Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul chiedere aiuto e sul perché è così difficile farlo.
Mamma, mamma! Mi aiuti?” Chissà quante volte abbiamo sentito dire (e abbiamo detto) questa frase. Quando siamo piccoli non ci facciamo nessun problema nel chiedere aiuto, ma non appena diventiamo grandi molte cose cambiano.
Di sicuro conoscerete persone che preferiscono sprecare moltissime energie per risolvere da soli un problema che, con un l’aiuto di qualcun altro, sarebbe presto fatto oppure che preferiscono lasciar perdere o fallire piuttosto che lasciare che qualcuno dia loro una mano. Anche voi fate parte di questo gruppo?
Torniamo a un’altra scena tipica dell’infanzia. chiedere aiuto
“Mamma, mamma! Ce l’ho fatta da solo!” o “Lasciami! Ci riesco da solo...” E ancora: “Bravissimo! Ci sei riuscito da solo!” Ecco la tipica risposta che punta a stimolare l’autonomia dei figli, ma che spesso è l’inizio di un percorso che ci porta a quest’abitudine che non sempre risulta positiva.
Perché ci riesce così difficile chiedere aiuto?
Sono molti i motivi che possono scatenare questo comportamento, e molti anche i vantaggi che si perdono quando non chiediamo aiuto.
1. Il primo motivo è probabilmente l’orgoglio: vogliamo avere soltanto noi il merito di essere riusciti a risolvere un problema, e non siamo disposti a condividerlo con nessuno.
2. Il secondo motivo che può bloccarci dal chiedere aiuto ha a che fare con il fatto di non voler ammettere che abbiamo un problema. Per esempio, è tipico delle persone che hanno delle dipendenze dall’alcol o dalla droga oppure che hanno contratto molti debiti per colpa del gioco d’azzardo. Sono tutti problemi di cui è difficile parlare.
3. Il terzo dei motivi comuni è la vergogna: non vogliamo che altri sappiano che non riusciamo a risolvere un problema. Alcune persone, infatti, pensano che chiedere aiuto sia un segno di debolezza.
4. Il quarto motivo ha a che fare con la possibilità che l’aiuto che chiediamo ci venga negato. Dietro questo timore si nasconde la paura del rifiuto, di sperimentare la sensazione di non essere abbastanza importanti da far sì che qualcuno ci dedichi il suo tempo.
In fondo, dietro tutti questi motivi se ne nasconde uno che li include tutti: la paura del giudizio degli altri. Non ci piace essere sotto lo sguardo degli altri in un momento in cui ci stiamo dimostrando deboli. Per questo, per chiedere aiuto molto spesso bisogna essere abbastanza sicuri di noi stessi. Inoltre, non chiediamo aiuto a chiunque, indistintamente: dobbiamo anche fidarci delle capacità delle persone a cui ci affidiamo. Questo ci fa capire che, in realtà, la maggior parte delle volte chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza, ma di coraggio.
Che cosa ci stiamo perdendo quando non vogliamo chiedere aiuto?
Prima di tutto, quando non chiediamo aiuto ci costringiamo a sprecare molte più energie che, se non ci danno il risultato sperato, generano in noi un forte sentimento di frustrazione. In secondo luogo, perdiamo la possibilità di sperimentare la bontà degli altri e di migliorare la nostra visione del mondo. E perdiamo anche un’occasione di contatto con gli altri, che potrebbe arricchirci ulteriormente. Secondo la psicologia sociale, inoltre, quando chiediamo aiuto stiamo anche migliorando l’immagine che la persona che ci aiuterà ha di noi.
Non dobbiamo dimenticare che siamo animali sociali, e che anche le situazioni in cui abbiamo bisogno di collaborazione rappresentano una buona opportunità per sviluppare le nostre relazioni. Infine, considerato che quando chiediamo aiuto riceviamo in cambio le attenzioni di qualcun altro, stiamo anche perdendo l’occasione di guadagnare sicurezza e fiducia in noi stessi.
Sappiamo che aiutare qualcuno è meraviglioso, ma anche lasciare che ci aiutino non è da meno. Perché non provarci?
E se avete bisogno del mio di aiuto contattatemi trmaite las ezione “contatti e consulenze ” del sito
Io spero che parlare del chiedere aiuto vi sia stato utile.
buongiorno amici. Oggi parliamo di autostima e degli errori da non fare coi ragazzi.
“lascia stare, tanto non andari da nessuna parte”
“ma dai, fai qualcosa di serio che tanto non sei bravo”
Ecco…questo è quello che, purtroppo, spesso troppo spesso sento dire da genitori e insegnanti nei confronti dei ragazzi, che siano figli o alunni.
In entrambi i casi, gli adulti compiono un gravissimo errore: uccidere l’autostima.
Adolescenti
L’adolescenza , ma il discorso è esteso anche a bimbi e pre adolescenti, è quella fascia d’età che ama essere ribelle…che vuole scoprire il mondo, che ha bisogno di guida , di esempi positivi, di stimoli per poter dare sempre il meglio di se stessi per raggiungere i propri obiettivi.
E’ l’età della scoperta di se stessi a 360°. Del conoscere persone nuove che possono essere positive o meno, ed è qui che devono intervenire i genitori.
L’età del cambio idea ogni 10 minuti perché devo cercare di capire cosa voglio fare da grande, quando, poi, anche da grande faccio difficoltà a capirlo.
Autostima
L’autostima, sempre ma in questa fase di vita ancora di più, è fondamentale perché il ragazzo possa avere sempre più fiducia in se stesso e combattere per superare ostacoli, limiti che si crea da solo, per raggiungere gli obiettivi che si è posto( e non quelli dei genitori).
Un genitore, che è il primo educatore, deve essere da incoraggiamento per il ragazzo.
Se questo , appunto, sente parole come quelle citate sopra perderà entusiasmo, crederà che non vale nulla, crederà che, nella vita, non concluderà mai nulla .
E questo perché è il genitore per primo che lo cresce inculcando quest’idea. “io sono un fallito” “meglio se non nascevo”…parole che ho sentito pronunciare a soli 16 anni.
Insegnanti
I secondi educatori. Non hanno il peso che hanno i genitori nella vita e nella crescita di un ragazzo…ma importanti lo sono lo stesso.
Soprattutto se fanno continui paragoni con gli altri alunni. Il così detto cocco della pro…e vi assicuro che esistono.
Questo atteggiamento può portare conseguenze e comportamenti negativi non solo verso se stessi, per l’appunto, ma anche verso chi li ha fatti sentire una nullità. E’ cronaca de nostri giorni di episodi di suicidi e di omicidi nei confronti di genitori ed insegnanti.
Stimoli
I ragazzi hanno bisogno di stimoli, di essere incoraggiati, spronati a fare sempre il meglio, di alzar un pochino l’asticella non per essere migliori degli altri perché ognuno, a modo suo e co i propri tempi, vale e ha le, proprie abilità che, fortunatamente, sono diverse da quelle di chiunque altro.
Perché noi siamo unici perché meritiamo di essere unici.
E se avete bisogno del mio aiuto, ragazzi, scrivetemi qui e mi raccomando.
Se trovate qualcuno che nella vita cerca di buttarvi a terra voi non ascoltate, non date retta ma andate sempre per la vostra strada.
Io spero che parlare di autostima vi sia stato utile.
Potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su quanto su l’importanza di esplorare per bimbi e ragazzi e cosa devono fare i genitori.
Esplorare significa mettere in pratica una certa competenza in un contesto sicuro ma allo stesso tempo stimolante. Esplorare significa imparare dall’esperienza, permettersi di sbagliare, e avere una base sicura, un rifugio sicuro, che mi accoglie sempre… Qualcosa che sembra complesso ma alla fine è semplice buon senso. Ma quali sono i bisogni dei bambini?
L’importanza dell’esplorazione
Stare con il tuo bambino non è solo un momento emozionante e felice per te. Per i più piccoli è la loro occasione per iniziare a scoprire il mondo
I bambini sperimentano ogni giorno cose nuove ed eccitanti attraverso il vedere, toccare, gustare e ascoltare. Svuotare i cassetti, usare scale e corridoi come percorsi avventura, fare dolci torte dal terreno, entrare di notte nella mamma e nella stanza di papà – è tutto parte della crescita.
Voi genitori, che nell’ultimo anno avete accolto il bambino nella vostra vita, ora scoprite che lui inizia a crearsi uno spazio proprio; la sfida sta nell’incoraggiare queste nuove capacità occupandosi al contempo della sicurezza, offrendo dei limiti, talvolta anche fisici, al piccolo. Nel tempo avverrà un processo di interiorizzazione che lo aiuterà a riconoscere i pericoli, nonché i limiti necessari per agire nell’ambiente e in relazione alle altre persone.
Per favorire lo sviluppo dell’autonomia potreste proporre attività motorie libere, rispettando i tempi e le iniziative del bambino, favorendo anche attività ludiche con oggetti che consentono di esercitare le abilità quotidiane. Potrete osservare il vostro piccolo mentre gioca e sperimenta in tranquillità, e divertirvi nel vederlo utilizzare gli oggetti nei modi più creativi.
Infine, ricercate le occasioni per farlo partecipare ad attività e conversazioni familiari, dandogli il tempo di esprimere i suoi desideri e di fare delle scelte, facendogli sentire che viene ascoltato.
I ragazzi e l’importanza di esplorare
I genitori crescono insieme ai figli. E il metodo educativo che adottate quando il bimbo ha 6 anni non potrà essere identico a quando vostro figlio sarà un adolescente.
Semplicemente perché le esigenze saranno diverse, perché vorrà continuare ad esplorare ma il mondo che lo circonda, gli amici, tutto ciò che ‘è fuori casa.
L’errore più grande, infatti, è quello di essere troppo protettivi e soffocanti. I ragazzi hanno bisogno di esplorare, di crescere, di sbagliare per imparare dai loro errori e i genitori devono osservare, essere attenti , far loro da guida, da supporto lasciandoli, comunque, esprimere la loro personalità in continuo sviluppo.
Ricordate, autorevoli ma non autoritari.
E se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi trmaite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Possono realmente influenzare la crescita di un minore?
Buongiorno amici. Ogg riflettiamo su film-serie tv-social che possono influenzare la crescita di un bambino e di un ragazzo.
Influenza
Ormai, film, serie tv, social occupano la maggior parte del nostro tempo libero, giusto o sbagliato che sia.
Ma dobbiamo, noi adulti, e soprattutto genitori, stare attenti a cosa guardano i più piccini.
Bimbi
Sappiamo tutti che i bimbi, soprattutto, non avendo altro esempio che il nucleo familiare, assorbono comporamente e credenze della familgia.
Ma anche un film, una serie, uncartone animato, soprattutto se si identificano col protagonista di una storia, può unfluenzare il modo di agire di un bambino.
Ma on voglio dirvi tanto di più
Guardate con attenione la diretta, molto itneressante, e fate le vostre riflessioni e, se avete bisogno del mio aiuto, contattatemi trmaite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo dell’eliminare i difetti per i like: trend sbagliatissimo tra i ragazzi.
Ragazzi che si piacciono solo con filtri e fotoritocco e utilizzano qualunque strategia pur di apparire “più belli” sui social e ottenere il maggior numero di like. Tantissimi adolescenti trascorrono ore a scattare foto e selfie che, prima di essere pubblicati, vengono rigorosamente manipolati ed elaborati con programmi e filtri specifici, per eliminare ogni difetto.
Filtri e fotoritocco: alla ricerca di una perfezione che non esiste
I filtri spopolano tra gli under 14: secondo una ricerca dell’Università di Cassino, infatti, il 50% dei giovani con età inferiore ai 14 anni usa i filtri messi a disposizione dai social per modificare la propria immagine e il 42% di loro vorrebbe essere nella vita reale così come appare quando li utilizza.
Uno studio condotto da Edelman Data & Intelligence, inoltre, sui potenziali effetti nocivi dell’utilizzo costante di filtri sull’autostima delle ragazze, ha evidenziato come il 77% delle ragazze utilizzi filtri o app per il ritocco foto prima di postare sui social e il 48% di coloro che usano abitualmente i filtri nelle loro foto mostri poca stima di sé stesse.
La ricerca dell’approvazione social danneggia l’autostima dei più giovani
In Italia, circa 1 adolescente su 10 (l’80% sono ragazze) decide di effettuare una dieta per apparire più bello nei selfie, già a partire dagli 11 anni di età (Dati Osservatorio Nazionale Adolescenza).
Il 45% circa scatta anche tanti selfie nella stessa posa per scegliere quello migliore e lo modifica con filtri o fotoritocco prima di pubblicare.
Quasi 3 su 10 dai 14 ai 19 anni, e il 22% dagli 11 ai 13 anni, dichiarano di essere in ansia prima di pubblicare una foto per paura che non piaccia, che non ottenga like o venga criticata. Il 60% dai 14 ai 19 anni e il 65% dagli 11 ai 13 anni, invece, si sente più felice e sicuro quando riceve like e commenti positivi.
Dati importanti che confermano come la ricerca compulsiva dell’approvazione social stia intaccando l’autostima dei ragazzi, fin dall’infanzia, condizionando le loro emozioni e i loro comportamenti.
Bold Glamour: il filtro della bellezza “finta” che sta spopolando su TikTok
Nelle ultime settimane si è molto parlato di “Bold Glamour”, un filtro che sembra spopolare su TikTok, creando anche polemiche e preoccupazione rispetto alle possibili influenze negative che questo genere di effetti può avere sui teenager.
Una funzione che si basa su un algoritmo in grado di ringiovanire il viso, con grande precisione, come se fosse stato truccato da professionisti: scompaiono rughe, pallore e qualsiasi tipo di difetto.
Aumenta al contempo anche l’attenzione verso questi fenomeni ed aumentano le campagne di sensibilizzazione, come quella promossa da Dove (#TurnYourBack) e lanciata lo scorso 8 marzo in occasione della Festa della Donna, per ribellarsi ai filtri presenti sulle piattaforme social, che creano standard di bellezza irrealistici e dannosi soprattutto per le ragazze più giovani.
La campagna ha riscontrato l’adesione e la partecipazione di diverse creator TikTok che hanno deciso di mostrarsi senza filtri, sottolineando proprio quelle imperfezioni che vengono solitamente cancellate o nascoste.
Nonostante i filtri dei social media possano essere anche fonte di creatività e di auto-espressione, è importante prestare attenzione ai possibili rischi derivanti da un utilizzo costante o eccessivo e inadeguato di questi strumenti.
Bisogna tener conto di come i ragazzi oggi siano sottoposti, fin da bambini, alla pressione di media e modelli sociali che diffondono una precisa idea di bellezza, ispirata alla perfezione e al controllo dell’immagine. Il corpo si trasforma, in questo modo, in un oggetto da controllare e modificare pur di apparire in un certo modo e di eliminare ogni imperfezione.
Il problema non sono le foto o i selfie, il problema si pone quando la propria immagine sovrappone la persona, quando si vive in funzione di come si appare, quando filtri e app non bastano più, non si accetta più la differenza tra l’immagine reale e quella perennemente ritoccata e si è disposti, senza pensarci due volte, a ricorrere a strategie di ogni tipo pur di eliminare i propri difetti.
Vi ricordo, ragazze genitori, che se avete bisogno di parlare con me , del mio aiuto mi trovate nell sezione “contatti e consulenze” del sito
Buongiorno amici. Oggi, nella diretta, parliamo della cicatrice francese-diretta, le sue origini e i danni permanenti che può provocare.
Discutiamo Cicatrice francese-diretta
Tremd, prutroppo, che sta spopolando sul socia più cotnroverso e ricco di polemiche: tiktok.
Trend che è natoin francia, tra una comunità magrebina , e che sta spopolando, purtroppo, anche in talia.
Origini cicatrcie francese-diretta
Le origini risalgono a decenni fa quando un dittatore di Haiti, divenuto poi presidente, amava provocarsi questis egni sul volto coems egno di forza e valore.
Oggi, questa comunità magrebina, si provoca le stesse cicatrici per omaggiarlo.
Tiktok. Cicatrice francese-diretta
Da semrpe molto controverso perché genera questo tipo di trend e perché, soprattutto, è popolato da ragazzi troppo trppo giovani.
La responsabilità, però , non deve essere mai attribuita a itnernet, come ad un film o a un genere musicale.
La responsabilità va alla famiglia, va al fatto che non c’è la giusta educazione a come si utilizza al meglio un mezzo così potente .
Non voglio spoilerarvi l’intera diretta che, come sempre, merita di essere segutia con attenzione.
Ma, stavolta, dovete guardarla con i vostri figli, per evitare cha cadano in questi giochi che possono provocare molti danni.
Il trend che, purtroppo, sta spopolando su tiktok.
Buongiorno amici. Oggi parliamo e riflettiamo sulla cicatrice francese.
Sta spopolando in queste settimane su TikTok una nuova “sfida social” che consiste nel provocarsi una vistosa cicatrice sul volto: l’obiettivo è quello di assomigliare ai gangster.
Giampiero Girolomoni, direttore dell’unità di Dermatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona: «Potrebbe servire il laser per farlo scomparire»
La cicatrice francese
Si chiama “cicatrice francese”, ma non è una cicatrice, bensì un livido. Ci sono decine di video sulla piattaforma Tik Tok (la più popolare tra i ragazzini) che spiegano come procurarselo e ragazzini che si riprendono mentre si pizzicano in faccia, sempre più forte.
Sembrano non capire che farsi del male non è un gioco.
Potrebbe servire il laser per farlo scomparire»- cicatrice francese
«Attenzione, però. Potrebbero volerci anni perché questo segno scompaia. In alcuni casi potrebbe addirittura diventare permanente, per cui servirebbe un intervento laser per farlo sparire».
L’avvertimento arriva dal dermatologo Giampiero Girolomoni, direttore dell’unità di Dermatologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.
Per bene che vada, spiega l’esperto, il segno che i ragazzi si procurano sulla guancia, strizzando la carne tra due dita per assomigliare a dei criminali, dura poche ore.
In alcuni casi qualche giorno, in altre intere settimane. «Il gesto di pizzicarsi, anche molto forte, non comporta dei rischi in particolare, come quello di sviluppare un’infezione.
Però può provocare un danno estetico», afferma Girolomoni.
Quali sono i rischi
Il rischio, infatti, è quello di rompersi i capillari, poiché l’azione combinata di pizzicare e torcere la pelle provoca disfunzioni della microarticolazione sanguigna.
«Il livido potrebbe trasformarsi in un angioma, ovvero un inestetismo della pelle che si presenta sotto forma di macchie rosse-violacee di varie forme e dimensioni, caratterizzata da piccoli punti rossi circondati da vasi sanguigni. In questo caso potrebbero volerci anni per farlo sparire».
Come quando si vuole rimuovere un tatuaggio e occorre un intervento laser per farlo.
«Sarebbe bene che i ragazzi facessero i conti anche con aspetti come questo, quando decidono di autoinfliggersi lesioni per farne un segno distintivo o di appartenenza», dice Girolomoni.
L’allarme
A dare l’allarme è stato un prof di italiano di una scuola di bologna vedendo molti alunni arrrivare in classe con dei lividi sul volto.
In un primo momento, si pensava ad atti di bullismo, purtroppo noti oin molte scuol e erealtà.
Invece, una ragazza, alla domanda del professore , ha speigato che in reltà è una challenge vista su tiktok.
subito la circolare alla famiglie, alla scuola e la collaborqzione con la polizia postale.
I genitori
La polizia postale da’ un monito anche ai gneitori dicendo di stare attenti, molto più attenti alle connessioni e a questi tipi di social frequentati da ragazzi molto molto giovani.
L’età media che sfida i coetanei in quest modo è di 13-16 anni. Ma alcuni casi sono stati registrati anche tra bambini di 10/11 anni.
Autolesionismo?
Se si pensa ald anno che ci si provoca da soli sì. Se pensiamo al perché un ragazzo si fa del mael da solo talgandosi le braccia e varie parti del corpo non è assolutamente paragonabile.
Dietro episodi di autolesionismo ci sono motivazioni molto gravi: il non riuscire a superare unt rauma importante, il non sentirsi capiti, la vergogna per il proprio corpo magari proprio dopo un atto di bullismoo una violenza.
Qui si palra di un qualcosa che viene preso come un gioco e che, in fondo, gioco non è.
E allora, genitori, state molto attenti e non utilizzate uno smartphone, un tablet come baby sitter. Dedicate del tmepo ai vostri figli ed educateli al corretto utilizzo della tecnologia.
E, se avete bisogno del mio aiuyo, che voi siate adulti o no, contattatemi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Io spero che parlare della cicatrcice francese vi sia stato d’aiuto.
Già da piccoli hanno dovuto imparare inf retta a fare l’adulto
Buongiorno amici. Oggi parliamo di piccoli adulti.
La crescita psicoemotiva di una persona è ben precisa e segue tappe specifiche, ognuna di queste con propri obiettivi da perseguire. Durante l’infanzia e l’adolescenza il bambino deve essere attratto dal mondo esterno, vivere con leggerezza e iniziare a creare la propria identità sociale. Il gioco, senso-motorio o di imitazione, diventerà un aspetto fondamentale per lui, da eseguire con i genitori o con altri bambini.
I genitori in queste fasi hanno un compito fondamentale, ovvero essere presenti per il proprio figlio e rispondere correttamente dal punto di vista emotivo alle sue richieste. Basta un solo sguardo della madre per soddisfare l’emotività del bambino. Se, però, ciò non è presente, si corre il rischio di incorrere nel fenomeno ‘dell’adultizzazione infantile’, ovvero il bambino che non ha vissuto il suo tempo, che è già nato grande.
Un caso clinico, la storia di Maria
Ecco Maria, una bambina che ha dovuto fare i conti con la sofferenza emotiva già da piccolina. Ha vissuto e sopportato le esperienze delle persone adulte. E’ stata spinta ad assumersi responsabilità che, alla sua età, non avrebbe dovuto ancora avere. Già a 5 anni ha dovuto imparare a camuffare le sue emozioni e a trovare le forze ovunque. Maria è stata una bambina ferita, una bambina con un’anima spezzata. Tutto a causa di una serie di circostanze che ha dovuto affrontare in tenera età.
I suoi genitori non avevano un rapporto felice e così Maria si è ritrovata a dover ascoltare tutte le loro discussioni, a vedere quanto non si sopportavano a subire le loro liti. La sua sfortuna? Essere quella più responsabile, l’alibi perfetto per dover aiutare la mamma con il fratellino di 3 anni.
Maria non ha avuto il tempo di essere una bambina, non ha potuto giocare con le bambole o con le bambine della sua età; era troppo impegnata a dover fare tutto ciò che la mamma le chiedeva o peggio a fare i conti con i sensi di colpa per non essere stata come mamma voleva.
Eh sì, perché quando si è piccoli, non si ha la maturità giusta per capire che sono i genitori ad assumere comportamenti sbagliati e il bambino finisce per convincersi che è lui a non essere meritevole d’amore ed è lui quello sbagliato che non sa rendere felice mamma.
Maria ha una ferita che brucia
Le ferite interiori sono quelle più devastanti, perché non si vedono… perché sono invisibili aglio occhi del mondo, perché sono invisibili agli occhi del mondo del bambino: il genitore! Nel caso di Maria, come nel caso di tanti altri piccoli adulti, i genitori pensano che ogni bambino stia chiuso nel suo mondo a viversi il momento. I genitori pensano che ogni bambino possa dimenticare presto ogni accaduto, o peggio, alcuni genitori pensano addirittura che i bambini non siano in grado di capire.
Purtroppo è vero il contrario. I bambini, a modo loro, capiscono e assorbono tutto: astio, sofferenze e contrasti familiari.
Maria, come altri bambini che hanno vissuto la sua situazione, sa bene che tutto quello che vive le scuote l’anima…. ciò che non sa è che se ora le conseguenze non si manifestano, da adulta la vita le presenterà il conto, e sarà un conto salato da pagare, proporzionale agli errori commessi dai suoi genitori!
Maria era una bambina con una ferita bruciante, una ferita ben nascosta e difficile da curare.
Una bambina non ha i mezzi giusti per vivere tra conflitti familiari, tra inasprimenti genitoriali e tra le oscillazioni d’umore della mamma. Una bambina è una principiante in questo strano gioco delle vita! A volte Maria piangeva. Sì, ma lo faceva quando era sola a letto, al buio e non piangeva per capriccio ma perché si trovava a fare i conti con una cosa più grande di lei, più grande di ogni uomo adulto: la frustrazione.
La condizione di impotenza di Maria era indotta dai comportamenti incoerenti e conflittuali dei genitori. Maria aveva presto imparato a sentirsi vuota e a capire che in quel mondo non c’era nessuno che potesse supportarla o capirla.
All’età di Maria, i genitori generalmente impartiscono regole, dicono cosa si può e cosa non si può fare. I genitori di Maria finivano per fare ciò che intimavano ai figli di non fare. “Maria non strillare!” e durante le liti, i genitori puntualmente alzavano la voce. “Maria non offendere tuo fratello!” E i genitori, puntualmente si offendevano a vicenda… Anche questo è qualcosa che genera confusione nei bambini ma nell’infanzia di Maria era l’ultimo dei problemi.
Il vestito d’adulto, indossato da un bambino, aiuta a incassare il colpo
Il tempo scorreva, Maria cresceva ma le cose non cambiavano neanche per il suo ottavo compleanno… la sua vita era ancora ricca di incoerenza e dolore. I genitori continuavano a ignorare e negare le esigenze della piccola Maria che, per adattarsi alla situazione, ha dovuto ben presto vestire i panni di un’adulta. Maria fin da subito mostrava pazienza e integrità, non gridava, non dava fastidio e non faceva capricci.
Maria osservava con tristezza quello che le accadeva intorno, la sua tristezza mutò ben presto in rassegnazione. Maria sapeva di non poter fare nulla perché nessuno poteva aiutarla o capirla. Nessuno poteva vedere il suo dolore che, con il trascorrere degli anni, iniziò a pensare fosse addirittura ingiustificato… ma il dolore c’era, ed era reale.
Ogni giorno Maria simulava benessere, lo faceva per la famiglia. A scuola, le maestre iniziarono a notare che qualcosa non andava nella vita della piccina. Le maestre decisero di fissare un colloquio con i genitori, suggerirono un supporto psicologico per la piccola Maria riferendo che in classe manifestava dei disagi. I genitori non ci pensarono due volte: le maestre non capivano niente, Maria per loro stava bene! Qualsiasi piccola incertezza mostrata o non esisteva affatto, oppure, quando palese, si sarebbe “aggiustata da sola con la crescita”.
Un genitore dovrebbe fare qualcosa per un figlio in difficoltà, allora perché riesce abilmente a mostrarsi cieco di fronte a certe sofferenze?
Un genitore, nell’accettare un disagio psicologico nel figlio, dovrebbe mettere in discussione il proprio operato. Dovrebbe ammettere delle colpe, dovrebbe capire che in determinati ambiti ha fallito… E’ più facile negare tutto che mettersi in discussione.
Il bivio: dalla consapevolezza all’oscurantismo
Così come Maria, tutti i bambini che hanno avuto un’infanzia difficile, crescendo, si sono ritrovati -più o meno inconsapevolmente- davanti a un bivio. Da un lato vi è la via del perdono, della consapevolezza, delle esperienze emotive correttive. Dall’altro lato vi è la strada dei modelli comportamentali inconsci, delle credenze e dei meccanismi disfunzionali che si perpetuano senza fine.
E’ vero, l’assenza di qualcosa nell’infanzia può trasformarsi in un vuoto emotivo che da adulti sarà impossibile da colmare.
Chi sceglie la prima strada (quella del perdono e della consapevolezza) accetta l’esistenza di quel vuoto e capisce che ormai fa parte del passato e che il presente può essere plasmato con nuove prospettive. Chi sceglie la seconda strada, tenta a tutti i costi di colmare quel vuoto collezionando solo fallimenti. La seconda strada è fatta da dipendenza affettiva, tratti narcisistici, inconsapevolezza e mancata realizzazione.
Le esperienze, belle o brutte che siano, hanno sempre uno scopo: la strada della consapevolezza
Poiché Maria è stata una bambina ferita nascosta sotto un’apparenza adulta, tutti i problemi che potrà incontrare in futuro diventeranno esperienze con cui crescere. Maria maturerà, imparerà e diventerà un’adulta in grado di trasformare il dolore in qualcosa di buono e di positivo che l’aiuterà ad andare avanti.
Vincerà con la resilienza, imparerà il valore del saper esprimere e identificare le sue emozioni, saprà gestirle e, soprattutto, imparerà a perdonare. Perdonerà i suoi genitori per non essere riusciti a fare di meglio e perdonerà se stessa per essersi sentita colpevole e non meritevole d’amore senza esserlo mai stata davvero. Quando Maria si renderà conto di tutto ciò, la ferita che albergava nel suo intimo inizierà a risanarsi formando una cicatrice che con il tempo imparerà a guardare con coraggio.
Certo, le capiterà di soffrire ancora e probabilmente si presenteranno nuove ferite che riapriranno quella che sembrava già rimarginata. Maria però non dovrà temere! La bambina ferita di un tempo potrà diventare un’adulta molto forte, capace di dare valore ai sorrisi, circondarsi di persone positive e apprezzare a pieno i bei momenti.
Come rinascere
Se ti sei rivisto in alcuni di questi punti, probabilmente ti starai chiedendo: cosa fare? Certo, puntare il dito contro i genitori e vivere perennemente arrabbiati non è la cosa giusta. Anche lasciarsi sopraffare dal rancore e dalla nostalgia per ciò che poteva essere ma non è stato non è la via. Allora come muoversi? Vivere intrappolati in cicatrici del passato significa rinunciare per l’ennesima volta a se stessi, e tu una possibilità di riscatto la meriti. E per afferrarla non basta la forza di volontà. Il motivo?
Prova un po’ a svitare un bullone senza l’attrezzo giusto, a mani nude. Puoi essere caparbio, assennato, determinato… ma senza la chiave giusta otterrai solo mani dolenti e dita sanguinanti.
E se avete bisogno di me contattatemi trmaite la sezioen contatti e consulenze del sito
Io spero che riflettere sui piccoli adulti vi sia servito.
Progetto molto importante dedicato agli adolescenti.
Buonigorno amici. Oggi vi presento no more home abuse.
Progetto
Tutto asce dall’idea di creare uno spazio, un piccolo cntro dove poter dare ascolto a tutti quei ragazzi e ragazze vittime di abusi e violenze domestiche.
E che, per paura, vergogna, non hanno ancora avuto il coraggio di urlare il loro dolor,e la loro rabbi,a di denunicare ed essere sostenuti.
Di chiedere aiuto.
Ragazzi-no more home abuse
Nel mio lavoro, nel corso degli anni, ho avuto, purtroppo, a che fare con situazioni di questo tipo.
Cosa comporta? L’allontanamento dalla famiglia dei ragazzi, il percorso in comunità, il processo, a volte, la presa incarico degli assistenti sociali e del tribunale dei minori.
Ed è rporpio aiutando questi ragazzi, ed è proprio gardando i loro occhi e tenendo le loro mani che ho voluto portare avanti questo progetto.
Incontro- no more home abuse
Un progetto che è , oltretutto, un luogo di incontro tra ragazzi che hanno lo stesso vissuto, che possono darsi coraggio e sostenersi a vicenda. Per non farli sentire soli e sbagliati.
Un luogo dove l’arte può essere da veicolo per esprimere i loro sentimenti e le loro paure.
Ma per avvare tutto questo ho bisogno di voi e del vostro aiuto.
Ascoltate attentamente la diretta .
E se volete, sostenete no more home abuse e fate girare il più possible,ai vostri parenti, amici, conoscenti, sui social media, questo link
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul fatto che ci ricordiamo di come ci siamo sentiti, non delle parole che c vengono dette.
Piccola ma importantissima riflessione del giorno.
Come ci sentiamo
Molte, troppe volte, quasi sempre, i genitori pensano di ferire con le parole, di faresi rispettare alzando la voce, di dare più pathos e impeto ad un rimprovero alzando la voce o dicendo quella parola di troppo.
Come dico sempre, fin dall’infanzia, ossia quando i bimbi non hanno altro esempio e conoscenza se non quella del nucelo familiare con cui vive tutto il giorno, i genitori devono esere un buon esempio, una guida per los viluppo sano del proprio figlio.
In questa fase, il bambino assorbe tutto quello che vve tra le mura dic asa. E quando dico tutto è davvero tutto.
E non avendo ancora consapevolezza di cosa è giusto e sbagliato, di come si deve comportare o meno nel modo corretto con le persone che lo circondano, prendono come esempio non quello che dicono o genitori ma quello che fanno.
Comportamenti
Se dico al mio bambino fumare fa male, non devif arlo” e poi il bimbo vede mamma o papà che fumano tutto il giorno, essendo una guida per il bimbo, questo non ascolterà, non memorizzerà le parole dette dal genitore ma guarderà i fatti.
E il fatto, qui, è vedere la mia guida fumare. Quindi vuol dire che è corrett farlo. Qundi lo faccio anch’io. Esempio banale ma per farvi capire.
Ferire
Troppe volte mic apita di vedere, in famiglie cona dolescenti, genitori che pretendono di essere ascoltati dai loro ragazzi urlando, attaccandoli con parole che feriscono la loro persona, praticamente insulti.
O, peggio ancora, alzando quanlche schiaffo.
Ecco…ai ragazzi non rimarranno dentro le parole, le urla.
Ma quello che rimarrà dentro di loro è il come si sonos entiti in quel momento: male, inutili, falliti, non capiti o sacoltati.
Uno schiaff verrà ricordato in eterno e farà molto più male di un qualcosa detto alzando il tono della voce.
Attacchi
Non ricorderanno una parola detta furo posto ma come quella parola li avrà feriti; come li avrà fatti sentire in quel momento. Perché è questo che uccide .
Quando un ragazzo, storia vera, mi dice , prlando del suo compleanno “era meglio che non nascevo, tanto…”, dietro questa frase terribile c’è una sofferenza immensa nata da tutti quei momenti in cui questo ragazzo si è sentito solo.
Nasce da come, atteggiamneti, indifferenza, non curanza, mancanza di attenzione e affetto, mancanza di stima, lo hanno fatto sentire…un fallito, depresso, solo, non capito e ascoltato.
Non ricorderannos icuramente la parola in questione, la frase…ma lo stato d’animo quello sì.
E non pensiate di creare un dialogo serio, vero, sano in questo modo.
Ascolto
Prestate attenzione a quello che dicono i vostri ragazzi, ascoltateli senza pregiudizi o giudizi, cercate di empatizzare con loro e il loro mondo e se avete bisogno del mio aiuto contattatemi nella sezione “contatti e consulenze” del sito
o su camtv col nome del canale adolescenti istruzioni per l’uso