Buongiorno amici:) Oggi l’attenzione va ad un discorso di Bebe Vio agli studenti.
La campionessa paralimpica è intervenuta a Montecitorio in occasione della cerimonia per il 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione Italiana
Il discorso
“È molto bello essere qui a rappresentare i giovani”, esordisce così l’atleta con quel sorriso che l’ha sempre contraddistinta.
Poi arriva l’esortazione rivolta ai giovani: “75 anni della Costituzione sono tantissimi, io ricordo qui l’articolo 34 che riguarda l’istruzione. Io l’ho vista come un mezzo per trasformare i sogni in obiettivi. Il sogno resta un sogno se resta nel cassetto, l’istruzione, invece, ci dà la possibilità di tirare fuori il sogno dal cassetto”.
“La squadra che si crea con i compagni di classe è pazzesca, ti fa dire ‘arriviamoci insieme’. Io mi sono finalmente laureata, è stata un’impresa, ma ce l’ho fatta”.
Tutti mi dicono come fai a fare tutto? In realtà siamo bravi ad inventarci scuse e dire ‘non ce la faccio, in realtà la mia fortuna è quella di avere una combo tra sport e scuola”
Insegnamento
Il discorso è toccante ed stato fatto da una delle persone, a mio avviso, più coraggiose, forti e caparbie che abbia mai conosciuto.
E’ vero, ci chiediamo sempre, in casi come il suo, “ma come fa?”..semplice, con la determinazione.
Ha dovuto, Bebe, affrontare momenti drammatici nella sua vita e on tutti, purtroppo, sanno reagire.
Lei, invece, a preso in mano la sua vita e, con la costanza, la voglia , la caparbietà di voler raggiungere i suoi obiettivi, ce l’ha fatta.
E, altra cosa importantissima, non si è fatta scoraggiare dalle mille, sicuramente, persone che invece di aumentare la sua autostima, di incoraggiarla hanno cercato di fermarla.
Non fatelo mai, per nessun motivo. Siete voi artefici del vostro destino ricordatevelo sempre.
Genitori
E voi, cari genitori, non sminuite mai i desideri dei vostri figli magari solo perché non sono quello che pensavate o volevate.
Aiutateli a diventare forti, sicuri di se stessi.
Insegnate loro, come dice Bebe, a essere caparbi, a sognare, mettercela tutta e lavorare. Lavorare sodo, mettendoci tutto l’impegno che hanno per poter realizzare i propri obiettivi.
Buongiorno amici:) Oggi un’importante diretta: perché è difficile essere genitori di un adolescente.
La fine dell’idealizzazione
L’adolescenza è un processo attraverso il quale il ragazzo e la ragazza vanno maturando la propria identità di giovani adulti, sessuati ed emancipati. Per l’adolescente è necessario uscir fuori dal mondo infantile, nel quale i genitori erano il principale, se non l’unico, modello cui riferirsi. Per arrivare a questo è necessario togliere i genitori dall’idealizzazione in cui erano stati messi. Devono, in questo processo ruvido e discontinuo, cogliere e sottolineare ogni mancanza dei genitori, ogni loro contraddizione, ogni loro difetto, ogni errore.
E quanto più i genitori erano stati precedentemente idealizzati, tanto più grande sarà per gli adolescenti il dolore e lo scandalo di accorgersi che essi non sono affatto ideali.
Non rinunciare a essere genitori
Allora, se è vero che un adolescente normale che sta vivendo il proprio normale processo di crescita è una persona in crisi, è ugualmente vero che è normale che anche i suoi genitori siano in crisi.
Se i genitori sono preparati a queste evenienze, è più probabile che reggano le onde d’urto interne ed esterne, e che non vengano meno ai loro compiti di genitori, assolutamente indispensabili in questo periodo.
È necessario, infatti, che essi continuino a esserci, senza fuggire, senza annullare il loro ruolocon atteggiamenti seduttivi o di sottomissione acritica, senza mettersi a giocare coi propri figli a chi fa più l’adolescente, senza soccombere all’invidia.
Buongiorno amici:) Oggi riflessione: genitori, non sostituitevi ai figli.
Guida
Lo dico e lo dirò sempre quando un genitore mi chiede “sì ma allora che devo fare?”.
Semplicemente essere un buon esempio e una guida per i tuoi ragazzi.
E’ questa la cosa principale per un genitore. Non tanto evitare i conflitti adolescenziali perché quelli ci saranno ed è giusto che ci siano.
E perché è giusto? Perché i ragazzi stanno crescendo. Sono in una specie di limbo per cui non sono più bambini, vogliono essere trattati da adulti ma non lo sono ancora completamente. E avranno sempre bisogno del vostro aiuto, della vostra guida.
Esempio
Una guida è colei che non si sostituisce al ragazzo ma lo accompagna nel suo percorso di vita, stando accanto a lui, non davanti per evitare che inciampi.
E l’esempio, il buon esempio, è più importante di tante mille parole.
E non solo da ragazzi ma anche da bambini. I bimbi imparano non tanto dalle vostre parole ma dalle vostre azioni.
Siete i loro principali influencer e, in questo caso, mai termine più azzeccato.
Perché quello che imparano dalle vostre azioni da bambini influenzeranno la loro vita crescendo.
Se date una regola a un ragazzo e poi siete i primi a non rispettarla, qualsiasi essa sia, beh, non pretendiate lo facciano loro.
Cadere e rialzarsi- genitori, non sostituitevi ai figli
Gli adulti non capiscono che devono insegnare i ragazzi a cadere. Ebbene sì.
Sbagliando si impara, sempre. Evitare di affrontare le difficoltà quotidiane perché secondo voi così li proteggete non va bene.
Come farebbero a crescere, a responsabilizzarsi, a diventare pian piano adulti e affrontare la vita con le loro forze se cercate di evitar loro tutto questo?
Qualsiasi sia la difficoltà qualsiasi sia il motivo per cui si cade, metaforicamente parlando, lasciate che i vostri figli cadano. Sarete poi voi, insieme, a cercare il modo per non cadere più, per no fare più lo stesso errore ma lasciateli cadere.
I genitori devono aiutare i ragazzi a crescere, a imparare a capire dove hanno sbagliato e a sviluppare il pensiero analitico per riuscire a trovare una soluzione.
Non sono solo i ragazzi a crescere, ma siete anche voi che crescete con loro, ricordatevelo sempre.
Buongiorno amici:) Oggi diretta: i silenzi dei ragazzi.
Difficile
Quanto è difficile a volte per i genitori, capire i propri figli? E quanto è difficile ancor più capirne i silenzi.
A volte, anzi, troppo spesso si pensa al silenzio dei ragazzi come ad un atto di ribellione, come ad una non sopportazione dei genitori quando, per la maggior parte delle volte, è un ggesto di autodifesa.
Autodifesa- diretta: i silenzi dei ragazzi
Ma difendersi da cosa? Dalla paura di non essere capiti nel momento in cui confidiamo qualcosa per noi importante.
Per non essere giudicati dai genitori.
E per evitare discussioni inutili, si preferisce tenere tutto per se’.
E allora cosa fare? Seguite la diretta: i silenzi dei ragazzi attraverso il link
Buongiorno amici:) Oggi parliamo de le 10 cose da non fare post vacanze…
Sembra facile il rientro dalle vacanze, ma effettivamente non lo è.
Crisi-le 10 cosa da non fare post vacanze
Arriviamo alle ferie troppo carichi di stress e di aspettative e ci mettiamo un po’ prima di riuscire a staccare completamente la spina e godere dei benefici della vacanza.
Per questa ragione il tempo sembra sempre poco.
Quando stiamo bene, cambia la nostra percezione del tempo, sembra scorra tutto più veloce perché viviamo la vita in maniera più “leggera”, e quindi ci pesa tutto molto meno.
In vacanza stacchiamo dalla routine quotidiana e da parte delle nostre responsabilità.
Quante volte ci siamo detti “basta, non ne voglio sapere di niente e di nessuno!”.
Ed è così che si va in crisi già a partire dai due-tre giorni che precedono il rientro e si arriva sempre un po’ provati e svogliati di rientrare in quella non sempre amata routine.
Ci sono delle cose da NON fare per evitare di vanificare i benefici della vacanza in quattro e quattr’otto
Ecco un breve elenco, un po’ ironico, ma non troppo:
1. Non riempirsi di buoni propositi.
2. Non cambiare repentinamente abitudini.
3. Non pensare a tutto quello che si dovrà fare a lavoro.
4. Non guardare l’estratto conto.
5. Non salire sulla bilancia.
6. Non farsi prendere dalla tristezza della vacanza finita tanto ne arriverà un’altra. Se fosse sempre domenica anche la domenica diventerebbe routine.
7. Non guardare i profili social di chi è ancora in vacanza e fa viaggi da sogno (spesso sono finti e poi anche sti cavoli di quello che fanno gli altri).
8. Non rinchiudersi subito nella routine quotidiana.
9. Non mettersi subito a dieta drastica, ma puntare ad una sana alimentazione, accompagnata da movimento, possibilmente non maniacale. Basta poco per stare in forma!.
10. Non prendersi del tempo per se stessi (sempre che ci sia mai stato, compreso per “il dolce far nulla” (credo non ci sia condizione più salutare, presa a piccole dosi, per il nostro corpo e per la nostra mente).
Il problema vero è il rientrare nella nostra routine quotidiana, ciò che sancisce la fine della vacanza.
E’ il pensiero proiettato su una routine che forse andrebbe cambiata, almeno da alcuni punti di vista, che genera stress, e a volte, soffoca senza neanche essere ripartiti.
Scherzi a parte.-le 10 cose da non fare post vacanze
Per evitare un impatto negativo e sviluppare una sindrome da rientro, bisogna tenere bene a mente la parola GRADUALITÀ.
Non si può ripartire “a bomba” altrimenti si rischia davvero di esplodere in breve tempo.
Si deve mantenere un po’ di continuità con le abitudini acquisite in vacanza. È fondamentale ritagliare degli spazi personali in cui si stacca il cervello dagli innumerevoli problemi della vita, anche i più piccoli, che spesso sottovalutiamo dimenticandoci che “tanti pochi fanno assai”.
Qualità
Ricordatevi che non è la QUANTITÀ che conta, ma la QUALITÀ del tempo che ci dedichiamo. Basta poco, ma deve essere nostro, e fatto su misura per noi.
Dobbiamo rigenerare i sensi, non serve andare lontano o ripartire, dobbiamo imparare a farlo anche a casa nostra, anche quando non abbiamo le condizioni ottimali e con quello che abbiamo a disposizione.
Ci ricarichiamo se ascoltiamo noi stessi e capiamo ciò che ci fa bene. Anche se, tante volte, non lo sappiamo nemmeno noi di cosa veramente abbiamo bisogno. Ma questo è un altro problema.
Cerchiamo troppo spesso quello che non abbiamo. Non sono i beni materiali che ci rendono felici.
Non è dall’esterno che deve dipendere la nostra felicità, ma da noi, dalla nostra interiorità.
Ovviamente, dobbiamo identificare OBIETTIVI REALIZZABILI, non possiamo desiderare ciò che con estrema difficoltà sarà nostro. PARTIAMO DA COSE CONCRETE.
Anche un castello si costruisce mattone dopo mattone, troppo spesso lo dimentichiamo.
Tempo
Fondamentalmente dobbiamo prenderci, o riprenderci, se non lo facevamo già prima, il nostro tempo.
Si chiama tutela dei propri spazi ed è fondamentale per una buona riuscita individuale, relazionale e affettiva.
È importante definire mentalmente delle priorità e cercare di rispettarle, NON È TUTTO INDISPENSABILE, ci sono cose che possono essere rimandate.
L’errore più comune che viene fatto è di distribuire male le proprie energie. Spesso si sprecano per futili motivi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di rientro a scuola.
Dopo essere stati per molto tempo svincolati dagli impegni scolastici, dai doveri e dagli orari, dalle discussioni con i genitori per la scuola e dall’ansia delle interrogazioni, per gli adolescenti il rientro può rappresentare un momento di stress difficile da gestire.
L’inizio
In questi giorni, i ragazzi iniziano già ad immaginare come sarà il ritorno a scuola.
Al solo pensiero di doversi di nuovo svegliare presto la mattina, restare rinchiusi in classe per tante ore, rimettersi a studiare senza averne la minima voglia, li fa sentire appesantiti e li porta a vedere tutto in maniera negativa e catastrofica.
Molte volte non lo dimostrano apertamente e spesso si sottovaluta che i ragazzi possano essere preoccupati, in ansia o stressati all’idea di tornare sui banchi, anzi molte volte il loro vissuto viene scambiato per pigrizia e apatia.
In realtà possono vivere questo momento carico di aspettative, ma anche di ansie e paure.
Rischiano di accumulare certi vissuti, sentirsi schiacciati dallo stress da rientro e dalla paura di non farcela, fino a manifestare anche sintomi psicosomatici quali, stanchezza eccessiva, nervosismo, irritabilità/irascibilità, disturbi del sonno, incubi, risvegli, nausea e alterazioni dell’appetito.
Ecco le 5 paure più grandi dei ragazzi:
1. RIPRENDERE LA ROUTINE QUOTIDIANA.
Dopo tanti mesi di vacanza, in cui il corpo e la mente si sono abituati ad altri ritmi, una delle preoccupazioni è proprio quella di dover modificare le proprie abitudini e rientrare nei tempi scanditi dagli impegni e dalle attività: non è facile per gli adulti, figuriamoci per i ragazzi!
Dover andare a letto prima, alzarsi presto, mangiare a orari più regolari.
Tornare dietro un banco, fare le corse per incastrare i compiti, tra le uscite, lo sport e gli amici diventa per loro un vero e proprio trauma, spesso alimentato anche da pensieri negativi “non ce la faccio”, “non ho voglia”, “non riuscirò mai ad alzarmi presto la mattina”.
Per non parlare delle “immersioni tecnologiche” che i ragazzi hanno fatto per tutta l’estate, tra abbuffate di serie tv, chat, social network e videogiochi a tutte le ore del giorno e della notte.
Hanno accumulato ore di sonno arretrato e, abituarsi ai nuovi ritmi, cercando di dare una ridimensionata alla tecnologia, diventa per loro molto difficile. Sono spaventati, sentono di non farcela e tutta questa negatività di certo non li aiuta.
Bisogna aiutarli a rientrare nella routine in maniera graduale, senza iniziare subito con le corse, le urla, le discussioni su scuola e compiti.
Bisogna parlare con i ragazzi e fargli capire l’importanza di trovare un equilibrio: un approccio graduale li aiuterà a prefigurarsi i nuovi ritmi, così che siano pronti ad iniziare con la giusta concentrazione e grinta.
2. PERDERE LA LIBERTÀ.
Un’altra grande paura dei ragazzi è di non poter più avere così tanto tempo libero a disposizione per uscire con gli amici, divertirsi, ritagliarsi dei momenti di svago.
Dopo una lunga pausa estiva, nella quale hanno sperimentato momenti di libertà e spensieratezza, il pensiero di poter essere sommersi di nuovo dai compiti, dallo studio e dalle tante attività extrascolastiche che impegnano la loro agenda, gli fa vivere la scuola come una sorta di costrizione.
Sentono che non c’è mai tempo, si va sempre di corsa, tutto è incentrato sullo studio e la scuola viene vissuta soltanto come una prigione, perdendo di vista tutti gli aspetti positivi.
I ragazzi devono capire che una volta dato il giusto peso al rientro ed essere ripartiti con il piede giusto, è possibile, una volta fatto il proprio dovere, riuscire a dedicarsi anche al piacere, ritagliandosi del tempo per uscire e divertirsi.
Gli adulti stessi, molte volte, si dimenticano che oltre la scuola c’è altro, che i ragazzi hanno bisogno, durante il periodo invernale, anche di tempi “vuoti”, per recuperare energie e per dedicarsi al gioco e allo svago: ad un tratto, invece, tutte le attenzioni vertono soltanto sulla scuola, andando ad appesantire ulteriormente la situazione.
3. COMPAGNI CHE NON PIACCIONO
La scuola per gli adolescenti è anche il luogo nel quale mettere in gioco le proprie competenze relazionali, fare nuove amicizie e inserirsi all’interno del gruppo classe.
Non bisogna dimenticare che il rapporto con i coetanei è fondamentale in adolescenza e uno dei bisogni più importanti è l’essere accettati dal gruppo.
I ragazzi trascorrono tante ore della propria giornata in classe e le relazioni che instaurano a scuola li condizionano sotto tanti punti di vista.
Possono avere il timore di ripartire, di non trovarsi bene con i nuovi compagni o non riuscire ad integrarsi in classe, soprattutto se hanno avuto esperienze negative in passato, hanno difficoltà relazionali o hanno subìto addirittura episodi di bullismo a scuola.
È importante non sottovalutare i vissuti dei ragazzi, mantenere un occhio vigile, senza fare troppe pressioni, ma cercare di cogliere eventuali nuove dinamiche e segnali di disagio che non vengono esplicitati direttamente, ma che possono generare uno stato di ansia e angoscia, fino al rifiuto scolastico.
4. INTERROGAZIONI E COMPITI IN CLASSE
Un altro aspetto che spaventa i ragazzi è il pensiero di dover affrontare di nuovo interrogazioni e compiti, che generano in loro molta ansia e preoccupazione.
Dopo l’estate, si sentono lontani da quel vissuto, non sanno più se saranno in grado di affrontare tutto il carico di verifiche, hanno paura di non farcela e di fallire.
Bisogna tener presente che da un lato, sentono i professori molto esigenti, pretendere molto, concentrati sul programma e sul fissare, soprattutto in alcuni periodi, moltissime interrogazioni e verifiche.
Dall’altro lato, percepiscono la pressione dei genitori che si aspettano buoni voti e non perdono occasione di sottolineare quanto lo studio sia importante per il futuro.
I voti molte volte rischiano di essere vissuti, non come una semplice valutazione del lavoro fatto, ma come giudizi personali, andando ad intaccare la propria autostima e autoefficacia.
Non bisogna fare questo errore, è importante cercare di andare oltre e capire che l’ansia, quando è troppo forte, rischia di bloccare i ragazzi e di andare a compromettere il risultato, al di là della preparazione e dello studio.
5. GENITORI CHE ASSILLANO
Ricominciare con discussioni, urla, litigi per i compiti, i voti, gli orari in cui andare a dormire e staccarsi da smartphone e console non fa bene ai genitori, non fa bene ai ragazzi e non fa bene alla loro relazione.
Una delle preoccupazioni degli adolescenti è proprio quella di dover di nuovo salire sul ring con il genitore per discutere su ciascuna di queste cose.
È anche molto probabile che i genitori non abbiano mai smesso, neanche durante l’estate, di urlare perché i figli facessero i compiti assegnati per le vacanze.
È vero, non è facile, perché i ragazzi molte volte non sono autonomi nel pensare ai propri impegni e il genitore sente di doverli sollecitare in questo senso.
Basare tutto sul controllo, sulle discussioni continue non fa altro che peggiorare la situazione.
I figli devono essere accompagnati a sviluppare maggiore responsabilità, mentre i genitori devono cercare di non far ruotare la relazione soltanto intorno alla scuola, altrimenti i ragazzi non si sentiranno considerati come persone, ma di essere pensati e riconosciuti solo in base all’andamento scolastico.
Non bisogna sottovalutare queste paure dei ragazzi ma riconoscerle e aiutarli a ripartire con il piede giusto, dando un giusto peso al rientro e agli impegni che si dovranno affrontare.
Hanno bisogno anche di fiducia e sicurezza da parte degli adulti, riscoprendo il lato bello della scuola, legato al piacere, che permetta loro di vivere anche momenti di spensieratezza.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi che fuggono senza pagare il conto a Malta.
ma soprattutto, della bellissima lezione di vita di un papà.
on avevano pagato il conto dopo avere pranzato nel ristorante pasta & Co di Msida a Malta.
Bravata punita
La bravata di cinque ragazzi ragusani, analoga a quanto avvenuto nei giorni scorsi in un altro ristorante in Albania, è stata risolta immediatamente grazie al gesto del padre di uno di loro che ha impartito al figlio anche una lezione di vita.
Dopo avere appreso la notizia dai giornali locali ed avere ottenuto una piena confessione del figlio, ha chiamato i proprietari del ristorante per scusarsi e pagare il conto di circa 100 euro.
Questi ultimi hanno risposto di voler devolvere la somma in beneficenza ad una organizzazione non governativa, con sede a Gozo, che si occupa di persone diversamente abili.
Bravo papà
A questo punto il padre del ragazzo ha deciso di fare un bonifico complessivo di 250 euro direttamente sull’iban della fondazione.
“Una lezione di rispetto e di educazione impartita al figlio – ha commentato all’ANSA Giacomo, uno dei titolari del ristorante, originario di Mazara del Vallo.
Addirittura il genitore ha dato la propria disponibilità a far lavorare il figlio gratis nel ristorante per un mese per fargli capire la gravità del suo comportamento”.
Giacomo aveva riconosciuto la provenienza dei 5 ragazzi per via dell’accento e delle telecamere del punto vendita che avevano immortalato i ragazzi mentre si davano alla fuga.
Esempio
Un grande esempio di padre.
Lo dico sempre e continuerò a farlo a tutti quei genitori che pensano di ottenere qualcosa urlando senza dare spiegazioni, che puntando il dito senza educare al cambiamento.
Con le urla non si ottiene nulla. Con i “ti tolgo il telefono” nemmeno.
Qual’è il ruolo, uno dei, dei genitori? E’ quello di educare i ragazzi a prendersi le responsabilità delle loro azioni.
E’ il far capire dove si è sbagliato e che, ad ogni azione fatta male, ci sarà sempre una conseguenza.
Non è stata una bravata ma un non rispetto per delle persone che lavorano in modo onesto. La giusta “Punizione” di questo papà è esemplare.
Niente vacanze la prossima estate ma lavori lì, dove hai rubato soldi, per capire la fatica che fanno queste persone tutti i giorni.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
E quando i genitori educano i bambini al suo coretto utilizzo.
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo sul quando uno smartphone salva la vita.
Il fatto
A Bolzano, un 58enne ha avuto un infarto mentre si trovava alla guida. In auto con lui c’era il figlio di 7 anni, che, quando ha visto il padre sentirsi male e accasciarsi sul volante, si è prontamente gettato sulle gambe dell’uomo, spostandone il piede dall’acceleratore.
Ha poi premuto il pedale del freno con la mano e, successivamente, tirato il freno a mano.
Dopo aver messo in sicurezza il veicolo, ha preso il telefono del papà e chiamato il 112. Il 58enne si è così salvato e ora sta meglio. Lo riporta il Corriere del Trentino.
Il bambino
Il fatto è accaduto il 15 agosto, poco dopo le 17. Durante la chiamata con il 112, il bambino è riuscito anche a comunicare la posizione esatta in cui trovare lui e il padre.
Ambulanza, auto medicalizzata e polizia municipale sono arrivate in pochi minuti; l’uomo è stato rianimato sul posto e poi trasportato all’ospedale San Maurizio di Bolzano. Ora è fuori pericolo.
I genitori
“Come faceva il bambino a sapere di dover comporre il 112 in queste situazioni? Gliel’ho spiegato diverse volte.
Spesso guardando dei film assieme. Vedevo le scene e sottolineavo gli atteggiamenti giusti in caso di emergenza.
Non voglio fare di mio figlio un eroe. Quello che conta di questa storia è l’atteggiamento che dobbiamo avere verso gli smartphone. Non dobbiamo descriverli come il male assoluto ai nostri figli ma spiegare loro che possono essere strumenti efficaci per molte azioni positive.
Anche salvare una vita, come testimonia quanto accaduto a Ferragosto.
Le reazioni incredule che hanno avuto i medici e gli agenti della polizia municipale mi hanno fatto capire che siamo di fronte a qualcosa di insolito ma non dovrebbe essere così”, ha commentato la madre del bambino.
Questo è l’esempio che non sempre dobbiamo demonizzare l’so di uno smartphone. Questo è l’esempio, inoltre, di come i genitori hanno educato un bambino al suo corretto utilizzo.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi parliamo di Genitori amici? No grazie.
Bellissimo il pensiero della Bouchet, che condivido pienamente.
Genitori amici? No grazie.
No, non devono esserlo. E perché?
Non dobbiamo confondere un genitore aperto all’ascolto, come dev’essere, con un genitore che vuole fare l’amico. E’ dannoso e vi spiego.
I genitori devono essere una guida per un figlio, un buon esempio per riuscire ad educarlo nel modo più corretto.
Deve essere un porto sicuro quando ha bisogno di aiuto e aperto all’ascolto per non tirare su muri che difficilmente, poi, si riuscirebbero a scalfire.
I genitori devono amar un figlio incondizionatamente e aumentare la fiducia in se stessi e l’autostima.
Devono aiutarli a capire dove hanno sbagliato, insegnar loro a sbagliare perché dagli errori si impara, aiutarli ad essere indipendenti.
Amici- Genitori amici? No grazie
Gli amici sono un’altra cosa.
Secondo voi, ad un amico si chiede consiglio su un qualcosa di avvero importante?
Si può prendere da esempio di vita? No, semplicemente perché non ha l’esperienza necessaria e vostro figlio non troverà le risposte che cerca.
Con l’amico ci si confida segreti, si passano momenti di confidenze ed è giusto così.
Ma se il genitore tende a fare l’amico, perderà quell’importanza e il ruolo che deve avere.
Lacrime- Genitori amici? No grazie
Altro aspetto importante? Mai nascondere le proprie emozioni, qualsiasi esse siano.
Perché piangere non è un difetto, un atto di debolezza. E’ un sentimento come un altro ed è giusto esternarlo perché, come dice anche la Bouchet, fa bene all’anima, è uno sfogo naturale e semplice.
Buongiorno amici. Oggi educhiamo con i gesti🙂 attraverso un bellissimo video
oggi non voglio fare nessun discorso particolare.
Lo sapete che molte volte uno sguardo, delle immagini, un gesto valgono più di mille e più pole .
E questo è il caso.
Giappone-educhiamo con i gesti
Stavo giusto postando un argomento riguardante i nostri cari adolescenti quando, online, vedo questo video e me ne innamoro.
Un video che dovrebbe essere visto quotidianamente da grandi e piccini perché riassume, in pochi secondi, il senso del rispetto e della gentilezza. L’educazione che, i genitori in primis, dovrebbero insegnare ai propri figli.
I genitori, che devono essere una guida e un buon esempio per i ragazzi fin dalla nascita perché, come dico sempre, i più piccini apprendono dai comportamenti più che dalle parole. Ed è questo il senso di questo video.
Educhiamo con i gesti
Se ad un bimbo così piccino viene detto mille volte, e magari anche a mo’ di rimprovero, che bisogna essere gentili, bisogna fare sedere prima le persone anziane, o una dona incinta, qualsiasi persona abbia più bisogno di noi di un posto sull’autobus, molto probabilmente non apprenderebbe se prima non vedo il, genitore che lo fa.
In Giappone hanno trovato un modo molto carino per insegnare tutto questo.
Nel video i bambini sono impegnati coi gesti, non con le parole, ad essere rispettosi e gentili verso chi ha più bisogno di noi.
E come sono rimasta colpita io, da adulta, di tutto questo lo saranno stati sicuramente tutti i bimbi che hanno visto e che ne sono stati convolti.
Esempio
Quindi imparate, voi adulti , ad educare col vostro esempio. Siate i migliori influencer dei vostri figli.