Buongiorno amici. Oggi parliamo di Genitori amici? No grazie.
Bellissimo il pensiero della Bouchet, che condivido pienamente.
Genitori amici? No grazie.
No, non devono esserlo. E perché?
Non dobbiamo confondere un genitore aperto all’ascolto, come dev’essere, con un genitore che vuole fare l’amico. E’ dannoso e vi spiego.
I genitori devono essere una guida per un figlio, un buon esempio per riuscire ad educarlo nel modo più corretto.
Deve essere un porto sicuro quando ha bisogno di aiuto e aperto all’ascolto per non tirare su muri che difficilmente, poi, si riuscirebbero a scalfire.
I genitori devono amar un figlio incondizionatamente e aumentare la fiducia in se stessi e l’autostima.
Devono aiutarli a capire dove hanno sbagliato, insegnar loro a sbagliare perché dagli errori si impara, aiutarli ad essere indipendenti.
Amici- Genitori amici? No grazie
Gli amici sono un’altra cosa.
Secondo voi, ad un amico si chiede consiglio su un qualcosa di avvero importante?
Si può prendere da esempio di vita? No, semplicemente perché non ha l’esperienza necessaria e vostro figlio non troverà le risposte che cerca.
Con l’amico ci si confida segreti, si passano momenti di confidenze ed è giusto così.
Ma se il genitore tende a fare l’amico, perderà quell’importanza e il ruolo che deve avere.
Lacrime- Genitori amici? No grazie
Altro aspetto importante? Mai nascondere le proprie emozioni, qualsiasi esse siano.
Perché piangere non è un difetto, un atto di debolezza. E’ un sentimento come un altro ed è giusto esternarlo perché, come dice anche la Bouchet, fa bene all’anima, è uno sfogo naturale e semplice.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del perché e come chiedere scusa ai figli.
Fare il genitore è veramente un mestiere difficile, un lavoro a tempo pieno, carico di responsabilità, dove può capitare di sbagliare, di perdere la pazienza con i figli.
Genitori perfetti?no
Non esiste il genitore perfetto. Per una mamma e un papà, l’importante NON è “non sbagliare mai”, ma essere consapevoli di certe dinamiche e delle loro conseguenze, riconoscere i propri errori e riuscire a riparare con i figli, ponendosi come una guida per loro.
Se c’è una cosa che fa bene a un figlio, è trovarsi un adulto consapevole delle proprie vulnerabilità, capace di riconoscere un errore e di chiedere scusa.
Molti adulti, specialmente gli uomini, pensano che scusarsi con un figlio li faccia apparire automaticamente deboli e meno autorevoli ai suoi occhi.
Ma non è così: mostrare di avere capito dove abbiamo sbagliato, di non essere soddisfatti di come sono andate le cose è il modo migliore per far comprendere a un ragazzo che ha davanti una persona vera e consapevole, realista e moralmente integra.
Spesso, ciò che fa più soffrire nelle relazioni non è l’errore commesso, ma non ricostruire il legame dopo la rottura.
E chiedere scusa è il modo migliore per ricucire uno strappo.
Perché ?
Molti genitori magari non chiedono scusa per orgoglio, per paura di sottomettersi o di perdere il proprio ruolo.
In realtà, è un gesto che ha in sé un grande insegnamento educativo: per farlo bene, però, ci vuole consapevolezza perché non si tratta semplicemente di chiedere scusa a parole, ma riconoscere che si è sbagliato e cercare di correggere l’errore.
Perché è importante?
1. Si insegna ai figli che si può sbagliare, ma si può anche recuperare. I figli devono sapere che sbagliare è umano, che l’importante è rendersene conto e che si può porre rimedio per cercare almeno di attenuare le conseguenze negative: bisogna però ammetterlo, per agire meglio la volta successiva.
2. Si è un modello positivo per i figli. È importante dare il buon esempio ai figli e non c’è insegnamento migliore che la coerenza, quindi mettere in pratica ciò che si “predica”: se vogliamo che i figli imparino il rispetto, ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni, il genitore deve dimostrarlo per primo attraverso il suo comportamento, più che con le parole.
3. Si favorisce un’educazione basata sul rispetto reciproco. Chiedere scusa ad un figlio significa riconoscerlo come persona che ha un valore e che merita rispetto, come lui dovrebbe dimostrare lo stesso nei confronti degli altri: non significa che, siccome sono piccoli, devono essere trattati diversamente.
Come chiedere scusa ad un figlio?
Se ci si rende conto di aver reagito in modo impulsivo, di non essere stati coerenti o di aver gestito male una situazione, è bene scusarsi con i figli, senza dilungarvi troppo con le parole, ma facendolo in modo autentico.
Le scuse devono nascere da un sentimento maturato dentro.
Per farlo in maniera adeguata, però, bisogna aver preso reale consapevolezza dei propri errori, assumendosi la responsabilità, altrimenti si rischia di farlo solo per scaricarsi la colpa.
Evitate quindi di dire “scusa ma ti comporti male e mi fai perdere la pazienza”; piuttosto andate dai figli quando vi siete calmati e riconoscete realmente di aver sbagliato.
Bisogna anche fare attenzione, però, a non abusare del termine “scusa” perché altrimenti perde di significato e di valore, diventa un’abitudine e si trasmette ai figli che può essere uno strumento per non assumersi le proprie responsabilità, continuando a commettere sempre lo stesso errore.
Non è tanto la parola “scusa” ad essere rilevante, quanto l’aver riflettuto sulla situazione, considerandola dal punto di vista di vostro figlio, riconoscere cosa sia successo e porvi rimedio, ripartendo con maggiore consapevolezza.
L’aspetto importante è riuscire a scusarsi sinceramente e “riparare” la relazione con i figli, dopo una difficoltà o un problema, ricostruendo con loro un clima di fiducia reciproca.
Buongiorno amici. Oggi diretta: problemi alimentari , nei ragazzi ma anche nei bimbi.
Bimbi
Già a otto o nove anni nelle bambine insorgono le prime avvisaglie di quello che potrebbe essere l’inizio di un disturbo del comportamento alimentare.
Nei bambini parliamo di disturbo dell’alimentazione evitante restrittivo.
Chi soffre di questo secondo tipo di disturbo non ha l’ideazione anoressica, non ha l’ossessione, il pensiero tipico della paura di ingrassare che fa assumere un comportamento alimentare non adeguato.
L’Arfid è un disturbo che solitamente è preceduto da un trauma come un soffocamento mentre si mangiava e questo porta i bambini ad avere difficoltà a deglutire, hanno la sensazione di avere la gola chiusa e di conseguenza non mangiano. In altri casi il disturbo si traduce in un eccesso di selettività: il bambino non mangia certe consistenze o certi colori
Adolescenti
In adolescenza i disturbi alimentari più frequenti restano comunque l’anoressia nervosa e la bulimia.
“La prima è contraddistinta da un’alimentazione non adeguata. Nel caso della bulimia invece le ragazze hanno comunque un’ossessione per la forma fisica e per il controllo dell’alimentazione, ma la modalità non è rigida come nell’anoressia”.
Caratteristica della bulimia sono infatti le abbuffate. “Devono essere oggettive: ovvero si mangia una grande quantità di cibo in un tempo ridotto.
E questo comporta una grande paura delle conseguenze, infatti dopo queste grandi mangiate le ragazze mettono in atto dei comportamenti correttivi.
Il più comune, soprattutto quando sono un po’ più adulte, è il vomito o l’assunzione di lassativi. Quando invece l’età è più bassa si cerca di compensare con un’attività fisica molto intensa”.
Diretta
Nella diretta analizzeremo le cause, i sintomi, i segnali e cosa è meglio fare.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo della paura di sbagliare.
Chi ha paura di sbagliare vive nel costante terrore di essere giudicato a causa degli errori che commette, veri o immaginari che siano.
Il fallimento, tuttavia, è una parte integrante della vita e dobbiamo imparare a convivere con esso se non vogliamo ritrovarci imprigionati in una gabbia di finta perfezione.
Per superare l’ansia di sbagliare è utile rafforzare l’autostima.
PERCHÉ ABBIAMO COSÌ TANTA PAURA DI SBAGLIARE?
La paura di sbagliare è probabilmente una delle più diffuse e accomuna moltissime persone. Si tende ad essere eccessivamente perfezionisti, a non tollerare di commettere errori perché si ritiene, a torto, di essere sottoposti al continuo giudizio degli altri.
In realtà, il peggior giudice è quello interno, come sanno bene gli psicologi, e solo se riusciamo a imparare a convivere con la possibilità del fallimento potremo trovare la forza di buttarci in compiti nuovi che ci incutono timore.
Avere paura di sbagliare, se rimane una condizione fisiologica che si presenta in qualche sporadica occasione, può essere addirittura positivo, perché ci spinge a dare il meglio di noi stessi e a sfruttare a pieno le nostre potenzialità.
Diverso è quando l’ansia di commettere un errore si trasforma in una condizione invalidante che mette a dura prova la salute psicologica della persona.
PAURA DEL FALLIMENTO: LE CAUSE
La paura di sbagliare può condizionarci talmente tanto da non farci neppure iniziare qualcosa che non conosciamo.
Ma da cosa deriva questa condizione d’ansia? Secondo gli psicologi, un ruolo rilevante è giocato dalla famiglia d’origine, che, se assume un atteggiamento giudicante può minare alla base l’autostima del bambino.
Tuttavia, anche i genitori che si caratterizzano per avere un atteggiamento eccessivamente protettivo possono ottenere l’effetto contrario perché, pur di evitare al figlio ogni possibile esperienza negativa, lo costringono a non affrontare mai le sue paure e, quindi, a costruire uno schema mentale dominato da perfezionismo e terrore di sbagliare.
La scuola
Un altro contesto dove la possibilità di sbagliare viene fortemente scoraggiata è la scuola, che può causare seri danni all’autostima dei bambini.
Ecco cosa scrive a riguardo l’esperta in psicologia Alina Tugend nel suo libro Better by Mistake: The Unexpected Benefits of Being Wrong.
“Cresciamo generazioni di ragazzi che sono terrorizzati dallo sbagliare. Dal fallire. O addirittura, anche solo dal dover stare alcuni minuti seduti in classe senza sapere qualcosa. Ma se gli studenti hanno paura di sbagliare, ecco che hanno anche paura di provare cose nuove, di essere creativi, di pensare in maniera diversa.”
COME SUPERARE LA PAURA DI SBAGLIARE: ALCUNI CONSIGLI UTILI
Se la ricerca della perfezione e il giudizio degli altri ti paralizzano, prova a mettere in pratica questi consigli:
Cerca di immaginare il fallimento come un’occasione di crescita personale. L’errore è ciò che ti porterà a sviluppare nuove capacità cognitive.
Chi dice che non ha mai fatto neppure un errore… mente!
Eseguire sempre tutti i compiti assegnati alla perfezione è impossibile. Può succedere di sbagliare, anzi, succede molto spesso, tuttavia ciò non deve trattenerci dal metterci alla prova.
Non tutte le persone passano il loro tempo ad osservarci.
Commettere un errore non ti definisce come persona. Fallire non ha nulla a che vedere con il tuo valore individuale perché solo chi non prova mai non commette mai errori.
Tutti possiamo sbagliare perché siamo umani.
Ricordati che per andare avanti occorre mettersi alla prova ed affrontare qualcosa di nuovo, anche se non lo conosciamo bene.
Uno sbaglio è ciò che ci rende interessanti agli occhi degli altri.
Dopo molti errori commessi, raggiungere il successo sarà ancora più bello.
Se analizzare la situazione che ti ha portato a commettere un errore, fallo pure, ma non troppo spesso: meglio lasciar agire l’istinto.
La storia di un ragazzino americano che suonava i campanelli del vicinato per trovare amici.
Buongiorno amici. “Ho bisogno di amici”, la storia di un ragazzino e della sua voglia di trovare amici.
Suona i campanelli di coloro che vivono nel suo quartiere per cercare amici.
La storia di Shayden Walker, ragazzino di Amarillo, in Texas, commuove la rete e innesca una rete di solidarietà.
A cambiare le sue sorti è Brennan Ray, vicino di casa che decide di registrare in un video il primo incontro con il suo giovane vicino.
“Ho davvero bisogno di amici” spiega Shayden, che inizialmente viene indirizzato da Brennan da alcuni ragazzini della zona che però vuole evitare in quanto da loro bullizzato in passato.
Brennan
Quando viene a sapere che Brennan e la moglie hanno una bambina di 2 anni, il ragazzino si dice disposto a stringere amicizia con lei.
Non solo: i suoi vicini decidono di aiutarlo e raccolgono 37mila dollari.
Con quei soldi la famiglia di Shayden ha comprato per lui vestiti e giochi oltre a dare un contributo in beneficenza.
Nel frattempo il protagonista di questa storia trova più amici del previsto: in molti gli scrivono e la famiglia Ray organizza un evento pubblico durante il quale il giovane, a questo punto non più solo, viene circondato d’affetto.
Amici
A quest’età, sempre ma quando sei adolescente ancora di più, gli amici svolgono un ruolo molto molto importante.
Il gruppo è il nostro senso di appartenenza ma questa voglia di avere amici, a volte, porta a modificare la nostra personalità per adattarci a comportamenti ed abitudini non consoni a noi.
Ed è questo l’errore che non dovete mai fare. Gli amici, quelli veri, vi accettano così come siete. Non c’è bisogno di dimostrare qualcosa che non siete perché, a lungo andare, non riuscirete a sopportarlo.
La conseguenza? Frustrazione, rabbia, atti violenti nei confronti di chi vi sta attorno.
Ecco cosa vogliono i vostri ragazzi per le vacanze.
Buongiorno amici. Oggi parliamo dei desideri de ragazzi per le vacanze.. voi.
Vacanze E’ arrivato il momento tanto desiderato dai ragazzi: le vacanze estive.
Quelle più lunghe, quelle dove ci si può rilassare dopo tante ore di studio e impegni.
Quelle dove si ha più voglia di uscire e vedere gli amici.
Ma sono anche quelle in cui si ha più voglia, soprattutto per i più piccini, di passare più tempo con mamma e papà.Presi, di solito, dai loro mille impegni.
Genitori Eh sì, voi siete fondamentali, siete la guida, il porto sicuro, il buon esempio che aiutano i figli a crescere nel modo più sereno possibil, aiutandoli, anche , a sbagliare per poter imparare e fortificarsi.
Voi siete coloro che camminano vicino e mai avanti o dietro.
Ma siete anche coloro che, spesso, pensano di accontentare i ragazzi riempiendoli di cose da fare.
O…per tenerli occupati visto che voi…non avete tempo.
Impegni
Ovvio, i genitori lavorano e non possono passare tutta la giornata coi ragazzi. Ma, come dico sempre, non deve essere la quantità ma la qualità del tempo passato insieme.
Organizzare la loro giornata con mille e più attività, che sia durante l’anno scolastico e ancor meno durante le vacanze, non fa bene.
Lasciate che siano loro a scegliere cosa fare. Lasciate che trovino un po’ il tempo, ora, di rilassarsi e svagare la mente.
E soprattutto, lasciate che soddisfino il desiderio di stare un po’ più di tempo con voi.
E, altro consiglio, condividete gli interessi dei ragazzi. Guardate quel film che a loro piace tanto anche se non l’avete mai sopportato. Ascoltate la loro musica, giocate a quello che desiderano, guardate quella partita X.
Condividete, empatizzate e conquisterete i vostri ragazzi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di vacanze e di come viverle in modo sereno.
Dopo un anno carico di stress, è arrivata l’estate e sono sopraggiunte le tanto attese vacanze, troppo spesso vissute come se fossero l’unica occasione in cui poter recuperare le energie.
Vacanze
Molti genitori arrivano alle ferie talmente distrutti e stremati che non riescono neanche a godersele a pieno. Tante volte si pensa “Devo assolutamente staccare la spina perché chissà cosa mi aspetterà a settembre!”, soprattutto in questo periodo di pandemia, pieno di incognite e di incertezze.
Ma fa davvero bene pensare di avere solo un periodo in cui potersi rilassare e rigenerare?
In realtà si rischia di andare ancora più in ansia, si vive in funzione delle vacanze e, se qualcosa va storto, viene vissuto come una tragedia.
Come riuscire a staccare la spina e godersi le vacanze?
Le tempistiche e i ritmi della vacanza devono essere diversi rispetto ai mesi precedenti, con dei ritmi meno pressanti accompagnati da nuovi stimoli per sganciarsi dalla routine quotidiana e dare il tempo al cervello di rigenerarsi.
Non bisogna sottovalutare neanche l’importanza del sonno, è proprio in quelle ore che il cervello fa una sorta di pulizia e si attiva in modo costruttivo.
Nel periodo estivo bisogna inserire occasioni per vivere attività diverse rispetto a quelle della routine quotidiana, anche con i figli.
Tante volte si è talmente abituati a ripetere ai figli frasi come “Dai, alzati che è tardi!”, “Devi fare i compiti”, che anche in vacanza si continua ad avere la priorità della scuola e dei ritmi frenetici.
Il rapporto tra genitori e figli non deve essere basato solo sui doveri ma anche sui piaceri e, in vacanza, deve fondarsi su altre dinamiche.
Siamo stati educati in genere con “prima il dovere e poi il piacere”, in realtà il dovere e il piacere possono andare anche di pari passo.
Se l’asticella della bilancia però è sempre posta sui doveri, è normale che poi si accumula lo stress e si arriva al periodo di vacanza completamente sfiniti.
Significa che il tempo che ci siamo ritagliati durante l’anno è stato insufficiente e che dobbiamo essere più bravi a non trascurare il nostro benessere.
Compiti per le vacanze per genitori: come ritrovare il benessere?
CAMBIARE LE PICCOLE ABITUDINI.
È bene partire dalle piccole abitudini: bisogna smettere di riempire il vaso per poi svuotarlo tutto insieme.
Non fa bene alla mente e non fa bene al corpo che tante volte manda dei segnali di allarme molto chiari che indicano una condizione psico-fisica di stress per cui è necessario fermarsi.
IMPARARE AD ASCOLTARE SE STESSI.
Quando si parla, è importante ascoltare le parole che si dicono e i pensieri che si nascondono dietro, perché tante volte siamo dei campioni a vedere prettamente gli aspetti negativi a discapito di quelli positivi.
Bisogna stare più sul presente, dare ascolto ai propri bisogni e rispondervi. Se usiamo parole di ansia, di allarme tipo “oddio “, “mamma mia” per ogni cosa, o di pesantezza come “che stress”, “è sempre così”, “è tutto così…”, ci condizioniamo senza rendercene neanche conto.
È importante iniziare a fare caso a queste parole e iniziare a sostituirle con altre più funzionali al nostro benessere, anche perché i figli imparano dal linguaggio dei genitori anche in maniera indiretta.
Fate caso a quanto i vostri genitori vi hanno condizionato quando usate frasi o parole che dicevano loro.
METTERE SEMPRE UN PIZZICO DI PIACERE, NON C’È SOLO IL DOVERE. Tra i doveri quotidiani, deve esserci sempre la possibilità di recuperare un minimo le energie.
A volte basta poco, anche pochi minuti, senza pensieri che schizzano impazziti nella testa. Riuscire a staccare la spina non dipende dal posto in cui siamo ma dal nostro atteggiamento mentale.
Come trovare quindi un equilibrio tra il dovere e il piacere?
Bisogna cambiare prospettiva ed equilibrare durante l’anno: se ci sono dei periodi più intensi, dopo ci deve essere un minimo di stacco, e lo stesso vale per i figli.
La vita di un figlio non può ruotare solo intorno alla scuola, così come per un genitore non ci devono essere solo il lavoro e i doveri quotidiani.ù
Bisogna puntare al benessere a 360°: pensare anche allo sport, ad un alimentazione sana, alle attività di svago, alle relazioni.
Devono farlo in primis i genitori ed essere da esempio ai figli se vogliono che imparino a bilanciare il dovere e il piacere e a vivere più serenamente anche i periodi più intensi.
Buongiorno amici. Oggi argomento diretta: relazione tossica tra fratelli.
Cosa si intende per relazioni tossiche?-diretta: relazione tossica tra fratelli
Piuttosto che di persone tossiche, è meglio parlare di relazioni o dinamiche tossiche. Questo tipo di relazionepuò manifestarsi in qualsiasi ambito della nostra vita, sia con i nostri amici che sul lavoro, con il nostro partner o con la nostra famiglia.
In quest’ultimo ambito, prima di parlare di fratelli tossici, cercheremo di tracciare una definizione comune di relazione tossica.
Questa potrebbe essere definita come quellarelazione checi provoca disagio e sofferenza, ma che ci sentiamo capaci di abbandonare (o impossibilitati a prenderne le distanze).
Fratelli tossici: come sono?
Le relazioni con fratelli tossici, come le relazioni tossiche in generale, sono dannose per se stessi. Sono relazioni basate su invidia e gelosia, vittimismo, manipolazione, sensazione di perdita di controllo (impotenza appresa), ecc.
È chiaro che non tutti possiamo sempre andare d’accordo con i nostri fratelli, e non c’è niente di strano.
Tuttavia, quando i conflitti sono ricorrenti, ci sentiamo incapaci di porre dei limiti con quel fratello o quella sorella, sentiamo che ci trattano male, ecc., è il momento di considerare la possibilità di entrare in una relazione tossica con lui/lei.
Senti di avere fratelli tossici o piuttosto che con tuo fratello hai costruito una dinamica familiare tossica come fratelli?
Riflettiamo su questo bellissimo e reale pensiero.
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo sul fatto che ognuno è un genio.
Paragoni
Qual’ è uno dei difetti e degli errori più grande e deleterio che un genitore possa fare nei confronti di suo figlio?
Paragonarlo a qualcun altro.
Deleterio. Sì, perché ognuno di noi ha la sua unicità .
Ognuno di noi ha le sue caratteristiche, i suoi talenti, i suoi tempi, le sue emozioni e i suoi pensieri e obiettivi.
Succede, però, che spesso i genitori trattino i figli come un riflesso di loro stessi. Cosa vuol dire?
Proiezioni
Che vogliono che questi facciano tutto quello che loro non sono riusciti a fare per diverse motivazioni.
Ed quindi che frequentino una scuola che per loro, genitori, vada bene.
Che frequentino un corso X perché “io non sono riuscita a farlo. Guarda tu che fortuna hai”.
Conseguenze
E le conseguenze quali sono ?
Che parte spesso il ricattino morale per cui il ragazzo è quasi costretto a farlo per soddisfare i genitori ma, in corso dopo, subisce un fallimento dietro l’altro. E on per colpa sua.
Non poi portare un ragazzo a fare un qualcosa, qualsiasi cosa, che non sia nelle sue corde perché rischierà di fallire e di sentirsi un fallito a vita.
E in realtà semplicemente non sta inseguendo il suo sogno ma quello di un’altra persona.
Riflessione
Il ruolo principale de genitore è quello di aiutare il figlio a sviluppare le SUE, del figlio, capacità, anche se non sono quelle che vorremmo fossero.
Tuo figlio è abile nello sport? nell’arte? nelle scienze? perfetto, allora aiutalo a diventare quello che vuole.
Ovviamente la responsabilità del ragazzo è quella di impegnarsi con tutte le sue forze in quello che fa perché solo così potrà riuscire.
E se si inciampa? Non importa, si riflette sul motivo per cui si è inciampati e si risolve.
Navigando online mi sono imbattuta in questo video meraviglioso dove viene spiegato, senza troppi giri di parole, cos’è l’empatia.
Empatia
Il termine empatia deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni.
L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri. E’ l’abilità di vedere il mondo come lo vedono gli altri, essere non giudicanti, comprendere i sentimenti altrui mantenendoli però distinti dai propri.
Si tratta di un’abilità sociale di fondamentale importanza e rappresenta uno degli strumenti di base di una comunicazione interpersonale efficace e gratificante.
Nelle relazioni interpersonali l’empatia è una delle principali porte d’accesso agli stati d’animo e in generale al mondo dell’altro.
Grazie a essa non solo riusciamo a capire il messaggio che il nostro interlocutore ci sta dando ma ne comprendiamo anche le sue vere emozioni, senza dover dire nulla, solo col linguaggio del corpo.
ESEMPI DI EMPATIA: COSA FANNO LE PERSONE EMPATICHE
Come abbiamo spiegato, l’empatia insorge già dai primi giorni di vita. La mamma riesce così a intercettare i bisogni del suo bambino, garantendo la sua presenza, permettendo al piccolo di sentirsi bene.
Se questa manca, allora i suoi bisogni affettivi non trovano riscontro e soddisfazione, facendolo crescere come frustrato e incompreso.
Le persone empatiche, inoltre, sono molto intuitive rispetto a tutto quello che le circonda, oltre a percepire i dettagli con facilità.
Non si tratta, quindi, solo di sentimenti ma anche di un’abilità a riconoscere i comportamenti degli altri. Sanno riconoscere, ad esempio, se qualcuno sta mentendo o nascondendo qualcosa, o anche se l’altra persona si sta sentendo ferita o offesa da un loro comportamento.
Non solo chi è empatico sente quello che provano quelli che gli stanno vicini ma, a sua volta, è in grado di provare delle emozioni molto forti.
Ha una sensibilità spiccata ed è capace di stare bene anche da solo. Le persone empatiche riescono infatti a connettersi meglio con quello che sentono.
Attenzione, però, questo non significa che per gli empatici sia tutto più semplice.
Anzi, potrebbero recepire il mondo come molto complicato. Sanno lottare per una società migliore, per se stessi e per gli altri. Sanno gioire con molta facilità.
Grazie a questa loro capacità, sono in grado di liberarsi dalle emozioni costrittive e vedono il mondo con occhi sinceri, senza preconcetti o sovrastrutture.