Come comprendere gli adolescenti attraverso il linguaggio del corpo.
Buongiorno amici, oggi parliamo di linguaggio non verbale, essenziale per comprendere i ragazzi.
Linguaggio non verbale e comportamento degli adolescenti
I genitori che hanno figli in età di adolescenza sanno quanto è difficile comunicare con loro. In questa fase di crescita i ragazzi spesso si chiudono e parlano poco con i genitori e le altre figure educative. Cosa fare allora di fronte a questi silenzi? Come decifrare il comportamento dei figli adolescenti? Ecco alcuni consigli tratti dal libro “Figli che tacciono, gesti che parlano” (Salani, 2020) di Susana Fuster, esperta di comunicazione non verbale che vuole insegnare ai genitori a capire il linguaggio del corpo degli adolescenti e leggere i loro stati d’animo.
6 passi per interpretare quello che gli adolescenti non dicono
1 – Impara ad osservare
Anche senza le parole, il corpo parla; e la differenza è che lui non sa mentire. È necessario dunque prestare attenzione ai segnali non verbali dei ragazzi, per capire meglio cosa stanno passando e accrescere quindi empatia e comprensione reciproca.
Sono sempre lì da vedere, ma il più delle volte non ci facciamo caso. Se invece impariamo a osservarli davvero, sapremo riconoscere cosa si nasconde dietro una certa espressione del volto, una postura corporea, un gesto o la scelta di un capo di abbigliamento.
2 – Tieni a mente il suo comportamento abituale
Un genitore osserva suo figlio per anni e impara a conoscerlo, ha un’idea di quale siano i suoi schemi comportamentali, ovvero come agisce normalmente.
È fondamentale averlo bene in mente per poter interpretare correttamente anche eventuali nuove e insolite manifestazioni.
Quanto vostro figlio gesticola, se è riservato o chiacchierone, se parla con tono alto o basso, se mantiene il contatto visivo o no, qual è la sua postura abituale: conoscere quella che gli analisti chiamano linea di base del comportamento o base line consente anche di accorgersi di un cambiamento, importante perché corrisponde a una sua variazione emotiva.
E poi? E poi ascoltate con attenzione la diretta della settimana.
Questo è il link: potete anche scaricarlo e rivederlo ogni volta che volete.
Buongiorno amici. Oggi parliamo de la rabbia degli adolescenti.
Molto spesso i figli, soprattutto se adolescenti, fanno fatica a condividere gli aspetti per loro più privati, le loro emozioni o i loro sentimenti.
Non riescono a comunicarlo apertamente, ma ciò non significa che non vogliano farlo o che non abbiano bisogno della presenza e della comprensione dei genitori.
Per conoscere maggiormente i figli adolescenti è fondamentale focalizzarsi sulle parole che utilizzano, perché se si impara ad ascoltarli davvero ci comunicano moltissimo di loro e di ciò che sentono dentro.
La tempesta emotiva degli adolescenti
I ragazzi fanno fatica a riconoscere e gestire nel modo più efficace le emozioni che provano e da cui, spesso, si sentono schiacciati.
In questa fase di sviluppo sono molto stimolate e attive le aree del sistema limbico, comprendenti una serie di strutture tra cui l’amigdala, responsabile della regolazione emotiva e delle reazioni più istintive.
Ciò spiega gli scoppi d’ira, i comportamenti impulsivi e le montagne russe emotive da cui sono pervasi gli adolescenti.
“La mia fame spesso è nervosa e non riesco a controllarla. Quando sono arrabbiata è inutile dirmi che mi arrabbio subito. E’ difficile per me gestire la rabbia e le mie paure che non riesco a superare non sono stupide. Quello che vorrei essere non è facile da costruire, datemi il tempo. Se ho delle fissazioni è inutile dirmi di toglierle”
Comportamenti
I comportamenti dei giovanissimi possono apparire più irrazionali perché, negli adolescenti, gli stimoli raggiungono direttamente l’amigdala, senza passare per la mediazione della corteccia prefrontale, che non ha ancora raggiunto un pieno sviluppo e che solitamente opera come una sorta di filtro emotivo.
Le emozioni, quindi, vengono fuori in tutta la loro potenza: la rabbia è esplosiva, la tristezza diventa disperazione, la gioia diventa euforia.
“Quando mi arrabbio è soltanto per un po’ di sfogo: vorrei che capissero che nonostante tutto gli voglio bene”
“Quando mi sale la rabbia, faccio davvero fatica a controllarla. In quel momento vorrei distruggere tutto e tutti. Devo però ammettere che quando i miei provano ad avvicinarsi, in automatico mi viene da allontanarmi e da rispondergli male, ma in realtà apprezzo il tentativo di starmi vicino e so che per me ci sono sempre”.
La rabbia
Spesso i ragazzi hanno bisogno di concedersi la rabbia. Il messaggio che si può leggere tra le righe è “anche se mi arrabbio, ti voglio bene lo stesso”: anche in questi momenti, infatti, sebbene sembri che vogliano attaccare il genitore, in realtà non mettono in discussione il rapporto o la relazione, anzi, è proprio il contrario.
Si sentono liberi di esprimere ciò che sono, provano e sentono perché si fidano di quella persona, perché sanno che la rabbia potente che esce fuori non intacca il rapporto. Se invece non sentono solido il legame, hanno più paura ad esprimersi o a sfogarsi.
La rabbia dei figli adolescenti: una sfida anche per i genitori
Può essere molto faticoso gestire i momenti in cui i figli si arrabbiano, rispondono male o si allontanano, ma essere consapevoli del fatto che lo fanno perché si sentono sicuri nel legame permette di dare una lettura diversa a ciò che si vive.
É importante fare attenzione anche alle parole che il genitore utilizza.
Quante volte capita, in modo quasi automatico, di reagire a propria volta con affermazioni del tipo “Non arrabbiarti”, “Non devi fare così”?
In quel momento, però, questo tipo di affermazioni attivano quella parte emotiva già sollecitata.
Anzitutto, perché non ci si sente compresi e capiti realmente e questo porta, ad arrabbiarsi ancora di più.
Comprendere non significa giustificare. E’ importante comprendere il meccanismo, senza però giustificare tutto: ascolto, dialogo, comprensione sono i primi strumenti che il genitore può e deve utilizzare. Dopo questo primo passaggio, si ha la possibilità di filtrare in maniera differente e più efficace, aiutando i figli ad esprimere e gestire ciò che stanno sperimentando.
Genitori
“Io vorrei che mia mamma non si arrabbiasse troppo spesso e che mi ascoltasse di più quando mi sfogo, anziché dirmi subito che sono sempre il solito e che con me non si riesce a parlare”
La capacità di gestire emozioni e relazioni ha le basi in un processo di apprendimento sociale in cui i genitori hanno un ruolo fondamentale, che si gioca anche attraverso l’esempio.
È fondamentale che essi comprendano e diano una lettura e un senso alle reazioni dei figli perché, molto spesso, loro da soli non possono ancora farlo.
Il loro cervello è in fase di “rimodellamento”.
Per questo, in alcune situazioni, è necessario che un adulto, senza valutazioni o giudizio, intervenga per aiutarli a riconoscere, verbalizzare, dare significato alle emozioni che sperimentano e modularle.
Buongiorno amici. Oggi vediamo insieme la proposta del ministro dell’istruzione sul divieto dei cellulari in classe.
Cellulari vietati alle elementari e alle scuole medie. Il ministro all’Istruzione Giuseppe Valditara annuncia la stretta, ma tra i presidi il pungo duro non convince.
Il divieto
Andiamo per gradi. Secondo il ministro l’utilizzo del cellulare a scuola è inopportuno anche se questi avviene per fini didattici.
Per Valditara l’utilizzo improprio dello smartphone può diventare un elemento di tensione tra studenti e docenti.
Tensioni che arriverebbero addirittura ad atti aggressivi. Da qui alla stretta il passo sarà breve.
Resta da capire le modalità attraverso le quali vietare l’utilizzo dei cellulari a scuola.
Ma la tolleranza zero fa storcere il naso ai dirigenti scolastici. “In realtà già oggi nelle scuole l’utilizzo dello smartphone è regolato – premette Lorella Camporesi (nella foto) dirigente alla scuola Bertola di Rimini -. Non lo si può utilizzare, salvo che per fini didattici.
La scuola
Ed è quello che si fa rispettare. Nel momento in cui un cellulare suona durante la lezione, il telefono viene portato in segreteria e vengono chiamati i genitori per la riconsegna”.
Il divieto totale lascia perplessi. “Ritengo che tra i giovani ci sia lo stesso abuso dello strumento che c’è tra gli adulti.
Le crociate periodiche a cui assistiamo contro l’utilizzo dei cellulari credo che ormai siano fuori tempo.
Questo strumento è parte della nostra quotidianità, dunque bisogna imparare a utilizzarlo nel modo corretto. Ecco, credo che sia meglio educare al suo utilizzo che un divieto totale”.
Cosa fare?
Cancellare gli smartphone dalle scuole desta qualche perplessità anche in Nicola Tontini, dirigente dell’istituto comprensivo 1di Riccione.
“Nel nostro istituto – premette Tontini – l’utilizzo degli smartphone a fini didattici viene concesso e su questo non vi sono problemi.
Il docente fa domanda e la richiesta viene accettata. Tuttavia è vero che ad oggi una normativa chiara non c’è e sono limitate le azioni che si possono mettere in campo per gestirne l’uso, quando il fine non è didattico.
Ad esempio l’idea di raccogliere tutti i cellulari al momento dell’entrata non è affatto semplice da perseguire. Servirebbe una regolamentazione chiara a cui riferirsi”.
Secondo me…
Inizialmente ero combattuta dall’adottare il pensiero del minitro o dei presidi.
E’ vero, soprattutto con i minori, i divieti sono l’anticamera della ribellione, del trasgredire una regola. Il divieto, come anche una regoal, se non spiegata nel modo corretto, e non data fine a se stessa, non è mai la cosa più giusta da fare.
Vero, è giusto educare i ragazzi al corretto uso del cellulare. Ed è proprio perché si deve educare i ragazzi si deve anche fare capire loro( questa è educazione) che in determinati contesti come la scuola non si può utilizzare.
Perché? Perché in un posto dove bisogna prestare attenzione alle lezioni e al rapporto con docenti e compagni di classe, dove si impara a crescere non è il caso. Una volta fuori è un altro discorso.
E poi, ragazzi, parliamoci chiaro, una mattinata guardandoci negli occhi è meglio che incollarci ad uno schermo no?
Buongiorno amici . Oggi riflettiamo sulla frase “Mio figlio è insopportabile”.
In ogni fase della vita i genitori si trovano ad affrontare sfide e cambiamenti e avere figli adolescenti può rappresentare una sfida che richiede una grande capacità di adattamento.
Anche se per alcuni è possibile gestire questa fase delicata con pazienza e comprensione, altri si sentono sopraffatti e possono sentirsi catapultati sul ring di fronte a comportamenti e a reazioni dei loro figli a volte incomprensibili o molto distanti da ciò che vorrebbero.
“Le avvisaglie sono da sempre inequivocabili: ai primi vagiti del corpo adolescente, il dialogo si zittisce. I pori, i peli, l’odore, le curve, il menarca e le polluzioni notturne cominciano a parlare una lingua che chiede che non venga aggiunto altro: è iniziata la pubertà e la notizia pretende(rebbe) discrezione. Lo sviluppo del corpo che si fa generativo dice al mondo due cose: ai pari che si è entrati in partita; alla mamma, che dovrebbe farsi da parte”. (Tratto dal libro “Mio figlio è normale? Capire gli adolescenti senza che loro debbano capire noi” di Stefania Andreoli)
Adolescenti-“mio figlio è insopportabile”
L’adolescenza è un periodo di trasformazione fisica ed emotiva in cui i ragazzi cercano di scoprire chi sono e quale sarà il loro ruolo nel mondo.
Cercano di definire la propria identità, spesso sperimentando nuove passioni e amicizie, perdendo interesse per ciò che una volta li coinvolgeva maggiormente, incluso il rapporto con i genitori.
Spesso alcuni comportamenti e atteggiamenti sembrano venir fuori dal nulla, lasciando i genitori confusi e preoccupati.
“Ieri l’ennesima discussione, è evidente che ogni tentativo di dialogo con lui sia inutile. Io ormai non posso più parlare, qualsiasi suggerimento viene intrepretato e applicato al contrario, sono davvero delusa. L’adolescenza è diventata un alibi e ogni volta che rimango ferma su delle regole per me invalicabili, e lui non ottiene quello aveva nella mente, mi dice che con me non vuole più avere niente a che fare e che mi tratterà come un’estranea finché non cambierò idea. Io provo a disinnescare ma così è davvero difficile!”.
Autonomia- mio figlio è insopportabile
L’adolescenza è anche una fase in cui i giovani cercano di sviluppare un senso di autonomia e indipendenza.
A volte potrebbero prendere decisioni apparentemente in contrapposizione agli insegnamenti ricevuti dai genitori, ma è importante ricordare che questi comportamenti sono parte del processo di crescita.
I ragazzi hanno bisogno di essere accettati per quello che sono e di essere riconosciuti nel loro modo di essere e di esprimersi, anche se spesso rischia di andare in contrasto con le regole genitoriali.
“Ieri mi chiama nella sua stanza e mi fa vedere tutta orgogliosa il suo nuovo crop top aderente e che lascia ben poco spazio all’immaginazione.
Ovviamente avrebbe voluto indossare quella maglietta striminzita e, secondo me anche un po’ volgare, la mattina seguente per andare a scuola. Io prontamente ho risposto che poteva scordarselo e che non era adatto per il contesto scolastico.
Da lì sono partite una serie di argomentazioni e polemiche con un’insistenza incredibile. Se solo mettesse il 10 % di questa energia nello studio, sarebbe la più brava della classe.
Ho cercato di fargli capire che non si trattava di una limitazione della sua libertà di espressione, perché se fosse stato per me neanche l’avrebbe avuta nel suo armadio, ma era importante passarle il messaggio che nella vita è importante contestualizzare e che su alcune regole non c’è margine di trattativa”.
Riflettere sui propri errori: genitori tra senso di colpa e frustrazione
Quando ci si trova di fronte un figlio adolescente che sembra aver preso una strada diversa da quella della famiglia, è facile sperimentare un senso di colpa come genitori.
Tuttavia, è importante ricordare che i genitori non sono i soli responsabili delle scelte dei figli e che ogni individuo ha il diritto di esplorare e prendere decisioni autonome.
Spesso, infatti, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un figlio completamente estraneo, e possono sorgere dubbi e preoccupazioni sul proprio ruolo genitoriale. “Dove ho sbagliato?” potrebbe essere la domanda che tormenta molti genitori in questa situazione.
“Mi vergogno quasi a dirlo, ma mio figlio in questo periodo proprio non lo sopporto, non mi piace la persona che sta diventando e soprattutto mi chiedo dove ho fallito come genitore. Sono preoccupato per il suo futuro, perché se continua così non farà mai nulla nella vita: non sa gestire niente, nemmeno se stesso”
“Mia figlia è solo capace a chiedere, chiedere e ancora chiedere senza dare assolutamente nulla in cambio.
Non le importa di nessuno al di fuori di se stessa. Quando si avvicina a noi è solo perché è interessata ad ottenere ciò che le interessa: un passaggio con la macchina, uscite, shopping. Ma si rende conto che noi ci facciamo in quattro per lei e il fratello e che la sera avremmo solo bisogno di un po’ di collaborazione e tranquillità”?
Comprensione
Anche quando non si è d’accordo con quello che fanno o dicono, è importante non criticare i ragazzi ma cercare di comprenderli e sostenerli, di ascoltare le loro ragioni e le loro idee.
Non bisogna dimenticare che l’adolescenza comporta delle sfide anche per gli stessi ragazzi e il ruolo degli adulti fornisce una base sicura da cui muoversi per sperimentare e crescere nella propria individualità e a cui fare riferimento nelle difficoltà.
In una fase ricca di novità e di fatiche, anche quando sembrano respingere ogni aiuto, per i ragazzi sentire che i propri genitori sono sempre presenti e pronti a sostenerli, rappresenta un elemento positivo, che li fa sentire degni di attenzione e rispetto. Al contempo, può essere difficile per i genitori trovare una modalità adeguata che permetta loro di mantenere un ruolo di orientamento e guida poiché i ragazzi cercano, invece, di esercitare autonomamente ogni controllo sulla loro vita e sulle loro scelte.
I genitori come possono comportarsi?
In una società in cui si fa fatica ad avere punti di riferimento stabili, dove le incertezze prendono il sopravvento e il gap generazionale sembra ostacolare un’adeguata connessione tra adulti e giovani.
I ragazzi senza una guida, si sentono sempre più soli e in balia delle loro emozioni e comportamenti.
Dunque è fondamentale comunicare e far sentire loro la propria comprensione, sostenerli nella loro ricerca di autonomia e indipendenza, spiegare l’importanza di confini e limiti che li proteggano nelle loro esperienze.
Inoltre, è importante non focalizzare tutto sulla scuola e su tutto ciò che sbagliano, ma mostrare interesse per ciò che i figli hanno da dire e ascoltarli attentamente può aiutare a instaurare una migliore comunicazione.
Nonostante le difficoltà che si possono incontrare in questo percorso, la relazione con i propri figli può modificarsi ma conservare stabilità e fiducia.
La chiave nelle emozioni e nell’affetto per i figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di genitori di successo. Esistono davvero? e qual’è la chiave ?
“La chiave per essere genitori di successo non si trova in teorie complesse, in regole familiari elaborate o in contorte formule comportamentali. Essa si trova nei sentimenti più profondi di amore e di affetto per i figli, e si dimostra attraverso l’empatia e la comprensione. Quando i genitori offrono empatia ai loro figli e li aiutano ad affrontare sentimenti negativi come la collera, la tristezza e la paura, gettano tra sé e loro un ponte di lealtà e attaccamento” (J. Gottman)
Bambini e ragazzi
Bambini e ragazzi sembrano fare spesso fatica a riconoscere, esprimere e gestire le emozioni che sperimentano.
Troppe volte si tende ancora a “negare” le emozioni che vengono considerate come negative, impedendo loro di vivere adeguatamente anche rabbia, frustrazione o tristezza.
La famiglia, d’altra parte, è la prima agenzia educativa, la prima “scuola di vita” per bambini e ragazzi e tutto ciò che viene appreso a casa influirà sulle loro capacità emotive, cognitive e relazionali.
L’esempio e la modalità con cui gli adulti riusciranno ad esprimere, gestire ed elaborare le emozioni saranno una guida per i figli, sin da piccolissimi, e li aiuteranno a sperimentarsi senza paure.
Esprimere e gestire in modo efficace le emozioni significa essere più efficaci nella vita!
Le emozioni hanno un ruolo centrale nello sviluppo e ciascuna di esse ha una propria funzione adattiva: imparare a riconoscerle, elaborarle e gestirle è fondamentale.
L’autoconsapevolezza rappresenta l’elemento chiave dell’intelligenza emotiva: essere consapevoli delle emozioni che si sperimentano significa anzitutto riuscire a trasformare in parole ciò che si vive, e questo rappresenta il primo passo per gestirle in modo efficace.
Le scoperte scientifiche sull’intelligenza emotiva hanno dimostrato che aumentare l’autoconsapevolezza, gestire in modo più efficace i sentimenti negativi, essere perseveranti nonostante le frustrazioni, sviluppare l’empatia e la capacità di prendersi cura degli altri, di cooperare e di stabilire legami, rappresentano delle risorse e delle competenze fondamentali per bambini e adolescenti che, nel corso dello sviluppo, permetteranno loro di affrontare più efficacemente la quotidianità e diventare adulti più consapevoli e sicuri.
Emozioni ed empatia: cosa accade nel cervello degli adolescenti?
Ogni situazione merita certamente di ricevere specifica attenzione e possono esserci condizioni in cui i ragazzi hanno difficoltà più importanti a gestire le relazioni, riconoscere le emozioni e risolvere incomprensioni e conflitti.
Esiste, tuttavia, anche una spiegazione fisiologica alla normale fatica che gli adolescenti fanno nel mettersi nei panni dell’altro.
Nel cervello umano è il lobo frontale, la parte più anteriore, che si occupa di una serie di funzioni cognitive importanti, definite funzioni esecutive, che permettono, tra le altre cose, anche di comprendere le intenzioni e il punto di vista degli altri.
Si tratta di capacità che, a causa dei processi di sviluppo ancora in atto anche nel cervello, in particolare nella corteccia prefrontale, ancora immatura, appaiono più carenti negli adolescenti.
Come essere degli “allenatori” per i figli: i 5 passi per accrescere l’intelligenza emotiva
Essere sensibili e attenti agli stati emotivi di bambini e ragazzi significa conoscere il loro mondo, ciò che li fa star bene o, al contrario, può trasmettergli ansie o preoccupazioni.
È importante dare sempre valore a ciò che i figli sperimentano e mostrarsi accoglienti anche di fronte alla rabbia, alla tristezza o alla paura che possono provare in determinate situazioni, senza cercare di annullare ciò che vivono, senza banalizzare i loro sentimenti e senza negarli.
Se i genitori riescono a non mostrarsi confusi o ansiosi di fronte alle emozioni che sperimentano, bambini e ragazzi impareranno ad accettarle, riusciranno a dar loro un nome e sapranno gestirle adeguatamente.
Anche se è difficile e si vorrebbe vedere i propri figli sempre felici, è fondamentale non cercare di anticipare tutto e di risolvere sempre ogni difficoltà al loro posto.
In questo modo, impareranno a fidarsi dei propri sentimenti, a regolare le proprie emozioni e a risolvere i problemi in autonomia.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di figli e autostima e dei modi che i genitori hanno per danneggiarla.
I nostri figli non sono ingenui. L’obiettivo che dobbiamo porci è costruire in loro un adeguato senso di autocompetenza e di amor proprio. In una società competitiva che tende a mettere in discussione il nostro valore, nulla è tanto rilevante quanto affrontare quest’area della salute mentale.
Errori genitoriali comuni che danneggiano l’autostima dei figli
l’autostima non si costruisce solo con le nostre percezioni, ma è decisiva anche l’influenza dei nostri genitori, fratelli, insegnanti e amici. E chiariamo un aspetto: è più facile svilupparlo in un bambino che doverlo riparare in un adulto.
D’altra parte, non possiamo ignorare i modi in cui i genitori danneggiano l’autostima dei propri figli senza saperlo. Li analizziamo.
1. Non dare loro responsabilità adeguate alla loro età
L’iperprotezione è un ostacolo al corretto sviluppo dell’autostima dei bambini. È importante ricordare che se c’è qualcosa di cui un bambino ha bisogno è sentirsi competente e per raggiungere questo obiettivo non c’è niente di meglio che offrirgli responsabilità adeguate alla sua età.
E ce ne sono altri quattro molto importanti di atteggiamenti che apportano danni ai figli nello sviluppare la loro autostima.
E come ci sono i danni, ci sono anche i modi per risolverli.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sull’argomento body shaming e bullismo.
Body shaming
Il body shaming è, alla lettera, la derisione del corpo e la discriminazione di una persona a causa del suo aspetto fisico.
La prima e più elementare forma di questa odiosa tattica di bullismo prende di mira una silhouette troppo abbondante, ma qualsiasi elemento può diventare oggetto di derisione.
Il colore dei capelli, la calvizie, la forma o le dimensioni del seno o del lato B di una ragazza, un’imperfezione della pelle come l’acne o anche il fatto di portare gli occhiali o l’apparecchio ai denti, indipendentemente dal fatto che la vittima possa modificare o no l’aspetto per cui è preso di mira.
Imparare a difendersi e soprattutto a non lasciarsi ferire è di importanza fondamentale, per non perdere la stima di sé e per non cadere in depressione.
Stereotipi
La società impone i suoi canoni di bellezza: una donna deve essere magra, avere qualche curva, ma solo nei posti “giusti”, ed essere capace di adeguarsi rapidamente alle mode dettate dallo star system quanto ad abbigliamento, make-up, acconciature.
Anche gli uomini devono essere conformi a certi standard estetici: occorre avere un fisico alto e muscoloso, capelli fluenti, atteggiamento da vincenti.
Chi non possiede queste caratteristiche, anche se si tratta solo di aspetto esteriore, è automaticamente persona non degna di rispetto e potenziale oggetto di derisione.
Se poi la vittima ha poche capacità di difendersi, ancora meglio: lo scherno diventa ancora più divertente.
Quando la derisione e il bullismo colpiscono soggetti fragili, ad esempio ragazzi o ragazze adolescenti, quando l’identità di sé è ancora tutta da costruire, l’impatto può essere devastante, come purtroppo la cronaca riferisce troppo spesso.
La vittima viene indotta a provare vergogna e a sentirsi in colpa per il proprio aspetto, tanto da essere a rischio di depressione, di ammalarsi di disturbi alimentari o di crisi di ansia.
Cosa fare
Subire attacchi, commenti negativi e veri e propri atti di bullismo e perfino di violenza per il proprio aspetto fisico suscita dolore, vergogna e rabbia in chi ne è vittima. Per questo è fondamentale imparare a difendersi.
– Le vie legali – Non sempre una strada possibile perché il body shaming è difficile da inquadrare come reato.
Nei casi più gravi, quando si trasforma in bullismo, in cyberbullismo se gli attacchi si verificano sui social, o in diffamazione, può trasformarsi in reato ed essere perseguito: a maggior ragione se diventa istigazione al suicidio.
Di solito però è considerato solo come una forma estrema di cattiva educazione, contro cui la legge non può nulla. Dobbiamo quindi difenderci da soli.
Autostima
– Costruire la propria autostima su elementi diversi dall’aspetto corporeo: è un duro lavoro, ma occorre imparare a conoscersi a fondo e ad amarsi per come si è e per aspetti diversi dalle caratteristiche fisiche: a quel punto si può arrivare a reagire positivamente contro chi si permette di dileggiare il nostro corpo.
– Non lasciarsi condizionare dai commenti negativi: non è facile né istintivo perché siamo naturalmente portati a cercare l’approvazione dei nostri simili.
Eppure, possiamo leggere questi attacchi come una sfida sulla strada dell’accettazione gentile di noi stessi: nessuno ha il diritto di dirci come dobbiamo essere e a chi dobbiamo assomigliare.
– Un invito a migliorarci: anche se i commenti che ci vengono rivolti sono malevoli e puntano solo a ferirci, proviamo a trasformiamoli in critiche costruttive e in una spinta a essere migliori.
Ci sono cose che possiamo fare senza troppo sforzo per migliorare noi stessi: ad esempio, possiamo provare le lenti a contatto al posto degli occhiali che ci appesantiscono i lineamenti, o curare di più il nostro make up o scegliere qualche outfit che valorizzi i nostri punti di forza.
Body positivity
– Pratichiamo la body positivity e la body neutrality: la body positivity ci dice di amare il nostro corpo, difetti compresi; la body neutrality ci invita a non odiarlo se anche non è pefetto, magari impegnandoci per migliorarci se proprio non riusciamo a sopportare qualche difetto.
– Educhiamo le persone intorno a noi – Il body-shaming è in gran parte legato a fattori di ignoranza e di inciviltà.
Per contenere il fenomeno, come si fa ad esempio contro il bullismo, possono essere molto utili le azioni di sensibilizzazione e di educazione anche a livello personale.
Ciascuno può e deve fare la sua parte, stigmatizzando i singoli episodi di body shaming di cui si è venuti a conoscenza, attirando l’attenzione sulla sofferenza inflitta alle vittime, e invitando a una linea di comportamento più rispettosa.
Big mama
In questi giorni sui social ne ho lette tante su di lei, o meglio contro di lei..o ancora meglio contro il suo aspetto fisico.
Giusto l’altro ieri leggevo su twitter di una mamma( mi chiedo che esempio dai a tua figlia)che scriveva” ah, ho visto che a Sanremo quest’anno c’è anche questa COSA QUI..mamma che schifo, ma cos’è?”
E la cosa che mi ha fatto ancora più ribrezzo è vedere tantissima gente che rideva e rincarava la dose in modi veramente cattivi e violenti.
Le stesse persone che, poi, fuori, vanno a manifestare contro il bullismo a scuola dei figli.
Ragazzi, mi raccomando. Non giudicate il libro dalla copertina perché non conoscete chi avete davanti e cosa sta passando, il perché di tante cose e cosa porta, emotivamente, questa condizione.
E, se siete vittime di bullismo, ricordate sempre e sottolineo sempre, di denunciare a chiedere aiuto a chi un aiuto può darvelo.
Come i genitori possono aiutare le figlie a crearla.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di body confidence nello sport.
Le adolescenti abbandonano lo sport: il 1° motivo è la scarsa autostima nel proprio corpo. Scopri come aumentare la fiducia di tua figlia con i consigli dei nostri esperti.
Pubertà
Durante la pubertà il corpo delle ragazze è soggetto a cambiamenti significativi, che possono causare imbarazzo e insicurezza.
Questi cambiamenti possono persino ostacolare la loro partecipazione alle attività sociali con gli amici, alla vita scolastica e al perseguimento dei propri hobby preferiti.
Negli ambienti sportivi, all’interno e all’esterno del campo, le adolescenti spesso si percepiscono come esposte e vulnerabili al giudizio e al confronto, non solo in relazione alle capacità fisiche del loro corpo, ma anche al proprio aspetto.
Abbiamo collaborato con gli esperti accademici di fama mondiale del Centre for Appearance Research per fornire consigli su come costruire l’autostima nelle adolescenti, così che continuino a praticare gli sport che amano.
Creare spazi liberi dai commenti sull’aspetto fisico
Spesso le ragazze ricevono commenti sul loro aspetto fisico anziché sulle loro capacità sportive quando fanno sport. È importante, invece, concentrarsi sul loro talento anziché sul loro aspetto.
Creare spazi liberi dai commenti sull’aspetto fisico aiuta a costruire l’autostima, invitando ad allontanarsi dalle discussioni sulle apparenze e concentrarsi invece su ciò che i corpi sono in grado di fare.
Ricordate a vostra figlia che il talento sportivo non ha nulla a che vedere con l’aspetto fisico. Creando una spazio di fiducia, le ragazze si sentiranno abbastanza sicure da condividere i propri pensieri.
Spostare l’attenzione dall’aspetto alle abilità per affrontare le prese in giro e il bullismo
La nostra ricerca ha scoperto che il 42% delle ragazze che abbandona lo sport ha ricevuto commenti negativi sul proprio aspetto fisico.
Purtroppo, molte di loro sono vittime di prese in giro e bullismo, ed è abbastanza comune che le ragazze facciano paragoni, soprattutto negli spogliatoi.
Per promuovere la crescita di figlie sicure del proprio corpo, è essenziale spiegare loro il motivo per cui dovrebbero evitare di giudicare se stesse o l’aspetto delle altre ragazze, e di fare confronti negativi.
Spostare l’attenzione sulle loro abilità contribuisce a costruire la fiducia nelle giovani atlete, in modo che si vedano non come rivali, ma come compagne di squadra.
Prendere ispirazione attraverso modelli di ruolo con diverse conformazioni fisiche
Spesso le adolescenti credono che solo determinate corporature siano adatte allo sport.
Trovare modelli di riferimento positivi è uno strumento fondamentale per costruire l’autostima nelle adolescenti, sia che si tratti di un’olimpionica o di un familiare che comprende l’importanza della fiducia nel proprio corpo nello sport.
Al 43% delle ragazze che abbandona lo sport è stato detto che la loro corporatura non era adatta. Vedere atlete e donne di diverse conformazioni fisiche che si divertono a fare attività fisica insegnerà che non esiste una corporatura giusta o sbagliata per fare sport.
Incoraggiate la motivazione con il giusto “perché”
A volte, semplicemente, si perde la motivazione per fare sport. Vostra figlia potrebbe aver perso di vista il suo “perché”, oppure il rifiuto potrebbe essere legato al cambiamento del suo corpo e del suo aspetto, e al fatto di divertirsi meno.
Concentrarsi sui numerosi benefici a lungo termine dello sport può essere utile per infondere fiducia in vostra figlia e ispirarla a continuare a praticare sport.
Incoraggiarla a partecipare per il divertimento, le amicizie e i risultati personali, anziché per i “risultati” a breve termine, servirà a costruire autostima e motivazione.
Affrontate il tema delle attenzioni indesiderate
Le attenzioni indesiderate possono risultare angoscianti per le ragazze. Se vostra figlia si trova in questa situazione, è importante rassicurarla che non è mai colpa sua e, allo stesso tempo, è fondamentale comunicare all’allenatore qualsiasi problema al fine di proteggerla.
Può essere complesso capire come sostenere una ragazza con problemi di percezione del corpo quando è soggetta a attenzioni indesiderate che la mettono in imbarazzo.
Per rafforzare l’autostima delle adolescenti, diventa particolarmente rilevante spostare l’attenzione dalle apparenze esterne verso i risultati ottenuti e le capacità del proprio corpo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su un’ iniziativa che mette al bando i numeri per dare i voti ai bimbi.
Voti
Lo spauracchio di tutti gli studenti di qualsiasi età.
E , purtroppo, molte volte si riesce pensando che un numero sia la valutazione della persona che siamo quando, ragazzi e genitori, non è così.
Ma è quello che spesse volte, insegnanti e genitori stessi ci fanno credere. Se sei bravo a scuola allora vuol dire che sei una persona vincente, che sei una brava persona.
Insomma, si generalizza un po’ troppo e si da’ un’accezione al voto non realista.
Il significato del voto
Col voto un insegnante non fa altro che dirti a che punto siamo con l’apprendimento di un argomento: se l’abbiamo compreso o meno dando un voto sufficiente o no.
Deve essere un monito, per l’alunno, per capire dove migliorare o se continuare sulla strada intrapresa, nulla di più.
E’ ovvio che, un tipo di ragionamento come questo, può esser fatto dai ragazzi più grandi, dai liceali soprattutto perché hanno sviluppato una capacità analitica e di ragionamento diversa da quella che può avere un bambino piccino. Da qui l’idea del maestro.
I bimbi
I bambini a scuola devono comprendere tutto ciò che abbiamo detto prima sul voto in molto molto più soft. d non è un modo per farlo stare sotto una campana di vetro.
E’ un semplice modo per incoraggiare chi non va benissimo a scuola e non riesce, gioco forza per l’età, ad elaborare il significato di un voto negativo.
E’ un “continua così, bravo” per chi sta andando bene e ha bisogno, comunque, di essere sempre stimolato a fare sempre meglio.
Ora, quale modo più giusto se non scrivere delle valutazioni come ha fatto questo maestro?
Scuola ed educatori- al bando i numeri per dare i voti ai bimbi
La scuola deve essere un luogo dove si apprendono nozioni e dove si impara a stare con gli altri, a colloquiare, a tenere una conversazione in modo civile , a formarsi come adulti, ad avere le proprie idee e le proprie opinioni da difendere o confrontare con gli altri.
A questo serve, o direi “servirebbe” la scuola.
E gli insegnanti, a qualsiasi livello scolastico siano, sono i secondi educatori dopo i genitori. Qualsiasi errore a livello educativo da entrambe le parti può danneggiare lo sviluppo mentale di un ragazzo e innescare una serie di paure e fobie che diventerebbero, se non prese in tempo, croce che si porterebbero per tutta la loro esistenza.
E quindi, dal mio punto di vista, bene scrivere un giudizio di questo tipo per i più piccini. E voi, cosa ne pensate?
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto contattatemi qui
Buongiorno amici. Oggi parliamo de la sana competizione.
Ciao ragazzi, oggi avevo in mente di postarvi un argomento diverso da quello per cui sto scrivendo. Ma la notizia letta sul corriere mi ha fatto venir voglia di riflettere con voi.
Il fatto
Succede in Sicilia. Due squadre di basket femminile devono sfidarsi: una siciliana l’altra oltre lo stretto. Under 14.
Le ragazze siciliane non possono fare questa trasferta per mancanza di soldi, per i coisti troppo alti che non riescono a sostenere.
Che succede a questo punto? Che le avversarie, pur di giocare questa partita in modo onesto e senza vincerla a tavolino, decidono di ospitare a casa le avversarie in modo da azzerare i costi. Così, la partita si è giocata serenamente.
Competizione sì ma sana.
Perché volevo riflettere su quello successo a queste ragazze, perché devono essere un esempio di sana competizione e solidarietà per le avversarie.
Purtroppo, ed è storia di pochi giorni fa’, quando si parla di sport, e purtroppo non solo ad alti livelli, c’è ancora tanto razzismo, tanta non sana competizione che fa perdere l’importanza che lo sport ha.
Quando si parla di sport si parla di, in questo caso, gioco di squadra, di cooperazione tar compagne e rispetto per gli avversari, di qualsiasi sport si tratti. E deve essere così.
Qui entrano in gioco gli allenatori, fondamentali per lo sviluppo e la crescita dei ragazzi.
Adolescenti e sport.
Spesse volte mi è capitato, nel corso degli anni lavorando con gli adolescenti. di parlare con mamme e papà e consigliare, per i propri ragazzi, sport di squadra anche piuttosto fisici, tipo il rugby. Previa, ovviamente, inclinazione dell’interessato.
perché questo genere di sport? Perché c’è una disciplina pazzesca, c’è il rispetto e la collaborazione tra di loro, il rispetto delle regole e del gioco pulito.
Se vi è mai capitato di guardare una partita di rugby, alla fine tutti si stringono la mano e gli stadi sono pieni di famiglie con bimbi anche piccoli. Ed è questo che deve essere, o meglio purtroppo, dovrebbe essere.
Un giorno, anni fa’, uno dei miei ragazzi, in comunità, mi disse” Terry, io voglio fare kick boxing così poi mi so difendere se mi prendono in giro e mi rispettano”.
Il rispetto
In realtà quello non era rispetto: era timore. In questo modo, cercavo di fargli capire, le persone avranno paura di te e ti isoleranno. Il rispetto è ben altra cosa.
Ma capivo il perché lo diceva, conoscevo il suo passato, la sua sofferenza e i motivi per cui era in comunità.
Lo sport lo avrebbe aiutato a sfogare la sua rabbia ma doveva anche comunicare con gli altri rispettando le regole. Ecco che venne in soccorso un allenatore proprio di rugby.
L’allenatore disse a M. “se la tua intenzione è quella di difenderti fuori, io non ti allenerò mai. Qui c’è il rispetto per i compagni e gli avversari. non c’è violenza ma solo sport e sana competizione.”
Gli allenatori
Sono fondamentali. Mi viene in mente la serie di film karate kid.
Gli allenatori sono degli educatori tanto quanto i professori, oltre che i genitori.
Un allenatore che porta i ragazzi ad essere scorretti, che spinge alla violenza non è un buon formatore.
Chi ha allenato ed educato queste ragazze della squadra di basket di cui abbiamo parlato sopra è un ottimo coach.
E’ giusto che ci sia competizione nello sport. Aiuta a rimanere concentrati, a dare il meglio di sè, a voler migliorare ogni giorno di più , passo dopo passo per raggiungere i propri obiettivi.
E le avversarie? Giocano e competono con noi non per prevalere, ma perché vogliono dare il loro meglio così come noi.
E se hanno giocato meglio è giusto esserne consapevoli, correggere quello che non è andato e complimentarsi con chi ce l’ha fatta. Nello sport così come nella vita.
E voi, avete avuto un’esperienza simile? cosa ne pensate?
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi qui