Buongiorno amici. Oggi parliamo di come “sopravvivere” a questa fase: l’adolescenza.
Quando i figli oltrepassano la soglia dell’adolescenza, non cambiano solo da un punto di vista fisico, ma iniziano anche a mettere in discussione i modelli genitoriali e iniziano a ribellarsi, provocando anche frequenti tensioni e litigi in famiglia.
Disorientamento
I genitori si trovano spesso disorientati di fronte agli atteggiamenti e ai comportamenti dei figli che crescono, non li riconoscono più, sentono di non avere più il controllo e temono che la situazione possa sfuggirgli di mano.
“Il bambino affettuoso del passato, sempre pronto ad accettare i suggerimenti e gli ordini paterni, non esisteva più. I genitori, al momento dell’adolescenza del figlio, vivono un vero e proprio lutto: non esiste più il bambino tanto amato che li faceva sentire importanti e addirittura indispensabili” (Tratto dal libro Nel nome del figlio di Nicolò e Massimo Ammaniti).
Non bisogna salire sul ring: ascolto e dialogo sono le chiavi principali
Litigi e conflitti possono essere all’ordine del giorno, un tira e molla sui compiti, sul disordine, sull’uso eccessivo di videogiochi e cellulare nonostante l’adolescenza non sia una terra di mezzo ma una fase di crescita fisiologica e necessaria: una sorta di ricerca o pretesa della propria autonomia.
Far capire le proprie ragioni può essere molto difficile e i genitori si sentono spesso messi a dura prova e costretti a provarle tutte pur di gestire la ribellione dei figli, anche se si ha spesso la sensazione che qualunque strategia adottata sembri non funzionare.
Regole
Poche regole, ma ben definite, saranno in grado di dare contenimento ai figli. La via di mezzo è quella più efficace: valutare in base alle diverse situazioni e non avere un’unica linea rigida. Ci saranno momenti in cui chiudere un occhio e altri in cui restare fermi nelle proprie decisioni, anche di fronte a rabbia e proteste.
“L’adolescenza assume significati e valori diversi nel linguaggio degli adolescenti e nelle parole degli adulti, che siano genitori, insegnanti o anche istruttori sportivi. Molti adulti non riescono a comprenderne le manifestazioni e i comportamenti” (Tratto dal libro Nel nome del figlio di Nicolò e Massimo Ammaniti).
Certamente, bisogna partire dal dialogo e dall’ascolto e cercare di comprendere le loro esigenze che spesso non corrispondono a quelle dell’adulto. La disponibilità all’ascolto è molto apprezzata dai ragazzi, anche se non lo riconosceranno mai apertamente, e può evitare di farli partire sul piede di guerra.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di Adolescenti e disagio ma soprattutto degli errori, nei loro confronti, di scuole e famiglie.
Adolescenti e disagio: questo rappresenta una problematica complessa e multifattoriale, che richiede un’analisi approfondita delle dinamiche sia all’interno della famiglia che della scuola. L’adolescenza è una fase cruciale di sviluppo, caratterizzata da cambiamenti fisici, emotivi e sociali significativi. Tuttavia, le istituzioni educative e familiari spesso non riescono a rispondere adeguatamente alle esigenze di questa fascia d’età, contribuendo così al malessere giovanile. Esamineremo qui quattro aree principali in cui scuola e famiglia possono commettere errori, approfondendo le conseguenze di tali lacune.
La Mancanza di Supporto Emotivo e Relazionale
Una delle principali carenze riscontrate sia nelle scuole che nelle famiglie è la mancanza di supporto emotivo e relazionale adeguato. Gli adolescenti attraversano una fase di ricerca della propria identità e autonomia, caratterizzata da cambiamenti fisici, emotivi e sociali significativi. Questa fase della vita è spesso accompagnata da un senso di insicurezza e vulnerabilità, che rende gli adolescenti particolarmente bisognosi di sostegno emotivo e relazionale.
Il Ruolo della Famiglia-adolescenti e disagio
In ambito familiare, i genitori svolgono un ruolo cruciale nel fornire il supporto necessario ai propri figli. Tuttavia, molte famiglie tendono a minimizzare o ignorare i segnali di disagio, attribuendoli a normali “crisi adolescenziali”. Questo approccio può portare a una sottovalutazione delle problematiche psicologiche che i ragazzi stanno vivendo. I genitori possono non riconoscere i sintomi di ansia, depressione o stress nei loro figli, e ciò può ritardare l’intervento necessario. Inoltre, la mancanza di una comunicazione aperta e di un ascolto attivo può impedire agli adolescenti di esprimere le proprie emozioni e preoccupazioni. I genitori devono essere in grado di creare un ambiente di fiducia, dove i ragazzi si sentano sicuri nel condividere i loro sentimenti senza il timore di essere giudicati o incompresi.
Il Ruolo della Scuola-adolescenti e disagio
Le scuole, pur essendo luoghi di socializzazione, spesso mancano del personale adeguatamente formato per riconoscere e gestire i problemi emotivi degli studenti. La carenza di consulenti scolastici e psicologi può portare a una mancata individuazione precoce dei disturbi emotivi, aggravando la situazione degli adolescenti in difficoltà. Inoltre, il personale scolastico potrebbe non essere preparato a gestire situazioni di bullismo, esclusione sociale o altre forme di disagio relazionale che possono emergere all’interno della comunità scolastica. Un ambiente scolastico che non fornisce il giusto supporto emotivo può contribuire a creare un senso di isolamento e alienazione negli studenti.
L’Importanza del Supporto Emotivo-adolescenti e disagio
Il supporto emotivo è fondamentale per il benessere psicologico degli adolescenti. Esso include l’attenzione ai bisogni emotivi, la capacità di ascolto, l’empatia e la comprensione. Gli adolescenti devono sapere che possono contare su adulti di riferimento che siano pronti a sostenerli nelle sfide quotidiane. Un supporto emotivo efficace aiuta a sviluppare la resilienza, la capacità di affrontare le difficoltà e di gestire lo stress. Inoltre, un ambiente familiare e scolastico che promuove il benessere emotivo favorisce lo sviluppo di una sana autostima e di relazioni interpersonali positive.
Strategie di Miglioramento-adolescenti e disagio
Per migliorare il supporto emotivo e relazionale offerto agli adolescenti, è necessario adottare alcune strategie chiave. In ambito familiare, i genitori possono beneficiare di programmi di formazione e supporto alla genitorialità, che li aiutino a riconoscere e rispondere adeguatamente ai segnali di disagio dei loro figli. Inoltre, promuovere una comunicazione aperta e autentica all’interno della famiglia è essenziale per costruire relazioni di fiducia.
Nelle scuole, è fondamentale aumentare la disponibilità di consulenti scolastici e psicologi, e fornire formazione al personale docente per riconoscere i segnali di disagio emotivo e intervenire in modo appropriato. Creare programmi di supporto tra pari e gruppi di sostegno può aiutare gli studenti a sentirsi meno soli e più compresi nelle loro difficoltà. Inoltre, promuovere un ambiente scolastico inclusivo e accogliente, dove ogni studente si senta valorizzato e supportato, è cruciale per il loro benessere emotivo e relazionale.
In conclusione, la mancanza di supporto emotivo e relazionale rappresenta una delle principali criticità che contribuiscono al disagio degli adolescenti. Famiglia e scuola devono lavorare insieme per creare un ambiente di sostegno, ascolto e comprensione, in modo da favorire il benessere psicologico e lo sviluppo armonioso dei giovani.
L’Inadeguatezza del Sistema Educativo-adolescenti e disagio
Un’altra problematica significativa che contribuisce al disagio degli adolescenti è l’inadeguatezza del sistema educativo. Questo problema si manifesta attraverso vari aspetti, tra cui il sovraccarico di compiti, l’enfasi eccessiva sulla performance accademica e la mancanza di personalizzazione dell’insegnamento. Questi fattori possono portare a elevati livelli di stress, ansia e insoddisfazione tra gli studenti, compromettendo il loro benessere generale e il loro sviluppo personale.
Sovraccarico di Compiti
Il sistema educativo spesso impone un carico eccessivo di compiti agli studenti, che devono destreggiarsi tra numerosi esami, verifiche e progetti. Questo sovraccarico può diventare opprimente, lasciando poco tempo per il riposo, le attività ricreative e la socializzazione, elementi fondamentali per un sano sviluppo adolescenziale. La pressione di dover eccellere in tutte le materie può generare un senso di inadeguatezza e frustrazione nei ragazzi, portandoli a sentirsi costantemente sotto esame e giudicati solo in base alle loro performance accademiche. Questo approccio ignora le diverse capacità e inclinazioni individuali, penalizzando chi potrebbe eccellere in ambiti non tradizionalmente valutati dal sistema scolastico.
Enfasi sulla Performance Accademica
La forte enfasi sulla performance accademica e sui risultati dei test standardizzati è un’altra componente critica. Gli studenti sono spesso spinti a ottenere voti alti per accedere a buone università e, in futuro, a posti di lavoro competitivi. Questa pressione per ottenere risultati eccellenti può portare a livelli elevati di stress e ansia, soprattutto per coloro che potrebbero non sentirsi all’altezza delle aspettative. Inoltre, questa focalizzazione sui risultati può ridurre la motivazione intrinseca allo studio, trasformando l’apprendimento in un compito meccanico e privo di piacere. Gli studenti possono sentirsi ridotti a semplici numeri, valutati solo per le loro prestazioni scolastiche, trascurando aspetti fondamentali come la creatività, il pensiero critico e lo sviluppo personale.
Mancanza di Personalizzazione dell’Insegnamento
La mancanza di personalizzazione dell’insegnamento è un ulteriore fattore che contribuisce al disagio degli adolescenti. Ogni studente ha bisogni, interessi e modalità di apprendimento unici, ma il sistema educativo tradizionale tende a utilizzare un approccio standardizzato che non tiene conto di queste differenze. Questa mancanza di adattamento può portare a un disinteresse generale verso lo studio e a un senso di alienazione. Gli studenti che non si riconoscono nei metodi di insegnamento adottati possono sentirsi esclusi e non valorizzati, il che può compromettere il loro impegno e la loro partecipazione attiva. È fondamentale che le scuole sviluppino programmi didattici più flessibili e personalizzati, in grado di rispondere alle esigenze individuali degli studenti e di valorizzare le loro diverse potenzialità.
Strategie di Miglioramento
Per affrontare l’inadeguatezza del sistema educativo, è necessario adottare una serie di strategie. Innanzitutto, ridurre il carico di compiti e fornire un equilibrio tra studio e tempo libero può contribuire a diminuire i livelli di stress tra gli studenti. Promuovere un approccio all’apprendimento più equilibrato, che valorizzi tanto le competenze accademiche quanto quelle sociali ed emotive, è essenziale per il benessere complessivo degli adolescenti.
Inoltre, è fondamentale che le scuole adottino metodi di insegnamento più personalizzati. Questo può essere realizzato attraverso l’uso di tecnologie educative avanzate, che permettono di adattare il percorso di apprendimento alle esigenze di ogni singolo studente. L’introduzione di programmi scolastici che promuovano il pensiero critico, la creatività e le competenze pratiche può aiutare a creare un ambiente di apprendimento più stimolante e inclusivo.
Infine, è importante che il sistema educativo riconosca e valorizzi i diversi talenti e le diverse inclinazioni degli studenti, andando oltre la semplice valutazione delle performance accademiche. Creare un ambiente scolastico che supporti lo sviluppo integrale degli studenti, inclusi gli aspetti emotivi e sociali, è fondamentale per favorire una crescita equilibrata e armoniosa.
In sintesi, l’inadeguatezza del sistema educativo è una delle principali cause di disagio tra gli adolescenti. È necessario un cambiamento radicale nel modo in cui viene concepita e implementata l’istruzione, promuovendo un approccio più olistico e personalizzato che tenga conto delle esigenze e delle peculiarità di ogni studente.
La Pressione Sociale e la Comparazione con i Pari
Un ulteriore fattore che contribuisce significativamente al disagio degli adolescenti è la pressione sociale e la costante comparazione con i pari. In un’epoca dominata dai social media e dall’accesso immediato alle informazioni, gli adolescenti sono continuamente esposti a immagini e messaggi che possono influenzare negativamente la loro autostima e il loro benessere emotivo. Questa pressione si manifesta attraverso varie forme, tra cui il confronto sociale, il cyberbullismo e le aspettative irrealistiche riguardanti l’aspetto fisico e il successo personale.
Confronto Sociale
Il confronto sociale è un fenomeno comune tra gli adolescenti, che cercano di definire la propria identità e il proprio valore in relazione agli altri. Questo processo, sebbene naturale, può diventare problematico quando gli adolescenti si confrontano con immagini idealizzate e irrealistiche di successo e bellezza promosse dai media e dai social network. La continua esposizione a tali modelli può portare a sentimenti di inadeguatezza e insicurezza, poiché gli adolescenti possono percepire di non essere mai all’altezza degli standard imposti dalla società. Questo confronto può erodere la loro autostima e alimentare problemi di immagine corporea, contribuendo a disturbi alimentari e depressione.
Cyberbullismo
Il cyberbullismo rappresenta una minaccia crescente per il benessere degli adolescenti. A differenza del bullismo tradizionale, che si limita agli ambienti fisici come la scuola, il cyberbullismo può avvenire in qualsiasi momento e luogo attraverso l’uso di dispositivi digitali. Gli adolescenti possono essere vittime di attacchi personali, diffusione di voci infondate, esclusione dai gruppi sociali online e altre forme di abuso psicologico. Le conseguenze del cyberbullismo sono spesso gravi, portando a isolamento sociale, ansia, depressione e, in alcuni casi, a comportamenti autolesionistici o suicidari. La natura pervasiva e anonima del cyberbullismo rende difficile per le vittime trovare sollievo e supporto, aumentando il loro senso di vulnerabilità e impotenza.
Aspettative Irrealistiche
Le aspettative irrealistiche riguardanti l’aspetto fisico e il successo personale sono alimentate dai media e dai social network, che spesso promuovono standard di bellezza e realizzazione difficilmente raggiungibili. Gli adolescenti, in particolare le ragazze, possono sentirsi costantemente sotto pressione per conformarsi a questi ideali, investendo tempo ed energie in diete estreme, esercizi fisici intensivi e altre pratiche dannose per la salute. Queste aspettative possono estendersi anche al rendimento scolastico e alle carriere future, con gli adolescenti che sentono il bisogno di eccellere in ogni ambito per essere considerati di successo. Questo carico di pressione può portare a stress cronico, ansia e una visione distorta della propria identità e dei propri obiettivi.
Strategie di Mitigazione
Per mitigare l’impatto della pressione sociale e della comparazione con i pari, è essenziale adottare una serie di strategie a livello familiare, scolastico e sociale. Le famiglie possono svolgere un ruolo cruciale promuovendo un ambiente di supporto e comprensione, in cui gli adolescenti si sentano liberi di esprimere le loro preoccupazioni e insicurezze senza timore di giudizio. È importante che i genitori e i caregiver educhino i loro figli sull’uso responsabile dei social media e li incoraggino a sviluppare una visione critica dei contenuti a cui sono esposti.
Le scuole possono contribuire implementando programmi di educazione emotiva e sociale che insegnino agli studenti competenze di resilienza, autostima e gestione dello stress. Creare spazi sicuri in cui gli adolescenti possano discutere apertamente delle loro esperienze e dei loro sentimenti può aiutare a ridurre il senso di isolamento e favorire il sostegno reciproco. Inoltre, è fondamentale che le istituzioni scolastiche adottino politiche rigorose contro il cyberbullismo, fornendo risorse e supporto alle vittime.
A livello sociale, è necessario promuovere campagne di sensibilizzazione che sfidino gli stereotipi irrealistici di bellezza e successo, presentando modelli più diversificati e realistici. Collaborare con influencer e personaggi pubblici che possano diffondere messaggi positivi e incoraggianti può contribuire a creare un ambiente culturale più inclusivo e supportivo.
In sintesi, la pressione sociale e la comparazione con i pari sono fattori significativi che contribuiscono al disagio degli adolescenti. Affrontare queste problematiche richiede un impegno congiunto da parte di famiglie, scuole e società per promuovere un ambiente più sano, inclusivo e comprensivo per i giovani.
Comunicazione Inefficace e Conflitti Generazionali
La comunicazione inefficace e i conflitti generazionali rappresentano un ulteriore fattore che contribuisce significativamente al disagio negli adolescenti. La mancanza di un dialogo aperto e comprensivo tra adolescenti e adulti può creare un ambiente di incomprensione e alienazione, aggravando le difficoltà emotive e psicologiche dei giovani. Inoltre, le differenze generazionali possono amplificare le tensioni, rendendo ancora più complicata la costruzione di relazioni solide e di fiducia.
Barriere di Comunicazione
Una delle principali cause di una comunicazione inefficace tra adolescenti e adulti sono le barriere di comunicazione. Queste barriere possono essere di natura linguistica, culturale o psicologica. Gli adolescenti spesso sentono che i loro genitori o insegnanti non comprendono le loro esperienze, preoccupazioni e punti di vista. Questa percezione può portare a un rifiuto del dialogo, chiusura emotiva e isolamento. D’altra parte, gli adulti possono trovare difficile relazionarsi con i problemi moderni degli adolescenti, spesso sottovalutando o banalizzando le loro preoccupazioni.
Differenze nei Valori e nelle Prospettive
Le differenze nei valori e nelle prospettive tra generazioni possono essere un terreno fertile per i conflitti. Gli adolescenti oggi crescono in un mondo molto diverso da quello dei loro genitori, caratterizzato da rapide innovazioni tecnologiche, cambiamenti sociali e un panorama culturale in continua evoluzione. Queste differenze possono portare a visioni contrastanti su temi come l’uso della tecnologia, l’educazione, le relazioni e la carriera. I genitori e gli educatori possono avere aspettative che non risuonano con le aspirazioni e le realità degli adolescenti, creando tensioni e incomprensioni.
Mancanza di Ascolto Attivo-adolescenti e disagio
La mancanza di ascolto attivo è un altro problema cruciale. Gli adolescenti spesso sentono che le loro opinioni e sentimenti non vengono presi sul serio. L’ascolto attivo implica non solo sentire le parole pronunciate, ma anche comprendere il significato e le emozioni sottostanti. Quando gli adulti falliscono in questo, gli adolescenti possono sentirsi non rispettati o ignorati, il che può aumentare il loro disagio emotivo e alimentare conflitti. La capacità di ascoltare attivamente è fondamentale per costruire un dialogo costruttivo e relazioni basate sulla fiducia e il rispetto reciproco.
Ruolo dei Media e delle Tecnologie
L’avvento dei media digitali e delle tecnologie ha ulteriormente complicato la comunicazione tra le generazioni. I social media, le piattaforme di messaggistica e i giochi online rappresentano una parte significativa della vita degli adolescenti, spesso incomprensibile per gli adulti. Questa disparità nella comprensione e nell’utilizzo delle tecnologie può creare un gap di comunicazione, dove gli adolescenti si sentono più compresi e connessi con i loro coetanei online piuttosto che con i loro familiari o insegnanti. I genitori e gli educatori devono aggiornarsi e cercare di comprendere l’importanza di questi nuovi strumenti di comunicazione per poter interagire efficacemente con gli adolescenti.
Strategie di Miglioramento
Per migliorare la comunicazione e ridurre i conflitti generazionali, è necessario adottare alcune strategie mirate. In primo luogo, promuovere l’apertura e il dialogo sincero. Gli adulti dovrebbero creare spazi sicuri dove gli adolescenti possano esprimere liberamente i loro pensieri e sentimenti senza timore di giudizi o ritorsioni.
In secondo luogo, è fondamentale l’educazione emotiva per entrambi, adolescenti e adulti. Corsi e workshop su comunicazione efficace, ascolto attivo e risoluzione dei conflitti possono fornire gli strumenti necessari per migliorare le interazioni.
Inoltre, è importante che i genitori e gli educatori siano disposti a imparare e ad adattarsi. Comprendere le nuove tecnologie e i cambiamenti sociali può aiutare a ridurre il gap generazionale e a facilitare una comunicazione più efficace.
Infine, incoraggiare attività comuni che possano costruire un terreno di comprensione reciproca. Progetti familiari, discussioni su temi di interesse comune e momenti di svago condivisi possono rafforzare i legami e migliorare la qualità della comunicazione.
In sintesi, la comunicazione inefficace e i conflitti generazionali sono sfide significative nel contesto del disagio adolescenziale. Adottando strategie mirate per migliorare il dialogo e ridurre le incomprensioni, è possibile creare un ambiente più armonioso e di supporto per gli adolescenti.
Disattenzione ai Bisogni Individuali e Diversità
La disattenzione ai bisogni individuali e alle diversità rappresenta un problema cruciale nel contesto educativo e familiare che contribuisce significativamente al disagio adolescenziale. Ogni adolescente è unico, con bisogni, interessi e capacità diversi, ma spesso scuole e famiglie non riescono a riconoscere e rispettare queste differenze. Questo può portare a sentimenti di inadeguatezza, esclusione e demotivazione.
Bisogni Educativi Individuali-adolescenti e disagio
Ogni studente ha un proprio stile di apprendimento e ritmo di sviluppo. Tuttavia, molti sistemi educativi adottano un approccio uniforme che non tiene conto delle differenze individuali. Gli adolescenti con bisogni educativi speciali o con diverse capacità cognitive possono sentirsi trascurati e non supportati adeguatamente. L’incapacità di adattare l’insegnamento ai singoli bisogni può portare a frustrazione, bassa autostima e, in alcuni casi, all’abbandono scolastico. È essenziale che le scuole sviluppino programmi educativi personalizzati e forniscano risorse adeguate per supportare tutti gli studenti, compresi quelli con difficoltà di apprendimento o con talenti speciali.
Diversità Culturale e Inclusività
La diversità culturale è un altro aspetto cruciale spesso trascurato. Gli adolescenti provenienti da diverse etnie, religioni e background culturali possono sentirsi emarginati se le loro esperienze e prospettive non sono riconosciute o rispettate. Le scuole e le famiglie dovrebbero promuovere un ambiente inclusivo che valorizzi la diversità e incoraggi il rispetto reciproco. Programmi di educazione interculturale e attività che celebrano le diverse tradizioni possono contribuire a creare un clima di accettazione e comprensione, riducendo così i conflitti e il disagio tra gli adolescenti.
Bisogni Emotivi e Psicologici
Gli adolescenti attraversano un periodo di intensa crescita emotiva e psicologica. Tuttavia, spesso questi bisogni non vengono adeguatamente considerati né a scuola né in famiglia. Il supporto emotivo è fondamentale per aiutare gli adolescenti a gestire lo stress, l’ansia e altre difficoltà psicologiche. La mancanza di attenzione ai bisogni emotivi può portare a gravi conseguenze, come depressione e comportamenti autodistruttivi. È importante che scuole e famiglie forniscano accesso a consulenti scolastici, psicologi e altre risorse di supporto. La formazione degli insegnanti e dei genitori sull’importanza della salute mentale può contribuire a creare un ambiente più sensibile e di supporto per gli adolescenti.
Identità di Genere e Orientamento Sessuale
Il riconoscimento e il rispetto dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale sono essenziali per il benessere degli adolescenti. Gli adolescenti LGBTQ+ spesso affrontano discriminazione, bullismo e incomprensione, sia a scuola che in famiglia. Questa mancanza di supporto può portare a un maggiore rischio di problemi di salute mentale e di isolamento sociale. È fondamentale che le scuole adottino politiche antidiscriminatorie e programmi di educazione alla diversità sessuale e di genere. Inoltre, le famiglie dovrebbero essere educate sull’importanza del sostegno e dell’accettazione, fornendo un ambiente sicuro e amorevole per i loro figli.
Strumenti e Strategie di Intervento-adolescenti e disagio
Per affrontare la disattenzione ai bisogni individuali e alla diversità, è necessario implementare strumenti e strategie mirate. In primo luogo, le scuole dovrebbero effettuare valutazioni periodiche per identificare i bisogni specifici degli studenti e sviluppare piani educativi personalizzati. L’inclusione di programmi di tutoraggio e di apprendimento individualizzato può aiutare a soddisfare le diverse esigenze educative.
In secondo luogo, la formazione continua per insegnanti e genitori sull’importanza della diversità e dell’inclusione è cruciale. Workshop e seminari possono fornire le competenze necessarie per creare ambienti scolastici e familiari più sensibili e inclusivi.
Inoltre, è importante che le scuole collaborino con professionisti della salute mentale per offrire supporto psicologico agli studenti. Questo può includere servizi di consulenza, gruppi di supporto e programmi di prevenzione del bullismo.
Infine, le famiglie devono essere incoraggiate a partecipare attivamente alla vita scolastica dei loro figli e a collaborare con gli insegnanti per sostenere il loro sviluppo individuale. La creazione di reti di supporto comunitario può anche offrire risorse aggiuntive e un senso di appartenenza per gli adolescenti e le loro famiglie.
In sintesi, la disattenzione ai bisogni individuali e alle diversità può avere gravi ripercussioni sul benessere degli adolescenti. Adottando un approccio più sensibile e inclusivo, scuole e famiglie possono contribuire a creare un ambiente in cui ogni adolescente si senta valorizzato, supportato e compreso.
Buongiorno amici. Oggi vediamo perché figli si allontanano dai genitori quando sono adolescenti.
Gli adolescenti hanno un atteggiamento spesso scontroso e difficile da comprendere per i loro genitori. Come spiega l’NHS, tra i comportamenti tipici dei ragazzi in questo periodo della vita vi sono la tendenza ad isolarsi, la distanza dai genitori e il totale rifiuto del dialogo con loro.
E’ vero, i figli tendono a staccarsi dai genitori durante l’adolescenza perché stanno crescendo e stanno cercando di capire chi sono e chi vogliono essere. La cosa importante è non prendere questa fase come un affronto alla figura genitoriale: “L’adolescenza è un momento difficile, ma che va affrontato, perché il rifiuto dei genitori serve ai ragazzi a definire meglio la loro personalità. Il genitore deve diventare un equilibrista tra l’allontanamento e la presenza discreta.
Ma da che età i figli iniziano a rifiutare i genitori?
Il rifiuto dei genitori che forse definirei più come una sorta di allontanamento dalla figura genitoriale, arriva con la pre-adolescenza e continua soprattutto in adolescenza. Questa è una fase della vita delicata, per figli e genitori, che però va attraversata per arrivare al pieno sviluppo della persona.
Se il compito dell’infanzia è quello di insegnare ad avere fiducia, imparando ad affidarsi ai genitori, che diventano un punto di riferimento. Il compito dell’adolescenza è invece quello di liberarsi dalla dipendenza dai genitori, per trovare la propria adultità, diventando adulti autonomi che accettano se stessi e gli altri.
In adolescenza si parla di un allontanamento sia fisico che mentale dei genitori, per cercare la propria identità e capire chi siamo. Questo passaggio non è una colpa, anche se a volte i genitori pensano di aver sbagliato o si sentono in colpa, è un momento fondamentale che serve per passare dall’età infantile a quella adulta.
Anzi se nel passaggio non c’è un distacco dalla figura genitoriale, ci saranno poi conseguenze nella vita adulta, quindi questo distacco è lo scopo dell’adolescenza.
In questa fase diventano altri i punti di riferimento
Spesso durante questa fase, i ragazzi si staccano dalla figura genitoriale, per poi trovare un altro punto di riferimento, una guida che non è più il genitore ma una figura esterna alla famiglia.
Potrebbe essere una star, un coetaneo, un calciatore o qualsiasi persona cui l’adolescente fa riferimento, prendendo in prestito la sua identità per farla propria, non perché l’adolescente voglia mettere in atto una ripicca nei confronti dei genitori, ma perché ha bisogno di staccarsi dalla famiglia e dal suo porto sicuro, per entrare nel mondo da solo, sperimentando nuove identità. Quindi il ragazzo assume un’identità temporanea che lo possa guidare mentre abbandona i vecchi modi di vivere e cerca dei nuovi.
Mi ritrovo spesso a parlare con genitori infastiditi dal fatto che i figli passino più tempo con gli amici invece di stare in famiglia quando ci si riunisce insieme.
Ma è tutto nella norma. I genitori non possono fare gli amici dei figli semplicemente perché sono il loro punto di riferimento, i loro eroi, le persone cui andranno sempre quando avranno bisogno di un aiuto, di una spalla, un consiglio saggio, un sostegno.
Gli amici sono importanti per la loro identità, per il loro piccolo mondo che, a questa età, è importantissimo. Sono altro dalla famiglia ma sono il loro momento di svago, di confidenze che non farebbero mai ai genitori.
Essere parte di un gruppo è di vitale importanza per loro perché si sentono accettati dai loro coetanei e non solo dalla loro famiglia.
Come deve comportarsi il genitore in questa fase?
Non è facile per un genitore attraversare l’adolescenza del figlio, ma è un periodo che non si può evitare e che quindi va affrontato. I genitori dovrebbero accettare con pazienza e accoglienza il distacco e l’allontanamento fisico e affettivo del figlio, perché consapevoli che questo atteggiamento è dovuto a un cambiamento a livello cerebrale del ragazzo.
Un’altra cosa da tenere ben presente è che mentre gli adolescenti cercano l’indipendenza, sono in realtà molto fragili e hanno ancora un estremo bisogno dei genitori, perché si affacciano al mondo da soli.
Quindi il genitore deve cercare di trovare un nuovo equilibrio, tra l’allontanamento e la presenza discreta, diventando così un bravo equilibrista.
Tenete sempre aperta la porta del dialogo coi ragazzi Solo così instaurerete un rapporto sano e davvero forte. E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi
Buongiornoa mici. Oggi il tema nasce da una domanda: e se la persona tossica fossimo noi?
Le persone tossiche mettono in pratica una serie di atteggiamenti svalutanti, critici e negativi, che finiscono per compromettere il benessere e la serenità di chi le circonda. E se chi assume comportamenti di questo genere non fossero gli altri, ma proprio tu? Rendersene conto non è facile né piacevole, ma necessario per migliorare le nostre relazioni sociali, oltre che il proprio equilibrio personale.
I segnali
Quali sono i segnali che indicano che potremmo essere noi a mettere in atto dei comportamenti tossici? Scopriamoli insieme.
Il primo atteggiamento a cui occorre prestare attenzione è l’aggressività. Se tendiamo ad approcciarci alle persone in maniera eccessivamente reattiva e, al contempo, osservazioni e critiche costruttive ci spingono a metterci sulla difensiva e a contrattaccare, dovremmo riflettere sulle ragioni del nostro modo di comportarci.
Spesso, infatti, questa modalità è tipica delle persone con una bassa autostima, animate da uno slancio perfezionista che, in realtà, cela un profondo senso di inadeguatezza.
Ma quali sono gli atteggiamenti in concreto che ci possono essere utili per identificarci come persone tossiche?
Parlare e non ascoltare. Le persone tossiche tendono a non ascoltare e a parlare senza sosta, creando nell’interlocutore una sensazione di malessere e indebolimento. Le persone tossiche possono affrontare discorsi, parlare, ridere e scherzare senza curarsi minimamente del vostro stato d’animo
Vittima: si sente una persona sfortunata a cui le capitano tutte le sfortune. Rifugge dalle proprie responsabilità, sottolineando come sia sempre colpa del mondo esterno e rigirando le situazioni per apparire sempre come la vittima.
Pessimismo. Ha una visione pessimista e negativa di tutto ciò che lo circonda, e cercherà di demolire e distruggere ogni spinta e motivazione che arrivi da sé stesso o dagli altri.
Opportunismo: agisce solo in base a un tornaconto personale e non c’è coerenza tra ciò che pensa e ciò che fa, in tutti gli ambiti, anche quello degli affetti.
Riconoscimento. Ha bisogno di continui riconoscimenti da parte degli altri per soddisfare il suo ego. Il successo degli altri genera invidia e gelosia perché si sente usurpato del ruolo.
Tutto è dovuto. SI sente in diritto di ricevere tutto ciò che le è stato donato, senza elargire nemmeno un grazie. E quando lo fa, o cerca di ammaliare qualcuno è semplicemente per sedurlo o ottenere qualcosa.
Rancore e manipolazione. La persona tossica rinfaccia, serba rancore ed è pronta a tirare fuori anche eventi di molto tempo prima per far sentire in colpa o inadatta la persona davanti a sé e ottenere così ciò che vuole.
Complessi di inferiorità. Anche se tendono a manifestare un complesso di superiorità, le persone tossiche tendono a mettere in mostra quanto sono brave e che hanno ragione sempre loro, proprio perché al contrario, soffrono di grossi problemi di autostima e di complessi di inferiorità.
Empatia e nervosismo, e…
Manca di empatia e non ha interesse per le vite degli altri, tanto che procede sempre per il suo cammino senza valutare mai se ciò può arrecare danni agli altri o semplicemente senza interessarsi del proprio interlocutore o di chi gli sta accanto.
Sarcasmo e cinismo: usano il sarcasmo e il cinismo per mettere in risalto diverse mancanze, soprattuto quando possono essere utili per sminuire gli altri.
Controllo e nervosismo. Vogliono eccellere in tutte le situazioni e pertanto tendono ad essere persone molte nervose. Un altro aspetto è che tendono sempre a voler controllare tutto, anche le persone, senza disdegnare di ricorrere all’arroganza, per esempio alzando la voce, per ottenere ciò che vogliono.
Critiche e pettegolezzi. Come abbiamo visto già nel paragrafo precedente le persone tossiche tendono a essere molto critiche verso sé stessi e anche gli altri, e non elemosinano sui giudizi negativi e sulle cattiverie, proprio in seguito alla loro insicurezza di base e bassa autostima.
Migliori amici subito. All’inizio le persone tossiche tendono ad essere affascinanti e ammaliatrici, proprio perché tendono ad avere bisogno di persone che le seguano. Per questo tendono a simpatizzare, ammaliare e affascinare le persone per diventare subito amici. Un altro problema dovuto alla forte insicurezza, che fa cercare riconoscimento e apprezzamenti da chiunque lo circondi.
Cosa ci può trasformare in una persona che assume atteggiamenti tossici- e se la persona tossica fossimo noi?
Cosa ci può trasformare in persone che assumono atteggiamenti tossici? Vediamo alcune esperienze che possono influire sul volere bene a noi stessi e a chi ci circonda e quindi modificare i nostri comportamenti.
Vivere una relazione tossica. Stare accanto a chi ci fa del male e continuare a rimanervi non è mai una scelta sensate. Entrare in una relazione tossica distrugge la propria autostima e coscienza di sé: quindi in primo luogo le relazioni tossiche ci fanno diventare delle persone tossiche nei confronti di noi stessi, ma non solo. Perché creeranno delle dinamiche che non ci permetteranno più di stare in mezzo agli altri prima di un processo di recupero. Se siete coinvolti in una relazione con un manipolatore, o di codipendenza o violenza, non abbiate paura a chiedere aiuto e cercate di uscirne il prima possibile. La cosa più importante siete voi stessi!
Essere ipercritici verso sé stessi. Essere ipercritici verso sé stessi, incolparsi degli errori commessi in passato, privandosi così della possibilità, vi rinchiuderà in un circolo vizioso di sensi di colpa e tossicità. Lasciate andare il passato e guardate verso il futuro.
Reprimere la emozioni: reprimere le emozioni e non esprimere ciò che si sente, può allontanarvi da voi stessi, sia nella relazioni che nei confronti di voi stessi. Trattenere i propri sentimenti può consumare e rendere tristi e sfiduciati nel confronto del mondo, ma sopratutto non permette agli altri di vedere chi siete in realtà e non vi permetterà di instaurare relazioni reali.
Se stessi- e se la persona tossica fossimo noi?
Dimenticarsi di sé stessi. A volte capita di mettere sempre davanti le esigenze degli altri, o di avere la famosa sindrome della crocerossina, per dirla in maniera generalizzata, rischiando così di anteporre le esigenze degli altri alle nostre. Anche in questo caso quello che può succedere è incappare in relazioni tossiche e di dipendenza che porteranno dolore e frustrazione e farci sentire male, nei confronti nostri e degli altri.
Pessimismo: anche il pessimismo è una forma di tossicità, perché stronca sul nascere qualsiasi idea, spinta o forma di creatività o possibilità. Ha senso essere realisti nei confronti del futuro, ma non ha senso pensare che le cose andranno sempre male né per noi né per gli altri. Anche perché molto spesso le nostre azioni vanno in direzione del nostro pensiero in un circolo vizioso che è meglio riempire di motivazione piuttosto che disillusione. Oltre al fatto che nessuno ha voglia di avere intorno a sé un uccello del malaugurio che gli ricorda sempre che tutto andrà male.
Traumi ed eventi negativi: oltre ad alcuni caratteristiche comportamentali che possono generare atteggiamenti tossici, anche traumi ed eventi negativi possono portarci a trasformarci in persone tossiche. Se sentiamo malessere o tristezza nei confronti di eventi passati è sempre meglio farci aiutare e cercare di superarli, non importa quanto lontani siano.
Ipersensibilità: anchel’ipersensibilità potrebbe trasformarsi paradossalmente in persone tossiche, proprio perché si tende a reagire in maniera molto forte rispetto agli stimoli o ai fatti della vita e molto spesso le altre persone non sono in grado di capire e tendono a scappare. Anche l’ipersensibilità può verificarsi in seguito a traumi.
Valutazione e se la persona tossica fossimo noi?
Avete realizzato che tendete a mettere in pratica uno o più comportamenti di questo tipo? Non reagite con l’autoassoluzione o con l’autocommiserazione: cambiare è possibile.
Per farlo, occorrerà lavorare su se stessi e sull’autoconsapevolezza, preferibilmente chiedendo l’aiuto di un professionista che possa aiutarci a conoscerci meglio e a riflettere più in profondità sulle radici di alcuni nostri atteggiamenti.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla storia di Asia: combattere contro un tumore e gli haters.
A “Le Iene” parla Asia, la 14enne di Sala Consilina, in provincia di Salerno, che da tempo combatte contro un tumore. Negli ultimi giorni la ragazza, che è in cura presso il reparto di Oncologia pediatrica dell’ospedale Santobono – Pausillipon di Napoli, racconta sui social il proprio percorso con la malattia postando video e foto dall’ospedale dove si sottopone alla chemioratepia.
A rendere più complicata la sua vicenda è il bullismo che la ragazza sta subendo: Asia ha trovato la forza di rispondere agli hater e la sua storia è diventata virale, tanto da arrivare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che su instagram le ha inviato un messaggio: “Asia, ho visto il tuo video e sei bravissima! Complimenti per la tua forza e auguri! Sergio Mattarella”.
Intervista
L’intervista di Asia a “Le Iene” A parlare con Asia è l’inviato del programma di Italia 1 Gaetano Pecoraro. “Essendo autoironica mi sono messa a ridere – ha commentato la ragazza parlando degli attacchi ricevuti la ragazza -, e mi sono messa ancora più a ridere pensando che lo fanno con l’anonimo”. E ancora, perché lo fanno secondo Asia? Sono frustrati“.
Asia ha parlato anche dell’emozione per il messaggio ricevuo dal presidente Mattarella: “Sono rimasta spiazzata – ha spiegato la ragazza -, c’era mamma che tremava”. E ancora: “Mi farebbe piacere se un giorno ci incontrassimo, lo vorrei conoscere, per una chiacchiera”.
La de Filippi
Il messaggio di Maria De Filippi Un altro augurio speciale è stato recapitato dalla ragazza, proprio dalle Iene.
Ed è quello di una persona che la ragazza stima molto: si tratta di Maria De Filippi. La conduttrice è molto seguita dalla ragazza e ha voluto inviare un messaggio di solidarietà per lei: “Ciao Asia, volevo dirti che so che sei forte, che so che suoni il pianoforte – ha esordito De Filippi -.
So che hai parlato di te sui social e che ti hanno scritto brutte cose. È capitato anche a me. Purtroppo deficienti in giro sono tanti, non devi fermarti, devi solo provare a ignorarli.
Un grande abbraccio, un grande bacio e in bocca al lupo per tutto, forza eh”. Asia resta senza parole: “Che bello ma non ci credo!” E poi risponde: “In molti mi hanno consigliato di cancellarmi dai social, ma non lo farò, perché devo limitarmi io?”.
La cattiveria
Io mi e vi chiedo, come può esserci tanta cattiveria? E per quale motivo inveire contro una ragazzina che sta vivendo, con una forza da leoni, una battaglia difficile e che, al contrario, dovrebbe essere sostenuta e incoraggiata?
Forse, anzi sicuramente, perché le persone sono frustrate. Forse perché una persona che lotta col sorriso fa paura ed invidia.
Forse solo perché certa gente non è stata educata e, come sempre, tutto questo non deriva dall’utilizzo dei social ma dalla famiglia d’origine.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de i giganti dell’adolescenza.
L’adolescenza è un momento di transizione e di cambiamenti. Se i nostri figli riescono a superarla, domani saranno adulti più capaci di affrontare il mondo, di risolvere le difficoltà che si presentano e di godersi la vita. Ma, prima devono combattere i giganti dell’adolescenza.
“L’adolescenza è il ponte tra l’infanzia e l’età adulta”.
– Louise J. Kaplan
I giganti dell’adolescenza
Il gigante del corpo
Uno dei giganti dell’adolescenza più rumorosi. Gli adolescenti sperimenteranno cambiamenti nella corporatura, nell’altezza e nella taglia, nel peso, nella massa muscolare, crescono anche gli organi interni e si sviluppano i caratteri primari e secondari. Si manifestano numerosi cambiamenti in un lasso di tempo molto breve. In parte per questo si sentono goffi e insicuri. Avvertono il loro corpo come nuovo ed estraneo, hanno bisogno di tempo e di pazienza per abituarvisi.
Al giorno d’oggi, la maggior parte dei preadolescenti studia materie nelle quali si parla di sessualità e dei cambiamenti che subiranno. Dall’altro lato, è importante che anche noi ci sediamo con loro e ne parliamo, proponendogli un percorso fuori dall’ambito scolastico e rispettando sempre i loro tempi: non vogliamo che ci rifiutino come una fonte di consigli valida, ma il contrario.
Questo gigante ha a che fare con il corpo, gli ormoni, la fantasia. Affrontarlo implica che sperimenteranno la loro attrattiva, idealizzeranno l’amore, subiranno delusioni e si innamoreranno e disinnamoreranno con molta intensità. L’altra faccia di questo gigante è l’identità sessuale.
Il gigante della definizione
Durante l’adolescenza i nostri figli soffriranno una crisi d’identità e avranno bisogno di definirsi in qualche modo e di riconoscersi in questa definizione. Di tale definizione, una parte sarà l’autoconcetto, e le emozioni da esso risvegliate (l’autostima). All’interno di questa definizione si trovano anche i valori, per i quali constateranno che ci sono circostanze alle quali, qualunque essi siano, non sarà facile essere fedeli.
Hanno bisogno di scoprire diversi aspetti della propria identità:
Identità occupazionale: il lavoro o la professione che intraprenderanno
Identità sociale: le amicizie e le persone di cui si circonderanno
Identità sessuale: il ruolo come donne o uomini così come le preferenze sessuali
In questa fase i nostri figli iniziano a confidare i propri problemi e dubbi ad altri: professori, fratelli o giovani della stessa età o poco più grandi con i quali è probabile che si sentano più a loro agio nel parlare; per quanto ci riguarda, come genitori, è importante capirlo e rispettarlo. Creare un clima aperto a casa li fa sentire sicuri che non li bombarderemo di domande e rimproveri, che li ascolteremo quando ce lo chiedono e che li aiuteremo nel migliore dei modi.
“Puoi capire che un bambino sta crescendo quando smette di domandare da dove viene e e inizia a smettere di dire dove va”
– Anonimo-
Il gigante della famiglia
La battaglia contro uno dei principali giganti dell’adolescenza può diventare molto complicata quando si avvicendano i grandi conflitti, i litigi e i cambiamenti. Molti genitori si lamentano di aver perduto i loro figli/bambini, che sono ribelli e che discutono e manifestano dubbi su pratiche e pensieri radicati nella dinamica familiare mai contestati fino a quel momento.
I figli continuano a vivere a casa ma in un certo senso iniziano a fare passi da gigante verso la propria indipendenza. Indipendenza che spesso conquisteranno provando e sbagliando, nonostante i molti consigli ricevuti. Un periodo di transizione nel quale non accettano più gli ordini dei genitori, dubitano e cercano una nuova identità e il proprio ruolo nel mondo.
Per poterli aiutare, è importante avere pazienza e offrire loro un ambiente nel quale sentirsi sicuri di poter tornare. Confidare nell’educazione che abbiamo impartito loro fino a questo momento e rafforzare la loro autonomia, lasciando che si facciano carico di diversi compiti o confidando che sapranno comportarsi adeguatamente lì dove andranno.
“I giovani hanno sempre avuto lo stesso problema: come ribellarsi o conformarsi allo stesso tempo”.
-Quentin Crisp-
Il gigante degli amici
Gli amici per gli adolescenti sono fondamentali. Sono quelle persone verso le quali possono provare empatia giacché anche loro mettono in discussione il mondo degli adulti e sperimentano gli stessi cambiamenti. Con gli amici si può parlare apertamente di tutti gli argomenti, senza temere di sentirsi ridicolo e fuori luogo. In quest’epoca le amicizie sono più intense e gettano le basi dell’intimità nella vita adulta.
Gli adolescenti sono molto influenzabili e tendono ad adottare tendenze come modi di vestire, attività, preferenze musicali e persino politiche. Avere amici è così importante che molto spesso capita che perdano la propria voce e personalità, preferiscano seguire la corrente e non esprimere la propria opinione per non rimanere soli, cosa che può causare dei problemi nella ricerca della propria identità.
All’interno dei gruppi, possono diffondersi anche dipendenze a causa della pressione sociale. I gruppi giocano molto sulla capacità di isolare o rifiutare colori che non vogliono seguire le “regole del gioco”. I giovani timidi o con problemi di carattere possono essere in conflitto e risultare molto dipendenti. Il gruppo impone i valori e impedisce loro di ragionare in modo individuale, li condiziona e fa in modo che si annulli la responsabilità personale.
In quanto genitori bisogna stimolare le relazioni sociali dei propri figli insegnando loro i modi per relazionarsi meglio. Permettere che vadano a casa degli amici o che questi vengano nella nostra per conoscerli meglio. Conoscere le persone che frequentano e concedere ai propri figli la fiducia di saper scegliere bene le proprie amicizie. Essere tolleranti quando qualche amico non ci piace del tutto, purché non intravediamo atteggiamenti pericolosi.
“Il conflitto tra il bisogno di appartenere a un gruppo e il bisogno di essere visto come unico e individuale è la battaglia principale dell’adolescenza”.
-Jeanne Elium-
Anche se Davide dovette combattere la sua battaglia contro Golia da solo, non è necessario che i nostri figli facciano lo stesso contro i giganti dell’adolescenza. Importante è confidare in loro e in noi stessi e negli strumenti che abbiamo per aiutarli a combattere questa e altre mille battaglie.
Buongiorno amici. Oggi voglio fare una riflessione su l’esempio che danno i bambini.
Esempio
Oggi voglio fare una piccola riflessione con voi. Sull’esempio che seguiamo da che siamo bambini fino all’età adulta.
Nasciamo e veniamo a contatto solo col nostro nucleo famigliare: mamma e papà e, a volte, fratelli. Ma l’esempio che ci dicono di seguire è quello dei genitori.
Ed è qui che questi devono cominciare a dare esempio del ruolo importantissimo che hanno. Il buon esempio, sì.
Perché , come dico sempre io, a quell’età i bimbi sono come delle spugne.
Non hanno ancora una facoltà cognitiva molto sviluppata, sono nati da poco tempo. E, più che le parole, seguono ciò che i genitori dicono e fanno. Sono il loro esempio, i loro eroi.
Se i genitori parlano urlando a casa questo modo di comunicare verrà trasportato, una volta più grandicelli, al di fuori delle mura domestiche. Se, da adolescenti, mamma vi dice di non fumare perché fa male alla salute ma lei stessa lo fa, nel cervello del ragazzo c’è una domanda:” ma allora è lecito. Lo faccio anch’io”.
Nonni
Un altra bellissima figura della famiglia sono i nonni. Ci dicono sempre che i nonni sono l’emblema della saggezza.
E quanto ci piaceva sentir raccontare di quando nonna era giovane o degli episodi della sua epoca, di come viveva. A volte quei racconti erano quasi meglio delle favole.
La mia canticchiava spesso e le insegnava a me. E id etti popolari? Quanta saggezza davvero in quelle frasi che non capivamo ma che, nel profondo, nascondevano dei veri insegnamenti che, poi, ci portiamo avanti per tutta la vita.
E i bambini?
Ma quindi i bimbi, devono solo imparare e tacere?
E no. Ci dicono , e diamo per scontato che sia l’unico modo per crescere bene, che solo gli adulti possono insegnarci qualcosa. Ma chi l’ha detto?
Sono sempre stata, e sempre lo sarò, convinta che chiunque può insegnarci qualcosa, anche un bambino.
Nella sua gentilezza, ingenuità. nei suoi occhi pieni di meraviglia nello scoprire il mondo.
Nella non malizia nel rapportarsi con gli altri e nell’assenza di giudizio e pregiudizio, a meno che non abbia seguito un esempio sbagliato in casa.
No presunzione
Troppe volte vedo, nelle famiglie con ragazzi adolescenti, i genitori, o almeno uno di oro, che si sentono i detentori della verità assoluta. Io sono il migliore nel dire , fare, in tutto e, per questo, devi prendere e esempio da me.
A volte pressano i ragazzi di troppe aspettative facendo crescere, così, delle persone frustrate che hanno paura di deludere gli adulti.
Quegli adulti che dovrebbero supportarli e aiutarli ad avere fiducia in se stessi e a valorizzarli.
Ebbene sì, anche voi non siete mai arrivati.
Ricordatevi che nella vita c’è sempre da imparare, da tutto e tutti, indipendentemente da sesso ed età.
Buongiorno amici. Oggi rispondiamo ad una domanda che molti s fanno:” sento di odiare il mio corpo. Cosa devo fare?”
Tutti noi, a un certo punto, ci siamo detti “mi sento come se odio il mio corpo”.
Non è facile amarlo ogni giorno o apprezzarne ogni sua imperfezione e forma.
Tuttavia, quei momenti passano e alla fine lo accettiamo così com’è, perché questo fantastico involucro fisico è ciò che ci permette di sentire, respirare, abbracciare, lavorare, goderci la vita e interagire con gli altri.
Tuttavia, negli ultimi anni, sempre più persone hanno un cattivo rapporto con la propria immagine corporea.
Rifiutano se stessi, odiano l’essere che si riflette nei loro specchi, perché non si armonizza con i presunti “corpi ideali” dei social network o con quelli che ci vengono venduti nella società dei consumi.
Come affrontare queste situazioni? Scopri di più a riguardo con il seguente articolo.
Non è necessario amare il nostro corpo, basta rispettarlo, accettarlo. Tuttavia, la cultura, e persino l’istruzione, fanno sì che sempre più giovani odino la propria immagine e portano a comportamenti autodistruttivi.
Come faccio a sapere se sento di odiare il mio corpo?
È possibile che ogni volta che ti guardi allo specchio o nei tuoi selfie ti dica “Mi sento come se odiassi il mio corpo”. Inoltre, potresti avere un figlio o una figlia adolescente che senti ripetere spesso. A che punto iniziamo a preoccuparci delle nostre percezioni o di quelle degli altri? Quando superi il confine da “normale” a “patologico”?
In uno studio pubblicato sull’Indian Journal of Psychiatry, viene evidenziato che, sebbene sia normale avere preoccupazioni per l’aspetto fisico, quando queste diventano eccessive, potremmo essere all’interno dello spettro del disturbo da dismorfismo corporeo (BDD).
Di conseguenza, è importante rilevare quei sentimenti e attribuzioni negative verso la propria immagine che sono più problematiche. Affinché tu sia più consapevole di questi tipi di situazioni e sentimenti negativi, li elenchiamo di seguito:
Sei ossessionato dal viso, dai capelli, dal naso e dalla pelle.
Ti confronti costantemente con gli altri.
Provi sentimenti di insicurezza e inferiorità.
Provi tristezza e demotivazione a causa del tuo schema corporeo.
La tua vita sessuale affettiva è molto limitata da questo problema.
L’idea di ricorrere alla chirurgia ti perseguita con insistenza.
Restringi la tua vita sociale per dispiacere della tua stessa immagine.
Queste preoccupazioni per il proprio corpo occupano buona parte della giornata.
Ti lasci scivolare in comportamenti compulsivi come guardarti costantemente allo specchio o spazzolarti i capelli.
Come aiutarmi a smettere di odiare il mio corpo
Per quanto ti dicano che “accettati per come sei”, farlo non è facile. Non è perché la mente è dominata da pregiudizi cognitivi che alimentano la visione negativa della propria immagine corporea.
Anche le credenze apprese e molte idee irrazionali inconsce che non sono facili da disattivare. Tale riformulazione richiede tempo e lavoro. Vediamo quali strategie sono utili se ti sembra di odiare il tuo corpo.
Pratica la neutralità del corpo
Realtà come il disturbo da dismorfismo corporeo, così come la propria persistente antipatia per l’immagine fisica, hanno una parte della loro origine nella bassa autostima. Meta -analisi come quella riportata in BMC Psychiatry indicano che questo stesso fattore è solitamente un elemento trasversale.
Un modo per disattivare quel rifiuto quando dici a te stesso che “mi sento come se odio il mio corpo” è praticare la neutralità del corpo. È una strategia emotiva e motivazionale volta a migliorare il rapporto che hai con il tuo fisico. Per fare ciò, prendere nota delle seguenti raccomandazioni:
Fai una lista di tutto ciò che puoi fare con il tuo corpo: respirare, vedere, camminare, lavorare, guidare, abbracciare, baciare, scrivere, leggere, giocare con il tuo animale domestico, ballare e molto altro.
Fai attività gratificanti: fai una passeggiata, goditi bagni rilassanti, balla, canta, ecc. Svolgi attività che ti permettano di goderti ogni sensazione fisica che il tuo corpo ti dà.
Accetta la tua immagine senza bisogno di amarne ogni parte: apprezza solo tutto ciò che il tuo corpo ti permette di fare, il che non è poco. Questo compito comporta lo sviluppo di un’adeguata empatia con te stesso, permettendoti di esistere nella tua fisicità senza giudicarla.
Un modo per migliorare la nostra relazione con il nostro corpo è praticare la neutralità corporea. Consiste nello smettere di giudicare noi stessi, imparare a vivere empaticamente con il nostro corpo, godendoci ciò che ci permette di fare.
Si consiglia di regolamentare l’uso dei social network
Viviamo in una società dominata dalla tirannia dell’immagine. Pubblicità, cinema, televisione e social network sono media che impongono l’idea distorta che esistano “organismi regolatori”.
Pertanto, la persona che non si conforma a queste misure, forme e proporzioni ideali si sente rifiutata e persino elabora che c’è qualcosa di difettoso in loro.
Ricerche come quella pubblicata su Clinics in Dermatology limitano questo problema.
L’uso dei social network e l’esposizione a immagini idealistiche del corpo sono alla base di molti disturbi e sofferenze. Pertanto, è essenziale migliorare l’uso che fai dei social network e l’esposizione ai loro messaggi.
Per raggiungere questo obiettivo, prendi nota delle chiavi che possono aiutare nel processo e che condividiamo di seguito:
Riformula i messaggi social che ti spingono alla perfezione: ricorda che non esistono corpi ideali, esistono corpi reali.
Scegli account che esaltino la diversità, la salute del corpo e la positività del corpo : nel momento in cui inizi a seguire figure o celebrità che apprezzano e rispettano tutte le corporature, l’algoritmo continuerà a mostrarti profili simili.
Limita o regola l’uso che fai delle reti: a volte, puoi passare troppo tempo a esporti a messaggi che feriscono e immagini che rafforzano inconsciamente il rifiuto del tuo corpo. Fai buon uso della tecnologia.
Guarisci te stesso dai messaggi che hai ricevuto sul tuo corpo nel corso della tua vita
È possibile che la prima volta che ti sei detto “Sento di odiare il mio corpo” sia stato nella prima adolescenza.
Spesso il nostro ambiente più vicino rafforza in noi il rifiuto della nostra immagine.
Ci sono messaggi come “saresti più carina se dimagrissi” che ci inoculano un disagio molto precoce verso la nostra immagine di noi stessi.
Per guarire e costruire una buona relazione con il tuo schema corporeo, devi riformulare tutte quelle verbalizzazioni che qualcuno ti ha indirizzato ad un certo punto.
È un compito psicologico complesso che comporta la revisione anche delle convinzioni che davi per scontate. Considera le seguenti azioni:
Tieni un diario e mettici delle belle frasi su di te.
Scrivi le convinzioni che hai sulla tua immagine.
Trasforma quei messaggi negativi, trasformali in messaggi positivi.
Chiediti da dove provengono questi messaggi (dalla tua famiglia, partner passati, amici, ecc.).
Comprendi che il dispiacere per la tua immagine è un’idea costruita che deve essere sanata.
Se rifiuti l’immagine del tuo corpo, potresti essere cresciuto in una famiglia che ti ha giudicato in base al tuo aspetto fisico. I messaggi dal nostro ambiente ci condizionano.
Circondati di persone che hanno un’immagine corporea sana di se stesse.
Potresti avere un amico ossessionato dal proprio fisico. Il fatto di trascorrere del tempo con persone ossessionate dal perdere peso, mostrando sempre un’apparente perfezione, può influenzarti in modo negativo. Ancora una volta, i messaggi che provengono dal tuo ambiente possono distorcere, a poco a poco, il rapporto che hai con il tuo corpo.
Sarebbe molto vantaggioso avere la vicinanza di figure che si accettano così come sono e che ti apprezzano anche per quello che sei. L’autostima si costruisce anche dalle parole che arrivano da chi ci circonda. Pertanto, avere amici che ti apprezzano, che ti convalidano e non ti giudicano dal tuo corpo, è qualcosa di molto salutare.
Cosa fare se sento di odiare costantemente il mio corpo?
Nel caso in cui non riesci a smettere di pensare al tuo corpo e la tua vita psicosociale è molto limitata, è il momento di chiedere aiuto. In generale, questo persistente rifiuto si traduce spesso in autolesionismo e persino ideazione suicidaria. Evita di arrivare a questo punto.
Ricerche come quella pubblicata su Behavior Therapy suggeriscono che la terapia cognitivo-comportamentale, combinata con antidepressivi, è appropriata. Sebbene questo studio si concentri sulla popolazione giovane, va notato che i suoi benefici possono essere correlati anche alla popolazione adulta.
Se cambio il mio corpo, l’odio o l’antipatia se ne andranno?
Sono molte le persone che ricorrono alla chirurgia estetica pur di raggiungere quell’aspetto fisico con cui riconciliarsi finalmente con se stesse. Ora, quella percezione di sé negativa cambierà se trasformi il tuo corpo?
Tutti possiamo ricorrere all’esercizio fisico e sottoporci a un intervento chirurgico per vederci meglio. Non si nega che questi cambiamenti spesso si ripercuotano sull’autostima. Ma dobbiamo stare attenti.
Le cliniche di chirurgia estetica dovrebbero valutare la presenza di un BDD; in questi casi, le modifiche non garantiscono che la persona avrà un aspetto migliore. L’odio persiste e continuano ad aver bisogno di sempre più operazioni.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sugli adolescenti, ansia e paura di sbagliare.
“Mentre l’adolescente-Icaro di ieri volava troppo in alto, i nuovi Icaro hanno paura di volare.
Le loro ali tremano per la paura di sbagliare, cadere e fallire; tremano per l’ansia che ostacola la serenità del loro volo, a scuola come nella vita.
È quella voce che dice, sia a noi che ai nostri ragazzi, che non siamo abbastanza, che non ce la faremo che tentare è inutile, se sai già di fallire.
Nel cuore degli adolescenti di ieri c’era soprattutto il senso di colpa con cui confrontarsi, invece gli adolescenti di oggi provano fatica emotiva che si traduce in un grande senso di inadeguatezza, per il non riuscire a stare al passo, per la paura di fallire, di non essere abbastanza” (Stefano Rossi)
Ricerca adolescenti, ansia e paura di sbagliare
Una ricerca condotta da Fondazione Gemelli IRCCS e UNICEF sulla situazione dei giovani in Italia ha rilevato come il 39% della popolazione dichiari di soffrire di una sintomatologia ansioso-depressiva.
Gli adulti sono preoccupati dal disagio che i più giovani manifestano, eppure non sanno come affrontarlo: il 48% denuncia l’incapacità di far fronte al problema. Il 54% dei ragazzi, d’altra parte, pensa di non essere capito da mamme e papà troppo distratti e solo il 3% parlerebbe con un insegnante di una sua difficoltà.
È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i bambini, che ha voluto indagare anche le difficoltà di genitori e docenti nel dialogare con i ragazzi, che stanno scontando ancora gli effetti della pandemia sulla salute mentale.
La paura di sbagliare che blocca i ragazzi
Sempre più frequentemente gli adolescenti hanno paura di sbagliare, non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato: ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
È soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare: livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Gli adolescenti hanno bisogno di ascolto, non di soluzioni, e di essere aiutati a trasformare le difficoltà in una sfida da affrontare!
Spesso gli adolescenti si bloccano davanti a un problema o a una situazione che percepiscono come difficile, assumono un atteggiamento difensivo e rinunciatario nei confronti di quello che devono affrontare e non riescono a viverlo come una sfida.
“Mi sento schiacciata da tutto quello che devo fare, mi sento di non riuscire a stare dietro a tutto. Ho mille pensieri che mi tormentano e quando mi sento così mi sale l’ansia, mi blocco e non riesco ad essere lucida.”
Nel momento in cui si presentano situazioni intense e impegnative il cervello rilascia sostanze chimiche e attiva una serie di circuiti neuronali.
Se si considera ciò che si sta vivendo come una minaccia, il cervello entra in uno stato di allarme e si prepara alla difesa.
Al contrario, se si affronta quella condizione come se fosse una sfida, il corpo produce una maggior quantità di energia per poterla superare e viene poi rilasciato un neurotrasmettitore, la dopamina, che fa sperimentare gratificazione.
Ascolto
Ascoltare i figli è fondamentale, è il primo passo per instaurare e mantenere aperta una relazione improntata sul dialogo e il confronto, anche nei momenti di difficoltà. Non è sempre facile riuscire ad ascoltarli e a comprendere i loro comportamenti e le loro motivazioni. Eppure è fondamentale: sentirsi ascoltati significa potersi fidare e sentire di essere importanti per l’altro!
I genitori hanno bisogno di acquisire consapevolezza, strumenti e strategie per fronteggiare in modo più efficace la quotidianità e le sfide che possono incontrare nella relazione con i figli e nelle diverse fasi della crescita.
In questo modo possono diventare promotori attivi potenziando il loro ruolo, rafforzando le loro competenze, promuovendo anche nei figli la consapevolezza e l’acquisizione di efficaci abilità di vita (life skills).
E vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite il pulsante qui sotto
Buongiorno amici. Oggi parliamo de l’invidia, brutto sentimento.
Cosa si nasconde dietro il sentimento dell’invidia?
Purtroppo non tutti i rapporti interpersonali sono facili e non sempre si ci si ritrova ad avere a che fare con persone piacevoli. Tra i sentimenti negativi che purtroppo, delle volte, ci si trova ad affrontare e con cui bisogna convivere è l’invidia.
L’invidia può celare differenti sentimenti: senso di inferiorità, inadeguatezza, frustrazione, impotenza, odio e rabbia per il successo dell’altro che sembra oscurarci.
Chi tendenzialmente prova invidia non riesce a percepire le sue risorse, potenzialità e possibilità; il suo pensiero si concentra sullo svalutare l’altro nel tentativo di preservare il suo valore.
Sentimento
L’invidia è un sentimento molto antico che nasce con l’individuo.
Si instaura fin dalla nascita (alcuni autori affermano che possa instaurarsi già nella vita intrauterina) ed è un sentimento che durante l’età evolutiva va elaborato ogni volta che si presenta affinché non diventi distruttivo per sé e per gli altri.
Già Sigmund Freud parlava del complesso di evirazione: la bambina, quando viene a conoscenza del sesso maschile, si accorge che il bimbo è provvisto di qualcosa che lei non ha (pene) e per il solo fatto di non possederlo lo desidera (il sentimento di invidia del pene).
Questo accade perché l’assenza del pene viene percepita come una mancanza, il marchio di un’evirazione piuttosto che il segno di una differenza, di un’alterità connessa al possesso di un organo diverso, la vagina.
In sintesi, se le esperienze buone, relative soprattutto all’affettività e all’emotività, prevalgono su quelle cattive, il senso d’invidia man mano diminuisce per cedere il posto al senso di soddisfazione e gratitudine.
Si creano, quindi, nel bambino quegli ‘anticorpi psichici’ necessari per fronteggiare lo spiacevole senso di invidia che può facilmente insinuarsi in ognuno di noi.
Questo è un compito che spetta nei primi anni ai caregiver (genitori e chi per loro) e successivamente anche a coloro che sono preposti alla formazione/educazione civile/sociale (docenti scolastici) di bambini e adolescenti.
15 caratteristiche delle persone invidiose
1. Si aspettano il peggio
L’invidioso salta subito alle conclusioni (negative); vede sempre la parte vuota del bicchiere, fosse anche l’1% del volume totale, ma vede proprio quella. E’ passivo verso la vita e il mondo esterno, non prende iniziative perché pensa che comunque le cose andranno male.
2. Negano la verità
Attua meccanismi di rimozione, letteralmente, esclude dalla coscienza gli eventi che l’hanno messo in cattiva luce. In qualsiasi circostanza nega di aver fatto una brutta figura, non ricorda le sue mancanze, i ritardi, gli errori commessi.
3. Portano rancore
Non conosce sentimenti di perdono perché in lui/lei scatta un meccanismo automatico che lo porta ad essere rancoroso. Non si rende conto che il risentimento e il rancore portano soltanto dolore nella propria vita.
4. Non sono riconoscenti
L’invidioso ha una visione molto distorta del mondo, quindi non trova alcun motivo per provare gratitudine. Se gli fai un piacere tende a ridimensionare il tutto, anzi sembra proprio che quel piacere gli sia dovuto. Tende a fare facilmente terra bruciata perché troppo concentrato su se stesso.
5. Non amano il cambiamento
L’invidioso da la colpa alle circostanze, alle persone, al fato… per come stanno le cose nella sua vita. Resta fermo, intrappolato nei suoi malesseri senza mai agire. Se commette errori o fallisce, ne fa un dramma: piuttosto che considerare un fallimento come qualcosa di costruttivo, infierisce sugli altri.
6. Tendono a ingigantire anche un minimo intoppo
La parola “imprevisto” è sinonimo di “tutte a me capitano” per la persona invidiosa. Crede che ogni ostacolo si presenti come una montagna difficile da scalare.
7. Non accettano la loro condizione
Nei momenti difficili l’invidioso vede la realtà come un muro su cui i sogni sono destinati a infrangersi. E per questo motivo tende a vivere il rapporto con gli altri con intenso astio.
8. Evidenziano i tuoi difetti
Non sempre è facile smascherare l’invidioso, spesso si tratta di una persona che si nasconde tra i nostri affetti.
A volte è quasi un insospettabile, per cui dobbiamo fare un po’ di attenzione e tenere gli occhi aperti per stanarlo. Il suo comportamento più frequente è quello di far critica.
L’invidioso trova mille pretesti per farti sentire inadeguato e fuori posto. In sua presenza ti starà male il vestito, il trucco, i capelli. Il tuo lavoro non sarà mai migliore del suo e per quanto ti sforzerai non sarai mai abbastanza.
9. Elargisce falsi complimenti
Per darsi un tono e confermare la sua superiorità, l’invidioso è estremamente ipocrita. La sua ipocrisia s’incarna in falsi complimenti per dimostrarsi gentile e migliorare l’immagine che dà di sé.
10. Fanno continuamente confronti con gli altri
E’ iper-critico, rigido, e giudicante nei confronti degli altri; non ammette che ciascuno di noi è a suo modo diverso, con i propri pregi e i propri difetti, i propri tempi e le proprie peculiarità. Giudicare se stesse in base al confronto con altri.
Ad esempio, se la crisi nasce dalla vita sentimentale, è solito dire: «Gli altri sono tutti accoppiati, soltanto io sono da solo».
Se deriva da scarsi risultati lavorativi ed economici: «Io sono un fallito, gli altri riescono in tutto quello che fanno».
Se nasce da una serie di sintomi e malattie: «Agli altri va sempre bene, non hanno mai niente. A me ne capitano di tutti i colori».
11. Colpevolizzano gli altri per le loro sventure
Per l’invidioso il fallimento non è contemplato….il successo è alle porte (forse ha un cattivo rapporto con il tempo dato che gli anni passano e la sua posizione non migliora).
E se qualcosa dovesse andare storto, sa come uscirne “pulito”: la colpa è degli altri. L’invidioso punta il dito accusatore contro gli altri.
Tutte le sue eventuali disgrazie sono sempre colpa degli altri: aver scelto il partner sbagliato, aver avuto un figlio troppo presto, un padrone-despota sul lavoro… Ogni capro espiatorio è buono.
12. Sminuiscono il tuo operato
Ti osserva, ti scruta, sta con gli occhi puntati a osservare ciò che fai. E, ovviamente, non va mai bene.
Ti critica in continuazione, spesso senza alcun motivo. Poco importa se si rende ridicolo, farà di tutto per convincersi che tu non vali niente. Ne ha bisogno, per nascondere a se stesso di non avere le stesse capacità.
13. Non sopportano i successi altrui
L’invidioso non è capace di provare sincera gioia per i successi altrui. Il suo apprezzamento appare spesso forzato, poco spontaneo, non naturale. Con una notevole astuzia cerca di sminuire i vostri traguardi ridimensionandoli con dei paragoni. Ma con una falsa obiettività di fondo.
14. Sono vampiri energetici
Il vampiro non rispetta nessuna regola e vede le relazioni interpersonali come qualcosa da poter sfruttare a proprio vantaggio.
Di solito ha un atteggiamento amichevole che nasconde il suo vero intento che è quello di servirsi degli altri per ottenere dei benefici senza dare nulla in cambio.
La sua strategia è quella di dare alle sue vittime l’illusione della sua disponibilità che non si concretizzerà mai. In altre parole siamo di fronte ad un personaggio che cerca di manipolare gli altri approfittando della loro disponibilità.
Un’altra strategia che viene adottata dal vampiro è quella del ricatto emotivo che sfrutta facendo sorgere in noi dei forti sensi di colpa che lo aiuteranno a manipolarci con maggior facilità.
Altra tattica è quella del vittimismo emotivo che mette in atto impersonando il ruolo della vittima.
15. Non hanno empatia
Le persone invidiose sono incapaci di provare empatia, incapaci cioè di immedesimarsi negli altri e di coglierne pensieri e stati d’animo, sensibili solo sulle questioni che le riguardano direttamente.
Ricorda…l’invidia è un freno, non un acceleratore
A volte può sembrare una cosa positiva che ti spinge ad agire, ma ricordati che la cosa più importante nella vita non è realizzare grandi cose, ma essere felici.
Se ti paragoni a qualcun altro e in qualche modo ti senti meno capace, meno forte, meno sicuro di te stesso, non lavorerai col tuo pieno potenziale. Non lavorerai come una persona libera da questi pensieri, motivata dalla passione invece che dall’invidia.
Proteggersi dall’invidia altrui
L’unico modo che hai per proteggerti dall’invidia altrui è affermarti, lavorare sul tuo valore ed esserne sempre consapevole.
In questo modo, qualsiasi critica distruttiva, ti scivolerà via! Ricordi cosa ti ho scritto all’inizio del testo? Tutti i problemi della vita insorgono quando perdiamo di vista il nostro valore.
Quando dimentichiamo il nostro valore, vogliamo a tutti i costi che anche gli altri lo riconoscano. A te non servono riconoscimenti, medaglie o coppe. Non ti serve che il tuo nome venga inciso su una targa se sei già consapevole di quanto vali.