Buongiorno amici. Oggi parliamo di discriminazione e lo facciamo insieme ad un’ospite speciale: Giulia e il suo Raimondo.
Discriminazione secondo Raimondo
Chi è raimondo? Lo scoprirete guardando questo importantissimo video girato insieme.
Importante non solo perché tocca un tema, uno dei tanti, a me caro. Ma perché vediamo come fare per far capire ad un gruppo un pochino più giovane, i bimbi appunto, com’è bello conoscere, dialogare, comunicare senza pregiudizi.
Lo so,già è difficile con gli adulti parlare di discriminazione a vi assicuro che abbiamo trovate la quadra giusta. Quindi, godetevi questo video e magari…guardatelo con i vostri figli, non importa quanti anni abbiano.
Raggiungi l’obiettivo partendo dai micro obiettivi quotidiani
Buongiorno amici. Oggi vediamo il perché, spesso, diciamo “non ce la faccio” davanti un obiettivo che ci siamo prefissati.
A che punto della scala siete voi?
Tutti, davanti un nuovo inizio, una nuova prova, un obiettivo che ci sta a cuore siamo incerti, a volte anche spaventati.
Perché ci fermiamo ai primi gradini?
Per scarsa autostima, per le troppe aspettative che gli altri hanno di noi, per paura di un improvviso ostacolo.
Gli sbagli
L’autostima. In primis gioca questo fattore e qui, se si parla di ragazzi, deve giocare un ruolo fondamentale il genitore.
I genitori, ovviamente, di errori né fanno perché, insieme ai ragazzi, crescono loro.
Ma il macro errore che fanno è caricarli di aspettative, le Loro.. Non quelle dei ragazzi.
Cosa fare? Portarli ad avere coraggio, a insegnare loro a mettercela tutta per raggiungere l’obiettivo che loro si sono prefissati. E puntare sulle loro potenzialità che possono essere diverse da quello che vi aspettavate ma sono le Loro.
E, poi, lasciate che facciano errori senza rimproverarli. Gli errori insegnano, fanno crescere.
La scala
Ma pensate a come vi sentireste se non provaste a farlo… Se, per una semplice perplessità, paura (che a volte ci inculcano gli altri) vi fernaste. Come vi sentireste?
Frustrati, Insoddisfatti, vivreste pensando “chissà come sarebbe stato se….”. E voi volete questo? Penso proprio di no.
E allora non lasciatevi fermare da nulla. Ci saranno difficoltà, vero, ma quello che vi farà andare avanti a testa alta è la vostra volontà, il vostro obiettivo in fondo alla scala.
E allora sbagliate, tutte le volte che volete, ma rialzatevi e continuate perché il panorama da lassù è stupendo 🙂
Mai dire non ce la faccio.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi vi pubblico il video webinar : perché gli altri.. ci sembrano migliori di noi.
Camtv- video webinar perché gli altri…
Chi mi conosce e segue da un po’ di tempo, sa che una volta a settimana faccio delle live sulla piattaforma instagram dove tratto degli argomenti più delicato che riguardano non solo genitori ma anche adolescenti.
A volta e sono sotto forma di webinar in cui vi spiego il perché re il come delle cose altre volte condivido la mia diretta con ospiti.
I temi- video webinar perché gli altri…
Come faccio a scegliere it emi da pubblicare?
Semplice: attingo ai cassetti della mia esperienza, del mio lavoro coi ragazzi e le loro famiglie e tratto, appunto, di argomenti che potrebbero aiutare altre persone che sit rvoano nelle loro stesse situazioni.
Altre volte, invece, sono proprio le persone che mi seguono che, tramite dm, mi chiedono di trattare determinati argomenti.
E allora ecco il video, girato giovedì, su uno degli argomenti che è piaciuto di più.
Il video, ossia il link che vi giro qui, è stato pubblicato sulla piattaforma camtv dove mi potete trovare come “dottoressa Napolitano” o come “adolescenti istruzioni per l’uso”.
Qui, infatti, trovate tutte le dirette rese webinar e che i membri della membrship possono accedere.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di body shaming e delle conseguenze sugli adolescenti.
Quello del Body shaming è un problema quotidiano per bambini e adolescenti: ecco quali sono i motivi più comuni.
Il problema
Il problema del body shaming esiste da molto, moltissimo tempo. Durante la nostra infanzia, e ancor più durante l’adolescenza, a molte sarà capitato di ricevere offese e insulti (più o meno diretti) per via di una particolare caratteristica del proprio aspetto fisico. Un tempo questa forma di bullismo veniva spesso semplicemente ignorata dagli adulti. Nel frattempo, noi abbiamo cercato di superare gli attacchi nel miglior modo possibile. Fortunatamente, con il passare degli anni si è prestata sempre più attenzione nei confronti di comportamenti che un tempo venivano considerati “normali” o frutto di innocue “ragazzate”.
Questo rappresenta senz’altro un progresso per la nostra società, ma purtroppo la strada da percorrere è ancora molto lunga.
Sondaggio
Un recente sondaggio condotto su un campione di più di 6 mila pre-adolescenti e giovani di età compresa fra i 10 e i 17 anni ha infatti rivelato che 9 intervistati su 10 sono stati vittime di body shaming almeno una volta nella vita.
Il sondaggio intitolato “Domande Scomode sull’adolescenza” è stato realizzato da Skuola.net in collaborazione con Lines e Tampax, ed ha fatto emergere una realtà ancora ben lontana dall’essere rosea. Dalla ricerca è infatti emerso che 3 adolescenti su 10 considerano un fatto “quotidiano” l’essere presi in giro per il proprio aspetto fisico.
Oltre al peso (un problema che interessa più della metà dei partecipanti), anche l’aspetto delle braccia, delle gambe e dei fianchi sembra essere spesso preso di mira. Ma esattamente da chi provengono gli insulti e le critiche? Non sorprende sapere che nella maggior parte dei casi gli artefici del body shaming sono proprio i coetanei e i compagni di classe (nel 60% dei casi), ma anche i compagni più grandi e talvolta persino gli adulti non risparmiano i giovani dalle critiche.
Body shaming: le conseguenze per adolescenti e bambini
Ma a questo punto, quali saranno le conseguenze di questo dannoso comportamento? Semplice: circa 1 intervistato su 4 ha ammesso di non sopportare la vista del proprio corpo senza vestiti, neanche nell’intimità della propria camera.
A pagare le spese di un fenomeno che non sembra accennare a diminuire sono soprattutto le ragazze. Queste ultime ricevono insulti non “solo” per il loro aspetto fisico, ma anche per una serie di luoghi comuni e falsi miti legati al ciclo mestruale. Ad esempio, il nervosismo o l’eccessiva tendenza a lamentarsi vengono immediatamente associati alle mestruazioni, più che a un problema “reale”.
Come combattere il problema?
Ma è possibile superare questo problema? In realtà si. La soluzione però non deve essere lasciata solo nelle mani dei giovanissimi. Genitori, insegnanti e medici dovrebbero infatti fornire le giuste informazioni e il giusto supporto a questi ragazzi sempre più vittime delle critiche.
Purtroppo sembra che al momento gli adolescenti e i giovanissimi cerchino invece le informazioni on line e al massimo dai loro coetanei. Così facendo, ricevono spesso indicazioni scorrette o persino suggerimenti dannosi per il loro benessere fisico e psicologico.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezioen “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori invadenti e di tutto quello che comporta.
Essere invadenti non ha nulla a che vedere con l’essere premurosi. Un genitore può essere premuroso senza essere invadente. Queste prime due frasi sono doverose perché spesso, i genitori, celano la loro invadenza dietro un eccesso di premura, quasi di preoccupazione spasmodica per il figlio. Diciamolo una volta per tutte: l’invadenza non ha nulla a che fare con la cura, con l’essere premurosi.
So che molti genitori storceranno il naso a leggere queste prime righe ma è così, l’invadenza non è una naturale evoluzione della preoccupazione ma è una chiara mancanza di rispetto, una chiara violazione dei confini psicorelazionali del figlio.
Il genitore che vuole gestire la vita di suo figlio- genitori invadenti
Più che alla volontà di proteggere il figlio, l’invadenza è meglio associata alla desiderio di voler gestire la vita del figlio. A questo può arrivare un genitore che tratta il figlio come un’estensione di sé, non riconoscendogli una sua identità personale.
Ciò succede quando il genitore proietta nel figlio parti di sé come pure tutte le sue ambizioni mancate, i suoi sogni infranti e le sue ferite. Così il figlio avrà il compito di riscattare la vita del genitore, di prendere in eredità, il carico emotivo del genitore. Lo scotto da pagare? Quel bambino non sarà mai in grado di sviluppare un’identità propria.
Questo andamento lo vediamo spesso in quei genitori che organizzano la vita del figlio, che già gli hanno programmato il percorso di studi, le amicizie da frequentare e le attività extrascolastiche, senza mai interessarsi davvero alle ambizioni del piccolo. Servendosi di sensi di colpa, ricatti emotivi e manipolazione affettiva, alcuni genitori sono capaci di inculcare la propria volontà nel figlio ancora piccolo. Iniziano sostituendo i desideri del bambino, con i propri.
Quel bambino, ben presto, si ritroverà a invalidare se stesso e a negare parti di sé per soddisfare il genitore. Ricordiamoci questo, un bambino vuole giocattoli, vuole dolciumi ma più di tutto vuole vedere nel genitore quel bagliore di fierezza, vuole sentirsi importante ai suoi occhi e, anche se non lo da a vedere apertamente, fa di tutto per riuscirci, anche se questo significa rinunciare a se stesso.
E da adulti?- genitori invadenti
Se prima, da bambini, era la gestione del tempo, i vestiti da indossare e le attività extra scolastiche, quando i figli sono adulti, quei genitori non smettono e continuano a esercitare la propria invadenza. Ecco che vogliono avere influenza su:
la scelta del partner
la carriera (studio e lavoro)
la stessa relazione genitore-figlio (livello di attaccamento e confini)
Un buon genitore, imperfetto come tutti gli esseri umani ma che riconosce al figlio una sua identità, può provare disappunto verso la scelta del partner esercitata dal figlio, tuttavia riesce ad accettarla. Può fargli presente determinati atteggiamenti del partner ma senza mai rimanere invischiato nelle dinamiche di coppia. Insomma, riesce a gestire i confini perché, prima di tutto, accette e stima suo figlio.
Un genitore invadente, invece, se il figlio devia dal suo programma e gli presenta un partner non congeniale ai suoi piani, non solo palesa il suo disappunto ma glielo farà pesare. Lo farà a ogni litigio, anzi, non perderà nessuna occasione per sottolineare quanto l’abbia deluso con quella scelta. Già, perché fin da bambino, il genitore ha creato un vincolo. Ha vincolato l’erogazione dell’amore alla condotta del figlio. Un ricatto bruttissimo che i genitori invischianti operano spesso.
La sintesi è questa: se vuoi il mio amore, devi essere ciò che voglio io e negare chi sei veramente. È così che i genitori innescano nei figli, fin da piccoli, il seme dei conflitti interiori. Ancora peggio, gli insegnano l’amore condizionato, cioè un amore senza accettazione, senza stima… cioè un amore che in realtà, non è affatto amore dato che accettazione e stima sono alla base!
I genitori invadenti sfruttano impropriamente il suo potere
Quando un bambino viene al mondo è indifeso e bisognoso di cure. Il genitore si fa carico del figlio e, man mano che egli cresce, innesca un’insana dinamica di potere che suona così:
Io ti ho nutrito
Ti ho cresciuto
Io ti ho mantenuto economicamente
Ho investito le mie energie su di te
Ora tu mi appartieni, sei in debito!
Ovviamente, tale dinamica di potere sarà ben nascosta e mascherata da parole come “sacrificio”, “amore”, “preoccupazione” ma inevitabilmente emergerà mediante frasi quali: «per tutto quello che ho fatto per te», «me lo devi», «non puoi farmi questo», «tu puoi fare quello che vuoi ma poi non contare su di me» (che quindi, significa, puoi fare solo ciò che voglio io, perché il bambino ha solo i genitori su cui contare).
Questa dinamica, innesca una serie di ricatti morali nel figlio che si sentirà obbligato ad accondiscendere ai bisogni genitoriali, in lui emergeranno sensi di colpa, vergogna, sensazione di non essere abbastanza, rabbia repressa, ferita del rifiuto (…). In determinate situazioni, nel figlio emerge una rabbia più esplicita, accompagnata da condotte ribelli.
Purtroppo la mentalità gerarchica e priva di amore che ho descritto nei 5 punti elencati in precedenza, è molto più comune di quanto si possa immaginare. Chi decide di mettere al mondo un figlio dovrebbe farlo mosso dal desiderio di donare amore incondizionato. Non è quel bambino che ha chiesto di venire al mondo. È dunque dovere del genitore supportare, nutrire e assicurare al figlio un’istruzione. Nel farlo, non guadagna alcun credito, non dovrebbe maturare alcuna pretesa! E questo non è affatto triste. Sapete perché? Perché un legame solido e ben nutrito, ripaga più di qualsiasi ricatto morale, ripaga più di qualsiasi pretesa.
Quando il genitore non riconosce al figlio il diritto di esistere
Un genitore invadente, non riconosce al figlio il diritto di esistere perché sistematicamente gli nega l’opportunità di pensare con la sua testa. Il figlio finisce per interiorizzare completamente il punto di vista genitoriale oppure per detestarlo. Un figlio che viene costantemente invalidato, in realtà, non ha la consapevolezza di ciò che sta subendo, si sente solo oppresso e non riuscendo a dare un significato a quei sentimenti di oppressione, potrebbe ripercuoterli su tutto (genitori, compagni di scuola…), oppure potrebbe annullare completamente se stesso.
In entrambi i casi, un genitore invadente non si rende conto che con le sue pretese nascoste, con i suoi obblighi morali, finirà per:
seminare il risentimento a lungo termine
fomentare rabbia
creare un attaccamento disfunzionale e precario
negare al figlio autonomia e individuazione
creare un legame del tutto fasullo
Un genitore che riconosce al figlio il diritto di esistere in proprio, senza dipendenza e oppressione, gli consente di sviluppare idee, preferenze, bisogni propri e un pensiero personale che potrebbe anche essere divergente da quello genitoriale. Ci sta!
Quando l’invadenza è solo legata alla preoccupazione
Vi sono forme di invadenza più innocenti che possono rimandare alla mera e fisiologica preoccupazione. Queste forme, sono più caratteristiche dei genitori ansiosi. In questo caso, l’invadenza si fa sentire quando il figlio passa molto tempo fuori casa. Il genitore sente il bisogno di rassicurarsi costantemente sullo stato di benessere del figlio e così può essere più pressante con telefonate e dettare regole di rientro più rigide.
Potrebbe capitare che il genitore diviene più presente nella vita del bambino prima e dell’adolescente dopo. In forme più complesse, il genitore potrebbe involontariamente non incoraggiare un’indipendenza adeguata allo sviluppo (la classica mamma chioccia).
Ma in questi casi, mancano tutte le componenti di repressione, obbligo, mancano i ricatti morali (…) e soprattutto, il figlio non è vissuto come uno strumento di realizzazione personale ma solo come un destinatario di amore e cure. Non solo, con la crescita del figlio anche il genitore inizia a sentirsi più sicuro così da superare insieme i timori e le incertezze legate al futuro.
Alla ricerca di uno scopo
Il genitore diviene invadente e bramoso di gestire la vita del figlio quando la sua stessa identità è coinvolta nella realizzazione del figlio. Il successo del figlio fa sentire i genitori migliori, realizzati, come se la loro vita (percepita come priva di senso) avesse finalmente uno scopo, una direzione chiara! Il figlio non è vissuto come una persona a sé ma un mezzo mediante il quale soddisfarsi.
Fare il genitore è sicuramente difficile ma talvolta manca proprio l’ABC. In fondo, per essere un buon genitore, basterebbe riconoscere al bambino il suo diritto d’esistere come individuo a sé, degno di stima e di amore.
E, che voi siate genitori o figli, se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di autostima e adolescenza.
L’ adolescenza è quella fase della vita nella quale i protagonisti cercano di trovare il loro posto nel mondo e di capire chi diavolo sono. È per questo che l’autostima ha un ruolo fondamentale: cavalcandola, i ragazzi potranno affrontare le diverse sfide che implica questa fase, che non sono poche è hanno tutte una certa importanza.
D’altra parte, anche se vogliono uscire dalla protezione che viene offerta loro dai genitori e da altre figure di riferimento, continuano a dipendere da loro che, inoltre, continueranno a condizionare parte della visione che hanno del mondo e di loro stessi. In questo modo, adottando il punto di vista dei genitori, capiremo quanto è complicato il loro ruolo nella fase dell’adolescenza.
Parliamo di quel “doverci essere senza esserci davvero” o “esserci, ma restando nell’ombra”, come quando sono piccoli e fanno i loro primi passi. I genitori li lasciano andare, ma li seguono molto da vicino, perché sanno che devono raggiungere i loro obiettivi, ma questa volta senza il loro aiuto diretto. Anche se ha volte non sono ben accetti, i genitori continuano a essere responsabili per i propri figli durante l’adolescenza, sia delle loro azioni sia della loro educazione o della loro autostima.
Tutti i genitori vogliono vedere i propri figli raggiungere il successo. Nonostante ciò, molti dimenticano che, oltre ai risultati, gli adolescenti devono superare sfide importanti, come quelle relazionate alla propria immagine e alla propria autostima. Così, la realtà ci dice che molti giovani hanno problemi a essere accettati, sia dagli altri sia da se stessi.
I genitori possono avere un ruolo fondamentale nel costruire un senso di identità nei propri figli adolescenti.
L’importanza dell’autostima durante l’adolescenza
L’autostima durante l’adolescenza influisce sulla vita e sulle decisioni del ragazzo, sulle sue relazioni e sul suo rendimento scolastico. Per questo motivo, è importante sottolineare che una bassa autostima può portare gli adolescenti ad assumere comportamenti rischiosi, tra i quali troviamo il consumo di droga, la violenza, i disordini alimentari, le abitudini sessuali rischiose, ecc. Per non parlare di quanto sono vulnerabili di fronte alla pubblicità di sette o gruppi violenti.
Non possiamo dimenticare nemmeno che l’autostima degli adolescenti è la base del loro futuro come adulti. La vita è già abbastanza difficile con un’immagine positiva di se stessi per darla per scontata o sottovalutarne l’importanza.
Consigli per aumentare l’autostima degli adolescenti
Anche se non si tratta di un compito facile, a volte i genitori devono usare tutti i mezzi a loro disposizione per migliorare l’autostima dei propri figli adolescenti. Ecco alcuni consigli per riuscirci.
Stabilire limiti ed aspettative
Anche gli adolescenti hanno bisogno di alcuni limiti, anche se adattati alla loro età. Se durante l’infanzia i limiti sono fondamentali, durante l’adolescenza sono vitali se si desidera che i propri figli crescano in sicurezza e siano responsabili. È quindi importante stabilire delle regole e delle aspettative che si adattino a quelle che vogliono gli adolescenti, in modo da contribuire alla loro crescita, invece di limitarla.
Durante il periodo dell’adolescenza, si presentano situazioni che, non essendo ancora abitudinarie, bisogna lasciare incontrollate. Aspetti come le uscite con gli amici, l’uso di dispositivi mobili o la scoperta della sessualità, ad esempio, vanno affrontati con il dialogo, argomenti e accordi che vanno rispettati da entrambe le parti. È qui che entra in gioco l’abilità dei genitori di negoziare, di stabilire delle regole che nascano anche dal consenso dei figli adolescenti, senza che siano limiti che manchino di condiscendenza.
La comunicazione con gli adolescenti deve essere fluida e aperta, deve favorire una relazione flessibile nella quale, senza esser dispotici, i genitori sappiano esercitare l’autorità che spetta loro. Le regole devono essere chiare e devono trasmettere valori concreti.
Essere generosi con i complimenti
Molti genitori si sforzano, perché i propri figli diano il meglio di loro e si superino, ma troppo spesso si concentrano su ciò che gli adolescenti non hanno fatto bene o su come potrebbero migliorare. Invece, anche se gli adolescenti hanno bisogno di stabilire delle mete, è importante anche che sappiano quando hanno fatto bene qualcosa e persino quando superano se stessi, anche se hanno ancora molta strada da fare.
Per gli adolescenti, è anche importante ricevere elogi specifici quando usano abilità che loro stessi hanno deciso di sviluppare o quando sono particolarmente bravi in una disciplina. Anche se i gusti o le aspirazioni dei figli possono non essere le stesse dei genitori, bisogna rispettarli e riconoscerne il valore. Non bisogna dimenticare che, anche se la loro maturità non permette ai genitori di concedere loro un’indipendenza totale, alla fine sono le loro vite che stringono tra le mani.
Tuttavia, non bisogna nemmeno esagerare con i complimenti e dimenticarsi di tutto il resto. Gli elogi presentati nel modo giusto sono una vera e propria carica per la loro motivazione, ma un eccesso può aver conseguenze negative, soprattutto se questi elogi sono sempre accompagnati da ricompense materiali, ben lontane dall’attività nella quale hanno messo l’impegno che i genitori vogliono premiare.
Incentivare la formazione di opinioni proprie
Gli adolescenti amano dire la propria. Ciò li fa sentire grandi e permette loro di spiccare. Inoltre, dà loro la possibilità di fare una delle cose che amano di più: discutere. Questo è normale e necessario.
Nonostante ciò, ci sono molte situazioni in cui gli adolescenti, poiché non hanno un criterio proprio per formare le loro opinioni, usano quelle degli altri e, guidati dalla convinzione sbagliata che chi più urla o più masse smuove è il migliore, adottano quel punto di vista senza metterlo in discussione.
I genitori devono incentivare la formazione di opinioni personali nei figli, senza imporre loro le proprie idee o quelle degli altri. Devono offrire una visione ampia del mondo e rendere possibile una vasta gamma di esperienze che permetta loro di pensare in libertà.
Incentivare la presa di decisioni
Gli adolescenti devono imparare anche a prendere le proprie decisioni, a esserne responsabili e a decidere d’accordo a criteri che si basano sui loro valori personali. I genitori fanno bene a permettere ai propri figli adolescenti di decidere da soli, di scegliere i propri gusti e le proprie aspirazioni, sempre se ciò non li esponga a un serio rischio. Tornando all’esempio del bambino che sta imparando a camminare: dobbiamo permettergli di dirigersi nella direzione che preferisce, sempre se lungo la sua strada non ci sono ostacoli imminenti che possono mettere a rischio la sua vita.
La questione non finisce qui. I genitori devono aiutare i propri figli a tracciare un piano che sia coerente con le proprie decisioni e che agisca d’accordo alle decisioni che hanno preso. Bisogna anche lasciare che affrontino le conseguenze delle proprie azioni e delle proprie decisioni. Va bene offrire loro un sostegno per risolvere i problemi, ma senza guidarli per mano né facendo tutto lo sforzo per loro.
Io spero che parlare di autostima e adolescenza vi sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo degli adolescenti ribelli e del perché, in fondo, essere ribelli è positivo.
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.
-Garcia, 2019-
Quando preoccuparsi?
È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.
La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.
In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.
Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.
-Garcia, 2019-
Quando preoccuparsi?
È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.
La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.
In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.
L’indipendenza emotiva può generare nell’adolescente paure, dubbi e insicurezze.
Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita
Sebbene ogni adolescente sia diversi, le seguenti linee guida possono aiutare i genitori a non ostacolare l’indipendenza dei propri figli:
Lavoro di terapia personale. Vedere i figli abbandonare l’infanzia fa male, può essere molto doloroso rendersi conto di non essere più le loro uniche figure di riferimento. Lavorare su queste emozioni si rivela estremamente utile.
Confrontarsi con altri genitori per condividere esperienze e consigli.
Essere flessibili e tolleranti. Tollerare una risposta negativa e accettare i desideri dei figli, completamente diversi dai desideri personali.
Essere empatici ricordando la propria esperienza adolescenziale. Pur trattandosi di persone e tempi molto diversi, sicuramente potrebbero esserci degli elementi in comune.
Parlare molto con gli adolescenti per cercare di capire davvero i loro desideri.
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
Io spero di aver fatto un po’ di chiarezza sugli adolescenti ribelli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori irrisolti. Ma chi sono?
Ci sono genitori che non si mettono mai in dubbio, fermamente convinti della loro autorità genitoriale e poi ci sono genitori che vivono di ansia e paure e talvolta si sentono inadeguati nel loro ruolo genitoriale. Per quest’ultima categoria, c’è una buona notizia: chi riesce a mettersi in dubbio può trovare spunti per crescere, modi per migliorare e sì, via via può imparare ad acquisire la giusta misura di sicurezza così da allentare inadeguatezza, ansie e paure.
Errori
Ogni genitore e, più in genere, ogni essere umano, dovrebbe partire dal presupposto che ha sempre qualcosa da imparare. Ciò non significa che non bisogna muoversi nel mondo con sicurezza, ciò significa semplicemente che tutti possono migliorare e possiamo farlo solo se siamo disposti ad ammettere i nostri errori. In sintesi, chi non riesce ad ammette i propri errori e non si mette mai in dubbio, non cresce.
Avviso preliminare per figli feriti
Le ferite emotive possono essere deleterie, ma anche la ferita più profonda può essere lenita. Nessuno ti chiederà di condonare gli errori di un genitore negligente, abusante o distratto, tutto quello che ti chiedo è ciò che già devi a te stesso: prendi in mano le redini della tua vita e diventa la persona che desideri essere. Solo quando ti sentirai pienamente soddisfatto di te e della persone che sei diventata, sarai pronto a guardare i tuoi genitori con occhi diversi, non più con gli occhi dell’accusa, ma con gli occhi di chi è riuscito a guarire… nonostante tutto.
Avviso preliminare per genitori
Cara mamma, il manuale del genitore perfetto non esiste. Ti prego, in questi paragrafi non leggere giudizi sul tuo operato, accogli queste informazioni come semplici nozioni che possono aiutarti. Ricorda, prima di diventare un genitore, anche tu sei stata una figlia.
Prova a leggere questo articolo con gli occhi della bambina che sei stata e non con gli occhi del giudizio che ti accompagnano oggi. Un genitore ha molte responsabilità e ammetterne l’esistenza non farà di te una cattiva madre. Siamo esseri umani, tutti commettiamo errori. Il passato non si può cambiare ma, nel presente, nessuna impresa non potrà essere compiuta. Nessuna personalità è impossibile da guarire.
Ognuno è responsabile di se stesso
Solo quando si è bambini non si è responsabili per se stessi. Per molte persone questa verità è estremamente dura e talvolta anche crudele, tuttavia è la realtà con la quale ci scontriamo e non possiamo fare altro che accettarla: da adulti, siamo responsabili per ciò che siamo (oltre che per ciò che facciamo).
I nostri vissuti definiscono ciò che siamo, i nostri gusti, desideri, ambizioni, sono le esperienze del passato a “suggerirci” come muoverci nel mondo nel presente… E’ anche vero che ogni vissuto è importante, e da adulti possiamo sperimentare vissuti diversi per definirci in modi differenti, finché non troviamo la “strada che fa per noi” e diventiamo persone risolte.
Ma chi è una persona irrisolta?
Una persona risolta è colei che si muove nella vita con il giusto grado di sicurezza, che riesce a perseguire i propri obiettivi, riesce a stringere legami sani, sa auto-consolarsi e sa anche come trarre appagamento dall’esterno. Una persona risolta non è una persona senza ferite ma una persona che, preso atto delle proprie ferite, è riuscita a guarirle.
I danni dei genitori irrisolti : l’assenza di confini ben definiti
Quando una persona si accinge a diventare genitore senza aver guarito le proprie ferite, è possibile che infligga a sua volta ferite nei figli attivando una reazione a catena generazionale. Tutti i malesseri mentali e, a loro volta, le disfunzioni comportamentali, hanno una cosa in comune: l’assenza di confini ben definiti.
Non è un caso se noi professionisti della salute mentale, affermiamo che una persona che ha vissuto esperienze di neglet (trascuratezza emotiva nella prima infanzia) può dirsi davvero risolta quando è in grado di stabilire sani confini con i propri genitori. Ma cosa sono questi confini?
Nel linguaggio comune, un confine definisce e separa due aree. Sconfinare equivale a invadere. Da un punto di vista psicologico, violare un confine è sinonimo di abuso. In psicologia, i confini appartengono alla mente quanto al corpo e possono essere interni o esterni.
I confini esterni dei genitori irrisolti
I confini esterni delimitano e regolano i rapporti tra due persone: la vicinanza e la distanza, il contatto e il distacco, ma anche la capacità di riconoscersi al contempo come individuo a sé e parte di un legame o di un gruppo. Senza sani confini, è difficile poter sperimentare un sano senso di appartenenza. Questa mancanza, può aprire le porte alla dipendenza affettiva così come a un forte senso di solitudine, può innescare evitamenti, anaffettività e disfunzioni interpersonali di varia natura.
I confini esterni, inoltre, regolando i legami, restituiscono un’immagine di sé degna di stima o meno. In che modo? Mediante i confini comunichiamo all’altro cosa siamo disposti ad accettare in una relazione interpersonale.
I confini interni dei genitori irrisolti
I confini interni, invece, esprimono la capacità dell’individuo di discernere tra emozioni e pensieri (es.: mi sento inadeguato vs sono inadeguato, mi sento grasso vs sono grasso…) tra bisogni e desideri, così come la differenza tra una sensazione fisica e una suggestione della mente. Inoltre, i confini interni aiutano nel processo di definizione del sé.
Consentono di differenziare ciò che appartiene a sé (pensieri, emozioni, sentimenti, sensazioni, bisogni, valori…) da ciò che appartiene agli altri. I confini interni permettono di scandire l’identità personale.
Un genitore irrisolto non sempre riesce a trasmettere ai figli dei sani confini. Quando sono piccoli, i bambini dovrebbero essere protetti dall’abuso fisico, emotivo e sessuale. Un genitore irrisolto potrebbe non fornire al figlio la giusta sicurezza e la giusta dose di protezione.
Il ruolo dell’accudimento genitori irrisolti
Con l’accudimento, il genitore trasmette al bambino il valore dei propri confini, la dignità dell’essere persone complete, rispettabili, meritevoli di fiducia, stima e amore. E’ in questo modo che i figli imparano a farsi rispettare, a porre dei limiti a ciò che sono disposti a tollerare, apprendono come dire no a richieste eccessive.
Chi è cresciuto con genitori invischianti, abusanti, trascuranti, eccessivamente ansiosi… non saprà «lasciar entrare e accogliere con piacere» ne’ saprà «tenere fuori e respingere». Non saprà trovare la giusta distanza tra sé e l’altro e finirà per fondersi oppure chiudersi completamente. Avrà inoltre problemi con i confini interiori: saprà individuare i propri bisogni e avrà un chiaro senso dell’identità personale.
Un genitore irrisolto rischia di far crescere il figlio in un profondo senso di insicurezza, imprevedibilità, di minaccia e paura. Il bambino impara che i legami possono essere pericolosi e le persone vanno tenute alla larga… oppure impara che per avere amore, deve sottomettersi e fondersi all’altro. In ogni caso, il bambino non impara a disegnare sani confini.
L’assenza di sani confini favorisce ulteriori esperienze di abuso. Non conoscendo altre realtà, alcune persone imparano ad essere “normalmente violate”. Vivono senza capire dove sta il limite. Perdono di vista anche il confine tra giusto e sbagliato.
Stabilire sani confini è il modo migliore per curare se stessi
La buona notizia è che dei sani confini si possono costruire in qualsiasi momento della vita. Riconoscere i propri confini e imparare a rispettarli è un lavoro faticoso e profondo ma che può dare grossi frutti in quando prevede enormi implicazioni identitarie e interpersonali.
Ricordiamo che stabilire sani confini interpersonali è il miglior modo che abbiamo per prenderci cura di noi stessi, perché definire con chiarezza cosa possiamo e non possiamo tollerare, non è una forma di ricatto o una prova di forza: è solo stima di sé.
Perché se è vero che non possiamo controllare o cambiare i comportamenti dell’altro, è altrettanto vero che possiamo decidere come comportarci e come agire (invece di reagire ai torti, alle mancanze e alle provocazioni), considerando l’ipotesi di mettere distanze quando le relazioni divengono disfunzionali.
E voi, viritenete deig enitori irrisolti?
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione “Contatti e consulenze” del sito
da riempire di cose belle, momenti felici, persone amorevoli d esperienze meravigliose.
Buongiorno amici. Oggi vediamo come creare uno spazio nella nostra mente da riempire delle cose e perone più belle, che possano migliorare la nostra vita.
A volte spendiamo così tante energie per sopportare certe situazioni credendo di essere forti, quando invece la scelta più coraggiosa che possiamo fare e proprio quella di lasciarle andare.
Durante l’infanzia, l’attaccamento è necessario al bambino, al fine di stabilire e definire il rapporto con i propri genitori e con il mondo.
Su questo modello, poi, verranno costruiti tutti i legami di intimità e di amore con gli altri.
Se la natura di questo attaccamento è sana, riusciremo a intessere relazioni soddisfacenti e di fiducia. Quando però l’attaccamento diventa nocivo, anche solo per la nostra condizione psicologica, è necessario imparare l’arte del lasciare andare.
Quanta negatività stai accumulando?- creare uno spazio
Come possiamo pensare di stare bene se continuiamo a mantenere la mente all’erta, se non lasciamo mai andare nulla? La mente chiacchiera incessantemente, e troppe volte è focalizzata su pensieri di ansia, paura, rabbia. I pensieri non sono neutri: hanno una carica emotiva.
E c’è dell’altro: i pensieri creano sostanze che inondano il nostro corpo. È facile comprendere che pensieri “stressanti”, ovvero quelli che ci danneggiano oltre a rovinarci la giornata, con il tempo minano addirittura la nostra salute.
Pertanto, è importante imparare a chiudere i cerchi, o capitoli della nostra vita, che è la stessa cosa.
Significa lasciare andare persone o esperienze che in un determinato momento avevano un senso, ma che ora non lo hanno più. Significa voltare pagina e aprirsi a nuove esperienze.
“Lasciar andare” significa non forzare le cose
Significa lasciare che “fluiscano” naturalmente! Consapevoli del fatto che lottare insistentemente per qualcosa da cui, siamo certi, non trarremo frutti, può precluderci la scoperta di nuovi traguardi, nuove cose o persone che potrebbero renderci felici.
Comporta quindi l’accettazione del fatto che alcune cose “sono come sono” e che giudicarle o tentare di cambiarle (quando non se ne ha il potere o semplicemente il diritto), comporterebbe un inutile spreco di energie.
Per quali strani percorsi mentali o emotivi continuiamo a farci del male?
E per quale motivo persistiamo anche di fronte alle evidenze negative di determinate situazioni sociali, o di legami affettivi ambigui che ci procurano solo dolore?
Pur accettandoci e instaurando un buon rapporto con noi stessi, o vivendo la reciprocità di un amore, siamo capaci lo stesso di creare l’inferno nella nostra vita interiore, spingendoci a negare ogni sembianza di felicità.
Spesso il restare intrappolati in relazioni distruttive nasconde problemi più profondi.
Ad esempio, a volte accade che tanto più malsane sono le relazioni familiari tanto più lo sono anche quelle di cui ci circondiamo nella vita adulta.
Se abbiamo imparato a dover soddisfare l’altro, più che noi stessi, per sentirci amati e accettati, nelle relazioni adulte tenderemo a corrispondere alle aspettative altrui in modo automatico, senza dare importanza a noi stessi.
Ecco perché chi nasce in famiglie con dinamiche relazioni disfunzionali è probabile che, una volta adulto, possa farsi coinvolgere in relazioni tossiche e non funzionali al suo benessere e pertanto poco soddisfacenti.
Perché chiudere con il passato?-creare uno spazio
Il passato fa parte di noi, ha contribuito a renderci quello che siamo.
Non possiamo semplicemente nasconderlo perché prima o poi tornerà. Pertanto, è essenziale imparare a sistemare le cose con il nostro passato.
Solo quando assumiamo e accettiamo queste esperienze ci liberiamo dal loro peso e possiamo continuare il nostro cammino.
Sono migliaia le ragioni per cui ci aggrappiamo al passato, ma tra queste vi è sempre la paura dell’ignoto e la nostra tendenza a rimanere nella nostra zona di comfort.
Anche se suona contraddittorio, ci fa più paura fare il passo successivo piuttosto che continuare a soffrire restando nel punto in cui ci troviamo.
Ma non possiamo vivere il presente tenendo un piede nel passato. Ciò che è è successo è successo, dobbiamo liberarci della sua influenza perché altrimenti non potremo crescere come individui!
Infatti, crescere non significa solo appropriarsi di nuove competenze, acquisire conoscenze e incontrare nuove persone, ma significa fondamentalmente troncare con il passato.
Per conquistare alcune cose dobbiamo lasciarne andare altre. Questo significa che dobbiamo avere il coraggio di chiudere i cicli della nostra vita e lasciarci alle spalle le persone o le esperienze che, anche se in un determinato momento ci hanno dato molta felicità, ora rappresentano solo un ostacolo alla nostra crescita.
Cosa dovremmo lasciare andare?- creare uno spazio
Tutto quello che ci fa male e genera delle sofferenze inutili
Tutto quello che ci toglie felicità e ci fa morire un po’ ogni giorno, spegnendoci lentamente
Tutto quello che ci tiene legati al passato sulla base di false speranze
Tutto quello che è privo di significato nella nostra vita attuale e non si adatta alla nostra nuova visione del mondo
Tutte le persone che ci hanno lasciato e non vogliono che facciamo parte della loro vita
Tutti quei luoghi in cui non ci sentiamo più a nostro agio e dove andiamo solo per dovere o per abitudine
Tutte quelle abitudini, credenze e atteggiamenti che sono un ostacolo per la nuova fase della vita che stiamo per affrontare
Chiudere i cerchi della vita non significa mettere la parola fine, ma è piuttosto l’inizio di qualcosa di nuovo.
Quando è il momento di lasciare andare?
Quello che si è vissuto ha fatto male, certo, ma quello che si fa con il proprio dolore è probabilmente più importante del dolore stesso. Si preferisce riuscire a godersi per intero la vita che si potrebbe avere o si preferisce rimuginare all’infinito sul passato e su qualcosa che non può essere cambiato? Ma come si può lasciar andare le ferite del passato e andare avanti?
Quando abbiamo troppe aspettative su di noi
Le aspettative sono quelle che ci tagliano fuori dal flusso della vita, ci portano lontano dal momento presente e ci fanno dire: “sarò felice solo quando avrò una nuova relazione, un nuovo lavoro, una nuova casa, etc”.
Senza aspettative non viviamo più schiacciati tra passato e futuro, siamo presenti. Solo così possiamo assaporare il qui e ora.
Se la nostra mente è continuamente sballottata tra le ferite del passato e le apprensioni per il futuro, come possiamo goderci la magia del presente? Come facciamo allora a vedere, sentire, percepire la bellezza dell’attimo corrente?
Quando ci ostiniamo a volerci far amare
Non possiamo forzare nessuno ad amarci, ma possiamo essere una persona da amare.
Non dobbiamo forzare nessuno a rimanere nella nostra vita quando vuole andarsene. L’amore è libertà, non dipendenza o forzatura. La fine di un amore non é la fine del mondo.
Ogni persona che esce dalla nostra vita lo fa per una ragione, ma non lo fa mai senza prima averci insegnato la lezione. Lasciamo che le cose accadono e si risolvano da sole.
Quando si è legati a un passato che ci tormenta- creare uno spazio
Il passato è passato e non può essere cambiato.
Il segreto della libertà e della felicità non sta nella vendetta, nel rancore verso chi ci ha fatto del male e ci ha fatto anche piangere, ma nel lasciare che le cose si sistemino da sole, naturalmente e nell’imparare dagli errori.
Ciò che conta di più non é il primo capitolo, ma l’ultimo. Liberiamoci dalle catene del passato, apriamo il nostro cuore e la nostra mente a nuove esperienze!
Quando stiamo sacrificando la nostra felicità
Una relazione dovrebbe essere una condivisione di amore, un dare e avere, non un prendere e basta.
Se la persona accanto a noi non ci dà la serenità che cerchiamo è meglio chiudere. Non ha senso elemosinare amore con chi non ci merita o non ci apprezza..
Non permettiamo che questo succeda, non sacrifichiamo la nostra dignità e la nostra felicità solo per tenere qualcuno accanto a noi.
Ripetiamoci sempre, ogni giorno “IO SONO LA PERSONA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA!
Lasciare andare è un atto che richiede coraggio
Un famoso detto napoletano recita: “Acqua ca nun cammina, fa pantano e feta” (acqua che non scorre si intorbidisce e fa cattivo odore).
Questo vecchio proverbio rende pienamente il concetto: tutto quello che non lasciamo fluire si sedimenta dentro di noi, lasciandoci con energie “sporche” che ci affaticano.
Certo, non è semplice capire quale sia il tempo migliore per andare oltre.
In generale, ogni volta che la memoria ci richiama alla mente attimi dolorosi del passato, e questi influenzano la nostra realtà nel presente, siamo imprigionati in un tempo che non ci rappresenta più.
Senza il peso dei pensieri negativi, il dolore, la sofferenza, riusciremo a camminare a passo svelto in questo folle viaggio che è la vita.
Lasciare andare non significa arrendersi, al contrario: vuol dire accettare la sfida e imparare a non avere bisogno di niente, se non di quello che ci consente di essere felici.
Trova la parte di te che non rimugina ma sente, che non pensa ma sa, che non dubita e vive, fiduciosa nel fatto che non ti manca nulla in questo momento né per essere felice, né per affrontare le difficoltà.
Se vuoi che da questo momento qualcosa di straordinario entri nella tua vita, crea uno spazio da riempire.. di cose belle, di momenti felici, di persone amorevoli ed esperienze meravigliose.
Insomma, riempi di senso la tua vita perché ti porta a dare un immenso valore al presente. Ti porta ad Esserci.
Io spero che capre come creare uno spazio importante per stare bene nella nostra mente vi sia stato utile
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Buongiorno amici. Oggi parliamo del perché i ragazzi scappano di casa.
Capita spesso che i ragazzi decidano di allontanarsi volontariamente dalla propria casa, soprattutto durante la fase adolescenziale.
Anche quando il genitore non comprende minimante la motivazione sottostante, c’è sempre una spinta interna che li porta a compiere questo gesto.
Perché
La maggior parte delle volte si tratta di poche ore o comunque il rientro avviene all’interno della stessa giornata.
Altre volte ci si allontana per qualche giorno, a volte si cerca un posto sicuro, magari un amico di estrema fiducia o comunque un posto significativo per loro, studiato e di protezione.
Ci sono casi in cui annunciano “la fuga sui social network” e cercano di attirare una maggiore attenzione.
Il fuggire di casa può essere premeditato o anche impulsivo, generalmente frutto di discussioni ed incomprensioni intra-familiari.
Allontanamenti
Spesso e volentieri sono degli allontanamenti provocatorimessi in atto per spaventare il genitore, per farlo preoccupare con lo scopo di ottenere ciò che non si riesce ad ottenere in altro modo.
Sono frutto di un disappunto sulle scelte genitoriali, non si condividono le decisioni prese dagli adulti, anche per esempio nei casi di una separazione o si disapprova la scelta di un nuovo partner. Tendenzialmente però si rifiutano le infiltrazioni del genitore nella sua vita privatae le critiche legate alle scelte affettive e amicali. Come per esempio il genitore che non condividere il partner e cerca di ostacolare il figlio.
Il problema però più rilevante alla base delle fughe adolescenziali è legato alla scuola e ai problemi scolastici!
Molti figli hanno paura di affrontare i genitori magari perché hanno preso dei brutti voti e non hanno il rendimento scolastico come loro vorrebbero.
Hanno timore di essere puniti e sgridati e spesso, la fuga, è il frutto di una serie di scontri precedenti sempre sull’argomento scuola, compiti e studio.
In questo caso l’allontanamento è legato alle problematiche di gestione di questa situazione che per lui diventa troppo pesante e stressante.
Il ragazzo non vede altra via d’uscita, il dialogo, la parola non funziona e quindi passa all’atto e agisce il suo stato interno.
Non è sicuro della stabilità del rapporto con il genitore e delle sue reazioni, si sente incompreso e solo e quindi pensa che andare via sia la soluzione migliore.
Come gestire il ritorno a casa
Solitamente quando l’adolescente si allontana da casa, ha il desiderio e la volontà di tornare, sperando in un cambiamento o in una reazione da parte dei genitori.
È fondamentale che voi genitori riusciate a gestire bene il momento del rientro a casa, senza agire con impulsività e reazioni emotive che possono di nuovo far perdere di vista il bisogno del figlio.
– Mettete da parte il risentimento e la rabbia, siate accoglienti e cercate di instaurare le basi per un dialogo aperto con il ragazzo.
– È inutile iniziare di nuovo con la lista dei problemi e con le prediche che non fanno altro che mettere distanza.
– Se vostro figlio rifiuta inizialmente di parlare o siete ancora troppo arrabbiati
– Quando si sono calmate le acque, è bene riprendere la discussione, cercando di trovare insieme una soluzione e un punto di incontro.
– Bisogna utilizzare delle modalità più adeguate di confronto, affrontando il problema in modo costruttivo.
– Dovete essere disposti a fare un passo indietro e a mettervi in discussione. Come?cercando di parlare con vostro figlio, capire le sue difficoltà, mettervi nei suoi panni, chiedergli come si sente e cosa c’è che non va.
– Una volta che si riesce ad instaurare un dialogo, è più facile aiutare il ragazzo ad esprimere costruttivamente il proprio disagio, a chiedere aiuto e a trovare strategie diverse dalla fuga.
Se non si riesce a porre un cambiamento in questo senso e a riattivare un dialogo, c’è il rischio che la fuga sia solo l’inizio di una serie di comportamenti che portano il ragazzo ad alzare il tiro, a mettersi a rischio, a commettere azioni più gravi contro se stesso o gli altri
Io spero che parlare del perché i ragazzi scappano di casa vi sia stato util.
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