Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul femminicidio e su quali sono i segnali d’allarme.
Cosa si intende per femminicidio?
E’ l’omicidio di una donna a causa del suo genere, ossia del suo essere donna.
Si stima che in tutto il mondo, cica il 35% delle donne sia stata vittima di violenza da parte di un uomo.
Violenza che può essere sessuale, fisica, psicologica.
Femminicidio: spirale di violenza
Comincia sempre tutto da un litigio forte. Ma dopo questo litigio, la donna cerca sempre di trovare una giustificazione, un “adesso tutto passa”.
Ma la spirale di violenza continua. E arriviamo all’aggressione. Con il seguito di un “scusami, perdonami , non lo farò mai più” lasciando, così, la donna perplessa, impaurita, e destabilizzata.
Ricordatevi amiche che la colpa per tutto questo, anche se a volte vogliono farvi credere il contrario, non è mai vostra. Voi siete delle vittime; la colpa è del carnefice.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che le parole possono uccidere.
PAROLE: MATERIALE ALTAMENTE PERICOLOSO, MANEGGIARE CON CONSAPEVOLEZZA!
Se le persone si domandassero più spesso quanto possono ferire le parole che stanno per utilizzare, forse ci sarebbe meno dolore. Sì dolore nel sentirle pronunciare, nel sentirsele rivolte contro. Le parole feriscono, anche profondamente, arrivano a distruggere, possono essere inopportune. Ogni volta che pensiamo di pronunciarne una, chiediamoci sempre se è utile, è importante, ma soprattutto se potrebbe ferire.
NON CONTA QUELLO CHE VUOI DIRE, CONTA QUELLO CHE PERCEPISCE IL TUO INTERLOCUTORE
In questa frase esattamente il senso del dialogo: utilizziamo le parole con “buon senso”, riflettendo su quello che potrebbero generare nel nostro interlocutore e non sempre, con egoismo perché ci riteniamo superiori.
Perché ricordiamoci che dal dialogo si percepisce molto della persona. Chi eroga consigli, chi dà giudizi, chi si permette di pensare di sapere cosa è meglio racconta molto di sé attraverso il linguaggio che utilizza.
Le parole raccontano molto della persona.
L’errore più grande è: creare un personaggio pubblico senza avergli dato tutti gli strumenti per mantenere la sua “Personalità”. L’incoerenza parole-azioni è il rischio maggiore di crisi mediatiche e social mediatiche.
“Non ho tempo da perdere per riflettere sulle mie parole quando dialogo con te” è esattamente come dire “Di te non mi interessa nulla. Esisto solo io. Tu non sei importante”. Ma non è così che funzionano le relazioni significative in qualsiasi ambito: professione, amicizia, amore …
PAROLE, PERCEZIONE E RISPETTO
Tutto parte dal rispetto. E’ nel rispetto delle persone, nel modo in cui si dialoga, nella conversazione e nel trasferimento dei contenuti.
Attraverso l’ascolto di come si esprimono gli altri nei suoi confronti si comprende tutto. E quel tutto è il risultato di parole efficaci, parole ponderate, linguaggio attento e preciso nei confronti dell’interlocutore.
Attenzione che la finzione si scopre: alle parole ovviamente devono corrispondere azioni coerenti 😉
Empatia
Sempre leu, imperterrita, onnipresente…o almeno così dovrebbe essere.
Oggi, appena apri la pagina di un qualsiasi social leggi insulti, accuse contro quella o questa persona per motivi, per la maggior parte, futili.
E ti chiedi: ma come deve sentirsi la persona dall’altra parte?
Ok, non te lo chiedi? Prova allor così: come mi sentirei io se venissi trattato così? perché le parole sono lame taglienti.
Prima di sputare sentenze, giudicare, farsi grandi su un’altra persona, cercate di capire chi avete davanti e, in base a questo, usate tatto nell’esprimervi.
E’ questione di rispetto, comprensione, di uno scambio civile di opinioni che non necessariamente devono essere uguali alle tue .
Quindi, ragazzi, prima di parlare pensate a quello che state dicendo.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di considerazione, rispetto, stima e come ottenerli.
Le persone delle quali ti circondi sono il riflesso della stima che nutri per te stesso. Se chi costella la tua vita sembra non considerarti e non stimarti, allora hai bisogno di fare un passo indietro e ripensare al rapporto che hai instaurato con te stesso.
Pensi di stimarti? Rispettarti e dedicarti abbastanza considerazione? Capiamolo subito insieme.
Sicurezza e autoaffermazione
Per essere rispettato, stimato e considerato, ho bisogno di un nucleo stabile? Sì. Hai bisogno di autoaffermarti.
Non avercela con te se non hai ancora sviluppato un nucleo forte e sicuro intorno al quale costruire la tua intera vita.
Se oggi non ti senti rispettato ne’ considerato, probabilmente è perché l’opportunità di autoaffermarti non l’hai mai avuta.
Sai, uno studio un po’ datato (Dodge et al. 1986) ha scoperto che quando i bambini passavano da un gruppo all’altro (da una classe all’altra, da una scuola all’altra), tendevano a ricoprire sempre lo stesso ruolo. Anche quando crescevano.
Più di recente, uno studio longitudinale che sta andando avanti da decenni (Sroufe, 2009) ha dimostrato che i bambini con un’esperienza precoce di rifiuto tendevano ad assumere un atteggiamento tale da innescare la stessa reazione di rifiuto anche con gli insegnanti!
Da dove inizio?
Ogni volta che provi a cambiare qualcosa, sappi che ti devi scontrare con…. quanti anni hai?
Beh, ti devi scontrare con “tot” anni di apprendimenti contrari. Se per tutta la tua vita hai dato continuità a un senso del sé “piccino e timoroso”, non puoi ottenere un cambiamento da un giorno all’altro, ma puoi certamente avviarlo questo cambiamento!
Puoi iniziare a fare nuove esperienze che si tradurranno poi in nuovi apprendimenti e nuovi modi di essere e sentire.
Già, perché la tua personalità, il tuo “rinunciare” a chiedere al cameriere una nuova pizza quando te la porta bruciata, oppure il tuo rimuginare continuamente su una questione che tieni in sospeso, sono le risultanti di un apprendimento.
Allora è arrivato il momento di imparare qualcosa di nuovo, di imparare che sei una persona degna di stima e meritevole di considerazione.
È solo così che darai alla luce quel “nucleo stabile e forte” che ti terrà al sicuro e che “costringerà” gli altri a portarti rispetto o…. stare alla larga!
Elementi non negoziabili- considerazione, rispetto, stima
Quando fissi dei valori non negoziabili stabilisci dei confini chiari che comunicano implicitamente agli altri ciò che sei disposto (o meno) a sopportare.
Un elemento non negoziabile potrebbe essere quello di non lasciarti trattare come un “tappabuchi emotivo” (es. quelle persone che ti chiamano solo per sfogarsi quando tu vorresti svagarti o per andare a letto quando tu vorresti invece costruire) ma puoi iniziare anche da cose più semplici.
2. Fai pace con la solitudine
A volte coltiviamo relazioni perché da soli stiamo male, ma se ci rifletti: la solitudine è più calda di un’amicizia o di una relazione che ti fa soffrire.
Stare soli con se stessi può essere molto utile. Alcune persone soffrono così tanto la solitudine che non riescono a stare in silenzio, hanno bisogno di avere sempre musica o suoni in sottofondo.
Se sei tra queste, puoi provare ad apprezzare la solitudine facendo qualcosa che ti gratifica e ti appassiona (un percorso trekking, un corso di musica, di fotografia…).
Gli altri non sono stampelle alle quali appoggiarsi e quando avrai sviluppato un nucleo forte e stabile, te ne renderai conto.
3. Le piccole cose- considerazione, rispetto, stima
C’è tanta concretezza nei punti 1 e 2 ma mi rendo conto che, per chi sta adesso iniziando ad autoaffermarsi, questi punti possono risultare troppo difficili o astratti.
Allora ti darò qualcosa di più concreto e accessibile. Ricordi le domande che ti ho posto prima? Fai in modo che la tua reazione non dipenda dalle emozioni del momento. Se qualcuno vuole propinarti qualcosa che non ti sta bene (come un piatto salato al ristorante o un etto in più di mozzarella) fai valere i tuoi bisogno.
Con calma e garbo, spiega le tue ragioni. Se sei tendenzialmente indeciso, prova a fare scelte da solo, senza consultarti con le tue persone di fiducia. Concediti questa libertà!
4. Lasciati guidare dal PIACERE-considerazione, rispetto, stima
Quando non abbiamo un nucleo interiore ben solido, ci lasciamo influenzare da ciò che gli altri pensano di noi tanto da ritenere, inconsapevolmente, che l’opinione altrui sia più importante della nostra.
Se pensi che questo non sia vero per te, prova a riflettere: hai mai fatto qualcosa solo per il gusto di poter raccontare di averla fatta?
Hai mai scelto una meta solo per ottenere scatti da condividere sui social?
Quando decidiamo di fare qualcosa, non dovrebbe mai essere per gli altri.
Allora lasciamoci guidare dal piacere di fare e non dai risultati. Metti da parte la performance e l’apparire, tu non devi dimostrare nulla a nessuno, nemmeno a te stesso. Sarà il tuo “nucleo interiore” a ricordarti costantemente quanto vali (si chiama autoaffermazione).
5. Lavora sulle tue convinzioni
Le convinzioni possono essere un ottimo slancio ma possono anche ingabbiare. Se sei affamato di considerazione, probabilmente sarai guidato da idee magiche tipo:
Se sono buono e sorridente, allora sarò amato
Se imparo tante cose, allora sarò considerato
Se digiuno abbastanza, avrò il potere e il controllo
Se sono abbastanza magro, allora mi noteranno e starò bene nel mio corpo
Se mi chiudo e mi distacco, allora non soffrirò più
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su una frase di Crepet:”lupi non si diventa in una notte”.
Filippo Turetta, Paolo Crepet: «Non è stato un raptus. Bisogna cogliere i segnali, non si diventa un “lupo” in una notte»
Una breve intervista al prof. Crepet circa il caso di Giulia che ha commosso, e fatto riflettere, tutta Italia.
Paolo Crepet premette:
«Non conoscendo quel ragazzo, non mi avventuro in nessuna diagnosi». Lo psichiatra e sociologo, autore di tantissimi libri sui giovani, è però certo di una cosa: «Non credo che sia nato tutto quella sera, non è stato un raptus. I raptus sono nei fumetti».
L’intervista
Professor Crepet, dopo una settimana è stato trovato il corpo di Giulia Cecchettin e l’indiziato è il suo fidanzato Filippo Turetta.
«Non posso dire niente del caso specifico, spero solo che non si cominci con la solita storia di periti e controperiti, sarebbe insopportabile per chi ha voluto bene a quella povera ragazza».
Chi lo conosceva dice che Filippo era ancora innamorato di Giulia.
«In questo contesto la parola innamorato proprio non la userei. Il solo pensare che una ragazza sia come una motocicletta, una proprietà, non c’entra niente con l’innamoramento. È una concezione medievale».
Però succede.
«Appunto, ed è successo in Veneto, in una zone più produttive e ricche del paese, in quella che è stata definita la locomotiva d’Italia. Non è successo in una periferia del Meridione catalogata con il solito bla-bla».
E questo cosa significa?
«È la prova provata che la violenza e il pregiudizio nei confronti della donna non hanno nulla a che vedere con quello che dicono i soliti quattro sociologhi.
Qui siamo nel cuore del Nordest. Ci sono le villette, i giardini ben curati, un mondo che pensavamo essere privilegiato. E felice. Invece no. Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti: come si può parlare di amore quando fai quaranta telefonate a una ragazza?».
In genere, in cosa sbagliano i genitori?
«Sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no».
Le famiglie, dunque.
«È da trent’anni che lo dico. Così come ho detto che la scuola è il luogo dei ragazzi e dei loro insegnanti e che i genitori neanche dovrebbero entrarci. Già questa sarebbe una rivoluzione».
Quanto hanno influito i social?
«Tantissimo. Ho coordinato una ricerca sul rapporto tra social e generazione Zeta, è emerso che quello che i giovani temono di più è il “ghosting”. Chatti con il Lorenzo di turno e a un certo punto Lorenzo sparisce. Non lo reggono. Capitava anche alle generazioni precedenti quando non c’erano i social, ma non erano drammi».
Genitori
Cosa dice ai genitori italiani?
«Anche ai genitori europei, perché non è che negli altri paesi la situazione sia tanto diversa: smetterla di tutelare i loro figli. Sa che cosa rispondo a quei padri e a quelle madri che mi chiedono un consiglio? Di fare l’esatto contrario di quello che stanno facendo».
Perché i genitori hanno questa ansia di tutelare i figli?
«Perché hanno sensi di colpa. Su tutto. Pensano di non avere difeso abbastanza le loro creature. E invece dovrebbero dire: arrangiatevi».
Tornando a Filippo e Giulia, pensa ci sia stata premeditazione?
«Non faccio il mago, ma credo che non sia nato tutto quella sera, i raptus sono solo nei fumetti. Non si diventa lupo in una notte».
Ci sono segnali che si possono cogliere?
«Certo. Ma bisogna farsi aiutare. Il che non significa andare dallo psicanalista. Basta un’amica, ma serve tempo. E non ci si aiuta in chat, ci si aiuta andando a fare un passeggiata, stando assieme, parlando. Vale anche per l’ultimo appuntamento: non si va mai da sole, si va con qualcun altro, ma questo comporta essere complici. La complicità nelle relazioni – gli amici, i familiari, l’allenatore, l’insegnante – è la salvezza».
Cos’altro aggiungere. Ho sempre avuto stima profonda per Crepet, uno dei riferimenti, all’epoca, della mia tesi di laurea. E mi trovo d’accordo con lui anche in questa situazione.
riflessioni
Non è educativo né tantomeno giusto giustificare sempre e comunque un ragazzo. Da genitori, da esempio e guida, si deve educare un ragazzo anche al rispetto e ai sentimenti.
Davanti l’inizio di un comportamento sbagliato si devono prendere provvedimenti, non mettere la testa sotto la sabbia.
Sicuramente Filippo ha dato segnali di un comportamento malato, perché di questo si tratta, anche in casa.
L’errore
L’errore fatto da Giulia è stato quello di uscire con lui , la sera, dopo che, sfogandosi più volte con la sorella, aveva dichiarato di aver pura di come si stava comportando Filippo, dello stalking che le stava facendo.
Ragazzi, alle prime avvisaglie di tutto questo denunciate, segnalate cosa succede . Proteggetevi.
Bisogna educare all’amore, quello vero. Chi parla di un ragazzo innamorato ferito sbaglia, da’ un messaggio sbagliato di cos’è davvero l’amore.
L’amore non è nulla di tutto questo. L’amore è rispetto, anche quando si viene lasciati.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul perché è così difficile parlare agli adolescenti.
“Mia figlia ultimamente vive murata nella sua stanza, non la vedo e non ci parlo praticamente più.
Durante le cene, riusciamo a malapena a scambiarci due parole ma mi sento davvero lontano da lei e dal suo mondo.
Se avessi una macchina del tempo, ritornerei indietro di qualche anno, quando tutto era più facile ed era lei che non vedeva l’ora di condividere e raccontarci tutto ciò che faceva”.
Difficoltà di parlare agli adolescenti
La difficoltà che la maggior parte dei genitori sperimentano durante la crescita dei figli, è che tante volte cambiano nel giro di pochi mesi e non danno neanche il tempo di adattarsi a questo cambiamento.
Diventano grandi senza preavviso, si trasformano in ragazzi scontrosi e irritabili, che non vogliono più raccontare nulla e si chiudono nella propria camera, un luogo offlimits, da cui gli adulti devono stare alla larga.
Le aspettative del genitore non corrispondo più a quelle del figlio, il figlio ideale non corrisponde più a quello reale: i due mondi iniziano ad andare in contrasto perché le esigenze dell’uno sono molto diverse da quelle dell’altro.
Il silenzio degli adolescenti: una forma di comunicazione, non un attacco al genitore
“Credo che mio figlio abbia un’unica missione nella sua vita: rendermi la vita impossibile. Quei silenzi, quegli sguardi, quelle risposte secche e aggressive mi vanno ad attivare un pulsante.
A livello razionale so che è adolescente, che è una fase delicata di cambiamento ma, allo stesso tempo, quando me lo ritrovo di fronte non riesco a controllare le mie reazioni”.
Il fatto che siano più silenziosi o rispondano a monosillabi non vuol dire necessariamente che stanno sempre nascondendo qualcosa o che non stanno ascoltando.
Bisogna evitare di alzare subito un muro e riuscire a trovare la chiave, anche se non siamo sempre d’accordo, per avere delle conversazioni costruttive con loro senza cadere nel conflitto.
Il genitore spesso va in ansia, in apprensione o reagisce male e questo non fa altro che innalzare il muro dell’incomprensione.
Bisogna compiere uno sforzo e vedere le cose anche dal loro punto di vista, per trovare un punto di incontro.
E’ importante non scoraggiarsi se non vogliono parlare oppure se tendono a chiudere la conversazione dopo poco.
Se si continua a mostrare interesse nei loro confronti e non si vive il loro atteggiamento come un attacco al genitore, al momento giusto si apriranno, sapendo che mamma e papà sono un punto di riferimento per loro.
Quando i figli non rispondono: e se avessero solo bisogno di tempo?-Parlare agli adolescenti
I tempi dell’adulto, molto spesso, non sono i tempi dei figli.
Anche quando non raccontano subito qualcosa, a volte stanno solo dicendo che hanno bisogno di tempo per riflettere, capire meglio, scegliere ciò che è importante condividere.
Magari nel momento in cui il genitore rivolge loro delle domande hanno solo voglia di giocare, rilassarsi o fare altro.
Ai genitori spetta il compito di garantire ascolto e dialogo, anche quando ci si sente colti alla sprovvista o le confidenze arrivano in un momento che, secondo la mente dell’adulto, doveva essere destinato ad altro.
“Un fattore che rende difficile la comunicazione sono gli atteggiamenti intransigenti.
Soltanto se usiamo lo stesso tono che desideriamo che gli altri usino con noi consentiamo il dialogo. […]L’empatia consente di calarsi nei panni dell’altro.
In alcuni momenti bisogna saper spingersi al di là delle parole per comprendere lo stato d’animo e le reali esigenze del nostro interlocutore.
L’autocontrollo richiede perseveranza.
Invece di scattare alla minima contrarietà, attaccando e minacciando e, così facendo, provocare chiusure e irrigidimenti, meglio riflettere e usare toni pacati”.
Come aiutare i figli a superarla e non farsi sopraffare.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di paura di sbagliare nei ragazzi e di come aiutarli a superarla.
Paura
Sono sempre di più i bambini e i ragazzi che hanno paura di sbagliare, che non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato.
Ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
Non voler andare avanti
Sono tanti i bambini e i ragazzi che, per paura di sbagliare, vanno incontro a un rifiuto, a un non voler andare avanti.
A volte, infatti, preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che vivono.
Ogni bambino e adolescente ha il diritto di sperimentare, sbagliare, provare tristezza.
Un figlio che non ha la possibilità di sbagliare, con maggiore probabilità svilupperà in adolescenza e poi in età adulta una serie di paure o insicurezze, poiché non ha imparato a conoscere e utilizzare le proprie risorse.
Sbagliare è importante
E’ soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare: livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Si dice “chi non sbaglia, non impara!”
In effetti molte volte si impara di più dagli errori che dal seguire quei consigli che evitano di farti sbagliare.
Il messaggio che bisogna trasmettere ai più piccoli è che gli errori non sono necessariamente negativi, anzi servono per imparare e per crescere.
Che si tratti di un brutto voto, di compiti a casa, di un rimprovero ricevuto, i genitori non devono sostituirsi ai figli, ma fornire gli strumenti per comprendere quanto accaduto e affrontare la situazione.
Come aiutare i figli che hanno paura di sbagliare?
ESSERE UN BUON ESEMPIO.
L’approccio del genitore, il modo in cui affronta i propri errori e definisce quelli degli altri, gioca sicuramente un ruolo importante.
Bisogna fare attenzione ai messaggi che si trasmettono indirettamente ai figli: non è sempre necessario esprimere in modo evidente le proprie aspettative, basta anche l’adozione di un atteggiamento perfezionista verso se stessi o una scarsa tolleranza dei propri errori.
DARE SPAZIO ALLE LORO EMOZIONI.
E’ bene non sminuire ciò che provano, facendoli sentire incompresi: mostrare accoglienza per le loro emozioni e offrire sempre ascolto è importante.
Si può chiedere loro di cosa hanno paura e quali sono i loro pensieri negativi, per conoscere il loro punto di vista e trovare insieme dei modi diversi di affrontare le situazioni che reputano difficili.
AIUTARLI A METTERSI IN GIOCO.
Se i figli temono sempre di incontrare un ostacolo, non bisogna iper proteggerli ma motivarli sempre di più, facendogli sperimentare a poco a poco le attività a loro più congeniali.
E’ bene trovare delle occasioni in cui fare da soli qualcosa di nuovo: più avranno occasioni di sperimentare e imparare anche a sbagliare, più potranno sviluppare autostima e sicurezza in se stessi.
MOSTRARE IL LATO POSITIVO.
Aiutateli a non concentrarsi solo sul risultato raggiunto, ma valorizzate l’impegno, il fatto che si siano divertiti, che abbiano rispettato le regole.
Il genitore, infatti, deve aiutare il figlio a capire che gli errori e le perdite fanno parte dell’esperienza e che il successo sta nell’accettare anche la sconfitta e capire cosa è andato storto per migliorarsi, crescere e imparare.
La cosa giusta
E’ importante imparare a fare la cosa giusta così com’è importante imparare a sbagliare.
Per vivere serenamente bisogna pensare agli errori che si commettono nella vita quotidiana come del tutto normali e anzi importanti per crescere.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di famiglie digitali.
Oggi le famiglie si trovano ad affrontare sfide sempre nuove e a gestire ritmi di vita più frenetici.
Tecnologia
Vivere in un contesto di crescita sempre più tecnologico richiede una conoscenza e uno sviluppo di nuove abilità e competenze da parte di tutti i membri della famiglia.
L’impatto della tecnologia sulle relazioni umane, quanto e come usarla in funzione dell’età e come riconoscere i potenziali rischi che si possono incontrare.
Bambini e ragazzi smart
Tutto questo si traduce nella gestione di molteplici situazioni, che vanno dalla acquisizione di nuove competenze al fronteggiare, da parte delle nuove generazioni, nuove richieste differenziate in base all’età.
Bambini e ragazzi, infatti, sono costantemente immersi nella tecnologia smart: tutto è iperconnesso e interconnesso, infatti ormai con estrema facilità possono interagire con il mondo con qualsiasi strumento connesso alla rete.
Per i genitori risulta fondamentale, dunque, lavorare insieme ai figli su un utilizzo equilibrato e bilanciato della tecnologia.
Ricerca americana
Nel 2023 l’American Psychological Association ha pubblicato la sua prima guida sull’utilizzo della tecnologia in adolescenza: 10 punti rivolti agli adulti di riferimento come genitori, insegnanti ed educatori, ma anche ad aziende tecnologiche, con il fine di tutelare e sostenere i ragazzi verso un uso sicuro dei vari dispositivi tecnologici. Tra i suggerimenti, questi i principali:
I giovani devono essere incoraggiati a utilizzare la rete sfruttando funzioni e potenzialità che promuovono le relazioni e la socializzazione.
L’uso, le funzionalità e le autorizzazioni/consensi dei social media dovrebbero essere adattati al livello di sviluppo cognitivo ed emotivo dei ragazzi.
Durante la preadolescenza è consigliato un monitoraggio costante da parte degli adulti sui vari contenuti che i figli incontrano nel web. L’autonomia può aumentare gradualmente man mano che vengono acquisite competenze di alfabetizzazione digitale.
Ridurre l’esposizione a contenuti che incoraggiano comportamenti pericolosi, a rischio per la salute o comportamenti aggressivi. Inoltre, è fondamentale far capire ai ragazzi l’importanza di segnalare tali contenuti quando vengono visualizzati.
L’uso dei social media da parte degli adolescenti dovrebbe essere preceduto da una adeguata educazione digitale in grado di sviluppare competenze e abilità specifiche, per navigare online in sicurezza.
Io consiglio sempre a voi genitori di essere i primi ad essere informati sul corretto utilizzo della rete, dei social, della tecnologia in generale per poi educare i figli al corretto utilizzo.
Siate un esempio anche voi in modo da non far sì che, i vostri ragazzi, non incorrano in pericoli.
Buongiorno amici. Oggi, nella diretta, parliamo di comportamento adolescenziale e di quali fattori lo plasmano.
Comportamenti e cambiamenti
Chi vi dice che siamo vittime del nostro patrimonio genetico, ditegli che si sbaglia. Sebbene ciò abbia un’innegabile influenza sul comportamento, il ruolo dell’ambiente è modellante e impossibile da ignorare. Senza la loro influenza, la nostra capacità di adattamento sarebbe inesistente.
Dal momento in cui entriamo in questo mondo, siamo esposti a una varietà di fattori che ci influenzano e ci cambiano nel corso della nostra vita. In questo articolo vi proporremo i più importanti con le loro principali caratteristiche.
Quali fattori ambientali influenzano il nostro comportamento?
Dal luogo in cui nasciamo ad ogni persona che attraversa la nostra vita, lasciano un segno nelle nostre emozioni e pensieri, così come nelle nostre decisioni e azioni. Attraverso la psicologia sociale, questo è apprezzato e la sua conoscenza è approfondita, che ha permesso la scoperta di vari fattori come quelli che esponiamo di seguito.
1. Cultura e valori sociali
L’effetto profondo che la cultura di una società ha sul comportamento degli individui che la compongono è qualcosa che non può essere smentito. Le norme, i valori e i costumi di ciascuno di essi sono interiorizzati fin dall’infanzia, che forma una personalità adattata a questi aspetti, che mantiene il funzionamento del sistema.
Ma ce ne sono molti altri di cui parleremo nella diretta e cosa fare per modificare quelli negativi e riconoscerli.
Buongiorno amici. Oggi diretta adolescenti. Quali i compiti e i bisogni dei ragazzi.
Quali sono i compiti centrali dell’adolescenza (15-18 anni)
IDENTITA’:
il ragazzo e la ragazza hanno bisogno di rispondere alle domande “Chi sono io? Chi voglio essere?”. Chiaramente questi quesiti non se li pongono in modo intenzionale ma emergono dal modo di vestire, di pettinarsi, di porsi, dalle scelte fatte in termini di sport, scuola, amicizie ecc.
Molto spesso a quest’età si parla di ribellione, di “opporsi per porsi”. In effetti l’adolescente si oppone all’autorità (genitori, insegnanti, educatori, allenatori) per salvaguardare la propria posizione. Non è raro vedere ad esempio una sedicenne frequentare un ragazzo che non piace al padre e finchè il padre si oppone, la ragazza continuerà a starci assieme. Nel momento in cui il genitore alza le braccia e si arrende, la figlia lascia il fidanzato. Ha messo in chiaro così che “sono io a guidare la mia vita e a decidere per me”.
SPERIMENTARE:
l’adolescente sente il bisogno di fare “degli assaggini” in tutti i campi che possono comprendere la sessualità, le amicizie, il fumo, le sostanze. Ciò aiuta a capire con chi vuole stare e da chi e cosa si vuole allontanare.
SEPARAZIONE FISICA E PSICOLOGICA
dalle figure adulte. Gianoli ha sottolineato in più modi che se ci si ritrova a ripetere al figlio “questa casa non è un albergo!” oppure “perché non parli più con me?” “perché preferisci stare solo in contatto coi tuoi amici?” siamo all’interno della piena normalità! Compito dell’adolescente è infatti anche quello di trovare la sua dimensione, il suo ruolo nel mondo e per farlo ha bisogno di staccarsi dai genitori, a volte anche ribellandosi. È normale che creino dei giardini segreti e che non desiderino condividere con i grandi ed è bene rispettarli in questo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “andrà tutto bene”.
“Andrà tutto bene”
Quante volte abbiamo pronunciato questa frase verso i figli, bambini o adolescenti che siano?
Quante volte ce lo siamo anche detti a noi stessi in particolari situazioni?
Ma questa frase, davvero utile o no?
Sapete cosa vi dico, che non sempre è utile. e ora vi spiego il perché.
Rassicurazioni
Sesso pronunciamo farsi per rassicurare, per cercare di far sentire la nostra presenza o per darci forza in momenti difficili.
Non lo facciamo con cattiveria…ma. la maggior parte delle volte, succede quando non sappiamo davvero cosa dire ai nostri ragazzi e anche a noi stessi.
Sono quei momenti in cui non sappiamo che fare, ci sentiamo inermi, quasi inutili perché, magari, qualcuno ci chiede aiuto e non sappiamo come darlo.
E allora sì, si dice “non ti preoccupare, andrà tutto bene”.
Ma come fa ad andare tutto ben se non ci poniamo in modo che realmente sia così; se non ci impegniamo a far sì che vada davvero tutto bene?
Volontà ma non solo
Qualcuno, infatti, ha detto “volere è potere”. Qualche altro, nella lontana asia, che la nostra vita è fatta per il 10% dal estino, per il resto da noi stessi.
E voi mi direte, “sì va bh…ma io mi impegno ma nonostante questo non succede nulla di che. E’ perché sono fortunato/a, te lo dico io e allora cosa mi impegno a fare?”
Un piccolissima particella di verità, in effetti, potrebbe esserci. Molte volte dobbiamo esser nel posto giusto al momento giusto. Un pizzichino di fortuna serve, vero , ma se non ci impegniamo perché le cose cambino non cambieranno mai, n tutti gli ambiti della vita.
Impegno e mood
Ragazzi, e non solo, gli obiettivi non si raggiungono aspettando qualcuno che ci aiuti a farlo. Non li raggiungi dc erto meditando sul da farsi o aspettando che si realizzino da soli.
No, se davvero abbiamo a cuore una cosa dobbiamo metterci tutto il nostro impegno: anima, cuore, corpo, cervello, tutto.
Il destino a volte si limita a darci solo dei segnali ma siamo noi a doverli cogliere per riuscire a raggiungere i nostri obiettivi. E dobbiamo cadere, rialzarci, e ricadere e rialzarci.
Dobbiamo sbagliare per capire dove dobbiamo aggiustare il tiro per non commettere gli stessi errori.
E dobbiamo metterci nel mood giusto per fare in modo di avere tutte le energie che ci servono per poter agire al meglio.
Il mood. Cioè?
Un po’ quello che molti chiamano legge dell’attrazione. Se vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, se invece di mettercela tutta ci lamentiamo e ci diciamo che tutto il mondo ce l’ha con noi ebbene sì, ci attireremo davvero il negativo.
Provate a pensare positivo, a cercare anche solo quell’unghia per poter agire nel modo giusto.