Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi interrotti e della loro mancata felicità.
C’ è poco da sorridere, scorrendo i dati dell’ultimo World Happiness Report resi pubblici ieri dalle Nazioni Unite.
Paesi felici
Aldilà delle classifiche che sanciscono che per il settimo anno consecutivo è la Finlandia ad aggiudicarsi il titolo di “Paese più felice al mondo“,.
L ’Italia risulta 41ª appena sopra il Guatemala ma parecchio sotto Kosovo e Romania, solo citando a caso, il dato decisamente più preoccupante è quello che riguarda i ragazzi.
Per la prima volta dal 2012 – anno in cui è stato redatto il primo “Report“ – “il trend positivo globale della soddisfazione di vita tra i 15 e i 24 anni si è interrotto”.
E secondo Vivek Murthy, il massimo funzionario Usa ad occuparsi di questioni di salute pubblica, la colpa di tanta infelicità tra i ragazzini è l’uso e soprattutto l’abuso dei social media .
Giovani e felicità
Il binomio gioventù-felicità è andato in crisi (pur se meno bruscamente) anche in Europa occidentale”.
“In Nord America e in Europa Occidentale è come se i giovani stessero vivendo una “crisi di mezz’età“.
“Passando – prosegue il Report – alle età più giovani (10-15 anni), i risultati degli studi sono più limitati. Nei paesi ad alto reddito, la soddisfazione per la propria vita è comunque diminuita dal 2019, soprattutto per le ragazze.
Le ragazze riportano una minore soddisfazione nei confronti della propria vita rispetto ai ragazzi intorno all’età di 12 anni. Questo divario si allarga tra i 13 e 15 anni, e la pandemia ha amplificato la differenza”
Social sotto accusa
Immediato il grido d’allarme lanciato – sulle pagine del Guardian – da Vivek Murthy, Surgeon general degli Stati Uniti: alla luce dei nuovi dati, Murthy ha ribadito l’urgenza di provvedimenti governativi sull’uso dei social media.
“È l’uso incontrollato dei social media a portare all’isolamento e alla depressione i nostri ragazzi – ha ripetuto ieri Murthy –, l’uso senza regole dei social media equivale a guidare macchine che non hanno dispositivi di sicurezza.
La battaglia di Murthy da mesi è volta al recupero della connessione sociale – tra i più giovani – attraverso la creazione di occasioni di attività culturali e sportive.
Emozioni
Nella quotidianità di coloro che oggi hanno dai 15 ai 24 anni negli Stati Uniti e in Europa occidentale, è evidente che a dominare siano le emozioni negative.
“Le protezioni per salvaguardare i più giovani sono necessarie immediatamente” ha detto Murthy: “se hai a che fare con un dodicenne o un quindicenne, non puoi aspettare tre o cinque anni e vedere se intanto la politica per caso fa qualcosa.
Temo che i governi non avvertano tutta l’urgenza che c’è: l’infanzia dei nostri figli è in corso adesso”. Ed è sempre meno felice.
come aiutarli a superare paure e labirinti emotivi.
buongiorno amici. Oggi diretta adolescenti2: come aiutarli a superare paure e labirinti emotivi.
Diretta adolescenti2
Ah, l’adolescenza, gioie e dolori e preoccupazioni a parte dei genitori. Ma, in questo momento della vita di ognuno di noi, non sono solo i genitori ad essere messi sotto pressione. Ma lo sono i ragazzi stessi.
Le 4 isole
Quattro sono le paure e i labirinti emotivi che caratterizzano questa fase di vita: apatia, conformismo, perfezionismo, solitudine.
Ognuna di queste ha delle caratteristiche precise. E, per ognuno di questi labirinti, i genitori hanno il dovere di agire in determinati modi per aiutare o ragazzi a vivere serenamente la loro età.
E soprattutto per diventare degli adulti consapevoli e abili a gestire i piccoli grandi problemi della quotidianità da soli.
Diretta adolescenti2: come aiutarli a superare le loro paure
Vi lascio il link della diretta. Potete scaricarlo e seguirlo con i vostri ragazzi o i vostri genitori:)
Buongiorno amici. Oggi parliamo di problemi adolescenziali.
L’adolescenza è un periodo della vita di forti e rapidissimi cambiamenti non solo a livello fisico, ormonale e anatomico, ma anche a livello psicologico.
Il ragazzo adolescente vive una vera e propria crisi di identità poiché in questo momento della sua esistenza si avvia all’abbandono di modelli di tipo infantile per strutturare la propria personalità adulta.
Adolescenza
Egli mette in discussione la propria identità proprio per poterla definire e maturare l’idea che ha di sé stesso.
Si tratta di un processo non lineare, con un andamento che può prevedere dei balzi in avanti e dei passi indietro e anche delle fasi regressive in cui si ripropongono modalità e schemi di comportamento infantili.
Quello che deve ricordare ogni genitore è che in tutto questo non c’è nulla di patologico o preoccupante.
Si tratta di un processo naturale e necessario di crescita che passa anche attraverso la ribellione adolescenziale, la sfida all’autorità e l’allontanamento dai genitori.
In questa fase, importantissima per lo sviluppo del singolo individuo, il ragazzo si avvia a diventare un adulto autonomo e indipendete, con un suo proprio percorso personale.
Le derive dell’adolescenza: quando diventare grandi diventa un problema
I problemi adolescenziali veri e propri sono altri, che possono discendere da una difficoltà nell’affrontare il cambiamento in atto. Alcune delle problematiche più diffuse tra i ragazzi durante questa “età difficile” sono:
Autolesionismo
Fase depressiva vera e propria
Chiusura e isolamento sociale
Disturbi alimentari come anoressia e bulimia, che in una fase di cambiamento fisico possono acutizzarsi
Abuso di droghe o alcool
Disturbi d’ansia e dell’umore
In questo articolo, in particolare approfondiremo i fenomeni dell’autolesionismo e della depressione in età adolescenziale.
Spiegando anche quali sono i segnali che un genitore può cogliere per intervenire e aiutare il proprio figlio a uscire da una situazione di disagio e sofferenza.
Autolesionismo negli adolescenti
L’autolesionismo si esprime solitamente nella forma dei tagli eseguiti sul corpo con oggetti affilati come lamette, forbici, pezzi di vetro in punti che possono essere nascosti.
In questo primo caso di parla di “cutting”, parola inglese che serve a definire l’atto di tagliarsi ripetutamente la pelle.
Ma l’autolesionismo negli adolescenti può anche prendere la forma delle bruciature di sigaretta, inflitte su parti del corpo non visibili. In termini tecnici lo si definisce “burning”.
Esiste anche una forma nota come “branding”, che indica il marchiarsi a fuoco con un ferro rovente o con un altro strumento adatto.
È un fenomeno che esprime un forte disagio psicologico, una sofferenza che l’adolescente non riesce a comunicare.
Suicidio
Si tratta di una pratica che potrebbe far pensare al suicidio ma in realtà è connessa alla volontà di provare dolore fisico che serve nella maggior parte dei casi a spostare l’attenzione dal dolore e dal vuoto.
Si infliggono ferite al proprio corpo per cercare di non sentire un dolore che è tutto emotivo.
Le condotte autolesive possono verificarsi in relazione a un profondo vuoto interiore, legato a un trauma o a un abuso.
In quel caso, la pratica di tagliarsi o ferirsi in qualche altro modo serve a mettersi in contatto con con la vita.
Il sangue che scorre, il taglio, la sensazione di sofferenza fisica consentono di riconnettersi con la realtà, quando la mente se ne distacca per difendersi da un’esperienza traumatizzata.
Ma questo comportamento può derivare anche dal sentirsi soli in momenti difficili, quando emozioni negative come tristezza e rabbia prevalgono e non si ha un luogo sicuro in cui rifugiarsi, il supporto di qualcuno che possa confortare.
Autolesionismo
L’autolesionismo negli adolescenti è in crescita, ed è anche favorito da una sorta di moda e dalla presenza su internet di siti web in cui i ragazzi condividono questo tipo di esperienza e arrivano anche a incitare gli altri all’autolesionismo.
Depressione negli adolescenti
Gli adolescenti devono vivere il lutto della perdita della propria infanzia, affrontare un cambiamento naturale ma imprevisto poiché non possono scegliere in che direzione andrà il loro corpo ed è possibile che questa situazione inneschi un problema a livello di umore.
I sintomi della depressione in adolescenza sono l’apatia, la perdita di interesse verso ogni cosa, l’isolamento e il distacco da amici e parenti, la perdita del sonno, la mancanza di motivazione o entusiasmo per le attività, gli hobby, gli interessi.
Problemi adolescenziali, i segnali di allarme per i genitori
Considerando, dunque, tutti i problemi nei quali può cadere un figlio adolescente, maschio o femmina che sia, quali sono i segnali, i campanelli d’allarme ai quali un genitore dovrebbe prestare attenzione per poter intervenire il più presto possibile?
Innanzitutto un forte segnale può provenire dal luogo in cui il ragazzo passa la maggior parte del suo tempo cioè la scuola.
Il rendimento scolastico è un indicatore da tenere sempre in grande considerazione.
Un calo repentino dei voti di un ragazzo adolescente può essere sintomo di un disagio che si ripercuote sull’attenzione, sulla capacità di studiare e sulla motivazione e che porta, quindi, a un abbassamento della media scolastica.
Un altro campanello di allarme di allarme dovrebbe scattare quando un figlio adolescente manifesta apatia e sembra non riuscire a trovare alcuno stimolo.
Il disinteresse nei giovani talvolta è normale e fisiologico, ma c’è il rischio che l’indolenza si trasformi in apatia giovanile, causata da un contesto poco stimolante, dalla bassa autostima e dall’assenza di gratificazione.
Ci si può trovare di fronte a un ragazzo che fatica a trovare un senso o uno scopo, che passa le giornate tra letto e divano, senza concludere nulla.
Emancipazione
A differenza di quello che si crede comunemente, inoltre, la preoccupazione dovrebbe scattare quando l’adolescente dimostra difficoltà a emanciparsi dai genitori e ad assumersi le proprie responsabilità.
Non bisogna preoccuparsi troppo di fronte ai conflitti con i genitori e alla ribellione adolescenziale, sana e necessaria per un processo di autoaffermazione.
Piuttosto è l’incapacità di prendere decisioni, continuando a proporre modelli infantili, che dovrebbe instillare nel genitore il dubbio che il proprio figlio abbia un problema, si trovi in una situazione di crisi.
Altro importantissimo segnale da considerare sono le relazioni sociali del ragazzo in età adolescenziale: se il ragazzo si isola, tende a chiudersi in casa o si allontana e non sembra avere rapporti con i propri coetanei, è possibile che stia vivendo un forte disagio.
Infine anche l’aspetto fisico del figlio può dare motivo di riflessione: la trascuratezza può essere un segnale forte di scarsa autostima e mancata accettazione oltre che di assenza di stimoli.
Come comportarsi con un figlio adolescente? L’errore più comune tra i genitori
Quando un figlio entra nella fase dell’adolescenza un genitore può essere spaventato, pensare di non riconoscere in quell’individuo ribelle o silenzioso il bambino che ha cresciuto con amore e fatica.
Ribadiamo che la sfida contro l’autorità è un comportamento normale e sanissimo poiché è intesa come possibilità di mettersi alla stessa altezza del genitore e di cominciare a vederlo come un normalissimo essere umano, al di là della mitizzazione dell’infanzia, con i suoi pregi e difetti.
Quello che un genitore, però, non dovrebbe fare è assumere un atteggiamento amicale nei confronti del figlio, trasformarsi in compagno, quasi in complice.
Questo perché un simile comportamento crea confusione tra i due ruoli, genitore e amico, e mette spesso il genitore nella condizione di non saper dire di no.
Occorre trovare un equilibrio tra la vecchia figura del genitore normativo e punitivo e questa nuova modalità di entrare in relazione con i figli che risulta altrettanto deleteria.
Il genitore di un ragazzo adolescente deve essere disponibile a capire l’impatto emotivo dei cambiamenti che il figlio subisce, disponibile all’ascolto, né troppo tollerante né troppo repressivo.
Prevenzione dei problemi in adolescenza
Naturalmente esiste anche una fase di prevenzione dei problemi e disturbi adolescenziali.
A parer nostro il luogo primo in cui effettuare degli interventi volti a prevenire il disagio negli adolescenti è proprio la scuola.
È necessario che vi siano degli incontri preparatori nei quali esperti psicologi e terapeuti possano entrare in relazione con i ragazzi per poter parlare di queste situazioni e per poter dar modo ai giovani stessi di esprimere emotivamente quello che sentono.
Questo perché spesso i ragazzi vivono nell’illusione che quello che stanno provando loro sia unico, che nessun altro sia nella stessa situazione.
Parlare
Poterne parlare annulla quest’illusione e li aiuta a ritrovare l’equilibrio.
Per quel che riguarda, invece, l’ambito strettamente familiare è possibile per i genitori aderire a un programma di parent training e sostegno alla genitorialità durante il quale vengono espressi dubbi e perplessità riguardo questa fase di passaggio e si imparano le tecniche e le strategie più adeguate per sostenere il proprio figlio, comprenderlo e aiutarlo lungo il suo percorso di crescita.
In tal modo possono essere attivate delle nuove modalità di dialogo e capire come ascoltare i cambiamenti anziché sanzionarli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di comportamenti nocivi per i figli.
Essere genitore è molto complicato perché prima è stato difficile essere figli.
Ogni figlio di ieri è il genitore di oggi e porta con sé tutti i fardelli emotivi riconducibili a un’infanzia lontana.
Purtroppo, quando ci sono in ballo trascuratezze emotive, mancanze e torti subiti, il tempo si ferma.
Per quanto possa essere lontana la loro origine, quelle ferite non guarite risuonano ancora nel presente con inevitabili conseguenze sul legame genitore-figlio.
Bambino ferito
Un genitore che porta dentro di sé un bambino ferito, probabilmente, ferirà a sua volta (e involontariamente) suo figlio.
Molti genitori si ripromettono di non fare gli stessi errori dei genitori, in effetti mantengono questa promessa perché ne commettono di diversi: non è un copione esatto che si ripete, gli errori commessi non saranno gli stessi della generazione precedente.
Prima che qualche genitore possa cadere nei sensi di colpa, ecco subito una buona notizia: le ferite non sono un destino!
Ognuno di noi, una volta adulto, ha il sacrosanto dovere di guarire se stesso e costruirsi una vita appagante.
Comportamenti che causano sofferenza al figlio
Un bambino ha bisogno di sentirsi al sicuro, sentirsi amato e riconosciuto nella sua identità.
Qualsiasi comportamento genitoriale che possa violare questi bisogni, causa inevitabilmente sofferenza al figlio.
In questo testo vedremo quelli che sono i comportamenti nocivi più diffusi, spesso attuati senza la piena consapevolezza delle ripercussioni che si avranno. Un bambino in sviluppo è plasmabile dalla condotta genitoriale.
Identificazione eccessiva- comportamenti nocivi per i figli
Alcuni genitori irrisolti proiettano se stessi nel figlio. Vedono il figlio come un’opportunità di riscatto oppure come un sé in miniatura che deve seguire le proprie orme e così, si identificano eccessivamente in lui/lei.
A causa di questa identificazione, s’impedisce al figlio di riconoscersi pienamente nella sua identità.
Per un genitore, è naturale gioire per i successi di un figlio, è meno naturale, invece, sentire quei successi come propri.
La perdita di confini emotivi tra l’identità del genitore e quella del figlio, renderà difficile al figlio strutturare una propria identità indipendente. Il risultato?
Crescendo, potrà sentire il desiderio di allontanare il genitore perché lo percepisce come un intruso nella sua vita. Oppure, potrà identificarsi anch’egli nel genitore non sviluppando mai un’identità personale.
A volte si crea un effetto ancor più paradossale.
Se al figlio capita una qualsiasi sventura, il genitore può affermare frasi come «ci sto più male io che tu», commettendo un doppio errore: non solo non gli consente di identificarsi nella sua identità e nei suoi vissuti, ma invalida anche le sue emozioni!
Invalidazione emotiva-comportamenti nocivi per i figli
La cosa più difficile che deve fare un genitore è… contenere le emozioni del figlio quando queste si fanno troppo intense. Attenzione però! Il contenimento si opera con le rassicurazioni.
Un figlio piange perché è spaventato? Strilla perché vuole un giocattolo? È euforico perché ha visto il suo animale preferito?
Ecco, un genitore ha il dovere di contenere questi stati emotivi senza ammonire, semplicemente rassicurando il figlio sulla fonte di paura, elargendo attenzioni che si spingono oltre il giocattolo del momento, calmando il bambino e condividendo momenti di serena gioia.
Il genitore diventa il regolatore esterno delle emozioni del bambino.
È in questo modo che mamma e papà ci insegnano a esprimere emozioni e bisogni una volta adulti.
Molte persone, si aspettano che l’altro capisca da solo di cosa ha bisogno perché, in realtà, non hanno mai imparato a esprimere le proprie emozioni.
Innescano competizione
Alcuni genitori hanno sviluppato la competitività come modalità relazionale con il resto del mondo, figli compresi.
Questi genitori tendono a vivere ogni «no» del figlio come una sfida personale.
Ogni richiesta del bambino può trasformarsi in un braccio di ferro. Le cose non migliorano crescendo dove la competizione genitore-figlio può essere più tangibile.
La cosa buffa è che questi genitori “percepiscono” e sono convinti che sia il figlio a voler competere e a sfidarli, ma non è affatto così!
Non esistono lotte di potere. Il bambino, dal suo canto, vedrà il genitore come inaffidabile e non riuscirà a sentirsi al sicuro nel legame.
Incoerenza tra dire e fare
Un genitore che chiede al figlio di parlare con calma senza alzare la voce o perdere le staffe, dovrebbe egli in primis rispettare questi buoni precetti.
La coerenza nella relazione che si instaura tra genitore e figlio è tutto. I bambini, poiché sono piccoli, non hanno ancora imparato a gestire le emozioni e meno che mai, non riescono a mantenere la calma.
L’autocontrollo e l’autoregolazione sono conquiste importanti. Se gli mostri come reagire alle avversità in modo assertivo, come mantenere la calma e come manifestare le proprie emozioni in modo funzionale, il bambino sarà in grado di seguire il tuo esempio non le tue parole.
Tentare di compensare l’altro genitore- comportamenti nocivi per i figli
In famiglia non dovrebbero essere ruoli rigidi eppure, capita spesso che ci sia un genitore permissivo e un altro severo.
In questo modo il bambino può essere disorientato tra due estremi opposti, senza mai comprendere quale sia la misura giusta.
Molti genitori cercano di essere più morbidi o più severi, per compensare le modalità educative del compagno.
Così facendo, però, interferiscono con la relazione che il figlio sta stringendo con l’altro genitore.
Il bambino ha bisogno di imparare a negoziare scambi (comportamentali, affettivi, comunicativi) con entrambi i genitori senza interferenze esterne. Come co-genitore puoi mediare questi scambi ma non puoi compensare ponendoti all’estremo opposto dell’altro.
Non ascoltare
I genitori, spesso, presi dalla foga comunicativa, parlano e parlano quando invece dovrebbero rallentare e fermarsi ad ascoltare il figlio.
Quando tuo figlio viene da ta afflitto per un problema, non vuole consigli o lezioni, vuole solo essere ascoltato.
Approfitta della situazione per fare domande su come e cosa. Un bambino ascoltato, si sente validato nelle sue emozioni, si sente al sicuro nel legame genitoriale.
Umiliazioni
Fare una ramanzina al figlio perché è caduto dalla bicicletta, significa umiliarlo, significa fargli capire che non avete mai creduto in lui, soprattutto quando il rimprovero è accompagnato dal classico «te l’avevo detto!» che implicitamente significa te l’avevo detto che non ce l’avresti fatta, o te l’avevo detto che non sei buono a nulla.
Anche le burle possono essere molto dolorose. Per esempio, un genitore che prende in giro il bambino perché piange spesso o perché ha fatto la pipì a letto, può essere svilente.
Amore con la condizionale
Alcuni genitori affermano apertamente «se fai questo, non ti voglio bene più».
Altri genitori, trasmettono questo messaggio in modo implicito, facendo capire al bambino con mezzi manipolatori che lo accetteranno solo se… si rende accettabile! In pratica, questi bambini non avranno mai modo di conoscere l’accettazione e l’amore incondizionato.
Da adulti, finiranno per trovare legami dove vengono apprezzati e amati per ciò che riescono a fare e a dare al partner e non per ciò che sono.
Non esiste il genitore perfetto
Tutti commettiamo errori, non esiste il genitore perfetto ma esiste il genitore risolto, cioè colui che guardandosi dentro riesce a vedere una persona completa e appagata.
E, guardandosi fuori, riesce a vedere suo figlio, riconoscerlo e accettarlo nella sua individuale identità. Un buon genitore è desideroso di educare suo figlio ma non di imporsi su di lui, sostituendosi sistematicamente alla sua volontà.
Ossia, genitori che filmano invece di vivere appieno i figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di sharenting.
Sharenting, quando filmare i nostri figli ci impedisce di “viverli”
Postare certi attimi sui social ci sembra più importante che assaporarli senza interferenze: così succede che ci assicuriamo il ricordo di qualcosa che, paradossalmente, non abbiamo vissuto fino in fondo.
Questa tendenza che non riguarda solo le “prime volte”. Lo sharenting è infatti l’abitudine di pubblicare continuamente in Rete immagini e video dei propri figli sin dalla prima infanzia.
Meno sharenting di foto, più musica, chiacchiere e libri
«I genitori hanno un’occasione importante per favorire lo sviluppo dei loro figli nella quotidianità aiutandoli a sviluppare relazioni autentiche all’interno del nucleo familiare.
Lo possono fare mettendo in atto buone pratiche: come chiacchierare, leggere e ascoltare musica insieme. Un uso precoce o eccessivo degli strumenti digitali va nella direzione opposta».
Lo spiega Stefania Manetti, Presidente dell’Associazione Culturale Pediatri, che sottolinea a questo proposito l’importanza delle regole per il benessere digitale di tutta la famiglia: regole che vanno stabilite e condivise.
Dai 6 anni, regole e routine. Anche per l’uso di Tv e smartphone
«Nei bambini più grandi, dopo i 6 anni, regole e routine sono molto importanti. Quello del pasto è uno dei momenti in cui device e Tv dovrebbero essere spenti, lo stesso vale per l’orario in cui bisogna andare a dormire”, continua l’esperta pediatra.
Tra desiderio di autonomia dei figli e di controllo dei genitori
Dopo i 9 anni, il periodo in cui si abbandona il pensiero magico e la razionalità prende gradualmente il suo posto, si sviluppa la necessità di potersi confrontare maggiormente con gli amici.
«Durante la preadolescenza subentra il desiderio di una progressiva autonomia nell’utilizzo della tecnologia digitale», aggiunge Stefania Manetti.
«In questa fase, i genitori devono rispettare la privacy delle ragazze e dei ragazzi.
Cercando però di mantenere dei momenti di confronto con loro, fondamentali per condividere preoccupazioni e consigli riguardo al buon uso, attento, dei dispositivi».
L’importanza delle relazioni familiari per lo sviluppo dei figli
Gli stessi professionisti di Fondazione Carolina evidenziano come lo sviluppo armonico e il benessere psicofisico delle nuove generazioni sia strettamente legato alle relazioni affettive e al rapporto genitori-figli.
Comunicare che ci si vuole bene in maniera incondizionata, coltivare un senso di appartenenza e di fiducia passa anche attraverso lo “sguardo di ritorno”.
Da come tu mi guardi io sento quello che sono per te.Naturalmente senza il filtro della fotocamera di uno smartphone.
Sharenting, 5 avvertimenti della Sip sulla “sindrome del regista”
Per aiutare mamma e papà a non cadere nella sindrome da regista, la Società italiana di pediatria (SIP) ha fornito 5 importanti spunti di riflessione.
1. Condividere immagini, video e qualsiasi tipo di contenuto che abbia come protagonisti i bambini significa costruire un “dossier digitale” che li riguarda, senza il loro consenso e senza che ne siano a conoscenza.
2. La condivisione di materiali e informazioni dei propri figli deve prevedere cautela e, in molte occasioni, l’anonimato. Localizzazione, informazioni sensibili o immagini di contesti riconoscibili potrebbero esporre i bambini ad una serie di rischi.
3. Non condividere mai immagini dei propri figli in qualsiasi stato di nudità. Queste immagini dovrebbero rimanere sempre private per il rischio potenziale che siano impropriamente utilizzate da altri.
4. Attivare notifiche che avvertano i genitori quando il nome dei loro figli appare nei motori di ricerca.
5. Rispettare il consenso e il diritto alla privacy dei minorenni, a partire dalle policy delle piattaforme sui quali si condividono contenuti e nel rispetto dell’31 della Costituzione che “protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.
La stessa Convenzione Internazionale su diritti dell’infanzia e dell’adolescenza mette al centro della comunità gli interessi e la dignità del minorenne.
Vediamolo insieme capiamo come affrontarle entrambe.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ansia e stress: quale la differenza?
“Mamma che ansia che ho”…”sono stressata ecco perché non riesco a dormire”..
quante volte avete sentito dire queste frasi ai vostri ragazzi e quante ancora le abbiamo dette noi?
Ansia e stress: quale la differenza?
Le differenze tra ansia e stress sono sfumate in un mondo in cui i disturbi legati a queste emozioni occupano una percentuale significativa della prevalenza globale.
Cosa sono l’ansia e lo stress?
Lo stress è una risposta a una richiesta urgente da parte dell’ambiente, come un pericolo immediato. Ha lo scopo di accelerare la risposta per risolvere la situazione il prima possibile.
L’ansia, d’altra parte, è un’emozione anticipatoria. Ciò significa che si attiva quando la persona prevede una situazione pericolosa in futuro. La risposta fisiologica, dipendente dal sistema nervoso simpatico, ha lo scopo di prevenire questa situazione, non di risolverla.
Entrambe le emozioni hanno una serie di manifestazioni fisiche simili, che le rendono facilmente riconoscibili; Questi sono i seguenti:
Tremori
Sudorazione
Piloerezione
broncodilatazione
Dilatazione della pupilla
Interruzione della digestione
Aumento della frequenza cardiaca e respiratoria
Pertanto, è conveniente conoscere le differenze tra ansia e stress a livello cognitivo, poiché qui sta la chiave per caratterizzarli e, ovviamente, trattarli. Vediamoli nel dettaglio.
Differenze tra ansia e stress
Poiché entrambe le risposte emotive sono eccitatorie e si riferiscono al pericolo (reale o previsto), è facile confonderle o addirittura sperimentarle allo stesso tempo. Quindi presta attenzione a queste differenze specifiche. Origine
Mentre lo stress deriva da un evento chiaro e presente, come un’emergenza, nell’ansia non è così evidente. Avendo una proiezione nel futuro, l’eccitazione nervosa non ha un inizio chiaro e nemmeno una fine.
Fattori scatenanti
Nel caso dello stress, il fattore che lo scatena viene dall’ambiente. Cioè, l’individuo affronta una situazione che richiede una risposta immediata. D’altra parte, i fattori che scatenano uno stato di ansia sono interni, generati dalla paura che la persona prova per quella possibile situazione che sta anticipando.
Durata della risposta fisiologica
Nell’ansia, la durata degli effetti è complessa, poiché l’eccitazione risponde a fattori cognitivi e può durare, anche se la situazione problematica non si verifica mai. Tuttavia, lo stress termina quando scompare lo stimolo che lo innesca.
Intensità della risposta
L’intensità dello stress e dell’ansia varia a seconda dei fattori scatenanti. Ma, nel primo caso, corrisponde alla gravità percepita dell’evento stressante. Quando si tratta di ansia, il grado è più soggettivo e dipende dai pensieri dell’individuo.
Gravità
Un’altra differenza tra ansia e stress è la gravità dei disturbi mentali che provocano. Il primo ha una portata più ampia, poiché è legato, tra gli altri, alle fobie o ai disturbi di panico.
La gravità dello stress, sia nella sua forma acuta che cronica, è inferiore a quella dell’ansia. Ora, quando si parla di disturbi organici, come i problemi cardiovascolari, bisogna tenere conto anche della loro gravità.
Trattamento
Queste emozioni adattive vengono trattate in modi diversi durante la consultazione. Quando lo stress diventa cronico, il trattamento si concentra sullo sviluppo di strategie di coping, come l’allenamento nella meditazione o nelle tecniche di respirazione.
Quando si tratta di ansia, può essere necessario un trattamento combinato con farmaci psicotropi. Come indicato in questo studio condiviso dalla rivista elettronica eNeurología, gli sforzi terapeutici saranno mirati a superare le convinzioni disadattive e a disattivare i comportamenti di evitamento.
Che voi siate genitori o ragazzi non sottovalutate mai i sintomi.
Soprattutto voi, genitori. Molte volte prendete questi segnali quasi come un “capriccio!” per evitare impegni o saltare al scuola, ad esempio.
Ma non sempre è così. Imparate ad osservare, ad ascoltare e se avete bisogno del mio aiuto contattatemi
E nessuno è all’altezza..riflettiamo sul pensiero di De luigi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che nessuno è nato genitore.
Beh, come dargli torto. In effetti possiamo tradurre e sintetizzare questo pensiero dicendo che nessuno è perfetto e nessuno è nato genitore.
Genitori
Molte persone, alla prima gravidanza, temono un pochino, tra la gioia, di come sarà…si chiedono se saranno in grado di essere genitori, quali difficoltà dovranno affrontare e chiedono pareri a persone varie ed eventuali, oltre che alla famiglia e alla madre( soprattutto la futura mamma).
Ma nessuno pensa al fatto che nessuno sarà mai pronto perché nessuno è nato genitore.
Errori-nessuno è nato genitore
tutti, e dico tutti, facciamo nella nostra vita degli errori.
Da che siamo piccini e da adulti perché; come ribadisco sempre, nessuno è perfetto. E non è nemmeno giusto che, un genitore, passi al figlio il messaggio che i genitori non sbagliano mai, che sono dei super eroi perché non è così.
Il messaggio che dovrebbero dare è che anche i genitori sono essere umani e, in quanto tali, sbagliano. L’importante è fare tesoro dei proprio errori e non commetterli più. Ma sbagliare è importante per capire come migliorare e come non commetterli più.
Ecco il primo insegnamento che dovrebbero dare i genitori è sbagliate, cadete rialzatevi e riflettete su come fare per non commettere più quell’errore e per capire il perché è accaduto.
Anche gli adulti sbagliano-nessuno è nato genitore
Come dicevamo, tutti sbagliamo, nessuno è esente da errori e cadute.
A volte i ragazzi pensano che un dato comportamento sia sempre e solo frutto di severità.
A volte sì, bisogna sempre contestualizzare il tutto e ogni storia è a sé( delle famiglie disfunzionali abbiamo già parlato ma, se volete, possiamo riprendere il discorso anche con una diretta).
Ma voi genitori non partite prevenuti quando vi trovate di fronte ai vostri adolescenti. Se voi siete e dovete sempre essere il loro punto di riferimento, il loro esempio, oi, d’altro canto, dovete crescere con loro.
Crescere insieme
Non spaventatevi perché crescere insieme ai vostri ragazzi è una bellissima avventura. Fatta di alti e bassi, ovvio, ma come in tutte le famiglie.
Incoraggiatevi a vicenda, siate il loro appoggio, la loro spalla.
Siate la loro guida e l’esempio da seguire, coi vostri piccoli ingenui errori e le vostre palesi emozioni. No, non le nascondete perché loro hanno bisogno di questo.
Hanno bisogno di voi anche in quei momenti in cui vi manderanno a quel paese. Hanno e avranno sempre bisogno della vostra presenza, essenziale.
Non chiedete troppo agli altri perché ognuno ha le proprie peculiarità. I vostri figli sono vostri, unici nelle loro particolarità, in quelle che, per voi ,sono stranezze ma che li identificano e li rendono speciali.
Non fate paragoni con nulla e nessuno perché non rispetterete la loro sensibilità e l loro persona.
Siate autorevoli ma maie poi mai autoritari. E mostratevi per quello che siete , con le vostre debolezze perché tutti ne abbiamo.
Aiutateli a trovare la loro strada senza pretendere seguano la vostra se non è un loro obiettivo.
Non giudicateli perché diversi dalle vostre aspettative, non abbiatene ma rispettateli per quelli che sono.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sull’era digitale e sul fatto che non ci godiamo più gli attimi.
Congeliamo le sensazioni e ci perdiamo il sapore della vita.
Bellissima chiusura di pensiero quella fatta da Galimberti analizzando il modo che abbiamo di vivere gli attimi nel mondo digitale.
Ricordi
Croce e delizia di ogni generazione, non solo di quella più giovane, sempre accusata e bistrattata.
Chi non è proprio un ragazzetto, chi è un mio coetaneo o addirittura i nostri genitori, nonni si ricorderanno le emozioni belle nell’aspettare una telefonata, nel ricevere una lettera scritta a mano. Ci batteva il cuore e vivevamo quell’ansietta ogni volta che squillava il telefono a casa.
E le cabine telefoniche con le tessere che poi collezionavamo?
Ecco…questi sono momenti che i ragazzi nati negli anni 2000 non possono capire m noi, che siamo adulti, potremmo comunicare.
Era digitale
Siamo nell’era digitale, nel progresso, nel futuro.
Un’era in cui tutto, o quasi, viene automatizzato, agevolato, proiettato verso un mondo più moderno in cui la tecnologia può davvero fare molto per migliorare il nostro modo di vivere, per curare molte malattie di cui prima non c’era una cura.
Ma, nel quotidiano, la cosa più bella in assoluto è la comunicazione, in tempo reale, con persone a noi care ma lontane fisicamente. Anche dall’atra parte del mondo.
E allora quante volte abbiamo ringraziato i cellulari in tempo covid? Persone lontane dalle loro famiglie, costrette, gioco forza, a stare a casa da soli..se non ci fosse stata la possibilità di vederci anche così sarebbe stata davvero molto più dura.
Problemi
I problemi nascono , però, quando tutto questo viene portato al limite e diventa una vera e propria ossessione.
E, badate bene, non è colpa dei ragazzi, ma dei genitori che mal sono stati educati alla tecnologia e, ovviamente, non riescono ad educarne i figli, proteggendoli anche, così, da molti pericoli.
Spesso ho visto e vedo genitori che usano il cellulare , il tablet il pc come baby sitter per i figli quando fanno i capricci…”così almeno sta tranquillo mentre lavoro”. E allora perché; una volta che sono cresciuti, questo potente mezzo viene demonizzato? “sta sempre al telefono a messaggiare con i suoi amici”.
E allora perché non si da’ loro una bella alternativa, stimolante, in modo da far vivere loro la realtà, il mondo, la vita?
In realtà inconsciamente sappiamo di non poterlo fare dal momento che siamo noi adulti i primi ad abusarne.
Fotografiamo tutto: noi allo specchio, noi in lingerie, noi e quello che mangiamo(anche quando siamo fuori a cena)…fotografiamo nascite, malattie di bambini, tramonti, vacanze(Invece di viverle appieno)…relazioni.
Normalità
Ok, a volte lo faccio anch’io…le foto di un momento per tenerlo come ricordo sono bellissime. Ma ci sono momenti intimi, tanto intimi che ci perdiamo.
E allora dedicatevi di più l’0uno all’altro. Rieduchiamoci allo stare insieme, al dialogo mentre si mangia a tavole, alle risate e alle uscite con gli amici.
Al guardare il cielo col naso all’insù non solo per farci una foto ma per respirare…
E vi ricordo che e avete bisogno di me potete contattarmi
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul mai vergognarsi.
Trendy
Purtroppo oggi più sei trendy, più sei al centro dell’attenzione, più hai vestiti firmati e più, agli occhi di un ragazzo che sta cercando la sua strada, sei figo, giusto, top.
Ma la vita non gira attorno a tutto questo anche se, la maggior parte delle volte, è la società che ci impone determinati standard.
E qui, è importante l’educazione ai valori della famiglia.
Lo so che per un ragazzo è difficile rapportarsi tar un gruppo di amici con cui comunque vuole relazionarsi che lo giudica perché non veste in quello o in quell’altro modo.
Ma ragazzi ricordatevi che lo stil va aldilà della marca. Lo stile, anche lo stile, lo detta la nostra personalità . E, cosa più importante, quando togli quei vestiti devi fare i conti con te stesso, con la persona che sei.
Origini
Ragazzi le nostre origini sono importanti e non dobbiamo vergognarcene. La nostra famiglia è quella che ci fa crescere e più le origini sono umili più sono piene di veri valori.
Non vergognatevi mai del posto o dalla famiglia da cui provenite perché sono la vostra vita, le vostra fondamenta. Perché loro, molto probabilmente, vi hanno insegnato a vivere nel modo corretto.
Pochi amici
Avere pochi amici non è un male , anzi. Vuol dire che quelli che avete rimarranno per sempre vicino a voi perché non possiamo piacere a tutti, perché chi ha mille amici alla fine non ne ha. Perché i veri amici se contano sulle dita di una mano.
Il gruppo di pari è fondamentale per i ragazzi. E’ senso di appartenenza ed è bellissimo.
Ma non distruggete la vostra personalità per piacere agli altri, a loro. Perché, questi, non sono amici. Gli amici veri sono quelli che vi amano per quello che siete e, vi assicuro, sono davvero una piccola ma sincera parte.
E ricordatevi che avere tanti soldi non farà di voi una persona migliore. È come siete voi in quanto persone che vi identifica, non la borsa di marca. Siate sempre voi stessi e miglioratevi giorno dopo giorno.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul femminicidio e su quali sono i segnali d’allarme.
Cosa si intende per femminicidio?
E’ l’omicidio di una donna a causa del suo genere, ossia del suo essere donna.
Si stima che in tutto il mondo, cica il 35% delle donne sia stata vittima di violenza da parte di un uomo.
Violenza che può essere sessuale, fisica, psicologica.
Femminicidio: spirale di violenza
Comincia sempre tutto da un litigio forte. Ma dopo questo litigio, la donna cerca sempre di trovare una giustificazione, un “adesso tutto passa”.
Ma la spirale di violenza continua. E arriviamo all’aggressione. Con il seguito di un “scusami, perdonami , non lo farò mai più” lasciando, così, la donna perplessa, impaurita, e destabilizzata.
Ricordatevi amiche che la colpa per tutto questo, anche se a volte vogliono farvi credere il contrario, non è mai vostra. Voi siete delle vittime; la colpa è del carnefice.