Ecco cos’hanno risposto a questa domanda un gruppo di ragazzi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su questa domanda: che tipo di genitore vuoi essere?
E le risposte che sono state date dai ragazzi devono assolutamente far riflettere.
Presenza
Queste risposte non hanno bisogno dicommenti.
Infatti, il primo aspetto toccato dai ragazzi la presenza. Il che vuol dire, qualità, tempo davvero dedicato a loro, ascolto attivo..il far capire a un figlio che, in qualsiasi momento, possono contare sui genitori.
Fiducia- che tipo di genitore vuoi essere?
Altra risposta bellissima. Lasciar essere uj figlio quello che vuole, rispettando i suoi obiettivi, aiutandolo ad inseguirli senza influenzarlo nelle scelte, senza giudizi o pregiudizi.
Coerenza-che tipo di genitore vuoi essere?
Uno degli aspetti che ribadisco ogni volta ai genitori. Siate coerenti. Una regola, se volete sia rispettata, va rispettata prima da voi.
I genitori, infatti devono essere un esempio per i ragazzi, una guida affinché diventino degli adulti sereni e capaci.
E se avete bisogno di un aiuto, contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze de sito
Cosa vivono i ragazzi che decidono di togliersi la vita
Buongiorno amici. Oggi parliamo di cyberbullismo e suicidio adolescenziale.
Una delle paure più grandi di un genitore è quella di arrivare “dopo”, di non giungere in tempo, di non riuscire a comprendere il dolore, la sofferenza, il disagio interiore di un figlio.
Non è così immediato per un genitore vedere il malessere di un adolescente perché purtroppo, non sono sempre così evidenti e manifesti.
Tante volte i ragazzi esprimono ciò che hanno dentro in maniera indiretta attraverso specifici comportamenti, parole, sguardo e soprattutto i “non detti”.
Il problema legato al fenomeno delle prevaricazioni dirette, come quelle fisiche e verbali, e indirette, è che ormai sono sempre più presenti già a partire dalla tenera età e si manifestano soprattutto attraverso l’uso di quel dispositivo che la maggior parte di persone tiene costantemente in mano: lo smartphone.
Commenti
Leggo spesso commenti impulsivi soprattutto sotto le notizie di cyberbullismo in cui si dà la colpa alla tecnologia. Il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo è molto complesso.
Sono coinvolte più persone e sono presenti delle dinamiche personali, relazionali, sociali, individuali, familiari da tenere in considerazione. Per questa ragione non è facile sradicarlo.
Purtroppo, ci si ferma a riflettere sulla gravità di questi comportamenti prettamente davanti alle tragedie, quando si legge della morte di un ragazzo che decide volontariamente di togliersi la vita.
È importante affrontare il problema della violenza giovanile tutti i giorni perché quotidianamente migliaia di ragazzi vivono incastrati nella morsa delle prevaricazioni e delle prepotenze online.
Cosa scatta nella testa di chi subisce queste forme di violenza?
Coloro che subiscono queste forme di prepotenza si sentono intrappolati. La trappola è quell’oggetto che blocca nei movimenti, nell’espressione di se stessi, non ci si sente più liberi, ma incatenati, legati a quella condizione che giorno dopo giorno diventa sempre più stretta e soffocante.
Diventa il problema principale della propria vita, quella condizione inaccettabile, ingiusta e ingiustificata.
Quello che fa più male è che non capisci il perché di questi comportamenti, non riesci a fartene una ragione, non te ne capaciti, non comprendi come sia possibile che non vedano che sei una persona come loro, anche se non la pensi e non ti comporti come loro.
Rischi di arrivare a pensare di essere tu quello sbagliato.
La psiche- cyberbullismo e suicido adolescenziale
A livello psicologico pesa tantissimo non sapere quando arriveranno le prepotenze e che entità avrà il problema.
Sai che arriveranno, ma non sai quando e come. Questo stato genera profondo stress psicofisico. Attiva quella condizione di impotenza appresa che fa ammalare il corpo e la mente.
Per comprendere pienamente cosa vive e cosa pensa chi è preso di mira, immaginiamo un cielo cupo scuro, sempre coperto, dove giorno dopo giorno c’è sempre meno spazio per il sole, per il sereno, per i momenti di luce. Questo è lo stato di fondo di tanti ragazzi.
Cosa succede? cyberbullismo e suicidio adolescenziale
E poi cosa succede? Arriva il tuono, arriva quel frastuono che ogni volta fa sussultare anche quando si è consapevoli che arriverà.
Il nostro cervello, anche se si aspetta qualcosa di negativo, è solo più pronto, anche se in realtà non è mai davvero pronto. È solo più in allarme e quindi ha un livello di attenzione più alto.
Ogni volta che arriva il tuono delle parole e il fulmine delle prese in giro, c’è una reazione di allarme, anche fisica perché c’è il rilascio dell’adrenalina e di ormoni dello stress nel cervello.
È il significato che si attribuisce alle cose, persone, situazioni che attiva specifiche reazioni psico-fisiche e chimiche.
La reazione di allarme ha un suo tempo di estinzione: la paura non passa immediatamente e si riattiva tutte le volte che si rivivono quelle immagini e si sentono quelle parole, anche solo a livello immaginario.
Pensate di vivere costantemente in questa condizione.
Cammini e non sai quando arriverà quel tuono, quando e dove cadrà quel fulmine, se ci sarà una tempesta più forte o un uragano. Il cervello di un ragazzo deve già affrontare tanti cambiamenti legati alla crescita e ai problemi legati al quotidiano e in più, si ritrova a dover vivere e gestire tutta questa turbolenza emotiva.
Rischi cyberbullismo e suicidio adolescenziale
Questa condizione rischia di spegnerli e questo non lo possiamo permettere, perché hanno bisogno degli adulti, hanno bisogno della rete di supporto e di sostegno. Da soli diventa troppo duro.
Tutti questi ragazzi sarebbero caricati di un peso ancora più grande, di un altro peso che non è giusto che debbano sopportare da soli.
Questa è anche una delle ragioni per le quali è difficile accorgersi di ciò che accade a un figlio se non parla esplicitamente dentro casa o a scuola.
È una morsa che si stringe piano piano, giorno dopo giorno, ed è per questo che quando si hanno dei dubbi, delle perplessità, è importante confrontarsi con degli specialisti, anche solo per fare delle domande, per capire le motivazioni che spingono i ragazzi a chiudersi in se stessi, a farsi del male mettendo in atto comportamenti autolesivi, fino ad arrivare al suicidio.
Come capirli
Sono ragazzi che spesso hanno perso la fiducia, che non vedono una via d’uscita e tutti noi adulti, qualunque ruolo si ricopra, dobbiamo essere lì in maniera pertinente, efficace e supportiva.
Dobbiamo guardare i loro occhi e leggere la situazione con il filtro di un cervello adolescente che vede i problemi in maniera diversa da noi adulti.
Noi siamo andati oltre quella fase e abbiamo imparato a gestire tante condizioni. Loro, invece, hanno bisogno di credere che ci sia chi è in grado di risolvere la loro situazione.
Devono fidarsi delle istituzioni e degli adulti. Spesso hanno paura di denunciare, per il timore di affrontare gli esiti negativi.
Tante volte si interviene in maniera inefficace e chi subisce queste forme di violenza ha addirittura paura che possa peggiorare la loro condizione.
Nelle azioni di contrasto al bullismo tecnologico è importantissimo lavorare su scuola e famiglia e anche su tutta la rete che circonda i ragazzi vittime di bullismo, soprattutto gli amici e i conoscenti, per indurli a parlare, a confrontarsi con gli adulti, capendo che non significa fare la spia, ma aiutare i loro amici e quindi creare quella fondamentale rete di solidarietà e supporto.
Solo così le vittime di bullismo potranno sentire di non essere sole, capire che non sono loro sbagliate, ricostruendo nella loro mente una fiducia nel mondo e nelle persone che gli stanno vicine.
Io spero che parlare di cyberbullismo e suicidio adolescenziale vi abbia fatto riflettere.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi nella sezione contatti e consulenze del sito
Non vogliono studiare, non aiutano, rispondono male. Che fare?
Buongiorno amici. Oggi poniamo l’attenzione sugli adolescenti non collaborativi.
Non è sempre facile fare il genitore, soprattutto quando i figli sono un po’ ribelli, non obbediscono facilmente, non ascoltano, rispondono, non collaborano in casa e fanno i compiti a fatica.
Capita spesso di trovarsi incastrati in un meccanismo snervante, un dinamica che si instaura tra genitore e figlio basata su un tira e molla continuo, su un braccio di ferro a volte faticoso.
Tante volte, però, i comportamenti oppositivi del figlio sono una ricerca di attenzioni e soprattutto una ricerca di accettazione.
Gli adolescenti, quando non corrispondono al figlio che i genitori avrebbero voluto, quando la madre o il padre sono appesantiti dai loro comportamenti, non studiare, non riordinare, apparente menefreghismo, o rispondere male, scatta un meccanismo per cui si sentono rifiutati e tirano ancora di più la corda.
Ricerca di attenzioni
Le loro diventano reazioni oppositive, “mi vedono solo se vado bene a scuola, quindi ho deciso di andare male” , “mi devono voler beve anche se non faccio quello che mi dicono”, “non hanno capito che così mi fanno solo soffrire e allora faccio soffrire anche io loro”, “mi faccio bocciare così si accorgono che sto male“.
Questo non significa che bisogna dargliele tutte vinte ma semplicemente che si deve comprendere per evitare di creare un circolo vizioso, come un cane che si morde la coda.
Sono adolescenti, sono ragazzi in pieno conflitto con se stessi e a volte con il mondo che li circonda, non tutti sono omologati alla massa, tanti non riescono ad integrarsi e sono ancora più complessi da gestire e sfogano tutto dentro le mura domestiche.
Tanti ragazzi sono in crisi con il proprio corpo, con la propria identità per questo è la fase in cui avrebbero più bisogno di stabilità intorno a loro e di accettazione, anche o soprattutto, quando non sono il figlio modello.
Diventa quasi una sfida con il genitore e sono pronti a tirare la corda e la prima cosa che intaccano in assoluto è la scuola perché il genitore in genere tiene particolarmente al rendimento scolastico.
PIÙ FATE VEDERE CHE TENETE AD UNA COSA, PIÙ LORO LA INTACCHERANNO E ANDRANNO CONTRO.
Non capiscono che il male lo fanno a se stessi stessi, vogliono solo essere accettati e riconosciuti, a prescindere dalla scuola o da altre cose simili dove ci si basa sul rendimento come per esempio le prestazioni sportive.
A volte si devono confrontare con fratelli pesanti, ingombranti, che sono bravi, che vengono osannati dai genitori e si sentono ancora meno accettati e fuori luogo, rischiando di diventare rabbiosi e nervosi con il fratello o sorella in questione.
I COMPORTAMENTI PROVOCATORI SONO COMUNQUE RICERCHE DI ATTENZIONE E UNA RICERCA DI AFFETTO.
Che fare e come comportarsi con loro?
1. LEGGERE OLTRE I COMPORTAMENTI APPARENTI DEL FIGLIO E CAPIRE IL MESSAGGIO CHE VUOLE VERAMENTE MANDARE.
Si sentirà riconosciuto. È importante ricordare che comprendere non significa dargliela vinta su tutto ma leggere tra le righe per essere più efficaci ed evitare inutili litigate e scontri.
2. FARE UNA SORTA DI AUTOANALISI E DI VALUTAZIONE DEI PROPRI ATTEGGIAMENTI e comportamenti ogni tanto non guasta.
Significa anche capire che l’adolescenza di oggi è molto diversa dalla nostra, che i tempi sono completamente cambiati e che ogni tanto dobbiamo anche guardare dal loro punto di vista, senza perdere mai il nostro di adulti.
3. NON FATE MAI PARAGONI CON I FRATELLI O SORELLE O AMICI PIÙ BRAVI,
facendo raffronti sui risultati, sui comportamenti. “se fossi come lui”, “perché lei ci riesce e tu no?”, “guarda tuo fratello o tua sorella come sono bravi?”, “e il tuo amico come è andato?”, “anche lui si è comportato come te?”.
Sono tutte frasi da evitare perché pesano come macigni sulla testa dei figli e li fanno sentire ancora più pressati e sbagliati rischiando solo di esasperare i suoi comportamenti.
4. NON ACCUSATELI DIRETTAMENTE
con frasi dei tipo “tu sei cattivo”, “cosi mi fai star male”, “così mi mandi ai pazzi”, si sentiranno solo più fuori luogo, meno amati e poi compresi e in più proveranno sensi di colpa per farvi star male
. Dovete attaccare i loro comportamenti, il dissenso è verso ciò che fanno, non verso la loro persona.
5. RIPRENDETE IL DIALOGO IL PIÙ POSSIBILE,
abbassate i toni e dategli qualche attenzione in più, anche se secondo voi non se la meritano per come si comportano.
Ovviamente non va bene neanche il contrario ossia il diventare servizievoli o far finta di niente e fargliele passare tutte. La sana via di mezzo è sempre la soluzione migliore.
Il ruolo autorevole di contenimento e di chi instrada e governa, è sempre del genitore, non del figlio.
Se invece fate sempre ciò che dice andate solo a rinforzare quella modalità di comportamento e gli fate capire che “più fa i capricci, più ottiene”.
6. APPROCCIATEVI A LORO IN MANIERA DIVERSA,
non partite dalla scuola, dall’attenzione per i voti o per i compiti, ma iniziate da domande che indagano sul loro stato emotivo, anche se vi rispondono a monosillabi o a mezza bocca.
E’ pur sempre una risposta o anche se non vi guardano e stanno attaccati al cellulare, vi stanno pur sempre ascoltando, non vi dimenticate che loro vivono in multitasking.
In questo modo si sentiranno riconosciuti come persone e non solo in funzione del rendimento scolastico.
Se si sentono pressati sulla scuola e capiscono che fate particolare ai voti intaccheranno per prima la scuola.
7. CERCATE DI CAPIRE GLI STATI EMOTIVI CHE SI NASCONDONO DIETRO QUESTI ATTEGGIAMENTI OPPOSITIVI,
il perché si comportano così, ripartendo dal dialogo evitando il più possibile urla e punizioni.
8. NON ESSERE SEMPRE PREVENUTI NEI LORO CONFRONTI.
Lo sanno di essere sbagliati e questo li fa star male, sanno che non siete contenti di loro, e in più se magari qualche volta fanno qualcosa bene o di giusto e voi sminuite o partite prevenuti che tanto è sempre colpa loro o sono sempre loro a creare i problemi staranno ancora più male e reagiranno peggio.
Contatti
Che voi siate genitori o figli, se vi trovate in uan situazione simile e avete bisogno di aiuto contattatemi cliccando qui
Io spero che parlare di adolescenti non collaborativi vi sia stat di aiuto per capire se chiedere aiuto .
Buongiorno amici. Oggi parliamo di gelosia per il fratellino minore.
Gelosia
Molti bambini sono gelosi quando arriva un nuovo fratellino: ora dovranno condividere gli spazi e le attenzioni con un essere inizialmente estraneo, che fa davvero poco e che pretende gli si dedichi molto tempo. Un tempo che prima era tutto per loro.
Se non ben gestita, questa situazione può dare spazio a una notevole quantità di episodi di gelosia nei confronti del fratellino, motivo sufficiente a scatenare comportamenti non auspicabili o che pensavamo addirittura che il piccolo avesse già superato.
Uno dei fantasmi che si nasconde dietro la gelosia è la paura. Questo sentimento peggiora all’arrivo del nuovo fratellino in casa: avrà bisogno di attenzioni quasi 24 ore al giorno.
Il bambino sente di non essere emotivamente corrisposto (o, almeno, non come prima), si sente ignorato.
Per questo motivo, le gelosie insorgono e il neonato appena arrivato si trasforma in un rivale. Tuttavia, questa situazione può essere affrontata senza particolari conseguenze. Vediamo in che modo.
Come gestire la gelosia nei confronti del fratellino
Preparare l’incontro
Per prevenire la gelosia nei confronti del fratellino, il primogenito deve capire perché il nuovo membro della famiglia ha bisogno di tante attenzioni. Per questo motivo, è importante che i genitori gli mostrino foto di quando era neonato e gli parlino delle attenzioni di cui aveva bisogno. In tal modo, quando arriverà il fratellino, capirà meglio cosa sta succedendo.
Se un bambino non capisce in che modo ci si prende cura di un neonato, perché i genitori sono così tanto a sua disposizione e per quali motivi è costretto a condividere le attenzioni con suo fratello, potrebbe mostrare rifiuto.
Per prevenire tutto ciò, i genitori devono parlargli della situazione con parole che il bambino possa comprendere e organizzare una buona gestione del tempo, in modo che “il principe detronizzato” non perda tutti i suoi spazi.
Allo stesso tempo, i genitori possono regalare qualcosa al bambino da parte del bebè che sta per arrivare.
Può essere una bambola, un paio di babbucce o qualunque altro oggetto. E questo allo scopo di risvegliare la curiosità per il fratellino o la sorellina in arrivo e indurlo a ricambiare allo stesso modo, preparando qualcosa in dono per il loro incontro.
Quando provano gelosia, alcuni bambini si mostrano particolarmente irritabili; altri, invece, manifestano il disagio con segnali di tristezza.
Cosa succede all’arrivo del neonato?
Preparare l’incontro per prevenire la gelosia nei confronti del fratellino è molto importante.
Questo primo incontro sarà il punto di partenza, la prima impressione, il momento in cui il maggiore sceglierà quale atteggiamento adottare verso il fratello e che poi tenderà a mantenere. Una buona organizzazione ci consentirà di evitare molti problemi futuri.
Nonostante gli sforzi, potrebbe succedere che il bambino si dimostri comunque reticente nel voler conoscere il nuovo arrivato o riconoscerlo come membro della famiglia. Può essere un segnale di timidezza, ma anche di rifiuto.
Capire se si tratta dell’uno o dell’altro atteggiamento ci aiuterà a lavorare a partire da questo punto, dandogli uno spazio per poter esprimere le sue emozioni e offrendosi di aiutarlo ad affrontarle.
In molti casi, i genitori proibiscono ai loro figli di prendere in braccio il nuovo arrivato, anche se ne fanno richiesta.
Si tratta di un grave errore, perché una delle premesse affinché un bambino non provi gelosia è coinvolgerlo nelle attività che interessano il neonato.
Ovviamente, lasciare che un bambino tenga in braccio un neonato può essere pericoloso, ma possiamo permetterglielo se è seduto e se ci siamo noi al suo fianco a monitorare la situazione passo dopo passo.
Il contatto tra i due bambini è essenziale per evitare la gelosia nei confronti del fratellino
È un bene permettere al primogenito di partecipare alla cura del nuovo arrivato. Durante il bagnetto, può collaborare se lo desidera o se riusciamo a convincerlo (senza obbligarlo in alcun caso né facendo ricatti emotivi).
Ad esempio, chiedendogli di prendere un asciugamano, passandogli lo shampoo, permettendogli di strofinare dolcemente con esso la testa del fratellino… Il contatto è essenziale.
Più tempo condivideremo con entrambi, maggiore sarà l’integrazione e meno saremo costretti a dividerli.
A tal proposito, dobbiamo anche evitare di arrivare all’estremo opposto. In alcun caso deve ricadere sul fratello maggiore la responsabilità di prendersi cura del piccolo.
Se si impedisce a un bambino di avvicinarsi al fratello e di toccarlo, usando come scusa che le mani sono sporche o che potrebbe fargli male, è probabile che la gelosia nei confronti del fratellino affiori e così anche il rifiuto.
Arriva un nuovo fratello, ma le abitudini non devono cambiare
Tutte le azioni compiute e lo sforzo attuato per evitare la gelosia nei confronti del fratellino non devono sostituire il tempo di qualità di cui il bambino ha bisogno.
Per quanto grandi siano i bisogni del neonato, il più grande ha comunque i suoi e vi sarà grato per il tempo in esclusiva che gli dedicherete. Dobbiamo pensare che i legami non cessano di essere unici e non sono trasferibili.
In questo senso, i genitori dovranno fare uno sforzo per cercare di mantenere intatte le precedenti abitudini, soprattutto quelle che apportavano un forte benessere.
In questo modo, il bambino sentirà vicino a lui i propri genitori e di essere ancora importante per loro.
Io spero che parlare di gelosia per il fratellino minore vi sia stato utile.
Se avete bisogno di un aiuto concreto vi invito a contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito