Buongiorno amici. Oggi vi pubblico il video webinar : perché gli altri.. ci sembrano migliori di noi.
Camtv- video webinar perché gli altri…
Chi mi conosce e segue da un po’ di tempo, sa che una volta a settimana faccio delle live sulla piattaforma instagram dove tratto degli argomenti più delicato che riguardano non solo genitori ma anche adolescenti.
A volta e sono sotto forma di webinar in cui vi spiego il perché re il come delle cose altre volte condivido la mia diretta con ospiti.
I temi- video webinar perché gli altri…
Come faccio a scegliere it emi da pubblicare?
Semplice: attingo ai cassetti della mia esperienza, del mio lavoro coi ragazzi e le loro famiglie e tratto, appunto, di argomenti che potrebbero aiutare altre persone che sit rvoano nelle loro stesse situazioni.
Altre volte, invece, sono proprio le persone che mi seguono che, tramite dm, mi chiedono di trattare determinati argomenti.
E allora ecco il video, girato giovedì, su uno degli argomenti che è piaciuto di più.
Il video, ossia il link che vi giro qui, è stato pubblicato sulla piattaforma camtv dove mi potete trovare come “dottoressa Napolitano” o come “adolescenti istruzioni per l’uso”.
Qui, infatti, trovate tutte le dirette rese webinar e che i membri della membrship possono accedere.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di body shaming e delle conseguenze sugli adolescenti.
Quello del Body shaming è un problema quotidiano per bambini e adolescenti: ecco quali sono i motivi più comuni.
Il problema
Il problema del body shaming esiste da molto, moltissimo tempo. Durante la nostra infanzia, e ancor più durante l’adolescenza, a molte sarà capitato di ricevere offese e insulti (più o meno diretti) per via di una particolare caratteristica del proprio aspetto fisico. Un tempo questa forma di bullismo veniva spesso semplicemente ignorata dagli adulti. Nel frattempo, noi abbiamo cercato di superare gli attacchi nel miglior modo possibile. Fortunatamente, con il passare degli anni si è prestata sempre più attenzione nei confronti di comportamenti che un tempo venivano considerati “normali” o frutto di innocue “ragazzate”.
Questo rappresenta senz’altro un progresso per la nostra società, ma purtroppo la strada da percorrere è ancora molto lunga.
Sondaggio
Un recente sondaggio condotto su un campione di più di 6 mila pre-adolescenti e giovani di età compresa fra i 10 e i 17 anni ha infatti rivelato che 9 intervistati su 10 sono stati vittime di body shaming almeno una volta nella vita.
Il sondaggio intitolato “Domande Scomode sull’adolescenza” è stato realizzato da Skuola.net in collaborazione con Lines e Tampax, ed ha fatto emergere una realtà ancora ben lontana dall’essere rosea. Dalla ricerca è infatti emerso che 3 adolescenti su 10 considerano un fatto “quotidiano” l’essere presi in giro per il proprio aspetto fisico.
Oltre al peso (un problema che interessa più della metà dei partecipanti), anche l’aspetto delle braccia, delle gambe e dei fianchi sembra essere spesso preso di mira. Ma esattamente da chi provengono gli insulti e le critiche? Non sorprende sapere che nella maggior parte dei casi gli artefici del body shaming sono proprio i coetanei e i compagni di classe (nel 60% dei casi), ma anche i compagni più grandi e talvolta persino gli adulti non risparmiano i giovani dalle critiche.
Body shaming: le conseguenze per adolescenti e bambini
Ma a questo punto, quali saranno le conseguenze di questo dannoso comportamento? Semplice: circa 1 intervistato su 4 ha ammesso di non sopportare la vista del proprio corpo senza vestiti, neanche nell’intimità della propria camera.
A pagare le spese di un fenomeno che non sembra accennare a diminuire sono soprattutto le ragazze. Queste ultime ricevono insulti non “solo” per il loro aspetto fisico, ma anche per una serie di luoghi comuni e falsi miti legati al ciclo mestruale. Ad esempio, il nervosismo o l’eccessiva tendenza a lamentarsi vengono immediatamente associati alle mestruazioni, più che a un problema “reale”.
Come combattere il problema?
Ma è possibile superare questo problema? In realtà si. La soluzione però non deve essere lasciata solo nelle mani dei giovanissimi. Genitori, insegnanti e medici dovrebbero infatti fornire le giuste informazioni e il giusto supporto a questi ragazzi sempre più vittime delle critiche.
Purtroppo sembra che al momento gli adolescenti e i giovanissimi cerchino invece le informazioni on line e al massimo dai loro coetanei. Così facendo, ricevono spesso indicazioni scorrette o persino suggerimenti dannosi per il loro benessere fisico e psicologico.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezioen “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di autostima e adolescenza.
L’ adolescenza è quella fase della vita nella quale i protagonisti cercano di trovare il loro posto nel mondo e di capire chi diavolo sono. È per questo che l’autostima ha un ruolo fondamentale: cavalcandola, i ragazzi potranno affrontare le diverse sfide che implica questa fase, che non sono poche è hanno tutte una certa importanza.
D’altra parte, anche se vogliono uscire dalla protezione che viene offerta loro dai genitori e da altre figure di riferimento, continuano a dipendere da loro che, inoltre, continueranno a condizionare parte della visione che hanno del mondo e di loro stessi. In questo modo, adottando il punto di vista dei genitori, capiremo quanto è complicato il loro ruolo nella fase dell’adolescenza.
Parliamo di quel “doverci essere senza esserci davvero” o “esserci, ma restando nell’ombra”, come quando sono piccoli e fanno i loro primi passi. I genitori li lasciano andare, ma li seguono molto da vicino, perché sanno che devono raggiungere i loro obiettivi, ma questa volta senza il loro aiuto diretto. Anche se ha volte non sono ben accetti, i genitori continuano a essere responsabili per i propri figli durante l’adolescenza, sia delle loro azioni sia della loro educazione o della loro autostima.
Tutti i genitori vogliono vedere i propri figli raggiungere il successo. Nonostante ciò, molti dimenticano che, oltre ai risultati, gli adolescenti devono superare sfide importanti, come quelle relazionate alla propria immagine e alla propria autostima. Così, la realtà ci dice che molti giovani hanno problemi a essere accettati, sia dagli altri sia da se stessi.
I genitori possono avere un ruolo fondamentale nel costruire un senso di identità nei propri figli adolescenti.
L’importanza dell’autostima durante l’adolescenza
L’autostima durante l’adolescenza influisce sulla vita e sulle decisioni del ragazzo, sulle sue relazioni e sul suo rendimento scolastico. Per questo motivo, è importante sottolineare che una bassa autostima può portare gli adolescenti ad assumere comportamenti rischiosi, tra i quali troviamo il consumo di droga, la violenza, i disordini alimentari, le abitudini sessuali rischiose, ecc. Per non parlare di quanto sono vulnerabili di fronte alla pubblicità di sette o gruppi violenti.
Non possiamo dimenticare nemmeno che l’autostima degli adolescenti è la base del loro futuro come adulti. La vita è già abbastanza difficile con un’immagine positiva di se stessi per darla per scontata o sottovalutarne l’importanza.
Consigli per aumentare l’autostima degli adolescenti
Anche se non si tratta di un compito facile, a volte i genitori devono usare tutti i mezzi a loro disposizione per migliorare l’autostima dei propri figli adolescenti. Ecco alcuni consigli per riuscirci.
Stabilire limiti ed aspettative
Anche gli adolescenti hanno bisogno di alcuni limiti, anche se adattati alla loro età. Se durante l’infanzia i limiti sono fondamentali, durante l’adolescenza sono vitali se si desidera che i propri figli crescano in sicurezza e siano responsabili. È quindi importante stabilire delle regole e delle aspettative che si adattino a quelle che vogliono gli adolescenti, in modo da contribuire alla loro crescita, invece di limitarla.
Durante il periodo dell’adolescenza, si presentano situazioni che, non essendo ancora abitudinarie, bisogna lasciare incontrollate. Aspetti come le uscite con gli amici, l’uso di dispositivi mobili o la scoperta della sessualità, ad esempio, vanno affrontati con il dialogo, argomenti e accordi che vanno rispettati da entrambe le parti. È qui che entra in gioco l’abilità dei genitori di negoziare, di stabilire delle regole che nascano anche dal consenso dei figli adolescenti, senza che siano limiti che manchino di condiscendenza.
La comunicazione con gli adolescenti deve essere fluida e aperta, deve favorire una relazione flessibile nella quale, senza esser dispotici, i genitori sappiano esercitare l’autorità che spetta loro. Le regole devono essere chiare e devono trasmettere valori concreti.
Essere generosi con i complimenti
Molti genitori si sforzano, perché i propri figli diano il meglio di loro e si superino, ma troppo spesso si concentrano su ciò che gli adolescenti non hanno fatto bene o su come potrebbero migliorare. Invece, anche se gli adolescenti hanno bisogno di stabilire delle mete, è importante anche che sappiano quando hanno fatto bene qualcosa e persino quando superano se stessi, anche se hanno ancora molta strada da fare.
Per gli adolescenti, è anche importante ricevere elogi specifici quando usano abilità che loro stessi hanno deciso di sviluppare o quando sono particolarmente bravi in una disciplina. Anche se i gusti o le aspirazioni dei figli possono non essere le stesse dei genitori, bisogna rispettarli e riconoscerne il valore. Non bisogna dimenticare che, anche se la loro maturità non permette ai genitori di concedere loro un’indipendenza totale, alla fine sono le loro vite che stringono tra le mani.
Tuttavia, non bisogna nemmeno esagerare con i complimenti e dimenticarsi di tutto il resto. Gli elogi presentati nel modo giusto sono una vera e propria carica per la loro motivazione, ma un eccesso può aver conseguenze negative, soprattutto se questi elogi sono sempre accompagnati da ricompense materiali, ben lontane dall’attività nella quale hanno messo l’impegno che i genitori vogliono premiare.
Incentivare la formazione di opinioni proprie
Gli adolescenti amano dire la propria. Ciò li fa sentire grandi e permette loro di spiccare. Inoltre, dà loro la possibilità di fare una delle cose che amano di più: discutere. Questo è normale e necessario.
Nonostante ciò, ci sono molte situazioni in cui gli adolescenti, poiché non hanno un criterio proprio per formare le loro opinioni, usano quelle degli altri e, guidati dalla convinzione sbagliata che chi più urla o più masse smuove è il migliore, adottano quel punto di vista senza metterlo in discussione.
I genitori devono incentivare la formazione di opinioni personali nei figli, senza imporre loro le proprie idee o quelle degli altri. Devono offrire una visione ampia del mondo e rendere possibile una vasta gamma di esperienze che permetta loro di pensare in libertà.
Incentivare la presa di decisioni
Gli adolescenti devono imparare anche a prendere le proprie decisioni, a esserne responsabili e a decidere d’accordo a criteri che si basano sui loro valori personali. I genitori fanno bene a permettere ai propri figli adolescenti di decidere da soli, di scegliere i propri gusti e le proprie aspirazioni, sempre se ciò non li esponga a un serio rischio. Tornando all’esempio del bambino che sta imparando a camminare: dobbiamo permettergli di dirigersi nella direzione che preferisce, sempre se lungo la sua strada non ci sono ostacoli imminenti che possono mettere a rischio la sua vita.
La questione non finisce qui. I genitori devono aiutare i propri figli a tracciare un piano che sia coerente con le proprie decisioni e che agisca d’accordo alle decisioni che hanno preso. Bisogna anche lasciare che affrontino le conseguenze delle proprie azioni e delle proprie decisioni. Va bene offrire loro un sostegno per risolvere i problemi, ma senza guidarli per mano né facendo tutto lo sforzo per loro.
Io spero che parlare di autostima e adolescenza vi sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo degli adolescenti ribelli e del perché, in fondo, essere ribelli è positivo.
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.
-Garcia, 2019-
Quando preoccuparsi?
È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.
La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.
In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.
Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.
-Garcia, 2019-
Quando preoccuparsi?
È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.
La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.
In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.
L’indipendenza emotiva può generare nell’adolescente paure, dubbi e insicurezze.
Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita
Sebbene ogni adolescente sia diversi, le seguenti linee guida possono aiutare i genitori a non ostacolare l’indipendenza dei propri figli:
Lavoro di terapia personale. Vedere i figli abbandonare l’infanzia fa male, può essere molto doloroso rendersi conto di non essere più le loro uniche figure di riferimento. Lavorare su queste emozioni si rivela estremamente utile.
Confrontarsi con altri genitori per condividere esperienze e consigli.
Essere flessibili e tolleranti. Tollerare una risposta negativa e accettare i desideri dei figli, completamente diversi dai desideri personali.
Essere empatici ricordando la propria esperienza adolescenziale. Pur trattandosi di persone e tempi molto diversi, sicuramente potrebbero esserci degli elementi in comune.
Parlare molto con gli adolescenti per cercare di capire davvero i loro desideri.
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
Io spero di aver fatto un po’ di chiarezza sugli adolescenti ribelli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de gli errori dei genitori che causano disturbi ai figli.
Gli errori dei genitori che causano disturbi ai figli
Gli errori più pericolosi sono quelli silenziosi e invisibili. A differenza dei traumi più eclatanti come l’abbandono fisico o l’abuso, gli errori commessi dai genitori, magari in buona fede e in modo del tutto inconsapevole, non fanno alcun rumore e quindi nessuno prova a porci rimedio.
Il bambino viene gettato così in un limbo e interiorizzerà diverse congetture, congetture su se stesso e sul mondo. Un bambino con una madre amorevole e in sintonia con i suoi bisogni, cresce con la consapevolezza di essere degno di attenzioni, amabile e sicuro di esplorare il mondo che lo circonda.
Un bambino con una madre, seppur amorevole ma non in sintonia con i suoi bisogni, cresce, suo malgrado, sviluppando una serie di vulnerabilità psicoaffettivi o veri e propri disagi psicologici. Al contrario, un bambino che non si sente validado e accolto, cresce pieno di paure, insicurezze e fragilità emotive perché la madre non ha potuto trasmettergli le dovute certezze emotive/affettive.
Dove ci sono segni visibili come ematomi o malnutrizione, diviene più immediato agire. La trascuratezza emotiva, invece, è davvero difficile da identificare e spesso neanche i genitori si rendono conto che, con il loro operato, stanno ostacolando il corretto sviluppo emotivo del proprio bambino. Quello del genitore è un mestiere difficilissimo, accudire un bambino in tenera età è come attraversare un campo minato e l’errore è dietro l’angolo.
Siamo il riflesso delle cure ricevute da bambini
Ciò che sappiamo di noi stessi è il riflesso di un gran numero di fattori, in primis, le cure ricevute durante l’infanzia. La nostra connotazione emotiva si radica in noi fin dall’infanzia, in altre parole, tutto ciò che sappiamo oggi su chi siamo, lo abbiamo imparato nei primi anni di vita e non abbiamo mai rinnovato questa immagine.In questa fase delicata, la nostra autostima, così come il concetto di sé, si strutturano in base alle dimensioni relazionali e le relazioni cruciale sono quelle che instauriamo con i genitori.
Per capirci meglio: io sono ciò che gli altri mi restituiscono di me = la qualità delle cure e dell’accudimento ricevuti nell’infanzia. Se mia madre (e/o mio padre) mi ascolta ed è attenta ai miei bisogni, allora io sarò degno di attenzioni e stime. Se i miei genitori mi fanno sentire amato in modo adeguato, allora io, da adulto, mi sentirò degno d’amore. Al contrario, se i miei genitori mi fanno sentire ingombrante o di peso, allora io penserò di non meritare nulla, nutrirò sensi di colpa e strutturerò un’immagine di me come persona di poco valore.
In psicologia: la trascuratezza emotiva è stata definita come una specifica configurazione, potenzialmente patogena, del campo relazionale costituito dal bambino e dalle sue figure di accudimento, caratterizzata da assenza di reciprocità emotiva, per cui i bisogni affettivi del bambino vengono assoggettati alle esigenze, ai conflitti, alle paure e alle proiezioni genitoriali.
Quali genitori tendono a trascurare emotivamente i loro figli?-gli errori dei genitori…
In primo luogo, vorrei specificare che la maggior parte dei genitori hanno sempre buone intenzioni nell’educare i figli. Alcuni genitori hanno sperimentato, anche durante la loro infanzia, una forma di trascuratezza emotiva e quindi non sono riusciti a strutturare un approccio sicuro. Il genitore svolge il suo ruolo guidato dalle sue emozioni e filtra ogni frase e ogni azione attraverso di esse. Il risultato di questo filtro, purtroppo, non è sempre ottimale per la crescita emotiva del bambino che a sua volta ne pagherà le spese, anche da adulto.
Quando si parla di trascuratezza emotiva non è possibile generalizzare, le sfaccettature sono molteplici e infinite… tuttavia vi sono alcuni stili genitoriali dalle caratteristiche più ricorrenti. Nei paragrafi successivi farò delle ipotesi semplicistiche solo al fine di rendere l’idea di come possono nascere determinati modelli disfunzionali.
Genitori autoritari
Dettano regole da seguire e impongono schemi rigidi da rispettare per i bambini. Questi bambini potrebbero diventare adulti fortemente sottomessi (con problemi di dipendenza affettiva) o diventare adolescenti ribelli e avere problemi a rispettare le regole, anche da adulti. I genitori autoritari possono creare il terreno fertile per diversi disturbi comportamentali.
Genitori emotivamente assenti
I genitori disinteressati e/o emotivamente assenti crescono figli estremamente insicuri. I bambini si sentono invisibili e da adulti porteranno i segni di una sindrome abbandonica più o meno spiccata. Avranno paura di rimanere soli e svilupperanno sentimenti cronici di sensi di colpa: si sentiranno immeritevoli d’amore perché durante l’infanzia non ne hanno mai ricevuto così come avrebbero dovuto.
In alternativa, i bambini con genitori emotivamente assenti potrebbero reagire attivamente studiano escamotage per attirare l’attenzione; gli escamotage possono essere molteplici, dal diventare ribelli e litigiosi a scuola fino ad aumentare di peso per avere attenzioni.
Questi bambini, una volta adulti, potrebbero essere portati ad attuare comportamenti manipolativi al fine di conquistare attenzioni configurandosi in un quadro narcisistico.
Genitori fragili
Quando un bambino percepisce il suo genitore come fragile emotivamente, diventerà a sua volta genitore del proprio genitore; parliamo del il classico caso del bambino-adulto o bambino-accudente.
Da adulto, per sentirsi amato e apprezzato, cercherà di affiancarsi a persone molto esigenti, persone narcisiste, persone con deficit fisici, persone con storie di dipendenza (alcol, droga, dipendenze affettive…); svilupperà la cosiddetta “Sindrome di Wendy” perché il bambino avrà conosciuto solo un modello affettivo accudente e da adulto vorrà riproporre, in un certo modo, lo stesso schema emotivo appreso durante l’infanzia.
Genitori permissivi
Hanno un atteggiamento lassista nell’educare i propri figli. In genere questi genitori lasciano che sia il figlio a badare a se stesso. Il bambino, da adulto, avrà difficoltà a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Oppure, se l’atteggiamento dei genitori è estremamente permissivo, il bambino inizierà a sentirsi speciale perché rapportandosi con gli altri coetanei noterà che lui ha molti più privilegi, anche in questo caso potrebbe configurarsi un quadro narcisistico.
Genitori esigenti
I genitori esigenti si aspettano sempre il meglio dai figli. Questi genitori possono essere involontariamente svalutativi con i loro figli. I bambini potrebbero sviluppare disturbi d’ansia, avere aspettative irrealistiche per se stessi o ancora, cadere nel perfezionismo. Queste condizioni creano terreno fertile anche per gli attacchi di panico.
I genitori eccessivamente esigenti possono tirare su figli che possono facilmente cadere nell’invidia, nella rabbia…. soprattutto quando li rendono vittime dei paragoni. “Devi essere il più bravo della classe”. Il bambino si sentirà costretto a soddisfare le esigenze del genitore. Il bambino penserà che se non riuscirà a soddisfare le esigenze dei genitori, non sarà meritevole d’amore.
Genitori narcisisti
Questi genitori vedono il figlio come un’estensione del proprio essere. Da adulti, i figli dei genitori narcisisti, potrebbero avere difficoltà a identificare le loro reali esigenze. Possono anche sentire di non meritare amore così come accade con i figli dei genitori emotivamente assenti.
Genitori iperprotettivi
Il genitore, sostituendosi ai suoi compiti durante l’infanzia e precludendogli determinate esperienze (non uscire fuori! Non sudare! Non correre…) avrà impedito al bambino di sperimentare ed esplorare se stesso e il mondo circostante. Un genitore iperprotettivo non darà modo al bambino di sviluppare la giusta autonomia: “io valgo” “io posso”. Questo bambino, da adulto non si sentirà all’altezza di nulla e sarà pieno di insicurezze.
Rimediare si può, anzi, si deve!-gli errori dei genitori…
Se è vero che i nostri genitori hanno influenzato in modo perentorio la nostra personalità e, quindi, il modo in cui approcciamo alla vita, è altrettanto vero che siamo essere pensanti! Siamo dotati di una mente brillante che può aiutarci a scandire il nostro cammino.
Se vaghiamo nell’inconsapevolezza, seguiamo una traiettoria evolutiva che è stata tracciata per noi da altri, è buffo perché noi viviamo ogni singolo giorno, pensiamo di compiere scelte personali ma in realtà le decisioni che prendiamo sono sempre il riflesso di qualcosa che è appartenuto al nostro passato e non il riflesso di ciò che vorremmo realmente per noi. Di questo ce ne rendiamo conto osservando le mille incongruenze che costellano la nostra vita. Per esempio, abbiamo un ideale di partner ma finiamo per legare sempre con la persona che poi si rivela non essere fatta per noi.
Oppure, affermiamo di avere delle passioni, degli amori, ma non facciamo niente per coltivarle, per esempio, definiamo la nostra identità come “amante della natura” ma a conti fatti rimane una definizione perché dall’ultima passeggiata nei boschi ne è passato di tempo! Ancora, vorremmo tanto metterci in forma ma i nostri comportamenti non sono allineati ai nostri desideri.
Tutte queste incongruenze si verificano non certo per mancanza di volontà o per pigrizia, si verificano semplicemente perché non abbiamo avuto la possibilità di strutturare un’identità che ci rispecchi nella nostra pienezza. Giorno dopo giorno, abbiamo modellato i nostri comportamenti in base all’ambiente in cui siamo cresciuti (è una forma di adattamento del tutto naturale) e, dato che l’ambiente in cui siamo cresciuti non era supportivo in modo adeguato, ci ha “portato fuori strada”, ci ha fatto allontanare da ciò che siamo realmente.
Io spero che parlare d e gli errori dei genitori vi sia stato utile e spunto di riflessione.
Vii ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
potete prenotare una consulenze anche sulla piattaforma huknow e su camtv
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenzialismo. Ma cos’è?
La storia-adolescenzialismo
Qualche mese fa è diventata virale su internet la storia di un’adolescente che dopo essere arrivata tardi a scuola, chiedeva alla madre di scriverle una giustificazione.
La madre, probabilmente sorpresa dalla sfacciataggine della figlia, ha dato sfoggio di originalità giustificando il ritardo della ragazza con un male denominato adolescenzialismo.
La madre, Nicole Poppic, ha pubblicato sui suoi social network la giustificazione scritta per la figlia:
“Questo è quello che succede quando sei in ritardo per colpa delle tue scelte insensate e mi chiedi una giustificazione“.
La giustificazione che ha scritto alla figlia, Cara, recitava così:
“Cara ha fatto tardi questa mattina perché affetta da adolescenzialismo. La malattia si sta diffondendo in tutto il paese, ma ancora non esiste cura. Si presenta con sintomi diversi, ma stamattina mia figlia ha accusato una grave incapacità di scendere dal letto, e anche un desiderio repellente di rispondere male alla donna che l’ha messa al mondo.
Si è sentita molto meglio dopo che le ho lanciato il telefono fuori dalla finestra. Mi chiami se i sintomi si dovessero ripresentare”.
“L’adolescenza è una nuova nascita, in quanto in essa sorgono tratti umani più completi e intensi.”
-Stanley Hall-
L’adolescenzialismo è l’inizio della metamorfosi-adolescenzialismo
Lo psicologo Stanley Hall, considerato pioniere nello studio dell’adolescenza come tappa evolutiva, descrisse l’adolescenza come una seconda nascita nella quale avviene una sorta di riepilogo delle esperienze infantili, con l’aggiunta di una serie di crisi e apprendimenti.
L’adolescenza è una fase che va dai 12 ai 20 anni e che vede il susseguirsi di una serie di cambiamenti non soltanto fisici, bensì anche cognitivi, emotivi ed esistenziali.
Per questo motivo, in questa fase della propria vita si tende a mettere in discussione il mondo e il proprio ruolo al suo interno.
La rivoluzione avviene sotto ogni aspetto, giacché la persona si ritrova persa in una vera e propria montagna russa emotiva e cognitiva che la porta a comportarsi in maniera “rivoluzionaria”.
Ribellione-adolescezialismo
La ribellione degli ormoni e la nuova posizione socio-emotiva giustificano agli occhi di tutti la “malattia” dell’adolescenza.
Una delle domande più abituali fra genitori è come mai, se l’adolescente ha già sviluppato la capacità di pensare come un adulto, non agisca come tale.
Questo quesito ha una risposta ben chiara: la maturità cognitiva e la maturità emotiva non vanno di pari passo.
Per questo motivo l’adolescente si rivela spesso emotivamente immaturo sotto molti aspetti, arrivando ad essere quasi altalenante, esplosivo e temperamentale (tutte caratteristiche da ricondurre all’adolescenzialismo).
Tuttavia, è proprio grazie alla maturità cognitiva o di pensiero che l’adolescente dà inizio alla ricerca della propria identità o essenza personale.
Di norma, l’adolescente ha sviluppato delle capacità emotive che lo portano sullo stesso piano di un adulto.
Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, non può contare su tutta la sua esperienza, pertanto si concentra principalmente sull’analisi di quel mondo emotivo del quale cerca di assorbire il massimo.
Le emozioni-adolescenzialismo
È frequente che durante questa particolare voragine di emozioni, l’adolescente manifesti con assiduità stati d’animo negativi ed emozioni di grande intensità, confondendole in quanto spesso simultanee.
Questa attivazione emotiva implica un sovraccarico tale che l’adolescente non riesce a dare un pieno senso a tutte le sue emozioni, almeno non di primo acchitto.
Ad ogni modo, è bene tener conto di come questo turbinio di esperienze lo aiuteranno a prendere coscienza del complesso insieme di emozioni, pensieri, azioni e situazioni psicosociali che lo circondano.
Tre fattori che spiegano le complesse relazioni familiari durante l’adolescenza
Milioni di genitori in tutto il pianeta si rivedranno nella situazione della quale vi stiamo parlando, ovvero l’adolescenzialismo. Un figlio o una figlia adolescente, nel suo desiderio di mantenere un atteggiamento esuberante e di sfida, si troverà a ribellarsi contro le norme imposte dalla famiglia o dalla società.
Bisogna tenere a mente che per l’adolescente si tratta di una fase molto confusa in cui è difficile trovare se stesso, in cui si cambia e ci si reinventa. È una fase in cui l’instabilità la fa da padrona, rendendo difficile vedere la luce in fondo al tunnel.
La complessità delle relazioni familiari durante l’adolescenza, tralasciando le differenze individuali, può essere riassunta con i seguenti tre fattori.
1. Conflitti con i genitori e con la propria posizione nella società
Capita spesso in questa fase che gli adolescenti vengano trattati come bambini, ma che si richieda loro di comportarsi come adulti, alterando in qualche modo la loro visione della maturità e le certezze che hanno di se stessi. Così facendo, si alimenta uno stadio conflittuale tra loro e la società.
Si tratta di un fenomeno ben specifico denominato desincronizzazione.
Si verifica quando lo sviluppo personale dell’individuo avviene in maniera sempre più precoce, mentre l’integrazione della persona nel mondo adulto e lavorativo si produce in maniera tardiva.
Questo prolunga l’adolescenzialismo e peggiora, molto spesso, i conflitti familiari.
2. Alterazioni dello stato d’animo
L’adolescente è, per definizione, emotivamente instabile. I suoi sbalzi di umore sono più che mai bruschi e lo portano a vivere stati d’animo estremi e negativi con maggior frequenza. In media, durante la stessa giornata sperimenta una quantità molto maggiore di sentimenti negativi rispetto ad adulti e preadolescenti.
Al contempo, diventa ancora più instabile, intenso e negativo se non può contare sulla popolarità tra i suoi coetanei, se ha un basso rendimento scolastico o se è costretto a vivere conflitti familiari quali il divorzio.
L’adolescenza, sempre tenendo conto delle differenze individuali, è una fase della vita che rischia facilmente di diventare “emotivamente complicata”.
3. Condotte pericolose
Gli adolescenti, spinti dal desiderio di andare contro a quanto stabilito, adottano con facilità comportamenti illegali, antisociali, temerari o, in poche parole, che implicano un certo rischio.
A differenza degli sbalzi di umore e dei conflitti familiari, queste condotte sono più frequenti in fase di tarda adolescenza o prima gioventù.
Questa tendenza si spiega con l’impulsività e il desiderio di cercare nuove emozioni.
Tali fattori, uniti a quanto specificato poc’anzi, ci aiutano a capire che si tratta di un periodo critico che richiede la supervisione e la guida dei genitori (alla giusta distanza e sempre tenendo conto delle circostanze).
Non bisogna dimenticare che durante l’adolescenza l’individuo assorbe tutto quello che vede e sperimenta intorno a lui, per questo è bene curare le apparenze.
Non esiste alcuna bacchetta magica che ci possa aiutare a gestire questa fase, tuttavia è possibile avviare una fase di preparazione all’adolescenza simile a quella che si realizza quando sta per arrivare in famiglia un bebè.
Spero che il discorso sull’ adolescenzialismo vi sia stato utile
Vi ricordo che se state affrontando un periodo difficile della vostra vita potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito