Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul mai vergognarsi.
Trendy
Purtroppo oggi più sei trendy, più sei al centro dell’attenzione, più hai vestiti firmati e più, agli occhi di un ragazzo che sta cercando la sua strada, sei figo, giusto, top.
Ma la vita non gira attorno a tutto questo anche se, la maggior parte delle volte, è la società che ci impone determinati standard.
E qui, è importante l’educazione ai valori della famiglia.
Lo so che per un ragazzo è difficile rapportarsi tar un gruppo di amici con cui comunque vuole relazionarsi che lo giudica perché non veste in quello o in quell’altro modo.
Ma ragazzi ricordatevi che lo stil va aldilà della marca. Lo stile, anche lo stile, lo detta la nostra personalità . E, cosa più importante, quando togli quei vestiti devi fare i conti con te stesso, con la persona che sei.
Origini
Ragazzi le nostre origini sono importanti e non dobbiamo vergognarcene. La nostra famiglia è quella che ci fa crescere e più le origini sono umili più sono piene di veri valori.
Non vergognatevi mai del posto o dalla famiglia da cui provenite perché sono la vostra vita, le vostra fondamenta. Perché loro, molto probabilmente, vi hanno insegnato a vivere nel modo corretto.
Pochi amici
Avere pochi amici non è un male , anzi. Vuol dire che quelli che avete rimarranno per sempre vicino a voi perché non possiamo piacere a tutti, perché chi ha mille amici alla fine non ne ha. Perché i veri amici se contano sulle dita di una mano.
Il gruppo di pari è fondamentale per i ragazzi. E’ senso di appartenenza ed è bellissimo.
Ma non distruggete la vostra personalità per piacere agli altri, a loro. Perché, questi, non sono amici. Gli amici veri sono quelli che vi amano per quello che siete e, vi assicuro, sono davvero una piccola ma sincera parte.
E ricordatevi che avere tanti soldi non farà di voi una persona migliore. È come siete voi in quanto persone che vi identifica, non la borsa di marca. Siate sempre voi stessi e miglioratevi giorno dopo giorno.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che le parole possono uccidere.
PAROLE: MATERIALE ALTAMENTE PERICOLOSO, MANEGGIARE CON CONSAPEVOLEZZA!
Se le persone si domandassero più spesso quanto possono ferire le parole che stanno per utilizzare, forse ci sarebbe meno dolore. Sì dolore nel sentirle pronunciare, nel sentirsele rivolte contro. Le parole feriscono, anche profondamente, arrivano a distruggere, possono essere inopportune. Ogni volta che pensiamo di pronunciarne una, chiediamoci sempre se è utile, è importante, ma soprattutto se potrebbe ferire.
NON CONTA QUELLO CHE VUOI DIRE, CONTA QUELLO CHE PERCEPISCE IL TUO INTERLOCUTORE
In questa frase esattamente il senso del dialogo: utilizziamo le parole con “buon senso”, riflettendo su quello che potrebbero generare nel nostro interlocutore e non sempre, con egoismo perché ci riteniamo superiori.
Perché ricordiamoci che dal dialogo si percepisce molto della persona. Chi eroga consigli, chi dà giudizi, chi si permette di pensare di sapere cosa è meglio racconta molto di sé attraverso il linguaggio che utilizza.
Le parole raccontano molto della persona.
L’errore più grande è: creare un personaggio pubblico senza avergli dato tutti gli strumenti per mantenere la sua “Personalità”. L’incoerenza parole-azioni è il rischio maggiore di crisi mediatiche e social mediatiche.
“Non ho tempo da perdere per riflettere sulle mie parole quando dialogo con te” è esattamente come dire “Di te non mi interessa nulla. Esisto solo io. Tu non sei importante”. Ma non è così che funzionano le relazioni significative in qualsiasi ambito: professione, amicizia, amore …
PAROLE, PERCEZIONE E RISPETTO
Tutto parte dal rispetto. E’ nel rispetto delle persone, nel modo in cui si dialoga, nella conversazione e nel trasferimento dei contenuti.
Attraverso l’ascolto di come si esprimono gli altri nei suoi confronti si comprende tutto. E quel tutto è il risultato di parole efficaci, parole ponderate, linguaggio attento e preciso nei confronti dell’interlocutore.
Attenzione che la finzione si scopre: alle parole ovviamente devono corrispondere azioni coerenti 😉
Empatia
Sempre leu, imperterrita, onnipresente…o almeno così dovrebbe essere.
Oggi, appena apri la pagina di un qualsiasi social leggi insulti, accuse contro quella o questa persona per motivi, per la maggior parte, futili.
E ti chiedi: ma come deve sentirsi la persona dall’altra parte?
Ok, non te lo chiedi? Prova allor così: come mi sentirei io se venissi trattato così? perché le parole sono lame taglienti.
Prima di sputare sentenze, giudicare, farsi grandi su un’altra persona, cercate di capire chi avete davanti e, in base a questo, usate tatto nell’esprimervi.
E’ questione di rispetto, comprensione, di uno scambio civile di opinioni che non necessariamente devono essere uguali alle tue .
Quindi, ragazzi, prima di parlare pensate a quello che state dicendo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che il tempo è un dono prezioso: dedichiamolo a chi merita davvero.
Diceva Carl Gustav Jung “Non rimpiango le persone che ho perso col tempo, ma rimpiango il tempo che ho perso con certe persone, perché le persone non mi appartenevano, gli anni sì” E allora eccoci con il nostro tempo fra le mani, osserviamoci, e rendiamoci conto di come lo impieghiamo e a chi stiamo “regalando” questo bene così prezioso.
Il tempo non si pretende, si accetta come dono
“Se qualcuno si prende qualche minuto per confortarci, incoraggiarci o parlare con noi è perché ha scelto di farlo. È il suo modo di dirci che si preoccupa abbastanza per noi da darci un po’ del suo tempo“.
Purtroppo, non sempre apprezziamo abbastanza il tempo che qualcuno ci dona per risolvere un nostro problema o magari per migliorare il nostro umore.
A volte pecchiamo di superficialità, non ci immedesimiamo nella parta del nostro interlocutore, pensiamo che ci è dovuto essere ascoltati quando in realtà si tratta di una decisione personale.
Non condividere la tua vita con chi non apprezza il tuo tempo
Chi sono quelle persone che non meritano il nostro tempo, la nostra attenzione, il nostro spicchio di vita?
Non vi spoilero molto. Guardate la diretta di ieri sera e, se avete bisogno del mio aiuto, contattatemi pure.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul perché è così difficile parlare agli adolescenti.
“Mia figlia ultimamente vive murata nella sua stanza, non la vedo e non ci parlo praticamente più.
Durante le cene, riusciamo a malapena a scambiarci due parole ma mi sento davvero lontano da lei e dal suo mondo.
Se avessi una macchina del tempo, ritornerei indietro di qualche anno, quando tutto era più facile ed era lei che non vedeva l’ora di condividere e raccontarci tutto ciò che faceva”.
Difficoltà di parlare agli adolescenti
La difficoltà che la maggior parte dei genitori sperimentano durante la crescita dei figli, è che tante volte cambiano nel giro di pochi mesi e non danno neanche il tempo di adattarsi a questo cambiamento.
Diventano grandi senza preavviso, si trasformano in ragazzi scontrosi e irritabili, che non vogliono più raccontare nulla e si chiudono nella propria camera, un luogo offlimits, da cui gli adulti devono stare alla larga.
Le aspettative del genitore non corrispondo più a quelle del figlio, il figlio ideale non corrisponde più a quello reale: i due mondi iniziano ad andare in contrasto perché le esigenze dell’uno sono molto diverse da quelle dell’altro.
Il silenzio degli adolescenti: una forma di comunicazione, non un attacco al genitore
“Credo che mio figlio abbia un’unica missione nella sua vita: rendermi la vita impossibile. Quei silenzi, quegli sguardi, quelle risposte secche e aggressive mi vanno ad attivare un pulsante.
A livello razionale so che è adolescente, che è una fase delicata di cambiamento ma, allo stesso tempo, quando me lo ritrovo di fronte non riesco a controllare le mie reazioni”.
Il fatto che siano più silenziosi o rispondano a monosillabi non vuol dire necessariamente che stanno sempre nascondendo qualcosa o che non stanno ascoltando.
Bisogna evitare di alzare subito un muro e riuscire a trovare la chiave, anche se non siamo sempre d’accordo, per avere delle conversazioni costruttive con loro senza cadere nel conflitto.
Il genitore spesso va in ansia, in apprensione o reagisce male e questo non fa altro che innalzare il muro dell’incomprensione.
Bisogna compiere uno sforzo e vedere le cose anche dal loro punto di vista, per trovare un punto di incontro.
E’ importante non scoraggiarsi se non vogliono parlare oppure se tendono a chiudere la conversazione dopo poco.
Se si continua a mostrare interesse nei loro confronti e non si vive il loro atteggiamento come un attacco al genitore, al momento giusto si apriranno, sapendo che mamma e papà sono un punto di riferimento per loro.
Quando i figli non rispondono: e se avessero solo bisogno di tempo?-Parlare agli adolescenti
I tempi dell’adulto, molto spesso, non sono i tempi dei figli.
Anche quando non raccontano subito qualcosa, a volte stanno solo dicendo che hanno bisogno di tempo per riflettere, capire meglio, scegliere ciò che è importante condividere.
Magari nel momento in cui il genitore rivolge loro delle domande hanno solo voglia di giocare, rilassarsi o fare altro.
Ai genitori spetta il compito di garantire ascolto e dialogo, anche quando ci si sente colti alla sprovvista o le confidenze arrivano in un momento che, secondo la mente dell’adulto, doveva essere destinato ad altro.
“Un fattore che rende difficile la comunicazione sono gli atteggiamenti intransigenti.
Soltanto se usiamo lo stesso tono che desideriamo che gli altri usino con noi consentiamo il dialogo. […]L’empatia consente di calarsi nei panni dell’altro.
In alcuni momenti bisogna saper spingersi al di là delle parole per comprendere lo stato d’animo e le reali esigenze del nostro interlocutore.
L’autocontrollo richiede perseveranza.
Invece di scattare alla minima contrarietà, attaccando e minacciando e, così facendo, provocare chiusure e irrigidimenti, meglio riflettere e usare toni pacati”.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul bisogno d’amore di alcuni ragazzi..difficili.
Esperienza
Sono anni, tanti anni che ho a che fare con adolescenti e pre adolescenti. E molte, troppe volte, mi sono affacciata a scenari, vissuti di questi ragazzi davvero terribili.
Indipendentemente dall’ambiente in cui lavoro, che sia una comunità, un domicilio, una scuola, una cooperativa o per avvocati, il mood è sempre lo stesso: il comportamento apparentemente aggressivo dei ragazzi.
Comportamenti
Non puoi rapportarti ad ognuno di loro allo stesso modo, non è possibile. Perchè ognuno ha le sue sofferenze, ognuno è in una determinata situazione per diversi motivi. Ognuno di loro, soprattutto, ha una diversa personalità e se non si insegna ai ragazzi come affrontare una sofferenza, questa rimane dentro.
Apparenza-bisogno d’amore
Purtroppo, non è solo un errore dei genitori, ma spesso anche di miei colleghi.
Si percepisce che dietro un comportamento aggressivo, dietro ad una parola detta non nel modo giusto ci sia solo rabbia, maleducazione, non rispetto, menefreghismo.
Sbagliato. Molto spesso dietro un atteggiamento di questo tipo c’è una sofferenza talmente grande da sfogarla in questo modo.
Ed è proprio lì che i rimproveri servono a poco. Invece di condannarli subito, reagendo allo stesso modo ad una loro reazione, e quindi perdendo il ruolo del buon esempio e della guida, provate a capire il perché.
Provate a chiedervi il perché di una reazione, provate ad entrare nei vissuti di questi ragazzi e provate ad empatizzare con loro.
E sì, perchè è proprio quando ci sono questi atteggiamenti che capite che hanno bisogno di amore.
E troppe volte questo comportamento è un semplicissimo grido di aiuto.
Capiteli, e se avete bisogno di un aiuto contattatemi
Come aiutare i figli a superarla e non farsi sopraffare.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di paura di sbagliare nei ragazzi e di come aiutarli a superarla.
Paura
Sono sempre di più i bambini e i ragazzi che hanno paura di sbagliare, che non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato.
Ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
Non voler andare avanti
Sono tanti i bambini e i ragazzi che, per paura di sbagliare, vanno incontro a un rifiuto, a un non voler andare avanti.
A volte, infatti, preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che vivono.
Ogni bambino e adolescente ha il diritto di sperimentare, sbagliare, provare tristezza.
Un figlio che non ha la possibilità di sbagliare, con maggiore probabilità svilupperà in adolescenza e poi in età adulta una serie di paure o insicurezze, poiché non ha imparato a conoscere e utilizzare le proprie risorse.
Sbagliare è importante
E’ soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare: livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Si dice “chi non sbaglia, non impara!”
In effetti molte volte si impara di più dagli errori che dal seguire quei consigli che evitano di farti sbagliare.
Il messaggio che bisogna trasmettere ai più piccoli è che gli errori non sono necessariamente negativi, anzi servono per imparare e per crescere.
Che si tratti di un brutto voto, di compiti a casa, di un rimprovero ricevuto, i genitori non devono sostituirsi ai figli, ma fornire gli strumenti per comprendere quanto accaduto e affrontare la situazione.
Come aiutare i figli che hanno paura di sbagliare?
ESSERE UN BUON ESEMPIO.
L’approccio del genitore, il modo in cui affronta i propri errori e definisce quelli degli altri, gioca sicuramente un ruolo importante.
Bisogna fare attenzione ai messaggi che si trasmettono indirettamente ai figli: non è sempre necessario esprimere in modo evidente le proprie aspettative, basta anche l’adozione di un atteggiamento perfezionista verso se stessi o una scarsa tolleranza dei propri errori.
DARE SPAZIO ALLE LORO EMOZIONI.
E’ bene non sminuire ciò che provano, facendoli sentire incompresi: mostrare accoglienza per le loro emozioni e offrire sempre ascolto è importante.
Si può chiedere loro di cosa hanno paura e quali sono i loro pensieri negativi, per conoscere il loro punto di vista e trovare insieme dei modi diversi di affrontare le situazioni che reputano difficili.
AIUTARLI A METTERSI IN GIOCO.
Se i figli temono sempre di incontrare un ostacolo, non bisogna iper proteggerli ma motivarli sempre di più, facendogli sperimentare a poco a poco le attività a loro più congeniali.
E’ bene trovare delle occasioni in cui fare da soli qualcosa di nuovo: più avranno occasioni di sperimentare e imparare anche a sbagliare, più potranno sviluppare autostima e sicurezza in se stessi.
MOSTRARE IL LATO POSITIVO.
Aiutateli a non concentrarsi solo sul risultato raggiunto, ma valorizzate l’impegno, il fatto che si siano divertiti, che abbiano rispettato le regole.
Il genitore, infatti, deve aiutare il figlio a capire che gli errori e le perdite fanno parte dell’esperienza e che il successo sta nell’accettare anche la sconfitta e capire cosa è andato storto per migliorarsi, crescere e imparare.
La cosa giusta
E’ importante imparare a fare la cosa giusta così com’è importante imparare a sbagliare.
Per vivere serenamente bisogna pensare agli errori che si commettono nella vita quotidiana come del tutto normali e anzi importanti per crescere.
Molti credono alle fake news su internet e la maggior parte non usa precauzioni.
Buongiorno amici. Oggi discutiamo su ragazzi e sessualità.
I giovani milanesi non sono adeguatamente informati sul sesso: pur iniziando a farlo a un’età non così precoce (tra i 17 e i 18 anni) c’è chi ha detto di aver iniziato addirittura prima dei 13.
In più, uno su tre usa il coito interrotto come metodo contraccettivo e, soprattutto, quasi sei su dieci (il 56,2%) non utilizzano il preservativo.
Dati
I dati, preoccupanti, arrivano dalla sesta edizione del report annuale dell’Osservatorio dell’azienda Durex «Giovani e sessualità» che mostra come a Milano l’approccio al sesso da parte dei più giovani è «leggero, precoce e molto spesso inconsapevole» .
Cioè basato su «conoscenze errate e informazioni confuse che determinano comportamenti a rischio per sé stessi e per gli altri».
Per Filippo Nimbi, psicologo e consulente scientifico dell’azienda, «i dati sono una conferma che rispetto al passato non si sono fatti molti passi avanti: c’erano passaparola e falsi miti e ci sono ancora.
E di questo sistema i giovani sono vittime, perché fanno quello che possono con quello che hanno.
Oggi c’è più informazione, è vero, ma non c’è educazione quindi aumenta l’ignoranza, anche emotiva».
Il problema è nei comportamenti: «Tutti — spiega Nimbi — hanno sentito parlare di un’infezione o magari di un’altra, eppure quando si passa ai comportamenti da adottare per proteggersi, i più scelgono il “metodo fatto in casa”».
Ricerche
Dalla ricerca, condotta con Skuola.net e la cooperativa sociale Ebico su un campione eterogeneo di giovani tra gli 11 e i 24 anni, emerge che il 41,7% (+3% rispetto al dato nazionale) ha avuto il primo rapporto sessuale tra i 17 e i 18 anni. Tuttavia, il 9,5% lo ha avuto prima dei 13 anni.
Ma è sulla contraccezione e domande sessualmente trasmissioni che i milanesi sono più confusi: il 33,6% considera il coito interrotto un «metodo efficace contro le gravidanze indesiderate o le infezioni sessualmente trasmissibili».
Dialogo in famiglia
A complicare la situazione c’è anche il contesto in cui gli under 25 vivono, con pochi dialoghi sul tema in famiglia.
Tanto che il 47,1% preferisce rivolgersi a Internet per chiarire i dubbi e tra questi la maggior parte lo fa per l’imbarazzo di chiedere a qualcuno (31%) e perché non sa a chi rivolgersi (9,8%), con il rischio di esporsi a fake news e informazioni sbagliate.
Solo il 9,3% si rivolge ai genitori, il 5,5% al medico, il 15,2% chiede aiuto agli amici mentre l’11,9%, semplicemente, non chiede a nessuno.
E la ragione risiede, in quest’ultimo caso, nell’imbarazzo e nella vergogna che provano a chiedere o parlare con qualcuno di questi argomenti, oltre che nella mancanza di educazione.
quindi mi rivolgo a voi, cari genitori, meno tabu e più dialogo, anche su tema di educazione sessuale.
Il perché alcune persone, non solo ragazzi, non riescono a rispettare le regole.
Buongiorno amici:) Oggi diretta: perché non rispetto le regole?
Problemi con il rispetto delle regole: perché?
Avete difficoltà ad adattarvi agli ambienti di lavoro? Eravate tra quelli che creavano sempre scompigli ai propri genitori per non aver obbedito? Vi sentite a disagio in contesti in cui gli altri si aspettano che soddisfiate determinati standard? I problemi nel seguire le regole sono innescati dalla necessità quasi persistente di sfidare l’autorità.
Quando questa persona viene sollecitata a rispettare regole o convenzioni, ciò che viene percepito è disagio, disagio e talvolta rabbia.
Tuttavia, la differenza tra chi fa fatica ad accettare le regole e chi le rispetta è il principio di civiltà. Sappiamo tutti che per vivere in società è necessario obbedire a linee guida e regolamenti, ma c’è chi li salta, li trasgredisce o alza la voce per protestare contro quegli invisibili recinti di filo spinato.
Cosa c’è dietro queste personalità?
Nella diretta analizzeremo tutte le tipologie di personalità e capiremo il perché non riescono a rispettare e regole, o linee guida, necessarie per stare in società e che esistono n tutti gli ambiti, dalla scuola, al lavoro alla famiglia, alle relazioni sociali.
Diremo, inoltre, cosa è importante fare in questi casi e ,s e siamo genitori, come comportarsi con i nostri ragazzi.
Le conseguenze che derivano dal fatto di essere stati allevati da genitori manipolatori spesso non vengono prese in considerazione. Partiamo dal presupposto che, una volta raggiunta l’età adulta, tutte quelle dinamiche vissute all’interno della famiglia scompaiono, si dissolvono e perdono automaticamente rilevanza. Ma non è così. I segni del controllo psicologico prevalgono e alterano molti strati della personalità e dell’identità umana.
L’autonomia diminuisce se cresciamo sotto l’influenza di un genitore dominante. È normale infatti che, pur avendo già 30 o 40 anni, prevalgano intorno a noi i fili di queste figure. Quasi senza rendersene conto, le decisioni, i progetti per il futuro e anche le relazioni affettive sono condizionate da queste presenze disfunziona
Quali sono quei segni evidenti che siamo stati cresciuti da genitori manipolatori?
1. Avete difficoltà a prendere decisioni
Se siete cresciuti in un ambiente familiare dove gli altri decidevano per voi, è difficile che troviate una vostra autonomia. Come si dice spesso, diventare adulti è imparare a prendere le proprie decisioni. Tuttavia, essendo stata manipolata e controllata per diversi anni, la mente è piena di insicurezze.
Avete paura di prendere le redini della vostra vita, paura dei cambiamenti, di fare il primo passo, di chiudere tappe, iniziare nuovi progetti. La paura è quella particella che gli altri hanno inoculato in voi e che vi rende una persona insicura.
2. Vi mettete a paragone con gli altri
Se c’è una strategia di manipolazione che usano i genitori disfunzionali, è il confronto.
Nell’infanzia e nell’adolescenza non hanno esitato a mettervi a paragone con altri bambini, per dimostrarvi che non eravate abbastanza intelligenti, intraprendenti o che non eravate dei bravi studenti.
Tutte queste situazioni lasciano delle conseguenze.
E, oggi, continuate a confrontarvi automaticamente con gli altri, ripetendo le dinamiche della vostra famiglia. Questo diminuisce e distrugge la vostra autostima.
3. Non vi sentite degni di essere amati
Uno dei segnali che siete stati allevati da genitori manipolatori e narcisisti è da individuare nelle relazioni sessuali-affettive.
È comune per voi avere difficoltà a stabilire legami duraturi e felici. L’amore, nel vostro caso, è sempre tortuoso e doloroso. Il fatto di avere dei genitori che vi hanno fatto credere che l’affetto risponda a delle condizioni, lascia dei segni.
Le mamme e i papà che manipolano usano spesso frasi come “se non fai così non ti amerò”, “se tu fossi così mamma ti amerebbe molto di più”. Tutte queste verbalizzazioni costruiscono in noi un’immagine molto sbagliata di cosa siano le relazioni.
4. Essere stati cresciuti da genitori manipolatori e la necessità di approvazione dal mondo esterno
Una delle conseguenze dell’essere stati allevati da genitori manipolatori è la necessità di rinforzi esterni.
E no, non importa che siate maggiorenni e che non abitiate più nella casa di famiglia.
Spesso chiedete l’approvazione degli altri per sentirvi apprezzati, per sapere che state facendo le cose giuste e per avere un’immagine positiva di voi stessi.
Quella vostra tendenza spesso esaurisce gli altri. Tuttavia, non potete farne a meno. È il carburante per rafforzare la vostra autostima e il concetto che avete di voi stessi.
5. Controllate gli altri senza rendervene conto
I modelli comportamentali dei genitori sono solitamente inconsciamente interiorizzati dalla loro prole. Inoltre, in caso di genitori narcisisti, c’è il rischio che i figli ereditino questo profilo.
A volte, quando raggiungiamo l’età adulta, ripetiamo le stesse dinamiche che i nostri genitori hanno applicato a noi. Essere consapevoli di questo è fondamentale.
6. È difficile per voi esprimere ciò che sentite
Essere stati allevati da genitori manipolatori deriva, nella maggior parte dei casi, dalla repressione emotiva.
Vi hanno cresciuto facendoti credere che i vostri bisogni e sentimenti non fossero importanti.
Di conseguenza, mettete da parte quello che sentite e non sapete come esprimere le vostre emozioni; dunque, fate i conti con molte sofferenze interiori.
7. Alti e bassi emotivi
I genitori che controllano, manipolano e invalidano spesso lasciano il segno di un trauma psicologico.
Niente è più dannoso per lo sviluppo del bambino che crescere in un ambiente in cui l’amore ha condizioni e in cui vengono violati i bisogni e l’opportunità di sviluppare autonomia e sana identità.
Ciò significa che, una volta raggiunta l’età adulta, si soffrono seri problemi di regolazione delle emozioni e si è prigionieri dello stress e dell’ansia.
Suggerimenti per sanare le ferite lasciate dai genitori manipolatori
Coloro che dimostrano questa dinamica in modo dannoso presentano tratti di personalità nevrotici.
È nelle nostre mani guarire l’impronta di quelle esperienze, per raggiungere il benessere e la realizzazione. Vediamo quali tasti aiutano:
Lavorare sulla propria assertività e autostima
Allenatevi nell’intelligenza emotiva.
Praticate l’auto-compassione e la cura di voi stessi.
Cercate l’aiuto della vostra cerchia sociale: amici, partner, ecc.
Sviluppate strategie che migliorino la vostra autostima.
Imparate le tecniche per risolvere problemi e prendere decisioni.
Stabilite dei limiti sani con i vostri genitori. Decidete se continuare a vederli e in quali circostanze.
Date spazio alle vostre emozioni e convalidatele. La rabbia, la tristezza, la vergogna e l’angoscia che provi a causa di ciò che hai vissuto sono legali e accettabili.
Buongiorno amici. Oggi diretta importante: impegno e sacrifici, non solo desideri.
Molti genitori dicono ai propri figli adolescenti: “Tu sarai in grado di fare qualsiasi cosa”. Tutti i genitori dovrebbero spronare i propri figli a seguire i loro interessi e a non sentirsi limitati dalla visione che la società ha delle loro capacità. Nonostante ciò, un atteggiamento così positivo e, a quanto sembrerebbe, motivante, può avere degli svantaggi inaspettati.
Prima di tutto, perché non è detto che tutti possano essere e fare ciò che vogliono nella vita, o forse sì, ma la strada dei sacrifici è talmente lunga che gli adolescenti dovrebbero sapere anche che cosa li aspetta prima di tagliare la linea del traguardo.
Creare una strada da seguire senza una mappa è nocivo per gli adolescenti
Dire agli adolescenti che possono fare qualsiasi cosa senza aiutarli a disegnare una mappa da seguire ha implicazioni molto negative. Spronarli a stabilire mete ambiziose senza fornire loro nessun tipo di informazione né aiuto su come raggiungerle può essere fonte di una grande frustrazione, con la quale forse non sono pronti a convivere o, semplicemente, non vogliono.
Le tre P-impegno e sacrifici, non solo desideri
Invece di dire agli adolescenti che possono fare tutto nella vita, Erica Reischer propone di insegnare loro le tre P: pratica, pazienza e perseveranza.
Pratica: lo sforzo, insieme al feedback, è fondamentale per lo sviluppo della maestria e il raggiungimento dell’eccellenza.
Pazienza: il dominio di un’attività e i successi significativi accadono dopo un lungo periodo di tempo.
Perseveranza: gli ostacoli sono normali e i contrattempi sono comuni in qualsiasi grande impresa.