Buongiorno amici. Oggi parliamo del significato della parole Educare.
“io credo in te”
Quanto è facile pronunciare queste parole? Non costa nulla ma sono di vitale importanza per un ragazzo che sta diventando una persona adulta. E non un ragazzo qualunque: tu figlio.
Sì, l’adolescenza spaventa sempre tantissimo i genitori perché, anche loro, a volte, non si sentono pronti per i continui cambiamenti nella vita di un ragazzo: fisici, comportamentali, ormonali. Indifferentemente per maschi o femmine.
Ma nono nasciamo genitori ed è normale non essere preparati anche dopo uno, due , tre figli. Perché, anche se li avete generati sempre voi, sono persone ben distinte, tra di loro e da voi, soprattutto.
Perché lo sottolineo? Perché molti genitori pensano che i figli siano un loro prolungamento. Non importa quali siano le sue inclinazioni, i suoi desideri, le sue abilità e i suoi interessi. No, devono per forza coincidere con quello che un genitore vuole.
Ma non funziona così.
Desideri
L’errore delle aspettative. Mi è capitato molte volte di sentire e lavorare con genitori che mi dicevano ” ah lui/lei non si rende conto di quanto sia fortunato. Io alla sua età avrei voluto fare/essere X e ora lui/lei ha la possibilità di farlo”. Ma se non fosse questa la sua strada? Se fosse portato per tutt’altro?
Da qui nascono le delusioni, i “fallimenti”:
Non dovete essere voi a scegliere cosa è meglio per lui. questo non vuol dire assecondare tutti i desideri di vostro figlio, qualunque essi siano.
Questo vuol dire rassegnarsi al fatto che voi siete voi e lui è lui. Vuol dire che se voi volevate che facesse il medico ama è portato per fare un lavoro completamente diverso che comporta studi diversi, ok, che lo faccia, mettendoci tutto il suo impegno per raggiungere i suoi obiettivi.
Presenza
Cosa rende tuo figlio sicuro e amato? La vostra presenza. Le parole dell’immagine che vi ho postato. “Io tengo a te, ci sono per te, credo in te”.
Dovete comunicare questo. Un genitore deve essere presente senza essere troppo invadente, rispettando i suoi, del ragazzo, tempi e la sua natura.
Indicando la strada migliore da percorrere per lui, essendo il buon esempio da cui prendere ispirazione.
Genitori pronti al dialogo, non giudicanti e pregiudicanti. quelli che discutono dei problemi che lo attanagliano di più, piccoli o grandi che siano. Per loro, saranno insormontabili.
Genitori che lasciano il figlio cadere per poi rialzarsi e capire il perché di quella caduta in modo da non ripeterla più.
Genitori che credono nelle sue capacità, che son solo sue e non paragonabili a quelle di nessun altro.
Ossia l’ossessione dei genitori di condividere foto e video sui social dei loro figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di sharenting.
Sharenting: Cos’è, i Pericoli e Perché Bisogna Assolutamente Evitarlo
Cos’è lo Sharenting
Lo sharenting è un termine che deriva dalla combinazione delle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). Indica la tendenza di molti genitori a condividere foto, video e informazioni sui propri figli sui social media. Questo fenomeno, apparentemente innocuo, può avere conseguenze inaspettate e pericolose.
Lo sharenting coinvolge principalmente i genitori che utilizzano frequentemente i social media per raccontare la propria vita quotidiana e quella dei loro figli. Questo comportamento è diffuso in tutto il mondo, indipendentemente dall’età, dallo status sociale o dalla cultura dei genitori.
Le Caratteristiche dello Sharenting
Le principali caratteristiche dello sharenting includono la pubblicazione di foto dei figli in vari momenti della giornata, la condivisione di video che mostrano eventi significativi o divertenti, e la descrizione di dettagli personali riguardanti la crescita e lo sviluppo dei bambini. Spesso, i genitori lo fanno senza riflettere sulle possibili ripercussioni.
Le vere vittime dello sharenting sono i bambini. Non avendo alcun controllo su ciò che viene pubblicato su di loro, rischiano di vedere violata la propria privacy. Inoltre, le immagini e le informazioni condivise possono rimanere online per sempre, con potenziali conseguenze negative nel loro futuro.
Imporre delle Regole a Casa sull’Uso dei Cellulari
Per evitare i pericoli dello sharenting, è fondamentale che i genitori stabiliscano delle regole chiare sull’uso dei cellulari e dei social media a casa. Ad esempio, potrebbe essere utile concordare momenti della giornata in cui non si utilizzano i dispositivi e discutere apertamente sui motivi per cui è importante limitare la condivisione di contenuti privati.
I Rischi del Postare Foto e Video di Minori
Postare foto e video di minori sui social media comporta diversi rischi significativi. Vediamoli in dettaglio:
Furto di Identità
Le immagini e le informazioni personali pubblicate online possono essere utilizzate da malintenzionati per il furto di identità. Le foto dei bambini, associate ai loro nomi, date di nascita o altri dettagli personali, possono essere raccolte e utilizzate per creare falsi profili o per scopi fraudolenti.
Uso Improprio delle Immagini
Un rischio preoccupante è l’uso improprio delle immagini da parte di terzi. Le foto dei bambini possono essere scaricate, modificate e diffuse su siti inappropriati, inclusi quelli a contenuto pedopornografico. Questa è una violazione gravissima della privacy e della sicurezza dei minori.
Cyberbullismo
I contenuti condivisi online possono diventare materiale per il cyberbullismo. I bambini, crescendo, potrebbero diventare bersagli di prese in giro o attacchi online basati su foto o video pubblicati dai loro genitori. Questo può avere un impatto negativo sul loro benessere emotivo e psicologico.
Impatto sul Futuro
Le informazioni condivise sui social media possono avere ripercussioni a lungo termine. Foto e video imbarazzanti o troppo personali possono riemergere in momenti inopportuni, come durante la ricerca di un lavoro o in contesti sociali, influenzando negativamente la vita dei giovani adulti.
Esposizione a Estranei
Condividere dettagli della vita quotidiana dei bambini, come luoghi frequentati regolarmente, può esporli a rischi di sicurezza fisica. Estranei possono ottenere informazioni su dove si trovano i bambini in determinati momenti, aumentando il rischio di incontri indesiderati o pericolosi.
I Genitori Devono Vivere i Figli
Per contrastare lo sharenting, è utile incoraggiare attività alternative ai social media. Passare più tempo a parlare con i propri figli, guardare film insieme, giocare e leggere storie sono tutte ottime opzioni per rafforzare il legame familiare senza esporre la vita privata sui social.
Vivere i propri figli significa dedicare loro tempo e attenzione, essere presenti nella loro vita quotidiana e partecipare attivamente alla loro crescita. Questo implica creare un ambiente amorevole e aperto al dialogo, dove i bambini si sentano sicuri e valorizzati. I genitori dovrebbero ascoltare i loro figli, rispondere alle loro domande e guidarli con pazienza.
Creare un Ambiente Amorevole
Un ambiente amorevole si costruisce attraverso piccoli gesti quotidiani di affetto e rispetto. Mostrare ai propri figli che li si ama incondizionatamente li aiuta a sviluppare un senso di sicurezza e fiducia in se stessi. Abbracci, parole gentili e il tempo trascorso insieme sono fondamentali per rafforzare il legame familiare.
Essere Presenti e Partecipi
Essere presenti nella vita dei propri figli significa non solo essere fisicamente vicini, ma anche emotivamente disponibili. Questo può includere partecipare alle loro attività, aiutarli con i compiti, ascoltare le loro preoccupazioni e celebrare i loro successi. La presenza attiva dei genitori è cruciale per il benessere emotivo dei bambini.
Favorire il Dialogo Aperto
Un dialogo aperto e sincero aiuta i bambini a sentirsi ascoltati e compresi. I genitori dovrebbero incoraggiare i loro figli a esprimere liberamente i propri pensieri e sentimenti, senza paura di essere giudicati. Questo approccio favorisce la fiducia e rafforza il legame genitore-figlio.
Insegnare attraverso l’Esempio
I genitori sono i primi modelli di comportamento per i loro figli. Vivendo i propri valori e mostrando rispetto, onestà e empatia, i genitori insegnano ai loro figli le qualità essenziali per vivere in armonia con gli altri. L’esempio quotidiano è uno strumento potente per educare i bambini.
Creare Ricordi Preziosi
Le esperienze condivise creano ricordi preziosi che i bambini porteranno con sé per tutta la vita. Organizzare attività familiari come gite, giochi o semplicemente cucinare insieme aiuta a creare momenti speciali e indimenticabili. Questi ricordi rafforzano il legame familiare e offrono ai bambini un senso di appartenenza.
Conclusione e Consigli
Per evitare i pericoli dello sharenting, ecco alcuni consigli pratici:
Pensa prima di postare: Riflettete sempre sulle conseguenze di ciò che state per condividere.
Chiedi il permesso: Se i vostri figli sono abbastanza grandi, chiedete sempre il loro consenso prima di pubblicare qualsiasi contenuto che li riguardi.
Proteggi la tua privacy: Utilizza impostazioni di privacy rigorose sui social media e limita la visibilità dei tuoi post.
Sii consapevole: Informatevi sui rischi e le leggi relative alla tutela dei minori.
Focalizza sulla qualità del tempo: Dedicate più tempo a interazioni genuine con i vostri figli, lontano dagli schermi.
Ricordate, la protezione e il benessere dei vostri figli vengono prima di tutto. Vivete pienamente ogni momento con loro senza la necessità di condividerlo con il mondo.
Buongiorno amici. Oggi discussione: figli performanti? no, felici.
I genitori vorrebbero figli performanti, ma gli adolescenti chiedono solo di essere felici. Questa la tesi dello psichiatra Sergio De Filippis, docente di Psichiatria delle dipendenze all’Università La Sapienza di Roma e direttore sanitario di Villa von Siebenthal.
Ansia e depressione
Secondo De Filippis, alla base dell’ansia e depressione che colpisce la metà degli adolescenti italiani c’è tanta solitudine e l’incapacità di sentirsi performanti.
“Noi adulti stiamo cercando ossessivamente di crescere giovani performanti, ma ci dimentichiamo che chiedono solo di essere felici” afferma De Filippis. L’adolescente si sente inoltre invisibile, coccolato da piccolo ma poi lasciato solo quando diventa più grande. “Molte volte il genitore si trasforma in adolescente per compiacere il figlio, diventa suo amico. Niente di più sbagliato perché l’adulto deve fare l’adulto, il padre deve fare il padre, la madre la madre. I genitori non possono gareggiare su chi ha più appeal sui social” sottolinea l’esperto.
No ai genitori adolescenti
Molto spesso noto che il considerarsi amici dei propri ragazzi viene fuorviato, non viene capito.
Gli amici, in età adolescenziale, sono il gruppo dei pari, i loro coetanei. Le parsone con cui svagarsi, con cui ridere avere i propri piccoli segreti, confidarsi dell’amore che ci fa battere il cuore.
Tutto questo è raro sia condiviso coi genitori. Non essere amici non vuol dire fare il carabiniere.
Ma i genitori sono importantissimi per i ragazzi, anche se a volte non sembra sia così.
Il ruolo del genitore deve essere quello di supporto, di persona ,matura che consiglia nel modo giusto. Se devo chiedere un coniglio su una questione molto importante devo pensare di poterlo fare con una mamma o un papà che mi ascoltano davvero e che hanno l’esperienza giusta per potermi aiutare a capire cosa fare in diversi ambiti.
l porto sicuro, la casa intesa come focolare in cui non vengo giudicato e, per fare ciò, il genitore deve essere autorevole e mai autoritario. Non l’amico.
Il pensiero dello psichiatra
De Filippis è consulente scientifico del progetto “Mi vedete?” che ha coinvolto oltre 1.800 studenti, insegnanti e famiglie negli istituti scolastici con l’obiettivo di ascoltare gli adolescenti e rispondere ai loro bisogni inespressi. “Ossessivamente pensiamo che nostro figlio debba essere il più bravo a sport o a scuola, senza capire che questo è il piacere di noi genitori, non del figlio” rimarca. “Dobbiamo far sì che i ragazzi commettano errori, cadano e poi si rialzino da soli. Le cicatrici sono importanti in tenera età.”
D’accordissimo. Non abbiate troppe aspettative su vostri ragazzi.
Non progettate la loro vita , scolastica, lavorativa e privata perché, sicuramente, avranno altre mete diverse dalle vostre e va bene così.
Piuttosto, aiutateli e seguirla la loro strada, insegnate loro a sbagliare e a correggere i loro errori. A metterci anima, corpo, mente e cuore per conquistare i loro obiettivi.
Che cos’è l’empatia e perché è importante svilupparla per avere successo nella vita? Continua a leggere e lo scoprirai.
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.”
Cos’è l’empatia? Una delle abilità umane più invisibili. Ma anche una delle più celebrate quando si presenta nel suo splendore.
Il problema è che questa abilità è in rapido declino.
“Si va avanti solo se si è i più forti e si schiacciano gli altri.”
Questo, più o meno, è il mantra di una competizione eccessiva che dimentica i benefici della collaborazione.
È una linea guida radicata in molti ambiti: dall’educazione, al commercio, al mondo delle relazioni.
L’individualismo ha tolto allenamento alla nostra empatia, relegandola a un lontano angolino della nostra mente.
Ma oggi vediamo perché è importante.
Il significato di Empatia
Partiamo dalle basi. Il termine Empatia deriva dal greco en-pathos “sentire dentro” e la definizione che gli viene data oggi dall’Enciclopedia Treccani è la seguente: “Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Con questo termine si vuole rendere in italiano quello tedesco di Einfühlung”.
Cos’è l’empatia?
Quindi, come si può definire con poche e semplici parole l’empatia al giorno d’oggi?
È la capacità di riconoscere e comprendere a pieno le emozioni altrui. La capacità di ascoltare in modo attivo e senza giudicare le persone che avete accanto.
È caratterizzata da processi cognitivi e un’attivazione emozionale nel soggetto che la prova.
È un tentativo attivo di comprendere la prospettiva degli altri e le loro emozioni: in pratica come percepiscono e come vivono la loro realtà.
Cosa non è l’empatia
È importante non fare confusione dando questo nome a emozioni diverse.
L’empatia non è:
compassione: quest’ultima è una forma di empatia unita al desiderio attivo di aiutare il prossimo;
imitazione: essere empatici non significa imitare i sentimenti dell’altra persona e il suo comportamento;
pietà: questa è infatti la preoccupazione per lo stato di un’altra persona percepita come inferiore.
A cosa serve?
Se vogliamo crescere, è un’abilità cruciale per noi e le nostre relazioni: ci permette infatti di ampliare la nostra percezione sfruttando esperienze diverse dalla nostra.
L’empatia porta con sé un enorme vantaggio sociale.
L’umano è un animale che ha sempre fatto di socialità e cooperazione i suoi punti di forza. Grazie a loro siamo riusciti a stabilirci in cima alla piramide alimentare e a inventare la nostra tecnologia.
Riusciamo a far funzionare comunità enormi e complesse grazie all’uso della parola, della scrittura e del pensiero razionale.
Ma come riusciamo a comunicare quando non abbiamo lo stesso linguaggio?
Riconoscere le emozioni degli altri e avere la certezza che gli altri riconoscano le nostre, facilita le nostre interazioni.
Accade sia nel piacere, che nel dolore: quando vediamo qualcuno sbattere la testa contro un muro, “sentiamo” il suo dolore.
Se invece osserviamo delle persone gioire, quella gioia è in grado di riflettersi dentro di noi.
Empatia e intelligenza emotiva
Quando si parla di empatia, non si può di certo trascurare l’intelligenza emotiva. Questa espressione, infatti, è definita come “la capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni” (Salovey e Mayer, 1990).
Possedere tra le proprie qualità l’intelligenza emotiva, dunque, significa avere le capacità di consapevolezza, motivazione, padronanza di sé, empatia e abilità nelle gestione delle risorse umane, che sono alla base di una buona relazione tra individui.
Non tutti, però, sviluppano l’intelligenza emotiva e questo porta alcuni individui a non saper riconoscere e controllare le proprie emozioni e quelle altrui, oltre a essere incapaci di provare empatia.
Dove sono le prove che l’empatia esiste davvero?
Secondo uno studio del Max Planck Institute in Germania, l’area del nostro cervello che si attiva nelle reazioni empatiche (e che resta spenta in abitudini egocentriche) è la circonvoluzione sopramarginale destra, una regione del lobo parietale.
Quest’area è centrale nella distinzione delle nostre emozioni rispetto a quelle degli altri.
Inoltre si attiva per darci l’abilità di osservare e valutare le emozioni che gli altri stanno provando in tempo reale.
La ricerca ha dimostrato che un funzionamento subottimale di quell’area ci porta a proiettare le nostre emozioni sugli altri, facendoci diventare egocentrici, dimenticando appunto cos’è l’empatia.
Dimenticandolo fisicamente.
Inoltre, quando siamo costretti a prendere decisioni rapide, la nostra empatia viene frenata o inibita completamente, portandoci a giudizi scorretti o imprecisi.
Non solo, in quest’area sono presenti i Neuroni Specchio che ci fanno imitare le azioni degli altri: per esempio quando una persona sbadiglia, ci troviamo a sbadigliare a nostra volta.
I vantaggi di essere empatici
Come abbiamo intuito aiuta nelle aree sociali: nella gestione delle relazioni, in quelle delle nostre comunità e soprattutto nella consapevolezza di noi stessi.
“Sapere come riconoscere le emozioni degli altri, ci dà dei parametri per riconoscere le nostre.”
Migliora anche le scelte morali: se abbiamo provato dolore sarà più difficile desiderare di infliggerlo agli altri e se abbiamo provato gioia, sarà più facile gioire della felicità altrui.
Infine la ricerca ha evidenziato altri aspetti molti interessanti:
Lo stato di salute dei pazienti migliora dove l’empatia viene praticata attivamente dai medici.
Diminuisce significativamente gli errori medici.
Modera i comportamenti aggressivi.
L’assenza di empatia è un marker fondamentale di psicopatia e autismo.
La sua presenza migliora la soddisfazione nelle relazioni intime.
Permette di creare e mantenere amicizie.
L’empatia è correlata positivamente con comportamenti di supporto e negativamente con eventi di aggressività.
Diminuisce l’incidenza dei crimini nelle società dove l’empatia è più presente.
Minimizza i problemi familiari.
Semplificando molto: possedere questa abilità migliora la nostra salute e le nostre relazioni.
Perché è così importante
“Siamo scimmie evolute con bombe atomiche a disposizione.”
Fermiamoci un attimo a pensare: negli ultimi decenni ci siamo trovati con invenzioni e tecnologie pazzesche!
Ma nonostante questo, siamo quasi gli stessi umani di qualche decina di migliaia di anni fa, con l’aggravante dell’alienazione sociale promossa dai Social Media.
Questa rivoluzione tecnologica include strumenti magnifici, come la risonanza magnetica, e armi devastanti come la bomba atomica.
Le decisioni su come e quando lanciare quelle bombe sono sempre in mano a noi umani.
Pensaci: preferiresti che a scegliere fosse una persona che sa cos’è l’empatia, o qualcuno che pensa solo a se stesso?
Come sviluppare l’empatia?
Per allenare l’empatia (siamo o non siamo efficaci dopotutto? 🙂 ) ci sono diverse attività che si possono praticare con costanza.
1) Fai questo semplice gioco
Spesso passiamo il tempo tra la gente incollati allo schermo dello smartphone.
Possiamo provare però a fare un gioco: osservare le persone e provare a indovinare il loro stato emotivo.
Ci possiamo chiedere: che giornata stanno passando? Cosa stanno provando?
La curiosità verso gli altri è il primo passo per comprendere cos’è l’empatia ed estenderne l’efficacia.
2) Impara ad ascoltare attivamente
Spesso durante le conversazioni abbiamo la risposta pronta prima ancora che l’altro abbia finito la frase.
Trattiamo molte conversazioni come battaglie verbali e finiamo per scontrarci davvero.
Rallentando un po’ possiamo cambiare il corso di questi scambi. Potremmo ad esempio fare così:
Ci prendiamo un momento per considerare ciò che l’altro ha detto e facciamo delle domande per approfondire il suo punto di vista.
Dopodiché tentiamo di comprendere perché quella persona la pensa così.
Infine proviamo a identificare le sue emozioni.
Questa pratica è ancora più utile quando non condividiamo l’opinione dell’altro, perché ci permette di espandere e completare la nostra.
3) Apriti agli altri
Ascoltare le esperienze degli altri è come leggere libri.
È vivere nuove prospettive della stessa vita: questo ci permette di avere più informazioni su esperienze comuni e vederle in maniera diversa.
Allo stesso tempo, aprirsi ai propri sentimenti e alle esperienze è fondamentale per poterli gestire e riconoscere in maniera equilibrata e costruttiva.
L’uso continuo di queste tre pratiche ci permette di allargare i nostri confini di “giudizio e pregiudizio” limitando l’uso di etichette verso l’altro e facilitandoci la via verso la visione di com’è realmente l’esperienza umana e cioè un’esperienza comune, in cui siamo una specie sola e lavoriamo per la nostra evoluzione e sopravvivenza.
Questi vantaggi e principi funzionano a tutti i livelli, dalle relazioni più intime ai progetti più grandi.
Com’è possibile avere un obiettivo comune e perseguirlo con efficacia se non prendiamo atto di cos’è l’empatia e non ci comprendiamo?
buongiorno amici. Oggi riflettiamo sui conflitti genitoriali e di come i fratelli maggiori ne soffrano di più.
Siete il maggiore tra i vostri fratelli? Se è così, è molto probabile che un ruolo del genere sia stato per voi scomodo, a un certo punto. Perché a volte nascere prima ed essere i fratelli maggiori costringe a crescere più velocemente e persino ad assumersi responsabilità prima del tempo.
Può anche darsi che abbiate sviluppato una personalità più esigente e che siate tra quelli che cercano di essere d’aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno.
È vero che ci sono sempre delle eccezioni. Tuttavia, in quelle dinamiche familiari in cui c’è un fratello maggiore e altri più piccoli, ciascuno finisce per assumere un posto in questo quadro relazionale. E questo ci segna, ci condiziona in infiniti modi. Perché quello che accade nell’infanzia e nell’adolescenza finisce per scolpire la nostra personalità.
Allo stesso modo, c’è un fatto che di solito si verifica in determinate circostanze e che vale la pena sottolineare. Quando i genitori non sono disponibili, è il fratello maggiore che assume il ruolo protettivo con i suoi fratelli. In questi contesti, dominati da maltrattamenti o dissapori tra genitori, ci sono figli che sono costretti a maturare in maniera frettolosa.
Siamo il risultato di molte delle dinamiche patologiche che sperimentiamo durante l’infanzia. Il fatto di affrontare certe situazioni insieme ai nostri fratelli potrebbe attenuare parte dell’impatto psicologico di quegli avvenimenti.
I bambini più grandi a volte fungono da mediatori tra i genitori quando litigano o si verificano situazioni di abuso.
Fratelli maggiori nel bel mezzo di crisi tra genitori
Inizieremo chiarendo che l’ordine di nascita non determina la nostra personalità. A influire maggiormente è il contesto sociale che ci circonda, quello capace di far assumere ad un bambino di dodici, tredici o quattordici anni, in un dato momento, il ruolo di genitori non disponibili con i fratellini più piccoli.
Siamo condizionati dall’ambiente in cui cresciamo e dalle dinamiche con i nostri caregiver. Allo stesso tempo, in questo processo di sviluppo ed emersione del nostro carattere, anche l’interazione con i nostri fratelli e sorelle è fondamentale. Uno studio della Purdue University, in Indiana, evidenzia infatti un aspetto importante.
La relazione che si instaura tra fratelli può promuovere in noi dall’apprendimento sociale, al tipo di attaccamento, a molti tratti della nostra personalità. Queste figure sono determinanti quanto i nostri genitori e talvolta sono anche il nostro caposaldo per promuovere e tutelare il benessere psicologico.
Quest’ultimo si verifica, soprattutto, in situazioni di famiglia disfunzionale. Quando ci sono situazioni di conflitto interparentale, è il fratello maggiore che si sente maggiormente colpito. In generale, questa figura rientra, in molti casi, nella funzione di mediatore tra i genitori o di badante dei fratelli più piccoli.
Il conflitto tra i genitori può causare un grande impatto emotivo sui bambini. Tuttavia, quando c’è un fratello maggiore, questa circostanza può essere mitigata agendo come protettore dei più piccoli.
Teoria dell’ammortizzatore e genitori non disponibili
Spesso si dà per scontato che quando c’è un rapporto conflittuale tra genitori, di solito c’è conflitto anche tra fratelli; ma non è sempre così. È vero che i genitori agiscono come quel modello sociale che i bambini tendono a imitare. È anche vero che queste dinamiche dominate da liti, urla e rimproveri generano un’atmosfera caotica e insicura.
Tuttavia, la teoria dello smorzamento ci dice che a volte la figura di un fratello maggiore cambia tutto.
Quando i genitori non sono disponibili, quel ragazzo o quella ragazza assume il ruolo dell’adulto. Sono il sostegno emotivo e fisico dei bambini più piccoli, loro che chiariscono la situazione e conferiscono sicurezza, loro che diventano la principale fonte di attaccamento valido e positivo.
I bambini più grandi e il carico emotivo non citato in giudizio
Uno studio condotto presso l’Università di Edimburgo nel 2017 ha affermato che, in media, i fratelli maggiori mostrano un QI più alto rispetto ai loro fratelli più piccoli. Questo è stato spiegato al lavoro per vari motivi. Questi bambini ricevono più stimoli, attenzioni e sostegno rispetto ai piccoli che arrivano dopo.
Ora, cosa succede in quelle case in cui i caregiver non sono disponibili o portano con sé qualche conflitto? Succede che i figli sono costretti a crescere con la forza, ad assumere compiti e responsabilità che non gli corrispondono. Sono ragazzi e ragazze con maggiore maturità dal punto di vista dell’intelligenza emotiva e che, spesso, sono costretti a mediare anche nei problemi dei propri genitori.
Non solo ricade su di loro l’obbligo di prendersi cura dei fratelli più piccoli, ma a volte agiscono anche come genitori dei propri genitori. Non ci sono dati sul fatto che questo aumenti o meno il tuo QI. Tuttavia, ciò che vediamo spesso è che portano un bagaglio emotivo che a lungo andare è traumatico e controproducente.
Nella genitorialità le barriere generazionali si attenuano ei figli sono costretti a recitare il ruolo di adulti, trascurando se stessi.
I fratelli maggiori e le ferite della genitorialità
Genitorialità è un termine coniato dallo psichiatra Iván Böszörményi-Nagy per definire quelle situazioni in cui un bambino assume il ruolo di adulto, sostituendosi così ai propri genitori. In questo modo, il fatto che il fratello maggiore debba essere il custode dei fratelli e dei genitori è una forma di abuso psicologico.
Molti di coloro che si sono trovati in questa situazione sanno che questo non sempre rende più forti, quanto piuttosto lascia vuoti abissali. È vero che possono esserci differenze interindividuali, tuttavia, in generale, comporta la perdita dell’infanzia e una distorsione della propria identità.
Essendo a loro volta quelle figure che danno sostegno, sicurezza e affetto ai propri cari, questi bambini crescono senza ricevere sostegno in queste dimensioni, da parte di una valida figura adulta.
È comune portare il segno del trauma e di molteplici bisogni insoddisfatti. Nessuno deve essere privato della propria infanzia assumendo compiti che non gli competono. L’infanzia è sacra e l’obbligo di prendersi cura di ogni creatura con amore è un obbligo di tutti.
Buon pomeriggio amici:) Oggi voglio parlarvi di dipendenza da gioco.
ORIGINI
Alla base, il gioco è qualcosa di fondamentale per i ragazzini, per i bimbi perché aiutano a sviluppare fantasia, creatività, aiuta a relazionarsi con i coetanei.
Quando, invece, si parla di gioco d’azzardo si pensa subito alla dipendenza, non alla socializzazione ma al giocare unicamente per vincere, con un rischio molto alto di spendere troppi soldi.
GIOCATORI
Un giocatore che gioca per svago non è problematico. Un giocatore che lo fa per sentirsi grande, per un senso di onnipotenza, perché, dopo un po’, ne diventa dipendente tanto da accantonare gran parte dei momenti piùimportanti della sua vita sì, è patologia.
Patologia è, infatti, quando non hai più il controllo sul gioco ma è lui che controlla te.E anche se perdi sei portato a spingere sempre di più.
CAUSE
Le cause possono, talvolta, esser genetiche e socio demografiche. La maggior parte dei giocatori patologici è dis esso maschile. Sono persone amanti del rischio, come chi fa sport estremi perché ha bisogno di adrenalina per star bene, perchè è la loro valvola di sfogo..
Ma esistono delle variabili cognitive: fallacità del giocatore: quando il giocatore sopravvaluta le proprie capacità; illusione di controllo: esempio, quando vedete che un giocatore tira più forte i dadi è perché, nella sua mente, pensa che in questo modo avrà un risultato positivo; la quasi vincita: può succedere che, al gioco d’azzardo, una persona possa vincere ma non al 100% perle loro abilità . E quando questo accade, il giocatore patologico continua, continua finché non comincia a perdere tutto. E pensa “ok, ho vinto prima posso rivincere ancora”.
LE FASI
Vincente: si gioca per divertimento, e, spesso, si vince.
Perdente: il gioco, ormai, diventa una sorta di obbligo, di lavoro e comincia ad essere patologico.
Disperazione: il giocatre comincia a perdere soldi, a indebitarsi e comincia a chiedere, a volte anche no, aiuti alla famiglia, la vera vittima di tutto questo.
Critico: la vittima riconosce di avere un problema e chiede aiuto.
Ricostruzione: grzie all’aiuto di un terapista, il giocatore recupera i rapporti con la famiglia,nella migliore delle ipotesi.
Crescita: comincia il percorso di guarigione.
CONSIGLI
Se siete in questa condizione, non abbiate problemi a dichiarare i ostri debiti. Parlate del vosto problema, è il primo passo verso la guarigione vera.
Girate senza soldi in tasca e senza bancomat: questo è un validissimo aiuto. Affidate i vostri risparmi a una persona di fiducia e, quando dovete fare degli acquisti, vi darà la somma strettamente necessaria.
Evitate luoghi abitudinari: ad esempio quel bare dove giocate alle macchinette e qualsiasi posto che vi riporti al gioco.
Rivolgetevi ad un professionista: ultimo ma necessario step.
Io ci sono. Spero che questo articolo sulla dipendenza da gioco vi sia stato utile.
Buongiorno a tutti:) Oggi parliamo di bambini e cellulari.
Leggevo la notizia di quel bimbo di 11anni che si è suicidato gettandosi dal decimo piano della sua abitazione lasciando un messaggio ai suoi genitori e accennando ad un uomo col cappuccio.
Gli inquirenti stanno indagando sull’accaduto e ipotizzano, tra le altre cose, a un “gioco” online (come la blue whales o qualche creepy pasta americano) che abbia potuto indurre il bimbo a fare quel brutto gesto.
LA TECNOLOGIA E I MINORI
Personalmente sono un’amante e sostenitrricedella tecnologia ma? se ben utilizzata.
Dare in mano ad un bambino un celllare che funge da babysitter quando mamma e papà non hanno tempo è deleterio. Ormai i bambini sono abiliad usare let ecnologie e spesso cadono in luoghi, siti, posti incnsapevoli di quello che possa uccedere.
Sono contro quei genitori che continuano a postare foto dei piccini perché, per quanto una persona possa essere social e amare la tecnologia e internet come modo di comunicazione, deve anche pensare che una foto di questo tipo può essere utilizzata per scopi e da persone che non ne fanno di sicuro un uso…benevolo.
Quanti gruppi di pedofili, se si tratta di bambini. Quante ragazzine che si divertono a fare le donne davanti ad una fotocamera vengono adescate da malintenzionati.
La tecnologia è progresso ma, vi prego, non lasciatela nelle mani di bambini, altamente influenzabili e malleabili psicologicamente parlando. E’ un attimo cadere in un tranello per loro, è facile convincerli a fare cose che non si sognerebbero nemmeno di fare, nella vita reale, per ottenere, forse, un premio, un qualcosa che li attrae.
Cercate sempre di monitorare, nel modo corretto, i vostri figli se minorenni. La loro tutela, la loro educazione e protezione è vostra responsabilità. Sono piccoli grandi uomini e donne che stanno crescendo e senza guida è difficile.
Il mondo di oggi ha molte più insidie e dobbiamo avere gli occhi ben aperti soprattutto nei confronti dei più piccoli.
Se volete, parlatene con me e insieme percorreremo un percorso per …correggere alcuni errori.
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