Buongiorno amici. Oggi parliamo di discriminazione e lo facciamo insieme ad un’ospite speciale: Giulia e il suo Raimondo.
Discriminazione secondo Raimondo
Chi è raimondo? Lo scoprirete guardando questo importantissimo video girato insieme.
Importante non solo perché tocca un tema, uno dei tanti, a me caro. Ma perché vediamo come fare per far capire ad un gruppo un pochino più giovane, i bimbi appunto, com’è bello conoscere, dialogare, comunicare senza pregiudizi.
Lo so,già è difficile con gli adulti parlare di discriminazione a vi assicuro che abbiamo trovate la quadra giusta. Quindi, godetevi questo video e magari…guardatelo con i vostri figli, non importa quanti anni abbiano.
Raggiungi l’obiettivo partendo dai micro obiettivi quotidiani
Buongiorno amici. Oggi vediamo il perché, spesso, diciamo “non ce la faccio” davanti un obiettivo che ci siamo prefissati.
A che punto della scala siete voi?
Tutti, davanti un nuovo inizio, una nuova prova, un obiettivo che ci sta a cuore siamo incerti, a volte anche spaventati.
Perché ci fermiamo ai primi gradini?
Per scarsa autostima, per le troppe aspettative che gli altri hanno di noi, per paura di un improvviso ostacolo.
Gli sbagli
L’autostima. In primis gioca questo fattore e qui, se si parla di ragazzi, deve giocare un ruolo fondamentale il genitore.
I genitori, ovviamente, di errori né fanno perché, insieme ai ragazzi, crescono loro.
Ma il macro errore che fanno è caricarli di aspettative, le Loro.. Non quelle dei ragazzi.
Cosa fare? Portarli ad avere coraggio, a insegnare loro a mettercela tutta per raggiungere l’obiettivo che loro si sono prefissati. E puntare sulle loro potenzialità che possono essere diverse da quello che vi aspettavate ma sono le Loro.
E, poi, lasciate che facciano errori senza rimproverarli. Gli errori insegnano, fanno crescere.
La scala
Ma pensate a come vi sentireste se non provaste a farlo… Se, per una semplice perplessità, paura (che a volte ci inculcano gli altri) vi fernaste. Come vi sentireste?
Frustrati, Insoddisfatti, vivreste pensando “chissà come sarebbe stato se….”. E voi volete questo? Penso proprio di no.
E allora non lasciatevi fermare da nulla. Ci saranno difficoltà, vero, ma quello che vi farà andare avanti a testa alta è la vostra volontà, il vostro obiettivo in fondo alla scala.
E allora sbagliate, tutte le volte che volete, ma rialzatevi e continuate perché il panorama da lassù è stupendo 🙂
Mai dire non ce la faccio.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adultocentrismo.
L’adultocentrismo si esercita sottovalutando il comportamento, i pensieri e le idee di bambini e adolescenti. Si dà per scontato che, semplicemente perché sono giovani, il loro contributo è inutile.
“Quando sarai più grande capirai. L’adulto qui sono io e la tua opinione non conta. Quando guadagnerai i tuoi soldi, allora saprai cos’è la vita.” L’adultocentrismo definisce la posizione superiore degli adulti sul bambino e sull’adolescente.
Una realtà invisibile, di cui non siamo consapevoli e che ha un impatto non indifferente sui più giovani. Ciò è vero al punto che probabilmente molti non vedono alcun problema in quella posizione di dominio e di imposizione.
Dopotutto, i bambini non sono creature inesperte di cui assumersi la responsabilità? La verità è che tutto ha un limite e il confine è non cadere mai nel disprezzo.
L’adultocentrismo è un fenomeno simile all’antropocentrismo, quella visione sociale in cui l’uomo è al di sopra della donna. Dal momento che una determinata figura o un settore della popolazione si vede con più diritti degli altri, compare la discriminazione.
I bambini e gli adolescenti chiedono spesso di non essere visti come soggetti passivi. Anche loro, nei limiti delle loro capacità, possono dare un grande contributo per migliorare il mondo.
Cos’è l’adultocentrismo?
L’adultocentrismo fa riferimento a un paradigma di pensiero che a volte ci porta a percepire bambini e adolescenti in modo distorto.
Un esempio è vederli come soggetti passivi, non qualificati e privi di autonomia. In seguito a ciò, non esitiamo a fare di tutto per loro, proteggendoli fino a limiti malsani.
È pur vero che i bambini tra i 4 e i 18 anni affrontano una fase di crescita, maturazione e scoperta di sé. Tuttavia, non sono incompleti, incapaci o privi di qualità.
Oltre a ciò, l’adultocentrismo è definito, soprattutto, da quella visione di superiorità per cui non si presta prestare attenzione o si reputa valuta l’opinione del bambino.
Orientamento sì, disprezzo no
È chiaro che i bambini hanno bisogno di protezione e guida. Tuttavia, è comune cadere nel pregiudizio. A volte trattiamo figli o studenti ignorando i loro bisogni o addirittura sottovalutando le loro capacità.
Lo facciamo quando riduciamo al minimo il loro ragionamento o pronunciamo affermazioni come “capirai quando sarai grande”. Bisogna avere misura, comprensione e concentrazione.
Se è vero che da adulti sappiamo molto di più sulla vita, non possiamo prevalere sulle capacità del minore. Anche il bambino ha il diritto di esprimere la sua opinione. Allo stesso modo, il nostro lavoro con loro è guidarli, non sminuirli, dare loro voce, ragionare con loro e rispondere a qualsiasi domanda ci pongano.
L’UNICEF ha redatto nel 2013 un documento volto a sensibilizzare la popolazione sull’adultocentrismo. La necessità di riflettere sui nostri atteggiamenti e risposte “adultocentriche” ci consentirà di educare e guidare meglio i giovani.
Educare non vuol dire dominare o sottovalutare. Ogni bambino ha un potenziale unico in quanto essere umano e non possiamo, in nessun caso, avvalerci di un comportamento di superiorità o discriminazione nei confronti dei più piccoli.
Come esercitiamo l’adultocentrismo?
L’adultocentrismo o il comportamento adultocentrico si verifica senza attirare l’attenzione. Non tutti sono consapevoli di quegli atteggiamenti che discriminano il valore, l’identità e le potenzialità di bambini e adolescenti. Vediamo alcuni esempi:
Ridurre al minimo o disprezzare le idee o le proposte dei bambini.
Dare per scontato che solo perché sono bambini, non capiscono nulla.
Squalificare le loro emozioni e sentimenti. Criticarli perché piangono, perché hanno torto o richiedono attenzione.
Non ascoltarli quando parlano o pensare che quello che esprimono o pensano non abbia senso.
Ignorarne sogni o progetti, non prendere sul serio i loro obiettivi.
Considerare che ogni bambino e adolescente è condizionato dall’opinione degli adulti.
C’è anche un altro aspetto degno di nota. L’adultocentrismo compare anche negli ambienti di lavoro nei quali si discrimina un collega perché giovane.
È facile dedurre che questo atteggiamento crea un sistema di dominio e discriminazione che non è del tutto estraneo nella nostra società.
Come rilevare questo atteggiamento degli adulti?
L’adultocentrismo è legato in molti casi all’autoritarismo. Anche con quell’iperprotezione che molti genitori esercitano e che, come ben sappiamo, finisce per invalidare l’autonomia, l’identità e la maturità psicologica del bambino.
Questo atteggiamento non è solo discriminatorio, ma anche dannoso per lo sviluppo sociale ed emotivo della persona. Non sorprende dunque che l’Università di Bergamo abbia creato una scala di adultocentrismo per identificare questo bias di pensiero tra i caregiver, la comunità scolastica, ecc.
Risulta necessario non solo rilevare queste percezioni in noi stessi, ma anche correggerla. Queste sarebbero alcune linee guida per raggiungerlo:
Stimolare i bambini a esprimere le loro opinioni su qualsiasi argomento. Comunicare o esprimere semplicemente i propri pensieri non sarà mai un tentativo di sfida nei confronti dell’autorità.
Renderli partecipi delle decisioni quotidiane. Lasciarli esprimere la loro opinione, dialogare, discutere e tenerli aggiornati sui problemi in casa, nella comunità, nella società, ecc.
Rispettare le loro idee, opinioni e obiettivi personali.
Conclusioni
Ricordiamo che educare non vuol dire dominare o modellare i bambini a immagine e somiglianza dei genitori.
Bensì, è sinonimo di guidare, mettere le ali affinché la persona in pieno sviluppo e crescita sia in grado di conquistare i propri sogni e percorsi.
Io spero che parlare di adultocentrismo vi sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto, che voi siate genitori o figli, potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
da riempire di cose belle, momenti felici, persone amorevoli d esperienze meravigliose.
Buongiorno amici. Oggi vediamo come creare uno spazio nella nostra mente da riempire delle cose e perone più belle, che possano migliorare la nostra vita.
A volte spendiamo così tante energie per sopportare certe situazioni credendo di essere forti, quando invece la scelta più coraggiosa che possiamo fare e proprio quella di lasciarle andare.
Durante l’infanzia, l’attaccamento è necessario al bambino, al fine di stabilire e definire il rapporto con i propri genitori e con il mondo.
Su questo modello, poi, verranno costruiti tutti i legami di intimità e di amore con gli altri.
Se la natura di questo attaccamento è sana, riusciremo a intessere relazioni soddisfacenti e di fiducia. Quando però l’attaccamento diventa nocivo, anche solo per la nostra condizione psicologica, è necessario imparare l’arte del lasciare andare.
Quanta negatività stai accumulando?- creare uno spazio
Come possiamo pensare di stare bene se continuiamo a mantenere la mente all’erta, se non lasciamo mai andare nulla? La mente chiacchiera incessantemente, e troppe volte è focalizzata su pensieri di ansia, paura, rabbia. I pensieri non sono neutri: hanno una carica emotiva.
E c’è dell’altro: i pensieri creano sostanze che inondano il nostro corpo. È facile comprendere che pensieri “stressanti”, ovvero quelli che ci danneggiano oltre a rovinarci la giornata, con il tempo minano addirittura la nostra salute.
Pertanto, è importante imparare a chiudere i cerchi, o capitoli della nostra vita, che è la stessa cosa.
Significa lasciare andare persone o esperienze che in un determinato momento avevano un senso, ma che ora non lo hanno più. Significa voltare pagina e aprirsi a nuove esperienze.
“Lasciar andare” significa non forzare le cose
Significa lasciare che “fluiscano” naturalmente! Consapevoli del fatto che lottare insistentemente per qualcosa da cui, siamo certi, non trarremo frutti, può precluderci la scoperta di nuovi traguardi, nuove cose o persone che potrebbero renderci felici.
Comporta quindi l’accettazione del fatto che alcune cose “sono come sono” e che giudicarle o tentare di cambiarle (quando non se ne ha il potere o semplicemente il diritto), comporterebbe un inutile spreco di energie.
Per quali strani percorsi mentali o emotivi continuiamo a farci del male?
E per quale motivo persistiamo anche di fronte alle evidenze negative di determinate situazioni sociali, o di legami affettivi ambigui che ci procurano solo dolore?
Pur accettandoci e instaurando un buon rapporto con noi stessi, o vivendo la reciprocità di un amore, siamo capaci lo stesso di creare l’inferno nella nostra vita interiore, spingendoci a negare ogni sembianza di felicità.
Spesso il restare intrappolati in relazioni distruttive nasconde problemi più profondi.
Ad esempio, a volte accade che tanto più malsane sono le relazioni familiari tanto più lo sono anche quelle di cui ci circondiamo nella vita adulta.
Se abbiamo imparato a dover soddisfare l’altro, più che noi stessi, per sentirci amati e accettati, nelle relazioni adulte tenderemo a corrispondere alle aspettative altrui in modo automatico, senza dare importanza a noi stessi.
Ecco perché chi nasce in famiglie con dinamiche relazioni disfunzionali è probabile che, una volta adulto, possa farsi coinvolgere in relazioni tossiche e non funzionali al suo benessere e pertanto poco soddisfacenti.
Perché chiudere con il passato?-creare uno spazio
Il passato fa parte di noi, ha contribuito a renderci quello che siamo.
Non possiamo semplicemente nasconderlo perché prima o poi tornerà. Pertanto, è essenziale imparare a sistemare le cose con il nostro passato.
Solo quando assumiamo e accettiamo queste esperienze ci liberiamo dal loro peso e possiamo continuare il nostro cammino.
Sono migliaia le ragioni per cui ci aggrappiamo al passato, ma tra queste vi è sempre la paura dell’ignoto e la nostra tendenza a rimanere nella nostra zona di comfort.
Anche se suona contraddittorio, ci fa più paura fare il passo successivo piuttosto che continuare a soffrire restando nel punto in cui ci troviamo.
Ma non possiamo vivere il presente tenendo un piede nel passato. Ciò che è è successo è successo, dobbiamo liberarci della sua influenza perché altrimenti non potremo crescere come individui!
Infatti, crescere non significa solo appropriarsi di nuove competenze, acquisire conoscenze e incontrare nuove persone, ma significa fondamentalmente troncare con il passato.
Per conquistare alcune cose dobbiamo lasciarne andare altre. Questo significa che dobbiamo avere il coraggio di chiudere i cicli della nostra vita e lasciarci alle spalle le persone o le esperienze che, anche se in un determinato momento ci hanno dato molta felicità, ora rappresentano solo un ostacolo alla nostra crescita.
Cosa dovremmo lasciare andare?- creare uno spazio
Tutto quello che ci fa male e genera delle sofferenze inutili
Tutto quello che ci toglie felicità e ci fa morire un po’ ogni giorno, spegnendoci lentamente
Tutto quello che ci tiene legati al passato sulla base di false speranze
Tutto quello che è privo di significato nella nostra vita attuale e non si adatta alla nostra nuova visione del mondo
Tutte le persone che ci hanno lasciato e non vogliono che facciamo parte della loro vita
Tutti quei luoghi in cui non ci sentiamo più a nostro agio e dove andiamo solo per dovere o per abitudine
Tutte quelle abitudini, credenze e atteggiamenti che sono un ostacolo per la nuova fase della vita che stiamo per affrontare
Chiudere i cerchi della vita non significa mettere la parola fine, ma è piuttosto l’inizio di qualcosa di nuovo.
Quando è il momento di lasciare andare?
Quello che si è vissuto ha fatto male, certo, ma quello che si fa con il proprio dolore è probabilmente più importante del dolore stesso. Si preferisce riuscire a godersi per intero la vita che si potrebbe avere o si preferisce rimuginare all’infinito sul passato e su qualcosa che non può essere cambiato? Ma come si può lasciar andare le ferite del passato e andare avanti?
Quando abbiamo troppe aspettative su di noi
Le aspettative sono quelle che ci tagliano fuori dal flusso della vita, ci portano lontano dal momento presente e ci fanno dire: “sarò felice solo quando avrò una nuova relazione, un nuovo lavoro, una nuova casa, etc”.
Senza aspettative non viviamo più schiacciati tra passato e futuro, siamo presenti. Solo così possiamo assaporare il qui e ora.
Se la nostra mente è continuamente sballottata tra le ferite del passato e le apprensioni per il futuro, come possiamo goderci la magia del presente? Come facciamo allora a vedere, sentire, percepire la bellezza dell’attimo corrente?
Quando ci ostiniamo a volerci far amare
Non possiamo forzare nessuno ad amarci, ma possiamo essere una persona da amare.
Non dobbiamo forzare nessuno a rimanere nella nostra vita quando vuole andarsene. L’amore è libertà, non dipendenza o forzatura. La fine di un amore non é la fine del mondo.
Ogni persona che esce dalla nostra vita lo fa per una ragione, ma non lo fa mai senza prima averci insegnato la lezione. Lasciamo che le cose accadono e si risolvano da sole.
Quando si è legati a un passato che ci tormenta- creare uno spazio
Il passato è passato e non può essere cambiato.
Il segreto della libertà e della felicità non sta nella vendetta, nel rancore verso chi ci ha fatto del male e ci ha fatto anche piangere, ma nel lasciare che le cose si sistemino da sole, naturalmente e nell’imparare dagli errori.
Ciò che conta di più non é il primo capitolo, ma l’ultimo. Liberiamoci dalle catene del passato, apriamo il nostro cuore e la nostra mente a nuove esperienze!
Quando stiamo sacrificando la nostra felicità
Una relazione dovrebbe essere una condivisione di amore, un dare e avere, non un prendere e basta.
Se la persona accanto a noi non ci dà la serenità che cerchiamo è meglio chiudere. Non ha senso elemosinare amore con chi non ci merita o non ci apprezza..
Non permettiamo che questo succeda, non sacrifichiamo la nostra dignità e la nostra felicità solo per tenere qualcuno accanto a noi.
Ripetiamoci sempre, ogni giorno “IO SONO LA PERSONA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA!
Lasciare andare è un atto che richiede coraggio
Un famoso detto napoletano recita: “Acqua ca nun cammina, fa pantano e feta” (acqua che non scorre si intorbidisce e fa cattivo odore).
Questo vecchio proverbio rende pienamente il concetto: tutto quello che non lasciamo fluire si sedimenta dentro di noi, lasciandoci con energie “sporche” che ci affaticano.
Certo, non è semplice capire quale sia il tempo migliore per andare oltre.
In generale, ogni volta che la memoria ci richiama alla mente attimi dolorosi del passato, e questi influenzano la nostra realtà nel presente, siamo imprigionati in un tempo che non ci rappresenta più.
Senza il peso dei pensieri negativi, il dolore, la sofferenza, riusciremo a camminare a passo svelto in questo folle viaggio che è la vita.
Lasciare andare non significa arrendersi, al contrario: vuol dire accettare la sfida e imparare a non avere bisogno di niente, se non di quello che ci consente di essere felici.
Trova la parte di te che non rimugina ma sente, che non pensa ma sa, che non dubita e vive, fiduciosa nel fatto che non ti manca nulla in questo momento né per essere felice, né per affrontare le difficoltà.
Se vuoi che da questo momento qualcosa di straordinario entri nella tua vita, crea uno spazio da riempire.. di cose belle, di momenti felici, di persone amorevoli ed esperienze meravigliose.
Insomma, riempi di senso la tua vita perché ti porta a dare un immenso valore al presente. Ti porta ad Esserci.
Io spero che capre come creare uno spazio importante per stare bene nella nostra mente vi sia stato utile
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” qui
Bongiorno amici. Oggi parliamo di depressione adolescenziale, come riconoscerla e cosa fare.
DEPRESSIONE
Siamo abituati a descrivere la depressione come uno stato di tristezza perenne. In realtà, negli adolescenti la depressione si manifesta più con rabbia e asocialità. E coinvolge tutti gli aspetti dell’adolescenza.
L’importanza, in questo caso di amici, parenti, famiglia, insegnanti per evitare gesti estremi è fondamentale.
SINTOMI
Molteplici sono i sintomi che dovrebberpo farci raddrizzare le antenne sul tema. Ecco quali:
tristezza, ma non momentanea e legata a qualcosa successa al ragazzo. Una tristezza che l’accompagna durante tutta la giornata.
irritabilità, rabbia,ostilità verso tutto e tutti
frequenti pianti, apparentemente non giustificati e improvvisi
distacco completo da amici, parenti
perdita di qualsiasi tipo di interesse improvviso
disturbi del sonno( dorme troppo o troppo poco) e dell’appetito.
agitazione, iperattività o rallntmento dei movimenti
mancnza di entusiasmo e di motivazione
debolezza
difficoltà di concentrazione
pensieri di morte e di suicidio
COME CAPIRE SE IL RAGAZZO è DEPRESSO O ATTRAVERSA SOLO LA FASE ADOLESCENZIALE?
La differenza sta semplicemente nella durata dei sintomi.
Un adolescente ha frequenti sbalzi d’umore, sta crescendo e i conflitti in famiglia sono all’ordine del giorno. Ma hanno breve durata.
Invece, se i sintomi sopra citati si protraggono per molto tempo sta a significare che l’adolescente è depresso. E c’è un elevato rischio di gesti estremi, a volte, purtroppo, anche di suicidi, se non viene aiutato in tempo.
Queste alcune avvisaglie:
il ragazzo parla spesso di togliersi la vita e scherza sull’argomento
è convinto che non ci sia nulla da fare per poterlo aiutare a uscire da questo stato di cose
idealizza la morte come un modo per essere ricordato
ha comportamenti che mettono a rischi la sua persona
saluta amici e parenti come fosse l’ultimo giorno
vende o dona oggetti perosnali di valore
COME AIUTARE
Il ragazzo chiede non tanto di essere capito ma di essere realmente ascoltato.
Non c’è cosa peggiore, per tutti ma per loro soprattutto in questa condizione, di parlare e rendesi conto che, davanti, c’è qualcuno che non presta attenzione al suo sfogo.
Lo si porta all’isolamento completo, a credere che davvero non conta nulla.
La cosa fondamentale, appunto, è quella di mostrare al ragazzo tutte le risorse che ha per sentirsi bene. Risorse non solo esterne ma anche, forse soprattutto, interne.
Un consiglio è quello, per i genitori, di mostrarsi preoccupati pr il suo stato. Questo lo fa sentire amato e può essere quella piccola cosa che lo sprona a farsi aiutare. Ma, attenzione, non siate ossessivi perché otterreste l’effetto contrario.
In extremis, la consulenza con un professionista come me.
Le consulenze vengono svolte a scaglioni: prima con i genitori, poi col figlio in ultima tranche insieme.
Altro aiuto, i gruppi di ascolto. Gruppi in cui ci sono persone della stessa età e con le stesse problematiche con cui potersi confrontare perché non si è mai soli.
Amici, io spero che il mio post sulla depressione adolescenziale vi sia stato utile.
vi ricordo di prenotare la vostra consulenza qui
E seguitemi sulla pagine instagram @dottoressanapolitano
I problemi dell’età più bella e difficile di sempre.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori, figli e…adolescenza, l’età più bella ma la più difficile, croce e delizia per i genitori e i figli.
Eh sì…perché è l’età deic ambiamenti, non solo fisici ma anche caratteriali. Non si è bambini ma nemmeno adulti. E’ l’età di mezzo, degli sconvolgimenti, dellos coprire se stessie il mondo attorno.
L’età delle ribellioni,delle prime consapevolezze e,a volte, degli orientamenti sessuali.
L’età che fa più spavento ai genitori che devono davvero essere abili e dei figli perché cominciano a voler essere più indipendenti.
I PROBLEMI
E sono proprio questi cambiamenti a creare disagi…a generare sofferenze interiori.
Molti ragazzi, ora, possono cadere in stati d’animo e problematiche di una certa importanza: depressione, autolesionismo, disturbi alimentari ansia droghe. Ma ci sono dei segnali che i genitori devono captare per capire se i figli si trovano in queste situazioni.
I segnali sono :sbalzi d’umore, apatia, difficoltà a emanciparsi dai genitori.
GENITORI figli e adolescenza
Osservate i vostri ragazzi…prestate attenzione ad ogni minimo cambiamento nel loro umore. Se diventano ogni giorno più chiusi o aggressivi; se non riescono a dormire, se l’ansia prende il sopravvento in determinati momenti della giornata.
O ancor peggio se sono apatici, tristi , depressi o se sfogano le loro paure, invece che parlandone con voi, sul cibo.
A volte, purtroppo, possono farsi del male (autolesionismo) e nascondono le ferite.
La cosa fondamentale è trovare una via di mezzo tra autorevolezza e dialogo, vicinanza.
Non autorità ma autorevolezza. Non amici per la pelle ma dialogo. Siete genitori e siete anche i loro migliori consiglieri. Costruite un rapporto sulla fiducia.
E se avete bisogno chiamatemi.
Io spero che questo post su genitori, figli e…adolescenza sia servito a cpaire se state affronando un periodo difficile coi vostri ragazzi.
Io ci sono. Se volete una consulenza contattatemi consultando la pagina contatti