Quelli che ti trovi accanto nel momento del bisogno.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di amici veri.
C’è und etto che dice “gli amici veri si vedono nel momento del bisogno”. Mai parole più azzeccate.
Amici veri
Certo, non solo ma è nei momenti più difficili, quando abbiamo bisogno di un sostegno emotivo, di affetto anche senza parole che si vede la vera amicizia.
Ed quello che dovrebbero capire tutti i ragazzi giovani. Che l’amico vero non è quello che esce con te al sabato e poi quando sei giù, si defila.
E lo so che, quando sei adolescente, hai bisogno di gente attorno, d esplorare, di far parte di un gruppo di pari. Ma stare con chi, in realtà, non ti è davvero amico è come uscire da soli.
Comunicazione emotiva e sostegno emotivo
Sono le parti più intense e importanti della diretta,
Come al solito, non voglio spoilerarvi tutto ma, entrambe le cose, si basano sulla presenza, la vicinanza, quel silenzio pieno d’affetto e di gestualità…non di parole al vento.
a bando alle ciance, vi lascio il link per vedere la diretta.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla scuola senza voti.
Notizia d qualche giorno fa. Una docente di un liceo di Palermo fa una proposta: la scuola senza voti. Perché’ Per non far sì che i ragazzi, a scuola, vivano con l’ansia del voto. Solo alla fine dell’anno potranno essere visibili.
Pareri
I pareri sono ovviamente contrastanti. Da un lato c’è chi dice che è giusto si prenda un provvedimento d questo tipo perché i ragazzi non devono essere giudicati coi voti.
Dall’altra parte, c’è chi dice che anche un due è educativo. Riflettiamo? sì.
Riflettiamo
Penso, e lo dico sempre, che un ragazzo non debba essere giudicato bravo ragazzo o meno, e parlo della sua persona, per i voti che prende a scuola. Ho sempre detto anche che genitori e insegnanti, perché purtroppo spesso la fanno anche loro, non devono fare paragoni.
Con nessuno: che siano compagni, fratelli, vicini di casa, parenti.
Semplicemente perché nessuno è superiore p inferiore a nessuno. Ognuno di noi ha le sue peculiartà, i suoi personali obiettivi. Ognuno di noi ha abilità differenti che non sono né superiori né inferiori a quelle di qualcun altro.
Se un ragazzo ha tutti 8 non vuol dire che è una persona migliore di chi ha tutti 6.
Il voto deve essere visto solo, come un monito, un reminder che ti dice se è il caso di impegnarti di più o se stai andando per la strada giusta. Ma solo per aver raggiunto o meno un obiettivo scolastico..
Il voto aiuta
Una parte di ragione ce l’ha anche chi dice che, in realtà, il voto aiuta a maturare.
Sì, vero. Proprio per il discorso fatto prima. Se l’obiettivo della pro è quello di vedere se avete capito o meno la lezione il voto negativo vuol dire al ragazzo che non lo ha fatto completamente.
Quindi, vista così, un due è educativo, deve essere un incentivo per il ragazzo, quindi, di di impegnarsi di più e infatti, spesso, il prof vuole vedere semplicemente un impegnarsi.
Reminder per i prof però, siate giusti con i voti, non fate preferenze( sì, è, capitato anche questo) prendete anche voi il voto come modo per incentivare i ragazzi a impegnarsi di più e allora, in questo modo, va bene anche un due.
E, se avete bisogno di me, contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che aver parlato di scuola senza voti vi sia stato utile.
Buongiorno amici. Oggi parliamo della frase punitiva fila in camera tua.
Notizia, data dal quotidiano francese Le Figaro, secondo cui il Consiglio d’Europa avrebbe vietato il time out cioè il «Basta, fila in camera tua».
Oggi, tra i suggerimenti per un’educazione non violenta, si può leggere: «Bisogna reagire al comportamento scorretto con spiegazioni e in modo non aggressivo, evitando castighi come il time out».
Naturalmente si è acceso il dibattito tra chi sostiene questa posizione e chi invece la trova scorretta o esagerata.
Il time out è davvero indispensabile?
Nelle varie trasmissioni radiofoniche non è mancata l’ironia, con le tipiche osservazioni del genere «ma dove siamo arrivati» o «se non possiamo neanche più mandarli a riflettere in camera loro, come facciamo a educare ‘sti ragazzi?», e ancora: «quando la combinano grossa, bastano davvero delle parole gentili?».
In effetti hanno ragione. Pensando all’idea di educazione che ha la maggior parte delle persone, non è possibile eliminare le punizioni e sostituirle soltanto con parole gentili.
In un articolo del 2019 (che potete leggere qui) sostenevo che per educare non servono le punizioni, ma è necessario cambiare metodo educativo.
Se infatti il metodo in uso prevede premi e punizioni risulta abbastanza evidente che togliendo le punizioni il metodo non sta più in piedi.
Ma chiediamoci: cosa sono le punizioni, se non la reazione di un adulto che non sa più che pesci prendere? Come si arriva al momento in cui il «Basta, vai in camera tua» sembra l’unica soluzione? È possibile che ci sia un modo per non arrivarci affatto?
Io credo di sì, la strada per non arrivare alle punizioni esiste, ma necessita di un cambio di impostazione a livello educativo da parte degli adulti. È indispensabile un cambio di paradigma educativo.
Il fulcro del sistema educativo senza punizioni ruota intorno al significato della parola “rispetto” e ha bisogno di preparazione, pianificazione e organizzazione.
Come evitare di arrivare a dire «Basta, fila in camera tua»
Come evitare quindi di dire «Basta, fila in camera tua!»? Prima di tutto rispettando i bambini e i ragazzi; vediamo cosa vuol dire.
Essere consapevoli che i bambini si educano fin dal primo giorno di vita. Non esiste un momento in cui i bambini sono troppo piccoli per capire; piuttosto, il modo in cui ci rivolgiamo a loro deve farsi man mano più complesso, accompagnando la crescita.
Osservare i bambini e i ragazzi per comprendere i loro interessi e i loro bisogni e prepararsi per soddisfarli. Ciò non significa essere schiavi dei bambini o concedere loro di fare quello che vogliono, ma assecondare la naturale crescita dell’individuo e fornire quelle che consideriamo le giuste risposte.
I bambini e i ragazzi non pensano come gli adulti. Secondo le neuroscienze, il cervello sarà maturo solo verso i vent’anni e quindi fino ad allora le capacità decisionali dei bambini e dei ragazzi non sono guidate dalla razionalità, ma dal desiderio, dalle emozioni, dalla curiosità personale, dal bisogno di avere tutto subito. Se si osservano i propri figli in maniera montessoriana si colgono non i “capricci”, ma i bisogni di crescita.
Anticipare sempre i grandi cambiamenti: l’ingresso all’asilo, l’inizio della scuola primaria, la sessualità, l’adolescenza, l’uso dello smartphone… Anticipare significa fornire il giusto modo di approcciarsi a quel particolare cambiamento prima che il bambino o il ragazzo adotti comportamenti scorretti. L’amorevole autorevolezza del genitore, così, ha tutto il tempo per mostrare valori, atteggiamenti, comportamenti e scelte corrette.
I bambini vanno considerati come persone alle quali manca l’esperienza, e necessitano di tutti gli elementi che, come genitori, siamo in grado di fornire loro affinché possano affrontare le piccole sfide di tutti i giorni. Dobbiamo chiaramente considerare il fatto che fino ai 9/10 anni i bambini si fidano ciecamente di noi, mentre dai 10/11 anni mettono in discussione le nostre indicazioni perché vogliono “vivere da grandi”, pur non essendolo ancora. A volte mi viene da pensare che a causa della loro fisicità e forza, della loro energia e spavalderia giovanile, alcuni si sentano addirittura invincibili, quasi fossero dei supereroi. Ma noi genitori, con il nostro bagaglio di esperienza, sappiamo che i pericoli in agguato sono più di uno. Abbiamo quindi il dovere di mostrare ai nostri figli quella che reputiamo sia la strada corretta.
Evitare le bugie: bambini e ragazzi hanno bisogno della verità. Hanno bisogno di non essere imbrogliati. Penso al momento in cui lasciamo il bambino per andare al lavoro e scappiamo, di nascosto, quando lo vediamo distratto; è il primo germe della sfiducia. Piuttosto, salutiamolo e rassicuriamolo, anche se sta piangendo, anche se è doloroso.
I genitori non dovrebbero essere amici dei loro figli. Il ruolo del genitore è quello di educare, mostrare, far crescere; quello degli amici è di vivere insieme condividendo le stesse scoperte.
L’importanza di un’educazione basata sul rispetto
L’obiettivo di un’educazione basata sul rispetto è rendere la famiglia un posto sereno in cui è sempre bello tornare, sia per i genitori sia per i figli.
Conosco molti genitori che alla fine dell’orario di lavoro farebbero di tutto pur di non andare a casa con la paura di trovarsi davanti una delle tante situazioni “da punizione”.
E conosco tanti figli che quando vedono scritto “mamma” o “papà” sul display dello smartphone sbuffano e non risparmiano gli epiteti poco gradevoli.
Ecco, credo che un’educazione che si basa sul rispetto e non sulla violenza fisica o verbale sia capace di evitare tutto ciò.
E ricordatevi che se avete bisogno de mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di fame emotiva:diretta.
Come sempre non voglio spoilerare l’intero tema trattato durante la diretta ma qualcosina la accenno.
Fame emotiva:diretta Cos’è
E’ quel malatissimo bisogno che alcune persone hanno, e non solo adolescenti, di tuffarsi nel cibo per cercare di non affrontare problemi, di dimenticare traumi o per farsi del male per cose di cui, in realtà, non abbiamo nessuna colpa.
E un cercare consolazione, appagamento nel cibo perché è l’unica cosa che ci fa stare bene, nella nostra mente.
Ma, in realtà, non pensiamo che, dopo la soddisfazione iniziale, i problemi ritornano e l’appagarsi si sostituisce con il senso di colpa che si ha verso noi stessi.
Fame emotiva: diretta le Cause
Svariate che vanno ripescate, per la maggior parte, nell’infanzia, nei nostri vissuti, nella nostra famiglia.
Vanno da chi vede il proprio corpo come un campo di battaglia da punire perché abusato, violentato.
Chi dice” non ho l’amore ma ho il cibo…il cibo è il mio migliore amico…no, non ho tempo di pensare ai problemi, sto mangiando”…si cerca di scappare dalla sfera sessuale, dal confrontarsi con gli altri, dal rifiutare le relazioni con le altre persone…è paura di affrontare gli ostacoli…il cibo…la cosa che mi appaga.
fame emotiva:diretta
Ma bob vado oltre e vi lascio alla diretta dove, alla fine, c’è anche un esercizio da fare in modo molto molto sincero:)
Non fate gli amici ma insegnate ad esternare le emozioni.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori ed emozioni.
Genitori o amici?
No, non siate amici. E questo non vuol dire non essere aperti al dialogo, anzi.
Lo sapete, infatti, che sono la prima a dire ogni santa volta che i genitori devono essere una porta aperta al dialogo e all’ascolto attivo…attivo, appunto.
Ma il genitore deve essere genitore, empatico e amorevole, sempre pronto a dare aiuto e spronare i ragazzi ma genitore. Cioè?
Gli amici
Gli amici sono una parte fondamentale della vita di ognuno di noi, figuriamoci per un ragazzo che è nell’età della scoperta di se stesso , del mondo e degli altri.
L’adolescenza, appunto, è l’età delle scoperte e dei cambiamenti, del distacco primo dalla famiglia, dal primo approccio all’indipendenza. Non si sa ancora chi si è e cosa si vuole dalla vita ma cominciamo a pensarci, a rendercene conto.
Perché un genitore non deve essere amico..perché gli amici ci sono per le confidenze più intime, per ridere, condividere , per parlare di cose che con un genitore non parleresti mai.
Ma, è anche vero, che ad un amico non chiedi un consiglio su cose importanti, non lo consideri come un porto sicuro quando hai bisogno di una spalla. Non richiedi attenzioni, l’essere capito, ascoltato, confortato, amato allo stesso modo cui lo chiedi in famiglia.
E, soprattutto, i genitori devono essere un esempio per poter crescere al meglio.
Ecco che le due figure, per fortuna, si scindono. Ecco perché i genitori non devono avere tabu coi loro ragazzi.
Emozioni
E un’ altra cosa che devono insegnare i genitori ai ragazzi è esternare le proprie emozioni.
Spesso sento dire “non piangere, dimostri debolezza. sei una femminuccia”. Eh no…piangere è un’emozione come le altre e , in quanto tale, deve essere vissuta ed esternata.
Il pianto fa bene, sia quello di gioia che quello dir abbia e di dolore perché aiuta e sfogare le proprie sofferenze o, nell’altro caso, a condividere anche senza parole la propria gioia.
E, se avete bisogno del mio aiuto per tutto questo, contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che parlare di genitori ed emozioni v sia stato utile. Alla prossima amici:)
Buongiorno amici. Oggi parliamo di giovani e alcol.
Il problema dell’abuso di alcolici tra i ragazzi è ancora troppo sottovalutato, nonostante sia estremamente diffuso e comporti conseguenze gravissime sulla salute.
Il dato allarmante è che i ragazzi si avvicinano all’alcol sempre più precocemente e ne abusano già a partire dagli 11-12 anni.
Solitamente ciò accade con maggiore frequenza durante le feste, ad esempio capodanno o pasquetta, le vacanze estive o il fine settimana, come riportano spesso anche i titoli dei giornali.
Evasione
I ragazzi, infatti, avendo più tempo a disposizione, vivono questi momenti come un’evasione dai loro problemi e sentendosi svincolati dai doveri della loro quotidianità, come ad esempio la pressione della scuola e dei compiti oppure l’incubo della sveglia la mattina, si sentono in diritto di fare tutto e di andare oltre.
Per questa ragione osano di più, si sentono deresponsabilizzati e sostenuti anche dal gruppo dei pari che ha, da questo punto di vista, una funzione di rinforzo negativo.
Cronache
Uno dei casi di cronaca coinvolge un ragazzo di soli 14 anni, in provincia di Alessandria, trasportato d’urgenza in ospedale perché ha rasentato il coma etilico, dopo aver trascorso una serata insieme agli amici e aver ingerito grosse quantità di rum.
Partendo dal presupposto che alla cronaca arrivano solo ed esclusivamente i casi più gravi, dobbiamo considerare che il numero delle intossicazioni, soprattutto alcoliche, è elevatissimo.
Infatti, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza nella fascia d’età compresa tra gli 11 e i 13 anni, il 36% dichiara di bere bevande alcoliche e 1 su 10 si è già ubriacato.
Tra i ragazzi più grandi i numeri salgono notevolmente: il 55% degli adolescenti, dai 14 ai 19 anni, beve alcolici e il 24% lo fa anche fino a stare male, non rendendosi conto di quanto sia nocivo per la propria salute.
Abuso
L’abuso di alcol, in una fase di sviluppo delicata come l’adolescenza, può avere effetti devastanti, portando a complicanze gravi e danni irreversibili fino, in alcuni casi, alla morte, considerando che spesso i ragazzi mischiano gli alcolici con energy drink, farmaci e droghe per amplificare gli effetti e raggiungere più rapidamente lo sballo.
Alcol che distorce la realtà ed espone ai pericoli
E’ importante non dimenticarsi dei pericoli associati all’abuso di alcol perché, inevitabilmente, l’assunzione di alcolici e di mix di sostanze genera numerosi incidenti.
Troppo spesso, infatti, i ragazzi si mettono alla guida dopo aver bevuto oppure arrivano a rischiare la vita anche in altri modi, attraverso tutta una serie di comportamenti che mettono a repentaglio la loro vita.
L’alcol mette a dura prova il corpo, lo mette sotto pressione, altera la soglia del dolore e la capacità di percepire il pericolo, inibendo la lucidità mentale e aumentando il rischio di farsi male.
In quei momenti, i ragazzi si sentono onnipotenti, pensano solo all’aspetto ludico legato al divertimento, senza riflettere sugli esiti immediati di ciò che stanno facendo, come è accaduto ad esempio con i selfie estremi, in cui per immortalare le loro inutili “prodezze” hanno messo a repentaglio la loro stessa vita.
Cosa bisogna fare?
Certamente bisognerebbe fare prevenzione a partire dalle scuole primarie, informando i bambini in maniera più sistematica sui danni e sull’impatto degli alcolici sulla salute: nel momento in cui le conseguenze non sono immediate ma a lungo termine, i ragazzi fanno ancora più fatica a prendere consapevolezza del problema e ad avvertirlo come un pericolo reale.
Inoltre, non avendo una maturità e un’autonomia psichica, quando abusano delle sostanze alcoliche lo fanno in maniera irresponsabile, completamente in balìa dell’inconsapevolezza e degli eventi.
Per tale ragione, c’è un bisogno enorme di responsabilizzarli, sin da quando sono piccoli, evitando di fare paternali o parlare unicamente in termini allarmistici.
In questi casi, anche le imposizioni e le minacce di punizioni da parte dei genitori non servono, perché il concetto di limite si costruisce in una fase precoce e deve essere interiorizzato gradualmente, in modo tale che crescendo i figli siano in grado di tutelarsi autonomamente e sappiano dire no quando si accorgono che si sta esagerando, anche quando il gruppo fa delle cose che non si dovrebbero fare.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione contattie consulenze del sito
Io spero che parlare di giovani e alcol vi sia servito.
Buongiorno amici . Oggi riflettiamo sulla diretta: dipendenza affettiva.
Dipendenze
Tutto ciò che è definito come tale è tossico e merita un aiuto per essere debellato.
Contrariamente a quanto comunemente si pensa, infatti, on esistono solo le dipendenze legate al consumo di alcol, droga, gioco, cuibo…ma esistono anche le dipendenze affettive letali tanto quanto le precedenti.
Cos’é- diretta: dipendenza affettiva
E’ quel bisogno patologico di qualcuno che ci da’ affetto, attenzioni , che si occupa di noi. Ma questa figura diventa così totalitaria che, dovesse, come succede, finire il rapporto, crea un vuoto infinito, perché senza questa persona non si riesce letteralmente a vivere.
E qui comincia l’ansia, la depressione a volte purtroppo, anche la violenza contro la persona stessa o qualcuno legata ad essa vista, oltretutto, come il terzo incomodo, quello che porta via il malcapitato, innocente, da noi.
E la dipendenza affettiva non è solo legata ai legami di coppia. Ma coinvolge anche membri della famiglia e amici.
La gelosia, infatti, per un’amica quando parla con una terza amica è tale da causare disturbi del sonno, paura dell’abbandono e…violenza.
Cause- diretta: dipendenza affettiva
Tantissime le cause che portano a questo tipo di dipendenza e, quasi tutte, da ricercare ne nostro passato. Ma nn voglio anticiparvi troppe cose perché spiegherò tutto nella diretta.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenti oppositivi e del perché è un ben che lo siano.
Adolescenti oppositivi
Chi è genitore o è spesso a contatto con ragazziadolescenti, si aspetta un atteggiamento oppositivo da parte loro. Eppure sempre più spesso gli adulti si trovano spiazzati di fronte a ragazzi e ragazze che non sfidano apertamente e non si ribellano all’autorità. Vuol dire che non esistono più adolescenti oppositivi? No, solo che l’oppositività oggi si manifesta in passività, rifiuto a collaborare a un progetto comune, mancata voglia di immaginare un futuro in cui essere responsabili.
Essere oppositivi è necessario
«Il mondo adulto e l’adolescenza – esordisce l’esperto – sono da sempre in conflitto e questo non è un male di per sé: i giovani spesso definiscono la propria identità per contrapposizione con quella delle figure adulte».
A questo però contribuisce anche un’errata interpretazione del ruolo educativo degli adulti, che spesso si vedono come controllori e domatori: Siamo ancora legati al modello dei giudici da reality show, che sanzionano, condannano e si impongono con autorità. Chi cerca di mediare, nella società adulta, non ha successo: è certamente anche a questa deriva che gli adolescenti si ribellano. La necessità di opporsi per crescere però sta iniziando a venir meno. Perché?
Adolescenti passivi: perché
Gli adolescenti di oggi non sono più così provocatori, non cercano lo scontro aperto con le figure adulte. Un dato di fatto osservato da tutti i soggetti che si occupano di minori, ma ancora difficile da decifrare.
Da un lato i ragazzi e le ragazze si trovano di fronte sempre più frequentemente adulti che si sottraggono al conflitto, che faticano a sostenerlo; dall’altro però sono loro stessi a rivolgersi sempre meno alle generazioni più anziane per avere un confronto.
La società adulta certamente li considera sempre meno, ma anche loro cercano gli spazi per emergere avendo come riferimento i coetanei e non una collettività che prevede scambi intergenerazionali: non sono più interessati, insomma, a entrare in conflitto con un genitore o un professore.
Adolescente sfidante vs adolescente passivo: le differenze
Gli adolescenti di oggi stanno dunque crescendo indipendentemente dalle generazioni precedenti, senza l’aiuto di un adulto di riferimento cui opporsi.
anche chi non riesce a evolvere da solo, non risponde alle sollecitazioni degli adulti: «Questo un po’ perché gli adulti sono fermi all’idea di adolescente che c’era 20 anni fa e, non comprendendo i giovani d’oggi, fanno loro proposte senza significato. I teenager con un atteggiamento passivo però sembrano non riconoscere l’esistenza di un altro, pensano di poter crescere a prescindere da tutto e tutti.
Per loro non è importante stare all’interno di una società, conta solo il confronto con il gruppo dei pari e la capacità di emergere con ogni mezzo al suo interno».
Come coinvolgere un adolescente passivo
Qualche strumento e strategia per attivare gli adolescenti “oppositivi” di oggi.
Parlate con loro. Gli adulti di oggi devono dimenticare le proprie idee sull’adolescenza e tornare ad essere curiosi: Per capire chi sono dobbiamo metterci in ascolto e conoscere le culture in cui sono immersi, i loro interessi, i loro passatempi.
Personalizzate l’approccio. Ogni ragazzo è a sé e una sola modalità di azione non può funzionare per tutti. È possibile includere sia chi ha un atteggiamento più sfidante sia chi è più passivo, ma le modalità e i tempi di coinvolgimento sono diversi.
Progettate CON loro. Non attivate progetti sui ragazzi, ma con i ragazzi. L’apatia o passività è una reazione uguale e contraria al desiderio di protagonismo esistente in tutti i giovani: se invece di trattarli come destinatari di una proposta li mettete al centro come soggetti e attori, scardinate questo meccanismo.
Fate squadra. Si parla sempre di alleanza educativa ma poi i soggetti in gioco attorno agli adolescenti (insegnanti, allenatori, educatori e genitori) si parlano molto raramente. È proprio difficile coinvolgere il soggetto al centro, se non lo conosciamo e se non mettiamo insieme le informazioni per conoscerlo. Ricordiamoci che la resilienza, di cui tanto si dice, non è una caratteristica personale ma ambientale e di contesto: dipende da quanto tiene la rete sociale attorno a una persona. Nessuno ce la fa da solo.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di un premio di 100 uro a chi ha la media del 9…assurdo.
No…parto subito col dire che questo non è assolutamente un metodo educativo sensato. Ma a cosa dovrebbe portare?
Se un insegnante incentivasse alla media del nove in questo modo otterrebbe un solo risultato: i ragazzi farebbero di tutto per avere quei soldi, non per andar bene a scuola.
Il fine giustifica i mezzi? In questo caso, ma come per altre cose, assolutissimamente no.
Soluzione inutile
E’ inutile non soltanto per il motivo detto sopra…ma perché non è possibile che tutti ottengano tale media.
I ragazzi, fortunatamente, sono tutti diversi, noi siamo tutti diversi.
cosa vuol dire? Vuol dire che ognuno di loro, come di noi, ha le proprie capacità, inclinazioni e i loro tempi per poter raggiungere i propri personali obiettivi.
Obiettivi
Ho detto propri obiettivi.
Lo specifico perché troppe volte i genitori paragonano il loro figli con i compagni, loro stessi, i fratelli causando solo sconforto, spesso aggressività, altrettanto spesso depressione e senso di fallimento che, in realtà, non deve esistere.
Provate solo a pensare come si possa sentire un ragazzo che, per mettendocela tutta sta media del nove proprio non riesce ad avere?
Si sentirà, sbagliando, un fallito rispetto ad altri che, forse, potrebbero davvero farcela. E vi sembra questo il modo per migliorare l’autostima e incentivare alo studio? assolutamente no.
Autostima
L’unica cosa che devono fare i genitori in primis e gli insegnanti in second’ ordine è cercare di aumentare l’autostima dei ragazzi. E non promettendo soldi, non aumentando il senso di competizione malsana con gli altri compagni.
Ma stimolandoli a mettercela tutta, tutto se stessi , anima, cuore, cervello per raggiungere un obiettivo.
E non c’etra niente il voto. Non pensiamo, adulti e non, che il voto ci identifichi come persona.
L’importante è dimostrare a se stessi soprattutto che con l’impegno posso farcela, solo con questo.
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Io spero che riflettere sul premio di 100 euro a chi la la media del 9 vi sia stato di aiuto.
Come sempre non voglio anticiparvi grandi cose ma solo dirvi che, il silenzio attivo, è fondamentale.
Cos’è
E’ la sospensione della comunicazione che un genitore fa nei confronti del proprio ragazzo.
Attenzione però, questo non deve essere un atto punitivo, una reazione emotiva ad una risposta che non ci aspettavamo o ad un non rispettare una regola, cose che, comunque, sono all’ordine del girono in questa fascia d’età.
Quando applicarlo
Deve essere applicato solo e soltanto nei casi in cui c’è una reazione grave, davvero grave ed aggressiva da parte del ragazzo in questione.
E questo silenzio, appunto, deve essere motivato. Deve essere un modo per portare il ragazzo a riflettere sui motivi per cui, io, ho deciso di non parlarti più per due ore, mezza giornata.