Buongiorno amici:) Oggi parliamo di doni materiali Vs tempo.
I regali. Belli, graditi sempre e certamente rendono felici, soprattutto se inaspettati e fatti da persone che ti amano davvero.
Ma siamo sicuri che sono i doni materiali che rendono davvero felici un ragazzo, un bambino, vostro figlio?
Doni
Mi è capitato molto molto spesso di lavorare in famiglie in cui genitore X, o entrambi a volte, per colmare le carenze d’affetto o il tempo non passato coi figli per motivi di lavoro, pensano di mettere un cerotto e compensare a tutto questo con regali.
Ogni volta regali su regali. Soldi spesi per far felice un figlio. Ma poi?
C’è chi davvero non vada a spese. “gli io comprato un tablet così quando torno a casa dal lavoro stanco e voglio riposare può guardare un film e stiamo tutti tranquilli”.
“continuava a fare i capricci e, per farla smettere le ho comprate quello che voleva”.
Beh, prendete quindi il regalo come un modo per scaricarvi la coscienza. O come baby sitter… O perché non sopportare i capricci quando dovreste essere voi a educare vostro figlio.
Conseguenze
E se vi dicessi che tutto questo è inutile?
Vi sono due conseguenze :p vostro figlio diventa molto furbo e trova un modo per avere da noi tutto quello che desidera; o odierà tutti i doni facendo pagare lo scotto ai figli futuri.
E quindi?
Il tempo
Quindi donate tempo. È la cosa più importante.
I ragazzi hanno bisogno di attenzioni, di tempo passato con voi.
Hanno bisogno di emozioni, di ricordi legati ad un momento che ricorderanno per sempre.
Se regalate un gioco e poi non giocate con loro il dono non avrà senso. Perché loro ricorderanno il momento in cui siete insieme a loro.
Ricorderanno le risate fatte insieme.
E quando tornate a casa dal lavoro, passate tutto il tempo che ho rimane con loro. È questo il dono più grande.
E se avete bisogno di me contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di maschi e femmine e di come dovrebbero essere educati.
Purtroppo vedo ancora molte famiglie fare la differenza su come educare un figlio rispetto a una figlia.
E per quale motivo?
Bimbi
I bambini sono tutti uguali e hanno bisogno degli stessi valori per diventare prima adolescenti e poi adulti sereni e senza l’idea, inculcata dall’infanzia, che un ♂ può ed ha il diritto di essere e fare determinate cose e la femmina no solo perché femmina.
“non pui giocare con le bambole o fare il ballerino…sei un maschio queste cose sono da femminucce”…
e ancora “ma sei una bambina, non puoi giocare a calcio…è uno sport da maschiacci questo”…
Ideali
I ragazzi devono crescere con l’idea che tutti possono e hanno il diritto di fare e diventare quello che vogliono. Negli ultimi anni si vedono donne che fanno lavori o sport che prima erano “non adatti” a loro. Che assurdità.
Sapete qual’è l’unica , forse, sostanzaiale differenza tra uomo e donna? La forza fisica( generalmente è così, poi ci sono sempre le eccezioni ovvio).
Ma per tutto ilr esto, le donne e gli uomini hanno le stesse potenzialità, le stesse capacità per fare quello che più desiderano. Ovviamente, in base alle loro inclinazioni, ai loro obiettivi.
Tante sono state le donne che hanno, nella storia, eguagliato gli uomini in un periodo storico in cui non erano granché considerate. Pensate solo alla regina Elisabetta, un esempio recente, cotnrocorrente per gli inizi del secolo partecipando attivamente alla vita militare.
O ncora alla prima donna pilota d’aerei o alla nostra mervaigliosa Cristoforetti, primo astronauta donna a capo di una spedizione.
Eppure? Ancor amolte persne lo beffeggiano. Ancra molte persone non considerano uan donna medico o manager in grado di esserlo perché donna. Ma il motivo?
Famiglia
Vero è che, negli anni ’50 la maggior parte delle famiglie educavala donna ad essere l’unico membro della famiglia a badare alla casa, ai figli, al marito.
Ora, nel 2022, quasi 23, purtroppo, c’è ancora chi non si è evoluto ed edcua i bambini in questo modo.
Purtroppo, nel mondo del lavoro e non solo la donna deve faticare il doppio per essere presa in considerazione.
E allora, educhiamoli fin da bambini a sconfiggere questa mentalità.
E se siete figli che cercano di staccarsi dalla realtà in cui vivono e volete una persona che vi aiuti in tutto questo; o sesiete genitori e volete capire melgio il mondo dei vostri ragazzi contattatemi nella sezione contatti e consulenze del sito
O su camtv come dottoressanapolitano o col nome del canale “adolescenti istruzioni per l’uso”
Ecco cos’hanno risposto a questa domanda un gruppo di ragazzi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su questa domanda: che tipo di genitore vuoi essere?
E le risposte che sono state date dai ragazzi devono assolutamente far riflettere.
Presenza
Queste risposte non hanno bisogno dicommenti.
Infatti, il primo aspetto toccato dai ragazzi la presenza. Il che vuol dire, qualità, tempo davvero dedicato a loro, ascolto attivo..il far capire a un figlio che, in qualsiasi momento, possono contare sui genitori.
Fiducia- che tipo di genitore vuoi essere?
Altra risposta bellissima. Lasciar essere uj figlio quello che vuole, rispettando i suoi obiettivi, aiutandolo ad inseguirli senza influenzarlo nelle scelte, senza giudizi o pregiudizi.
Coerenza-che tipo di genitore vuoi essere?
Uno degli aspetti che ribadisco ogni volta ai genitori. Siate coerenti. Una regola, se volete sia rispettata, va rispettata prima da voi.
I genitori, infatti devono essere un esempio per i ragazzi, una guida affinché diventino degli adulti sereni e capaci.
E se avete bisogno di un aiuto, contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze de sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo de gli errori dei genitori che causano disturbi ai figli.
Gli errori dei genitori che causano disturbi ai figli
Gli errori più pericolosi sono quelli silenziosi e invisibili. A differenza dei traumi più eclatanti come l’abbandono fisico o l’abuso, gli errori commessi dai genitori, magari in buona fede e in modo del tutto inconsapevole, non fanno alcun rumore e quindi nessuno prova a porci rimedio.
Il bambino viene gettato così in un limbo e interiorizzerà diverse congetture, congetture su se stesso e sul mondo. Un bambino con una madre amorevole e in sintonia con i suoi bisogni, cresce con la consapevolezza di essere degno di attenzioni, amabile e sicuro di esplorare il mondo che lo circonda.
Un bambino con una madre, seppur amorevole ma non in sintonia con i suoi bisogni, cresce, suo malgrado, sviluppando una serie di vulnerabilità psicoaffettivi o veri e propri disagi psicologici. Al contrario, un bambino che non si sente validado e accolto, cresce pieno di paure, insicurezze e fragilità emotive perché la madre non ha potuto trasmettergli le dovute certezze emotive/affettive.
Dove ci sono segni visibili come ematomi o malnutrizione, diviene più immediato agire. La trascuratezza emotiva, invece, è davvero difficile da identificare e spesso neanche i genitori si rendono conto che, con il loro operato, stanno ostacolando il corretto sviluppo emotivo del proprio bambino. Quello del genitore è un mestiere difficilissimo, accudire un bambino in tenera età è come attraversare un campo minato e l’errore è dietro l’angolo.
Siamo il riflesso delle cure ricevute da bambini
Ciò che sappiamo di noi stessi è il riflesso di un gran numero di fattori, in primis, le cure ricevute durante l’infanzia. La nostra connotazione emotiva si radica in noi fin dall’infanzia, in altre parole, tutto ciò che sappiamo oggi su chi siamo, lo abbiamo imparato nei primi anni di vita e non abbiamo mai rinnovato questa immagine.In questa fase delicata, la nostra autostima, così come il concetto di sé, si strutturano in base alle dimensioni relazionali e le relazioni cruciale sono quelle che instauriamo con i genitori.
Per capirci meglio: io sono ciò che gli altri mi restituiscono di me = la qualità delle cure e dell’accudimento ricevuti nell’infanzia. Se mia madre (e/o mio padre) mi ascolta ed è attenta ai miei bisogni, allora io sarò degno di attenzioni e stime. Se i miei genitori mi fanno sentire amato in modo adeguato, allora io, da adulto, mi sentirò degno d’amore. Al contrario, se i miei genitori mi fanno sentire ingombrante o di peso, allora io penserò di non meritare nulla, nutrirò sensi di colpa e strutturerò un’immagine di me come persona di poco valore.
In psicologia: la trascuratezza emotiva è stata definita come una specifica configurazione, potenzialmente patogena, del campo relazionale costituito dal bambino e dalle sue figure di accudimento, caratterizzata da assenza di reciprocità emotiva, per cui i bisogni affettivi del bambino vengono assoggettati alle esigenze, ai conflitti, alle paure e alle proiezioni genitoriali.
Quali genitori tendono a trascurare emotivamente i loro figli?-gli errori dei genitori…
In primo luogo, vorrei specificare che la maggior parte dei genitori hanno sempre buone intenzioni nell’educare i figli. Alcuni genitori hanno sperimentato, anche durante la loro infanzia, una forma di trascuratezza emotiva e quindi non sono riusciti a strutturare un approccio sicuro. Il genitore svolge il suo ruolo guidato dalle sue emozioni e filtra ogni frase e ogni azione attraverso di esse. Il risultato di questo filtro, purtroppo, non è sempre ottimale per la crescita emotiva del bambino che a sua volta ne pagherà le spese, anche da adulto.
Quando si parla di trascuratezza emotiva non è possibile generalizzare, le sfaccettature sono molteplici e infinite… tuttavia vi sono alcuni stili genitoriali dalle caratteristiche più ricorrenti. Nei paragrafi successivi farò delle ipotesi semplicistiche solo al fine di rendere l’idea di come possono nascere determinati modelli disfunzionali.
Genitori autoritari
Dettano regole da seguire e impongono schemi rigidi da rispettare per i bambini. Questi bambini potrebbero diventare adulti fortemente sottomessi (con problemi di dipendenza affettiva) o diventare adolescenti ribelli e avere problemi a rispettare le regole, anche da adulti. I genitori autoritari possono creare il terreno fertile per diversi disturbi comportamentali.
Genitori emotivamente assenti
I genitori disinteressati e/o emotivamente assenti crescono figli estremamente insicuri. I bambini si sentono invisibili e da adulti porteranno i segni di una sindrome abbandonica più o meno spiccata. Avranno paura di rimanere soli e svilupperanno sentimenti cronici di sensi di colpa: si sentiranno immeritevoli d’amore perché durante l’infanzia non ne hanno mai ricevuto così come avrebbero dovuto.
In alternativa, i bambini con genitori emotivamente assenti potrebbero reagire attivamente studiano escamotage per attirare l’attenzione; gli escamotage possono essere molteplici, dal diventare ribelli e litigiosi a scuola fino ad aumentare di peso per avere attenzioni.
Questi bambini, una volta adulti, potrebbero essere portati ad attuare comportamenti manipolativi al fine di conquistare attenzioni configurandosi in un quadro narcisistico.
Genitori fragili
Quando un bambino percepisce il suo genitore come fragile emotivamente, diventerà a sua volta genitore del proprio genitore; parliamo del il classico caso del bambino-adulto o bambino-accudente.
Da adulto, per sentirsi amato e apprezzato, cercherà di affiancarsi a persone molto esigenti, persone narcisiste, persone con deficit fisici, persone con storie di dipendenza (alcol, droga, dipendenze affettive…); svilupperà la cosiddetta “Sindrome di Wendy” perché il bambino avrà conosciuto solo un modello affettivo accudente e da adulto vorrà riproporre, in un certo modo, lo stesso schema emotivo appreso durante l’infanzia.
Genitori permissivi
Hanno un atteggiamento lassista nell’educare i propri figli. In genere questi genitori lasciano che sia il figlio a badare a se stesso. Il bambino, da adulto, avrà difficoltà a capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Oppure, se l’atteggiamento dei genitori è estremamente permissivo, il bambino inizierà a sentirsi speciale perché rapportandosi con gli altri coetanei noterà che lui ha molti più privilegi, anche in questo caso potrebbe configurarsi un quadro narcisistico.
Genitori esigenti
I genitori esigenti si aspettano sempre il meglio dai figli. Questi genitori possono essere involontariamente svalutativi con i loro figli. I bambini potrebbero sviluppare disturbi d’ansia, avere aspettative irrealistiche per se stessi o ancora, cadere nel perfezionismo. Queste condizioni creano terreno fertile anche per gli attacchi di panico.
I genitori eccessivamente esigenti possono tirare su figli che possono facilmente cadere nell’invidia, nella rabbia…. soprattutto quando li rendono vittime dei paragoni. “Devi essere il più bravo della classe”. Il bambino si sentirà costretto a soddisfare le esigenze del genitore. Il bambino penserà che se non riuscirà a soddisfare le esigenze dei genitori, non sarà meritevole d’amore.
Genitori narcisisti
Questi genitori vedono il figlio come un’estensione del proprio essere. Da adulti, i figli dei genitori narcisisti, potrebbero avere difficoltà a identificare le loro reali esigenze. Possono anche sentire di non meritare amore così come accade con i figli dei genitori emotivamente assenti.
Genitori iperprotettivi
Il genitore, sostituendosi ai suoi compiti durante l’infanzia e precludendogli determinate esperienze (non uscire fuori! Non sudare! Non correre…) avrà impedito al bambino di sperimentare ed esplorare se stesso e il mondo circostante. Un genitore iperprotettivo non darà modo al bambino di sviluppare la giusta autonomia: “io valgo” “io posso”. Questo bambino, da adulto non si sentirà all’altezza di nulla e sarà pieno di insicurezze.
Rimediare si può, anzi, si deve!-gli errori dei genitori…
Se è vero che i nostri genitori hanno influenzato in modo perentorio la nostra personalità e, quindi, il modo in cui approcciamo alla vita, è altrettanto vero che siamo essere pensanti! Siamo dotati di una mente brillante che può aiutarci a scandire il nostro cammino.
Se vaghiamo nell’inconsapevolezza, seguiamo una traiettoria evolutiva che è stata tracciata per noi da altri, è buffo perché noi viviamo ogni singolo giorno, pensiamo di compiere scelte personali ma in realtà le decisioni che prendiamo sono sempre il riflesso di qualcosa che è appartenuto al nostro passato e non il riflesso di ciò che vorremmo realmente per noi. Di questo ce ne rendiamo conto osservando le mille incongruenze che costellano la nostra vita. Per esempio, abbiamo un ideale di partner ma finiamo per legare sempre con la persona che poi si rivela non essere fatta per noi.
Oppure, affermiamo di avere delle passioni, degli amori, ma non facciamo niente per coltivarle, per esempio, definiamo la nostra identità come “amante della natura” ma a conti fatti rimane una definizione perché dall’ultima passeggiata nei boschi ne è passato di tempo! Ancora, vorremmo tanto metterci in forma ma i nostri comportamenti non sono allineati ai nostri desideri.
Tutte queste incongruenze si verificano non certo per mancanza di volontà o per pigrizia, si verificano semplicemente perché non abbiamo avuto la possibilità di strutturare un’identità che ci rispecchi nella nostra pienezza. Giorno dopo giorno, abbiamo modellato i nostri comportamenti in base all’ambiente in cui siamo cresciuti (è una forma di adattamento del tutto naturale) e, dato che l’ambiente in cui siamo cresciuti non era supportivo in modo adeguato, ci ha “portato fuori strada”, ci ha fatto allontanare da ciò che siamo realmente.
Io spero che parlare d e gli errori dei genitori vi sia stato utile e spunto di riflessione.
Vii ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi nella sezione contatti e consulenze del sito
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di estate e amori adolescenziali.
L’estate è solitamente il periodo in cui i figli adolescenti trascorrono più tempo con gli amici, conoscono persone nuove e iniziano a sperimentarsi nelle prime storielle d’amore.
Ed ecco che chiedono di uscire sempre di più, trascorrono ore al telefono chiusi in camera, sono distratti, sorridenti e con la testa tra le nuvole.
I primi amori rappresentano esperienze molto importanti per i ragazzi, che si muovono verso un maggiore distacco dalla famiglia per mettersi in gioco anche nelle relazioni affettive, che creeranno il terreno per i rapporti sentimentali futuri.
Anche se si tratta di relazioni spesso di breve durata o sembrano basarsi su aspetti più “superficiali”, sono vissuti dai ragazzi in maniera molto intensa.
In quel momento, l’adolescente è preso da un turbinio di sensazioni ed emozioni nuove ed è completamente preso dall’altra persona.
I genitori spesso fanno fatica ad accettare che i figli siano cresciuti e, vederli alle prese con i primi innamoramenti, diventa per loro fonte di ansia e preoccupazione.
Come comportarsi con i figli? 8 consigli utili- estate e amori adolescenziali
1. NON SIATE INVADENTI.
Cercate di non fargli l’interrogatorio e non tradite assolutamente la loro fiducia, controllandogli smartphone, pc o tablet, altrimenti si chiuderanno completamente e non vi racconteranno più nulla, finendo col fare le cose di nascosto.
È normale che all’inizio i ragazzi vogliano tenere segreto un momento così importante e per i genitori può essere difficile accettare che i figli non vogliano farli entrare, ma è importante che rispettiate questa esigenza, per far sì che siano loro ad aprirsi gradualmente.
2. NON SMINUITE I LORO SENTIMENTI.
Se li vedete presi da questa situazione, mettetevi nei loro panni per capire quello che stanno vivendo.
Non fate battutine sarcastiche, prendendoli in giro o rovinandogli tutto con frasi del tipo “figurati, sai quante storie d’amore che avrai”, “goditi la vita, è troppo presto”.
In questo modo, sentono di non essere compresi dal genitore che, piuttosto che rispettare questo momento per loro unico, si pone in una posizione ostile e di distanza.
3. RISPETTATE LA LORO RISERVATEZZA.
Non andate a raccontare in giro, ai parenti o agli amici, che si sono fidanzati, spettegolando alle loro spalle, perché si sentiranno violati, perderanno fiducia in voi e inizieranno a tenervi nascoste le cose.
Si tratta di un’esperienza personale, di un loro spazio intimo, quindi, a meno che non siano loro ad autorizzarvi, rispettateli da questo punto di vista.
4. CREATE UN CLIMA DI FIDUCIA.
Se riuscite a mantenere la giusta distanza e coltivate con loro un clima di fiducia e rispetto, saranno loro ad avvicinarsi, perché si sentiranno liberi di comunicare i loro sentimenti.
In questo modo, potete fungere anche da contenitore delle loro emozioni quando sono tristi, litigano o la storia finisce, facendoli sentire sostenuti e capiti.
Se si confidano o vi chiedono un consiglio, non vi ponete come se voi sapeste tutto: “devi fare così”, “dammi retta”, ma fateli parlare e portateli a riflettere.
Solo così li aiuterete a crescere e ad imparare dalle esperienze.
5. NON SIATE GELOSI.
Non entrate in competizione con il/la fidanzatino/a, con frasi del tipo “ormai non stai più con noi, pensi solo a lui/lei”, “noi non contiamo più nulla”.
È normale che, in quel momento, la loro priorità sia un’altra, quindi, cercate di essere comprensivi, senza caricarli di un peso o facendoli sentire in colpa.
È importante che si sentano liberi di vivere le proprie emozioni, senza la paura di poter far soffrire il genitore, altrimenti si rischia che non vi dicano più la verità rispetto a quello che fanno.
6. MANTENETE REGOLE E CONFINI.
Non dovete diventare neanche confidenti intimi, come se foste gli amici, perché i figli hanno comunque bisogno di adulti di riferimento.
È importante che le regole ci siano, anche se sono ridimensionate in base alle nuove esigenze, come l’utilizzo del telefono, gli orari di rientro, la presenza del/la fidanzatino/a in casa, ecc.
Se notate che col tempo, continuano a restare assorbiti dalla storia, perdendo di vista le priorità, cercate di ridimensionare, facendogli capire che è importante viversi le relazioni ma senza escludere altre aree della vita.
7. PARLATE CON LORO DELLA SESSUALITA’.
Cercate di non aspettare il momento della prima relazione, per parlare con i figli di sesso perché è un percorso che andrebbe iniziato sin da quando sono piccoli, utilizzando un linguaggio appropriato per ogni età.
Per moltissimi genitori, questo argomento è un tabù ma è bene superare l’imbarazzo e affrontarlo insieme, altrimenti i figli riceveranno soltanto le informazioni distorte dai coetanei e dalla rete.
8. EDUCATELI DA UN PUNTO DI VISTA AFFETTIVO.
Non limitatevi soltanto alle raccomandazioni rispetto all’uso di contraccettivi, per evitare gravidanze indesiderate e malattie sessuali ma parlate anche degli aspetti positivi legati all’intimità.
Accompagnateli in un’educazione sentimentale che trasmetta valori, come il rispetto di sé e dell’altro, della dignità e dell’intimità, per vivere rapporti sani e tutelarsi da esperienze potenzialmente distruttive.
Cercate di non lasciarli soli in questo perché purtroppo sono tanti gli adolescenti che, senza accorgersene, restano incastrati in relazioni basate sul controllo, sul possesso e sulla violenza!
Spero che parlare di estate e amori adolescenziali vi sia stato di aiuto.
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Buongiorno amici. Oggi parliamo di chi ti critica… perchè, fondamentalmente, è schiavo di ciò che odia di se’.
“chi ti critica”…. Le persone infelici hanno in comune un aspetto: dare la colpa agli altri! Sono soliti puntare il dito accusatore contro gli altri. Se capita qualcosa di spiacevole è sempre colpa di qualcuno: di aver avuto dei pessimi genitori, un figlio troppo presto, di avere un padrone-despota sul lavoro o magari un partner sconsiderato oppure di vivere in un paese di corrotti. Ogni capro espiatorio è buono. La perenne lotta contro il mondo nasconde in realtà ragioni psicologici molto più profonde e radicate.
Vivere in pace con se stessi non ha prezzo!
Se abbiamo accanto una persona che ama criticare, è bene fare attenzione! Potrebbe contagiarci con la sua negatività, creando dentro di noi uno squilibrio emotivo. Per questo è vitale proteggere il proprio spazio fisico e psicologico; crearsi, pertanto, una corazza contro le critiche non costruttive.
chi ti critica…Quello che gli altri pensano di te corrisponde alla loro realtà non alla tua
La perenne lotta contro il mondo nasconde ragioni psicologici molto profonde e radicate Un’eccessiva propensione alla critica infatti nasconde un forte senso di inadeguatezza e una scarsa autostima. Paradossalmente si tratta di soggetti che hanno bisogno di contestare tutto e tutti per compensare a una profonda frustrazione mai elaborata. E porsi in posizione di difesa “a priori” consente a tali individui di porsi immediatamente su un gradino più alto, un gradino su cui poi difficilmente qualcuno riuscirà a ferirli.
chi ti critica… Le critiche possono essere costruttive ma è bene fare attenzione quando diventano distruttive
E lo diventano quando ti criticano perché non sono capaci di capire il tuo punto di vista; perché non sono in grado di vestire i tuoi panni, non conoscono la tua storia e non capiscono cosa ti ha spinto a prendere una determinata strada.
altri casi le persone criticano perché vedono riflesse in te determinate caratteristiche o desideri propri che non vogliono riconoscere. Per esempio, una tua collega o magari una tua amica, che è infelice con il suo partner, può criticare aspramente il divorzio, ribadendo così la sua posizione: ripetere a se stessa che deve continuare a sopportare questa situazione.
E il lato curioso è che quanto più dura è la critica tanto più forte è la negazione alla sua base. Quindi, se siamo in procinto di divorziare o allontanarci da chi non merita più le nostre attenzioni, verremo inevitabilmente criticati da chi non è in grado di separarsi dal proprio partner pur vivendo una situazione tossica.
pratica, a volte la critica distruttiva non è altro che un meccanismo di difesa conosciuto come “proiezione”. In questo caso, la persona proietta sugli altri tali sentimenti, desideri o impulsi che sono troppo dolorosi o che non è in grado di accettare, in modo tale che li percepisce come qualcosa di estraneo e punibile.
Chi fa questo solitamente ha una bassa autostima, non riesce ad accettare se stesso e tanto meno gli altri. Ecco spiegata la sua facilità nel giudicare e affibbiare etichette!
chi ti critica…Non dare importanza a ciò che dicono gli altri
Anche se siamo convinti del contrario, nessuno è in grado di decodificare i sentimenti altrui. Facciamo fatica a capire noi stessi, figuriamoci sapere cosa stanno vivendo, provando, imparando o soffrendo gli altri.
torto più grande che tu possa fare a te stessa è dare troppa importanza a ciò che dicono gli altri di te. Sappi che le persone più infelici al mondo sono quelle che si preoccupano troppo di quello che pensano gli altri.
Se fai troppa attenzione alle critiche, metti in pericolo il tuo benessere e il tuo equilibrio emotivo. Anzi, dedica il tuo tempo a migliorarti e a migliorare il tuo ambiente. Ricorda, si vive una sola volta: non credi che il tuo tempo sia troppo prezioso per stare dietro a chi non sa apprezzarti. Le persone ovvero sia parenti, amici che conoscenti, hanno potere sul tuo stato emotivo solo se tu lo permetti. Puoi evitarlo concentrandoti sul tuo auto-sostegno. Controlla la tua voce interiore. Silenziala quando è d’accordo con le critiche delle persone a te vicine e ci ricama su.
Non fare mai l’errore di pretendere da te stessa di essere impeccabile, perfetta, disponibile agli occhi di tutti! Sei un essere umano, con i tuoi pregi e i tuoi difetti; puoi sbagliare, puoi dire cose che magari al momento non pensi, puoi piangere, puoi ridere, puoi gridare, puoi innamorarti e disinnamorarti, puoi decidere di cambiare strada o idea all’ultimo momento….non devi dar conto a nessuno.
L’importante è seguire un comportamento volto a migliorarti costantemente e che ti offra la possibilità di vivere la tua vita senza ricatti emotivi e senza dipendenze. Ovviamente nel rispetto del prossimo e delle persone a te care.
chi ti critica.. Guarisci la parte di te che è ferita
Non prestare attenzione a ciò che fanno o smettono di fare gli altri, fai attenzione a quello che fai tu o smetti di fare. Se vuoi guarire le ferite emotive causate dalle critiche altrui, non dimenticare mai che sei una persona unica e speciale.
Se dai credito a quello che gli altri pensano o dicono di te, rischi di diventare quello che non sei. Il voler compiacere gli altri a discapito della tua identità non è per niente salutare.
Ci sono alcuni giorni in cui riesci a farti scivolare addosso giudizi e commenti, mentre in altre occasioni il giudizio degli altri pesa parecchio, e ti arrovelli tutto il tempo, lasciandoti condizionare.
di non essere un bravo genitore? Pensi di essere giudicata perché vai dall’estetista tutte le settimane? Temi che le tue idee possano essere motivo di critiche? Prima di uscire ti guardi mille volte allo specchio perché temi che vi sia qualcosa di te fuori posto? Ma cosa pensano le persone ha davvero così tanta importanza?
Lo so, a volte si ha l’impressione che tutti stiano guardando noi, ma dobbiamo imparare che è solo frutto delle nostre insicurezze! Il mondo non sta a guardare quello che facciamo o smettiamo di fare. E’ la nostra insicurezza che ci porta a vedere le cose con la lente d’ingrandimento!
importa quello che fai o come lo fai, ci sarà sempre qualcuno pronto a contestare il tuo operato. Cerca di vivere e di comportarti come ritieni più opportuno. Sii sempre te stessa! Sappi che l’unico modo per vivere in armonia con le tue emozioni è fare quello che senti di fare, in ogni momento. Non aspettarti che gli altri comprendano il tuo viaggio, soprattutto se non hanno mai dovuto percorrere la tua stessa strada.
Ora hai due possibilità: terminare la lettura di questo post con un’obiezione del tipo: “sì ma non è facile” e continuare a farti condizionare dagli altri. Oppure, puoi concentrarti sull’idea che sia possibile e iniziare a fare tue queste idee, giorno dopo giorno.. per te stessa. Quale opzione scegli?
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Anche per bimbi e adolescenti:le richieste del consiglio d’Europa.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del cambio sesso e delle richieste fatte dal consiglio d’Europa per consentirlo anche a bambini e adolescenti.
Il monito agli Stati membri è contenuto in un rapporto che invita ad agevolare il cambio di sesso anche per i minori e rimuovere l’obbligo di scegliere il genere nei documenti.
il Consiglio d’Europa ha anche suggerito di rimuovere l’obbligo di scegliere tra genere femminile e maschile per l’identificazione sui documenti.
Ideologie
Continuano le battaglie ideologiche in Europa e dopo le ragazze velate scelte come simbolo per i giovani europei, ecco che si avanzano anche proposte per agevolare il cambio di sesso nei giovani minorenni.
Il documento è piuttosto particolareggiato in tal senso e invita gli Stati ad abolire la necessità di sottoporsi a qualsiasi trattamento medico, compresa la sterilizzazione, prima di poter cambiare sesso.
La transizione è un processo altamente complesso, che per la legge dev’essere effettuato dietro strettissimo controllo medico e psicologico, al quale si arriva solamente dopo la certezza che quello è ciò che realmente la persona desidera.
E queste sono mere valutazioni mediche e psicologiche, che non possono essere allentate per la salute dello stesso individuo.
Parliamone
Conosco, da amica e da dottoressa, e sono stata vicino a persone che hanno compiuto questo importante passo.
E no ragzzi, non è facile sia da un punto di vista fisico poiché non tutti riescono a sostenere le cure ormonali e sono costretti ad interrompere.
Sia da un punto di vista psicologico.
Chid ecide di compiere questo passo è cosnaevole che non si può più tornare indietro e, appunto, bisogna volerlo davvero.
Adolescenti
Ammro ch lof a perché, arrivati a questo pnto, si ha la necessità da cambiare vita, di vivere la vita che si ha sempre desiderato da che si è bambini.
Ma queste decisioni sonos empre prese da adulti e, comunque, seguiti da professionisti come me, psicologi, medici.
Vi dico la mia. Gli adoelscenti sono in piena fase dic ambiamento, a 360°. Cambiano idea da un giorno all’altro su tutto…da un’ora all’altra.
Giusto e doveroso perché, apunto, stanno cercando la loro strada, stanno diventando adulti ma non hanno ancora la giusta capacità analitica e critica per poter prendere delle decisioni troppo grandi.
Un po’ azzardato, quindi, lasciar libero arbitrio, su questo tema, a ragazzi in crescta, figuriamoci a dei bambini.
Voi come la pensate sulla richiesta dell’europa riguardo alc ambios esso per i minori?
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Buongiorno amici. Oggi vi chiedo .. monitorare i figli? sì ma…vediamo un po’.
In adolescenza ragazzi e ragazze crescono rapidamente, i loro atteggiamenti si modificano, assumono dei rischi per mettersi alla prova, mettere alla prova le loro competenze e abilità, scoprire chi sono.
Spesso i genitori hanno la sensazione di trovarsi di fronte a degli sconosciuti, in cui non riconoscono più i loro bambini.
Hanno bisogno di conoscere i propri figli, le loro abitudini, le amicizie e le compagnie che frequentano.
Ed è ancora più importante accertarsi che non si trovino su una “cattiva strada” e non assumano comportamenti a rischio.
Sostenere o monitorare: due facce della stessa medaglia?
È difficile per i genitori monitorare i comportamenti degli adolescenti.
Concedere autonomia e libertà, far sentire sostegno e comprensione e, allo stesso tempo, controllare, dare regole e paletti, supervisionare ciò che fanno.
Il rischio, in alcuni momenti, può essere quello di trasformare il dialogo in una sorta di interrogatorio: “dove vai?”, “chi ci sarà?”, “cosa hai fatto a scuola?”, “cosa stai facendo col cellulare?”, “chi ti ha scritto?”, “hai fumato?”, “i tuoi amici fumano?”.
Di fronte a un atteggiamento che vivono come invadente o caratterizzato solo da regole e divieti, però, i ragazzi rischiano di chiudersi e non parlare con i genitori.
Tante sono le paure e le preoccupazioni dei genitori legate all’assunzione di comportamenti a rischio: fumo, alcol, guida in condizioni di pericolo, abuso della tecnologia.
E’ sicuramente fondamentale mantenere sempre un monitoraggio sui loro comportamenti per educarli e aiutarli a crescere in modo autonomo e responsabile.
In adolescenza, la criticità è propria quella di mantenere sempre aperta la comunicazione in modo che i ragazzi possano sentirsi compresi e continuino a parlare con i genitori.
hanno bisogno di esprimere anche dubbi o perplessità, rendendoli partecipi della loro vita e delle loro attività, nonostante il desiderio di indipendenza e autonomia.
Sostenere e monitorare i figli può fare la differenza?
Sicuramente si!
Gli adolescenti i cui genitori utilizzano un monitoraggio efficace.
Infatti, hanno minori probabilità di prendere decisioni e assumere comportamenti che li espongono a rischi eccessivi e che li potrebbero mettere in pericolo.
Il monitoraggio genitoriale funziona meglio quando i genitori hanno una relazione positiva, aperta e sincera con i ragazzi.
Gli adolescenti, sentendosi tranquilli e compresi, saranno più disposti a parlare con i genitori e fidarsi di loro.
Accetterano più facilmente i consigli che essi potranno offrire e si mostreranno anche più aperti e disponibili al dialogo e all’ascolto.
Cosa possono fare i genitori per monitorare efficacemente i loro ragazzi?
– CHIAREZZA. È fondamentale mantenere sempre aperto il dialogo e parlare con i ragazzi, dando sempre regole chiare e condivise, spiegando e riflettendo insieme sulle conseguenze delle proprie azioni e dell’eventuale violazione delle regole.
– COMUNICAZIONE. Chiedete sempre ai ragazzi, anche quando non condividete un loro comportamento, come si sentono e cosa pensano, interessatevi anche al loro modo di vedere le cose e potrete così aiutarli a riflettere su quanto succede nella loro vita.
– CONOSCENZA. Chiedete informazioni e interessatevi ai loro interessi, le loro amicizie e le loro passioni, non per fare degli interrogatori estenuanti su ciò che fanno, dove e con chi vanno.
Per comprendere davvero cosa piace loro e cosa li fa stare bene, e aiutarli a riflettere sui rischi di alcuni comportamenti inadeguati o sui pericoli che possono incontrare nella vita reale e online.
– OSSERVAZIONE. Fate attenzione ai loro stati d’animo e al loro umore.
Non fate solo e sempre domande sulla scuola e sui voti o su ciò che fanno, ma osservateli nei loro comportamenti anche a casa.
Monitorate come spendono i soldi e la loro paghetta.
Seguite in modo discreto ma costante come trascorrono il loro tempo online e parlate con loro dell’importanza di usare Internet e gli strumenti tecnologici in modo sicuro.
Monitorare
Monitorare un figlio non significa invadere i suoi spazi e impedirgli di esprimersi nella sua autonomia per contenere le proprie paure.
E’ normale che un genitore abbia ansie e preoccupazioni, che vorrebbe tenere il figlio lontano dai pericoli e da tutto ciò che potenzialmente può arrecargli un problema.
Ma così si rischia di non responsabilizzarli mai, di fargli sperimentare la loro auto efficacia e il loro crescere.
Hanno bisogno delle piccole e grandi prove della vita per confrontarsi con se stessi e con gli altri e per crescere diventando sempre più autonomi, giorno dopo giorno.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui nella sezione contatti e consulenze.
cos’è e come metterla in pratica all’interno della famiglia.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di comunicazione non violenta.
I conflitti sono comuni nelle famiglie e di per sé non sono negativi. Tuttavia, possono diventarlo quando non sono gestiti in modo appropriato e causano ferite che non si rimarginano. Che ruolo gioca la comunicazione nonviolenta in questo contesto?
La comunicazione non violenta è un modello sviluppato da Marshall Rosenberg che rende più facile per le persone comunicare con empatia e assertività. Nel contesto familiare, questo concetto si applica alla comunicazione tra i diversi membri.
Gli strumenti offerti dalla comunicazione non violenta permettono di trasformare una situazione conflittuale che può sorgere nella convivenza quotidiana e relazionarsi con gentilezza, rispetto e armonia.
Questo modello di comunicazione, chiamato anche comunicazione empatica, ha lo scopo di sostituire i modelli di risposta difensivi o evitanti ai giudizi e alle critiche di altri membri della famiglia con altri basati sull’empatia.
Le reazioni di resistenza, difesa e violenza sono ridotte al minimo, poiché quando ci concentriamo sul chiarire ciò che osserviamo, sentiamo e desideriamo, invece di dedicarci alla diagnosi e al giudizio, la compassione tende a emergere naturalmente.
La comunicazione empatica rimuove le barriere tra le persone per favorire la comprensione.
Linee guida per una comunicazione non violenta in famiglia
In caso di conflitto tra due familiari, la comunicazione non violenta propone di seguire le seguenti fasi:
Osservazione dei fatti: come li vedo io e come li vede l’altro.
Come ci sentiamo (io e l’altro)?: con empatia, senza giudicare, rifiutare, ecc.
Quali sono i bisogni autentici alla base dei sentimenti scoperti?
Avanzare una richiesta diretta a raggiungere l’obiettivo o il desiderio genuino (necessità). Cosa possiamo e dobbiamo chiedere a noi stessi o all’altro per risolvere il problema e arricchire la nostra vita.
Dopo aver fatto la richiesta, è necessario assicurarsi che il messaggio sia stato compreso in modo soddisfacente con domande dirette.
L’idea è capire come l’interlocutore ha inteso le nostre parole e poter correggere qualsiasi interpretazione errata (Rosenberg, 2013). In sintesi, la struttura suggerita da Rosenberg (2013) è la seguente:
“Quando fai o dici…”
“Sento che…”
“Perché ho bisogno di…”
Se sei d’accordo, vorrei che tu…”.
Un’ulteriore fase consiste nel rispettare i passaggi descritti con i diversi membri della famiglia. In primo luogo, percependo ciò che pensano, provano e di cui hanno bisogno per poi scoprire ciò che desiderano per arricchire la loro vita ascoltando la richiesta che ci fanno. Allo stesso modo, invitiamoli a fare lo stesso e stabiliamo un flusso di comunicazione assertiva.
La comunicazione non violenta: lessico dei sentimenti e dei bisogni in famiglia
L’espressione degli stati emotivi deve essere chiara e precisa in modo da aiutarci a connetterci con gli altri. Rosenberg distingue tra sentimenti piacevoli, quando i bisogni sono soddisfatti, e sentimenti spiacevoli, quando i bisogni non sono soddisfatti.
Da un lato, menziona sentimenti piacevoli come affetto, fiducia, entusiasmo, speranza, pace, felicità, gratitudine, interesse, ispirazione e apertura. D’altra parte, elenca sentimenti spiacevoli come desiderio, avversione, confusione, rabbia, irrequietezza, paura, tristezza, rabbia, dolore e vergogna.
Tuttavia, vi sono due elementi che ostacolano con frequenza l’espressione dei sentimenti. Uno è la mancanza di alfabetizzazione emotiva in famiglia, che complica la capacità dei membri di esprimersi apertamente e con chiarezza.
Un altro ostacolo è la paura comune di mostrarsi vulnerabili agli altri, quando proprio la vulnerabilità facilita la risoluzione dei conflitti (Vivas, Gallego e González, 2007).
Quanto all’espressione dei bisogni, significa collegare il sentimento con tutto ciò di cui abbiamo bisogno per il nostro benessere fisico, emotivo e spirituale.
Ancora una volta, Rosenberg fornisce un elenco di bisogni umani, tra cui connessione, vicinanza, autonomia, integrità, partecipazione, libertà e interdipendenza, che possono guidarci nel capire quale bisogno non abbiamo soddisfatto.
La comunicazione non violenta permette la comprensione sulla base dell’empatia e del rispetto.
Uno strumento utile in casa: la scatola dei sentimenti
La scatola dei sentimenti è uno strumento utile da usare a casa per favorire la comunicazione non violenta. Consiste nel lasciare su un tavolo, accessibile a tutti, una scatola con all’interno dei pezzetti di carta.
Attraverso questa risorsa, tutti i membri della famiglia possono condividere i diversi eventi che hanno causato loro disagio durante la giornata.
A fine giornata, ogni membro leggerà un pezzo di carta a caso e proporrà una soluzione o un bel commento per trovare una soluzione al problema. Questa dinamica aiuta a essere consapevoli e responsabili in quanto a pensieri, sentimenti e azioni; di conseguenza, ha prendere decisioni migliori.
Conclusioni
La comunicazione non violenta ci aiuta a connetterci con noi stessi e con gli altri. Grazie a essa, possiamo aumentare la comprensione e l’empatia, basando la convivenza sull’onestà e l’impegno.
E se anche voi avete bisogno di ritrovare una serenità familiare contattatemi tramite form per cominciare un percorso di…rinascita.
Spero che aver parlato di comunicazione non violentavi sia stato utile.
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Ciao amici. Oggi riflettiamo sull’importanza dell’ascoltare, dell’ascolto attivo per i ragazzi.
Voglio giusto lasciarvi questo pensiero come riflessione.
E quanta veritàc’è in queste parole amici.
Ascoltare
Molto spesso parlo di ascolto attivo. E, altrettante volte, mi viene detto “ma io ascolto mio figlio”. Forse, ma non attivamente. Che cosa vuol dire?
Si ascolta attivamente una persona che ci sta parlando quando prestiamo attenzione alle sue parole, quando comunichiamo con lei pur non dicendo nulla ma parla il nostro sguardo. Quando ci accorgiamo del suo stat d’animo mentre parliamo.
Errori
“ma certo che ascolto”…mmm…ragioniamo al contrario. Vi è mai capitato, parlando, confidandovi con qualcuno, un amico, un parente, marito, fidanzato, genitore, di parlare e, ad un certo punto, di accorgervi che l’altra persona è distratta?
E come vi siete sentiti? Malissimo.
Vi sentiti non considerati, sentite l’indifferenza della persona che dovrebbe dialogare con noi e cosa fate? Ovviamente, smettete di parlare e , dentro la vostra mente, balza l’idea di non confidare mai più nulla a quella persona perchè tanto non mi ascolta.
Ora, pensiamo in questa situazione un adolescente. E già dovreste essere felici che un ragazzo a quall’età viene da voi pe confidarsi.
Adolescenti
Che cosà farà secondo voi?
Cercherà ascolto in altre persone, in altri luoghi e, spesse volte, è proprio da lì che cominciano i problemi.
E allora non fate che ciò accada.
Se vostro figlio vien da voi per parlarvi di qualsiasi cosa sia importante er lui, non sminuitela.
Lasciate quello che state facendo e mostratevi realmente attenti, interessati.
Perché per loro, in particolar modo, ma per tutti, ascoltare significa esserci, essere visti, considerati e riconosciuti. Semplicemente importanti e amati.
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