Cosa fare e non fare co chi vuole farci sentire inferiori
Buongiorno amici. Oggi argomento importante: amarsi-diretta. Tema che è molto caro agli adolescenti, ma non solo.
Amare se stessi è la premessa per vivere in armonia con con il mondo.
Certo! Ma come si fa ad amare se stessi? Come si fa ad avere fiducia nelle proprie capacità e del proprio valore?
Avere fiducia in se stessi è un sentire a cui partecipano diverse componenti: l’autostima, il senso di auto-efficacia, l’immagine complessiva che abbiamo di noi.
La fiducia inoltre è legata a doppio filo con l’azione: avere fiducia ci spinge ad agire, e allo stesso tempo sono i risultati delle nostre azioni a nutrire la fiducia.
La fiducia che riusciamo a riporre in noi stessi dipende anche dallo sguardo degli altri
A volte ci sentiamo dire che il giudizio che abbiamo di noi non deve dipendere da come ci vedono gli altri. E questo è vero senza dubbio.
Ma è una verità parziale. Intanto perché cominciamo a costruire le nostre sicurezze quando siamo piccoli e molto dipende dal tipo di amore che riceviamo dai nostri genitori.
E poi perché, in ogni caso, le esperienze della vita, in un modo o nell’altro, ci segnano: quando andiamo incontro a rifiuti, fallimenti, perdite, è normale che la sicurezza che abbiamo in noi stessi possa vacillare.
Ma è vero anche che più siamo insicuri, più è facile andare incontro a rifiuti e fallimenti.
Amarsi- diretta
Nella vita, ci saranno momenti in cui gli altri cercheranno di minare la tua autostima e farti credere che tu non vali.
È importante ricordare che il tuo valore non dipende dalle opinioni altrui. Ogni individuo è unico e prezioso a modo suo.
Ma cosa possiamo fare per aiutarci ad essere meno rigidi con noi stessi?
Vi lascio il link della diretta per scoprirlo insieme ai vostri ragazzi:)
Un conto è parlare di paure altro di fobie, di cui tra l’altro avevamo già discusso tempo fa in uno dei miei post.
La paura è un sentimento come un altro, eppure, come altri scomodi, deve essere demonizzato.
O meglio, è demonizzata la persona che prova questo sentimento.
Un po’ come, appunto, succede per il pianto. Sento troppo spesso dire ad un bambino, prima, ed ad un ragazzino poi” se piangi, se hai paura sei un debole, una femminuccia…non devi mostrarti debole ok?
“…e anche con una certa veemenza e rabbia da parte di chi, in quanto genitore, dovrebbe lasciar andare le emozioni.
Le emozioni
Il genere umano è fatto di emozioni. Di qualsiasi tipo di emozione.
Non esiste solo la gioia. Esiste anche la tristezza, la rabbia, la paura.
E perché considerare, allora, solo le emozioni positive e scacciare quelle negative, o presunte tali?
Perché dico presunte tali? Perché nessuna emozione va repressa, negata, evitata.
Il pianto è , infatti, uno sfogo per i momenti triti.
Riflettiamo
E’ come se avessimo paura di lei. No, non è un gioco di parole.
Rifletteteci…la reprimiamo, la evitiamo, la sentiamo dentro di noi e, a volte, è così pressante e forte che sentiamo di doverla esternare…ma ci hanno insegnato a non farlo, a non condividere un’emozione così.
E quindi? La reprimiamo e stiamo male…e siamo porta ad avere paura della paura stessa, paura di avere paura delle nostre paure.
Semplicemente non possiamo, secondo altri, confidarle a nessuno…perché saremmo considerati male, deboli, appunto. E invece, ragazzi e genitori, non è così.
Esternare
La paura, come tutte le emozioni, vanno assolutamente esternate e canalizzate nel modo giusto.
Gli adulti, spesso, non pensano che più reprimo un’emozione che pensiamo sia negativa più alimentiamo dei sentimenti pericolosi, non solo per noi stessi ma anche per chi ci sta attorno.
Se non aiutiamo un ragazzo, o un bambino, a guardare in faccia alla rabbia , alla tristezza, che cosa succede?
Che troverà un modo, da adulto, di sfogarla a modo suo. E, purtroppo, spesse volte nel modo più violento: omicidi, rabbia verso cose e persone.
E allora, perché arrivare a questo punto? Insegnate ai ragazzi a condividere tutte le loro emozioni con chi sta accanto a loro e può aiutarli a liberarsi di un peso che hanno dentro.
E voi, genitori, non sottovalutate mai le paure dei vostri ragazzi. Non prendetele sotto gamba, non scimmiottateli. Ma siate sempre aperti al dialogo.
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Buongiorno amici:) Oggi parliamo de l’attesa ai tempi di whatsapp.
Lo scritto
Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in “tempo reale”.
La parola chiave è: “Simultaneo”. Scrivo una email e attendo la risposta immediata. Se non arriva m’infastidisco: perché non risponde?
Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo: WhatsApp. Botta e risposta.
Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall’attesa: la gestazione, l’adolescenza, l’età adulta.
C’è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato. Attendere significa rivolgere l’animo verso qualcosa.
I suoi significati implicano ascolto, attenzione, applicazione, mantenere la parola data. Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia?
Tutto e subito. È evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi d’attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo.
La verità è che noi non sopportiamo queste zone intermedie, gli spazi e i tempi in cui siamo costretti a esercitare la pazienza.” (M. Belpoliti- Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp)
Elogio dell’attesa
“Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp” è stata la traccia più scelta tra gli studenti che hanno affrontato la prima prova della maturità.
Spesso, infatti, gli adolescenti colmano con lo smartphone la paura della noia e della solitudine e la maggior parte delle loro comunicazioni, avviene ormai attraverso le chat di messaggistica istantanea.
L’invio di emoticon (le famose faccine) o la registrazione di note audio sostituiscono la comunicazione verbale, anche perché si ha la sensazione di risparmiare tempo e di poter dire molte più cose senza dover attendere i turni di una comunicazione faccia a faccia.
L’attesa
Il concetto di attesa è cambiato radicalmente: deve essere tutto instant, veloce, rapido e breve oppure c’è il rischio che l’altro si annoi, non risponda o inizi a parlare con qualcun altro.
I ragazzi ci raccontano, inoltre, di come alcuni compagni, quando non ricevono una risposta immediata dopo aver visualizzato la famosa doppia spunta blu, iniziano a preoccuparsi o a diventare pressanti, fino ad arrivare a fare squilli sul telefono o a chiamare solo per sollecitare una reazione.
Non è concepibile che se si legga il messaggio senza rispondere immediatamente: la si vive come un’offesa personale e non si pensa che quello spazio possa essere condiviso con altre persone o altre attività, come ad esempio mangiare o studiare.
Quale impatto sul cervello degli adolescenti?
Il massiccio uso che si fa delle comunicazioni multimediali attraverso messaggi vocali, storie, video, hashtag, emoticon e selfie, rischia di modificare le loro funzioni cognitive ed emotive.
Tutto questo ha, dunque, un importante impatto sull’organizzazione del pensiero dei ragazzi, sempre più sintetico ed esecutivo, dove si finisce per vomitare parole su parole, senza ascoltare l’altro, dove il rispetto e l’empatia, elementi che dovrebbero essere alla base di ogni relazione, rischiano di perdersi e di condizionare profondamente la capacità di riconoscere le emozioni dell’altro.
La comunicazione a scuola
Infatti, una delle difficoltà maggiormente incontrate dai docenti nella gestione della classe, e che emerge anche quando incontriamo i ragazzi nelle scuole, è legata proprio alla comunicazione.
Sembrano non essere più in grado di rispettare i tempi dell’altro, fanno molta fatica a tollerare le attese e i turni propri di un dialogo, tendono a parlare contemporaneamente senza attendere che gli altri abbiano terminato il loro intervento, magari intrattenendo più conversazioni contemporaneamente.
Ma noi?
In realtà anche noi adulti siamo dipendenti, ormai, e purtroppo, da questo modo di comunicare.
Se qualcuno a cui abbiamo scritto un messaggio visualizza e non risponde pensiamo “ecco, che cafone, ha letto ma non risponde”.
Il problema che questo è il modo di comunicare maggiore di questi tempi. Per carità, possiamo comunicare in tempo reale con chi sta dall’altra parte del mondo.
non dobbiamo attendere tempistiche bibliche come attendendo una lettera. Ma cerchiamo sempre come in tutte le cose, di non esserne dipendenti.
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Buongiorno amici. Oggi diretta: come trasmettere fiducia agli altri.
diretta: come trasmettere fiducia agli altri
Quello che tutti sperano di trovare in una persona con la quale apriamo il nostro cuore e le nostre paure.
Quello che cerchiamo di infondere, se siamo amici o genitori, ai ragazzi per far sì che si aprano a noi ( la base oltretutto di chi fa il mio lavoro).
Ma così, come il rispetto, la fiducia bisogna guadagnarsela.
Autostima-diretta: come trasmettere fiducia agli altri
La base per fare tutto questo è una: l’autostima, la fiducia in noi stessi.
Sì, perché solo se abbiamo fiducia in noi possiamo infonderla agli altri. Solo se le persone vedono che siamo sicuri di noi, che siamo i primi ad amarci allora potranno avere fiducia in noi.
Non solo autostima
Ma, oltre all’autostima, ci sono altre cose che dobbiamo imparare a fare.
Ma, al solito, non voglio spoilerare nulla. vi dirò tutto nella diretta di cui vi lascio il link.ù
Buongiorno amici! Oggi parliamo di adolescenti insoddisfatti del loro aspetto.
Non si piacciono, si guardano allo specchio e trovano soltanto difetti e imperfezioni, si vedono brutti e troppo diversi dai modelli ideali di perfezione con cui spesso si confrontano.
Durante il periodo adolescenziale i ragazzi sono spesso insoddisfatti del proprio aspetto e vivono con la paura di non essere accettati.
Oddio l’estate
L’arrivo dell’estate, inoltre, per molti di loro viene vissuto come un momento critico, in quanto hanno ancora più paura di mostrarsi, si vergognano e non si sentono per niente a loro agio.
Tutto questo è alimentato anche dalla cultura in cui sono immersi.
I ragazzi, già preoccupati dal peso e dall’aspetto estetico, sono bombardati da modelli sociali e social incentrati su rigidi canoni di bellezza e la loro autostima tende ad alzarsi e ad abbassarsi in funzione dei like ricevuti e dei commenti.
Quanto pesa il giudizio degli altri e del web?
Il 27% degli adolescenti (35,4% delle ragazze) si vede e si definisce come più grasso della media dei suoi amici (Dati Edizione 2022 dell’Indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia, realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca Iard).
Il giudizio dei coetanei, ma soprattutto quello di influencer e fashion blogger seguito in rete, influenzano il giudizio di se stessi.
Lo dichiarano il 59,1% dei ragazzi e il 77,6% delle ragazze. Il condizionamento, inoltre, aumenta con l’età passando dal 63,5% tra gli studenti delle scuole medie inferiori al 70,1% delle superiori.
Ossessioni
Crescere con l’ossessione dell’apparenza, non sentendosi mai soddisfatti di sé, può determinare vissuti di insicurezza e scarsa autostima.
Non sono ovviamente gli strumenti in sé a determinare effetti negativi, molto dipende dalla modalità con cui vengono utilizzati.
I social possono offrire un modo per connettersi con gli altri, ma possono anche alimentare fragilità già presenti offline.
È fondamentale, dunque, essere sempre attenti e non sottovalutare preoccupazioni e ansie dei ragazzi.
Mai sottovalutare
Aiutiamoli a vedere i loro punti di forza, andando oltre i difetti o le parti che non accettano di sé, per aiutarli a rinforzare la loro autostima. Se credono in loro stessi saranno anche più sicuri di relazionarsi con gli altri.
Aiutateli, voi genitori, a impegnarsi per dare il meglio di loro stessi per raggiungere i loro obiettivi, per migliorarsi giorno dopo giorno per essere delle persone migliori.
Autostima
Aiutateli a credere in loro stessi e a non focalizzarsi su quello che la gente pensa di loro perché, per la maggior parte delle volte, è mossa da cattiveria e invidia. Solo voi ragazzi, conoscete davvero il valore che avete.
Solo voi vi conoscete davvero . Quindi fate questo esercizio. A fine giornata mettetevi tranquilli n un posto silenzioso della casa..la vostra camera? sì…e guardatevi obiettivamente dentro. Parlate con voi stessi e datevi una paca sulla spalla per quanto siete belli e forti.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di body shaming adolescenza.
Viviamo in una società in cui la bellezza è considerata un valore.
Se si rispecchiano i canoni estetici si è socialmente accettati, altrimenti si rischia di diventare bersaglio di derisioni e sopraffazioni. E’ quello che accade in rete, dove sono sempre di più le vittime del body shaming.
Body shaming
E’ ormai diffusa l’abitudine di etichettare subito ogni fenomeno con nomi anglofoni che suonano molto bene, sono attraenti e facilmente spendibili sui social network sotto forma di hashtag, senza considerare che la matrice del problema è ben più profonda, legata al cyberbullismo e all’odio in rete.
Il body shaming, dall’inglese “body”, corpo, e “shaming”, far vergognare, non è altro che un vortice di commenti offensivi e sarcastici, rivolti verso chi appare “troppo grasso”, “troppo magro” o semplicemente ha un corpo che non corrisponde ai criteri imposti dalla società.
Si tratta di cattiverie e critiche gratuite che hanno l’obiettivo di mettere a disagio e umiliare l’altro attaccando il suo aspetto fisico, con i diversi commentatori sempre pronti ad arrogarsi il diritto di decidere il valore dell’altra persona in base alle forme del suo corpo.
Qual è il ruolo dei social network?
Si tratta di un elemento assolutamente centrale poiché, dietro ad uno schermo, e a volte protetti anche dall’anonimato, ci si sente legittimati a commentare, con messaggi e parole cariche di odio, fotografie che ritraggono indistintamente celebrità e persone comuni.
Sono numerosissimi, infatti, anche i personaggi del mondo dello spettacolo e i vip che vengono presi di mira per il loro aspetto e attaccati ogni qualvolta ingrassano, dimagriscono eccessivamente o manifestano anche una minima imperfezione estetica.
Screditare persone che neanche si conoscono nella vita reale e con le quali non si ha alcun tipo di legame, porta ancora di più a vomitare senza filtri sentenze e giudizi insindacabili, nel modo peggiore possibile.
I leoni da tastiera hanno l’obiettivo di colpire e distruggere
E’ ovvio che ci muoviamo in una cultura in cui manca una reale educazione all’affettività, dove la persona presa di mira è considerata quasi priva di emozioni e sentimenti, come se diventasse soltanto un oggetto di cui poter fare ciò che si vuole.
E’ implicito che chi ha bisogno di sentirsi forte dietro uno schermo, con una persona psicologicamente più debole e con meno strumenti per difendersi, sta mostrando le proprie fragilità, l’assenza di un senso morale ed è vittima a sua volta di un fallimento educativo.
Solitamente vengono prese di mira le ragazze, soprattutto se in sovrappeso o al contrario molto magre, come se solo per questo meritassero di essere maltrattate o umiliate.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus su un campione di 11.500 studenti italiani, il 22% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni ammette di aver preso in giro intenzionalmente un compagno o un amico solo perché in sovrappeso, rispetto al 18% dagli 11 ai 13 anni.
In genere, gli autori di queste prepotenze sono i maschi (65%).
Anche per questa ragione si ritoccano le foto prima di pubblicarle, si cerca sempre di apparire “perfetti”, di omologarsi a quei canoni di bellezza imposti socialmente e si tende a considerare “diversi” coloro che non rispecchiano queste tendenze.
Quali sono le conseguenze?
Quando si è vittima di queste forme di violenza gratuita, si arriva a darsi la colpa, a odiare il proprio corpo e a pensare di meritarsi questo accanimento.
Da un punto di vista psicologico c’è una sopraffazione intenzionale, c’è una vittima, ci sono i social e si innesca un meccanismo che distrugge la persona, che intacca profondamente la sua autostima e la sicurezza di sé.
Essere umiliati pubblicamente in questo modo, sia da un punto di vista psicologico che fisico, significa essere distrutti moralmente, soprattutto durante la fase adolescenziale in cui il riconoscimento degli altri e l’approvazione dei coetanei sono fondamentali.
Tutto questo può avere delle conseguenze importanti sulla psiche di preadolescenti e adolescenti.
Ci sono ragazze che sviluppano comportamenti alimentari sbagliati, arrivando anche all’anoressia, altre commettono atti autolesivi, attaccando quel corpo individuato come “causa” di tutti i loro problemi, altre ancora si chiudono a riccio nella propria sofferenza andando ad intaccare profondamente anche le relazioni future.
I problemi legati all’umore sono strettamente connessi all’uso improprio dei social: è, infatti, estremamente complesso reggere il confronto costante e continuativo con gli altri, soprattutto quando si viene presi di mira e non ci si capacita della motivazione che spinge ad essere così crudeli e privi di sensibilità.
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Buongiorno amici. oggi parliamo di ” Terry i miei non sopportano il mio ragazzo”.
Normalità e disfunzionalità-“Terry i miei non sopportano il mio ragazzo”.
A chi non è capitato di presentare il proprio partner ai genitori e, invece di trovare gioia approvazione, trovano non sopportazione e disappunto?
E può succedere. Il problema è quando avviene in una famiglia disfunzionale dove il partner del figlio/a viene visto come una minaccia.
Perché? Perché spesso le mamma, soprattutto anche se c’è una buona percentuale anche di papà, vedono il figlio come un’estensione di sè senza del quale non potrebbero vivere.
Vendetta
Le conseguenze per la vita del figlio n questione sono devastanti e si possono sviluppare due atteggiamenti diversi.
Sudditanza del ragazzo nei confronti di una madre che cerca d ricattarlo moralmente :”i ho sacrificato la vita per te…nessuno ti ama come tua madre..”.
O atteggiamenti di rabbia e vendetta trasversale in cui, il ragazzo/a, cerca di relazionarsi appositamente con una tipologia di persona che sa non piacerà alla madre.
Diretta “Terry i miei non sopportano il mio ragazzo”
Quindi?
In questa diretta vedremo tutte le situazioni e le caratteristiche di questa tipologia di famiglia disfunzionale e cosa fare per…arginare i danni.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che si educa coi fatti, poco con le parole.
Lo dico e lo dirò sempre: i genitori devono essere il buone esempio, la guida fin da quando siamo piccini.
Spugne
Perché dico tutto questo? Semplicemente perché è nei primi anni di vita che nascono i traumi, che si assorbono le abitudini, le, gestualità, la quotidianità che sia essa positiva o meno.
E’ in questo momento che cominciamo a portarci dietro, finché siamo adolescenti, insicurezze, paure e a coltivare atteggiamenti benevoli come aggressivi, e i fatti degli ultimi giorni ne sono una dimostrazione.
E da adulti? Se non prendiamo provvedimenti subito porteremo questi fardelli anche da adulti rovinando la crescita ai nostri figli e alle persone che ci stanno accanto e cercano di amarci.
Esempi
il senso è questo. Se io nasco in una famiglia dove per farsi ascoltare si urla, dove nessuno ha mai tempo per ascoltarmi…dove qualsiasi atto di violenza viene preso come normalità, come vita quotidiana allora ,per il bambino, diventano atti dovuti.
Lo fanno mamma e papà allora vuol dire che lo possono fare visto che sono la mia guida. Quindi prendo esempio da loro.
E allora comincio ad urlare a scuola se qualcuno non mi presta attenzione, o alzo la voce perché a casa si fa così…e arrivano i primi allontanamenti dai compagni o i rimproveri dai prof.. “ma perché?”.
Se in casa si considerano, ad esempio, i ragazzi gay come dei froci e la famiglia li deve allontanare cresceremo con l’idea che tutti i ragazzi gay sono feccia. Diventeremo così omofobi e se un giorno ci renderemo conto di esserlo anche noi, beh…o ci faremo del male o non avremo il coraggio di dirlo in famiglia.
Se vengo picchiato costantemente, tutti i giorni…”può darsi che vada bene così…che è colpa mia…forse me lo merito”.
No
E invece non è così. E’ solo che cresciamo con degli esempi sbagliati che possono danneggiare, in futuro, il nostro nucleo familiare che ci ha portato a questo, noi stessi e le persone che ci stanno accanto.
Quindi, genitori, dico a voi: cercate di dare il buon esempio ai figli, da quando sono piccini perché vi vedono come i loro supereroi, il loro unico esempio, la loro guida.
Quindi dico a voi ragazzi: se vi rendete conto che qualcosa non va non abbiate mai paura di chiedere aiuto.
E se avete bisogno, appunto di me, potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che avete capito il senso del “si educa coi fatti”.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul concetto del crescere con i figli.
Accolgo mamme che si rivolgono a me per avere un aiuto nella gestione del rapporto coi loro ragazzi.
Spesso, però, mi succede che, dopo aver detto la mia, la mamma in questione mi risponde così :”ma cosa crede che sono una cattiva mamma e che non ne ho provate tutte? E’ mio figlio che sbaglia non io”
Presunzione
Partiamo dal presupposto che se ti rivolgi a me è perché ti rendi conto che qualcosa non va. Ma purtroppo molte volte si vuole solo sentirsi dire “brava, hai fatto bene…vero, è tuo figlio quello sbagliato…hai ragione”.
Disclaimer: no, non funziona così. Io analizzo le situazioni, poi cominciamo un percorso insieme dove cerchiamo di ripristinare un rapporto molto importante, il più importante: quello tra genitori e figli.
Errori
Non si nasce genitori, ahimé. Genitori, buoni genitori, lo si diventa, e non rimanendo ancorati a come siamo stati cresciuti noi.
Perché a volte può succedere di esser stati vittime di un’educazione errata che trasportiamo sui nostri figli.
L’errore, il primo ma uno dei tanti, è di pensare che il miglior metodo educativo sia quello dispotico: Io sono il genitore, io decido tu obbedisci.
Sapete cos’è questa? L’anticamera della ribellione e dell’innalzare muri difficilmente scalfibili se non si prendono provvedimenti.
Un errore ulteriore è quello di pensare che educare un adolescente sia come educare il bambino che era o, ancora, che educare il secondo figlio sia come educare il primo.
Rivelazioni
Sono tutti errori, uno più grave dell’altro.
Il rispetto deve essere reciproco. Le regole si concordano. La porta del dialogo deve essere sempre aperta a priva di pregiudizi o giudizi.
Ma sapete qual’è il primissimo segreto per costruire un rapporto sano?Imparare a crescere con loro, insieme a loro.
Ognuno di noi, ognuno dei tuoi figli ha una personalità diversa, un carattere diverso e ha bisogno di un’educazione, attenzioni diverse, seppur nata da una base comune: amore incondizionato e rispetto.
Proprio perché non si nasce genitori, la cosa più importante è crescere crescere con i figli, stare al passo coi loro cambiamenti, cambiare come cambiano loro e con loro.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di competizione malsana.
Vi è mai capitato di assistere ad una partita di qualsiasi sport, in questo caso calcio, e vedere genitori o parenti inveire contro la qualunque?
Contro l’arbitro perché è un cretino
contro l’allenatore perché non mette le persone bene in campo
contro il figlio/nipote perché deve correre
Stoooop!
Stop
Il cartello, affisso in non so quale città d’Italia ma da esempio, spiega nel migliore dei modi cosa bisogna fare in questi casi.
I ragazzini, purtroppo, sono molto spesso “Costretti” a fare questa o quell’attività extra scolastica per
desiderio dei genitori, della mamma, perché “Io non ho avuto la possibilità di farlo alla tua et tu sei fortunato”.
Ma vi siete ma chiesti se al ragazzino/a piace davvero fare quello che fa? Se ha davvero le capacità per fare questo sport ho ne ha per uno sport diverso?
O semplicemente è appassionato di altro?
Ecco, cominciamo a farci queste domande.
Competizione
La competizione deve esserci in uno sport a patto che sia sana.
Incitare a mettercela tutta è ottimo, dobbiamo farlo sempre in qualsiasi occasione.
Il che vuol dire non mortificare o riprendere se qualcosa non va ma aumentare l’autostima dei ragazzi che, in caso contrario, si sentono dei falliti che non sono.
Invece vedo molta violenza verbale durante queste partite che, poi, sono a livello amatoriale .
Genitori
Tutti diventano subito esperti…ma sapete qual’è l’unica cosa che dovete fare?
E’ starvene seduti sulle tribune ad incitare il vostro ragazzo, col sorriso sulle labbra.
Gratificarlo perché, comunque, si è impegnato ed è stato in campo. E se la partita è persa..va beh, andrà meglio la prossima, migliorerà.
Lasciate che i ragazzi vivano questo come uno sfogo , un momento di gioia, un gioco…non una brutta competizione.
Io spero che riflettere su questa competizione malsana vi sia stato utile.
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