Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul mai vergognarsi.
Trendy
Purtroppo oggi più sei trendy, più sei al centro dell’attenzione, più hai vestiti firmati e più, agli occhi di un ragazzo che sta cercando la sua strada, sei figo, giusto, top.
Ma la vita non gira attorno a tutto questo anche se, la maggior parte delle volte, è la società che ci impone determinati standard.
E qui, è importante l’educazione ai valori della famiglia.
Lo so che per un ragazzo è difficile rapportarsi tar un gruppo di amici con cui comunque vuole relazionarsi che lo giudica perché non veste in quello o in quell’altro modo.
Ma ragazzi ricordatevi che lo stil va aldilà della marca. Lo stile, anche lo stile, lo detta la nostra personalità . E, cosa più importante, quando togli quei vestiti devi fare i conti con te stesso, con la persona che sei.
Origini
Ragazzi le nostre origini sono importanti e non dobbiamo vergognarcene. La nostra famiglia è quella che ci fa crescere e più le origini sono umili più sono piene di veri valori.
Non vergognatevi mai del posto o dalla famiglia da cui provenite perché sono la vostra vita, le vostra fondamenta. Perché loro, molto probabilmente, vi hanno insegnato a vivere nel modo corretto.
Pochi amici
Avere pochi amici non è un male , anzi. Vuol dire che quelli che avete rimarranno per sempre vicino a voi perché non possiamo piacere a tutti, perché chi ha mille amici alla fine non ne ha. Perché i veri amici se contano sulle dita di una mano.
Il gruppo di pari è fondamentale per i ragazzi. E’ senso di appartenenza ed è bellissimo.
Ma non distruggete la vostra personalità per piacere agli altri, a loro. Perché, questi, non sono amici. Gli amici veri sono quelli che vi amano per quello che siete e, vi assicuro, sono davvero una piccola ma sincera parte.
E ricordatevi che avere tanti soldi non farà di voi una persona migliore. È come siete voi in quanto persone che vi identifica, non la borsa di marca. Siate sempre voi stessi e miglioratevi giorno dopo giorno.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul femminicidio e su quali sono i segnali d’allarme.
Cosa si intende per femminicidio?
E’ l’omicidio di una donna a causa del suo genere, ossia del suo essere donna.
Si stima che in tutto il mondo, cica il 35% delle donne sia stata vittima di violenza da parte di un uomo.
Violenza che può essere sessuale, fisica, psicologica.
Femminicidio: spirale di violenza
Comincia sempre tutto da un litigio forte. Ma dopo questo litigio, la donna cerca sempre di trovare una giustificazione, un “adesso tutto passa”.
Ma la spirale di violenza continua. E arriviamo all’aggressione. Con il seguito di un “scusami, perdonami , non lo farò mai più” lasciando, così, la donna perplessa, impaurita, e destabilizzata.
Ricordatevi amiche che la colpa per tutto questo, anche se a volte vogliono farvi credere il contrario, non è mai vostra. Voi siete delle vittime; la colpa è del carnefice.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che le parole possono uccidere.
PAROLE: MATERIALE ALTAMENTE PERICOLOSO, MANEGGIARE CON CONSAPEVOLEZZA!
Se le persone si domandassero più spesso quanto possono ferire le parole che stanno per utilizzare, forse ci sarebbe meno dolore. Sì dolore nel sentirle pronunciare, nel sentirsele rivolte contro. Le parole feriscono, anche profondamente, arrivano a distruggere, possono essere inopportune. Ogni volta che pensiamo di pronunciarne una, chiediamoci sempre se è utile, è importante, ma soprattutto se potrebbe ferire.
NON CONTA QUELLO CHE VUOI DIRE, CONTA QUELLO CHE PERCEPISCE IL TUO INTERLOCUTORE
In questa frase esattamente il senso del dialogo: utilizziamo le parole con “buon senso”, riflettendo su quello che potrebbero generare nel nostro interlocutore e non sempre, con egoismo perché ci riteniamo superiori.
Perché ricordiamoci che dal dialogo si percepisce molto della persona. Chi eroga consigli, chi dà giudizi, chi si permette di pensare di sapere cosa è meglio racconta molto di sé attraverso il linguaggio che utilizza.
Le parole raccontano molto della persona.
L’errore più grande è: creare un personaggio pubblico senza avergli dato tutti gli strumenti per mantenere la sua “Personalità”. L’incoerenza parole-azioni è il rischio maggiore di crisi mediatiche e social mediatiche.
“Non ho tempo da perdere per riflettere sulle mie parole quando dialogo con te” è esattamente come dire “Di te non mi interessa nulla. Esisto solo io. Tu non sei importante”. Ma non è così che funzionano le relazioni significative in qualsiasi ambito: professione, amicizia, amore …
PAROLE, PERCEZIONE E RISPETTO
Tutto parte dal rispetto. E’ nel rispetto delle persone, nel modo in cui si dialoga, nella conversazione e nel trasferimento dei contenuti.
Attraverso l’ascolto di come si esprimono gli altri nei suoi confronti si comprende tutto. E quel tutto è il risultato di parole efficaci, parole ponderate, linguaggio attento e preciso nei confronti dell’interlocutore.
Attenzione che la finzione si scopre: alle parole ovviamente devono corrispondere azioni coerenti 😉
Empatia
Sempre leu, imperterrita, onnipresente…o almeno così dovrebbe essere.
Oggi, appena apri la pagina di un qualsiasi social leggi insulti, accuse contro quella o questa persona per motivi, per la maggior parte, futili.
E ti chiedi: ma come deve sentirsi la persona dall’altra parte?
Ok, non te lo chiedi? Prova allor così: come mi sentirei io se venissi trattato così? perché le parole sono lame taglienti.
Prima di sputare sentenze, giudicare, farsi grandi su un’altra persona, cercate di capire chi avete davanti e, in base a questo, usate tatto nell’esprimervi.
E’ questione di rispetto, comprensione, di uno scambio civile di opinioni che non necessariamente devono essere uguali alle tue .
Quindi, ragazzi, prima di parlare pensate a quello che state dicendo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che il tempo è un dono prezioso: dedichiamolo a chi merita davvero.
Diceva Carl Gustav Jung “Non rimpiango le persone che ho perso col tempo, ma rimpiango il tempo che ho perso con certe persone, perché le persone non mi appartenevano, gli anni sì” E allora eccoci con il nostro tempo fra le mani, osserviamoci, e rendiamoci conto di come lo impieghiamo e a chi stiamo “regalando” questo bene così prezioso.
Il tempo non si pretende, si accetta come dono
“Se qualcuno si prende qualche minuto per confortarci, incoraggiarci o parlare con noi è perché ha scelto di farlo. È il suo modo di dirci che si preoccupa abbastanza per noi da darci un po’ del suo tempo“.
Purtroppo, non sempre apprezziamo abbastanza il tempo che qualcuno ci dona per risolvere un nostro problema o magari per migliorare il nostro umore.
A volte pecchiamo di superficialità, non ci immedesimiamo nella parta del nostro interlocutore, pensiamo che ci è dovuto essere ascoltati quando in realtà si tratta di una decisione personale.
Non condividere la tua vita con chi non apprezza il tuo tempo
Chi sono quelle persone che non meritano il nostro tempo, la nostra attenzione, il nostro spicchio di vita?
Non vi spoilero molto. Guardate la diretta di ieri sera e, se avete bisogno del mio aiuto, contattatemi pure.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di considerazione, rispetto, stima e come ottenerli.
Le persone delle quali ti circondi sono il riflesso della stima che nutri per te stesso. Se chi costella la tua vita sembra non considerarti e non stimarti, allora hai bisogno di fare un passo indietro e ripensare al rapporto che hai instaurato con te stesso.
Pensi di stimarti? Rispettarti e dedicarti abbastanza considerazione? Capiamolo subito insieme.
Sicurezza e autoaffermazione
Per essere rispettato, stimato e considerato, ho bisogno di un nucleo stabile? Sì. Hai bisogno di autoaffermarti.
Non avercela con te se non hai ancora sviluppato un nucleo forte e sicuro intorno al quale costruire la tua intera vita.
Se oggi non ti senti rispettato ne’ considerato, probabilmente è perché l’opportunità di autoaffermarti non l’hai mai avuta.
Sai, uno studio un po’ datato (Dodge et al. 1986) ha scoperto che quando i bambini passavano da un gruppo all’altro (da una classe all’altra, da una scuola all’altra), tendevano a ricoprire sempre lo stesso ruolo. Anche quando crescevano.
Più di recente, uno studio longitudinale che sta andando avanti da decenni (Sroufe, 2009) ha dimostrato che i bambini con un’esperienza precoce di rifiuto tendevano ad assumere un atteggiamento tale da innescare la stessa reazione di rifiuto anche con gli insegnanti!
Da dove inizio?
Ogni volta che provi a cambiare qualcosa, sappi che ti devi scontrare con…. quanti anni hai?
Beh, ti devi scontrare con “tot” anni di apprendimenti contrari. Se per tutta la tua vita hai dato continuità a un senso del sé “piccino e timoroso”, non puoi ottenere un cambiamento da un giorno all’altro, ma puoi certamente avviarlo questo cambiamento!
Puoi iniziare a fare nuove esperienze che si tradurranno poi in nuovi apprendimenti e nuovi modi di essere e sentire.
Già, perché la tua personalità, il tuo “rinunciare” a chiedere al cameriere una nuova pizza quando te la porta bruciata, oppure il tuo rimuginare continuamente su una questione che tieni in sospeso, sono le risultanti di un apprendimento.
Allora è arrivato il momento di imparare qualcosa di nuovo, di imparare che sei una persona degna di stima e meritevole di considerazione.
È solo così che darai alla luce quel “nucleo stabile e forte” che ti terrà al sicuro e che “costringerà” gli altri a portarti rispetto o…. stare alla larga!
Elementi non negoziabili- considerazione, rispetto, stima
Quando fissi dei valori non negoziabili stabilisci dei confini chiari che comunicano implicitamente agli altri ciò che sei disposto (o meno) a sopportare.
Un elemento non negoziabile potrebbe essere quello di non lasciarti trattare come un “tappabuchi emotivo” (es. quelle persone che ti chiamano solo per sfogarsi quando tu vorresti svagarti o per andare a letto quando tu vorresti invece costruire) ma puoi iniziare anche da cose più semplici.
2. Fai pace con la solitudine
A volte coltiviamo relazioni perché da soli stiamo male, ma se ci rifletti: la solitudine è più calda di un’amicizia o di una relazione che ti fa soffrire.
Stare soli con se stessi può essere molto utile. Alcune persone soffrono così tanto la solitudine che non riescono a stare in silenzio, hanno bisogno di avere sempre musica o suoni in sottofondo.
Se sei tra queste, puoi provare ad apprezzare la solitudine facendo qualcosa che ti gratifica e ti appassiona (un percorso trekking, un corso di musica, di fotografia…).
Gli altri non sono stampelle alle quali appoggiarsi e quando avrai sviluppato un nucleo forte e stabile, te ne renderai conto.
3. Le piccole cose- considerazione, rispetto, stima
C’è tanta concretezza nei punti 1 e 2 ma mi rendo conto che, per chi sta adesso iniziando ad autoaffermarsi, questi punti possono risultare troppo difficili o astratti.
Allora ti darò qualcosa di più concreto e accessibile. Ricordi le domande che ti ho posto prima? Fai in modo che la tua reazione non dipenda dalle emozioni del momento. Se qualcuno vuole propinarti qualcosa che non ti sta bene (come un piatto salato al ristorante o un etto in più di mozzarella) fai valere i tuoi bisogno.
Con calma e garbo, spiega le tue ragioni. Se sei tendenzialmente indeciso, prova a fare scelte da solo, senza consultarti con le tue persone di fiducia. Concediti questa libertà!
4. Lasciati guidare dal PIACERE-considerazione, rispetto, stima
Quando non abbiamo un nucleo interiore ben solido, ci lasciamo influenzare da ciò che gli altri pensano di noi tanto da ritenere, inconsapevolmente, che l’opinione altrui sia più importante della nostra.
Se pensi che questo non sia vero per te, prova a riflettere: hai mai fatto qualcosa solo per il gusto di poter raccontare di averla fatta?
Hai mai scelto una meta solo per ottenere scatti da condividere sui social?
Quando decidiamo di fare qualcosa, non dovrebbe mai essere per gli altri.
Allora lasciamoci guidare dal piacere di fare e non dai risultati. Metti da parte la performance e l’apparire, tu non devi dimostrare nulla a nessuno, nemmeno a te stesso. Sarà il tuo “nucleo interiore” a ricordarti costantemente quanto vali (si chiama autoaffermazione).
5. Lavora sulle tue convinzioni
Le convinzioni possono essere un ottimo slancio ma possono anche ingabbiare. Se sei affamato di considerazione, probabilmente sarai guidato da idee magiche tipo:
Se sono buono e sorridente, allora sarò amato
Se imparo tante cose, allora sarò considerato
Se digiuno abbastanza, avrò il potere e il controllo
Se sono abbastanza magro, allora mi noteranno e starò bene nel mio corpo
Se mi chiudo e mi distacco, allora non soffrirò più
Come aiutare i figli a superarla e non farsi sopraffare.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di paura di sbagliare nei ragazzi e di come aiutarli a superarla.
Paura
Sono sempre di più i bambini e i ragazzi che hanno paura di sbagliare, che non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato.
Ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
Non voler andare avanti
Sono tanti i bambini e i ragazzi che, per paura di sbagliare, vanno incontro a un rifiuto, a un non voler andare avanti.
A volte, infatti, preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che vivono.
Ogni bambino e adolescente ha il diritto di sperimentare, sbagliare, provare tristezza.
Un figlio che non ha la possibilità di sbagliare, con maggiore probabilità svilupperà in adolescenza e poi in età adulta una serie di paure o insicurezze, poiché non ha imparato a conoscere e utilizzare le proprie risorse.
Sbagliare è importante
E’ soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare: livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Si dice “chi non sbaglia, non impara!”
In effetti molte volte si impara di più dagli errori che dal seguire quei consigli che evitano di farti sbagliare.
Il messaggio che bisogna trasmettere ai più piccoli è che gli errori non sono necessariamente negativi, anzi servono per imparare e per crescere.
Che si tratti di un brutto voto, di compiti a casa, di un rimprovero ricevuto, i genitori non devono sostituirsi ai figli, ma fornire gli strumenti per comprendere quanto accaduto e affrontare la situazione.
Come aiutare i figli che hanno paura di sbagliare?
ESSERE UN BUON ESEMPIO.
L’approccio del genitore, il modo in cui affronta i propri errori e definisce quelli degli altri, gioca sicuramente un ruolo importante.
Bisogna fare attenzione ai messaggi che si trasmettono indirettamente ai figli: non è sempre necessario esprimere in modo evidente le proprie aspettative, basta anche l’adozione di un atteggiamento perfezionista verso se stessi o una scarsa tolleranza dei propri errori.
DARE SPAZIO ALLE LORO EMOZIONI.
E’ bene non sminuire ciò che provano, facendoli sentire incompresi: mostrare accoglienza per le loro emozioni e offrire sempre ascolto è importante.
Si può chiedere loro di cosa hanno paura e quali sono i loro pensieri negativi, per conoscere il loro punto di vista e trovare insieme dei modi diversi di affrontare le situazioni che reputano difficili.
AIUTARLI A METTERSI IN GIOCO.
Se i figli temono sempre di incontrare un ostacolo, non bisogna iper proteggerli ma motivarli sempre di più, facendogli sperimentare a poco a poco le attività a loro più congeniali.
E’ bene trovare delle occasioni in cui fare da soli qualcosa di nuovo: più avranno occasioni di sperimentare e imparare anche a sbagliare, più potranno sviluppare autostima e sicurezza in se stessi.
MOSTRARE IL LATO POSITIVO.
Aiutateli a non concentrarsi solo sul risultato raggiunto, ma valorizzate l’impegno, il fatto che si siano divertiti, che abbiano rispettato le regole.
Il genitore, infatti, deve aiutare il figlio a capire che gli errori e le perdite fanno parte dell’esperienza e che il successo sta nell’accettare anche la sconfitta e capire cosa è andato storto per migliorarsi, crescere e imparare.
La cosa giusta
E’ importante imparare a fare la cosa giusta così com’è importante imparare a sbagliare.
Per vivere serenamente bisogna pensare agli errori che si commettono nella vita quotidiana come del tutto normali e anzi importanti per crescere.
Molti credono alle fake news su internet e la maggior parte non usa precauzioni.
Buongiorno amici. Oggi discutiamo su ragazzi e sessualità.
I giovani milanesi non sono adeguatamente informati sul sesso: pur iniziando a farlo a un’età non così precoce (tra i 17 e i 18 anni) c’è chi ha detto di aver iniziato addirittura prima dei 13.
In più, uno su tre usa il coito interrotto come metodo contraccettivo e, soprattutto, quasi sei su dieci (il 56,2%) non utilizzano il preservativo.
Dati
I dati, preoccupanti, arrivano dalla sesta edizione del report annuale dell’Osservatorio dell’azienda Durex «Giovani e sessualità» che mostra come a Milano l’approccio al sesso da parte dei più giovani è «leggero, precoce e molto spesso inconsapevole» .
Cioè basato su «conoscenze errate e informazioni confuse che determinano comportamenti a rischio per sé stessi e per gli altri».
Per Filippo Nimbi, psicologo e consulente scientifico dell’azienda, «i dati sono una conferma che rispetto al passato non si sono fatti molti passi avanti: c’erano passaparola e falsi miti e ci sono ancora.
E di questo sistema i giovani sono vittime, perché fanno quello che possono con quello che hanno.
Oggi c’è più informazione, è vero, ma non c’è educazione quindi aumenta l’ignoranza, anche emotiva».
Il problema è nei comportamenti: «Tutti — spiega Nimbi — hanno sentito parlare di un’infezione o magari di un’altra, eppure quando si passa ai comportamenti da adottare per proteggersi, i più scelgono il “metodo fatto in casa”».
Ricerche
Dalla ricerca, condotta con Skuola.net e la cooperativa sociale Ebico su un campione eterogeneo di giovani tra gli 11 e i 24 anni, emerge che il 41,7% (+3% rispetto al dato nazionale) ha avuto il primo rapporto sessuale tra i 17 e i 18 anni. Tuttavia, il 9,5% lo ha avuto prima dei 13 anni.
Ma è sulla contraccezione e domande sessualmente trasmissioni che i milanesi sono più confusi: il 33,6% considera il coito interrotto un «metodo efficace contro le gravidanze indesiderate o le infezioni sessualmente trasmissibili».
Dialogo in famiglia
A complicare la situazione c’è anche il contesto in cui gli under 25 vivono, con pochi dialoghi sul tema in famiglia.
Tanto che il 47,1% preferisce rivolgersi a Internet per chiarire i dubbi e tra questi la maggior parte lo fa per l’imbarazzo di chiedere a qualcuno (31%) e perché non sa a chi rivolgersi (9,8%), con il rischio di esporsi a fake news e informazioni sbagliate.
Solo il 9,3% si rivolge ai genitori, il 5,5% al medico, il 15,2% chiede aiuto agli amici mentre l’11,9%, semplicemente, non chiede a nessuno.
E la ragione risiede, in quest’ultimo caso, nell’imbarazzo e nella vergogna che provano a chiedere o parlare con qualcuno di questi argomenti, oltre che nella mancanza di educazione.
quindi mi rivolgo a voi, cari genitori, meno tabu e più dialogo, anche su tema di educazione sessuale.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di famiglie digitali.
Oggi le famiglie si trovano ad affrontare sfide sempre nuove e a gestire ritmi di vita più frenetici.
Tecnologia
Vivere in un contesto di crescita sempre più tecnologico richiede una conoscenza e uno sviluppo di nuove abilità e competenze da parte di tutti i membri della famiglia.
L’impatto della tecnologia sulle relazioni umane, quanto e come usarla in funzione dell’età e come riconoscere i potenziali rischi che si possono incontrare.
Bambini e ragazzi smart
Tutto questo si traduce nella gestione di molteplici situazioni, che vanno dalla acquisizione di nuove competenze al fronteggiare, da parte delle nuove generazioni, nuove richieste differenziate in base all’età.
Bambini e ragazzi, infatti, sono costantemente immersi nella tecnologia smart: tutto è iperconnesso e interconnesso, infatti ormai con estrema facilità possono interagire con il mondo con qualsiasi strumento connesso alla rete.
Per i genitori risulta fondamentale, dunque, lavorare insieme ai figli su un utilizzo equilibrato e bilanciato della tecnologia.
Ricerca americana
Nel 2023 l’American Psychological Association ha pubblicato la sua prima guida sull’utilizzo della tecnologia in adolescenza: 10 punti rivolti agli adulti di riferimento come genitori, insegnanti ed educatori, ma anche ad aziende tecnologiche, con il fine di tutelare e sostenere i ragazzi verso un uso sicuro dei vari dispositivi tecnologici. Tra i suggerimenti, questi i principali:
I giovani devono essere incoraggiati a utilizzare la rete sfruttando funzioni e potenzialità che promuovono le relazioni e la socializzazione.
L’uso, le funzionalità e le autorizzazioni/consensi dei social media dovrebbero essere adattati al livello di sviluppo cognitivo ed emotivo dei ragazzi.
Durante la preadolescenza è consigliato un monitoraggio costante da parte degli adulti sui vari contenuti che i figli incontrano nel web. L’autonomia può aumentare gradualmente man mano che vengono acquisite competenze di alfabetizzazione digitale.
Ridurre l’esposizione a contenuti che incoraggiano comportamenti pericolosi, a rischio per la salute o comportamenti aggressivi. Inoltre, è fondamentale far capire ai ragazzi l’importanza di segnalare tali contenuti quando vengono visualizzati.
L’uso dei social media da parte degli adolescenti dovrebbe essere preceduto da una adeguata educazione digitale in grado di sviluppare competenze e abilità specifiche, per navigare online in sicurezza.
Io consiglio sempre a voi genitori di essere i primi ad essere informati sul corretto utilizzo della rete, dei social, della tecnologia in generale per poi educare i figli al corretto utilizzo.
Siate un esempio anche voi in modo da non far sì che, i vostri ragazzi, non incorrano in pericoli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi che si sentono soli.
La paura dell’abbandono, porta ad aver paura di perdere la persona a cui mi sono legato, alla quale tengo e sulla quale ho investito le mie energie.
Erroneamente si tende a pensare che questo vissuto riguardi solo le relazione tra adulti, mentre molto spesso anche i ragazzi vivono la perdita come qualcosa che non c’è più nel presente, non tornerà più nel futuro e non si può colmare con qualcos’altro.
Controllo ed evitamento
“Sto male da diversi mesi con la mia fidanzata ma non riesco a mettere la parola fine a questa relazione: lei è possessiva, mi controlla in ogni mio passo e discutiamo ogni giorno per ore fino ad essere esausti.
Dentro di me conosco già tutte le risposte, perché sono certo che questo non possa essere amore.
Ma il solo pensiero di lasciarla mi fa sentire un vuoto dentro che mi blocca. Troverò qualcun altro che mi ami così tanto? Rimarrò da solo per sempre?”
Questa solitudine, talvolta, diventa così forte da indirizzare i pensieri e le azioni verso la strada del controllo e dell’evitamento, senza capire che, più la si evita, più verrà alimentata e rinforzata.
Può essere una paura che riguarda qualsiasi tipo di relazione affettiva in cui c’è un legame forte, anche un’amicizia, non solo un legame sentimentale.
Amici
“Quando sono con i miei amici, non mi sento totalmente libera di esprimere me stessa perché ho sempre paura di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato.
E se poi non piaccio? Se mi trovano noiosa? E se trovano qualcuno migliore di me e non mi chiedono più di uscire? Ogni tanto vorrei essere un po’ più leggera, ma proprio non ci riesco, mi sembra sempre di stare in bilico su un filo”
“Il mio migliore amico, la prossima settimana andrà in gita qualche giorno con la sua classe.
Più si avvicina la data più mi sale l’angoscia. So che dovrei essere felice per lui, ma il pensiero di sentirlo molto di meno o che mi possa sostituire con qualche suo compagno di classe mi massacra e non riesco a smettere di pensarci”.
L’abbandono, nella testa di chi lo prova, rappresenta la paura di rimanere solo: anche solo il pensiero di quello che potrà accadere dopo, attiva un forte stato di tensione interna.
Quali meccanismi scattano nella testa?
“Ho 17 anni e se mi guardo intorno mi sembra di non aver mai costruito nulla a livello di amicizie. Credo di essere io il problema, ogni volta che stringo dei legami le persone si allontano da me. Non capisco cosa io abbia di così sbagliato e questa situazione mi fa sentire profondamente sola.
Spesso i ragazzi utilizzano le parole “mai”, “sempre” e tendono a interpretare la realtà in funzione del filtro della paura dell’abbandono e a commettere un errore cognitivo.
Vedono, infatti, nei comportamenti, negli atteggiamenti e nelle parole dell’altro solo ciò che può andare a confermare i loro timori.
Frasi o messaggi in cui ci sono anche affermazioni positive vengono interpretati come meno rilevanti e messe in secondo piano.
Cosa accade in queste situazioni?
Quando si attiva il processo che innesca la paura, il pensiero razionale si spegne e il modo in cui si interpreta la realtà cambia.
A livello fisico, inoltre, il cuore inizia a battere più forte, il respiro si fa più affannoso e le mani iniziano a diventare più fredde e anche a sudare.
In certi momenti scatta anche la rabbia nei confronti dell’altra persona, oppure non si riesce più a tollerare il pensiero di stare da soli e dover affrontare la solitudine.
Questa paura impedisce di godere dei rapporti, non permette di vedere le potenziali vie di uscita, ma soprattutto non permette di vedere che nella vita sono state già superate tante situazioni simili e che sono state acquisite le competenze per andare avanti.
Proprio per questo, risulta fondamentale lavorare su se stessi e fare i conti con le proprie paure e con il proprio vissuto di essere abbandonati, mettendo in atto delle strategie efficaci per non farsi più condizionare nelle scelte e nelle relazioni.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di internet e minori e di una nuova interessante, e da me condivisa, proposta.
Un utilizzo controllato, sicuro e consapevole degli strumenti digitali può aiutare i bambini a sviluppare la coordinazione visivo-motoria e a stimolare la creatività e la capacità di problem-solving.
Ma non prima dei 9 anni, con moderazione ed evitando l’utilizzo dei social network: fino a quell’età, infatti, è fondamentale non privarli delle interazioni dirette con i genitori, i coetanei e il mondo che li circonda, indispensabili per un sano sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale.
Tappe
prima dei 3 anni il bambino ha l’esigenza di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali, pertanto è opportuno evitare il più possibile l’utilizzo degli schermi.
Dai 3 ai 6 anni il bambino ha bisogno di scoprire tutte le sue possibilità sensoriali e manuali, dunque va incoraggiato il gioco con i coetanei, evitando smartphone o tablet personali.
Dai 6 ai 9 anni è l’età in cui si scoprono le regole del gioco sociale, pertanto è consigliabile disincentivare l’uso di internet.
Infine, dai 9 ai 12 anni, cioè l’età in cui il ragazzo inizia a rendersi autonomo dai riferimenti familiari, il web può rappresentare un valido strumento per esplorare nuovi contenuti adatti alla sua età, sotto l’occhio attento dei genitori, ma si suggerisce di evitare la partecipazione diretta ai social network.
Riflettiamo
Molte, troppe volte i genitori usano internet e i suoi supporti come “baby sitter” per evitare discussioni coi figli, per tenerli buoni perché si è troppo impegnati e non si da’ ai bimbi, come ai ragazzi, ascolto.
Per tutto, anche per questo, i genitori devono essere una guida. Nel senso che devono educare ad un corretto utilizzo dei mezzi informatici.
E se non lo si fa? C’è il grandissimo rischio, soprattutto quando si è giovani, di incappare in luoghi o in persone che possono essere altamente pericolosi o, ancora, si possono trovare risposte da chi non può darle.
In primis, cari genitori, cercate di approfondire voi stessi l’argomento. Poi, non lasciate i vostri ragazzi con un pc, tablet , telefono come compagnia quotidiana.
E, soprattutto, incentivate il dialogo, le uscite con gli a mici, le sante relazioni che si sviluppano guardandosi negli occhi e prendendosi per mano…non guardandosi davanti ad uno schermo.