Buonigorno amici. L’ argomento di oggi è: il professore lo umilia …davanti alla classe e il ragazzo si suicida.
Si è tolto la vita uno studente dell‘Istituto Rousseau della Capitale, ha deciso di compiere il più estremo dei gesti, di farla finita. A riportare la notizia è Repubblica e stando alle indagini della Procura, le motivazioni alla base di un tale gesto sono da ricercarsi nel comportamento, oltremodo severo, di un professore che spesso lo prendeva in giro davanti alla classe. Il ragazzino, 17enne con problemi di apprendimento, non ha retto il peso della situazione ed è crollato. Si è stretto una corda attorno al collo ed ha deciso di farla finita.
Suicidio a Roma, 17enne muore impiccato
Sulla terribile vicenda le indagini sono andate avanti ed è emersa la peggiore delle ipotesi, ovvero quella per la quale l’insegnante di matematica avrebbe ecceduto nei metodi correttivi causando la morte dello studente. Questo è il reato, l’accusa con cui il Pubblico Ministero ha portato il professore a processo. Per gran parte dell’anno scolastico il professore aveva preso in giro l’alunno davanti a tutta la classe e il 17enne non avrebbe retto il peso psicologico della situazione. Alla luce di ciò, l’11 luglio del 2019 il ragazzino si è tolto la vita.
Il complicato rapporto con il professore e il gesto estremo
Il ragazzo non era riuscito a gestire il rapporto con il professore, sapeva di soffrire di alcuni specifici problemi legati all’apprendimento e questo lo faceva soffrire. Riteneva, inoltre, di essere bersaglio dell’insegnante e ad alcuni compagni aveva confidato le sue sensazioni annunciando anche che si sarebbe fatto del male. Così dall’appartamento in cui viveva assieme ai genitori ha preso una corda e si è impiccato.
Le testimonianza dei compagni e l’udienza in Corte d’Assise
I genitori avevano notato che nell’ultimo periodo il figlio si era chiuso in sé stesso ma non potevano prevedere un simile epilogo. Successivamente arrivano anche le testimonianze dei compagni che rappresentano un passo importante per le indagini, permettendo di escludere la pista del folle gesto. I compagni raccontano le umiliazioni subite dal 17enne da parte dell’insegnante e così l’inchiesta va avanti. Gli alunni vengono ascoltati e gli investigatori ritengono di avere tra le mani delle versioni convergenti tra loro. I compagni, adesso diplomati da più di 3 anni, dovranno ripetere davanti al giudice quello che hanno detto all’investigatore, l’udienza in Corte d’Assise è fissata per metà aprile.
Riflessioni
Di solito si sente parlare di bullismo tra coetanei compagni di classe e ci si aspetta che i professori, oltre ai genitori e ai ragazzi, denuncino il tutto.
Stavolta il carnefice è proprio un professore, una persona adulta che dovrebbe insegnare ai ragazzi non soltanto la sua materia. Ma come si sta al mondo.
E invece? Vessazioni. Insulti, umiliazioni continue giornaliere nei confronti di questo ragazzo che non andava benissimo nella sua materia.
Il risultato? Non ne poteva più e si è tolto la vita. A mio parere? Carcere senza obiezioni alcune. La scuola deve essere la seconda educatrice dopo la famiglia.
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Molte volte, purtroppo, ancora oggi vedo molti genitori insegnare ai loro ragazzi a non avere paura.
Quasi come fosse un difetto, un qualcosa da nascondere, di cui vergognarsi.
“Non piangere che sembri debole”
“la paura è cosa da femminucce. Tus ei un uomo devi essere coraggioso”
Vis emrbano frasi corrtte e sensate queste da inculcare a bamibini e ragazzi in via di sviluppo?
Emozioni
La paura, se non portata all’eccesso facendola diventare patologia ( ma qui parliamo di altro, di attacchi di panico di cui abbiamo già parlato tempo fa ma se volete riprenderò l’argomento), è uns entimento come tutti gli altri, un’emozione.
E, come tutte le emozioni, e dicod avvero tutte, va vissuta, affrontata, esternata.
Non possiamo solo condividere , esternare gioia. Siamof atti di emozinoi e reazioni emtive a parole sentite, situazioni…tutto provoca in noi emozioni.
Che sia rabbia, dolor,e gioia, disgusto tutto va vissuto, elaborato, esternato. Perché nessuna emozione è qualcosa di cui vergognarsi.
Perché se la vediamo in questo modo allora dovremmo vergognarci di noi stessi ogni singolo momento della nostra giornata.
Affrontare le paure
E’ difficle, per un ragazzo che vive in un ambiente in cui è abituato a nascondere le sue paure, imparare, da solo, ad affrontarle.Perché sis entirebbe quasi in colpa verso la famiglia, perché “no, non devo farle trapelare, non posso, perché mi hannod etto che sbagloato”.
E invece l’unica coa sbagloata è fare quello che ti hannod etto.
Sapete chi è davvero la perosna coraggiosa? E’ quella che non ha paura di avere paura.
E’ quella che esterna le sue emozioni, che le affronta, che le guarda in faccia.
E va benissimo se piangiamo, se ci arrabbiamo, se c’è qualcosa di cu abbiamo una fottutissima pura e chiediamo aiuto per affrontarle.
E sapete perché? Perché siamo umani, perché solo se affrontiamo e viviamo a pieno le nostre emozioni cis entiamo bene.
Sembra assurdo ma un lutto, nons empre ins ensos tretto, deve essere vissuto, affrontato se non vogliamo vivere nell’angoscia per tutta la nostra vita. Piangiamo, soffriamo, va benissimo così.
Ricrodate, carig enitori, che la paura non deve essere sconfitta, non deve essere nascosta, non è uan vergogna. Va semplicemente gestita.
E allora, prendete per mano i vostri ragazzi e cercate di trovare, insieme a loro, al soluzione più giusta perpoter gestire le loro paure.
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Solo insegnandolo ai ragazzi impareranno a crescere.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul commettere errori e su coe sia importante insegnarlo ai ragazzi per crescere.
Sbagliare
E’ una delle cose più importanti che ung enitore dovrebbe isnegnare a fare ad un ragazzo.
Assurdo direte voi…sicuramente. No, non lo è.
Perché dico questo? Perché è solod algi errori che si impara a crescere, a rialzarsi, a riflettere e impegnarsi su come possiamo migliorare noi stessi senza paragonarci a nessun altro.
Eppure, purtroppo, la maggior parte delle volte ig enitori insegnano ai figli a non sbagliare perché, se lof ai, sei un fallito.
Fallire
Che bruttissima parola Fallimnto. Nessuno fallisce mai nella vita.
Ma tutti facciamod elgi errori, che siano nelle piccole come nelle grandi cose.
E’ vero, molte volte gli errori sono davvero grandi e portano delle cosneguenze pesanti nella nostra vita come nelle eprsone che abbiamo accanto. Ma, anche in questo caso, servono a far riflettere su come non commetterli più.
In tutela minori ho avuto a che fare con molte reltà diffrenti, difficili da gestire. Storie di ragazzi separati dai genitori per motivi di violenze domestiche, alcol, separazioni.
Altre volte vttime di droghe, gioco, dipendenze anche affettive sfociate poi in violenza.
Tutte queste persone hanno sbagliato ma ad ognuna di loro è stata data un’opportunità: quella di recuperare agli errori commessi e ricominciare da capo, e ritrovare gli affetti. Rinascere.
Possibilità
E se la possibilità viene data in queste sotuazioni, perché un genitore dovrebbe dare del fallito ad un figlio per un piccolo errore commesso?
Perché invece di fare paragoni con fratelli, compagni e tutto il circondario non si prende per mano il ragazzo e si trova insieme una soluzione al problema?
Mi èc apitato di parlare con un papà, una volta, e dis entire dalla sua bocca queste parole: “mo figlio ha un atteggiamento brutto…gli pago anche le ripetizioni di matematica da uno bravo e prende comunque due nella verifica…è un fallito e lo sarà sempre nella vita”.
Ragazzi, mi sono davvero dovuta trattenere dal non rispondere per le righe a questa perosna ma è etica professionale. Ho fatto un respiro grande e ho ragionato.
Ragionare
Se paghi qualcuno e il risultato è questo, magari dovrest cambiare persona che lo aiuta. Magari il problema è a monte e bisogna indagare sul perché di tutto questo. Magari non riesce e, per non deludere papà, non dice nulla.
Riflettete…se un ragazzo nasce e cresce sotto una campana div etro senza commettere errori, mi dit voi come capirà cosa è giusto fare e cosa no?
Se, dopo aver commesso un errore, non ha un genitore, o entrambi, che fa da guida e ragiona con lui sul perché questo errore è stato commesso e sulle strategie per non commetterlo più, che lo appoggia, che è il suo salvagente, la sua spalla su cui piangere, il rifugio dove trovare conforto.
Come potrà mai questo ragazzo migliorare se stesso, lavorare su se stesso e la sua autostima impegnandosi con tutte le sue forze per raggiungere il suo obiettivo?
Genitori
Carig enitori, siate il buno esempio, date conforto ai vostri ragazzi. No giudicateli ma aiutateli a crescere e a sbagliare perché solo sbagliando si impara.
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Arrivare in alto superando se stessi, non gli altri.
Buonigorno amici. Oggi parliamo di superare se stessi
Non si arriva in alto superando gli altri, ma se stessi.
Insegnamento
Questo dovrebbe essere l’insegnamento che tutti i genitori dovrebbero dare ai propri ragazzi e prima ancora bambini. Invece?
Ince molto spesso,s empre più spesso si educano i figli alla competizione.
Competizione
Che se sana, fine allo sport, è anche giusta. Ma il probema è che questi ragazzi vengono educati ad essere miglori degli atri, a essere superiori algi altri.
A pensare che se non riescono a superari glia ltri, ad ogni costo e senza guardare in faccia a nessuno, non saranno nulla nella vita perdendo, ai loro occhi, lA STIMA DEIG ENITORI.
Ed ecco che compaiono i paragoni tra parenti,compagni, ragazzini della stessa età…in ogni luogo: in plestra, nello sport, a scuola.
“Guarda tuo fratello com’è bravo..dovresti essere come lui”
“guarda Paolo com’è forte”.
Vis embra giusto questo?
Empatia
Ma provate a mettervi solo per un attimo in un ragazzo che solo ora sta scoprendo se stesso e cosa vuole essere nella vita, e che, invece di essere supportato dai genitori ad impegnarsi per raggungere i suoi obiettivi, lo denigra.
Se stessi
I ragazzi devono dare sempre il massimo di se stessi per superare i propri limiti, le proprie insicurezze e paure. Perché tutti abbiamo dei talenti, che magari sono diversi da quelli della massa ma sono i nostri e, in quanto tali, vanno coltivati e alimentati e rispettati.
E allora isnegnamo ai ragazzi ad alzare sempre un pochino di più la nostra perosale asticella.
Acadere, sbalgiare, e rialzarsi sempre più fprti. Perché cadendo si impara, perché l’insegnamento viene soprattutto dagli errori.
Non dovete fare una gara col mondo a chi arriva più in alto perché nessuno arriva mai, tutti dobbiamo sempre imparare qualcosa da chiunque ne sa più di noi.
Piuttosto, superate voi stessi e datevi una pacca sulla spalla ogni volta che lo fate:)
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di figli non amati e di cosa dovrebbero fare ogni giorno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’abuso minorile come un costrutto molto ampio che comprende maltrattamenti e disattenzione. Include tutte le forme di violenza fisica ed emotiva, abuso sessuale, incuria, negligenza emotiva.. e qualsiasi comportamento che possa causare un danno reale o potenziale per la salute del bambino, la sua sopravvivenza, il suo sviluppo o la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere (OMS, 2003).
Quando si parla di abuso non si può fare a meno di citare la negligenza infantile, ma che cos’è? La negligenza emotiva è una forma di maltrattamento quasi invisibile.
Alla base può esserci inadeguatezza genitoriale e/o mancanza di amore.
Con negligenza emotiva si fa riferimento all’assenza persistente di risposte adeguate ai bisogni emotivi del bambino.
Il bambino esprime i suoi bisogni affettivi e il genitore, sistematicamente, li ignora per inadeguatezza o perché distratto da altro.
Esempi
Esempi pratici? Un genitore che ignora in modo continuo e persistente, il piccolo che piange pensando che tanto, prima o poi si stancherà!
Oppure un genitore che invece di accogliere e accudire, pensa che il piccolo lo stia sfidando con i suoi naturali comportamenti.
Per non parlare della mancata interazione tra bambino e genitore (noncuranza del genitore, anaffettività, completo disimpegno).
Mancanza di una figura stabile (genitore depresso, affetto da malattie, genitore assente). Incoerenza, disparità di trattamento tra fratelli, umiliazioni, ricatti emotivi… Insomma, le forme di negligenza emotiva sono davvero numerose
Variabili- figli non amati
Ci sono poi alcune variabili che possono intervenire peggiorando qualcosa che è già di per sé un grosso problema… come dire: non c’è mai fine al peggio!
A gettare benzina sul fuoco, in un contesto di negligenza emotiva, possono intervenire alcune circostanze come:
Relazione di coppia instabile: i bambini sono costretti ad assistere a litigi tra i genitori. Nella famiglia nascono difficoltà nella comunicazione e si forma un serio squilibrio nella distribuzione del potere.
Relazioni conflittuali con la famiglia estesa: nonni, zii o altri parenti interferiscono negativamente con la vita famigliare.
Nessuno adulto si occupa delle faccende domestiche e nel genitore che considera il figlio subordinato, nasce la pretesa che sia il minore a realizzarle.
Una casa piccola e spazi ristretti possono azzerare il concetto di privacy, la sicurezza e i confini tra sé e l’altro diventano difficili da strutturare.
Basso livello educativo dei genitori. In pratica i genitori non sono solo inadeguati da un punto di vista affettivo ma lo sono anche da un punto di vista dell’istruzione, non mostrano interesse per i figli e non li incoraggiano alla conoscenza. Il basso livello di istruzione induce anche a un disinteresse medico. Bada bene, non significa che i genitori poco colti non possono essere buoni genitori. Significa che i genitori menefreghisti nei confronti della prole e (per di più) non istruiti, sono terribili genitori.
Modello educativo gerarchico. Qui l’abuso emotivo è inevitabile: i genitori reputano i figli una “proprietà” di cui avvalersi piuttosto che persone con un’identità propria con le quali condividere armoniosamente un pezzo di vita.
Negligenza emotiva-figli non amati
La negligenza emotiva è un problema molto complesso tanto che bisogna tenere conto di numerosi fattori.
Data la sua complessità, bisognerebbe agire con urgenza perché le conseguenze a lungo termine possono essere paragonabili e in taluni casi persino più gravi di quelle legate alla violenza fisica.
Niente paura. Per fortuna è possibile intervenire anche in età adulta: un percorso di auto-consapevolezza, auto-accettazione può essere il cammino ideale per chi è cresciuto in una famiglia tossica.
La psicoterapia è indubbiamente l’intervento più saggio per il recupero. In cosa consiste il recupero? Nel cambiare i comportamenti e i modelli che hai acquisito fin dall’infanzia. Tali modelli sono il frutto di un adattamento in un ambiente ostile.
Ed ecco la parte peggiore: ciò che apprendi inconsapevolmente durante l’infanzia è davvero difficile da lavare via, entra a far parte del tuo bagaglio inconscio che condiziona la tua vita da adulta. Lasciarsi alle spalle un abuso emotivo equivale a guarire.
La guarigione consiste neldisimparare schemi, modelli, credenze e comportamenti e sostituirli con nuovi apprendimenti in grado di supportare la tua felicità a lungo termine! Il primo regalo che puoi farti, dunque, è un percorso di introspezione.
5 doni che i figli non amati dovrebbe farsi ogni giorno
L’auto-consapevolezza è un dono che non hai bisogno di incartare eppure è uno dei regali più belli che puoi farti. Con l’auto-consapevolezza puoi imparare a vederti chiaramente per ciò che sei e non per quello che ti hanno indotto a credere gli altri.
1. Conoscenza. Impara a conoscerti
I figli non amati vedono se stessi attraverso una lente d’ingrandimento difettosa, ereditata dalle esperienze infantili. Questa lente riflette il modo in cui ti hanno fatto sentire da piccolo.
La tua visione distorta arriva dalla persistente abitudine all’autocritica. Sei così abituato a essere severo con te stesso che ormai per te questo è lo standard della normalità. In realtà, esiste un altro modo di esistere che ancora non conosci. La lente che oggi usi non è abituata a vedere le meraviglie che ti porti dentro, ciò che di enormemente buono c’è in te, quella lente ha imparato solo a mettere in evidenza i tuoi aspetti negativi e… ingigantirli!
Concediti il tempo e lo spazio per conoscerti bene. Cerca di essere razionale nei giudizi che ti dai continuamente. Anzi, sarebbe bene mettere da parte ogni giudizio. Cerca di conoscerti davvero: chi sei? L’immagine che vedi di te è autentica o ti è stata inculcata da qualcuno? Esplora i tuoi mondi interiori e fallo con amicalità. In fondo, tu, potresti essere il tuo migliore alleato, il più grande amico di sempre e non colui che ti rema contro!
Invece di concentrarti su ciò che non va, dai un’occhiata a quanto c’è di buono. Ecco un piccolo esercizio da fare ogni giorno. Impara a conoscerti: prova a scrivere 10 parole positive che ti descrivono. Se proprio non ci riesci, chiedi a chi ti stima di aiutarti.
2. Comunicazione e ascolto. Non trarre conclusioni affrettate
Il confronto è una cosa buona e giusta, lo è di meno, però, se parti prevenuto sulle intenzioni altrui. Non puoi pretendere che un’altra persona capisca al volo i tuoi bisogni e li soddisfi. Impara a comunicare con calma ciò che vuoi o ciò che ti aspetti dall’altro. Se hai bisogno di qualcosa, comunicala in modo garbato e assicurati che l’altro abbia compreso.
Per lo stesso principio, non dare per scontato la prospettiva dell’altro. Non giungere a conclusioni affrettate. Prima di sentirti offeso o ferito nel profondo, chiedi spiegazioni. Sei sicuro di aver letto correttamente la situazione? Quando interagisci con gli altri, prova a porti domande in modo “distaccato”. La tua sfera emotiva può “viziare” le tue valutazioni, proprio come quella lente difettosa fa con te stesso.
3. Comprensione. Impara a capirti
Se credi di aver commesso un errore, non condannarti. L’auto-compresione è l’antidoto che cerchi solo che probabilmente ancora non sei capace di somministrartela. Non riesce a essere comprensivo e compassionevole con te stesso semplicemente perché nessuno lo è mai stato con te! Se durante la tua infanzia non ti sei sentito compreso e pienamente accolto nelle tue fragilità, solo difficilmente riuscirai a farlo da solo in età adulta. I primi due doni sono strettamente correlati.
Impara a dare un nome alle tue emozioni, ogni giorno. I figli non amati non sempre riescono a regolare e gestire le loro emozioni così finiscono per esserne vittime. L’ansia, il panico, le incongruenze tra desideri e azioni, tutti quei «vorrei ma non posso…» sono in realtà un esempio tangibile di emozioni mal gestite. Anche il bisogno di controllo riflette solo emozioni soverchianti.
Fortunatamente l’intelligenza emotiva non è una dotazione di serie ma è un qualcosa che si acquisisce con la pratica. Sapere cosa provi e perché lo stai provando ti stenderà un tappeto rosso verso il cammino dell’auto-consapevolezza.
4. Pazienza. Non essere impaziente
Hai passato l’intera infanzia a subire l’influenza negativa di tua madre o di tuo padre e ora non vedi l’ora di riscattarti e migliorare ma finisci per inciampare sempre negli stessi errori. Posso capire perfettamente la tua impazienza ma nel giro di poco tempo non puoi riscrivere il tuo presente: hai bisogno di imparare le basi perché queste ti sono mancate, purtroppo. Non è qualcosa che è dipeso da te ma è capitato. È qualcosa con cui ancora oggi ci fai i conti ma da cui sicuramente riuscirai a uscirne. Non ti basta la forza di volontà, quella ne hai da vendere.
Se c’è una cosa che accomuna le persone con un’infanzia difficile è proprio questo: la volontà di riscattarsi! Quel riscatto arriverà, il tuo prossimo passo per ottenerlo è un semplice apprendimento: imparare a essere più gentile con te stesso e avere pazienza per raccogliere i frutti dei tuoi sforzi. Ci arriverai.
“Faccio sempre gli stessi errori” “Non imparo mai…” “Sono un fallito”.Sono frasi che non fanno bene. Rivolgiti a te stesso con compassione, gentilezza e pazienza: “oggi ho commesso questo errore ma probabilmente la prossima volta riuscirò a padroneggiare meglio la situazione, non è questo singolo episodio che può definire la mia intera persona”. Analizza bene il contesto. Ricorda che ogni giorno, fai sempre il meglio che puoi con ciò che sai. Molte cose non hai potuto ancora impararle.
5. Stimati e… Circondati di persone che ti stimano
Mentre impari ad accettarti e stimarti, ricordati di circondarti di persone positive, degne di stima e in grado di mostrarti autentica stima. Ogni rapporto deve basarsi sulla reciprocità. Se hai sempre avuto esperienze negative, se la tua fiducia è stata tradita sia in amicizia che in amore, sappi che potrebbe non essere un caso. Quando cresciamo con ferite interiori nascoste, mai elaborate o guarite, non siamo lucidi nei rapporti e finiamo per legarci a chi può, in qualche modo, approfittarsi di noi e della nostra bontà.
Quando guarirai te stesso dal tuo passato, ti verrà naturale selezionare solo le persone che possono davvero arricchirti e che sono capaci di autentica stima e rispetto. Chi non ti apprezza, finirà per allontanarsi in autonomia, così come giusto che sia: la guarigione di sé mette ognuno al suo posto.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di emozioni e dell’educazione a queste.
Siamo emozione, viviamo di emozioni eppure?
Puntualmente c’è qualcuno, quando siamo piccini, che ci vieta di esternarle o che ci condiziona talmente tanto da essere impauriti.
Atteggiamenti
I bravi genitori sono quelli che accettano i bimbi e i ragazzi così come sono.
Sono quelli che insegnano loro a esprimere le loro emozioni, i loro pensieri e desideri liberi da condizionamenti.
I bravi genitori sono quelli che non giudicano, non ricattano moralmente per portare il bimbo a are quello che loro genitori, decidono debba fare o essere.
Errori
Molti sono gli errori che portano poi, il bimbo a diventare prima un ragazzino frustrato, poi un adulto violento .
E quali sono questi atteggiamenti?
L’inculcare paura.
Non andare lì che c’è il mostro.
Quante volte anche i nonni l’hanno detto. Pensando che ,in questo modo, un bimbo stia lontano dai pericoli.
Invece che succede? Lo intimoriscono facendolo diventare insicuro di quello che davvero può fare.
Dire bugie
Se tic almi la mamma ti porta alle giostre.
E anche qui…sappiamo tutti benissimo che non sarà così però…”almeno così sta buono”. E cosa insegni in questo modo A mentire, a irretire, a ottenere quello che vuoi con la menzogna.
Senso di colpa
Se fai così la mamma piange.
Ma perché? Perché dire una frase del genere invece di spiegare ad un bambino le conseguenze di un’azione non bellissima?
Perché farlo sentire in colpa? Altro insegnamento malsano. E altro modo per crescere un adolescente insicuro.
Essere ipercritici
Sei un pasticcione, non sai fare nulla.
Ecco, atteggiamento che non si deve assolutamente avere. Sei tu il genitore, sei tu che devi essere esempio camminare mano nella mano con una personcina che diventerà un adulto sano o meno.
Sei tu che devi insegnare a tuo figlio a sbagliare perché così impara dai suoi errori e trovare, insieme, un modo per…aggiustare il tiro.
Se pronunci frasi di questo tipo non fai altro ch distruggere l’autostima di un minore.
Condizionare l’amore
Se non mangi non ti voglio più bene.
Quindi il tuo amore va in base a quello che io devo fare per te E se, casualmente, dovessi sbagliare o fare qualcosa che non rientra nei tuoi piani l’amore svanisce? Tremendo.
Invalidare le emozioni
Arrabbiarti non ti servirà a nulla.
Perché? Tutte le mozioni vanno esternate, tutte vanno vissute e condivise e mostrate.
Non deve esserci nessun condizionamento, nessuna vergogna. E’ giusto esternare rabbia, dolore, gioia, tristezza, sorrisi e lacrime. Se tu e devi essere padrone delle tue emozioni.
Punire le emozioni
Se piangi ancora niente gelato.
Un’altra cosa che davvero non capisco è vergognarsi del pianto.
Piangere serve, coem sorridere, come arrabbiarsi.
Si pò piangere per mille motivi e tutti devono essere rispettati. Il non pianto davnti a qualsiasi occasione che, invece lo prevede, non deve essere un pregio, un premio.
Se non piango sono migliore di un altro. No, il contrario.
Non possiamod ecidere quali emozini deve provare ed esternare un bamibo.
Quello che dobbiamo fare è decidere di aiutarlo a farlo.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo de la solitudine dei ragazzi.
La solitudine
Potremmo dire che la solitudine è un problema di molti giovani di questa generazione che appaiono iper connessi e con un grande vuoto intorno, ma sarebbe una grossolana semplificazione di un tema che è molto presente in adolescenza perlomeno in quella delle ultime generazioni. La solitudine accompagna il percorso evolutivo dalla preadolescenza all’età adulta anche se è un tema molto “caldo” quasi una vergogna per un ragazzo.
Il gruppo
Pensiamo a quanto sia importante far parte del gruppo dei “popolari” piuttosto che degli “sfigati” negli anni della scuola media: c’è chi si isola o viene isolato e chi si circonda sempre di compagni e non sta mai da solo. Ad aspetti di facciata opposti spesso corrispondono uguali sentimenti di solitudine. La solitudine è un sentimento tenuto nascosto, una debolezza da non mostrare e fa effetto il gesto di Potes che ammette la difficoltà di socializzare al netto della popolarità.
Popolarità
Una popolarità che parte probabilmente dal lockdown quando la necessità di depotenziare un virus ha costretto molti ragazzi all’isolamento, isolamento che per definizione è una minaccia in adolescenza.
Il perseguimento dell’autonomia, il consolidamento dell’identità personale, la relativizzazione delle figure genitoriali vengono perseguiti attraverso un graduale e costante allontanamento fisico e psicologico dalle famiglia.
È un percorso che inevitabilmente stimola sentimenti di solitudine visto che ogni aumento dell’autonomia porta con sé un aumento del senso di solitudine.
Sostegno
Per questo è importante il sostegno dei coetanei che durante il lockdown ha preso strade più virtuali, astratte che non sempre sono ritornate alla normalità alla fine del periodo di restrizioni. All’impossibilità di sfuggire al ritorno all’indietro tra le mura famigliari ed evadere dalla coercizione ognuno ha reagito a suo modo.
La ricerca di centralità e visibilità in internet è stato uno di questi e probabilmente è quello che è successo a Potes che ha fatto del problema un’opportunità. Ma non ha cambiato i bisogni, le criticità e i sentimenti adolescenziali che hanno sempre bisogno di condivisione e presenza per essere superati.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di maschi e femmine e di come dovrebbero essere educati.
Purtroppo vedo ancora molte famiglie fare la differenza su come educare un figlio rispetto a una figlia.
E per quale motivo?
Bimbi
I bambini sono tutti uguali e hanno bisogno degli stessi valori per diventare prima adolescenti e poi adulti sereni e senza l’idea, inculcata dall’infanzia, che un ♂ può ed ha il diritto di essere e fare determinate cose e la femmina no solo perché femmina.
“non pui giocare con le bambole o fare il ballerino…sei un maschio queste cose sono da femminucce”…
e ancora “ma sei una bambina, non puoi giocare a calcio…è uno sport da maschiacci questo”…
Ideali
I ragazzi devono crescere con l’idea che tutti possono e hanno il diritto di fare e diventare quello che vogliono. Negli ultimi anni si vedono donne che fanno lavori o sport che prima erano “non adatti” a loro. Che assurdità.
Sapete qual’è l’unica , forse, sostanzaiale differenza tra uomo e donna? La forza fisica( generalmente è così, poi ci sono sempre le eccezioni ovvio).
Ma per tutto ilr esto, le donne e gli uomini hanno le stesse potenzialità, le stesse capacità per fare quello che più desiderano. Ovviamente, in base alle loro inclinazioni, ai loro obiettivi.
Tante sono state le donne che hanno, nella storia, eguagliato gli uomini in un periodo storico in cui non erano granché considerate. Pensate solo alla regina Elisabetta, un esempio recente, cotnrocorrente per gli inizi del secolo partecipando attivamente alla vita militare.
O ncora alla prima donna pilota d’aerei o alla nostra mervaigliosa Cristoforetti, primo astronauta donna a capo di una spedizione.
Eppure? Ancor amolte persne lo beffeggiano. Ancra molte persone non considerano uan donna medico o manager in grado di esserlo perché donna. Ma il motivo?
Famiglia
Vero è che, negli anni ’50 la maggior parte delle famiglie educavala donna ad essere l’unico membro della famiglia a badare alla casa, ai figli, al marito.
Ora, nel 2022, quasi 23, purtroppo, c’è ancora chi non si è evoluto ed edcua i bambini in questo modo.
Purtroppo, nel mondo del lavoro e non solo la donna deve faticare il doppio per essere presa in considerazione.
E allora, educhiamoli fin da bambini a sconfiggere questa mentalità.
E se siete figli che cercano di staccarsi dalla realtà in cui vivono e volete una persona che vi aiuti in tutto questo; o sesiete genitori e volete capire melgio il mondo dei vostri ragazzi contattatemi nella sezione contatti e consulenze del sito
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Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul “ io sono chi voglio essere” non chi devo.
o sono cho voglio essere. Cho VOGLIO, non chi DEVO.
quante volte ci troviamo, quando siamo ragazzini( ma anche da bimbi succede), nella situazione per cui tutti, e dico davvero tutti, ci dicono cosa dobbiamo essere senza stimolarci a sviluppare una nostra personalità, dei nostri obiettivi che sono nostri soltanto?
Condizionamenti
A partitre dalla famiglia. Spesso, purtroppo, i ragazzi crescono in un ambiente familiare er cui devi fare ed essere quello che i tuoi genitori hanno pensato per te.
Lo fannos empre in buona fede? A volte ma non sempre e, nonostante la buona fede, distruggono qualsiasi tipo di dialogo coi ragazzi.
Dalla scelta della scuola, al lavoro, a come devi comportarti, vestirti, chi devi frequentare…
E poco c’entra il volerbene…perché se voglio bene a mio figlio, invece di parlare èer imposizioni, cerco di guidalro ad essere una persona serena; a dar lui stimoli e coraggio per cercare di migliorarsi sempre e per raggiungere i suoi obiettivi…non i miei.
Non i miei.Perché un altro macro errore è questo: noi non siamo riusciti per X motivi ad essere quello che volevamo e, ora, pretendiamo che i nostri figli siamo quello che NOI volevamo essere.
Personalità- io sono chi voglio essere
E la perosnalità? E i ragazzi? Se continuano a dover essere e non a essere come cresceranno, felici davvero?
No, frustrati, pieni di rabbia nei confronti de mondo o nsicuri da non riuscire a cavarsela da soli nel mondo.
E allora lasciate che i ragazzi SIANO …che accrescano la loro autostima e aiutateli in questo.
Aaccompaganteli mano nella mano ad ESSERE …
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