Party letterari a New York

dove i ragazzi spengono il cellulare e leggono ascoltando musica.

Buongiorno amici. Oggi parliamo di party letterari a New York.

“Al di fuori della scuola e delle cerimonie religiose, non ci sono ambienti in cui possiamo leggere all’unisono”.

Così un frequentatore dei Reading Rhythms lo scorso dicembre spiegava alla giornalista del New York Times Molly Young come mai amasse così tanto quegli happening. I Reading Rhythms non sono dei club del libro. Un club del libro è in genere strutturato in un gruppo di persone che si riunisce per discutere di libri che sono già stati letti e precedentemente selezionati in base a un tema comune o a un elenco di letture predeterminato.

Il club del libro-party letterari a New York

Questi club spesso si accordano su un unico libro da leggere ed esaminare insieme. I Reading Rhythms sono dei party letterari, delle “feste di lettura”, durante le quali i partecipanti si riuniscono per divertirsi leggendo in reciproca compagnia, ognuno con il proprio romanzo, saggio, raccolta di racconti o di poesie, e tra un blocco di tempo dedicato alla lettura e l’altro, ci sono pause dedicate alla chiacchiera.

Che potrà essere a tema letterario oppure no. Non ci sono vincoli, su questo, tant’è che la stessa reporter del NYT, racconta d’essere finita ad ascoltare la storia della vita di un altro reader, emigrato dalla Turchia agli Usa, nello specifico in Minnesota “in cerca di un posto freddo in cui studiare”, e d’essersi stupita di come, da introversa dichiarata, la connessione creata dalla lettura in sincro l’avesse stimolata alla conversazione. Si può parlare di qualunque cosa, non necessariamente di libri (anche se è più probabile che si finirà lì), e, altra differenza con ciò che avviene in una biblioteca, le posture di lettura sono tutte ammesse.

Alcuni preferiranno sedere a gambe incrociate con un libro appoggiato sulle ginocchia. Altri staranno rannicchiati su un divano. Molti adotteranno una posizione modificata del “Pensatore”. Qualche raro caso se ne starà dritto come un fuso, come un uccello di palude. L’unica cosa assolutamente proibita sono i cellulari.

New york vibes

Nella stessa America, anzi nella stessa New York degli adolescenti luddisti, un’altra tendenza va a cercare di depotenziare il ruolo di protagonista assoluto delle nostre vite che ha lo smartphone.

Dopo il movimento di auto-liberazione dagli smartphone, fondato qualche mese fa da un gruppo di adolescenti di Brooklyn resisi conto di essere finiti, dal lockdown in poi, in una sorta di burnout causato da abbuffate di chat e social, nella Grande Mela è scoppiato il boom di questi party letterari liberi dal gracchiare delle suonerie, e accompagnati, al massimo, da qualche dj set ambient o dalle note di un pianista.

Come nel caso del Luddite Club, fondato da una teenager di nome Logan Lane che ha convinto un altro centinaio di coetanei a passare le giornate nei parchi newyorkesi a fare di tutto tranne stare al telefono, anche i Reading Rhythms sono nati come cosa tra amici. In questo caso quattro ventenni – Ben Bradbury, Charlotte Jackson, John Lifrieri e Tom Worcester – hanno scoperto lo scorso autunno di avere un condiviso senso di allarme per il deterioramento del loro consumo di libri: ne leggevano sempre meno e la cosa non li rendeva affatto felici. Le cause erano quelle che ci si potrebbe facilmente immaginare: capacità di attenzione annientata, troppa socializzazione, e soprattutto gli insidiosi incantesimi dell’iPhone.

L’idea- party letterari a New York

Bradbury e Worcester, che sono coinquilini, hanno ospitato il primo evento sul loro tetto: hanno creato una playlist, 10 amici si sono presentati da loro muniti di libro, hanno letto per un po’ tutti assieme e poi hanno parlato di quello che avevano letto. E poi sono tornati a casa. Tutto molto semplice eppure tutto molto speciale, per la facilità, naturalezza e piacevolezza con cui era successo. Charlotte Jackson ha detto al NYT di aver lasciato la prima festa con la sensazione di “essere stata nella biblioteca di scuola, a discutere di filosofia fino a tarda notte con gli amici, ma senza il peso di un esame o di un saggio all’orizzonte”. “Non c’era un premio finale in ballo; è stato puramente divertente”.

 I quattro hanno consolidato un format, dato un nome all’evento, pianificato altre feste, aperto la lista degli invitati e aperto un account Instagram.

Da maggio ci sono state feste a New York, Los Angeles e (tra tutti i posti) in Croazia. I party sono cresciuti: quello dello scorso febbraio, nella roccaforte dei Readers che è il club FourFiveSix di Williamsburg a New York, ha accolto 175 lettori, con una lista d’attesa di altrettanti. L’evento, dicevamo, è strutturato in più blocchi di lettura silenziosa di 30 minuti, all’insegna del monotasking e della consapevolezza. 

In netto contrasto, dunque, con il multitasking che spesso ostacola la nostra concentrazione, creatività e benessere. Uno studio dell’Università del Sussex, infatti, suggerisce che il multitasking, soprattutto con i nostri dispositivi elettronici, può ridurre la nostra capacità cognitiva e il nostro benessere mentale.

Party letterari a New York

Ecco, ai party letterari si legge, talvolta si ascolta un po’ di musica, di sicuro ci si dimentica, o almeno ci si si prova, dei device. La componente interattiva di un incontro come Reading Rhythms, che arriva dopo i blocchi di lettura mirati, e in cui si discute delle nostre letture con gli altri, è supportata dalla ricerca sull’apprendimento sociale.

 Secondo uno studio del Journal of Applied Cognitive Psychology, quando conversiamo con altri sul materiale che stiamo leggendo, possiamo migliorare significativamente la comprensione e la memorizzazione.

Il concetto è che quando prendi qualcosa che non è stato elaborato nel tuo cervello e lo metti su carta o in parole, ciò aiuta a organizzarlo in una narrazione coerente. “Quando ascoltavo altre persone parlare delle idee e dei pensieri che avevano trovato nei loro libri – ha scritto su questo aspetto dei RR il giornalista di Rolling Stone Usa Chris Schembra – ero ispirato a trovare nuovi modi di guardare il materiale che avevo letto nei miei”.

L’ambiente sociale

Per molti la parte preferita di questo tipo di incontro è proprio l’ambiente sociale, ma analcolico e non partitico, che ha. Sono, infatti, feste che avvengono a inizio settimana, magari proprio di lunedì sera, e per questo immerse in un’energia diversa rispetto a quella aggressiva e competitiva del weekend. Sono, dalla voce di chi li ha sperimentati, eventi calmi, accoglienti e piacevoli. Secondo una ricerca pubblicata sull’

International Journal of Environmental Research and Public Health impegnarsi in attività di gruppo come la lettura è stato collegato a un miglioramento della salute mentale e a una diminuzione del senso di solitudine, tanto che c’è chi ha iniziato a contemplare l’applicazione delle feste di lettura in altre aree, come nelle società di consulenza per il team building, negli ambienti aziendali.

“Immagina di essere un leader aziendale creativo – scrive sempre Schembra – È probabile che i tuoi dipendenti si sentano soli, disconnessi ed esauriti. Sono costantemente di fretta, raramente si fermano a riflettere, il che porta alla stagnazione. Condividere idee innovative sembra uno sforzo eccessivo, quindi si attengono allo status quo. Organizzare una festa di lettura, in qualunque forma o modo, potrebbe aiutare le persone a connettersi in modo significativo. Penso che le persone imparerebbero gli uni dagli altri. E si conosceranno meglio anche solo guardando quali libri gli altri abbiano scelto di portare”.

Nel frattempo oggi o domani spegni il cellulare per qualche ora. Metti da parte del tempo e dedicalo alla lettura. E infine, rendilo sociale, non social. Invita degli amici a casa e invece di dire loro di portare una bottiglia di vino, digli di portare un libro.

O tutte e due. L’importante è che i telefoni restino muti nelle tasche delle giacche, almeno per un capitolo o due.

E voi , partecipereste?

Alla prossima amici:)

Perché i figli si allontanano dai genitori?

Vediamolo insieme: come, quando e perché.

Buongiorno amici. Oggi vediamo perché figli si allontanano dai genitori quando sono adolescenti.

Gli adolescenti hanno un atteggiamento spesso scontroso e difficile da comprendere per i loro genitori. Come spiega l’NHS, tra i comportamenti tipici dei ragazzi in questo periodo della vita vi sono la tendenza ad isolarsi, la distanza dai genitori e il totale rifiuto del dialogo con loro.

E’ vero, i figli tendono a staccarsi dai genitori durante l’adolescenza perché stanno crescendo e stanno cercando di capire chi sono e chi vogliono essere. La cosa importante è non prendere questa fase come un affronto alla figura genitoriale: “L’adolescenza è un momento difficile, ma che va affrontato, perché il rifiuto dei genitori serve ai ragazzi a definire meglio la loro personalità. Il genitore deve diventare un equilibrista tra l’allontanamento e la presenza discreta.

Ma da che età i figli iniziano a rifiutare i genitori?

Il rifiuto dei genitori che forse definirei più come una sorta di allontanamento dalla figura genitoriale, arriva con la pre-adolescenza e continua soprattutto in adolescenza. Questa è una fase della vita delicata, per figli e genitori, che però va attraversata per arrivare al pieno sviluppo della persona.

Se il compito dell’infanzia è quello di insegnare ad avere fiducia, imparando ad affidarsi ai genitori, che diventano un punto di riferimento. Il compito dell’adolescenza è invece quello di liberarsi dalla dipendenza dai genitori, per trovare la propria adultità, diventando adulti autonomi che accettano se stessi e gli altri.

In adolescenza si parla di un allontanamento sia fisico che mentale dei genitori, per cercare la propria identità e capire chi siamo. Questo passaggio non è una colpa, anche se a volte i genitori pensano di aver sbagliato o si sentono in colpa, è un momento fondamentale che serve per passare dall’età infantile a quella adulta.

Anzi se nel passaggio non c’è un distacco dalla figura genitoriale, ci saranno poi conseguenze nella vita adulta, quindi questo distacco è lo scopo dell’adolescenza.

In questa fase diventano altri i punti di riferimento

Spesso durante questa fase, i ragazzi si staccano dalla figura genitoriale, per poi trovare un altro punto di riferimento, una guida che non è più il genitore ma una figura esterna alla famiglia.

Potrebbe essere una star, un coetaneo, un calciatore o qualsiasi persona cui l’adolescente fa riferimento, prendendo in prestito la sua identità per farla propria, non perché l’adolescente voglia mettere in atto una ripicca nei confronti dei genitori, ma perché ha bisogno di staccarsi dalla famiglia e dal suo porto sicuro, per entrare nel mondo da solo, sperimentando nuove identità. Quindi il ragazzo assume un’identità temporanea che lo possa guidare mentre abbandona i vecchi modi di vivere e cerca dei nuovi.

Mi ritrovo spesso a parlare con genitori infastiditi dal fatto che i figli passino più tempo con gli amici invece di stare in famiglia quando ci si riunisce insieme.

Ma è tutto nella norma. I genitori non possono fare gli amici dei figli semplicemente perché sono il loro punto di riferimento, i loro eroi, le persone cui andranno sempre quando avranno bisogno di un aiuto, di una spalla, un consiglio saggio, un sostegno. 

Gli amici sono importanti per la loro identità, per il loro piccolo mondo che, a questa età, è importantissimo. Sono altro dalla famiglia ma sono il loro momento di svago, di confidenze che non farebbero mai ai genitori.

Essere parte di un gruppo è di vitale importanza per loro perché si sentono accettati dai loro coetanei e non solo dalla loro famiglia.

Come deve comportarsi il genitore in questa fase?

Non è facile per un genitore attraversare l’adolescenza del figlio, ma è un periodo che non si può evitare e che quindi va affrontato. I genitori dovrebbero accettare con pazienza e accoglienza il distacco e l’allontanamento fisico e affettivo del figlio, perché consapevoli che questo atteggiamento è dovuto a un cambiamento a livello cerebrale del ragazzo.

Un’altra cosa da tenere ben presente è che mentre gli adolescenti cercano l’indipendenza, sono in realtà molto fragili e hanno ancora un estremo bisogno dei genitori, perché si affacciano al mondo da soli.

Quindi il genitore deve cercare di trovare un nuovo equilibrio, tra l’allontanamento e la presenza discreta, diventando così un bravo equilibrista.

Tenete sempre aperta la porta del dialogo coi ragazzi Solo così instaurerete un rapporto sano e davvero forte. E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi

Alla prossima amici

Conflitti genitoriali

E i fratelli maggiori li accusano di più.

buongiorno amici. Oggi riflettiamo sui conflitti genitoriali e di come i fratelli maggiori ne soffrano di più.

Siete il maggiore tra i vostri fratelli? Se è così, è molto probabile che un ruolo del genere sia stato per voi scomodo, a un certo punto. Perché a volte nascere prima ed essere i fratelli maggiori costringe a crescere più velocemente e persino ad assumersi responsabilità prima del tempo.

Può anche darsi che abbiate sviluppato una personalità più esigente e che siate tra quelli che cercano di essere d’aiuto a tutti coloro che ne hanno bisogno.

È vero che ci sono sempre delle eccezioni. Tuttavia, in quelle dinamiche familiari in cui c’è un fratello maggiore e altri più piccoli, ciascuno finisce per assumere un posto in questo quadro relazionale. E questo ci segna, ci condiziona in infiniti modi. Perché quello che accade nell’infanzia e nell’adolescenza finisce per scolpire la nostra personalità.

Allo stesso modo, c’è un fatto che di solito si verifica in determinate circostanze e che vale la pena sottolineare. Quando i genitori non sono disponibili, è il fratello maggiore che assume il ruolo protettivo con i suoi fratelli. In questi contesti, dominati da maltrattamenti o dissapori tra genitori, ci sono figli che sono costretti a maturare in maniera frettolosa.

Siamo il risultato di molte delle dinamiche patologiche che sperimentiamo durante l’infanzia. Il fatto di affrontare certe situazioni insieme ai nostri fratelli potrebbe attenuare parte dell’impatto psicologico di quegli avvenimenti.

I bambini più grandi a volte fungono da mediatori tra i genitori quando litigano o si verificano situazioni di abuso.

Fratelli maggiori nel bel mezzo di crisi tra genitori

Inizieremo chiarendo che l’ordine di nascita non determina la nostra personalità. A influire maggiormente è il contesto sociale che ci circonda, quello capace di far assumere ad un bambino di dodici, tredici o quattordici anni, in un dato momento, il ruolo di genitori non disponibili con i fratellini più piccoli.

Siamo condizionati dall’ambiente in cui cresciamo e dalle dinamiche con i nostri caregiver. Allo stesso tempo, in questo processo di sviluppo ed emersione del nostro carattere, anche l’interazione con i nostri fratelli e sorelle è fondamentale. Uno studio della Purdue University, in Indiana, evidenzia infatti un aspetto importante.

La relazione che si instaura tra fratelli può promuovere in noi dall’apprendimento sociale, al tipo di attaccamento, a molti tratti della nostra personalità. Queste figure sono determinanti quanto i nostri genitori e talvolta sono anche il nostro caposaldo per promuovere e tutelare il benessere psicologico.

Quest’ultimo si verifica, soprattutto, in situazioni di famiglia disfunzionale. Quando ci sono situazioni di conflitto interparentale, è il fratello maggiore che si sente maggiormente colpito. In generale, questa figura rientra, in molti casi, nella funzione di mediatore tra i genitori o di badante dei fratelli più piccoli.

Il conflitto tra i genitori può causare un grande impatto emotivo sui bambini. Tuttavia, quando c’è un fratello maggiore, questa circostanza può essere mitigata agendo come protettore dei più piccoli.

Teoria dell’ammortizzatore e genitori non disponibili

Spesso si dà per scontato che quando c’è un rapporto conflittuale tra genitori, di solito c’è conflitto anche tra fratelli; ma non è sempre così. È vero che i genitori agiscono come quel modello sociale che i bambini tendono a imitare. È anche vero che queste dinamiche dominate da liti, urla e rimproveri generano un’atmosfera caotica e insicura.

Tuttavia, la teoria dello smorzamento ci dice che a volte la figura di un fratello maggiore cambia tutto.

 Quando i genitori non sono disponibili, quel ragazzo o quella ragazza assume il ruolo dell’adulto. Sono il sostegno emotivo e fisico dei bambini più piccoli, loro che chiariscono la situazione e conferiscono sicurezza, loro che diventano la principale fonte di attaccamento valido e positivo.

I bambini più grandi e il carico emotivo non citato in giudizio

Uno studio condotto presso l’Università di Edimburgo nel 2017 ha affermato che, in media, i fratelli maggiori mostrano un QI più alto rispetto ai loro fratelli più piccoli. Questo è stato spiegato al lavoro per vari motivi. Questi bambini ricevono più stimoli, attenzioni e sostegno rispetto ai piccoli che arrivano dopo.

Ora, cosa succede in quelle case in cui i caregiver non sono disponibili o portano con sé qualche conflitto? Succede che i figli sono costretti a crescere con la forza, ad assumere compiti e responsabilità che non gli corrispondono. Sono ragazzi e ragazze con maggiore maturità  dal punto di vista dell’intelligenza emotiva e che, spesso, sono costretti a mediare anche nei problemi dei propri genitori.

Non solo ricade su di loro l’obbligo di prendersi cura dei fratelli più piccoli, ma a volte agiscono anche come genitori dei propri genitori. Non ci sono dati sul fatto che questo aumenti o meno il tuo QI. Tuttavia, ciò che vediamo spesso è che portano un bagaglio emotivo che a lungo andare è traumatico e controproducente.

Nella genitorialità le barriere generazionali si attenuano ei figli sono costretti a recitare il ruolo di adulti, trascurando se stessi.

I fratelli maggiori e le ferite della genitorialità

Genitorialità è un termine coniato dallo psichiatra Iván Böszörményi-Nagy per definire quelle situazioni in cui un bambino assume il ruolo di adulto, sostituendosi così ai propri genitori. In questo modo, il fatto che il fratello maggiore debba essere il custode dei fratelli e dei genitori è una forma di abuso psicologico.

Molti di coloro che si sono trovati in questa situazione sanno che questo non sempre rende più forti, quanto piuttosto lascia vuoti abissali. È vero che possono esserci differenze interindividuali,  tuttavia, in generale, comporta la perdita dell’infanzia e una distorsione della propria identità.

Essendo a loro volta quelle figure che danno sostegno, sicurezza e affetto ai propri cari, questi bambini crescono senza ricevere sostegno in queste dimensioni, da parte di una valida figura adulta.

È comune portare il segno del trauma e di molteplici bisogni insoddisfatti. Nessuno deve essere privato della propria infanzia assumendo compiti che non gli competono. L’infanzia è sacra e l’obbligo di prendersi cura di ogni creatura con amore è un obbligo di tutti.

E se avete bisogno di me contattatemi

Alla prossima amici:)