fatto del tuo meglio, e questo è ciò che conta davvero.”
Al contrario, ci sono frasi che andrebbero evitate:
“Non sei capace di fare niente di giusto.”
“Sei sempre il solito!”
“Guarda come tuo fratello riesce meglio di te.”
Il silenzio: un errore comune Non lodare o apprezzare i propri figli è altrettanto dannoso quanto criticarli. Un genitore che non esprime mai approvazione rischia di far sentire il figlio invisibile o non abbastanza valido. Anche un semplice “Bravo, mi fa piacere vederti così impegnato” può fare una grande differenza.
L’arte dell’ascolto attivo Ascoltare è un dono che molti genitori sottovalutano. Spesso, l’adolescente cerca di esprimersi, ma si scontra con genitori che interrompono, giudicano o, peggio, ignorano. Ecco alcune tecniche per migliorare l’ascolto:
Dare spazio: Lasciare che il ragazzo parli senza interrompere o suggerire soluzioni immediate.
Fare domande aperte: Ad esempio, “Come ti sei sentito in quella situazione?” o “Cosa pensi di fare ora?”
Riflettere i sentimenti: Frasi come “Capisco che ti senti frustrato” aiutano l’adolescente a sentirsi compreso.
Evitare giudizi: Commenti come “Non avresti dovuto fare così” possono bloccare la comunicazione.
Costruire un dialogo empatico Un dialogo empatico non significa lasciare che il figlio faccia sempre ciò che vuole, ma piuttosto capire il suo punto di vista e guidarlo verso decisioni migliori. Ad esempio, se un adolescente si lamenta di un brutto voto, il genitore può dire: “So che ti senti deluso, ma possiamo lavorare insieme per migliorare. Cosa pensi che ti abbia bloccato?”
Il rinforzo positivo come pilastro Il rinforzo positivo è uno strumento potente. Premiare i comportamenti desiderati, anche solo con un complimento o un sorriso, aiuta l’adolescente a sentirsi apprezzato. Questo non significa trascurare gli errori, ma bilanciare le critiche con riconoscimenti sinceri.
L’importanza di celebrare i propri traguardi
Piccoli successi, grandi passi Incoraggiare i ragazzi a riconoscere e celebrare i loro progressi, anche minimi, aiuta a costruire fiducia. Ad esempio, completare un compito difficile o aiutare un amico può essere motivo di orgoglio.
Trasformare gli errori in opportunità Gli adolescenti devono imparare che sbagliare fa parte del processo di crescita. I genitori possono aiutare a normalizzare gli errori condividendo le proprie esperienze e mostrando che ogni fallimento porta con sé una lezione.
L’autostima non si costruisce in un giorno, ma è un processo continuo che richiede pazienza, supporto e consapevolezza. Genitori e adolescenti, lavorando insieme, possono creare un ambiente in cui ognuno si sente valorizzato e rispettato.
Alla fine, ricordiamoci che il vero successo non sta nell’essere perfetti, ma nel continuare a credere in noi stessi, anche nei momenti di dubbio.
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori di figli adolescenti, tra fiducia e controllo.
L’adolescenza è un periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta che coinvolge oltre al ragazzo/a il suo intero nucleo familiare.
In questa fase fisiologica e delicata sia i giovani ragazzi che i genitori sono chiamati a mettere in campo le proprie capacità adattive.
Come si fa a trovare il giusto equilibrio? Come coniugare un atteggiamento di fiducia con la necessità di controllare che tutto proceda bene?
Come permettere al figlio/a di separarsi psicologicamente dai genitori, ma allo stesso tempo rendersi disponibili ad “esserci” quando sia lui/lei a richiederlo?
Sei genitore di un figlio/a adolescente e ti senti in crisi nella gestione della tua quotidianità?
1. Come sopravvivere all’umore altalenante di un figlio/a adolescente?
I genitori si trovano a dover fronteggiare quotidianamente i cambiamenti di umore e di opinioni del proprio figlio/a adolescente.
Queste oscillazioni di pensieri, sentimenti e comportamenti dei nostri ragazzi, inevitabilmente si ripercuotono sull’intero nucleo familiare ed è facile a questo punto, rimanere imbrigliati in un circolo vizioso di rabbia, ostilità, minacciosità che finisce per caratterizzare l’intera famiglia.
Prova a ricordarti che anche tu hai attraversato questo delicato periodo nella tua vita e ritrova la tua forza, la tua sicurezza, perché oggi possiedi un’esperienza personale che ti consentirà di essere d’aiuto per tuo figlio/a.
Non rapportarti a lui come una persona giudicante. Non pensare che, quando non ha voglia di parlare con te, sia perché ti odia. Cerca di capire che sta vivendo un momento della propria vita in cui subisce cambiamenti a 360° ormonali, fisici, caratteriali. Aiutalo a vivere serenamente.
E, soprattutto, lascia sempre aperta la porta del dialogo e dell’ascolto attivo. Tuo figlio deve capire che, in casa, c’è sempre qualcuno su cui può contare quando davvero ha bisogno e quella persona puoi essere solo e soltanto tu.
2. Come destreggiarsi tra la ricerca di autonomia e la scarsa tolleranza delle regole di un figlio/a adolescente? – genitori di figli adoelscenti
Tuo figlio/a comincia a manifestare il suo bisogno di autonomia a livello personale e sociale, cerca di portare avanti le sue idee e i suoi valori e manifesta frustrazione e rabbia per le regole che gli chiedi di osservare.
Spesso quello che i figli ci dicono, ci porta a metterci in discussione come genitori, costringendoci ad un veloce cambiamento.
Ascolta questi semplici consigli:
Accetta la necessità di separazione psicologica di tuo figlio/a e non ostacolarla;
La separazione psicologica di tuo figlio/a è il passaggio necessario affinché possa realizzarsi la formazione di una sana identità personale;
Lavora su te stesso/a come genitore perché anche tu dovrai separarti e allo stesso tempo dovrai imparare ad “esserci” in un modo diverso;
assumi un atteggiamento di apertura e ascolto incondizionato;
Non minimizzare, comprendi, non avere paura del confronto e non svalutare le sue opinioni
Volete un trucchetto che nella maggior parte dei casi funziona per quanto riguarda il rispetto delle regole?
Sedetevi tavolino e stilate insieme una serie di regole da seguire. Scrivetele su un foglio di carta su un lato: il sinistro. A destra, cosa succederà se non si rispetta quella regola(ovviamente da fare per ognuna di esse).
3. Fiducia e/o controllo? genitori di figli adoelscenti
La difficoltà più grande che hai, probabilmente è allontanarti dalla tua zona di comfort, dalle tue certezze come genitore, il dovere negoziare una regola.
Ti senti spaesato e non sai quale atteggiamento assumere.
Il consiglio che desidero darti è quello di non posizionarti mai agli estremi nelle tue scelte. Non ti servirà oscillare tra il tutto/nulla, il buono/cattivo, il giusto/sbagliato.
L’atteggiamento genitoriale che ti consentirà di avere accesso ad un nuovo rapporto con tuo figlio/a è caratterizzato da “flessibilità ed equilibrio”.
Ricordati che è opportuno continuare a “controllare”, senza invadere i suoi spazi, puoi ancora proteggerlo, ma non sostituendoti a lui/lei bensì accompagnandolo/a, sostenendolo/a e condividendo il vostro nuovo rapporto che, sono certa, sarà ricco di nuove straordinarie possibilità.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di angoscia emotiva.
Il disagio emotivo è caratterizzato dal fatto che ci paralizza, ci fa pensare a situazioni catastrofiche e ci provoca un disagio fisico.
L’angoscia emotiva è come un turbinio che ci afferra, ci imprigiona e ci riempie di paura, ansia, inquietudine e di un’indefinibile tristezza. Si tratta di un caleidoscopio di emozioni avverse che non causano soltanto malessere psichico, ma anche effetti sulla salute fisica che possono diventare limitanti.
Byung-Chul Han, noto filosofo e docente sudcoreano esperto in studi culturali, definisce il mondo di oggi come la società della stanchezza. Tra di noi proliferano l’ansia e l’angoscia emotiva. Per il dottor Han, la causa di tutto risiede nella cultura del rendimento, in quel virus che ci inculcano fin da bambini e secondo cui tutto va orientato verso il successo su ogni piano della nostra esistenza.
“L’angoscia, come gli altri stati della psiche che generano sofferenza, quali la tristezza o il senso di colpa, costituisce una lotta normativa contro l’essenza umana.”
-Mario Benedetti-
Oltre alla pressione del mondo attorno a noi che ci spinge a farci avanti e ad avere successo, veniamo introdotti fin da piccoli alla cultura del multitasking. Bisogna fare più cose alla volta e in poco tempo. È la legge della giungla dove non tutti sopravvivono né si integrano del tutto, dove è facile restare intrappolati nell’angst, termine tedesco che evoca tutto quello che è oppressivo, angusto e causa sofferenza. Scopriamo insieme l’angoscia emotiva.
Angoscia emotiva: cosa mi sta succedendo?
Quando parliamo di ansia emotiva sorge naturale porsi un quesito: l’ansia è uguale all’angoscia? O si tratta di due condizioni psicologiche diverse? È bene sottolineare che il termine angoscia è sempre stato usato soprattutto sul piano filosofico, differenziandolo dunque da quello clinico. Søren Kierkegaard, ad esempio, definiva l’angoscia come la paura che alle volte sperimentiamo quando ci rendiamo conto che il nostro futuro è limitato e che la qualità della nostra vita dipende dalle nostre scelte.
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Sigmund Freud, da parte sua, differenziava tra “angoscia reale” e “angoscia nevrotica”, in cui quest’ultima era una condizione patologica, ben lontana da qualsiasi riflessione puramente psicologica. Quello che se ne può dedurre, è che l’ansia si divide in realtà in una di tipo esistenziale e un’altra che può essere sintomo di vari disturbi psicologici – come si sostiene nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V).
Vediamo insieme alcune caratteristiche:
L’angoscia emotiva ci paralizza. Se da una parte l’ansia ci rende più attivi e nervosi, dall’altra l’angoscia causa un blocco contro l’incertezza, verso quello che non possiamo controllare o prevedere.
Quando sorge quest’ombra, la preoccupazione si intensifica, diventa ossessione, nascono i pensieri catastrofici e la disperazione.
Affrontare un esame, dover prendere una decisione, attendere una risposta o un evento o persino dover affrontare qualcosa per cui non ci riteniamo pronti genera angoscia.
Alcuni studi indicano che alcune persone sono più predisposte a sperimentare angoscia. Il motivo? Il nostro universo neurochimico orchestrato da ormoni e neurotrasmettitori. Un aumento di adrenalina o una riduzione dell’acido γ-amminobutirrico (GABA) ci renderebbe più o meno favorevoli a sperimentare stati di angoscia.
L’angoscia emotiva conta su numerosi sintomi fisici quali nausea, problemi digestivi, pressione al petto, stanchezza, tensione muscolare.
Come si può trattare l’angoscia emotiva?
Poeti, scrittori e pittori canalizzavano la propria angoscia attraverso l’arte. La maggior parte di loro sperimentava, in realtà, angoscia esistenziale. Si tratta di una sensazione ricorrente nell’essere umano, inevitabile quando si porge lo sguardo sull’incomprensibile vuoto che ci circonda, dentro di noi e nel nostro futuro. Tuttavia, è proprio quando quella sensazione, quell’emozione ci blocca e ci rende indifesi, che dobbiamo agire.
Citando ancora una volta Byung-Chul Han, dobbiamo ricordare che siamo obbligati a vivere con l’incertezza. Questa è il detonatore dell’angoscia emotiva. Sbaglia chi crede che tale condizione possa essere risolta assumendo psicofarmaci (se non in casi estremi). Quello che serve fare è imparare a gestire gli imprevisti della vita, a scovare nuove risorse per controllare l’incontrollabile.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di paura costante di sbagliare e di come aiutare gli adolescenti a non averne più.
«Ho sempre avuto paura dell’errore, dell’essere giudicata, dello sguardo degli altri. Mi vergogno. Se gioco a pallavolo certe volte rinuncio a gettarmi per prendere una palla per quella paura, la paura di non essere capace, di essere rimproverata. In prima media, giocavamo a palla rilanciata, un mio compagno mi ha urlato contro, dopo un errore. Ancora ci penso, ancora lo ricordo. Sento l’errore come un’ombra che mi segue e che è pronta a precipitarsi su di me. Vorrei non mi importasse del giudizio degli altri, ma invece mi importa, molto».
La paura di sbagliare che blocca i ragazzi
Sempre più frequentemente gli adolescenti hanno paura di sbagliare, non accettano gli errori e li vivono come un fallimento. Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato: ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
È soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare: livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Gli adolescenti hanno bisogno di ascolto, non di soluzioni, e di essere aiutati a trasformare le difficoltà in una sfida da affrontare!
Spesso gli adolescenti si bloccano davanti a un problema o a una situazione che percepiscono come difficile, assumono un atteggiamento difensivo e rinunciatario nei confronti di quello che devono affrontare e non riescono a viverlo come una sfida.
“Mi sento schiacciata da tutto quello che devo fare, mi sento di non riuscire a stare dietro a tutto. Ho mille pensieri che mi tormentano e quando mi sento così mi sale l’ansia, mi blocco e non riesco ad essere lucida.”
Ansa e difficoltà
Nel momento in cui si presentano situazioni intense e impegnative il cervello rilascia sostanze chimiche e attiva una serie di circuiti neuronali. Se si considera ciò che si sta vivendo come una minaccia, il cervello entra in uno stato di allarme e si prepara alla difesa. Al contrario, se si affronta quella condizione come se fosse una sfida, il corpo produce una maggior quantità di energia per poterla superare e viene poi rilasciato un neurotrasmettitore, la dopamina, che fa sperimentare gratificazione.
Ascoltare i figli è fondamentale, è il primo passo per instaurare e mantenere aperta una relazione improntata sul dialogo e il confronto, anche nei momenti di difficoltà. Non è sempre facile riuscire ad ascoltarli e a comprendere i loro comportamenti e le loro motivazioni. Eppure è fondamentale: sentirsi ascoltati significa potersi fidare e sentire di essere importanti per l’altro!
Genitori
I genitori hanno bisogno di acquisire consapevolezza, strumenti e strategie per fronteggiare in modo più efficace la quotidianità e le sfide che possono incontrare nella relazione con i figli e nelle diverse fasi della crescita.
In questo modo possono diventare promotori attivi potenziando il loro ruolo, rafforzando le loro competenze, promuovendo anche nei figli la consapevolezza e l’acquisizione di efficaci abilità di vita (life skills).
e vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi.