Buongiorno amici:) Oggi l’attenzione va ad un discorso di Bebe Vio agli studenti.
La campionessa paralimpica è intervenuta a Montecitorio in occasione della cerimonia per il 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione Italiana
Il discorso
“È molto bello essere qui a rappresentare i giovani”, esordisce così l’atleta con quel sorriso che l’ha sempre contraddistinta.
Poi arriva l’esortazione rivolta ai giovani: “75 anni della Costituzione sono tantissimi, io ricordo qui l’articolo 34 che riguarda l’istruzione. Io l’ho vista come un mezzo per trasformare i sogni in obiettivi. Il sogno resta un sogno se resta nel cassetto, l’istruzione, invece, ci dà la possibilità di tirare fuori il sogno dal cassetto”.
“La squadra che si crea con i compagni di classe è pazzesca, ti fa dire ‘arriviamoci insieme’. Io mi sono finalmente laureata, è stata un’impresa, ma ce l’ho fatta”.
Tutti mi dicono come fai a fare tutto? In realtà siamo bravi ad inventarci scuse e dire ‘non ce la faccio, in realtà la mia fortuna è quella di avere una combo tra sport e scuola”
Insegnamento
Il discorso è toccante ed stato fatto da una delle persone, a mio avviso, più coraggiose, forti e caparbie che abbia mai conosciuto.
E’ vero, ci chiediamo sempre, in casi come il suo, “ma come fa?”..semplice, con la determinazione.
Ha dovuto, Bebe, affrontare momenti drammatici nella sua vita e on tutti, purtroppo, sanno reagire.
Lei, invece, a preso in mano la sua vita e, con la costanza, la voglia , la caparbietà di voler raggiungere i suoi obiettivi, ce l’ha fatta.
E, altra cosa importantissima, non si è fatta scoraggiare dalle mille, sicuramente, persone che invece di aumentare la sua autostima, di incoraggiarla hanno cercato di fermarla.
Non fatelo mai, per nessun motivo. Siete voi artefici del vostro destino ricordatevelo sempre.
Genitori
E voi, cari genitori, non sminuite mai i desideri dei vostri figli magari solo perché non sono quello che pensavate o volevate.
Aiutateli a diventare forti, sicuri di se stessi.
Insegnate loro, come dice Bebe, a essere caparbi, a sognare, mettercela tutta e lavorare. Lavorare sodo, mettendoci tutto l’impegno che hanno per poter realizzare i propri obiettivi.
Buongiorno amici:) Oggi un’importante diretta: perché è difficile essere genitori di un adolescente.
La fine dell’idealizzazione
L’adolescenza è un processo attraverso il quale il ragazzo e la ragazza vanno maturando la propria identità di giovani adulti, sessuati ed emancipati. Per l’adolescente è necessario uscir fuori dal mondo infantile, nel quale i genitori erano il principale, se non l’unico, modello cui riferirsi. Per arrivare a questo è necessario togliere i genitori dall’idealizzazione in cui erano stati messi. Devono, in questo processo ruvido e discontinuo, cogliere e sottolineare ogni mancanza dei genitori, ogni loro contraddizione, ogni loro difetto, ogni errore.
E quanto più i genitori erano stati precedentemente idealizzati, tanto più grande sarà per gli adolescenti il dolore e lo scandalo di accorgersi che essi non sono affatto ideali.
Non rinunciare a essere genitori
Allora, se è vero che un adolescente normale che sta vivendo il proprio normale processo di crescita è una persona in crisi, è ugualmente vero che è normale che anche i suoi genitori siano in crisi.
Se i genitori sono preparati a queste evenienze, è più probabile che reggano le onde d’urto interne ed esterne, e che non vengano meno ai loro compiti di genitori, assolutamente indispensabili in questo periodo.
È necessario, infatti, che essi continuino a esserci, senza fuggire, senza annullare il loro ruolocon atteggiamenti seduttivi o di sottomissione acritica, senza mettersi a giocare coi propri figli a chi fa più l’adolescente, senza soccombere all’invidia.
Oggi, come sempre, voglio riflettere con voi sulla gentilezza. E, soprattutto, sugli errori che i genitori fanno quando parliamo di insegnamenti.
Troppo spesso vedo genitori impegnati a impartire lezioni di…
“non piangere perché sembri una femminuccia”
“chi piange dimostra debolezza”
“la persona gentile è considerata debole e intimidita dal mondo. Senza attributi”
” devi farti rispettare”
E le conseguenze a tutto questo sono due : o si diventa bulli, pensando che si venga rispettati solo se gli altri ci temono; o si diventa bullizzati, timidi, impauriti dal fatto di sentirsi sbagliati solo perché si è semplicemente e meravigliosamente gentili.
Insegnamenti
I veri e giusti insegnamenti sono atri…sono il contrario, l’esatto opposto di quello ceh abbiamo visto sopra.
I genitori devono insegnare ai ragazzi ad essere se stessi, ad esprimere le loro emozioni, il loro carattere così com’è e , soprattutto, non devono vergognarsi di essere gentili, di piangere .
Noi siamo fatti di emozioni. Plauso bellissimo a chi ha diretto e soprattutto ideato il film “inside out”.
Nel film si parla proprio di questo: di come le nostre emozioni vengono a galla e influenzano la nostra vita, i nostri atteggiamenti e reprimerle non è assolutamente un bene.
Non esiste il debole
La persona gentile è la persona rispettosa degli altri che l circondano; è la persona empatica, sensibile, educata…appunto, educata ed educata bene.
Non esiste la persona debole, nessuno deve bullizzare per il proprio modo di essere perché, fortunatamente, siamo tutti diversi, tante bellissime unicità che itneragiscono…ma interagiscono nel modo corretto.
e ricordatevi, genitori e fili, che in un mondo ni cui, ormai, il rispetto è una perla rara, voi farete la differenza.
Buongiorno amici:) Oggi riflessione: genitori, non sostituitevi ai figli.
Guida
Lo dico e lo dirò sempre quando un genitore mi chiede “sì ma allora che devo fare?”.
Semplicemente essere un buon esempio e una guida per i tuoi ragazzi.
E’ questa la cosa principale per un genitore. Non tanto evitare i conflitti adolescenziali perché quelli ci saranno ed è giusto che ci siano.
E perché è giusto? Perché i ragazzi stanno crescendo. Sono in una specie di limbo per cui non sono più bambini, vogliono essere trattati da adulti ma non lo sono ancora completamente. E avranno sempre bisogno del vostro aiuto, della vostra guida.
Esempio
Una guida è colei che non si sostituisce al ragazzo ma lo accompagna nel suo percorso di vita, stando accanto a lui, non davanti per evitare che inciampi.
E l’esempio, il buon esempio, è più importante di tante mille parole.
E non solo da ragazzi ma anche da bambini. I bimbi imparano non tanto dalle vostre parole ma dalle vostre azioni.
Siete i loro principali influencer e, in questo caso, mai termine più azzeccato.
Perché quello che imparano dalle vostre azioni da bambini influenzeranno la loro vita crescendo.
Se date una regola a un ragazzo e poi siete i primi a non rispettarla, qualsiasi essa sia, beh, non pretendiate lo facciano loro.
Cadere e rialzarsi- genitori, non sostituitevi ai figli
Gli adulti non capiscono che devono insegnare i ragazzi a cadere. Ebbene sì.
Sbagliando si impara, sempre. Evitare di affrontare le difficoltà quotidiane perché secondo voi così li proteggete non va bene.
Come farebbero a crescere, a responsabilizzarsi, a diventare pian piano adulti e affrontare la vita con le loro forze se cercate di evitar loro tutto questo?
Qualsiasi sia la difficoltà qualsiasi sia il motivo per cui si cade, metaforicamente parlando, lasciate che i vostri figli cadano. Sarete poi voi, insieme, a cercare il modo per non cadere più, per no fare più lo stesso errore ma lasciateli cadere.
I genitori devono aiutare i ragazzi a crescere, a imparare a capire dove hanno sbagliato e a sviluppare il pensiero analitico per riuscire a trovare una soluzione.
Non sono solo i ragazzi a crescere, ma siete anche voi che crescete con loro, ricordatevelo sempre.
Quali le azioni da compiere e no davanti a tutto ciò
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo su adolescenza a silenzi.
Da un momento all’altro il figlio con cui condividevate tutto decide di tirare su un muro e trasformarsi in quel ragazzo a volte un po’ sgarbato che non ha la minima intenzione di raccontarvi di sé, né tanto meno dirvi cosa abbia fatto a scuola o con i suoi amici.
Niente panico, tutto ciò potrebbe essere necessario per crescere!
Durante l’adolescenza, infatti, si vivono le prime esperienze, i primi amori, il gruppo dei pari assume un ruolo centrale e permette all’adolescente di sperimentarsi maggiormente nelle relazioni e confrontarsi con il mondo esterno.
Non sempre silenzio significa malessere:
il figlio, tenendo per sé tutto quello che fa e pensa, cerca di prendere le distanze dai genitori, cerca di arricchire il proprio ORTICELLO così da poter affermare la propria autonomia e il proprio sé, sebbene sia immerso in un groviglio di emozioni a cui spesso non sa ancora dare un nome.
Come affrontare allora questo momento delicato? Ecco qualche piccolo consiglio:
COSA FARE:
Rispettare i suoi tempi.
Per far sì che vostro figlio si confidi con voi nei momenti importanti è opportuno saper rispettare i suoi tempi, i suoi spazi ed i suoi pensieri.
Soprattutto ricordate di intervenite repentinamente soltanto quando credete che possa esserci qualcosa di grave da metterlo in reale pericolo.
Mostrarsi disponibili all’ascolto.
Instaurare una buona comunicazione è fondamentale per far sì che si crei una relazione di fiducia.
Prima di porvi come giudici, cercate di ascoltare tutto ciò che ha da dirvi, prendendo in considerazione il suo punto di vista, per guidarlo all’autonomia senza aspettarvi che faccia proprio come diciate voi.
“Sbagliando si impara”.
Anche se a volte potrà essere difficile ed impulsivamente vorreste essere voi a dover aggiustare il tiro di una situazione complessa, è importante riconoscere quali siano i momenti in cui essere semplici spettatori e fare un piccolo passo indietro ma al tempo stesso essere pronti a sostenerlo quando necessario.
“E tu come stai?”.
A volte potrebbe sembrare scontato ma troppo spesso ci si concentra maggiormente sulla scuola, sullo sport o su episodi specifici senza prestare attenzione a come si sente vostro figlio.
Infatti, è opportuno sintonizzarsi emotivamente con lui, comprendere ciò che sta attraversando e fornirgli un supporto e non solo regole e rimproveri.
Cosa invece è importante NON FARE:
Non costringerlo a parlare.
È fondamentale non forzarlo in maniera eccessiva e ostinata a raccontarvi tutto quello che fa a scuola o con i suoi amici.
È giusto monitorare e informarsi, ma evitate di sommergerlo di domande continue che potrebbero esasperare e portare a un dialogo poco proficuo e da cui ne ricavereste ben poco.
Non essere invadenti.
Non controllate a sua insaputa il suo smartphone e i suoi profili social, non entrate nella sua camera senza bussare e soprattutto NON SBIRCIATE tra le sue cose soltanto perché siete curiosi.
Sicuramente, invece, è importante che sia consapevole che nei momenti di difficoltà potrà essere lui stesso a venire direttamente da voi per confidarsi e per cercare insieme una soluzione che possa aiutarlo.
Non sminuire ciò che vi racconta.
Le difficoltà che possono incontrare gli adulti sono completamente diverse da quelle di un’adolescente, ma non per questo hanno meno importanza e valore.
Gli adolescenti, infatti, vivono gran parte delle loro esperienze per la prima volta e sentirsi sminuire crea una grande barriera emotiva che non permette di potersi esprimere liberamente, alimentando così l’effetto chiusura.
Non arrendersi.
Il compito più arduo è proprio quello di non sentirsi incapaci come genitori solo perché vostro figlio si sta “allontanando” da voi.
Tutto ciò è fisiologico e non vuol dire che per lui non siete più importanti ma, al contrario, per vostro figlio la vostra opinione è sempre fondamentale.
Il vostro ruolo deve modificarsi in base all’età, dovrete essere una base sicura sulla quale fare affidamento senza sentirsi mai sbagliati e inadeguati.
Ricordate che i cambiamenti di vostro figlio nei vostri confronti sono i segnali positivi della sua crescita e di conquista della sua autonomia.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di rientro a scuola.
Dopo essere stati per molto tempo svincolati dagli impegni scolastici, dai doveri e dagli orari, dalle discussioni con i genitori per la scuola e dall’ansia delle interrogazioni, per gli adolescenti il rientro può rappresentare un momento di stress difficile da gestire.
L’inizio
In questi giorni, i ragazzi iniziano già ad immaginare come sarà il ritorno a scuola.
Al solo pensiero di doversi di nuovo svegliare presto la mattina, restare rinchiusi in classe per tante ore, rimettersi a studiare senza averne la minima voglia, li fa sentire appesantiti e li porta a vedere tutto in maniera negativa e catastrofica.
Molte volte non lo dimostrano apertamente e spesso si sottovaluta che i ragazzi possano essere preoccupati, in ansia o stressati all’idea di tornare sui banchi, anzi molte volte il loro vissuto viene scambiato per pigrizia e apatia.
In realtà possono vivere questo momento carico di aspettative, ma anche di ansie e paure.
Rischiano di accumulare certi vissuti, sentirsi schiacciati dallo stress da rientro e dalla paura di non farcela, fino a manifestare anche sintomi psicosomatici quali, stanchezza eccessiva, nervosismo, irritabilità/irascibilità, disturbi del sonno, incubi, risvegli, nausea e alterazioni dell’appetito.
Ecco le 5 paure più grandi dei ragazzi:
1. RIPRENDERE LA ROUTINE QUOTIDIANA.
Dopo tanti mesi di vacanza, in cui il corpo e la mente si sono abituati ad altri ritmi, una delle preoccupazioni è proprio quella di dover modificare le proprie abitudini e rientrare nei tempi scanditi dagli impegni e dalle attività: non è facile per gli adulti, figuriamoci per i ragazzi!
Dover andare a letto prima, alzarsi presto, mangiare a orari più regolari.
Tornare dietro un banco, fare le corse per incastrare i compiti, tra le uscite, lo sport e gli amici diventa per loro un vero e proprio trauma, spesso alimentato anche da pensieri negativi “non ce la faccio”, “non ho voglia”, “non riuscirò mai ad alzarmi presto la mattina”.
Per non parlare delle “immersioni tecnologiche” che i ragazzi hanno fatto per tutta l’estate, tra abbuffate di serie tv, chat, social network e videogiochi a tutte le ore del giorno e della notte.
Hanno accumulato ore di sonno arretrato e, abituarsi ai nuovi ritmi, cercando di dare una ridimensionata alla tecnologia, diventa per loro molto difficile. Sono spaventati, sentono di non farcela e tutta questa negatività di certo non li aiuta.
Bisogna aiutarli a rientrare nella routine in maniera graduale, senza iniziare subito con le corse, le urla, le discussioni su scuola e compiti.
Bisogna parlare con i ragazzi e fargli capire l’importanza di trovare un equilibrio: un approccio graduale li aiuterà a prefigurarsi i nuovi ritmi, così che siano pronti ad iniziare con la giusta concentrazione e grinta.
2. PERDERE LA LIBERTÀ.
Un’altra grande paura dei ragazzi è di non poter più avere così tanto tempo libero a disposizione per uscire con gli amici, divertirsi, ritagliarsi dei momenti di svago.
Dopo una lunga pausa estiva, nella quale hanno sperimentato momenti di libertà e spensieratezza, il pensiero di poter essere sommersi di nuovo dai compiti, dallo studio e dalle tante attività extrascolastiche che impegnano la loro agenda, gli fa vivere la scuola come una sorta di costrizione.
Sentono che non c’è mai tempo, si va sempre di corsa, tutto è incentrato sullo studio e la scuola viene vissuta soltanto come una prigione, perdendo di vista tutti gli aspetti positivi.
I ragazzi devono capire che una volta dato il giusto peso al rientro ed essere ripartiti con il piede giusto, è possibile, una volta fatto il proprio dovere, riuscire a dedicarsi anche al piacere, ritagliandosi del tempo per uscire e divertirsi.
Gli adulti stessi, molte volte, si dimenticano che oltre la scuola c’è altro, che i ragazzi hanno bisogno, durante il periodo invernale, anche di tempi “vuoti”, per recuperare energie e per dedicarsi al gioco e allo svago: ad un tratto, invece, tutte le attenzioni vertono soltanto sulla scuola, andando ad appesantire ulteriormente la situazione.
3. COMPAGNI CHE NON PIACCIONO
La scuola per gli adolescenti è anche il luogo nel quale mettere in gioco le proprie competenze relazionali, fare nuove amicizie e inserirsi all’interno del gruppo classe.
Non bisogna dimenticare che il rapporto con i coetanei è fondamentale in adolescenza e uno dei bisogni più importanti è l’essere accettati dal gruppo.
I ragazzi trascorrono tante ore della propria giornata in classe e le relazioni che instaurano a scuola li condizionano sotto tanti punti di vista.
Possono avere il timore di ripartire, di non trovarsi bene con i nuovi compagni o non riuscire ad integrarsi in classe, soprattutto se hanno avuto esperienze negative in passato, hanno difficoltà relazionali o hanno subìto addirittura episodi di bullismo a scuola.
È importante non sottovalutare i vissuti dei ragazzi, mantenere un occhio vigile, senza fare troppe pressioni, ma cercare di cogliere eventuali nuove dinamiche e segnali di disagio che non vengono esplicitati direttamente, ma che possono generare uno stato di ansia e angoscia, fino al rifiuto scolastico.
4. INTERROGAZIONI E COMPITI IN CLASSE
Un altro aspetto che spaventa i ragazzi è il pensiero di dover affrontare di nuovo interrogazioni e compiti, che generano in loro molta ansia e preoccupazione.
Dopo l’estate, si sentono lontani da quel vissuto, non sanno più se saranno in grado di affrontare tutto il carico di verifiche, hanno paura di non farcela e di fallire.
Bisogna tener presente che da un lato, sentono i professori molto esigenti, pretendere molto, concentrati sul programma e sul fissare, soprattutto in alcuni periodi, moltissime interrogazioni e verifiche.
Dall’altro lato, percepiscono la pressione dei genitori che si aspettano buoni voti e non perdono occasione di sottolineare quanto lo studio sia importante per il futuro.
I voti molte volte rischiano di essere vissuti, non come una semplice valutazione del lavoro fatto, ma come giudizi personali, andando ad intaccare la propria autostima e autoefficacia.
Non bisogna fare questo errore, è importante cercare di andare oltre e capire che l’ansia, quando è troppo forte, rischia di bloccare i ragazzi e di andare a compromettere il risultato, al di là della preparazione e dello studio.
5. GENITORI CHE ASSILLANO
Ricominciare con discussioni, urla, litigi per i compiti, i voti, gli orari in cui andare a dormire e staccarsi da smartphone e console non fa bene ai genitori, non fa bene ai ragazzi e non fa bene alla loro relazione.
Una delle preoccupazioni degli adolescenti è proprio quella di dover di nuovo salire sul ring con il genitore per discutere su ciascuna di queste cose.
È anche molto probabile che i genitori non abbiano mai smesso, neanche durante l’estate, di urlare perché i figli facessero i compiti assegnati per le vacanze.
È vero, non è facile, perché i ragazzi molte volte non sono autonomi nel pensare ai propri impegni e il genitore sente di doverli sollecitare in questo senso.
Basare tutto sul controllo, sulle discussioni continue non fa altro che peggiorare la situazione.
I figli devono essere accompagnati a sviluppare maggiore responsabilità, mentre i genitori devono cercare di non far ruotare la relazione soltanto intorno alla scuola, altrimenti i ragazzi non si sentiranno considerati come persone, ma di essere pensati e riconosciuti solo in base all’andamento scolastico.
Non bisogna sottovalutare queste paure dei ragazzi ma riconoscerle e aiutarli a ripartire con il piede giusto, dando un giusto peso al rientro e agli impegni che si dovranno affrontare.
Hanno bisogno anche di fiducia e sicurezza da parte degli adulti, riscoprendo il lato bello della scuola, legato al piacere, che permetta loro di vivere anche momenti di spensieratezza.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenza: così, nell’adolescenza, esce ciò che seminiamo.
L’adolescenza è un periodo di transizione dall’infanzia verso l’età adulta, che va da circa i 12 fino ai 19-20 anni, periodo dell’età evolutiva durante i quali i ragazzi attraversano numerosi cambiamenti nel corpo e nella mente: acquisiscono nuovi ruoli e responsabilità all’interno del contesto sociale e si trovano a dover strutturare una propria identità.
Periodo complesso
È un periodo complesso, come sanno tutti i genitori: se da una parte i ragazzi cercano una nuova autonomia e una maggiore indipendenza, dall’altra hanno ancora bisogno di percepire un «porto sicuro», la famiglia. Ma a volte capita che la conflittualità tra le due generazioni diventi esasperata, rasenta i limiti della tollerabilità. Se è normale una contrapposizione che serve al giovane per esprimere la propria differenza dal nucleo familiare, e quindi un’identità propria, specifica, si scivola talvolta in situazioni in cui crede che tutto sia dovuto, in cui vede solo sé stesso e le sue esigenze, e il genitore come una persona da usare per ciò che serve.
La patente non serve prenderla perché i genitori sono «autisti» sempre disponibili ad accompagnarlo da tutte le parti; ci si può inventare diete vegane o alternative perché c’è sempre qualcuno che cucina, differenziando ogni singolo menù; non c’è bisogno di ricordare di prendere le chiavi di casa perché si può suonare il campanello a qualsiasi ora della notte. Non c’è bisogno di «agire» insomma, perché in tutte le situazioni c’è chi lo fa per lui.
Genitori e comunicazione
La comunicazione è basata sul «fammi», «mi devi dare», «dammi». E questo atteggiamento si riversa non solo nei confronti dei genitori, ma delle regole e di ciò che rappresenta l’istituzione in generale, insegnanti compresi. Spesso, infatti, viene richiamato a scuola o vengono convocati i genitori per problemi comportamentali legati alla disciplina.
Sempre più spesso osserviamo genitori che si rapportano ai figli con un’eccessiva apprensione, quasi ossessiva, che alla lunga finisce per essere deleteria. «Stai attento, te lo faccio io», «Chiamami quando arrivi», «Con chi esci? Dove vai?».
Ibambini, i ragazzi e poi gli adolescenti, hanno bisogno di mettere alla prova le proprie capacità, acquisendo così sempre più sicurezza e fiducia in sé stessi.
Fare le cose al posto loro non li aiuta a crescere: bisogna aiutarli solo quando serve, stimolando la loro autostima, senza mai sostituirsi a loro. Ed è invece proprio l’insicurezza che si genera con atteggiamenti iperprotettivi a determinare scompensi interiori, conflitti, rabbia, frustrazione, premessa per future crisi di panico e attacchi d’ansia.
Protezione
Il compito del genitore quindi non è quello di sostituirsi a lui per poterlo proteggere meglio, ma quello di «esserci», di «essere presente» quando avrà bisogno di sostegno: fornendo affetto, attenzioni, ascolto, accompagnandolo nelle sue insicurezze e dubbi, aiutandolo a comprendere e a gestire le sue emozioni e le sue paure.
Proteggere i figli da ogni singola fatica, impegno o disagio (per non parlare di eventi assolutamente banali e regolari) comporta una rinuncia sul piano esperienziale: il messaggio che recepiscono è «non posso farcela da solo», «non sono capace», così si insinua gradualmente il concetto che «qualcuno lo farà per me…» e quindi alla fine «tutto è dovuto».
Da qualche anno ormai si sente parlare di adolescenza infinita, adolescenti di trent’anni e più… ma quando finisce l’adolescenza? Essere completamente sé stessi, riuscire ad esprimersi e a vivere senza condizionamenti è la base per raggiungere la piena autonomia e indipendenza.
Termina quando è ben chiaro chi si è, dove si vuole andare e quando si è pronti a costruire rapporti stabili e significativi, anche con sé stessi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi che fuggono senza pagare il conto a Malta.
ma soprattutto, della bellissima lezione di vita di un papà.
on avevano pagato il conto dopo avere pranzato nel ristorante pasta & Co di Msida a Malta.
Bravata punita
La bravata di cinque ragazzi ragusani, analoga a quanto avvenuto nei giorni scorsi in un altro ristorante in Albania, è stata risolta immediatamente grazie al gesto del padre di uno di loro che ha impartito al figlio anche una lezione di vita.
Dopo avere appreso la notizia dai giornali locali ed avere ottenuto una piena confessione del figlio, ha chiamato i proprietari del ristorante per scusarsi e pagare il conto di circa 100 euro.
Questi ultimi hanno risposto di voler devolvere la somma in beneficenza ad una organizzazione non governativa, con sede a Gozo, che si occupa di persone diversamente abili.
Bravo papà
A questo punto il padre del ragazzo ha deciso di fare un bonifico complessivo di 250 euro direttamente sull’iban della fondazione.
“Una lezione di rispetto e di educazione impartita al figlio – ha commentato all’ANSA Giacomo, uno dei titolari del ristorante, originario di Mazara del Vallo.
Addirittura il genitore ha dato la propria disponibilità a far lavorare il figlio gratis nel ristorante per un mese per fargli capire la gravità del suo comportamento”.
Giacomo aveva riconosciuto la provenienza dei 5 ragazzi per via dell’accento e delle telecamere del punto vendita che avevano immortalato i ragazzi mentre si davano alla fuga.
Esempio
Un grande esempio di padre.
Lo dico sempre e continuerò a farlo a tutti quei genitori che pensano di ottenere qualcosa urlando senza dare spiegazioni, che puntando il dito senza educare al cambiamento.
Con le urla non si ottiene nulla. Con i “ti tolgo il telefono” nemmeno.
Qual’è il ruolo, uno dei, dei genitori? E’ quello di educare i ragazzi a prendersi le responsabilità delle loro azioni.
E’ il far capire dove si è sbagliato e che, ad ogni azione fatta male, ci sarà sempre una conseguenza.
Non è stata una bravata ma un non rispetto per delle persone che lavorano in modo onesto. La giusta “Punizione” di questo papà è esemplare.
Niente vacanze la prossima estate ma lavori lì, dove hai rubato soldi, per capire la fatica che fanno queste persone tutti i giorni.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su un tema. Cina: vietato l’uso dei cellulari di notte per i minorenni.
Limitare l’accesso a internet e impedire l’uso dello smartphone ai minori di 18 anni nelle ore notturne: è questo il provvedimento che la Cina vuole introdurre dal mese prossimo, per impedire a coloro che dovrebbero contribuire alla “costruzione della modernizzazione” del paese di diventare dipendenti dai social network e dal telefonino.
Cosa è consentito e cosa no-cina: vietato l’uso dei cellulari di notte per i minorenni
Una proposta presentata dalla Cyberspace Administration of China (Cac), il principale regolatore di internet del paese, richiederebbe l’installazione per tutti i dispositivi mobile, app e app store di un “youth mode”.
Una modalità che limiterebbe il tempo di visualizzazione giornaliero a un massimo di due ore a giorno, a seconda della fascia di età. Nel dettaglio, le nuove regole, che potrebbero entrare in vigore a partire dal 2 settembre, colpiscono chiunque abbia meno di 18 anni di età per impedire loro l’utilizzo del cellulare dalle 22 alle 6 di mattina.
E inoltre…
Sarebbe previsto, inoltre, un tempo massimo sull’uso dei telefonini, diviso per fasce d’età: 40 minuti al massimo ogni 24 ore sotto gli otto anni e due ore per chi ha 16 o 17 anni.
Secondo la bozza del Cac, ai bambini e gli adolescenti che utilizzano i dispositivi con lo “youth mode” sarà impedito l’uso delle app e dello smartphone una volta superati i limiti temporali previsti.
Sui telefonini compariranno quindi delle notifiche per ricordare di allontanare gli occhi dallo schermo a chi ha utilizzato il proprio dispositivo per più di 30 minuti consecutivi.
Il rispetto del provvedimento è reso possibile anche da una norma governativa, che impone a tutti gli utenti del web e social network di registrarsi con i loro veri nomi.
L’anno scorso, infatti, le autorità di regolamentazione hanno imposto a tutti i siti online di verificare le identità reali degli utenti prima di consentire loro di inviare commenti o mettere un like ai post sui social network.
Le restrizioni, se approvate, segnerebbero un inasprimento delle misure già esistenti, introdotte e ampliate negli ultimi anni da Pechino, che mira a voler limitare il tempo che i bambini trascorrono con il cellulare in mano.
Ma le nuove norme sono finalizzate anche a favorire la diffusione contenuti web adatti ai minorenni e prevenire la disinformazione, con l’obiettivo di “creare un ambiente online positivo”.
Ulteriore restrizione per le big tech cinesi
Le nuove misure potrebbero essere un nuovo grattacapo per le aziende tecnologiche cinesi, che sono generalmente ritenute responsabili dell’introduzione e del rispetto delle normative governative per l’uso dei social network.
La proposta della Cac arriva mentre è in atto una severa repressione normativa nei confronti dei giganti della tecnologia cinese.
Le ultime restrizioni avrebbero un impatto su aziende come Tencent, la più grande società cinese di giochi online, e ByteDance, che gestisce la popolare piattaforma di video brevi Douyin, la versione cinese di TikTok.
Due anni fa, le autorità di regolamentazione cinesi hanno vietato ai giocatori online di età inferiore ai 18 anni di usare i videogames nei giorni feriali, limitando il loro utilizzo a sole tre ore nei fine settimana. Per questo i colossi del tech cinese sono corsi ai ripari.
Douyin, la versione mandarina di TikTok, ha introdotto una “modalità per adolescenti” nel 2021 che limita a 40 minuti al giorno la quantità di tempo che i bambini di età inferiore ai 14 anni possono trascorrere sull’app. Kuaishou, un’altra popolare app di video, ha un’opzione simile.
Riflettiamo
Sono dell’idea che regolamentare va benissimo perché se ne sentono davvero troppe sui social riguardanti minorenni.
Ma il problema di fondo è un altro. I primi a proteggere i figli, a dare delle regole, ad educare ad un uso corretto dei telefoni sono i genitori.
Cellulari come i pad spesso usati, dai genitori appunto, come dei baby sitter…no, non funziona così.
A mio parere, dovrebbero esserci delle lezioni a scuola, anche per i più piccini, su come deve essere usata nel modo corretto la tecnologia e anche i rischi che si corrono se non si seguono queste regole.
Lezioni che, ovviamente, dovrebbero seguire anche i genitori…magari coi figli.
E voi, come la pensate?
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi parliamo di Genitori amici? No grazie.
Bellissimo il pensiero della Bouchet, che condivido pienamente.
Genitori amici? No grazie.
No, non devono esserlo. E perché?
Non dobbiamo confondere un genitore aperto all’ascolto, come dev’essere, con un genitore che vuole fare l’amico. E’ dannoso e vi spiego.
I genitori devono essere una guida per un figlio, un buon esempio per riuscire ad educarlo nel modo più corretto.
Deve essere un porto sicuro quando ha bisogno di aiuto e aperto all’ascolto per non tirare su muri che difficilmente, poi, si riuscirebbero a scalfire.
I genitori devono amar un figlio incondizionatamente e aumentare la fiducia in se stessi e l’autostima.
Devono aiutarli a capire dove hanno sbagliato, insegnar loro a sbagliare perché dagli errori si impara, aiutarli ad essere indipendenti.
Amici- Genitori amici? No grazie
Gli amici sono un’altra cosa.
Secondo voi, ad un amico si chiede consiglio su un qualcosa di avvero importante?
Si può prendere da esempio di vita? No, semplicemente perché non ha l’esperienza necessaria e vostro figlio non troverà le risposte che cerca.
Con l’amico ci si confida segreti, si passano momenti di confidenze ed è giusto così.
Ma se il genitore tende a fare l’amico, perderà quell’importanza e il ruolo che deve avere.
Lacrime- Genitori amici? No grazie
Altro aspetto importante? Mai nascondere le proprie emozioni, qualsiasi esse siano.
Perché piangere non è un difetto, un atto di debolezza. E’ un sentimento come un altro ed è giusto esternarlo perché, come dice anche la Bouchet, fa bene all’anima, è uno sfogo naturale e semplice.