buongiorno amici. Oggi parliamo di abusi sui minori.
Cos’è un abuso sessuale?- abusi sui minori
E’ ogni atto di una persona adulta, o di un altro minore, che con violenza, coercizione e minacce costringe un minore ad avere qualsiasi forma di contatto e atto sessuale.
L’abuso non comprende solo l’atto sessuale in se’ ma anche comportamenti molesti senza che ci sia questo tipo di contatto.
L’abuso, ovviamente, può avvenire anche in chat o online.
Quali le caratteristiche?
uso raro di forza fisica: il minore viene attirato con al predatore conquistando la sua fiducia
il predatore è solitamente una persona di cui il minore si fida e conosce bene
spesso il rapporto si prolunga per settimane o addirittura anni
gli episodi sono sempre più ricorrenti ed invasivi fino ad arrivare m infine, all’abuso sessuale
gli abusi di solito si consumano all’interno della famiglia
la scoperta dell’abuso
Solitamente il minore non parla di quello che gli sta accadendo subito perchè, erroneamente, ne prova vergogna. Tende, così, a tenere tutto dentro . Ha paura di essere additato, giudicato e non creduto dalla famiglia e, per questo motivo, tende ad assecondare l’aguzzino.
Se il minore rivela l’abuso , il fallimento della famiglia diventa, per lui, causa di maggiore stress.
Quando gli abusi accadono in età molto giovane, addirittura su bambini molto piccoli, difficilmente si riesce a capire che quello che sta succedendo è una cosa sbagliata e, ovviamente, il bimbo non ne parla.
Tutto questo, crescendo, innesca delle dinamiche e dei comportamenti pericolosi soprattutto per se stessi.
ma come dimostrare un abuso sessuale?
Si pensa spesso che le dichiarazioni e i racconti di un bambino non siano completamente attendibili ma è esattamente il contrario. Da qui, i test fatti coi disegni perché dietro ai pensieri anche nascosti di un bambino si nasconde la verità.
Ma ci sono dei segnali espliciti?
Il primo e il più importante è un cambiamento repentino di comportamento o comportamenti anomali, mai visto prima nel bambino o nel ragazzo adolescente.
Non siate superficiali cari genitori, cercate di capire davvero se c’è una variazione che si protrarre nei giorni in vostro figlio o figlia perché può nascondere qualcosa di importante che non ha il coraggio di rivelare.
Col tempo, negli abusati, che siano bimbi o meno, si sviluppano senso di colpa, paura degli estranei, paura di rivelare le proprie emozioni. Si innescano meccanismi di difesa come rimozione e dissociazione: si cerca, come negli adulti, di rimuovere il trauma ma non capiscono che se non si affronta il problema con un professionista non si riuscirà a vivere mai bene.
Le patologie che si possono riscontrare sono atteggiamenti borderline, depressione , disturbi alimentari, dipendenze.
Parole d’ordine?
Protezione, aiuto, comprensione. E se avete bisogno di me contattatemi.
dove i ragazzi spengono il cellulare e leggono ascoltando musica.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di party letterari a New York.
“Al di fuori della scuola e delle cerimonie religiose, non ci sono ambienti in cui possiamo leggere all’unisono”.
Così un frequentatore dei Reading Rhythms lo scorso dicembre spiegava alla giornalista del New York Times Molly Young come mai amasse così tanto quegli happening. I Reading Rhythms non sono dei club del libro. Un club del libro è in genere strutturato in un gruppo di persone che si riunisce per discutere di libri che sono già stati letti e precedentemente selezionati in base a un tema comune o a un elenco di letture predeterminato.
Il club del libro-party letterari a New York
Questi club spesso si accordano su un unico libro da leggere ed esaminare insieme. I Reading Rhythms sono dei party letterari, delle “feste di lettura”, durante le quali i partecipanti si riuniscono per divertirsi leggendo in reciproca compagnia, ognuno con il proprio romanzo, saggio, raccolta di racconti o di poesie, e tra un blocco di tempo dedicato alla lettura e l’altro, ci sono pause dedicate alla chiacchiera.
Che potrà essere a tema letterario oppure no. Non ci sono vincoli, su questo, tant’è che la stessa reporter del NYT, racconta d’essere finita ad ascoltare la storia della vita di un altro reader, emigrato dalla Turchia agli Usa, nello specifico in Minnesota “in cerca di un posto freddo in cui studiare”, e d’essersi stupita di come, da introversa dichiarata, la connessione creata dalla lettura in sincro l’avesse stimolata alla conversazione. Si può parlare di qualunque cosa, non necessariamente di libri (anche se è più probabile che si finirà lì), e, altra differenza con ciò che avviene in una biblioteca, le posture di lettura sono tutte ammesse.
Alcuni preferiranno sedere a gambe incrociate con un libro appoggiato sulle ginocchia. Altri staranno rannicchiati su un divano. Molti adotteranno una posizione modificata del “Pensatore”. Qualche raro caso se ne starà dritto come un fuso, come un uccello di palude. L’unica cosa assolutamente proibita sono i cellulari.
New york vibes
Nella stessa America, anzi nella stessa New York degli adolescenti luddisti, un’altra tendenza va a cercare di depotenziare il ruolo di protagonista assoluto delle nostre vite che ha lo smartphone.
Dopo il movimento di auto-liberazione dagli smartphone, fondato qualche mese fa da un gruppo di adolescenti di Brooklyn resisi conto di essere finiti, dal lockdown in poi, in una sorta di burnout causato da abbuffate di chat e social, nella Grande Mela è scoppiato il boom di questi party letterari liberi dal gracchiare delle suonerie, e accompagnati, al massimo, da qualche dj set ambient o dalle note di un pianista.
Come nel caso del Luddite Club, fondato da una teenager di nome Logan Lane che ha convinto un altro centinaio di coetanei a passare le giornate nei parchi newyorkesi a fare di tutto tranne stare al telefono, anche i Reading Rhythms sono nati come cosa tra amici. In questo caso quattro ventenni – Ben Bradbury, Charlotte Jackson, John Lifrieri e Tom Worcester – hanno scoperto lo scorso autunno di avere un condiviso senso di allarme per il deterioramento del loro consumo di libri: ne leggevano sempre meno e la cosa non li rendeva affatto felici. Le cause erano quelle che ci si potrebbe facilmente immaginare: capacità di attenzione annientata, troppa socializzazione, e soprattutto gli insidiosi incantesimi dell’iPhone.
L’idea- party letterari a New York
Bradbury e Worcester, che sono coinquilini, hanno ospitato il primo evento sul loro tetto: hanno creato una playlist, 10 amici si sono presentati da loro muniti di libro, hanno letto per un po’ tutti assieme e poi hanno parlato di quello che avevano letto. E poi sono tornati a casa. Tutto molto semplice eppure tutto molto speciale, per la facilità, naturalezza e piacevolezza con cui era successo. Charlotte Jackson ha detto al NYT di aver lasciato la prima festa con la sensazione di “essere stata nella biblioteca di scuola, a discutere di filosofia fino a tarda notte con gli amici, ma senza il peso di un esame o di un saggio all’orizzonte”. “Non c’era un premio finale in ballo; è stato puramente divertente”.
I quattro hanno consolidato un format, dato un nome all’evento, pianificato altre feste, aperto la lista degli invitati e aperto un account Instagram.
Da maggio ci sono state feste a New York, Los Angeles e (tra tutti i posti) in Croazia. I party sono cresciuti: quello dello scorso febbraio, nella roccaforte dei Readers che è il club FourFiveSix di Williamsburg a New York, ha accolto 175 lettori, con una lista d’attesa di altrettanti. L’evento, dicevamo, è strutturato in più blocchi di lettura silenziosa di 30 minuti, all’insegna del monotasking e della consapevolezza.
In netto contrasto, dunque, con il multitasking che spesso ostacola la nostra concentrazione, creatività e benessere. Uno studio dell’Università del Sussex, infatti, suggerisce che il multitasking, soprattutto con i nostri dispositivi elettronici, può ridurre la nostra capacità cognitiva e il nostro benessere mentale.
Party letterari a New York
Ecco, ai party letterari si legge, talvolta si ascolta un po’ di musica, di sicuro ci si dimentica, o almeno ci si si prova, dei device. La componente interattiva di un incontro come Reading Rhythms, che arriva dopo i blocchi di lettura mirati, e in cui si discute delle nostre letture con gli altri, è supportata dalla ricerca sull’apprendimento sociale.
Secondo uno studio del Journal of Applied Cognitive Psychology, quando conversiamo con altri sul materiale che stiamo leggendo, possiamo migliorare significativamente la comprensione e la memorizzazione.
Il concetto è che quando prendi qualcosa che non è stato elaborato nel tuo cervello e lo metti su carta o in parole, ciò aiuta a organizzarlo in una narrazione coerente. “Quando ascoltavo altre persone parlare delle idee e dei pensieri che avevano trovato nei loro libri – ha scritto su questo aspetto dei RR il giornalista di Rolling Stone Usa Chris Schembra – ero ispirato a trovare nuovi modi di guardare il materiale che avevo letto nei miei”.
L’ambiente sociale
Per molti la parte preferita di questo tipo di incontro è proprio l’ambiente sociale, ma analcolico e non partitico, che ha. Sono, infatti, feste che avvengono a inizio settimana, magari proprio di lunedì sera, e per questo immerse in un’energia diversa rispetto a quella aggressiva e competitiva del weekend. Sono, dalla voce di chi li ha sperimentati, eventi calmi, accoglienti e piacevoli. Secondo una ricerca pubblicata sull’
International Journal of Environmental Research and Public Health impegnarsi in attività di gruppo come la lettura è stato collegato a un miglioramento della salute mentale e a una diminuzione del senso di solitudine, tanto che c’è chi ha iniziato a contemplare l’applicazione delle feste di lettura in altre aree, come nelle società di consulenza per il team building, negli ambienti aziendali.
“Immagina di essere un leader aziendale creativo – scrive sempre Schembra – È probabile che i tuoi dipendenti si sentano soli, disconnessi ed esauriti. Sono costantemente di fretta, raramente si fermano a riflettere, il che porta alla stagnazione. Condividere idee innovative sembra uno sforzo eccessivo, quindi si attengono allo status quo. Organizzare una festa di lettura, in qualunque forma o modo, potrebbe aiutare le persone a connettersi in modo significativo. Penso che le persone imparerebbero gli uni dagli altri. E si conosceranno meglio anche solo guardando quali libri gli altri abbiano scelto di portare”.
Nel frattempo oggi o domani spegni il cellulare per qualche ora. Metti da parte del tempo e dedicalo alla lettura. E infine, rendilo sociale, non social. Invita degli amici a casa e invece di dire loro di portare una bottiglia di vino, digli di portare un libro.
O tutte e due. L’importante è che i telefoni restino muti nelle tasche delle giacche, almeno per un capitolo o due.
Buongiorno amici. Oggi vediamo perché figli si allontanano dai genitori quando sono adolescenti.
Gli adolescenti hanno un atteggiamento spesso scontroso e difficile da comprendere per i loro genitori. Come spiega l’NHS, tra i comportamenti tipici dei ragazzi in questo periodo della vita vi sono la tendenza ad isolarsi, la distanza dai genitori e il totale rifiuto del dialogo con loro.
E’ vero, i figli tendono a staccarsi dai genitori durante l’adolescenza perché stanno crescendo e stanno cercando di capire chi sono e chi vogliono essere. La cosa importante è non prendere questa fase come un affronto alla figura genitoriale: “L’adolescenza è un momento difficile, ma che va affrontato, perché il rifiuto dei genitori serve ai ragazzi a definire meglio la loro personalità. Il genitore deve diventare un equilibrista tra l’allontanamento e la presenza discreta.
Ma da che età i figli iniziano a rifiutare i genitori?
Il rifiuto dei genitori che forse definirei più come una sorta di allontanamento dalla figura genitoriale, arriva con la pre-adolescenza e continua soprattutto in adolescenza. Questa è una fase della vita delicata, per figli e genitori, che però va attraversata per arrivare al pieno sviluppo della persona.
Se il compito dell’infanzia è quello di insegnare ad avere fiducia, imparando ad affidarsi ai genitori, che diventano un punto di riferimento. Il compito dell’adolescenza è invece quello di liberarsi dalla dipendenza dai genitori, per trovare la propria adultità, diventando adulti autonomi che accettano se stessi e gli altri.
In adolescenza si parla di un allontanamento sia fisico che mentale dei genitori, per cercare la propria identità e capire chi siamo. Questo passaggio non è una colpa, anche se a volte i genitori pensano di aver sbagliato o si sentono in colpa, è un momento fondamentale che serve per passare dall’età infantile a quella adulta.
Anzi se nel passaggio non c’è un distacco dalla figura genitoriale, ci saranno poi conseguenze nella vita adulta, quindi questo distacco è lo scopo dell’adolescenza.
In questa fase diventano altri i punti di riferimento
Spesso durante questa fase, i ragazzi si staccano dalla figura genitoriale, per poi trovare un altro punto di riferimento, una guida che non è più il genitore ma una figura esterna alla famiglia.
Potrebbe essere una star, un coetaneo, un calciatore o qualsiasi persona cui l’adolescente fa riferimento, prendendo in prestito la sua identità per farla propria, non perché l’adolescente voglia mettere in atto una ripicca nei confronti dei genitori, ma perché ha bisogno di staccarsi dalla famiglia e dal suo porto sicuro, per entrare nel mondo da solo, sperimentando nuove identità. Quindi il ragazzo assume un’identità temporanea che lo possa guidare mentre abbandona i vecchi modi di vivere e cerca dei nuovi.
Mi ritrovo spesso a parlare con genitori infastiditi dal fatto che i figli passino più tempo con gli amici invece di stare in famiglia quando ci si riunisce insieme.
Ma è tutto nella norma. I genitori non possono fare gli amici dei figli semplicemente perché sono il loro punto di riferimento, i loro eroi, le persone cui andranno sempre quando avranno bisogno di un aiuto, di una spalla, un consiglio saggio, un sostegno.
Gli amici sono importanti per la loro identità, per il loro piccolo mondo che, a questa età, è importantissimo. Sono altro dalla famiglia ma sono il loro momento di svago, di confidenze che non farebbero mai ai genitori.
Essere parte di un gruppo è di vitale importanza per loro perché si sentono accettati dai loro coetanei e non solo dalla loro famiglia.
Come deve comportarsi il genitore in questa fase?
Non è facile per un genitore attraversare l’adolescenza del figlio, ma è un periodo che non si può evitare e che quindi va affrontato. I genitori dovrebbero accettare con pazienza e accoglienza il distacco e l’allontanamento fisico e affettivo del figlio, perché consapevoli che questo atteggiamento è dovuto a un cambiamento a livello cerebrale del ragazzo.
Un’altra cosa da tenere ben presente è che mentre gli adolescenti cercano l’indipendenza, sono in realtà molto fragili e hanno ancora un estremo bisogno dei genitori, perché si affacciano al mondo da soli.
Quindi il genitore deve cercare di trovare un nuovo equilibrio, tra l’allontanamento e la presenza discreta, diventando così un bravo equilibrista.
Tenete sempre aperta la porta del dialogo coi ragazzi Solo così instaurerete un rapporto sano e davvero forte. E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi
Lo stress è una risposta fisiologica, positiva e funzionale alla nostra sopravvivenza. È una reazione che si attiva quando il nostro organismo deve rispondere agli eventi della vita. Bisogna immaginarlo come la tensione che deve sviluppare una molla prima di rilasciare la sua forza. Senza quella tensione, non svilupperebbe la sua energia e non si creerebbe il movimento.
Positivo o negativo?
Lo stress di per sé, qualunque sia la situazione che lo provoca, non è negativo né positivo poiché favorisce l’adattamento ai numerosi stimoli, sia fisici che mentali, ricevuti ogni giorno. Lo stress può essere positivo quando, ad esempio, aiuta a concentrarsi per un esame, dà la carica per affrontare una gara sportiva o un nuovo lavoro.
In questi casi viene definito stress positivo o eustress. Diventa, invece, negativo quando dura nel tempo senza che si abbia la capacità di affrontare la situazione che l’ha provocato. In questi casi si determina un sovraccarico o carico allostatico, che logora le cellule, i tessuti e gli organi compromettendone le funzioni.
La percezione di un evento potenzialmente stressante è diversa da persona a persona. Ciò che causa lo stress dipende, almeno in parte, dal modo in cui un evento è valutato. Una persona con un modo di pensare rigido e pessimistico percepirà un evento stressante in modo molto più negativo e potenzialmente pericoloso di quanto farebbe una persona con uno stile di pensiero flessibile e ottimista.
Ad esempio, nel caso di un ritardo del treno, una persona può reagire con rabbia ed ansia, mentre un’altra può adattarsi alla situazione approfittandone per leggere un libro o telefonare ad un amico.
Il modo in cui ognuno reagisce agli eventi potenzialmente stressanti è influenzato anche da fattori genetici: lievi differenze in alcuni geni possono modificare le modalità di risposta. Inoltre, forti reazioni a situazioni stressanti possono, a volte, essere ricondotte a eventi traumatici avvenuti in passato.
Le persone che sono state trascurate o hanno subito abusi fisici o sessuali da bambini tendono ad essere particolarmente vulnerabili allo stress. Lo stesso vale per coloro che hanno subito violenze fisiche o sono sopravvissute a gravi incidenti o attentati terroristici.
Eventi stressanti negativi
Le situazioni percepite in modo negativo includono:
morte del coniuge o di un altro membro della famiglia
separazione dal coniuge, divorzio, fine di una relazione affettiva
ricovero in ospedale (proprio o di un familiare)
incidente o malattia (propria o di un familiare)
rapporti tesi con le persone (familiari, partner, amici, colleghi)
frequentare un corso che interessa, o dedicarsi a un nuovo hobby
I sintomi
I disturbi (sintomi) associati allo stress sono molteplici e variano da persona a persona. Essere in grado di riconoscere quelli più comuni può aiutare a gestirli. Sono suddivisi in quattro categorie:
Non sempre è possibile prevenire lo stress, ma ci sono molti accorgimenti da poter seguire per gestirlo in maniera più efficace. Innanzitutto, è importante identificare quali siano gli eventi che lo scatenano e annotare per iscritto quali sensazioni, sia fisiche sia mentali, compaiono.
Tra i metodi utili per ridurre gli effetti dello stress:
effettuare esercizi di respirazione profonda o controllata
praticare esercizi di visualizzazione o meditazione
sottoporsi a massaggi
praticare tecniche di rilassamento (yoga, thay chi)
praticare regolarmente un’attività fisica (per esempio: passeggiare a passo veloce, andare in bicicletta, nuotare, giocare a tennis)
stabilire delle priorità, organizzare la propria giornata, sia personale sia lavorativa, evitando un sovraccarico di compiti e eliminando il più possibile quelle cose che non sono strettamente necessarie
ritagliare ogni giorno uno spazio solo per se stessi, per fare ciò che piace
circondarsi di una rete di amici, condividere non solo il tempo libero ma anche le preoccupazioni
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla storia di Asia: combattere contro un tumore e gli haters.
A “Le Iene” parla Asia, la 14enne di Sala Consilina, in provincia di Salerno, che da tempo combatte contro un tumore. Negli ultimi giorni la ragazza, che è in cura presso il reparto di Oncologia pediatrica dell’ospedale Santobono – Pausillipon di Napoli, racconta sui social il proprio percorso con la malattia postando video e foto dall’ospedale dove si sottopone alla chemioratepia.
A rendere più complicata la sua vicenda è il bullismo che la ragazza sta subendo: Asia ha trovato la forza di rispondere agli hater e la sua storia è diventata virale, tanto da arrivare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che su instagram le ha inviato un messaggio: “Asia, ho visto il tuo video e sei bravissima! Complimenti per la tua forza e auguri! Sergio Mattarella”.
Intervista
L’intervista di Asia a “Le Iene” A parlare con Asia è l’inviato del programma di Italia 1 Gaetano Pecoraro. “Essendo autoironica mi sono messa a ridere – ha commentato la ragazza parlando degli attacchi ricevuti la ragazza -, e mi sono messa ancora più a ridere pensando che lo fanno con l’anonimo”. E ancora, perché lo fanno secondo Asia? Sono frustrati“.
Asia ha parlato anche dell’emozione per il messaggio ricevuo dal presidente Mattarella: “Sono rimasta spiazzata – ha spiegato la ragazza -, c’era mamma che tremava”. E ancora: “Mi farebbe piacere se un giorno ci incontrassimo, lo vorrei conoscere, per una chiacchiera”.
La de Filippi
Il messaggio di Maria De Filippi Un altro augurio speciale è stato recapitato dalla ragazza, proprio dalle Iene.
Ed è quello di una persona che la ragazza stima molto: si tratta di Maria De Filippi. La conduttrice è molto seguita dalla ragazza e ha voluto inviare un messaggio di solidarietà per lei: “Ciao Asia, volevo dirti che so che sei forte, che so che suoni il pianoforte – ha esordito De Filippi -.
So che hai parlato di te sui social e che ti hanno scritto brutte cose. È capitato anche a me. Purtroppo deficienti in giro sono tanti, non devi fermarti, devi solo provare a ignorarli.
Un grande abbraccio, un grande bacio e in bocca al lupo per tutto, forza eh”. Asia resta senza parole: “Che bello ma non ci credo!” E poi risponde: “In molti mi hanno consigliato di cancellarmi dai social, ma non lo farò, perché devo limitarmi io?”.
La cattiveria
Io mi e vi chiedo, come può esserci tanta cattiveria? E per quale motivo inveire contro una ragazzina che sta vivendo, con una forza da leoni, una battaglia difficile e che, al contrario, dovrebbe essere sostenuta e incoraggiata?
Forse, anzi sicuramente, perché le persone sono frustrate. Forse perché una persona che lotta col sorriso fa paura ed invidia.
Forse solo perché certa gente non è stata educata e, come sempre, tutto questo non deriva dall’utilizzo dei social ma dalla famiglia d’origine.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul ddl che prevede uno stop social agli under 16 e paletti ai baby influencer.
I gestori delle piattaforme social saranno obbligati a verificare l’età degli utenti e l’accesso a questi siti è negato ai minori di 16 anni se l’iscrizione viene effettuata senza il consenso e la supervisione del genitore.
Lo prevede un disegno di legge presentato da Fratelli d’Italia al Senato che, tra i vari obiettivi, si prefigge quello di regolamentare il fenomeno dei cosiddetti ‘baby influencer’.
“Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale”: questo il titolo del ddl depositato a Palazzo Madama dalla senatrice di Fdi Lavinia Mennuni, componente della Commissione bicamerale infanzia e adolescenza, “in sincrono” con la deputata del Pd Marianna Madia che ha presentato un’analoga iniziativa alla Camera
Stop ai social agli under 16
La bozza del disegno di legge – che l’Adnkronos ha potuto visionare e che è ancora in fase di work in progress – si compone di sei articoli e introduce in primo luogo disposizioni “per la verifica dell’età dell’utente” da parte dei gestori delle piattaforme. All’articolo 3 viene stabilito che “
i contratti con i fornitori di servizi della società dell’informazione conclusi da minori di anni 16 sono nulli e non possono peraltro rappresentare idonea base giuridica per il trattamento dei dati personali”.
Spetterà quindi ai fornitori dei servizi “l’onere di provare che i contratti siano stati firmati da ultra-sedicenni o da minori di anni 16 con l’assistenza di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o ne è tutore”.
Ma la soglia minima potrebbe essere ulteriormente abbassata a 15 anni: sono infatti in corso delle riflessioni sull’opportunità di rendere ancora più stringenti i criteri di iscrizione.
Nuove regole per baby influencer
L’articolo 5 del disegno di legge prevede una più incisiva regolamentazione del fenomeno dei baby influencer.
Ossia, “bambini che sin dall’età di tre, quattro, cinque anni vengono utilizzati per la promozione di prodotti e servizi – spesso destinati ad altri coetanei – attraverso le grandi piattaforme di condivisione video e social network”.
In questo caso il ddl stabilisce che “la diffusione, non occasionale, dell’immagine di un minore di sedici anni attraverso un servizio di piattaforma online” è soggetta “all’autorizzazione di chi ne esercita la responsabilità genitoriale o ne è tutore, nonché della direzione provinciale del lavoro”, nel caso in cui la diffusione dell’immagine del minore produca o sia finalizzata a produrre “entrate dirette o indirette superiore ai 12mila euro all’anno”.
Inoltre, “quando le entrate dirette e indirette derivanti dalla diffusione dei contenuti” superano 12mila euro all’anno, i proventi percepiti “a partire dalla data di superamento di tale soglia sono versate su un conto corrente intestato al minore protagonista dei contenuti e non possono essere utilizzate in nessun caso da chi esercita la responsabilità genitoriale sul minore.
Eccezione, eventuali casi di emergenza che può essere utilizzata nell’esclusivo interesse del minore, in entrambi i casi previa autorizzazione della competente autorità giudiziaria minorile”, si legge ancora nella bozza del disegno di legge. Il sesto e ultimo articolo della proposta istituisce il numero emergenza infanzia 114.
Menunni: “Disegno di legge bipartisan”- stop social agli under 16
“La pandemia – spiega la senatrice Mennuni, illustrando i contenuti del suo disegno di legge – ha accelerato in maniera straordinaria l’ingresso di larghe fasce della popolazione italiana nella dimensione digitale. Tale processo ha interessato anche milioni di bambini e adolescenti”.
“Così come, anche in altre nazioni, sono in atto studi e rapporti che registrano quadri allarmanti, a breve partirà una indagine conoscitiva della Commissione bicamerale infanzia e adolescenza”.
“E’ necessario agire anche in Italia al fine di regolamentare l’uso dei social da parte dei giovani, per contrastare le nuove insidiose dipendenze verso contenuti come la cyberpornografia o violenti”.
Mennuni cita il recente decreto Caivano, con il quale “si è avviato un rilevante processo atto ad individuare soluzioni imponendo ai gestori dei siti pornografici di verificare la maggiore età dei loro utenti e demandando ad Agcom di individuare le soluzioni più idonee”.
Questo è un disegno di legge “bipartisan”, presentato “in modo sincrono da me al Senato e dall’onorevole Marianna Madia alla Camera, entrambe madri”, sottolinea Mennuni.
Il ddl “intende offrire un contributo all’azione, che deve vedere protagonisti tutti gli organismi che possano agire insieme dinnanzi al balzo della tecnologia e dei nuovi scenari di rischio, capaci di reagire in modo altrettanto rapido ed efficace, sul fronte della tutela della dignità dei bambini e degli adolescenti nel mondo del digitale”, conclude la parlamentare di Fdi.
ditemi un po’ cosa ne pensate di questo ddl.
Discutiamo
Io penso che alla base di un cattivo comportamento dei ragazzi nei confronti dei social e causa della loro sovraesposizione siano sempre i genitori.
E’ vero che in questi anni molte cose sono cambiate e, come dico sempre, se durante il covid non avessimo avuto i nostri cari mezzi tecnologici per sentirci più vicini sarebbe stat davvero peggio a livello psicologico.
Ma è anche vero che in primis gli adulti stanno esagerando e mal gestendo la cosa.
Siete voi i primi a dare il buon esempio ai vostri ragazzi. Foto su foto dei figli sui social per qualsiasi cosa, gruppi discutibili che condividono davvero anche le cose più personali. E l’utilizzo della tecnologia come baby sitter.
Se sistemassimo questi approcci sbagliati tanti ddl sarebbero inutili.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de i giganti dell’adolescenza.
L’adolescenza è un momento di transizione e di cambiamenti. Se i nostri figli riescono a superarla, domani saranno adulti più capaci di affrontare il mondo, di risolvere le difficoltà che si presentano e di godersi la vita. Ma, prima devono combattere i giganti dell’adolescenza.
“L’adolescenza è il ponte tra l’infanzia e l’età adulta”.
– Louise J. Kaplan
I giganti dell’adolescenza
Il gigante del corpo
Uno dei giganti dell’adolescenza più rumorosi. Gli adolescenti sperimenteranno cambiamenti nella corporatura, nell’altezza e nella taglia, nel peso, nella massa muscolare, crescono anche gli organi interni e si sviluppano i caratteri primari e secondari. Si manifestano numerosi cambiamenti in un lasso di tempo molto breve. In parte per questo si sentono goffi e insicuri. Avvertono il loro corpo come nuovo ed estraneo, hanno bisogno di tempo e di pazienza per abituarvisi.
Al giorno d’oggi, la maggior parte dei preadolescenti studia materie nelle quali si parla di sessualità e dei cambiamenti che subiranno. Dall’altro lato, è importante che anche noi ci sediamo con loro e ne parliamo, proponendogli un percorso fuori dall’ambito scolastico e rispettando sempre i loro tempi: non vogliamo che ci rifiutino come una fonte di consigli valida, ma il contrario.
Questo gigante ha a che fare con il corpo, gli ormoni, la fantasia. Affrontarlo implica che sperimenteranno la loro attrattiva, idealizzeranno l’amore, subiranno delusioni e si innamoreranno e disinnamoreranno con molta intensità. L’altra faccia di questo gigante è l’identità sessuale.
Il gigante della definizione
Durante l’adolescenza i nostri figli soffriranno una crisi d’identità e avranno bisogno di definirsi in qualche modo e di riconoscersi in questa definizione. Di tale definizione, una parte sarà l’autoconcetto, e le emozioni da esso risvegliate (l’autostima). All’interno di questa definizione si trovano anche i valori, per i quali constateranno che ci sono circostanze alle quali, qualunque essi siano, non sarà facile essere fedeli.
Hanno bisogno di scoprire diversi aspetti della propria identità:
Identità occupazionale: il lavoro o la professione che intraprenderanno
Identità sociale: le amicizie e le persone di cui si circonderanno
Identità sessuale: il ruolo come donne o uomini così come le preferenze sessuali
In questa fase i nostri figli iniziano a confidare i propri problemi e dubbi ad altri: professori, fratelli o giovani della stessa età o poco più grandi con i quali è probabile che si sentano più a loro agio nel parlare; per quanto ci riguarda, come genitori, è importante capirlo e rispettarlo. Creare un clima aperto a casa li fa sentire sicuri che non li bombarderemo di domande e rimproveri, che li ascolteremo quando ce lo chiedono e che li aiuteremo nel migliore dei modi.
“Puoi capire che un bambino sta crescendo quando smette di domandare da dove viene e e inizia a smettere di dire dove va”
– Anonimo-
Il gigante della famiglia
La battaglia contro uno dei principali giganti dell’adolescenza può diventare molto complicata quando si avvicendano i grandi conflitti, i litigi e i cambiamenti. Molti genitori si lamentano di aver perduto i loro figli/bambini, che sono ribelli e che discutono e manifestano dubbi su pratiche e pensieri radicati nella dinamica familiare mai contestati fino a quel momento.
I figli continuano a vivere a casa ma in un certo senso iniziano a fare passi da gigante verso la propria indipendenza. Indipendenza che spesso conquisteranno provando e sbagliando, nonostante i molti consigli ricevuti. Un periodo di transizione nel quale non accettano più gli ordini dei genitori, dubitano e cercano una nuova identità e il proprio ruolo nel mondo.
Per poterli aiutare, è importante avere pazienza e offrire loro un ambiente nel quale sentirsi sicuri di poter tornare. Confidare nell’educazione che abbiamo impartito loro fino a questo momento e rafforzare la loro autonomia, lasciando che si facciano carico di diversi compiti o confidando che sapranno comportarsi adeguatamente lì dove andranno.
“I giovani hanno sempre avuto lo stesso problema: come ribellarsi o conformarsi allo stesso tempo”.
-Quentin Crisp-
Il gigante degli amici
Gli amici per gli adolescenti sono fondamentali. Sono quelle persone verso le quali possono provare empatia giacché anche loro mettono in discussione il mondo degli adulti e sperimentano gli stessi cambiamenti. Con gli amici si può parlare apertamente di tutti gli argomenti, senza temere di sentirsi ridicolo e fuori luogo. In quest’epoca le amicizie sono più intense e gettano le basi dell’intimità nella vita adulta.
Gli adolescenti sono molto influenzabili e tendono ad adottare tendenze come modi di vestire, attività, preferenze musicali e persino politiche. Avere amici è così importante che molto spesso capita che perdano la propria voce e personalità, preferiscano seguire la corrente e non esprimere la propria opinione per non rimanere soli, cosa che può causare dei problemi nella ricerca della propria identità.
All’interno dei gruppi, possono diffondersi anche dipendenze a causa della pressione sociale. I gruppi giocano molto sulla capacità di isolare o rifiutare colori che non vogliono seguire le “regole del gioco”. I giovani timidi o con problemi di carattere possono essere in conflitto e risultare molto dipendenti. Il gruppo impone i valori e impedisce loro di ragionare in modo individuale, li condiziona e fa in modo che si annulli la responsabilità personale.
In quanto genitori bisogna stimolare le relazioni sociali dei propri figli insegnando loro i modi per relazionarsi meglio. Permettere che vadano a casa degli amici o che questi vengano nella nostra per conoscerli meglio. Conoscere le persone che frequentano e concedere ai propri figli la fiducia di saper scegliere bene le proprie amicizie. Essere tolleranti quando qualche amico non ci piace del tutto, purché non intravediamo atteggiamenti pericolosi.
“Il conflitto tra il bisogno di appartenere a un gruppo e il bisogno di essere visto come unico e individuale è la battaglia principale dell’adolescenza”.
-Jeanne Elium-
Anche se Davide dovette combattere la sua battaglia contro Golia da solo, non è necessario che i nostri figli facciano lo stesso contro i giganti dell’adolescenza. Importante è confidare in loro e in noi stessi e negli strumenti che abbiamo per aiutarli a combattere questa e altre mille battaglie.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “non è l’amore di un alto che ti guarisce ma è l’amore che tu dai a te stesso”.
“Non produce alcun frutto, a lungo andare, nei rapporti personali, comportarsi come se si fosse diversi da come si è.”
Lo affermava il caro Carl Rogers! Eppure, tanta gente non riesce ad essere serena e ad accettarsi per quel che è: perché accade questo? Questa mancata accettazione pone le sue radici nell’inconscio che farebbe costruire dentro di se una sorta di “elaborazione distorta intrusiva” del tipo: “se io sono perfetto/a, nessuno avrà alcunché da criticare di me: così non sarò rifiutato/a ne criticato/a, e quindi sarò accettato/a”.
Criticare
Ogni volta che qualcuno ci critica o ci fa sentire inadeguati, perdiamo una piccola dose di quell’amore che avevamo per noi stessi.
Impariamo che, se vogliamo essere accettati dagli altri, dobbiamo corrispondere a determinati standard e se non lo facciamo, gli altri ci faranno notare che siamo fuori dalla loro cerchia.
A questo punto smettiamo di amarci incondizionatamente e iniziamo a condizionare la relazione con il nostro “io” ai nostri successi e fallimenti.
Le persone combattono se stesse in diversi modi
Criticando il proprio fisico, trovandosi mille difetti e aspirando ad un ideale irraggiungibile, trovandosi sempre e per sempre insoddisfatte. Oppure si combatte una lotta con il proprio modo di essere, con il proprio carattere, dimenticando che ogni caratteristica ha il suo positivo ed il suo negativo.
Quella che chiamiamo testardaggine potrebbe essere in alcune situazioni la stessa caratteristica che ci porta ad essere determinati. Altre persone si combattono mescolandosi ed invischiandosi in comportamenti non sani che le porteranno ad essere infelici come fumare, bere, mangiare in modo del tutto disordinato, ma anche immergendosi in relazioni tossiche e nocive che non rispondono ad un appagamento e ad un accrescimento di noi come persone attraverso l’altro.
Spesso il nostro dialogo interno è il termometro della nostra autostima, la misura della lotta che combattiamo contro di noi.
Quante volte sbagliando vi siete trovati a rivolgervi parole come “stupida/o” oppure “che cretino” “che maldestro” “sono proprio imbranato”…
Sebbene sembrino piccoli segnali, queste parole scortesi nei nostri confronti sono come delle piccole goccioline che giorno dopo giorno alimentano la giara della disistima e, di conseguenza, dell’insoddisfazione che proviamo verso noi stessi e, di riflesso, verso la nostra vita.
I segnali che indicano che non ci accettiamo incondizionatamente
Ci sentiamo spesso inadeguati in situazioni e contesti diversi
Pensiamo di non meritare l’amore degli altri
Ci paragoniamo costantemente agli altri e finiamo sempre per sentirci inferiori
Pensiamo di non essere abbastanza intelligenti/belli/interessanti/socievoli
Non intraprendiamo nuovi progetti per paura di fallire
Ci reprimiamo costantemente, non ci permetti di essere noi stessi
Ci sentiamo a disagio con noi stessi e non ci piace stare da soli con i nostri pensieri
Per evitare che l’insicurezza ci invalidi l’esistenza è bene elaborare le cause che ci hanno portato ad essere insicuri. E’ pertanto fondamentale accettare e comprendere che i difetti non esistono in se; sono le nostre distorsioni cognitive che ci fanno credere di essere inadeguati.
E’ fondamentale inoltre non guardare a chi dovrebbe giudicarci come quando eravamo bambini: in questo modo eviteremo di mantenere inconsciamente la odiata, ma anche cercata dipendenza dallo sguardo censore degli altri (ma che ormai abbiamo interiorizzato).
Suggerimenti pratici per accettarsi con serenità
Accettarsi incondizionatamente è il primo passo per amarsi incondizionatamente. Non possiamo stare bene con noi stessi se ci critichiamo costantemente, se pensiamo di essere dei falliti o non abbastanza intelligenti e attraenti. È interessante il fatto che accettare i nostri difetti o imperfezioni non significa non impegnarsi a migliorare.
L’accettazione implica, prima di tutto, la piena consapevolezza. Questo vuol dire che siamo consapevoli degli errori che abbiamo fatto ma non continuiamo a punirci per questi, piuttosto cerchiamo di correggerli. Significa che siamo consapevoli dei nostri limiti e cerchiamo di fare un ulteriore passo avanti.
L’accettazione incondizionata implica sperimentare la realtà così com’è, senza alcuna negazione o rifiuto. Con il passare del tempo, se questo atteggiamento è davvero sincero cancellerà le sensazioni negative e spiacevoli che provavamo verso noi stessi e lascerà il posto all’amore.
Il processo di accettazione incondizionata è lungo e doloroso. Ma alla fine del percorso scoprirete che è anche liberatorio. Infatti, troviamo difficile praticare l’accettazione incondizionata perché ci è stato insegnato a criticarci e diventare il nostro giudice più severo. Ci è stato insegnato ad adattarci alla società, ma non a convivere con noi stessi.
Riscopriamo chi siamo
Per accettarci dobbiamo conoscerci. Dedichiamo tutti i giorni qualche minuto a guardare dentro di noi. Chiediamoci cosa ci piace e cosa detestiamo, cosa ci rende felice, cosa non ci piace di noi, chi siamo veramente…
Possono sembrare domande banali, ma forse ci sorprenderemo nel sorprendere che non abbiamo risposte per molte di queste domande perchè da molto tempo abbiamo perso la connessione con il nostro “io interiore”.
Accettiamoci senza criticarci
Ogni volta che commettiamo un errore o scopriamo una parte di noi che non ci piace, invece di giudicarci e criticarci accettiamolo semplicemente. Prendiamo atto della realtà come fossimo un osservatore imparziale.
Chiediamoci cosa possiamo imparare e in che modo questo errore o “difetto” può trasformarci in una persona migliore. Accettiamo di non essere perfetti e che non abbiamo bisogno di esserlo per amarci ed essere una persona di valore.
buongiorno amici. Oggi riflettiamo sui conflitti genitoriali e di come i fratelli maggiori ne soffrano di più.
Siete il maggiore tra i vostri fratelli? Se è così, è molto probabile che un ruolo del genere sia stato per voi scomodo, a un certo punto. Perché a volte nascere prima ed essere i fratelli maggiori costringe a crescere più velocemente e persino ad assumersi responsabilità prima del tempo.
Può anche darsi che abbiate sviluppato una personalità più esigente e che siate tra quelli che cercano di essere d’aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno.
È vero che ci sono sempre delle eccezioni. Tuttavia, in quelle dinamiche familiari in cui c’è un fratello maggiore e altri più piccoli, ciascuno finisce per assumere un posto in questo quadro relazionale. E questo ci segna, ci condiziona in infiniti modi. Perché quello che accade nell’infanzia e nell’adolescenza finisce per scolpire la nostra personalità.
Allo stesso modo, c’è un fatto che di solito si verifica in determinate circostanze e che vale la pena sottolineare. Quando i genitori non sono disponibili, è il fratello maggiore che assume il ruolo protettivo con i suoi fratelli. In questi contesti, dominati da maltrattamenti o dissapori tra genitori, ci sono figli che sono costretti a maturare in maniera frettolosa.
Siamo il risultato di molte delle dinamiche patologiche che sperimentiamo durante l’infanzia. Il fatto di affrontare certe situazioni insieme ai nostri fratelli potrebbe attenuare parte dell’impatto psicologico di quegli avvenimenti.
I bambini più grandi a volte fungono da mediatori tra i genitori quando litigano o si verificano situazioni di abuso.
Fratelli maggiori nel bel mezzo di crisi tra genitori
Inizieremo chiarendo che l’ordine di nascita non determina la nostra personalità. A influire maggiormente è il contesto sociale che ci circonda, quello capace di far assumere ad un bambino di dodici, tredici o quattordici anni, in un dato momento, il ruolo di genitori non disponibili con i fratellini più piccoli.
Siamo condizionati dall’ambiente in cui cresciamo e dalle dinamiche con i nostri caregiver. Allo stesso tempo, in questo processo di sviluppo ed emersione del nostro carattere, anche l’interazione con i nostri fratelli e sorelle è fondamentale. Uno studio della Purdue University, in Indiana, evidenzia infatti un aspetto importante.
La relazione che si instaura tra fratelli può promuovere in noi dall’apprendimento sociale, al tipo di attaccamento, a molti tratti della nostra personalità. Queste figure sono determinanti quanto i nostri genitori e talvolta sono anche il nostro caposaldo per promuovere e tutelare il benessere psicologico.
Quest’ultimo si verifica, soprattutto, in situazioni di famiglia disfunzionale. Quando ci sono situazioni di conflitto interparentale, è il fratello maggiore che si sente maggiormente colpito. In generale, questa figura rientra, in molti casi, nella funzione di mediatore tra i genitori o di badante dei fratelli più piccoli.
Il conflitto tra i genitori può causare un grande impatto emotivo sui bambini. Tuttavia, quando c’è un fratello maggiore, questa circostanza può essere mitigata agendo come protettore dei più piccoli.
Teoria dell’ammortizzatore e genitori non disponibili
Spesso si dà per scontato che quando c’è un rapporto conflittuale tra genitori, di solito c’è conflitto anche tra fratelli; ma non è sempre così. È vero che i genitori agiscono come quel modello sociale che i bambini tendono a imitare. È anche vero che queste dinamiche dominate da liti, urla e rimproveri generano un’atmosfera caotica e insicura.
Tuttavia, la teoria dello smorzamento ci dice che a volte la figura di un fratello maggiore cambia tutto.
Quando i genitori non sono disponibili, quel ragazzo o quella ragazza assume il ruolo dell’adulto. Sono il sostegno emotivo e fisico dei bambini più piccoli, loro che chiariscono la situazione e conferiscono sicurezza, loro che diventano la principale fonte di attaccamento valido e positivo.
I bambini più grandi e il carico emotivo non citato in giudizio
Uno studio condotto presso l’Università di Edimburgo nel 2017 ha affermato che, in media, i fratelli maggiori mostrano un QI più alto rispetto ai loro fratelli più piccoli. Questo è stato spiegato al lavoro per vari motivi. Questi bambini ricevono più stimoli, attenzioni e sostegno rispetto ai piccoli che arrivano dopo.
Ora, cosa succede in quelle case in cui i caregiver non sono disponibili o portano con sé qualche conflitto? Succede che i figli sono costretti a crescere con la forza, ad assumere compiti e responsabilità che non gli corrispondono. Sono ragazzi e ragazze con maggiore maturità dal punto di vista dell’intelligenza emotiva e che, spesso, sono costretti a mediare anche nei problemi dei propri genitori.
Non solo ricade su di loro l’obbligo di prendersi cura dei fratelli più piccoli, ma a volte agiscono anche come genitori dei propri genitori. Non ci sono dati sul fatto che questo aumenti o meno il tuo QI. Tuttavia, ciò che vediamo spesso è che portano un bagaglio emotivo che a lungo andare è traumatico e controproducente.
Nella genitorialità le barriere generazionali si attenuano ei figli sono costretti a recitare il ruolo di adulti, trascurando se stessi.
I fratelli maggiori e le ferite della genitorialità
Genitorialità è un termine coniato dallo psichiatra Iván Böszörményi-Nagy per definire quelle situazioni in cui un bambino assume il ruolo di adulto, sostituendosi così ai propri genitori. In questo modo, il fatto che il fratello maggiore debba essere il custode dei fratelli e dei genitori è una forma di abuso psicologico.
Molti di coloro che si sono trovati in questa situazione sanno che questo non sempre rende più forti, quanto piuttosto lascia vuoti abissali. È vero che possono esserci differenze interindividuali, tuttavia, in generale, comporta la perdita dell’infanzia e una distorsione della propria identità.
Essendo a loro volta quelle figure che danno sostegno, sicurezza e affetto ai propri cari, questi bambini crescono senza ricevere sostegno in queste dimensioni, da parte di una valida figura adulta.
È comune portare il segno del trauma e di molteplici bisogni insoddisfatti. Nessuno deve essere privato della propria infanzia assumendo compiti che non gli competono. L’infanzia è sacra e l’obbligo di prendersi cura di ogni creatura con amore è un obbligo di tutti.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sugli adolescenti, ansia e paura di sbagliare.
“Mentre l’adolescente-Icaro di ieri volava troppo in alto, i nuovi Icaro hanno paura di volare.
Le loro ali tremano per la paura di sbagliare, cadere e fallire; tremano per l’ansia che ostacola la serenità del loro volo, a scuola come nella vita.
È quella voce che dice, sia a noi che ai nostri ragazzi, che non siamo abbastanza, che non ce la faremo che tentare è inutile, se sai già di fallire.
Nel cuore degli adolescenti di ieri c’era soprattutto il senso di colpa con cui confrontarsi, invece gli adolescenti di oggi provano fatica emotiva che si traduce in un grande senso di inadeguatezza, per il non riuscire a stare al passo, per la paura di fallire, di non essere abbastanza” (Stefano Rossi)
Ricerca adolescenti, ansia e paura di sbagliare
Una ricerca condotta da Fondazione Gemelli IRCCS e UNICEF sulla situazione dei giovani in Italia ha rilevato come il 39% della popolazione dichiari di soffrire di una sintomatologia ansioso-depressiva.
Gli adulti sono preoccupati dal disagio che i più giovani manifestano, eppure non sanno come affrontarlo: il 48% denuncia l’incapacità di far fronte al problema. Il 54% dei ragazzi, d’altra parte, pensa di non essere capito da mamme e papà troppo distratti e solo il 3% parlerebbe con un insegnante di una sua difficoltà.
È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i bambini, che ha voluto indagare anche le difficoltà di genitori e docenti nel dialogare con i ragazzi, che stanno scontando ancora gli effetti della pandemia sulla salute mentale.
La paura di sbagliare che blocca i ragazzi
Sempre più frequentemente gli adolescenti hanno paura di sbagliare, non accettano gli errori e li vivono come un fallimento.
Purtroppo viviamo in una società che pone troppo spesso l’accento sul risultato: ci si preoccupa di ottenere sempre buone prestazioni e ci si dimentica di quanto, invece, anche imparare a sbagliare sia importante per crescere e sviluppare una buona autostima.
È soprattutto a scuola che i più piccoli temono di sbagliare: livelli eccessivi di ansia, che spesso riguardano la paura di prendere un brutto voto o del giudizio degli altri, possono attivare un blocco e la percezione di non essere all’altezza.
Gli adolescenti hanno bisogno di ascolto, non di soluzioni, e di essere aiutati a trasformare le difficoltà in una sfida da affrontare!
Spesso gli adolescenti si bloccano davanti a un problema o a una situazione che percepiscono come difficile, assumono un atteggiamento difensivo e rinunciatario nei confronti di quello che devono affrontare e non riescono a viverlo come una sfida.
“Mi sento schiacciata da tutto quello che devo fare, mi sento di non riuscire a stare dietro a tutto. Ho mille pensieri che mi tormentano e quando mi sento così mi sale l’ansia, mi blocco e non riesco ad essere lucida.”
Nel momento in cui si presentano situazioni intense e impegnative il cervello rilascia sostanze chimiche e attiva una serie di circuiti neuronali.
Se si considera ciò che si sta vivendo come una minaccia, il cervello entra in uno stato di allarme e si prepara alla difesa.
Al contrario, se si affronta quella condizione come se fosse una sfida, il corpo produce una maggior quantità di energia per poterla superare e viene poi rilasciato un neurotrasmettitore, la dopamina, che fa sperimentare gratificazione.
Ascolto
Ascoltare i figli è fondamentale, è il primo passo per instaurare e mantenere aperta una relazione improntata sul dialogo e il confronto, anche nei momenti di difficoltà. Non è sempre facile riuscire ad ascoltarli e a comprendere i loro comportamenti e le loro motivazioni. Eppure è fondamentale: sentirsi ascoltati significa potersi fidare e sentire di essere importanti per l’altro!
I genitori hanno bisogno di acquisire consapevolezza, strumenti e strategie per fronteggiare in modo più efficace la quotidianità e le sfide che possono incontrare nella relazione con i figli e nelle diverse fasi della crescita.
In questo modo possono diventare promotori attivi potenziando il loro ruolo, rafforzando le loro competenze, promuovendo anche nei figli la consapevolezza e l’acquisizione di efficaci abilità di vita (life skills).
E vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite il pulsante qui sotto