Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul tema “stop ai paragoni”.
Oggi voglio solo fare una piccola riflessione.
Non solo scuola
Quante volte ho visto e sentito, sia in famiglia che a scuola, adulti che sminuiscono un ragazzo facendo paragoni con qualcun altro.
E questo qualcun altro è il compagno, la sorella, il fratello, il cugino… c’è sempre qualcuno migliore di lui. Ma è davvero così?
C’è sempre qualcuno migliore di noi e noi siamo davvero inferiore a tutti gli altri?
Ragazzi e adulti
Mi rivolgo ad entrambe le categorie.
Nessuno, e ripeto nessuno, è superiore o inferiore a nessun altro.
Fortunatamente siamo tutti diversi e tutti, e ripeto tutti, abbiamo delle abilità, delle inclinazioni, delle caratteristiche che ci rendono unici nel nostro genere.
Purtroppo molto spesso i genitori decidono prima ancora che un ragazzo scelga un indirizzo di studi specifico, quello che, questo, deve fare. Loro hanno un’idea di quello che in futuro un figlio deve essere, diventare, quale lavoro andrà a fare, chi dovrà frequentare.
Aspettative che per la maggior parte dei casi sono diverse dai desideri e le reali inclinazioni dei figli.
E quindi?
Frustrazioni
E quindi succede che i ragazzi si sentono sbagliati, frustrati, inferiori, non all’altezza delle aspettative dei genitori.
Quindi scelgono la scuola o un lavoro solo per accontentarli ma che succede? Che non riusciranno e non perché sono dei falliti( ho sentito anche queste parole)ma perché non è nelle loro corde quello che stanno facendo.
Cosa si deve fare allora? Spingere i ragazzi ad approfondire i loro talenti. Ricordando che saranno sicuramente diversi da quelli che voi, adulti, vi aspettate ma va benissimo così.
Dovete insegnar loro a combattere per i loro sogni, per realizzare i loro obiettivi. Ad impegnarsi con tutte le loro forze per diventare quello che vogliono .
Insegnate loro a cadere e a rialzarsi perché è dagli errori che si impara a diventare adulti. E voi, genitori in primis, camminate sempre accanto a loro, non davanti a loro. E se avete bisogno di me contattatemi https://dottoressanapolitano.it
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul saper dire di no, sulla sua importanza per la nostra vita da adulti e da ragazzi.
Che voi siate adulti o adolescenti dovete assolutamente imparare a dire di no quando serve e, soprattutto, quando volete dare importanza alla vostra persona.
Dire no è rispetto per voi stessi, è amor proprio, è avere personalità, è non sottomettersi al volere degli altri….qualsiasi persone esse siano.
Ma andiamo per gradi.
No
NO è una parola meravigliosa… che a volte però fatichiamo a fare nostra. Diciamocelo…quando qualcuno ci fa una richiesta, la nostra risposta immediata è in genere “SI“.
Spinti dal desiderio di dare una mano o magari dalla volontà di non deludere gli altri, ci offriamo all’istante senza esitare. Eppure, sapersi appropriare della possibilità di dire NO è senza dubbio un passo di evoluzione personale.
C’è una buona ragione per cui “No” è una delle prime parole che impariamo a pronunciare fin da piccoli
Infatti, i bambini attraversano una fase di negazione in cui dicono no a tutto, per principio e senza scendere troppo nei dettagli. In questo modo riaffermano la loro identità.
A questo proposito, scoprire l’esistenza del no e le sue implicazioni è un grande evento per il bambino, perché si rende conto che ha il diritto di decidere della sua vita, anche se inizialmente si tratta solo di piccole decisioni.
Imparare a dire di no è importante anche per mantenere il nostro equilibrio emotivo
La vita ci apre continuamente nuove possibilità che possiamo cogliere, ci tenta con opportunità che a volte non sono le più adatte a noi.
In questi casi, dire di no vuol dire essere in grado di rimanere sul percorso che abbiamo scelto, concentrati sui nostri obiettivi. Inoltre, a volte dire di no è l’unico modo che abbiamo per difendere i nostri diritti e tenere controllate le persone che sono disposte a violare la nostra libertà, appropriandosi del nostro tempo e agendo come veri e propri vampiri emotivi.
Perché abbiamo difficoltà a dire di no?
Chi ha a cuore il nostro benessere potrà anche rimanere disorientato del nostro diniego, ma successivamente non avrà problemi ad accoglierlo, perché anche attraverso quel “NO” impareranno a conoscerci meglio, a rispettare i nostri confini, i nostri limiti e ad apprezzarci per la nostra autenticità.
Per chi invece non ha a cuore il nostro benessere, chi è abituato ad approfittarsi della nostra disponibilità, sentirsi dire da noi quel “NO” sarà sicuramente un problema, ovvio!
Ma sarà grazie alla loro reazione che riusciremo a capire chi merita la nostra presenza e chi merita la nostra assenza. Ma perché è così difficile per molte persone pronunciare questa semplice parola?
Perché abbiamo paura di essere considerati persone chiuse e rigide, perché nella nostra società il sì è stato associato a maggiore flessibilità e apertura, quando a volte nasconde solo una profonda mancanza di carattere.
Perché è un’abitudine che abbiamo imparato da bambini, quando pensavamo che dire di sì significava ottenere l’approvazione degli altri, in particolare i genitori, che solevano infuriarsi quando dicevamo di no.
Perché abbiamo paura di bruciare i ponti dietro di noi precludendoci una via di fuga che potrebbe esserci utile in futuro.
Perché abbiamo paura della reazione degli altri o di ferirli con la nostra negazione pensando che non la prenderanno bene.
Perché siamo preoccupati di venire accusati di egoismo, quando in realtà stiamo solo difendendo il nostro diritto di porre dei limiti che ci proteggano.
Cosa significa davvero NON dire NO
Per tutti i motivi appena indicati, dire di sì è probabilmente la risposta più facile quando qualcuno ci rivolge una richiesta, ma se guardiamo con attenzione non sempre è la risposta migliore.
Così come dire di no ha le sue implicazioni, anche NON dire di no ha le sue rilevanti conseguenze. Ogni volta che diciamo di sì a qualcosa stiamo di fatto dicendo di no a qualcos’altro.
Quando dici di sì a qualcosa che non ti piace, stai dicendo di no alle cose che ami.
Quando dici di sì a un lavoro che non ami, stai dicendo di no ai tuoi sogni.
Quando dici di sì a una persona che non ti va a genio, stai dicendo di no a una relazione profonda.
Quando dici di sì al troppo lavoro, stai dicendo di no alla tua vita sociale.
Il principio è molto semplice: chi cerca di accontentare tutti, non accontenta nessuno. Neppure sé stesso.
Anche stabilire dei limiti è espressione di amor proprio
Dire di no è un diritto, soprattutto quando le altre persone pretendono di avere il nostro tempo e le risorse a loro piacimento. In realtà, a volte dire di no è una questione di sopravvivenza psicologica, non di egoismo.
1. Il “No” categorico
A volte incontri delle persone che ti propongono progetti o fanno richieste per i quali sai bene la risposta: un no assoluto e categorico. Quando hai preso una decisione molto chiara e sai che quello che ti stanno chiedendo o proponendo non fa per te, perché può danneggiarti o va contro i tuoi valori, non devi avere paura di rispondere con un no categorico.
È vero che dire di no è complicato, ma ricorda che se qualcosa non ti piace e può danneggiarti in qualche modo, non c’è alcuna ragione di farlo. In realtà, a volte dire di no è espressione di amor proprio, di rispetto di sé.
Stabilire dei limiti non è negativo, è l’espressione di una persona che sa quello che vuole e sa perfettamente fino a dove è disposta a cedere. Inoltre, un no sincero, invece di una inutile titubanza, è anche espressione di rispetto per l’altra persona perché gli farà risparmiare tempo permettendogli di riorientare rapidamente la ricerca. Se non siamo disposti a fare qualcosa è meglio dirlo subito.
2. Il “No” a metà
Non è sempre necessario dire di no, ma a volte non siamo disposti a fare fino in fondo tutto ciò che ci chiede l’altra persona. Infatti, queste situazioni sono molto comuni nella nostra vita quotidiana e, dato che in ultima analisi tendiamo a cedere, sono le principali responsabili del fatto che ci coinvolgiamo in progetti o relazioni che non ci soddisfano veramente.
In tal caso, puoi dire “No” a metà. Cioè, puoi dire a questa persona che sei disposto ad aiutarla in alcuni aspetti, ma non in altri, che puoi soddisfarla solo fino a un certo punto, ma non sei disposto ad andare oltre.
Puoi approfittare di questo momento per indicare esattamente quali sono i tuoi limiti e le condizioni. All’altra persona deve essere chiara la tua posizione rispetto alla sua richiesta, in modo tale che non pretenda ciò che non ti sei compromesso a fare.
Un’altra possibilità che prevede il “No” a metà è la trattativa. Ad esempio, potresti non essere d’accordo con la richiesta iniziale, ma se l’altra persona cambia qualche dettaglio potresti accettare. In realtà, si tratta di una strategia molto assertiva perché in questo modo tutti vincono.
3. Il “No”, forse più tardi
Se qualcosa non ti interessa è meglio dirlo subito. In questo modo sei sincero e rispetti l’altra persona. Ma ci sono momenti in cui non siamo semplicemente disposti ad accettare una determinata proposta, almeno in quel momento, ma potremmo farlo in seguito.
In questo caso, è meglio non lasciarsi convincere mettendo in chiaro che non siamo disponibili al momento, ma forse più tardi potremmo accettare di coinvolgerci nel progetto o soddisfare la richiesta.
Si tratta di far capire chiaramente che non ci interessa la cosa perchè non abbiamo tempo e non perché non abbiamo il coraggio di dire di no.
Ad esempio, una persona potrebbe proporti un progetto professionale molto interessante, ma i tuoi problemi attuali ti impediscono di accettare. In tal caso, la proposta ti interessa davvero, ma non ti puoi compromettere immediatamente. L’ideale per entrambe le parti sarebbe concordare un periodo di tempo ragionevole, dopo il quale dare la tua risposta definitiva.
Riconquista la tua libertà
In conclusione, il non saper dire “no” spesso ha delle radici profonde nella nostra persona e nel nostro modo di vedere il mondo. E’ da lì che dobbiamo partire per risolvere il problema.
Dire di sì sempre e comunque non ti darà né amore, né ti metterà al riparo dai pericoli
Al contrario. Impara dunque a dire di No ai vampiri psichici ed energetici, a tutte le persone negative che vogliono distruggere i tuoi sogni, ai parassiti sociali, alla bruttezza, e tutti coloro che cercano di abusare del tuo tempo e delle tue preziose energie. E per farlo, a volte è necessario spiegare le nostre ragioni. Ricorda che un no sincero è anche un modo per mostrare rispetto per la persona, ed è sempre preferibile a un sì che non si porta a termine e del quale dovremo scusarci. La nostra autostima va sempre alimentata e il migliore modo di farlo è riconquistare la nostra libertà, imparando a dire di no in maniera educata e senza sensi di colpa.
Non aspettarti considerazione dall’esterno!
Hai presente quando vedi un bambino andare per la prima volta in bicicletta sotto gli occhi ammirati dei genitori? Il bambino dice «guardami, mamma, guarda quanto sono bravo». Molti adulti vivono bloccati in questa modalità. «vi prego, mondo! Nota quanto sono bravo». Questo arresto è legato a carenze nel passato. Nessuno può tornare indietro e darti la considerazione e la comprensione che non hai mai avuto quando più ne avevi bisogno. Quel bisogno, però, ora è rimasto intatto e ciò che posso fare è darti i mezzi per soddisfarlo da solo. Perché tu puoi farlo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul ma cos’è davvero la scuola?
Riflessione- ma cos’è davvero la scuola?
Oggi una piccola importante riflessione. A cosa serve davvero la scuola?
Si pensa alla scuola solo per l’aspetto cognitivo. I ragazzi stanno ore4 sui libri ad imparare nozioni che serviranno per trovare un lavoro (Onestamente, non tutte).
Devono fare verifiche, compiti a casa e in classe e tenere un comportamento rispettoso verso i professori che, però, spesso, non li tutelano.
I professori
Ma chi sono? Sono quelle persone che ti insegnano tutte le materie che devi apprendere . Si siedono, aprono i libri, spiegano, interrogano, fanno verifiche..ecc…ecc…eccc.
E poi? Stop..
Ma chi dovrebbero essere?
In realtà i professori sono i secondi educatori dopo i genitori e prima di me. Ma in realtà, in molti molti casi, io vengo prima dei genitori e dei professori.
Il motivo?
Perché i genitori on fanno i genitori in casa e i professori pensano solo alle nozioni da imparare.
E invece…
E invece la scuola deve formare. Deve formare la personalità di un ragazzo.
Lasciamo perdere per un attimo la parte cognitiva. La scuola deve educare i ragazzi al relazionarsi in maniera corretta con chi sta attorno: dall’adulto al pari.
Deve formare la mente del ragazzo al ragionamento senza condizionamenti.
Deve insegnare l’empatia, il sentimento, l’accettare il fatto che dobbiamo esternare quello che proviamo perché è giusto e va bene così.
Deve educare alla comprensione al condannare il bullismo e il pregiudizio.
Perché l’adolescenza è il passaggio dall’età infantile a quella adulta..
Perché se non abbiamo delle buone basi, queste basi e questi esempi, diventeremo degli adulti sbandati, senza meta, senza sogni e obiettivi…e questo, purtroppo, porta a gesti estremi a volte.
Ma qual’è il malessere di base? Come evitare tutto questo?
Buongiorno amici. Oggi..un ragazzo un killer.
“Ho ucciso la mia famiglia. Vivo un malessere” queste le prime parole del ragazzo che ha ucciso l’intera famiglia… senza un apparente motivo a Paderno Dugnano.
Ci sono vicende, come quella accaduta a Paderno Dugnano, in cui un 17enne ha sterminato la famiglia, che spaventano perché portano a farsi tante domande.
Perché siamo di fronte a una tragedia, a gesti estremi, che stanno diventando sempre più frequenti e “normalizzati”.
Purtroppo ce ne rendiamo conto nell’efferatezza di tanti gesti sia verso se stessi che verso gli altri nella quotidianità, sia nel mondo adolescenziale che nel mondo degli adulti.
Il killer
Parliamo di un ragazzo che ha ucciso il fratellino e il resto della famiglia a coltellate e, dalle prime analisi, non è evidente il movente, non c’è un movente tecnicamente valido.
In questi casi, infatti, si tende a cercare un rapporto causale, una causa e un effetto: “li ho uccisi per questo motivo”;.
Tuttavia, quando si parla di comportamenti così estremi e nello specifico di ragazzi, questi comportamenti sono l’esito di una serie di tanti fattori che interagiscono tra loro.
Comprendo perfettamente lo sgomento, anche perché apparentemente non c’erano abusi di droghe, di alcol.
In questi casi per la mente umana è più facile dare la colpa a qualcosa e anche comprendere quando c’è un nesso causale; “allora si drogava ed è colpa di quello”, “c’è la malattia ed è colpa di quello”, “aveva quella cosa ed è colpa di quello e di quell’altro”.
Colpe
Troppo spesso si tende a dare questa colpa all’esterno. Tutto questo viene insegnato anche ai ragazzi, che si abituano a non stare nelle proprie responsabilità ma a cercare sempre un qualcosa che causa le nostre reazioni dall’esterno.
Le parole che noi utilizziamo dicono chi siamo, dicono come processiamo le informazioni, come pensiamo e le azioni sono consequenziali a questo.
Le prime parole pronunciate dal ragazzo, quelle riportate dai giornali, sono molto importanti: “mi sentivo un corpo estraneo nella mia famiglia”.
Quindi non ci sono come persona, come essere, non sono parte integrante di una famiglia, non mi sento in quel posto e in quello spazio, una solitudine estrema, molto profonda.
Altre sue parole che ci aiutano a comprendere il suo malessere, importanti anche da un punto di vista psicopatologico, non solo psicologico. Sono “mi sentivo solo anche in mezzo agli altri, era come se nessuno mi comprendesse, non avevo un dialogo con nessuno”.
Eppure tutto il mondo intorno vedeva un’altra persona, un ragazzo che era intelligente, che andava bene a scuola; non si vedeva oltre quello che faceva, non si vedeva oltre le sue azioni.
Il malessere
Spesso il malessere viene identificato, nella nostra testa, come una manifestazione di sintomi molto più evidenti, molto più sbilanciati, molto più marcati.
Si pensa “è tranquillo, sorride, fa i compiti, si alza la mattina, non si droga, quindi sta bene”, quando dentro.
Invece, questo ragazzo covava un malessere enorme, un senso di oppressione della vita, di se stesso, di quello che viveva, molto marcato, come se guardasse gli altri vivere, come se non facesse parte di quello che stava vivendo.
Un vuoto
Non riuscire a colmare questo vuoto che si sente, porta purtroppo a distorcere la realtà, distorcere la percezione che si ha della realtà, che è sempre soggettiva.
Non si tratta di un impeto del momento e di un gesto impulsivo; il ragazzo, infatti, in un primo momento aveva inventato una storia, come se non fosse lui l’artefice di tutto.
Era già diverso tempo che questi pensieri erano nella sua testa e non è un caso che la tragedia sia avvenuta in concomitanza della festa di compleanno del padre, che è stata un detonatore di questa miccia che era già dentro di lui.
Molto spesso, quando si arriva a queste condizioni, si tratta di condizioni di grande sbilanciamento e non stiamo parlando di condizioni di equilibrio psichico.
Quando si pensa che il problema sia fuori da sé, nella realtà esterna, nel momento in cui si annulla quella realtà che si crede essere causa del problema, si è convinti di eliminare anche quella sensazione di malessere interno che si sperimenta.
Chiaramente non è così, come in questo caso il ragazzo stesso ha dichiarato. Sarà necessario adesso che venga monitorato e seguito da professionisti della salute mentale.
Come accorgersi preventivamente e cosa si può fare?
Spesso mi chiedono come è possibile riconoscere queste situazioni preventivamente. Certamente è fondamentale la formazione, quella fatta bene dagli psicopatologi esperti, non da chi racconta le proprie esperienze, informarsi e formarsi su quelli che sono gli indicatori di pensiero, di parole e di comportamenti.
Ogni volta si cercano i sintomi quando possiamo invece stare sui segnali, che sono quei segni che possono identificare potenzialmente delle problematiche e stare sulla problematica.
Invece di accorgerci quando il problema è già diventato disturbo, non più disagio, non più un malessere ma un disturbo vero e proprio che ha superato la soglia clinica.
E’ importante anche fare un’analisi più generale di come tanti ragazzi crescono e sono abituati a colmare i vuoti che vivono.
Questa è una cosa che non andrebbe fatta in nessun modo, perché se io sono abituato a colmare sempre tutti quei vuoti e non riesco a stare nelle mie emozioni, non le riesco a controllare e non le riesco a identificare.
Se sono abituato a dover sempre agire e compensare in qualche modo, nel momento in cui c’è una distorsione, il cervello legge e percepisce tutto in maniera distorta.
Abituarli a non cercare sempre la colpa e i colpevoli, questa è un’altra delle cose che io vedo continuamente sia negli adulti che nei ragazzi.
“è sempre colpa di”, “è sempre l’altro”, “è sempre l’ambiente”, è sempre qualcosa di esterno che crea tutte queste condizioni.
L’ambiente che ci circonda
Certamente noi rispondiamo all’ambiente che ci circonda, ma abituiamoci anche a non deresponsabilizzarci su tutto, dando le colpe all’esterno.
Impariamo anche a vedere, ad ascoltare e a prendere un po’ di cognizione di quello che si ha dentro e andare oltre quelle azioni che vengono considerate come normali.
Quindi cambiamo anche un po’ una scala valoriale di quello che può far stare bene, perché i figli non sono solo quello che fanno, sono persone che hanno un vissuto diverso da quello che si può pensare, anche quando non lo manifestano e lo tengono dentro.
I figli vanno guardati nella loro essenza, non nelle loro azioni e in quello che si vuole vedere.
Quindi insegnargli anche a stare nelle emozioni e a curare più la parte dell’essere che del fare, quando invece si cura troppo quella delle prestazioni e molto meno quella dell’essere.
Questi sono aspetti fondamentali nella prevenzione, che portano a non sviluppare disordini importanti da un punto di vista psicopatologico.
Vi ricordo che se avete bisogno di aiuto potete contattarmi
Buongiorno amici. Oggi parliamo delle 17 ragioni per vivere.
State attraversando un periodo difficile e avete difficoltà a trovare la speranza nelle crepe della vita quotidiana? Allora vi farà bene ricordare tutti i motivi per cui la vita vale sempre la pena di essere vissuta, e anche la gioia. Prendete nota!
Le ragioni per vivere sono tante, ma a volte tutto si complica, si ingarbuglia e la speranza sembra consumata del tutto. È come se qualcuno entrasse in una stanza ben illuminata e rompesse le lampadine una per una. Improvvisamente tutto rimane nel buio, in una dimensione senza forma dove ci sono solo buchi e vuoti. Come gestire quei momenti di sofferenza?
Come diceva il neurologo e psichiatra Viktor Frankl, ciò che veramente ci spinge ad andare avanti è trovare un significato e uno scopo nella nostra esistenza. Questa è la chiave. Pertanto, è conveniente rivedere quali sono quei raggi di luce nei momenti di oscurità.
Quando le cose non vanno bene è normale provare dolore emotivo e sconforto. Tuttavia, quei momenti sono sempre temporanei. Prima o poi le circostanze cambiano e ti rendi conto che la vita è a tappe ed è degna di essere vissuta.
Ragioni di vita che devi ricordare ogni giorno
A volte l’idea che la vita non valga la pena di essere vissuta può attraversarti la mente. Inoltre, questa percezione desolante non è sempre il prodotto della depressione o di qualche disturbo mentale. Chiunque, a un certo punto, può viaggiare attraverso quella dimensione cinerea. Sbagliare, quando le cose vanno male, è qualcosa di legale e comprensibile.
Ora, in quei momenti in cui le speranze crollano, è più importante che mai aggrapparsi a qualcosa che abbia un senso. Opere come quelle pubblicate all’Università di Manitoba, in Canada, mettono in luce come la fede e la religione siano determinanti per alcune persone. Ciascuno però deve chiarire il proprio.
Ci sono tanti motivi per vivere, ma tra tutti ce ne sono alcuni che fanno da faro. Conoscili di seguito.
1. La vita è cambiamento e domani tutto può migliorare
La vita è come l’oceano: sempre in movimento, fluente e in continua evoluzione, come le maree. È vero che le onde possono trascinarsi e affondare sul fondo, ma dopo poco tempo arriva la calma. In sostanza, le cose potrebbero andare davvero male per te oggi, ma la verità è che nessuna sofferenza dura per sempre. Domani tutto può cambiare.
2. Persone che ti amano tra le ragioni per vivere
Quando la disperazione intrappola, la mente è abile e inganna: fa credere che nessuno ci ama. Tienilo a mente: ci sono persone per le quali sei tutto, figure che ti amano così come sei. Sono lì per te, non importa cosa e in ogni circostanza.
3. Le tue passioni, cosa ti dà significato
A volte essere felici è molto semplice: basta fare quello che ti piace, quello capace di far cessare di esistere il tempo. Arte, musica, sport, cucina, cinema, libri. Ogni persona ha una passione o un hobby che la fa entrare in un ambiente unico dove regnano armonia e calma. Ricorda, quando le cose vanno male, cerca rifugio.
4. Amicizie presenti e future
L’American Psychological Association (APA) nel 2017 ha evidenziato il ruolo del supporto sociale e delle amicizie nella salute mentale. Esatto, gli amici sono quegli alleati che danno senso, vitalità, gioia ed esperienze che non si dimenticano. E non dubitarne, incontrerai persone speciali nel prossimo futuro.
Attraversiamo tutti momenti difficili ed è in quei momenti bui che dovresti ricordare cosa può illuminare di più per ritrovare la speranza.
5. Il piacere di realizzare i sogni tra le ragioni per vivere
Ci sono tanti motivi per vivere e uno di questi è raggiungere obiettivi, scoprire che molti sogni si avverano. Forse oggi sembra impossibile che succeda una cosa del genere. Tuttavia, i trionfi non sono esenti da cadute, passi indietro e dover attraversare tunnel oscuri. Ma, alla fine, raggiungerai gli obiettivi.
6. Guarisci le cicatrici e scopri i tuoi punti di forza
“C’è una crepa in tutto, è così che entra la luce”
, ha detto Leonard Cohen. La verità è che molte persone sono in qualche modo ferite e con più di una cicatrice invisibile. Ora, la cosa sorprendente è che, nonostante siano rotti, alla fine finiscono per guarire ed è allora che scoprono i punti di forza che esistono in loro stessi. Devi essere paziente e spingere, a poco a poco, questo processo di guarigione.
7. La sensazione di essere liberi
Tra le ragioni di vita, godere della libertà è una delle più importanti. Arriva sempre un momento in cui ti rendi conto che puoi prendere le tue decisioni e tracciare la tua rotta. Non sei un burattino legato da fili che altri muovono; puoi scegliere quello che vuoi per te stesso. Ed è meraviglioso.
8. Innamorarsi tra le ragioni per vivere
Non importa se hai 13, 20 o 80 anni, l’amore vale sempre, l’amore è il carburante della vita e quella scintilla capace di connettersi con il mondo a tutti i livelli. Forse ti si è spezzato il cuore, è vero, ma se è così, non dimenticare: dietro l’angolo, forse c’è quella persona capace di sanare ciò che altri hanno rotto e persino di piantare giardini colorati dentro di te.
9. Sei una persona importante in questo mondo
Non sottovalutarti, non mettere da parte quella persona che vedi ogni giorno nei tuoi specchietti. Sei una persona molto importante in questo mondo, la tua sola presenza è già preziosa e non devi dimostrare niente a nessuno. Quindi non confrontarti, focalizza l’attenzione su te stesso e su ciò che ti rende felice. Non essere ossessionato dal successo o dal raggiungimento di grandi cose. Basta essere te, essere qui e stare bene.
10. Crea qualcosa tu stesso tra le ragioni per vivere
Le ragioni per vivere non mancano, come il piacere di creare qualcosa con le proprie mani, con le proprie emozioni, creatività e fatica. Non è necessario essere un ingegnere; disegnare, scrivere o comporre aiuta a dare un senso a tutto.
Come disse Graham Greene: “A volte mi chiedo come chi non scrive, o chi non dipinge o compone musica, riesca a sfuggire alla follia, alla malinconia, al panico insito nella condizione umana”.
11. Il rifugio della natura
La natura è quella dimora di quieta e assoluta bellezza che spesso offre il necessario rifugio. Poche cose sono più piacevoli dell’umidità di un bosco all’alba con il suo profumo incontaminato. O l’oceano, il mare, le spiagge, i fiumi. Quelle ambientazioni magiche danno anche ragioni per vivere.
12. Dire “ti amo”, sentirsi dire “ti amo”
Coppia, amici e famiglia. Sentirsi amati ed esprimere affetto alle persone che danno significato ogni giorno è il miglior ormeggio per essere in questo mondo. Non dubitarne, hai ancora molti “ti amo” da dire e da ascoltare.
Le esperienze di connessione e quelle che stimolano adrenalina e serotonina sono quelle che restituiscono la voglia di vivere.
13. Prepara la valigia per un viaggio
Può esserci qualcosa di più stimolante di un viaggio? Lasciarsi alle spalle la quotidianità per avventurarsi in altri paesi, culture e scenari è una delle migliori esperienze che si possano conservare nello scrigno della memoria. Viaggiare sano, educa, libera e allarga la tua felicità.
14. I tuoi animali domestici tra le ragioni per vivere
Solo chi ama gli animali conosce il significato che danno all’esistenza. Sicuramente hai anche quel cane con gli occhi eccitati che ti guarda ogni giorno come se fossi l’essere più incredibile del pianeta. O forse sei più un gatto, una di quelle creature che amano stare rannicchiate accanto a te o sul tuo laptop quando non ti interessa.
15. L’odore della pioggia e le sensazioni che ti fanno sentire vivo
Il petricore è una delle esperienze sensoriali più straordinarie per i sensi. Ma non è l’unico, ci sono milioni di brividi di piacere, sapori da assaporare, odori da percepire e suoni da ascoltare. Essere vivi è sentire e sentire, è felicità.
16. Notti estive stellate tra le ragioni per vivere
Hai davanti a te infinite estati da vivere e meravigliose notti stellate da contemplare, da solo o in compagnia. Non siamo altro che un puntino in questo vasto universo, è vero, ma in ognuno c’è una luce e una luminosità capace di illuminare gli altri.
17. La migliore ragione per vivere sei tu!
Se ti chiedi “perché dovrei vivere?” la ragione più importante sei tu. Sei il meglio che hai e, se è vero che il vento favorisce i tuoi interessi, o quelli che pensi siano i tuoi interessi, ricorda che quei momenti non durano per sempre.
Le situazioni dolorose dipingono il cielo di un colore più scuro della tempesta, ma come queste, anche queste situazioni sono temporanee. Puoi dire a te stesso: calmati, passerà. Inoltre, sicuramente hai avuto esperienze in passato in cui credevi che non ci sarebbe stata via d’uscita e poi l’hai trovata.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del significato della parole Educare.
“io credo in te”
Quanto è facile pronunciare queste parole? Non costa nulla ma sono di vitale importanza per un ragazzo che sta diventando una persona adulta. E non un ragazzo qualunque: tu figlio.
Sì, l’adolescenza spaventa sempre tantissimo i genitori perché, anche loro, a volte, non si sentono pronti per i continui cambiamenti nella vita di un ragazzo: fisici, comportamentali, ormonali. Indifferentemente per maschi o femmine.
Ma nono nasciamo genitori ed è normale non essere preparati anche dopo uno, due , tre figli. Perché, anche se li avete generati sempre voi, sono persone ben distinte, tra di loro e da voi, soprattutto.
Perché lo sottolineo? Perché molti genitori pensano che i figli siano un loro prolungamento. Non importa quali siano le sue inclinazioni, i suoi desideri, le sue abilità e i suoi interessi. No, devono per forza coincidere con quello che un genitore vuole.
Ma non funziona così.
Desideri
L’errore delle aspettative. Mi è capitato molte volte di sentire e lavorare con genitori che mi dicevano ” ah lui/lei non si rende conto di quanto sia fortunato. Io alla sua età avrei voluto fare/essere X e ora lui/lei ha la possibilità di farlo”. Ma se non fosse questa la sua strada? Se fosse portato per tutt’altro?
Da qui nascono le delusioni, i “fallimenti”:
Non dovete essere voi a scegliere cosa è meglio per lui. questo non vuol dire assecondare tutti i desideri di vostro figlio, qualunque essi siano.
Questo vuol dire rassegnarsi al fatto che voi siete voi e lui è lui. Vuol dire che se voi volevate che facesse il medico ama è portato per fare un lavoro completamente diverso che comporta studi diversi, ok, che lo faccia, mettendoci tutto il suo impegno per raggiungere i suoi obiettivi.
Presenza
Cosa rende tuo figlio sicuro e amato? La vostra presenza. Le parole dell’immagine che vi ho postato. “Io tengo a te, ci sono per te, credo in te”.
Dovete comunicare questo. Un genitore deve essere presente senza essere troppo invadente, rispettando i suoi, del ragazzo, tempi e la sua natura.
Indicando la strada migliore da percorrere per lui, essendo il buon esempio da cui prendere ispirazione.
Genitori pronti al dialogo, non giudicanti e pregiudicanti. quelli che discutono dei problemi che lo attanagliano di più, piccoli o grandi che siano. Per loro, saranno insormontabili.
Genitori che lasciano il figlio cadere per poi rialzarsi e capire il perché di quella caduta in modo da non ripeterla più.
Genitori che credono nelle sue capacità, che son solo sue e non paragonabili a quelle di nessun altro.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del problema di inibire le proprie emozioni.
Molti di noi crescono pensando che le emozioni siano un problema, che sia meglio reprimerle, fingere di essere in grado di gestire tutto e che nulla ci riguardi. Ciò che non sempre sappiamo è che questa convinzione ha origine nel modo in cui siamo stati educati.
Crescere, maturare, diventare adulti… Potrebbe esserci un processo più complicato e impegnativo? La verità è no, perché una delle nostre più grandi sfide è raggiungere la maturità con un’adeguata sicurezza personale e intelligenza emotiva. È così che sviluppiamo le nostre potenzialità e riusciamo a stabilire relazioni soddisfacenti.
Tuttavia, una realtà tanto frequente quanto triste è vedere molti adulti “emotivamente insensibili”. Con questo termine ci si riferisce a quei segni, ferite o alterazioni psico-emotive causati durante l’educazione e l’istruzione. Avere assistenti non qualificati in questa materia altera molte aree del nostro sviluppo.
Emozioni
Un’area che viene fortemente influenzata quando i caregiver attaccano o sottovalutano i bisogni del bambino è il riconoscimento delle sue emozioni. Tanto che è comune vedere uomini e donne che inconsciamente inibiscono ciò che provano nella loro quotidianità. Qualsiasi sentimento o sensazione interna viene elaborata con disagio o addirittura vergogna. È quindi fondamentale scoprire se anche noi sperimentiamo questo tipo di intorpidimento emotivo…
L’abbandono emotivo è invisibile alla società, ma è quello che ci lascia più sequel.
Di solito integriamo lo schema di inibizione emotiva nella nostra infanzia ed è necessario disattivarlo.
Sintomi che ti hanno insegnato a inibire le tue emozioni
Un bambino può essere ben nutrito, andare a scuola ben vestito e persino essere diligente nei suoi studi. Tuttavia,
esiste un tipo di abuso invisibile che passa completamente inosservato nella società ed è l’abbandono invisibile. In questo tipo di interazione, i genitori trascurano o addirittura violano i bisogni emotivi dei propri figli.
L’abbandono emotivo infantile aumenta il rischio di depressione durante l’adolescenza. La cosa sorprendente è che, mentre siamo bambini, non siamo consapevoli di questo problema.
Perché nascere in un ambiente in cui i bisogni emotivi vengono trascurati o criticati favorisce che questa dinamica si normalizzi, che la si normalizzi. Non abbiamo nulla con cui confrontarlo e integriamo presto quello schema in cui pensiamo che ciò che sentiamo non sia importante.
Solo quando raggiungiamo l’età adulta ci rendiamo conto che c’è qualcosa che non va in noi… Quello che succede è che i nostri genitori ci hanno insegnato a inibire le nostre emozioni e questi sono i segni che lo dimostrano:
Se c’è un’area in cui hai difficoltà a causa del tuo modello di inibizione emotiva, è nel regno delle relazioni.
1. La sensazione di vuoto è una costante nella tua vita
Se dovessi esprimere come ti senti, non troveresti le parole giuste. Tuttavia, c’è un’immagine che sorge nella tua mente ed è quella del vuoto. Lo provi a livello somatico : nello stomaco, nella gola, nelle mani… È una sensazione che ti travolge e ti riempie di disagio, che ti frustra per non poter (o sapere) entrare in contatto con le tue emozioni per capire cosa provi.
2. Ti senti imperfetto
Quando sei diventato adulto, ti sei reso conto che c’è qualcosa che sembra sbagliato in te, qualcosa che ti impedisce di essere felice, di stare bene con te stesso. Non ti piace il tuo carattere, il tuo modo di essere, ti confronti con gli altri e percepisci di mancare di spontaneità, fiducia e sicurezza personale.
3. Ti senti a disagio in molte situazioni sociali
È vero che ti piace avere amici, uscire, socializzare di tanto in tanto e divertirti a connetterti con gli altri. Tuttavia, quei contesti di rilassamento, espressione di gioia ed effusione non ti accompagnano. Questo fa sì che il tuo ambiente ti etichetti come imbarazzante, ma in realtà più che imbarazzo è disagio. Ti senti come un pesce fuor d’acqua.
4. Il tuo partner ti dice che sei freddo o troppo complicato
Spesso i tuoi partner sono frustrati con te perché dicono di aver bisogno di più da te. Richiedono vicinanza, intimità emotiva, che esprimi i tuoi sentimenti, che ti connetti di più con i loro. Però non sai come si fa, perché quella è una lingua che non conosci e ti senti perso, anche arrabbiato.
Pertanto, aspetti sempre che l’altra persona lo faccia per te. Quella che mostra affetto, indovina di cosa hai bisogno e non ha bisogno di eccessive conferme emotive che non sai offrire.
5. Opti per il silenzio invece di esprimere ciò che senti o di cui hai bisogno
Se hai imparato a inibire le tue emozioni durante l’infanzia, ti ci vorrà un mondo e un intero universo per esprimere la tua rabbia e delusione. Ciò che ti fa male, ciò che ti provoca tristezza o angoscia, lo conserverai nel profondo del tuo essere. Come chi lancia un sasso in un pozzo e non lo vuole più vedere.
Sopprimi ciò di cui hai bisogno perché presumi che ciò che senti non sia importante. E lo fai perché, in fondo, è quello che ti è stato insegnato da bambino.
Le persone che hanno sofferto hanno imparato a reprimere le proprie emozioni e a sviluppare un altissimo senso di autocritica nei confronti della propria persona. Si sentono imperfetti.
6. Non apprezzi te stesso e ti metti davanti agli altri
C’è una regola empirica per la sofferenza ed è la seguente: chi pensa che le proprie emozioni siano irrilevanti non rispetta nemmeno se stesso come persona. È un principio universale che dobbiamo tenere presente, soprattutto quando educhiamo i nostri figli. Convalidare, dare presenza e rilevanza al bisogno di ogni bambino, gli farà capire che ciò che vive è importante e merita che gli altri ne tengano conto.
Tuttavia, coloro che sono stati cresciuti nell’indifferenza vivono con il vuoto della bassa autostima. Questo spesso li fa anticipare di più ciò che vogliono gli altri rispetto a ciò di cui loro stessi hanno bisogno.
7. Scarsa comunicazione emotiva
Quando ti sei abituato a inibire le tue emozioni, la tua comunicazione diventa immatura. Sei incapace di tenere una discussione, di raggiungere accordi; Di solito ti arrabbi subito e abbandoni il dialogo perché non sai come farti capire. Ti destreggi tra le parole per cercare di essere assertivo con gli altri, ma fino ad oggi non ci sei ancora riuscito.
Allo stesso modo, le conversazioni più intime ti mettono a disagio perché non sai cosa dire o come esprimerti. Vorresti padroneggiare di più il linguaggio delle emozioni, ma sei consapevole di avere dei seri limiti in questo senso…
Quando ti è stato insegnato da bambino a inibire le tue emozioni, è molto difficile per te comunicare e raggiungere l’intimità con gli altri.
Come superare la mia inibizione emotiva?
Lo schema di inibizione emotiva è una distorsione che ha origine nell’infanzia e che possiamo riformulare, sanare e correggere. Non è mai troppo tardi per potenziare noi stessi nel corretto esercizio dell’intelligenza emotiva. Entrare in contatto con ciò che sentiamo, identificarlo e dargli un nome è un grande passo. Poi arriva l’esercizio più decisivo: sapere cosa fare con l’emozione provata.
D’altra parte, sarà anche fondamentale apprendere tecniche di comunicazione emotiva e rafforzamento dell’autostima. Come abbiamo notato, crescere in un ambiente in cui le nostre emozioni sono state ignorate o punite ci rende invalidi. È una priorità riparare la visione che abbiamo di noi stessiper costruire relazioni più sane e sentirci degni di lavorare sui nostri sogni.
Quello che i genitori hanno il dovere di dare ai figli
Buongiorno amici. Oggi parliamo de il nostro tempo, quello che i genitori hanno il dovere di dare ai figli.
Figli
Il regalo più bello che la vita può farti. Cercati, perché non vengono per caso. E proprio per questo, chi diventa genitori deve assumersi non solo le responsabilità legate al prendersi cura di una vita appena nata; ma, nel tempo, deve avere il dovere di stargli/le accanto, di dedicar loro del tempo.
Doveri
Spesso i genitori pensano che un figlio debba esser loro grato per il fatto che si occupi di lui. “io ti ho dato la vita. ti ho fatto crescere sano, mi sono occupata/o di te”…come se fosse una sorta di ricatto morale.
Ma non capiscono che quelli che vantano, solo i semplici over di un genitore, niente di eccezionale ma la base per poter crescere una vita.
Da lì al saperli crescere bene ce ne passa.
Un genitore deve crescere col figli, deve modificare anche il suo modo di stargli accanto, di comprenderlo, di empatizzare con lui, di educarlo.
Semplicemente, seguire le fasi della sua crescita. Ricordandosi che tutti noi abbiamo passato le stesse fasi di vita no?
Le fasi
Ogni fase della vita di un figlio ha delle tappe, importanti per la sua vita.
Quando un figlio è piccolo si pensa che l’unica cosa importante d fare sia nutrirlo e lavarlo. Ma non si pensa che, n questa fase, l’esempio è fondamentale.
Ma quando arriva la pre adolescenza e ancor più l’ adolescenza…beh, lì cominciano problemi…pregiudizi da parte dei genitori.
Sì, perché c’è lo spauracchio di quest’età: “oddio adesso chissà cosa combina..e gli amici…le droghe,…deve stare attento a chi frequenta”.
Calma genitori, calma, non mettete avanti le mani prima del tempo. Perché se i ragazzi hanno avuto un buon esempio da seguire tutto è più semplice, anche per voi.
Il tempo
Ma cos’è la cosa pi importante che molto, troppo spesso manca n famiglia? Il tempo…il tempo che troppe volte i genitori negano ai figli.
“sono troppo impegnata adesso” “devo lavorare, dopo ti ascolto” “mamma/papà è stanca/o…ti prego facciamo un’altra volta”…
Lavoro lavoro lavoro. S, è importante ma avete il dovere di dedicare tempo ai vostri figli..dovete. Per numerosissimi motivi.
Perché, semplicemente, siete i genitori, le persone da cui dovrebbero prendere esempio.
Quelle persone a cui si dovrebbero chiedere le cose più importanti, il cuscino che attutisce le botte della vita, la spalla su cui si è certi di poter piangere e di poter contare. Nessun tablet, nessuna baby sitter può sostituirsi all’importanza che deve avere un genitore.
Si predica tanto il rispetto. Ma attenzione: deve essere reciproco.
Se il ragazzo in questione non percepisce a vostra presenza, non si rivolgerà a voi. Si sentirà escluso, non ascoltato, messo da parte e non vi cercherà più. E, credetemi, in questa fase cruciale della loro vita la presenza dei genitori è fondamentale se non volete tirare su muri difficilmente abbattibili.
Lasciate la porta del dialogo sempre aperta, dedicate tempo ai vostri ragazzi. E’ il regalo più belo che potete far loro e, vi assicuro, che passare l’adolescenza così sarà molto più facile e piacevole per tutti.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del saper negoziare coi figli.
L’adolescenza è una fase “ribelle” della vita. Gli adolescenti manifestano una serie di cambiamenti ormonali, oltre a portare a termine un’intensa ricerca dell’identità. Desiderano la loro indipendenza, credono che i genitori non li capiscano e che vogliano controllare la loro vita. Ed è per questo che è importante saper negoziare con i figli adolescenti in questa delicata fase.
Se giungete a dei compromessi con i vostri figli, vi risparmiate un sacco di problemi e i ragazzi si sentono trattati da adulti, sono portati a rispettare gli accordi presi, a parlare e a risolvere eventuali situazioni difficili, ma soprattutto si sentono amati.
A volte gli adolescenti tendono ad allontanarsi e, dato che non sempre si sa come avvicinarli, si sentono soli, incompresi e non si fidano di nessuno. Per questo motivo, la negoziazione può migliorare significativamente una circostanza del genere.
Saper negoziare con i figli adolescenti è un modo per trasmettere loro i valori
Tutti i genitori sono consapevoli dell’importanza di trasmettere i valori ai figli fin da piccoli. Stiamo parlando di valori sani che possano orientare i loro comportamenti, aiutandoli a prendere le decisioni più giuste. Non è sempre facile riuscire in questa impresa, ma negoziare sembra essere una strategia adatta. Cosa insegna ai giovani, e ai genitori, questa strategia?
Migliora la gestione delle emozioni: saper negoziare con i figli adolescenti permetterà a loro di imparare a fare lo stesso. Si renderanno conto che è molto difficile raggiungere un accordo quando una delle due parti è sempre guidata dall’ira, dalla rabbia, dalla frustrazione o dalla tristezza.
Apporta fiducia e coerenza: l’incoerenza nei rapporti familiari può scatenare crisi emotive negli adolescenti. Negoziare è un modo per aiutare tutti i membri della famiglia a ritrovare la fiducia l’uno nell’altro e a essere coerenti con quello che dicono, pensano e fanno.
Aiuta a esprimere sentimenti: per negoziare con i figli adolescenti bisogna parlare in maniera onesta e chiara, esaminando le possibili soluzioni a un problema. I figli si sentiranno a loro agio nell’esprimere i loro sentimenti e pensieri senza la paura di non essere compresi.
È risaputo che patti, limiti e regole sono necessari per facilitare la convivenza ed evitare l’insorgere di conflitti. Se con il partner è stata stabilita la regola di togliersi le scarpe prima di entrare in casa per non sporcare pavimenti e tappeti, la stessa regola vale per i figli.
Trovare degli accordi sul coprifuoco quando i figli escono con gli amici o su altre attività proibite dentro o fuori casa (
fumare, bere alcol, invitare amici a dormire, ecc.) è importante e questi accordi sono diversi per ogni famiglia. L’ideale è negoziarli, considerare i punti di vista di tutti e stabilire dei patti che tutti considerano giusti.
Errori che si commettono negoziando con i figli
Saper negoziare con i figli adolescenti non è facile come potrebbe sembrare. Questa difficoltà spesso non dipende dai figli, ma dai genitori. Se esercitate un’autorità quasi dittatoriale nei confronti dei vostri figli e se non tenete conto delle loro opinioni, state sabotando la negoziazione prima ancora di cominciarla.
Per questo motivo, è necessario trattare i figli adolescenti come persone che stanno maturando, crescendo e imparando. Non sono più bambini piccoli, sono individui con opinioni proprie, in grado di segnalare molti degli errori che commentate e commettete. Di certo non bisogna stabilire una relazione completamente simmetrica, l’ideale è ridurre l’asimmetria con il passare degli anni. In questo senso, se ascoltate i vostri figli, potrete imparare molto su voi stessi.
Per negoziare con i figli adolescenti bisogna eliminare certe “distorsioni”. Stiamo parlando, ad esempio, del classico “io sono tuo padre/madre e qui comando io”. Una frase del genere è deleteria per il processo di negoziazione: impone un principio di autorità che impedisce qualsiasi forma di dialogo. Quando i genitori abusano di questa formula, i figli evitano di dire quello che pensano:
si comportano in modo tale da non farsi scoprire dai genitori oppure si piegano ai loro desideri, ma difficilmente si prestano all’argomentazione dato che sanno di non avere alcuna possibilità di trovare soddisfazione dal dialogo stesso.
Bisogna evitare anche qualsiasi tentativo di manipolazione e incoerenza. Se negoziate qualcosa con i vostri figli, non potete venir meno al patto e giustificarvi dicendo: “a questo punto io non cambio quello che faccio da sempre” oppure “io posso fare quello che voglio e tu no”. Una situazione del genere non farà altro che alimentare ira, rabbia e i vostri figli si allontaneranno da voi.
Quando commettete certi errori nel negoziare con i vostri figli, la conseguenza è che il vostro rapporto si deteriora, non ci sarà armonia né possibilità di crescita. In questo senso, ricordate che tutti possiamo imparare da tutti. In qualità di genitori, siete delle guide e non avete motivo di imporre qualcosa in maniera autoritaria aspettandovi che vostro figlio lo accetti perché sì. Perché non parlarne e giungere a un accordo? Vostro figlio non perderà il rispetto nei vostri confronti e la vostra relazione non sarà simmetrica.
Dovete tenere conto dei sentimenti dei vostri figli e del fatto che durante l’adolescenza iniziano a costruire la loro identità e a definire i loro valori. Sono in grado di pensare per se stessi, hanno le loro idee su diversi argomenti e questo va rispettato a mano a mano che crescono. Saper negoziare con i figli adolescenti in maniera saggia migliorerà il vostro rapporto con loro, cioè la cosa per voi più importante.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori critici.
Crescere con genitori molto critici influisce sulla nostra autostima, sul modo in cui ci relazioniamo con gli altri e sulle sfide che osiamo affrontare. Scoprite se questo è stato il vostro caso e come può influenzarvi oggi.
Gran parte del modo in cui pensi, senti e reagisci oggi è dovuto alle tue prime esperienze con i tuoi genitori. Il legame di attaccamento formatosi con loro e lo stile genitoriale con cui sei cresciuto hanno avuto un grande impatto sulla tua personalità e forse non è stato del tutto positivo. Se i tuoi genitori erano molto critici nei tuoi confronti, oggi probabilmente soffri di certi limiti e continui a vivere certe ferite difficili da chiudere.
Nello specifico,
vivere in un ambiente invalidante, concentrato sugli errori e incapace di incoraggiare e offrire un amore sicuro provoca un danno all’autostima. Anche se ora sei cresciuto e sei un adulto che si prende cura di te stesso, potrebbero esserci certi atteggiamenti, schemi di pensiero o forti emozioni che si innescano quando meno te lo aspetti, causandoti dolore e difficoltà.
Il primo passo per sbarazzartene è identificare se i tuoi genitori erano eccessivamente critici. E, per questo, vogliamo mostrarvi alcuni dei segnali più eclatanti.
Se ti concentri maggiormente sui tuoi fallimenti e su ciò che non sai o in cui non sei bravo in modo critico, è probabile che i tuoi genitori siano stati molto critici nei tuoi confronti.
Questi segni indicano che i tuoi genitori erano molto critici nei tuoi confronti
Pur essendo minorenne, è probabile che nella tua infanzia e adolescenza ti sia reso conto che i tuoi genitori non erano così flessibili, tolleranti e incoraggianti come vorresti. Tuttavia, è comune per molte persone minimizzare questi atteggiamenti genitoriali o normalizzarli, per lealtà verso coloro che hanno dato loro la vita. Se oggi da adulto vuoi rivisitare quei ricordi, ecco alcuni segni di critica eccessiva:
Non incoraggiavano la tua autonomia
Da un’educazione rispettosa e centrata sul bambino
, l’obiettivo principale è promuovere la loro autonomia; e, per fare ciò, vengono offerte loro varie opportunità per esercitarsi in compiti e abilità. D’altra parte, i genitori molto critici non hanno la pazienza e la tolleranza necessarie per questo, e preferiscono fare tutto da soli invece di accompagnare l’apprendimento del bambino.
Ad esempio, magari da bambino provavi a rifare il letto e quando andavi più piano di un adulto o non ottenevi gli stessi risultati, i tuoi genitori esprimevano il tipico: “toglilo, lo faccio io” oppure “tu” non stai facendo niente di giusto »
Si sono sempre concentrati sugli aspetti negativi.
Una delle chiavi per costruire l’autostima dei bambini è che i genitori siano sensibili e ricettivi ai risultati, agli sforzi e ai progressi del bambino; apprezzarli e celebrarli, dar loro riconoscimento.
Tuttavia, questi tipi di genitori di cui stiamo parlando tendono a concentrarsi sul fallimento, su ciò che può essere migliorato o semplicemente minimizzare il successo ottenuto. Per loro sembra che non ce ne sia mai abbastanza.
Hanno avuto intense reazioni emotive
Tutti i bambini sbagliano, fanno dispetti, sporcano o rompono oggetti: stanno imparando. Ci si aspetta che gli adulti responsabili comprendano questa realtà e siano flessibili e in grado di entrare in empatia e insegnare qualcosa di valore nella situazione, piuttosto che perdere il controllo di se stessi.
Tuttavia, se i tuoi genitori erano molto critici nei tuoi confronti, potrebbero aver reagito emotivamente in modo eccessivoa questi piccoli fallimenti legati all’età. Un vaso rotto, un tramezzo resistente o del latte versato erano motivi sufficienti per urlare, minacciare o incolpare te stesso eccessivamente.
Fecero frequenti confronti
È anche frequente che questi genitori tendano a confrontare i propri figli con i fratelli, cugini, amici o compagni di scuola. Alcuni mettono in risalto i migliori voti del resto dei bambini, altri la loro massima simpatia o la loro migliore capacità sportiva.
In ogni caso, il figlio perde sempre il confronto e finisce per sentirsi non all’altezza di quanto ci si aspetta da lui.
Hanno offerto amore condizionato
Infine, un atteggiamento molto comune in questi casi è il fatto che i genitori utilizzino l’affetto, l’attenzione e l’approvazione come merce di scambio. Lo offrono solo quando il bambino è obbediente, educato ed esemplare, ma lo ritirano quando il bambino esprime rabbia, disgusto o tristezza o quando è in qualche modo fastidioso. Sottolineano quali comportamenti considerano accettabili e quali no.
Ecco come ti senti se i tuoi genitori fossero molto critici nei tuoi confronti
Oltre ad analizzare i loro atteggiamenti e comportamenti, c’è un indicatore infallibile per sapere se sei cresciuto in un ambiente eccessivamente critico: il modo in cui ti senti, pensi e reagisci oggi. Ed è che questo trattamento lascia sequele che continuano ad essere visibili nell’età adulta. Tra i più comuni troviamo:
Hai la tendenza ad essere accomodante e cerchi di compiacere gli altri, anche a costo dei tuoi bisogni e desideri. Hai imparato che l’affetto ha delle condizioni e, quindi, hai paura di perderlo se non rispetti ciò che gli altri si aspettano da te.
Hai difficoltà a correre dei rischi, avere iniziativa e provare nuove sfide. La paura di fallire e di non essere capace ti paralizza e, quindi, tendi a perdere opportunità che ti interessano.
Sei molto sensibile alle critiche. Puoi arrivare a interpretare i commenti neutri come un attacco o un grande danno morale e prendi ogni osservazione molto sul personale. Tendi ad essere sulla difensiva perché sei cresciuto in un ambiente che lo richiedeva. Inoltre, hai un rischio maggiore di soffrire di fobia sociale.
Hai poca fiducia in te stesso. Generalmente ti senti debole, incapace e invalido per affrontare la quotidianità e le sue sfide. Inoltre, è probabile che tu sia una persona indecisa e piena di dubbi, che fa fatica a scegliere e risolvere per paura di sbagliare.
Tendi a scusarti eccessivamente, anche quando non hai alcuna responsabilità. Sei molto sensibile ai cambiamenti negli altri e quando noti che qualcuno si comporta in modo freddo o diverso, presumi che sia a causa di un errore che hai commesso e ti scusi.
Per te è difficile ricevere complimenti e affetto perché non ci sei abituato e, forse, senti di non meritarlo. Pertanto, cerchi sempre un modo per deviare quei campioni positivi verso di te. Ad esempio, se qualcuno ti fa un complimento per la tua camicia, sottolinei che è vecchia o che il colore non ti lusinga.
Sei una persona esigente e molto critica con te stessa. Il tuo dialogo interno è un costante giudizio negativo su tutto ciò che fai e dici, e sei incapace di autocommiserarti.
Sei un perfezionista per paura di sbagliare. Per lo stesso motivo, può volerci troppo tempo per svolgere qualsiasi attività ed è anche probabile che procrastini a causa dell’eccessiva pressione che senti.
Il perfezionismo e l’egoismo sono direttamente correlati a un’educazione basata sulla critica.
Se i tuoi genitori sono stati molto critici nei tuoi confronti, guarisci quel passato
Come puoi vedere, il danno che si verifica nell’autostima, nella fiducia e nella gestione emotiva è importante. Tuttavia, questa non è una frase. È sempre possibile disimparare ciò che si è appreso e acquisire nuovi modi più funzionali di interpretare le situazioni e di agire.
In questo caso è fondamentale
imparare ad essere flessibili e tolleranti con noi stessi ; inizia a incoraggiarci e incoraggiarci come farebbe un migliore amico e inizia ad affrontare le sfide anche a rischio di sbagliare.
Se questa ferita è profonda e queste reazioni sono molto marcate in te, non esitare a cercare un aiuto professionale. In questo modo potrai integrare ciò che hai vissuto e imparare ad offrirti l’amore incondizionato, la sicurezza e il sostegno che senti di non avere.