Cosa sono, come uscirne, come comportarsi con chi ti ha deluso.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di come gestire le delusioni.
Almeno una volta nella vita, a ognuno di noi capita di trovarsi di fronte ad una delusione da parte di un amico, un partner, un familiare oppure verso sé stessi.
Alla delusione segue spesso una sofferenza, che può manifestarsi in modi molto diversi. Se non gestita, può avere conseguenze trasversali sulle relazioni, gli ambienti in cui ci troviamo e sull’autostima.
COS’È UNA DELUSIONE?
Innanzitutto è importante sapere che la delusione è un sentimento e non un’emozione: non si tratta di una semplice reazione ad un evento ma è implicata anche la nostra cognizione, cioè pensieri, credenze e schemi di ragionamento.
Per definizione la delusione si presenta quando ciò che vogliamo, desideriamo o ci aspettiamo non coincide con ciò che si verifica nella realtà.
Di conseguenza, maggiore idealizzazione degli altri o degli esiti di un’azione, maggiori aspettative e desideri irrealistici e maggiore sarà la delusione che viviamo.
Trattandosi di un sentimento, le conseguenze possono essere molteplici:
frustrazione
rabbia
tristezza
pensieri
intrusivi
isolamento
abbandono di alcuni percorsi
fiducia in sé stessi
COME COMPORTARSI CON CHI CI DELUDE
Come detto sopra, la delusione è generata dalla distanza tra ciò che ci aspettiamo e ciò che desideriamo.
Spesso quando entriamo in relazione con gli altri, rischiamo di creare un’idea di come l’altro dovrebbe comportarsi, di cosa dovrebbe fare per noi o addirittura di come ci aspettiamo che sia.
Di conseguenza, nel momento in cui l’altra persona non rispecchierà questa nostra idea, potremmo percepire una delusione nei suoi confronti.
Per evitare che ciò accada è importante comunicare all’altro cosa desideriamo e cosa ci aspettiamo da lui/lei.
Ponendoci in una posizione aperta al confronto e alla possibilità di modificare queste aspettative in base ai suoi feedback.
Quando la delusione si verifica potrebbe essere utile seguire alcuni passi:
riconoscere che la delusione è determinata dalle nostre aspettative e non ha realmente a che vedere con l’altra persona;
valutare se le aspettative che avevamo erano realistiche o irragionevoli;se si tratta di aspettative realistiche, allora possiamo comunicare all’altro cosa ci aspettavamo e come ci ha fatto stare ciò che è successo, senza incolparlo e dandogli la possibilità di rimediare se ne ha la volontà;
individuare delle strategie funzionali a gestire le emozioni scatenate che ci fanno stare male;
riformulare le aspettative che abbiamo per gli altri in termini più realistici;
COME GESTIRE LA DELUSIONE VERSO SE STESSI
Talvolta, e per alcuni molto spesso, la delusione può essere rivolta proprio a sé stessi.
Possiamo essere delusi del nostro comportamento, delle nostre prestazioni sportive, scolastiche o lavorative.
Addirittura possiamo essere delusi rispetto ad alcune nostre caratteristiche personali.
Questo succede perché il nostro Sé Ideale (che rappresenta come noi vorremmo essere) ed il nostro.
Sé Reale (ciò che effettivamente siamo) non coincidono. Più idealizziamo ciò che vorremo essere e maggiore è la delusione per noi stessi.
In questo caso più che mai un percorso di terapia ci è d’aiuto per accettare ciò che siamo e le nostre prestazioni e diminuire così la delusione percepita.
Può però esserci d’aiuto iniziare a lavorare in autonomia su alcuni aspetti:aumentare la consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre risorse, e individuare quali possono essere modificati, rinforzati o acquisiti;
formulare obiettivi realistici sulla base delle nostre risorse e dei nostri limiti;
allenarci a trattarci con compassione quando qualcosa va male, proprio come facciamo con le persone a cui vogliamo bene;
allenare la nostra autoironia per ridimensionare la delusione e mantenere uno stato d’animo positivo e propositivo
E vi ricordo come sempre che, se avete bisogno di me, potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di discriminazione e lo facciamo insieme ad un’ospite speciale: Giulia e il suo Raimondo.
Discriminazione secondo Raimondo
Chi è raimondo? Lo scoprirete guardando questo importantissimo video girato insieme.
Importante non solo perché tocca un tema, uno dei tanti, a me caro. Ma perché vediamo come fare per far capire ad un gruppo un pochino più giovane, i bimbi appunto, com’è bello conoscere, dialogare, comunicare senza pregiudizi.
Lo so,già è difficile con gli adulti parlare di discriminazione a vi assicuro che abbiamo trovate la quadra giusta. Quindi, godetevi questo video e magari…guardatelo con i vostri figli, non importa quanti anni abbiano.
Raggiungi l’obiettivo partendo dai micro obiettivi quotidiani
Buongiorno amici. Oggi vediamo il perché, spesso, diciamo “non ce la faccio” davanti un obiettivo che ci siamo prefissati.
A che punto della scala siete voi?
Tutti, davanti un nuovo inizio, una nuova prova, un obiettivo che ci sta a cuore siamo incerti, a volte anche spaventati.
Perché ci fermiamo ai primi gradini?
Per scarsa autostima, per le troppe aspettative che gli altri hanno di noi, per paura di un improvviso ostacolo.
Gli sbagli
L’autostima. In primis gioca questo fattore e qui, se si parla di ragazzi, deve giocare un ruolo fondamentale il genitore.
I genitori, ovviamente, di errori né fanno perché, insieme ai ragazzi, crescono loro.
Ma il macro errore che fanno è caricarli di aspettative, le Loro.. Non quelle dei ragazzi.
Cosa fare? Portarli ad avere coraggio, a insegnare loro a mettercela tutta per raggiungere l’obiettivo che loro si sono prefissati. E puntare sulle loro potenzialità che possono essere diverse da quello che vi aspettavate ma sono le Loro.
E, poi, lasciate che facciano errori senza rimproverarli. Gli errori insegnano, fanno crescere.
La scala
Ma pensate a come vi sentireste se non provaste a farlo… Se, per una semplice perplessità, paura (che a volte ci inculcano gli altri) vi fernaste. Come vi sentireste?
Frustrati, Insoddisfatti, vivreste pensando “chissà come sarebbe stato se….”. E voi volete questo? Penso proprio di no.
E allora non lasciatevi fermare da nulla. Ci saranno difficoltà, vero, ma quello che vi farà andare avanti a testa alta è la vostra volontà, il vostro obiettivo in fondo alla scala.
E allora sbagliate, tutte le volte che volete, ma rialzatevi e continuate perché il panorama da lassù è stupendo 🙂
Mai dire non ce la faccio.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi vi pubblico il video webinar : perché gli altri.. ci sembrano migliori di noi.
Camtv- video webinar perché gli altri…
Chi mi conosce e segue da un po’ di tempo, sa che una volta a settimana faccio delle live sulla piattaforma instagram dove tratto degli argomenti più delicato che riguardano non solo genitori ma anche adolescenti.
A volta e sono sotto forma di webinar in cui vi spiego il perché re il come delle cose altre volte condivido la mia diretta con ospiti.
I temi- video webinar perché gli altri…
Come faccio a scegliere it emi da pubblicare?
Semplice: attingo ai cassetti della mia esperienza, del mio lavoro coi ragazzi e le loro famiglie e tratto, appunto, di argomenti che potrebbero aiutare altre persone che sit rvoano nelle loro stesse situazioni.
Altre volte, invece, sono proprio le persone che mi seguono che, tramite dm, mi chiedono di trattare determinati argomenti.
E allora ecco il video, girato giovedì, su uno degli argomenti che è piaciuto di più.
Il video, ossia il link che vi giro qui, è stato pubblicato sulla piattaforma camtv dove mi potete trovare come “dottoressa Napolitano” o come “adolescenti istruzioni per l’uso”.
Qui, infatti, trovate tutte le dirette rese webinar e che i membri della membrship possono accedere.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di body shaming e delle conseguenze sugli adolescenti.
Quello del Body shaming è un problema quotidiano per bambini e adolescenti: ecco quali sono i motivi più comuni.
Il problema
Il problema del body shaming esiste da molto, moltissimo tempo. Durante la nostra infanzia, e ancor più durante l’adolescenza, a molte sarà capitato di ricevere offese e insulti (più o meno diretti) per via di una particolare caratteristica del proprio aspetto fisico. Un tempo questa forma di bullismo veniva spesso semplicemente ignorata dagli adulti. Nel frattempo, noi abbiamo cercato di superare gli attacchi nel miglior modo possibile. Fortunatamente, con il passare degli anni si è prestata sempre più attenzione nei confronti di comportamenti che un tempo venivano considerati “normali” o frutto di innocue “ragazzate”.
Questo rappresenta senz’altro un progresso per la nostra società, ma purtroppo la strada da percorrere è ancora molto lunga.
Sondaggio
Un recente sondaggio condotto su un campione di più di 6 mila pre-adolescenti e giovani di età compresa fra i 10 e i 17 anni ha infatti rivelato che 9 intervistati su 10 sono stati vittime di body shaming almeno una volta nella vita.
Il sondaggio intitolato “Domande Scomode sull’adolescenza” è stato realizzato da Skuola.net in collaborazione con Lines e Tampax, ed ha fatto emergere una realtà ancora ben lontana dall’essere rosea. Dalla ricerca è infatti emerso che 3 adolescenti su 10 considerano un fatto “quotidiano” l’essere presi in giro per il proprio aspetto fisico.
Oltre al peso (un problema che interessa più della metà dei partecipanti), anche l’aspetto delle braccia, delle gambe e dei fianchi sembra essere spesso preso di mira. Ma esattamente da chi provengono gli insulti e le critiche? Non sorprende sapere che nella maggior parte dei casi gli artefici del body shaming sono proprio i coetanei e i compagni di classe (nel 60% dei casi), ma anche i compagni più grandi e talvolta persino gli adulti non risparmiano i giovani dalle critiche.
Body shaming: le conseguenze per adolescenti e bambini
Ma a questo punto, quali saranno le conseguenze di questo dannoso comportamento? Semplice: circa 1 intervistato su 4 ha ammesso di non sopportare la vista del proprio corpo senza vestiti, neanche nell’intimità della propria camera.
A pagare le spese di un fenomeno che non sembra accennare a diminuire sono soprattutto le ragazze. Queste ultime ricevono insulti non “solo” per il loro aspetto fisico, ma anche per una serie di luoghi comuni e falsi miti legati al ciclo mestruale. Ad esempio, il nervosismo o l’eccessiva tendenza a lamentarsi vengono immediatamente associati alle mestruazioni, più che a un problema “reale”.
Come combattere il problema?
Ma è possibile superare questo problema? In realtà si. La soluzione però non deve essere lasciata solo nelle mani dei giovanissimi. Genitori, insegnanti e medici dovrebbero infatti fornire le giuste informazioni e il giusto supporto a questi ragazzi sempre più vittime delle critiche.
Purtroppo sembra che al momento gli adolescenti e i giovanissimi cerchino invece le informazioni on line e al massimo dai loro coetanei. Così facendo, ricevono spesso indicazioni scorrette o persino suggerimenti dannosi per il loro benessere fisico e psicologico.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezioen “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su questa domanda: “perché gli altri… ci sembrano migliori di noi?”
volte farci cogliere dallo sconforto e pensare che gli altri siano migliori di noi viene fin troppo facile: ma perché lo facciamo e soprattutto, come uscire da questo evitare intrusivo?
L’amica che ha un lavoro che sembra più interessante del nostro, la sorella che da piccola riceveva sempre le lodi dei genitori, la vicina di casa sempre vestita impeccabile e firmata: perché a volte gli altri ci sembrano tutti migliori di noi?
Se ci troviamo in un momento della nostra vita in cui chiunque sembra più felice, più bello, più soddisfatto o di successo di noi, forse il problema non sono gli altri, ma la percezione che abbiamo di noi stessi. Forse tendiamo a sottovalutarci e dobbiamo prenderci del tempo per lavorare su noi stessi e sulla nostra autostima.
COSA RICORDARE QUANDO GLI ALTRI CI SEMBRANO MIGLIORI
Certo, è normale e anche giusto provare ammirazione e un po’ di sana invidia per gli altri: una collega da cui imparare qualcosa sul lavoro, una persona che stimiamo e a cui vorremmo assomigliare.
Finché questi sentimenti sono percepiti positivamente e ci incoraggiano a migliorarci sono da accogliere e anzi, possono essere uno sprone di crescita. Se però gli altri ci fanno sentire sempre da meno, allora il problema è dentro di noi e ha a che fare con la nostra autostima.
PERCHÉ È IMPORTANTE SMETTERE DI PARAGONARSI AGLI ALTRI PER VIVERE IN MANIERA PIÙ PIENA
In questo senso ricordarci che anche gli altri sono umani, con insicurezze, debolezze e difetti e con giornate no, esattamente come noi ci aiuta a rimettere tutto in prospettiva.
Un’altra cosa da tenere a mente è che ogni momento che spendiamo a crogiolarci in quanto gli altri sono migliori di noi, potremmo invece spenderlo a migliorarci, ad amarci di più, a conoscerci meglio. Ma ogni momento trascorso a essere gelosi del successo di qualcun altro è un momento sprecato, che non solo non tornerà indietro ma ci lascerà solo insoddisfatti e frustrati.
PERCHÉ PENSIAMO CHE GLI ALTRI SIANO MIGLIORI?
Ma perché spesso tendiamo a vedere gli altri come migliori e ci sentiamo da meno? Spesso e volentieri questa percezione non dipende dagli altri o da ciò che fanno, quanto dalla percezione che abbiamo di noi stessi in un momento della nostra vita.
Quante volte, nei momenti più difficili, ci è sembrato improvvisamente di essere circondati di persone più belle, intelligenti, forti e di successo di noi? E automaticamente, di sentirci da meno, sciocchi, infantili, incapaci? Non è un caso.
Spesso percepiamo gli altri in base a come percepiamo noi stessi, e questo potrebbe anche rovinare i rapporti con persone che invece potrebbero essere di grande valore per noi e darci tantissimo, se solo non fossimo così impegnati a invidiarli.
COSA FARE INVECE DI INVIDIARE GLI ALTRI E SENTIRCI DA MENO
Nel momento in cui non riusciamo a evitare di sentirci meno degli altri e non riusciamo a evitare il confronto, ci sono delle cose da fare per evitare di stare peggio.
PENSARE A NOI STESSI
Quando ci concentriamo sugli altri, perdiamo tempo che altrimenti potremmo investire in noi stessi.
Quindi, la prossima volta che sentiamo la necesità di piangerci addosso e perdere tempo a confrontare il nostro percorso con quello di qualcun altro, è bene ricordarsi che dobbiamo concentrarci su noi stessi, piuttosto che sull’erba del vicino.
AMARE IL NOSTRO PASSATO
La nostra vita potrebbe essere stata disordinata e confusionaria. Potrebbe essere stata costellata da errori, ansia e paura.
Ma tutte queste cose hanno sicuramente avuto anche un impatto positivo, ci hanno reso le persone che siamo oggi, una versione migliore, più saggia e più coraggiosa di noi stessi. Quindi, la cosa migliore è abbracciare e accettare la nostra storia e riconoscere quanto siamo cresciuti grazie ad essa.
DISINTOSSICARSI DAI SOCIAL MEDIA
Siamo costantemente bombardati da persone che conducono una vita “perfeta” su Instagram, o TikTok. Quello che non consideriamo è che spesso confrontiamo le nostre vite reali con delle rappresentazioni idealizzate che di vero hanno ben poco.
I social media possono essere una fonte di ispirazione. Ma se producono in noi un senso di inadeguatezza, dubbi su se stessi e frustrazione, meglio scegliere di disintossicarsi e prendersi una pausa con un digital detox.
NON È LA FINE DEL MONDO
Se non siamo felici di dove siamo oggi, è bene tenere a mente che questa è solo una tappa del viaggio nostra vita e non la definisce nella sua interezza, né definisce chi siamo come persone.
Dove siamo oggi non dice nulla di dove saremo tra uno o tre anni, né nulla su che tipo di persone siamo o potremo essere.
PRATICARE LA GRATIDUTINE
Ogni volta che ci troviamo a invidiare ciò che hanno gli altri, dovremmo invece ricordarci di ciò per cui siamo grati. Potrebbe significare prendersi un momento per apprezzare la famiglia, gli amici o il tempo che passiamo all’aria aperta o facendo qualcosa che amiamo.
Esercitare la gratitudine anche solo cinque, dieci minuti al giorno può fare davvero miracoli per l’umore e l’autostima e non andrebbe mai sottovalutato.
Il confronto con gli altri spesso ci fa sentire frustrati e ansiosi e l’invidia porta solo tristezza e negatività. Non ci aiuta affatto a creare la vita che vogliamo. Anzi, ci sottrae tempo ed energie preziose che avremmo potuto impiegare noi stessi.
Ogni volta che ci sembra che gli altri siano migliori di noi, rinunciamo a diventare persone migliori a nostra volta. Per questo è molto importante concentrarsi su noi stessi sul costruire un percorso di cui andare fieri e rapporti di valore che ci facciano stare bene e ci rendano felici.
Io spero che parlare di questo tema vi sia stato d’aiuto per riflettere.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potte contattarmi nella sezione “Contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adultocentrismo.
L’adultocentrismo si esercita sottovalutando il comportamento, i pensieri e le idee di bambini e adolescenti. Si dà per scontato che, semplicemente perché sono giovani, il loro contributo è inutile.
“Quando sarai più grande capirai. L’adulto qui sono io e la tua opinione non conta. Quando guadagnerai i tuoi soldi, allora saprai cos’è la vita.” L’adultocentrismo definisce la posizione superiore degli adulti sul bambino e sull’adolescente.
Una realtà invisibile, di cui non siamo consapevoli e che ha un impatto non indifferente sui più giovani. Ciò è vero al punto che probabilmente molti non vedono alcun problema in quella posizione di dominio e di imposizione.
Dopotutto, i bambini non sono creature inesperte di cui assumersi la responsabilità? La verità è che tutto ha un limite e il confine è non cadere mai nel disprezzo.
L’adultocentrismo è un fenomeno simile all’antropocentrismo, quella visione sociale in cui l’uomo è al di sopra della donna. Dal momento che una determinata figura o un settore della popolazione si vede con più diritti degli altri, compare la discriminazione.
I bambini e gli adolescenti chiedono spesso di non essere visti come soggetti passivi. Anche loro, nei limiti delle loro capacità, possono dare un grande contributo per migliorare il mondo.
Cos’è l’adultocentrismo?
L’adultocentrismo fa riferimento a un paradigma di pensiero che a volte ci porta a percepire bambini e adolescenti in modo distorto.
Un esempio è vederli come soggetti passivi, non qualificati e privi di autonomia. In seguito a ciò, non esitiamo a fare di tutto per loro, proteggendoli fino a limiti malsani.
È pur vero che i bambini tra i 4 e i 18 anni affrontano una fase di crescita, maturazione e scoperta di sé. Tuttavia, non sono incompleti, incapaci o privi di qualità.
Oltre a ciò, l’adultocentrismo è definito, soprattutto, da quella visione di superiorità per cui non si presta prestare attenzione o si reputa valuta l’opinione del bambino.
Orientamento sì, disprezzo no
È chiaro che i bambini hanno bisogno di protezione e guida. Tuttavia, è comune cadere nel pregiudizio. A volte trattiamo figli o studenti ignorando i loro bisogni o addirittura sottovalutando le loro capacità.
Lo facciamo quando riduciamo al minimo il loro ragionamento o pronunciamo affermazioni come “capirai quando sarai grande”. Bisogna avere misura, comprensione e concentrazione.
Se è vero che da adulti sappiamo molto di più sulla vita, non possiamo prevalere sulle capacità del minore. Anche il bambino ha il diritto di esprimere la sua opinione. Allo stesso modo, il nostro lavoro con loro è guidarli, non sminuirli, dare loro voce, ragionare con loro e rispondere a qualsiasi domanda ci pongano.
L’UNICEF ha redatto nel 2013 un documento volto a sensibilizzare la popolazione sull’adultocentrismo. La necessità di riflettere sui nostri atteggiamenti e risposte “adultocentriche” ci consentirà di educare e guidare meglio i giovani.
Educare non vuol dire dominare o sottovalutare. Ogni bambino ha un potenziale unico in quanto essere umano e non possiamo, in nessun caso, avvalerci di un comportamento di superiorità o discriminazione nei confronti dei più piccoli.
Come esercitiamo l’adultocentrismo?
L’adultocentrismo o il comportamento adultocentrico si verifica senza attirare l’attenzione. Non tutti sono consapevoli di quegli atteggiamenti che discriminano il valore, l’identità e le potenzialità di bambini e adolescenti. Vediamo alcuni esempi:
Ridurre al minimo o disprezzare le idee o le proposte dei bambini.
Dare per scontato che solo perché sono bambini, non capiscono nulla.
Squalificare le loro emozioni e sentimenti. Criticarli perché piangono, perché hanno torto o richiedono attenzione.
Non ascoltarli quando parlano o pensare che quello che esprimono o pensano non abbia senso.
Ignorarne sogni o progetti, non prendere sul serio i loro obiettivi.
Considerare che ogni bambino e adolescente è condizionato dall’opinione degli adulti.
C’è anche un altro aspetto degno di nota. L’adultocentrismo compare anche negli ambienti di lavoro nei quali si discrimina un collega perché giovane.
È facile dedurre che questo atteggiamento crea un sistema di dominio e discriminazione che non è del tutto estraneo nella nostra società.
Come rilevare questo atteggiamento degli adulti?
L’adultocentrismo è legato in molti casi all’autoritarismo. Anche con quell’iperprotezione che molti genitori esercitano e che, come ben sappiamo, finisce per invalidare l’autonomia, l’identità e la maturità psicologica del bambino.
Questo atteggiamento non è solo discriminatorio, ma anche dannoso per lo sviluppo sociale ed emotivo della persona. Non sorprende dunque che l’Università di Bergamo abbia creato una scala di adultocentrismo per identificare questo bias di pensiero tra i caregiver, la comunità scolastica, ecc.
Risulta necessario non solo rilevare queste percezioni in noi stessi, ma anche correggerla. Queste sarebbero alcune linee guida per raggiungerlo:
Stimolare i bambini a esprimere le loro opinioni su qualsiasi argomento. Comunicare o esprimere semplicemente i propri pensieri non sarà mai un tentativo di sfida nei confronti dell’autorità.
Renderli partecipi delle decisioni quotidiane. Lasciarli esprimere la loro opinione, dialogare, discutere e tenerli aggiornati sui problemi in casa, nella comunità, nella società, ecc.
Rispettare le loro idee, opinioni e obiettivi personali.
Conclusioni
Ricordiamo che educare non vuol dire dominare o modellare i bambini a immagine e somiglianza dei genitori.
Bensì, è sinonimo di guidare, mettere le ali affinché la persona in pieno sviluppo e crescita sia in grado di conquistare i propri sogni e percorsi.
Io spero che parlare di adultocentrismo vi sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto, che voi siate genitori o figli, potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi pariamo di genitori figli e di come recuperare la relazione tra le due parti.
Se hai una relazione genitore-figlio frastagliata, l’ascolto empatico, la reciprocità e un lavoro incentrato su te stesso, possono aiutarti a migliorarla. Le relazioni interpersonali, soprattutto quelle di lunga durata, possono essere molto complesse e talvolta si verificano eventi che allontanano le persone. Gli eventi e la ricerca estenuante di un colpevole, possono logorare anche i legami più significativi e il rapporto genitore-figlio non fa eccezione.
A volte, gli eventi della vita e le caratteristiche di personalità del genitore e del figlio, possono rendere il legame insanabile. Altre volte, invece, ci sono dei fattori che possono aiutare a superare anche il peggiore attrito. Il recupero diviene più fattibile quando il figlio ha risanato le sue ferite (spesso inflitte proprio da quel genitore con il quale intende recuperare il rapporto) e il genitore è riuscito a mettersi in discussione nel suo stesso ruolo genitoriale.
Recuperare un rapporto non è possibile quando il genitore si identifica rigidamente nel ruolo del genitore perfetto e tende a giustificare le sue mancanze. Analogamente, recuperare il rapporto non è possibile quando il figlio è rigidamente ingabbiato nel suo ruolo di vittima e cova ancora rancore per le mancanze e i torti subiti in passato. Sebbene sia vero che un figlio possa essere stato vittima di trascuratezza emotiva, è altrettanto vero che un attento lavoro su se stesso può eliminare ogni gabbia e lavare via qualsiasi rancore. Una volta guarito, il figlio potrà scegliere consapevolmente se ricucire quel rapporto. Alla base di tutto, infatti, dovrà essere la volontà reciproca di riavvicinarsi.
5 consigli per il genitore-genitori figli
Entriamo nel vivo dell’argomento e cerchiamo di capire come migliorare la relazione genitore figlio. Care mamme e cari papà, se tuo figlio si è allontanato da te, potresti sentire un forte peso sul cuore. Sappi che se lei/lui non vuole, non puoi costringerlo a riavvicinarsi. Anche se è doloroso, l’unica cosa che puoi fare è accettare la sua decisione e lavorare su te stesso. Puoi sicuramente porgergli la mano e ricordargli che la tua porta è sempre aperte e che tu sei disponibile al dialogo.
Sai, ci sono dei modi per aumentare il senso di connessione tra te e tuo figlio. Lavorare sul legame, anche quando questo è stato messo a dura prova da diversi eventi, è possibilissimo. Ci sono alcune cose che puoi fare per far sì che tuo figlio si senta maggiormente a suo agio con te.
#1. Assumiti le tue responsabilità genitoriali
Se tuo figlio è schivo, si è allontanato o in qualche modo ti ha ferito, sappi che tu potresti essere, almeno in parte, responsabile per la sua condotta. Le azioni di un genitore, così come il suo modello educativo, hanno sempre un forte impatto sullo sviluppo psicoaffettivo del figlio. Anche se a te possono sfuggire dei nessi causa-effetto, cerca di mettere in discussione il tuo operato. Come ho spiegato nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», talvolta i genitori possono commettere delle mancanze spinti anche dalle migliori intenzioni.
Per esempio, l’eccessiva premura, oppure il voler spronare il figlio a ogni costo a fare bene a scuola, possono involontariamente negare al bambino di sviluppare una propria autonomia. I bambini, mentre crescono, subiscono mille pressioni (imparare a camminare, a parlare, a leggere e scrivere, a comportarsi bene in società) la più grande? Soddisfare i genitori e assicurarsi il loro amore! A volte un genitore, involontariamente, fallisce totalmente o parzialmente nel suo compito. I genitori, prima di essere genitori, sono umani, quindi imperfetti. Possono sbagliare. Tieni conto di questo.
#2. Sii di larghe vedute
Essere ascoltati e accettati è uno dei nostri principali bisogni. Per un figlio, essere accettati e stimati da un genitore, è di fondamentale importanza. Anche se quando i figli sono adulti, questo non sembra essere un vero bisogno, sappi che è tutto. La tua accettazione conta.
Quando tuo figlio si apre e condivide qualcosa con te, tieni la tua mente aperta, non giudicare. Sappi che non sei tu a dettare ciò che è il meglio per lui. Amare qualcuno significa accettarlo e accettare che sia lui a valutare ciò che è per lui il meglio.
#3. Fai sentire il tuo supporto
Ogni volta che puoi, sostienilo. Fagli sentire che sei dalla sua parte. Questo aumenterà la sua percezione di fiducia. Già, nonostante gli anni passati insieme, quando qualcosa si rompe, tuo figlio dovrà di nuovo imparare a fidarsi di te (e forse tu di lui). Il mondo è pieno di persone dal giudizio facile, criticoni e oppositori incalliti, tuo figlio non ha bisogno dell’ennesima critica, ciò di cui ha bisogno è di sostegno, qualcuno che convalidi le sue esperienze e lo faccia sentire meno solo.
#4. Ascolto empatico
Ascoltare empaticamente significa prestare particolare attenzione ai sentimenti che tuo figlio esprime quando parla. In questo modo, tuo figlio si sentirà accolto e compreso da te.
#5. Concedigli spazio
La vicinanza emotiva richiede anche un pizzico di distacco. Lascia che tuo figlio si costruisca il suo spazio, lascia che si affermi nella propria identità. Concedigli spazio e tempo. In questo modo, quando starete insieme, riuscirà ad apprezzare di più i momenti di condivisione e vicinanza.
5 consigli per il figlio-genitori figli
Anche se qualcuno di voi sarà restio ad ammetterlo, i tuoi genitori, in qualche modo, sono già entrati a far parte della tua identità. Non importa quanto tu sia diverso da loro, non si tratta di ciò che fai o chi sei, ma di come ti senti. Questo è vero sia se i tuoi genitori ti sono rimasti accanto durante la crescita, sia se hai dovuto cavartela da solo. Se hai deciso di recuperare la relazione che hai con i tuoi genitori, considera questi cinque punti.
#1. Assumiti le tue responsabilità personali
È vero, le condotte genitoriali hanno sicuramente avuto un impatto su di te. Di certo trascuratezza e diverse forme di abuso perpetuate in modo involontario e maldestro, possono averti causato un forte dolore, ma anche i genitori sono umani e possono sbagliare. Se un tempo erano loro responsabili per te, oggi sei tu l’unico responsabile del tuo benessere. Ciò significa che se loro sono responsabili delle tue ferite, tu sei responsabile di guarirle quelle ferite. Non aspettare che, per magia, sia tuo padre o tua madre a guarirle. Lavoraci da solo. La tua guarigione ti renderà libero e ti darà modo di vivere nuovi momenti di gioia con i tuoi genitori.
#2. Non rinfacciare
Quando dialoghi con i tuoi genitori, cerca di non puntualizzare continuamente le mancanze subite. Non rinfacciare gli errori del passato. Ogni volta che lo fai, dai modo a eventi del passato di interferire (ancora e ancora) con il tuo presente. Quando lo fai, non solo ferisci i tuoi genitori ma condanni anche te stesso: divieni prigioniero del passato.
Cerca di essere indulgente. Sappi che anche i tuoi genitori sono stati figli e probabilmente anche loro hanno ferite nascoste. So che se stai ancora soffrendo, più che comprendere loro vorresti essere compreso da loro. Tu fai il tuo cammino. Sappi solo che probabilmente ancora i tuoi genitori hanno avuto le loro esperienze dolorose dalle quali tentano di guarire.
Potrebbe essere saggio ricordare che tutti fanno il meglio che possono con le risorse e le conoscenze che hanno a loro disposizione. Se ci sono state omissioni, probabilmente non c’erano risorse o conoscenze per fare altrimenti.
#3. Ricorda che fa parte della tua famiglia
Per proteggerti dal dolore, potresti essere tentato di lasciare fuori tua madre (o tuo padre) da diversi aspetti della tua vita. Magari hai smesso di condividere informazioni sulla tua salute, sulla tua carriera lavorativa o sulla tua situazione sentimentale. Queste omissioni, faranno sentire tuo madre (o tuo padre), molto distante da te. Prova a migliorare il senso di connessione condividendo qualcosa. Concedi ai tuoi genitori di far parte della tua vita, anche a piccole dosi.
4. Dedica del tempo al vostro legame
Lo so, gli impegni della vita possono essere molto gravosi. La vita da adulto può essere molto impegnativa e il tempo libero pochissimo. Ricavare un po’ di tempo per stare insieme, può essere un passo importante per avvicinarti. Magari prova a portare avanti qualche tradizione di famiglia, qualcosa di cui senti la nostalgia e che sai che ti potrà riempire il cuore.
#5. Né troppo vicini, né troppo lontani
Un indicatore del successo della psicoterapia sai qual è? La buona gestione dei confini genitoriali. Osservando come un adulto gestisce i confini con i genitori, si può capire molto. I confini che hai con i tuoi genitori come sono? Troppo rigidi o inesistenti? I confini inesistenti sono il frutto di una dipendenza affettiva (potresti ritrovarti con un genitore che ti gestisce la vita). Al contrario, confini troppo rigidi sono il frutto di un atteggiamento estremamente difensivo (per sfuggire a un genitore invischiante o per proteggerti da ulteriori ferite genitoriali).
i confini sono inesistenti, inizia a porre dei limiti. Prova a porre un limite per volta così da non sconvolgere le vite di entrambi. Al contrario, se i confini sono troppo rigidi, prova a riavvicinarti gradualmente, magari provando a coinvolgere tua madre (o tuo padre) in una decisione da prendere, anche qualcosa di banale.
Ripartire da se stessi-genitori figli
Che tu sia un figlio o un genitore, sappi che i conflitti che vivi oggi risiedono nella tua infanzia. È certamente difficile essere genitori ma lo è perché prima è stato difficile essere figli. Quando veniamo al mondo, un genitore investe su di noi mille aspettative e questo genera forti pressioni nello sviluppo dell’identità del figlio.
Io vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di autostima e adolescenza.
L’ adolescenza è quella fase della vita nella quale i protagonisti cercano di trovare il loro posto nel mondo e di capire chi diavolo sono. È per questo che l’autostima ha un ruolo fondamentale: cavalcandola, i ragazzi potranno affrontare le diverse sfide che implica questa fase, che non sono poche è hanno tutte una certa importanza.
D’altra parte, anche se vogliono uscire dalla protezione che viene offerta loro dai genitori e da altre figure di riferimento, continuano a dipendere da loro che, inoltre, continueranno a condizionare parte della visione che hanno del mondo e di loro stessi. In questo modo, adottando il punto di vista dei genitori, capiremo quanto è complicato il loro ruolo nella fase dell’adolescenza.
Parliamo di quel “doverci essere senza esserci davvero” o “esserci, ma restando nell’ombra”, come quando sono piccoli e fanno i loro primi passi. I genitori li lasciano andare, ma li seguono molto da vicino, perché sanno che devono raggiungere i loro obiettivi, ma questa volta senza il loro aiuto diretto. Anche se ha volte non sono ben accetti, i genitori continuano a essere responsabili per i propri figli durante l’adolescenza, sia delle loro azioni sia della loro educazione o della loro autostima.
Tutti i genitori vogliono vedere i propri figli raggiungere il successo. Nonostante ciò, molti dimenticano che, oltre ai risultati, gli adolescenti devono superare sfide importanti, come quelle relazionate alla propria immagine e alla propria autostima. Così, la realtà ci dice che molti giovani hanno problemi a essere accettati, sia dagli altri sia da se stessi.
I genitori possono avere un ruolo fondamentale nel costruire un senso di identità nei propri figli adolescenti.
L’importanza dell’autostima durante l’adolescenza
L’autostima durante l’adolescenza influisce sulla vita e sulle decisioni del ragazzo, sulle sue relazioni e sul suo rendimento scolastico. Per questo motivo, è importante sottolineare che una bassa autostima può portare gli adolescenti ad assumere comportamenti rischiosi, tra i quali troviamo il consumo di droga, la violenza, i disordini alimentari, le abitudini sessuali rischiose, ecc. Per non parlare di quanto sono vulnerabili di fronte alla pubblicità di sette o gruppi violenti.
Non possiamo dimenticare nemmeno che l’autostima degli adolescenti è la base del loro futuro come adulti. La vita è già abbastanza difficile con un’immagine positiva di se stessi per darla per scontata o sottovalutarne l’importanza.
Consigli per aumentare l’autostima degli adolescenti
Anche se non si tratta di un compito facile, a volte i genitori devono usare tutti i mezzi a loro disposizione per migliorare l’autostima dei propri figli adolescenti. Ecco alcuni consigli per riuscirci.
Stabilire limiti ed aspettative
Anche gli adolescenti hanno bisogno di alcuni limiti, anche se adattati alla loro età. Se durante l’infanzia i limiti sono fondamentali, durante l’adolescenza sono vitali se si desidera che i propri figli crescano in sicurezza e siano responsabili. È quindi importante stabilire delle regole e delle aspettative che si adattino a quelle che vogliono gli adolescenti, in modo da contribuire alla loro crescita, invece di limitarla.
Durante il periodo dell’adolescenza, si presentano situazioni che, non essendo ancora abitudinarie, bisogna lasciare incontrollate. Aspetti come le uscite con gli amici, l’uso di dispositivi mobili o la scoperta della sessualità, ad esempio, vanno affrontati con il dialogo, argomenti e accordi che vanno rispettati da entrambe le parti. È qui che entra in gioco l’abilità dei genitori di negoziare, di stabilire delle regole che nascano anche dal consenso dei figli adolescenti, senza che siano limiti che manchino di condiscendenza.
La comunicazione con gli adolescenti deve essere fluida e aperta, deve favorire una relazione flessibile nella quale, senza esser dispotici, i genitori sappiano esercitare l’autorità che spetta loro. Le regole devono essere chiare e devono trasmettere valori concreti.
Essere generosi con i complimenti
Molti genitori si sforzano, perché i propri figli diano il meglio di loro e si superino, ma troppo spesso si concentrano su ciò che gli adolescenti non hanno fatto bene o su come potrebbero migliorare. Invece, anche se gli adolescenti hanno bisogno di stabilire delle mete, è importante anche che sappiano quando hanno fatto bene qualcosa e persino quando superano se stessi, anche se hanno ancora molta strada da fare.
Per gli adolescenti, è anche importante ricevere elogi specifici quando usano abilità che loro stessi hanno deciso di sviluppare o quando sono particolarmente bravi in una disciplina. Anche se i gusti o le aspirazioni dei figli possono non essere le stesse dei genitori, bisogna rispettarli e riconoscerne il valore. Non bisogna dimenticare che, anche se la loro maturità non permette ai genitori di concedere loro un’indipendenza totale, alla fine sono le loro vite che stringono tra le mani.
Tuttavia, non bisogna nemmeno esagerare con i complimenti e dimenticarsi di tutto il resto. Gli elogi presentati nel modo giusto sono una vera e propria carica per la loro motivazione, ma un eccesso può aver conseguenze negative, soprattutto se questi elogi sono sempre accompagnati da ricompense materiali, ben lontane dall’attività nella quale hanno messo l’impegno che i genitori vogliono premiare.
Incentivare la formazione di opinioni proprie
Gli adolescenti amano dire la propria. Ciò li fa sentire grandi e permette loro di spiccare. Inoltre, dà loro la possibilità di fare una delle cose che amano di più: discutere. Questo è normale e necessario.
Nonostante ciò, ci sono molte situazioni in cui gli adolescenti, poiché non hanno un criterio proprio per formare le loro opinioni, usano quelle degli altri e, guidati dalla convinzione sbagliata che chi più urla o più masse smuove è il migliore, adottano quel punto di vista senza metterlo in discussione.
I genitori devono incentivare la formazione di opinioni personali nei figli, senza imporre loro le proprie idee o quelle degli altri. Devono offrire una visione ampia del mondo e rendere possibile una vasta gamma di esperienze che permetta loro di pensare in libertà.
Incentivare la presa di decisioni
Gli adolescenti devono imparare anche a prendere le proprie decisioni, a esserne responsabili e a decidere d’accordo a criteri che si basano sui loro valori personali. I genitori fanno bene a permettere ai propri figli adolescenti di decidere da soli, di scegliere i propri gusti e le proprie aspirazioni, sempre se ciò non li esponga a un serio rischio. Tornando all’esempio del bambino che sta imparando a camminare: dobbiamo permettergli di dirigersi nella direzione che preferisce, sempre se lungo la sua strada non ci sono ostacoli imminenti che possono mettere a rischio la sua vita.
La questione non finisce qui. I genitori devono aiutare i propri figli a tracciare un piano che sia coerente con le proprie decisioni e che agisca d’accordo alle decisioni che hanno preso. Bisogna anche lasciare che affrontino le conseguenze delle proprie azioni e delle proprie decisioni. Va bene offrire loro un sostegno per risolvere i problemi, ma senza guidarli per mano né facendo tutto lo sforzo per loro.
Io spero che parlare di autostima e adolescenza vi sia stato utile.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo degli adolescenti ribelli e del perché, in fondo, essere ribelli è positivo.
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.
-Garcia, 2019-
Quando preoccuparsi?
È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.
La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.
In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.
Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita
La ribellione adolescenziale è una realtà, almeno nella nostra cultura, e in molti casi un bisogno. Il giovane deve iniziare a uscire dai sentieri battuti per trovare la propria strada. In questo momento, i genitori devono affrontare una missione complicata: crescere insieme ai figli.
Ultimo aggiornamento: 06 ottobre, 2022
Molti genitori potrebbero storcere il naso, eppure essere un adolescente ribelle è positivo. In termini di indipendenza emotiva, la ribellione è una parte fondamentale del percorso di costruzione della personalità.
L’adolescenza è una fase vitale ricca di cambiamenti fisici, ormonali e sociali. Dura approssimativamente dai 10 ai 19 anni. È l’abbandono dell’infanzia per iniziare una fase più vicina all’età adulta.
Questo passaggio tra infanzia ed età adulta può creare grande confusione nell’adolescente che lotta per capire chi è.
Quali cambiamenti possiamo vedere nell’adolescente?
Durante l’adolescenza, i cambiamenti più evidenti sono fisici, come l’altezza, la crescita dei peli del corpo, tono di voce diverso, l’odore del corpo cambia e si assiste a un generale sviluppo fisico.
A ciò si aggiunge che la cerchia di amici diventa un elemento fondamentale, che porta a trascurare la famiglia; questo aspetto può causare tensioni nelle dinamiche familiari.
Meno visibili, ma certamente evidenti, i cambiamenti interiori. Nello specifico questi riguardano la costruzione dell’identità e della personalità.
L’adolescenza è una fase di cambiamenti, compresi quelli legati alla costruzione dell’identità e della personalità.
Adolescente ribelle, perché?
La stragrande maggioranza degli adolescenti è ribelle, sebbene ognuno a modo proprio. In linea di massima possiamo affermare che i primi dissapori tra genitori e figli emergono proprio durante l’adolescenza.
Durante l’infanzia, di fatto, i figli raramente mettono in discussione i propri genitori: possono protestare se i loro desideri non vengono realizzati, ma non dubitano del loro ruolo; sono i loro modelli, i loro punti di riferimento.
Grazie a loro, imparano come si fanno molte cose, come dovrebbero comportarsi nella sfera sociale e cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma ecco che una volta raggiunta l’adolescenza, inizia la famosa indipendenza emotiva, fondamentale per la vita adulta.
L’adolescenza è il trampolino di lancio. Ecco, dunque, che i genitori possono opporsi di fronte a questa nuova sfaccettatura dei loro figli, con cui non sempre saranno d’accordo. Gli adolescenti iniziano a esprimere desideri, preoccupazioni e, soprattutto, a dire di “no” ai genitori.
Per quanto possa sembrare impegnativo, si tratta di un passo fondamentale nella costruzione della personalità e della vita interiore del giovane. Ricevere un “no” come risposta può essere vissuto come provocatorio e segno di ribellione, perché in un certo senso lo è.
Va notato che i genitori devono mantenere alcune regole, ma al tempo stesso essere flessibili in questa fase.
Che significato ha la ribellione?
La ribellione adolescenziale è conseguenza della costruzione della propria identità. Tutto appreso e accettato durante l’infanzia è ora messo in discussione. Da bambini si ha una libertà di scelta alquanto ristretta.
Se ciò viene mantenuto anche durante l’adolescenza, i genitori si scontreranno probabilmente con figli infastiditi, provocatori e che fanno l’opposto. È il loro di uscire dai sentieri battuti, di provare, di sperimentare.
Per la prima volta, pensano al di là di quello che viene suggerito loro per dare la priorità alle loro sensazioni. Ciò riguarda diversi ambiti come i vestiti, la musica, il cibo: capiscono che possono trovare opzioni che sostituiscono quello che non amano e che forniscono più soddisfazione.
L’adolescente ribelle, tuttavia, non ha in nessun caso smesso di amare i suoi genitori, ma piuttosto si fa strada nel mondo insieme a loro, ma essendo se stesso.
“In questa fase della vita qualcosa deve morire per dare origine a qualcosa di nuovo. Si affronta un lutto per abbandonare la persona che si era per i propri genitori”.
-Garcia, 2019-
Quando preoccuparsi?
È importante tenere a mente che ci sono manifestazioni più delicate che non hanno nulla a che fare con l’indipendenza emotiva.
La ricostruzione soggettiva può essere accompagnata dalla ribellione, ma alcuni adolescenti assumono condotte violente e autodistruttive che dovrebbero essere comprese e affrontate diversamente (Bayo-Borras, 1997).
Non tutti gli adolescenti si ribellano allo stesso modo né tutti lo fanno. Ma per quale motivo l’adolescente non si ribella?
L’adolescente continua ad attenersi a ciò che dicono i suoi genitori, senza interrogarsi o senza esprimere la propria opinione, potremmo avere qualche difficoltà a costruire la propria identità e ad allontanarsi dallo scenario infantile.
In questi casi, i genitori devono favorire spazi affinché il giovane possa scoprire i suoi interessi. Sebbene possa essere più facile non litigare mai con i figli, uno sviluppo incompleto dell’identità avrà conseguenze sullo sviluppo e l’indipendenza emotiva.
L’indipendenza emotiva può generare nell’adolescente paure, dubbi e insicurezze.
Come gestire l’adolescente ribelle senza ostacolarne la crescita
Sebbene ogni adolescente sia diversi, le seguenti linee guida possono aiutare i genitori a non ostacolare l’indipendenza dei propri figli:
Lavoro di terapia personale. Vedere i figli abbandonare l’infanzia fa male, può essere molto doloroso rendersi conto di non essere più le loro uniche figure di riferimento. Lavorare su queste emozioni si rivela estremamente utile.
Confrontarsi con altri genitori per condividere esperienze e consigli.
Essere flessibili e tolleranti. Tollerare una risposta negativa e accettare i desideri dei figli, completamente diversi dai desideri personali.
Essere empatici ricordando la propria esperienza adolescenziale. Pur trattandosi di persone e tempi molto diversi, sicuramente potrebbero esserci degli elementi in comune.
Parlare molto con gli adolescenti per cercare di capire davvero i loro desideri.
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
Io spero di aver fatto un po’ di chiarezza sugli adolescenti ribelli.