Buongiorno amici. Oggi parliamo di trust me up tramite un piccolo video.
Cos’è
Semplicemente un’azienda formata da tanti ragazzi spettacolari che ha deciso di creare questa piattaforma, nel 2018, partendo da un’idea di fondo: aiutare gli altri.
Gli altri-trust me up
Chi sono questi altri?
Innanzitutto tutte le persone che hanno un’attività o una passione che vogliono tramutare in lavoro facendosi pubblicità.
Qualsiasi tipo di vendita prodotti o servizi su trust me up ha voce.
Una volta che ir agazzi lavorano sul tuo pofilo, comincerete a creare tre srvizi per la vostra vetrina. Poi, potete aggiungerne quanti ne volete in modo indipendente con costi e descrizione.
Ma qual’è la cosa bella, che ogni servizio avrà una percentuale dis conto per chi vuole comprare sulla piattaforma.
Esempio, le mie consulenze hanno il 10% di sconto su un prezzo già concorrenziale.
Ora, questa percentuale va in beneficienza all’associazione da me scelta: niente truffa, io ho scelto sos villaggio dei bambini e telethon.
Percentuale-trust me up
La percentuale sarà la cifra che andrà in beneficienza. In più , cosa ancora più comoda per voi, avrete il cashback della percentuale così che potrete sempre acquistare servizi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di comportamenti nocivi per i figli.
Essere genitore è molto complicato perché prima è stato difficile essere figli.
Ogni figlio di ieri è il genitore di oggi e porta con sé tutti i fardelli emotivi riconducibili a un’infanzia lontana.
Purtroppo, quando ci sono in ballo trascuratezze emotive, mancanze e torti subiti, il tempo si ferma.
Per quanto possa essere lontana la loro origine, quelle ferite non guarite risuonano ancora nel presente con inevitabili conseguenze sul legame genitore-figlio.
Bambino ferito
Un genitore che porta dentro di sé un bambino ferito, probabilmente, ferirà a sua volta (e involontariamente) suo figlio.
Molti genitori si ripromettono di non fare gli stessi errori dei genitori, in effetti mantengono questa promessa perché ne commettono di diversi: non è un copione esatto che si ripete, gli errori commessi non saranno gli stessi della generazione precedente.
Prima che qualche genitore possa cadere nei sensi di colpa, ecco subito una buona notizia: le ferite non sono un destino!
Ognuno di noi, una volta adulto, ha il sacrosanto dovere di guarire se stesso e costruirsi una vita appagante.
Comportamenti che causano sofferenza al figlio
Un bambino ha bisogno di sentirsi al sicuro, sentirsi amato e riconosciuto nella sua identità.
Qualsiasi comportamento genitoriale che possa violare questi bisogni, causa inevitabilmente sofferenza al figlio.
In questo testo vedremo quelli che sono i comportamenti nocivi più diffusi, spesso attuati senza la piena consapevolezza delle ripercussioni che si avranno. Un bambino in sviluppo è plasmabile dalla condotta genitoriale.
Identificazione eccessiva- comportamenti nocivi per i figli
Alcuni genitori irrisolti proiettano se stessi nel figlio. Vedono il figlio come un’opportunità di riscatto oppure come un sé in miniatura che deve seguire le proprie orme e così, si identificano eccessivamente in lui/lei.
A causa di questa identificazione, s’impedisce al figlio di riconoscersi pienamente nella sua identità.
Per un genitore, è naturale gioire per i successi di un figlio, è meno naturale, invece, sentire quei successi come propri.
La perdita di confini emotivi tra l’identità del genitore e quella del figlio, renderà difficile al figlio strutturare una propria identità indipendente. Il risultato?
Crescendo, potrà sentire il desiderio di allontanare il genitore perché lo percepisce come un intruso nella sua vita. Oppure, potrà identificarsi anch’egli nel genitore non sviluppando mai un’identità personale.
A volte si crea un effetto ancor più paradossale.
Se al figlio capita una qualsiasi sventura, il genitore può affermare frasi come «ci sto più male io che tu», commettendo un doppio errore: non solo non gli consente di identificarsi nella sua identità e nei suoi vissuti, ma invalida anche le sue emozioni!
Invalidazione emotiva-comportamenti nocivi per i figli
La cosa più difficile che deve fare un genitore è… contenere le emozioni del figlio quando queste si fanno troppo intense. Attenzione però! Il contenimento si opera con le rassicurazioni.
Un figlio piange perché è spaventato? Strilla perché vuole un giocattolo? È euforico perché ha visto il suo animale preferito?
Ecco, un genitore ha il dovere di contenere questi stati emotivi senza ammonire, semplicemente rassicurando il figlio sulla fonte di paura, elargendo attenzioni che si spingono oltre il giocattolo del momento, calmando il bambino e condividendo momenti di serena gioia.
Il genitore diventa il regolatore esterno delle emozioni del bambino.
È in questo modo che mamma e papà ci insegnano a esprimere emozioni e bisogni una volta adulti.
Molte persone, si aspettano che l’altro capisca da solo di cosa ha bisogno perché, in realtà, non hanno mai imparato a esprimere le proprie emozioni.
Innescano competizione
Alcuni genitori hanno sviluppato la competitività come modalità relazionale con il resto del mondo, figli compresi.
Questi genitori tendono a vivere ogni «no» del figlio come una sfida personale.
Ogni richiesta del bambino può trasformarsi in un braccio di ferro. Le cose non migliorano crescendo dove la competizione genitore-figlio può essere più tangibile.
La cosa buffa è che questi genitori “percepiscono” e sono convinti che sia il figlio a voler competere e a sfidarli, ma non è affatto così!
Non esistono lotte di potere. Il bambino, dal suo canto, vedrà il genitore come inaffidabile e non riuscirà a sentirsi al sicuro nel legame.
Incoerenza tra dire e fare
Un genitore che chiede al figlio di parlare con calma senza alzare la voce o perdere le staffe, dovrebbe egli in primis rispettare questi buoni precetti.
La coerenza nella relazione che si instaura tra genitore e figlio è tutto. I bambini, poiché sono piccoli, non hanno ancora imparato a gestire le emozioni e meno che mai, non riescono a mantenere la calma.
L’autocontrollo e l’autoregolazione sono conquiste importanti. Se gli mostri come reagire alle avversità in modo assertivo, come mantenere la calma e come manifestare le proprie emozioni in modo funzionale, il bambino sarà in grado di seguire il tuo esempio non le tue parole.
Tentare di compensare l’altro genitore- comportamenti nocivi per i figli
In famiglia non dovrebbero essere ruoli rigidi eppure, capita spesso che ci sia un genitore permissivo e un altro severo.
In questo modo il bambino può essere disorientato tra due estremi opposti, senza mai comprendere quale sia la misura giusta.
Molti genitori cercano di essere più morbidi o più severi, per compensare le modalità educative del compagno.
Così facendo, però, interferiscono con la relazione che il figlio sta stringendo con l’altro genitore.
Il bambino ha bisogno di imparare a negoziare scambi (comportamentali, affettivi, comunicativi) con entrambi i genitori senza interferenze esterne. Come co-genitore puoi mediare questi scambi ma non puoi compensare ponendoti all’estremo opposto dell’altro.
Non ascoltare
I genitori, spesso, presi dalla foga comunicativa, parlano e parlano quando invece dovrebbero rallentare e fermarsi ad ascoltare il figlio.
Quando tuo figlio viene da ta afflitto per un problema, non vuole consigli o lezioni, vuole solo essere ascoltato.
Approfitta della situazione per fare domande su come e cosa. Un bambino ascoltato, si sente validato nelle sue emozioni, si sente al sicuro nel legame genitoriale.
Umiliazioni
Fare una ramanzina al figlio perché è caduto dalla bicicletta, significa umiliarlo, significa fargli capire che non avete mai creduto in lui, soprattutto quando il rimprovero è accompagnato dal classico «te l’avevo detto!» che implicitamente significa te l’avevo detto che non ce l’avresti fatta, o te l’avevo detto che non sei buono a nulla.
Anche le burle possono essere molto dolorose. Per esempio, un genitore che prende in giro il bambino perché piange spesso o perché ha fatto la pipì a letto, può essere svilente.
Amore con la condizionale
Alcuni genitori affermano apertamente «se fai questo, non ti voglio bene più».
Altri genitori, trasmettono questo messaggio in modo implicito, facendo capire al bambino con mezzi manipolatori che lo accetteranno solo se… si rende accettabile! In pratica, questi bambini non avranno mai modo di conoscere l’accettazione e l’amore incondizionato.
Da adulti, finiranno per trovare legami dove vengono apprezzati e amati per ciò che riescono a fare e a dare al partner e non per ciò che sono.
Non esiste il genitore perfetto
Tutti commettiamo errori, non esiste il genitore perfetto ma esiste il genitore risolto, cioè colui che guardandosi dentro riesce a vedere una persona completa e appagata.
E, guardandosi fuori, riesce a vedere suo figlio, riconoscerlo e accettarlo nella sua individuale identità. Un buon genitore è desideroso di educare suo figlio ma non di imporsi su di lui, sostituendosi sistematicamente alla sua volontà.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che le parole possono uccidere.
PAROLE: MATERIALE ALTAMENTE PERICOLOSO, MANEGGIARE CON CONSAPEVOLEZZA!
Se le persone si domandassero più spesso quanto possono ferire le parole che stanno per utilizzare, forse ci sarebbe meno dolore. Sì dolore nel sentirle pronunciare, nel sentirsele rivolte contro. Le parole feriscono, anche profondamente, arrivano a distruggere, possono essere inopportune. Ogni volta che pensiamo di pronunciarne una, chiediamoci sempre se è utile, è importante, ma soprattutto se potrebbe ferire.
NON CONTA QUELLO CHE VUOI DIRE, CONTA QUELLO CHE PERCEPISCE IL TUO INTERLOCUTORE
In questa frase esattamente il senso del dialogo: utilizziamo le parole con “buon senso”, riflettendo su quello che potrebbero generare nel nostro interlocutore e non sempre, con egoismo perché ci riteniamo superiori.
Perché ricordiamoci che dal dialogo si percepisce molto della persona. Chi eroga consigli, chi dà giudizi, chi si permette di pensare di sapere cosa è meglio racconta molto di sé attraverso il linguaggio che utilizza.
Le parole raccontano molto della persona.
L’errore più grande è: creare un personaggio pubblico senza avergli dato tutti gli strumenti per mantenere la sua “Personalità”. L’incoerenza parole-azioni è il rischio maggiore di crisi mediatiche e social mediatiche.
“Non ho tempo da perdere per riflettere sulle mie parole quando dialogo con te” è esattamente come dire “Di te non mi interessa nulla. Esisto solo io. Tu non sei importante”. Ma non è così che funzionano le relazioni significative in qualsiasi ambito: professione, amicizia, amore …
PAROLE, PERCEZIONE E RISPETTO
Tutto parte dal rispetto. E’ nel rispetto delle persone, nel modo in cui si dialoga, nella conversazione e nel trasferimento dei contenuti.
Attraverso l’ascolto di come si esprimono gli altri nei suoi confronti si comprende tutto. E quel tutto è il risultato di parole efficaci, parole ponderate, linguaggio attento e preciso nei confronti dell’interlocutore.
Attenzione che la finzione si scopre: alle parole ovviamente devono corrispondere azioni coerenti 😉
Empatia
Sempre leu, imperterrita, onnipresente…o almeno così dovrebbe essere.
Oggi, appena apri la pagina di un qualsiasi social leggi insulti, accuse contro quella o questa persona per motivi, per la maggior parte, futili.
E ti chiedi: ma come deve sentirsi la persona dall’altra parte?
Ok, non te lo chiedi? Prova allor così: come mi sentirei io se venissi trattato così? perché le parole sono lame taglienti.
Prima di sputare sentenze, giudicare, farsi grandi su un’altra persona, cercate di capire chi avete davanti e, in base a questo, usate tatto nell’esprimervi.
E’ questione di rispetto, comprensione, di uno scambio civile di opinioni che non necessariamente devono essere uguali alle tue .
Quindi, ragazzi, prima di parlare pensate a quello che state dicendo.