Quando i bambini e gli adolescenti sono deprivati delle loro emozioni.
Adultizzare i ragazzi-diretta molto interessante che tutti dovrebbero ascoltare, genitori e figli,
I genitori per capire il male che hanno provocato e i figli per cercare di elabroare e tornare a vivere.
Adultizzare i ragazzi-diretta
Ossia deprivare i miori delle loro eozioni, della loro autonomia e della loro personalità.
Ifigli, così, hanno solo obblighi e doveri, devono per forza soddisfare i bisogni dei loro genitori e non hanno la possibilità di esprimere le proprie emozioni e le proprie debolezze.
Le debolezze
Eh sì, perché i genitori ingombranti, così li chiamerò nella diretta a ragion veduta, educano i figli a non esprimere , esternare nessuna emozione, tantomeno le loro debolezze perché considerate vergognose.
Buonigorno amici. Ogg riflettimao suo danni de la ricerca della perfezione sui ragazzi.
Quando parliamo di perfezionismo ci riferiamo a quella tendenza di raggiungere la perfezione, ovviamente ideale, in quanto non esiste. Il fatto che la perfezione non esista, non significa che non dobbiamo applicarci per cercare di raggiungere risultati sempre migliori.
Il meglio di se’
Dare il meglio di se stessi è importante, ma non si deve mai perdere l’aspetto ludico, del piacere e del divertimento, nonché quello umano della vita, soprattutto quando parliamo di bambini e adolescenti in fase di sviluppo.
Devono imparare a sbagliare e a ricavare qualcosa di utile dai propri errori.
Fare tutto bene, secondo dei criteri imposti dall’esterno non aiuta a crescere perché non fa vivere il senso profondo delle cose, non permette di entrare in relazione con l’ambiente e con le persone.
Spoglia la vita degli aspetti emotivi a favore di un risultato, di un numero o di una posizione.
Perfezionismo
Il perfezionismo sembra un problema molto frequente e in aumento soprattutto in questa fase storica e purtroppo, è presente fin dalla prima infanzia, a partire dai primi anni di vita.
I più piccoli non sentono solo la pressione sociale, dei familiari, delle loro aspettative, dell’ambiente scolastico o degli amici, ma anche quella social. Basta fare un giro nei vari social media che troviamo tutorial su come fare qualsiasi cosa “perfetta”.
Vuoi fare una festa perfetta? Vuoi fare il regalo perfetto ecc… una ricerca della perfezione anche nelle nostre attività quotidiane, come se non si potesse più fare qualcosa di “normale”.
Nella vetrina della rete sembrano tutto bravi in qualcosa, tutti capaci, tutti talenti, macchine da like.
A volte credo non esistano più bambini “normali”. Ascolto prettamente genitori che sottolineano di quanto i figli siano bravi e talentuosi in tutto ciò che fanno; difficilmente li sento orgogliosi di ciò che sono i loro bambini.
Dovere
A cosa può portare questa ricerca del perfezionismo?
Il perfezionismo non deve essere scambiato con la capacità di mettersi in gioco e di migliorarsi: è un DOVER fare alla perfezione, non un VOLER.
Spesso il perfezionismo nasce dalle pressioni familiari, da aspettative troppo elevate che i genitori riversano nei confronti dei loro figli. Si origina anche dalla paura di sbagliare, del giudizio e della valutazione di chi ci sta intorno.
Piacere di fare
Questa ricerca della perfezione non favorisce il piacere di fare le cose e può generare insoddisfazione.
Un bambino o un adolescente non riescono a godersi i risultati ottenuti, pensano di non aver fatto abbastanza anche quando hanno fatto tutto bene.
“Potevo fare meglio”, “Qui non è proprio perfetto”, “ Non è andata come volevo”. Frasi spesso accompagnate da un po’ di delusione.
Così non riescono a vivere ciò che stanno facendo, rischiano di non essere mai contenti e soddisfatti, e di sviluppare con il tempo anche un’ansia da prestazione.
In questo modo si rischia che anche un consiglio venga letto come una critica, può generare frustrazione e un automatico giustificare le proprie azioni. Non ci si accontenta mai, anche quando è andato tutto bene.
Non si prende in considerazione il “poteva andare peggio”, ma si vede solo il “poteva andare meglio”.
Quando qualcosa non va per il verso giusto c’è il rischio che venga intaccato l’umore e che l’errore o ciò che la testa legge come tale anche quando non lo è, rimanga un pensiero fisso.
Blocchi
Nei casi più gravi si può andare incontro anche a un blocco, un rifiuto, un impuntarsi, un non voler andare più avanti.
A volte preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che si attivano e la paura di sbagliare.
Tutto questo perfezionismo rischia anche di andare a intaccare l’autostima perché possono arrivare a pensare di non essere adeguati e di non essere in grado di fare le cose.
Si può fare senza dover sempre dimostrare.
Gli adulti
Come devono intervenire gli adulti?
La sfera creativa e del piacere sono spesso messe in secondo piano a discapito di quella del dovere e della riuscita personale che si basa su un metro di giudizio secondo il quale sei realizzato se ottieni voti alti, medaglie, punteggi alti ecc…
I figli non devono vivere nel dimostrare sempre qualcosa per essere riconosciuti. Non sono le prestazioni “perfette” che devono far felice un genitore, è un figlio in equilibrio che deve far felice un padre o una madre.
Puntare alla crescita personale è un insegnamento importante come fargli capire che si devono mettere sempre in gioco senza paura del giudizio.
Nella vita c’è sempre da imparare, non si vale meno rispetto agli altri quando non si è ai massimi livelli.
Impegnarsi
Sono i valori di una persona che arricchiscono. Il rischio è che il perfezionismo diventi patologico. Dobbiamo porre attenzione quando un figlio perde il piacere nel fare le cose, quando cerca solo il risultato, quando diventa più importate dimostrare piuttosto che provarci e impegnarsi per raggiungere gli obiettivi.
Si può migliorare senza pressioni mentali, concentrarsi sul processo, non sul risultato.
È importante abbassare le aspettative e le pressioni esterne e puntare maggiormente sui canali espressivi valorizzando l’importanza dell’essere se stessi.
La competizione è importante ma deve essere sana. Il confronto con gli altri serve per migliorarsi e per crescere, non va subìto.
Competizione
Non è tutto una gara o una sfida, neanche tra fratelli. Si devono evitare gli inutili confronti e puntare sulla valorizzazione delle risorse interne e delle differenze individuali.
I ragazzi oggi vivono già in una società altamente competitiva dove si respirano in ogni angolo le pressioni sociali e social.
A volte serve riequilibrare e abbassare un po’ l’asticella, non si può pensare di essere al top in tutto. È importante lavorare sugli aspetti legati al piacere e al divertimento.
Non possono diventare giudici troppo severi di se stessi, non godersi i propri risultati e non essere mai soddisfatti di se stessi.
Che voi siate ragazzi o adulti, se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite l sezione ” contatti e consulenze” del sito
Quello che blocca gli adolescenti nell’esprimere la propria individualità
Buongiorno amici. Oggi parliamo de la paura del giudizio.
Quando si ha paura del giudizio è come avere un riflettore costantemente puntato su di sé, come se tutte le attenzioni dell’altro fossero su di sé, su ciò che si giudica di se stessi, in particolare su ciò che si reputa essere un proprio difetto.
Questa paura porta gli adolescenti a sperimentare una maggiore fatica nel relazionarsi agli altri, esporsi, mostrare il proprio pensiero. In alcune situazioni si tende a non agire o non esprimersi, pur di non rischiare di ricevere una valutazione negativa.
Come si manifesta la paura del giudizio nei ragazzi?
Nel cervello degli adolescenti si verifica una maggiore attivazione del sistema limbico, del circuito deputato alla gestione delle emozioni, ovvero quelle coinvolte nelle reazioni emotive e nelle risposte comportamentali. L’iperattivazione di queste aree può spiegare il maggiore interesse verso il gruppo dei pari, la maggiore attenzione al confronto con loro e all’accettazione oppure al rifiuto da parte dei coetanei.
“Dentro di me sento crescere pensieri e opinioni su varie cose che mi accadono, ma ho la tendenza a tenerle dentro per paura di dire qualcosa di stupido”
“Quando mi devo preparare prima di uscire ci metto sempre molto tempo: non lascio nulla al caso, perché i miei amici sono abituati a vedermi in un certo modo e non posso permettermi di non essere perfetta”
“In classe ascolto e seguo la lezione ma sembro sempre poco coinvolto perché quando l’insegnante fa le domande non alzo mai la mano per rispondere. Ho talmente paura di sbagliare e di fare una figuraccia davanti agli altri che preferisco rimanere in silenzio”
Lo sguardo degli altri per definire se stessi: quale impatto sul cervello adolescente?
È un po’ come vivere con tanti occhi che guardano e scrutano ciò che viene fatto e detto che amplifica questa importanza del giudizio esterno e interno. Questa sensazione può indurli a sovrastimare l’impatto reale di questa valutazione.
“Un esempio potrebbe essere quello di una quattordicenne che non vuole giocare con i suoi genitori e fratelli a un gioco da tavolo perché sa che i suoi amici non lo troverebbero cool, anche se nessuno la sta guardando, ma lei è certa che in qualche modo gli altri potrebbero facilmente venire a scoprirlo” (Dal libro Inventare se stessi. Cosa succede nel cervello degli adolescenti di Sarah-Jayne Blakemore).
Il solo pensare di essere guardati è associato ad una maggiore attività della corteccia prefrontale mediale, una zona chiave di ciò che viene definito “cervello sociale”, coinvolta nella comprensione delle relazioni con gli altri.
Gli adolescenti, dunque, si sentono più in difficoltà e mostrano segni più marcati di imbarazzo o vergogna anche al solo pensiero di essere osservati dagli altri, anche se questo non accade realmente.
Puntare sulle loro risorse per aiutarli a mettersi in gioco
Una delle funzioni degli adulti è quella di aiutare i ragazzi a riconoscere e conoscere i filtri con i quali si osserva il mondo e le paure per esprimerle senza vergogna o timore con la finalità di comprendere i propri stati interni e imparare esperienza dopo esperienza a gestirli per affrontare in modo più efficace le sfide quotidiane.
Gli adolescenti sentono la pressione sociale, dei familiari, delle aspettative, dell’ambiente scolastico o degli amici e anche quella social in cui tutto appare perfetto. È importante trasmettere ai figli il messaggio che la perfezione è una convinzione che limita e che non esiste.
Le differenze individuali sono alla base di tutto e ci rendono tutti diversi. Il sostegno del genitore, inteso come ascolto, accettazione e rinforzo con le giuste parole è indispensabile per nutrire la loro autostima e aiutarli a credere in se stessi e nel loro valore.
Si può anche spiegare ai ragazzi che è fisiologico in questa fase dello sviluppo, non piacersi sempre, sentirsi “fuori posto”: hanno bisogno di conoscere se stessi, di sapere che si tratta di un periodo transitorio.
Spesso hanno la percezione di essere gli unici a sentirsi così, mentre si tratta in realtà di un vissuto comune perché devono ancora metabolizzare tutti i cambiamenti che stanno vivendo, così da imparare a muoversi con più consapevolezza e sicurezza.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
o sulla piattaforma camtv col nome del canale “adolescenti istruzioni per l’uso”
Buongiorno amici. Capiamo quando i figli non rispondono alle domande dei genitori.
Ascoltare significa creare quella condizione necessaria per riuscire ad offrire ai figli un solido appoggio emotivo e far sentire loro la presenza e la vicinanza del genitore.
Ascolto
L’ascolto è uno strumento potentissimo che permette di entrare in contatto con l’altro, ma richiede allenamento quotidiano, disponibilità e, talvolta, anche pazienza affinché si instauri un dialogo.
Esempi
“Mamma, devo proprio raccontarti una cosa molto importante.
Ci diciamo la nostra giornata adesso?” chiede Sara, 4 anni, non appena spenta la lucina sul comodino perché è giunta l’ora di andare a dormire.
Eppure, durante la cena, più volte le era stato chiesto se le facesse piacere raccontare qualcosa della sua giornata, senza ricevere risposta positiva.
“Certo, mi farebbe molto piacere e sono qui per ascoltare quello che ti va di dirmi!”, è stata la risposta mentre nella mente passavano commenti del tipo “proprio ora che deve dormire!”, “beh un’ora fa sarebbe stato perfetto!”, “ok prepariamoci ad andare a dormire più tardi stasera!”
I tempi
I tempi dell’adulto, molto spesso, non sono i tempi dei figli. Anche quando non raccontano subito qualcosa, a volte stanno solo dicendo che hanno bisogno di tempo per riflettere, capire meglio, scegliere ciò che è importante condividere.
Magari nel momento in cui il genitore rivolge loro delle domande hanno solo voglia di giocare, rilassarsi o fare altro.
Adolescenti
Vale per i bambini, ma vale anche per gli adolescenti.
La disponibilità all’ascolto attivo è molto apprezzata dai ragazzi, anche se non lo riconosceranno apertamente, o non lo faranno come spesso gli adulti si immaginano, e può aiutarli a sentirsi davvero presi in considerazione, riconosciuti e accettati.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite il form
Ai genitori spetta il compito di garantire ascolto e dialogo, anche quando ci si sente colti alla sprovvista o le confidenze arrivano in un momento che, secondo la mente dell’adulto, doveva essere destinato ad altro.
Ascoltare i figli è fondamentale, è il primo passo per instaurare e mantenere aperta una relazione improntata sul dialogo e sul confronto, sin da quando sono piccoli: sentirsi ascoltati significa potersi fidare e sentire di essere importanti per l’altro.
I figli hanno bisogno di fiducia, di sentire che mamma e papà sono lì per loro, per sostenerli e amarli sempre e che sono fiduciosi nelle loro capacità di far fronte alla vita.
Io spero che capire quando i figli non rispondono alle domande dei genitori vi sia stato d’aiuto.
Ma, se avete bisogno di me, potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito
Solo insegnandolo ai ragazzi impareranno a crescere.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul commettere errori e su coe sia importante insegnarlo ai ragazzi per crescere.
Sbagliare
E’ una delle cose più importanti che ung enitore dovrebbe isnegnare a fare ad un ragazzo.
Assurdo direte voi…sicuramente. No, non lo è.
Perché dico questo? Perché è solod algi errori che si impara a crescere, a rialzarsi, a riflettere e impegnarsi su come possiamo migliorare noi stessi senza paragonarci a nessun altro.
Eppure, purtroppo, la maggior parte delle volte ig enitori insegnano ai figli a non sbagliare perché, se lof ai, sei un fallito.
Fallire
Che bruttissima parola Fallimnto. Nessuno fallisce mai nella vita.
Ma tutti facciamod elgi errori, che siano nelle piccole come nelle grandi cose.
E’ vero, molte volte gli errori sono davvero grandi e portano delle cosneguenze pesanti nella nostra vita come nelle eprsone che abbiamo accanto. Ma, anche in questo caso, servono a far riflettere su come non commetterli più.
In tutela minori ho avuto a che fare con molte reltà diffrenti, difficili da gestire. Storie di ragazzi separati dai genitori per motivi di violenze domestiche, alcol, separazioni.
Altre volte vttime di droghe, gioco, dipendenze anche affettive sfociate poi in violenza.
Tutte queste persone hanno sbagliato ma ad ognuna di loro è stata data un’opportunità: quella di recuperare agli errori commessi e ricominciare da capo, e ritrovare gli affetti. Rinascere.
Possibilità
E se la possibilità viene data in queste sotuazioni, perché un genitore dovrebbe dare del fallito ad un figlio per un piccolo errore commesso?
Perché invece di fare paragoni con fratelli, compagni e tutto il circondario non si prende per mano il ragazzo e si trova insieme una soluzione al problema?
Mi èc apitato di parlare con un papà, una volta, e dis entire dalla sua bocca queste parole: “mo figlio ha un atteggiamento brutto…gli pago anche le ripetizioni di matematica da uno bravo e prende comunque due nella verifica…è un fallito e lo sarà sempre nella vita”.
Ragazzi, mi sono davvero dovuta trattenere dal non rispondere per le righe a questa perosna ma è etica professionale. Ho fatto un respiro grande e ho ragionato.
Ragionare
Se paghi qualcuno e il risultato è questo, magari dovrest cambiare persona che lo aiuta. Magari il problema è a monte e bisogna indagare sul perché di tutto questo. Magari non riesce e, per non deludere papà, non dice nulla.
Riflettete…se un ragazzo nasce e cresce sotto una campana div etro senza commettere errori, mi dit voi come capirà cosa è giusto fare e cosa no?
Se, dopo aver commesso un errore, non ha un genitore, o entrambi, che fa da guida e ragiona con lui sul perché questo errore è stato commesso e sulle strategie per non commetterlo più, che lo appoggia, che è il suo salvagente, la sua spalla su cui piangere, il rifugio dove trovare conforto.
Come potrà mai questo ragazzo migliorare se stesso, lavorare su se stesso e la sua autostima impegnandosi con tutte le sue forze per raggiungere il suo obiettivo?
Genitori
Carig enitori, siate il buno esempio, date conforto ai vostri ragazzi. No giudicateli ma aiutateli a crescere e a sbagliare perché solo sbagliando si impara.
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Arrivare in alto superando se stessi, non gli altri.
Buonigorno amici. Oggi parliamo di superare se stessi
Non si arriva in alto superando gli altri, ma se stessi.
Insegnamento
Questo dovrebbe essere l’insegnamento che tutti i genitori dovrebbero dare ai propri ragazzi e prima ancora bambini. Invece?
Ince molto spesso,s empre più spesso si educano i figli alla competizione.
Competizione
Che se sana, fine allo sport, è anche giusta. Ma il probema è che questi ragazzi vengono educati ad essere miglori degli atri, a essere superiori algi altri.
A pensare che se non riescono a superari glia ltri, ad ogni costo e senza guardare in faccia a nessuno, non saranno nulla nella vita perdendo, ai loro occhi, lA STIMA DEIG ENITORI.
Ed ecco che compaiono i paragoni tra parenti,compagni, ragazzini della stessa età…in ogni luogo: in plestra, nello sport, a scuola.
“Guarda tuo fratello com’è bravo..dovresti essere come lui”
“guarda Paolo com’è forte”.
Vis embra giusto questo?
Empatia
Ma provate a mettervi solo per un attimo in un ragazzo che solo ora sta scoprendo se stesso e cosa vuole essere nella vita, e che, invece di essere supportato dai genitori ad impegnarsi per raggungere i suoi obiettivi, lo denigra.
Se stessi
I ragazzi devono dare sempre il massimo di se stessi per superare i propri limiti, le proprie insicurezze e paure. Perché tutti abbiamo dei talenti, che magari sono diversi da quelli della massa ma sono i nostri e, in quanto tali, vanno coltivati e alimentati e rispettati.
E allora isnegnamo ai ragazzi ad alzare sempre un pochino di più la nostra perosale asticella.
Acadere, sbalgiare, e rialzarsi sempre più fprti. Perché cadendo si impara, perché l’insegnamento viene soprattutto dagli errori.
Non dovete fare una gara col mondo a chi arriva più in alto perché nessuno arriva mai, tutti dobbiamo sempre imparare qualcosa da chiunque ne sa più di noi.
Piuttosto, superate voi stessi e datevi una pacca sulla spalla ogni volta che lo fate:)
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di figli non amati e di cosa dovrebbero fare ogni giorno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’abuso minorile come un costrutto molto ampio che comprende maltrattamenti e disattenzione. Include tutte le forme di violenza fisica ed emotiva, abuso sessuale, incuria, negligenza emotiva.. e qualsiasi comportamento che possa causare un danno reale o potenziale per la salute del bambino, la sua sopravvivenza, il suo sviluppo o la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere (OMS, 2003).
Quando si parla di abuso non si può fare a meno di citare la negligenza infantile, ma che cos’è? La negligenza emotiva è una forma di maltrattamento quasi invisibile.
Alla base può esserci inadeguatezza genitoriale e/o mancanza di amore.
Con negligenza emotiva si fa riferimento all’assenza persistente di risposte adeguate ai bisogni emotivi del bambino.
Il bambino esprime i suoi bisogni affettivi e il genitore, sistematicamente, li ignora per inadeguatezza o perché distratto da altro.
Esempi
Esempi pratici? Un genitore che ignora in modo continuo e persistente, il piccolo che piange pensando che tanto, prima o poi si stancherà!
Oppure un genitore che invece di accogliere e accudire, pensa che il piccolo lo stia sfidando con i suoi naturali comportamenti.
Per non parlare della mancata interazione tra bambino e genitore (noncuranza del genitore, anaffettività, completo disimpegno).
Mancanza di una figura stabile (genitore depresso, affetto da malattie, genitore assente). Incoerenza, disparità di trattamento tra fratelli, umiliazioni, ricatti emotivi… Insomma, le forme di negligenza emotiva sono davvero numerose
Variabili- figli non amati
Ci sono poi alcune variabili che possono intervenire peggiorando qualcosa che è già di per sé un grosso problema… come dire: non c’è mai fine al peggio!
A gettare benzina sul fuoco, in un contesto di negligenza emotiva, possono intervenire alcune circostanze come:
Relazione di coppia instabile: i bambini sono costretti ad assistere a litigi tra i genitori. Nella famiglia nascono difficoltà nella comunicazione e si forma un serio squilibrio nella distribuzione del potere.
Relazioni conflittuali con la famiglia estesa: nonni, zii o altri parenti interferiscono negativamente con la vita famigliare.
Nessuno adulto si occupa delle faccende domestiche e nel genitore che considera il figlio subordinato, nasce la pretesa che sia il minore a realizzarle.
Una casa piccola e spazi ristretti possono azzerare il concetto di privacy, la sicurezza e i confini tra sé e l’altro diventano difficili da strutturare.
Basso livello educativo dei genitori. In pratica i genitori non sono solo inadeguati da un punto di vista affettivo ma lo sono anche da un punto di vista dell’istruzione, non mostrano interesse per i figli e non li incoraggiano alla conoscenza. Il basso livello di istruzione induce anche a un disinteresse medico. Bada bene, non significa che i genitori poco colti non possono essere buoni genitori. Significa che i genitori menefreghisti nei confronti della prole e (per di più) non istruiti, sono terribili genitori.
Modello educativo gerarchico. Qui l’abuso emotivo è inevitabile: i genitori reputano i figli una “proprietà” di cui avvalersi piuttosto che persone con un’identità propria con le quali condividere armoniosamente un pezzo di vita.
Negligenza emotiva-figli non amati
La negligenza emotiva è un problema molto complesso tanto che bisogna tenere conto di numerosi fattori.
Data la sua complessità, bisognerebbe agire con urgenza perché le conseguenze a lungo termine possono essere paragonabili e in taluni casi persino più gravi di quelle legate alla violenza fisica.
Niente paura. Per fortuna è possibile intervenire anche in età adulta: un percorso di auto-consapevolezza, auto-accettazione può essere il cammino ideale per chi è cresciuto in una famiglia tossica.
La psicoterapia è indubbiamente l’intervento più saggio per il recupero. In cosa consiste il recupero? Nel cambiare i comportamenti e i modelli che hai acquisito fin dall’infanzia. Tali modelli sono il frutto di un adattamento in un ambiente ostile.
Ed ecco la parte peggiore: ciò che apprendi inconsapevolmente durante l’infanzia è davvero difficile da lavare via, entra a far parte del tuo bagaglio inconscio che condiziona la tua vita da adulta. Lasciarsi alle spalle un abuso emotivo equivale a guarire.
La guarigione consiste neldisimparare schemi, modelli, credenze e comportamenti e sostituirli con nuovi apprendimenti in grado di supportare la tua felicità a lungo termine! Il primo regalo che puoi farti, dunque, è un percorso di introspezione.
5 doni che i figli non amati dovrebbe farsi ogni giorno
L’auto-consapevolezza è un dono che non hai bisogno di incartare eppure è uno dei regali più belli che puoi farti. Con l’auto-consapevolezza puoi imparare a vederti chiaramente per ciò che sei e non per quello che ti hanno indotto a credere gli altri.
1. Conoscenza. Impara a conoscerti
I figli non amati vedono se stessi attraverso una lente d’ingrandimento difettosa, ereditata dalle esperienze infantili. Questa lente riflette il modo in cui ti hanno fatto sentire da piccolo.
La tua visione distorta arriva dalla persistente abitudine all’autocritica. Sei così abituato a essere severo con te stesso che ormai per te questo è lo standard della normalità. In realtà, esiste un altro modo di esistere che ancora non conosci. La lente che oggi usi non è abituata a vedere le meraviglie che ti porti dentro, ciò che di enormemente buono c’è in te, quella lente ha imparato solo a mettere in evidenza i tuoi aspetti negativi e… ingigantirli!
Concediti il tempo e lo spazio per conoscerti bene. Cerca di essere razionale nei giudizi che ti dai continuamente. Anzi, sarebbe bene mettere da parte ogni giudizio. Cerca di conoscerti davvero: chi sei? L’immagine che vedi di te è autentica o ti è stata inculcata da qualcuno? Esplora i tuoi mondi interiori e fallo con amicalità. In fondo, tu, potresti essere il tuo migliore alleato, il più grande amico di sempre e non colui che ti rema contro!
Invece di concentrarti su ciò che non va, dai un’occhiata a quanto c’è di buono. Ecco un piccolo esercizio da fare ogni giorno. Impara a conoscerti: prova a scrivere 10 parole positive che ti descrivono. Se proprio non ci riesci, chiedi a chi ti stima di aiutarti.
2. Comunicazione e ascolto. Non trarre conclusioni affrettate
Il confronto è una cosa buona e giusta, lo è di meno, però, se parti prevenuto sulle intenzioni altrui. Non puoi pretendere che un’altra persona capisca al volo i tuoi bisogni e li soddisfi. Impara a comunicare con calma ciò che vuoi o ciò che ti aspetti dall’altro. Se hai bisogno di qualcosa, comunicala in modo garbato e assicurati che l’altro abbia compreso.
Per lo stesso principio, non dare per scontato la prospettiva dell’altro. Non giungere a conclusioni affrettate. Prima di sentirti offeso o ferito nel profondo, chiedi spiegazioni. Sei sicuro di aver letto correttamente la situazione? Quando interagisci con gli altri, prova a porti domande in modo “distaccato”. La tua sfera emotiva può “viziare” le tue valutazioni, proprio come quella lente difettosa fa con te stesso.
3. Comprensione. Impara a capirti
Se credi di aver commesso un errore, non condannarti. L’auto-compresione è l’antidoto che cerchi solo che probabilmente ancora non sei capace di somministrartela. Non riesce a essere comprensivo e compassionevole con te stesso semplicemente perché nessuno lo è mai stato con te! Se durante la tua infanzia non ti sei sentito compreso e pienamente accolto nelle tue fragilità, solo difficilmente riuscirai a farlo da solo in età adulta. I primi due doni sono strettamente correlati.
Impara a dare un nome alle tue emozioni, ogni giorno. I figli non amati non sempre riescono a regolare e gestire le loro emozioni così finiscono per esserne vittime. L’ansia, il panico, le incongruenze tra desideri e azioni, tutti quei «vorrei ma non posso…» sono in realtà un esempio tangibile di emozioni mal gestite. Anche il bisogno di controllo riflette solo emozioni soverchianti.
Fortunatamente l’intelligenza emotiva non è una dotazione di serie ma è un qualcosa che si acquisisce con la pratica. Sapere cosa provi e perché lo stai provando ti stenderà un tappeto rosso verso il cammino dell’auto-consapevolezza.
4. Pazienza. Non essere impaziente
Hai passato l’intera infanzia a subire l’influenza negativa di tua madre o di tuo padre e ora non vedi l’ora di riscattarti e migliorare ma finisci per inciampare sempre negli stessi errori. Posso capire perfettamente la tua impazienza ma nel giro di poco tempo non puoi riscrivere il tuo presente: hai bisogno di imparare le basi perché queste ti sono mancate, purtroppo. Non è qualcosa che è dipeso da te ma è capitato. È qualcosa con cui ancora oggi ci fai i conti ma da cui sicuramente riuscirai a uscirne. Non ti basta la forza di volontà, quella ne hai da vendere.
Se c’è una cosa che accomuna le persone con un’infanzia difficile è proprio questo: la volontà di riscattarsi! Quel riscatto arriverà, il tuo prossimo passo per ottenerlo è un semplice apprendimento: imparare a essere più gentile con te stesso e avere pazienza per raccogliere i frutti dei tuoi sforzi. Ci arriverai.
“Faccio sempre gli stessi errori” “Non imparo mai…” “Sono un fallito”.Sono frasi che non fanno bene. Rivolgiti a te stesso con compassione, gentilezza e pazienza: “oggi ho commesso questo errore ma probabilmente la prossima volta riuscirò a padroneggiare meglio la situazione, non è questo singolo episodio che può definire la mia intera persona”. Analizza bene il contesto. Ricorda che ogni giorno, fai sempre il meglio che puoi con ciò che sai. Molte cose non hai potuto ancora impararle.
5. Stimati e… Circondati di persone che ti stimano
Mentre impari ad accettarti e stimarti, ricordati di circondarti di persone positive, degne di stima e in grado di mostrarti autentica stima. Ogni rapporto deve basarsi sulla reciprocità. Se hai sempre avuto esperienze negative, se la tua fiducia è stata tradita sia in amicizia che in amore, sappi che potrebbe non essere un caso. Quando cresciamo con ferite interiori nascoste, mai elaborate o guarite, non siamo lucidi nei rapporti e finiamo per legarci a chi può, in qualche modo, approfittarsi di noi e della nostra bontà.
Quando guarirai te stesso dal tuo passato, ti verrà naturale selezionare solo le persone che possono davvero arricchirti e che sono capaci di autentica stima e rispetto. Chi non ti apprezza, finirà per allontanarsi in autonomia, così come giusto che sia: la guarigione di sé mette ognuno al suo posto.
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O su camtv come dottoressanapolitano o col nome del canale “adolescenti istruzioni per l’uso”
Questa volta, mi sono cocnentrata sulla fragilità dei legami non solo tra coppie, ma anche tra amici. E, in questo caso vengono coinvolti soprattutto gli adolescenti.
E sì, perché ultimamente c’è molta più fragilità nelle relazioni, nei legami affettivi di qualsiasi genere e natura. E perché?
Il digitale- come creare rapporti solidi
Semplicemente abbiamo più opportunità e mezzi, soprattutto grazie a internet e ad app varie, di conoscere persone.
Quindi, “ow, posso conoscere tanta gene grazie al sito Tot”…c’è un hype grandissimo all’inizio dove l’interesse per la persona, o le persone, con cui parli è altissimo. Ci si incotnra dopo qualche tempo che si parla. Ma?
M apoi si scopre che tutto l’hype inr ealtà era fumo nelgi occhi. Quindi che si fa?
“ma sì dai, tanto lì sopra posso conoscere altra gente”…banalizzando i rapporti umani.
Legami- come creare rapporti solidi
Ed è strano e rutto che spesso la gente gestisce così i rapporti umani quando è nella antura dell’uomo ceracer in tutti i modi rapporti concreti, solidi per potersi sentire parte di un qualcosa.
Ma non voglio spoilerare molto della diretta.
Ascoltatela e, se avete bisogno del mio aiuto, potete contattarmi tramite la sezione “contatti e consulenze” del sito.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo di doni materiali Vs tempo.
I regali. Belli, graditi sempre e certamente rendono felici, soprattutto se inaspettati e fatti da persone che ti amano davvero.
Ma siamo sicuri che sono i doni materiali che rendono davvero felici un ragazzo, un bambino, vostro figlio?
Doni
Mi è capitato molto molto spesso di lavorare in famiglie in cui genitore X, o entrambi a volte, per colmare le carenze d’affetto o il tempo non passato coi figli per motivi di lavoro, pensano di mettere un cerotto e compensare a tutto questo con regali.
Ogni volta regali su regali. Soldi spesi per far felice un figlio. Ma poi?
C’è chi davvero non vada a spese. “gli io comprato un tablet così quando torno a casa dal lavoro stanco e voglio riposare può guardare un film e stiamo tutti tranquilli”.
“continuava a fare i capricci e, per farla smettere le ho comprate quello che voleva”.
Beh, prendete quindi il regalo come un modo per scaricarvi la coscienza. O come baby sitter… O perché non sopportare i capricci quando dovreste essere voi a educare vostro figlio.
Conseguenze
E se vi dicessi che tutto questo è inutile?
Vi sono due conseguenze :p vostro figlio diventa molto furbo e trova un modo per avere da noi tutto quello che desidera; o odierà tutti i doni facendo pagare lo scotto ai figli futuri.
E quindi?
Il tempo
Quindi donate tempo. È la cosa più importante.
I ragazzi hanno bisogno di attenzioni, di tempo passato con voi.
Hanno bisogno di emozioni, di ricordi legati ad un momento che ricorderanno per sempre.
Se regalate un gioco e poi non giocate con loro il dono non avrà senso. Perché loro ricorderanno il momento in cui siete insieme a loro.
Ricorderanno le risate fatte insieme.
E quando tornate a casa dal lavoro, passate tutto il tempo che ho rimane con loro. È questo il dono più grande.
E se avete bisogno di me contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di emozioni e dell’educazione a queste.
Siamo emozione, viviamo di emozioni eppure?
Puntualmente c’è qualcuno, quando siamo piccini, che ci vieta di esternarle o che ci condiziona talmente tanto da essere impauriti.
Atteggiamenti
I bravi genitori sono quelli che accettano i bimbi e i ragazzi così come sono.
Sono quelli che insegnano loro a esprimere le loro emozioni, i loro pensieri e desideri liberi da condizionamenti.
I bravi genitori sono quelli che non giudicano, non ricattano moralmente per portare il bimbo a are quello che loro genitori, decidono debba fare o essere.
Errori
Molti sono gli errori che portano poi, il bimbo a diventare prima un ragazzino frustrato, poi un adulto violento .
E quali sono questi atteggiamenti?
L’inculcare paura.
Non andare lì che c’è il mostro.
Quante volte anche i nonni l’hanno detto. Pensando che ,in questo modo, un bimbo stia lontano dai pericoli.
Invece che succede? Lo intimoriscono facendolo diventare insicuro di quello che davvero può fare.
Dire bugie
Se tic almi la mamma ti porta alle giostre.
E anche qui…sappiamo tutti benissimo che non sarà così però…”almeno così sta buono”. E cosa insegni in questo modo A mentire, a irretire, a ottenere quello che vuoi con la menzogna.
Senso di colpa
Se fai così la mamma piange.
Ma perché? Perché dire una frase del genere invece di spiegare ad un bambino le conseguenze di un’azione non bellissima?
Perché farlo sentire in colpa? Altro insegnamento malsano. E altro modo per crescere un adolescente insicuro.
Essere ipercritici
Sei un pasticcione, non sai fare nulla.
Ecco, atteggiamento che non si deve assolutamente avere. Sei tu il genitore, sei tu che devi essere esempio camminare mano nella mano con una personcina che diventerà un adulto sano o meno.
Sei tu che devi insegnare a tuo figlio a sbagliare perché così impara dai suoi errori e trovare, insieme, un modo per…aggiustare il tiro.
Se pronunci frasi di questo tipo non fai altro ch distruggere l’autostima di un minore.
Condizionare l’amore
Se non mangi non ti voglio più bene.
Quindi il tuo amore va in base a quello che io devo fare per te E se, casualmente, dovessi sbagliare o fare qualcosa che non rientra nei tuoi piani l’amore svanisce? Tremendo.
Invalidare le emozioni
Arrabbiarti non ti servirà a nulla.
Perché? Tutte le mozioni vanno esternate, tutte vanno vissute e condivise e mostrate.
Non deve esserci nessun condizionamento, nessuna vergogna. E’ giusto esternare rabbia, dolore, gioia, tristezza, sorrisi e lacrime. Se tu e devi essere padrone delle tue emozioni.
Punire le emozioni
Se piangi ancora niente gelato.
Un’altra cosa che davvero non capisco è vergognarsi del pianto.
Piangere serve, coem sorridere, come arrabbiarsi.
Si pò piangere per mille motivi e tutti devono essere rispettati. Il non pianto davnti a qualsiasi occasione che, invece lo prevede, non deve essere un pregio, un premio.
Se non piango sono migliore di un altro. No, il contrario.
Non possiamod ecidere quali emozini deve provare ed esternare un bamibo.
Quello che dobbiamo fare è decidere di aiutarlo a farlo.
E se avete bisogno dime potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito