Buongiorno amici. Oggi parliamo di un premio di 100 uro a chi ha la media del 9…assurdo.
No…parto subito col dire che questo non è assolutamente un metodo educativo sensato. Ma a cosa dovrebbe portare?
Se un insegnante incentivasse alla media del nove in questo modo otterrebbe un solo risultato: i ragazzi farebbero di tutto per avere quei soldi, non per andar bene a scuola.
Il fine giustifica i mezzi? In questo caso, ma come per altre cose, assolutissimamente no.
Soluzione inutile
E’ inutile non soltanto per il motivo detto sopra…ma perché non è possibile che tutti ottengano tale media.
I ragazzi, fortunatamente, sono tutti diversi, noi siamo tutti diversi.
cosa vuol dire? Vuol dire che ognuno di loro, come di noi, ha le proprie capacità, inclinazioni e i loro tempi per poter raggiungere i propri personali obiettivi.
Obiettivi
Ho detto propri obiettivi.
Lo specifico perché troppe volte i genitori paragonano il loro figli con i compagni, loro stessi, i fratelli causando solo sconforto, spesso aggressività, altrettanto spesso depressione e senso di fallimento che, in realtà, non deve esistere.
Provate solo a pensare come si possa sentire un ragazzo che, per mettendocela tutta sta media del nove proprio non riesce ad avere?
Si sentirà, sbagliando, un fallito rispetto ad altri che, forse, potrebbero davvero farcela. E vi sembra questo il modo per migliorare l’autostima e incentivare alo studio? assolutamente no.
Autostima
L’unica cosa che devono fare i genitori in primis e gli insegnanti in second’ ordine è cercare di aumentare l’autostima dei ragazzi. E non promettendo soldi, non aumentando il senso di competizione malsana con gli altri compagni.
Ma stimolandoli a mettercela tutta, tutto se stessi , anima, cuore, cervello per raggiungere un obiettivo.
E non c’etra niente il voto. Non pensiamo, adulti e non, che il voto ci identifichi come persona.
L’importante è dimostrare a se stessi soprattutto che con l’impegno posso farcela, solo con questo.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che riflettere sul premio di 100 euro a chi la la media del 9 vi sia stato di aiuto.
Buongiorno amici e buona Pasquetta . Oggi riflettiamo sull’ essere genitori.
Genitori
Il “lavoro” più bello e anche il più impegnativo.
Da come educhiamo un figlio dipenderà il formarsi del suo carattere, di come si relazionerà col mondo esterno, di quanta autostima e rispetto avrà di se’ stesso e degli altri.
Insomma…i ragazzi di oggi sono gli adulti di domani. Ed è una bella responsabilità.
Guida
Per questo, come dico sempre, i genitori, fin dall’infanzia, devono essere una guida, un Buon esempio. Devono essere, dicendola alla moderna, gli influencer principali della vita dei figli.
Eh sì…chi è un influencer? Come dice la parola stessa è quella persona ce influenza il modo di are e di pensare , di agire dei ragazzi. Con le proprie azioni, col è proprio modo di essere…una sorta di..esempio.
Perché? Perché magari incarna quell’ ideale di persona che vorremmo come amici, o, addirittura, come genitori. Non pensando, però, che dietro un semplice video su instagram, youtube o qualsiasi piattaforma social, c’è solo una piccolissima parte di queste persone. Tutto ilr esto, non lo conosciamo.
Esempio
E l’esempio è dato soprattutto dalle azioni.
Sì, perché se io dico che una cosa non si deve fare e poi i mostro a farla non si da’ un buon esempio…ma si dimostra ipocrisia non coerenza, e questo manda in confusione il minore.
“Ma se loro mi dicono di non farlo e poi lo fanno…vuol dire che, in fondo, posso farlo anch’io”.
Ma i genitori devono capire, in primis, che la loro importanza, il rispetto non è dovuto solo perché avete messo al mondo un figlio se poi, di questo figlio, non ve ne occupate nel modo corretto.
Se non siete presenti nella loro vita, se non siete disposti ad ascoltarli attivamente e scendere, a volte, a compromessi con loro.
Se non avete capito che, per educarli, dovete crescere insieme a loro e che, ognuno, ha il proprio carattere e le proprie ambizioni che possono essere diverse dalle vostre od a quello dei loro fratelli.
Essere genitori vuol dire essere il loro porto sicuro.
E’ accettarli per come sono senza volerli cambiare ma, anzi, cercando di rafforzare la loro autostima.
E’ amarli incondizionatamente…sempre…e comunque.
E vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi tramite òa sezioen contatti e consulenze del sito
Io spero che parlare di cosa vuol dire essere genitori vi sia stato utile.
Quali sono le situazioni che creano ribellione e come risolverle.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di figli ribelli e cosa genera questa ribellione.
Talvolta i genitori mi chiedono come possono costruire o recuperare un buon rapporto con i loro figli, bambini e/o ragazzi definiti “ribelli”. Spesso nei loro occhi leggo rassegnazione, come se le avessero già provate tutte.
È possibile instaurare una relazione costruttiva con i figli? È possibile educarli senza fare ricorso a punizioni o minacce?
Sicuramente sì!
Di fatto la cosiddetta ribellionenon è una caratteristica innata dei bambini, è un qualcosa che arriva nel tempo ed è spesso la conseguenza di 3 cose, che vediamo in questo articolo:
una percepita mancanza d’amore nei loro confronti;
una totale mancanza di regole o una presenza di regole non seguite;
una mancanza di libertà di movimento: di possibilità di esplorare sè stessi, le proprie capacità, il proprio sentire, il proprio ambiente – alle varie età.
1. Percepita mancanza d’amore da parte dei “figli ribelli”
Spesso come genitori, senza rendercene conto, abbiamo un sacco di pretese nei confronti dei nostri figli.
Desideriamo che facciano subito ciò che chiediamo loro, vogliamo che accettino sempre e comunque per buono quello che diciamo, vogliamo che ubbidiscano senza se e senza ma…
Quando questo non accade, talvolta tendiamo a reagire in modi poco amorevoli: alziamo la voce, facciamo piovere minacce di punizioni, magari ci chiudiamo nella relazione con loro tenendo musi lunghi ed evitando di rispondere se ci parlano.
E tutto questo si amplifica se siamo stanchi, se abbiamo avuto una giornata faticosa, se c’è qualcosa che ci preoccupa, se i bimbi “fanno i capricci” in luoghi pubblici facendoci sentire in imbarazzo, se con il loro atteggiamento vanno a toccare nostre ferite ancora attive.
I nostri figli pagano quasi sempre le conseguenze dei nostri stati d’animo.
Più siamo stressati a livello fisico, mentale e/o emozionale e meno pazienza abbiamo, meno abbiamo voglia di mettere in atto gesti di gentilezza, di comprensione, di cura… ovvero di amore.
Quante volte per stanchezza o tensione emotiva non dipendente da loro abbiamo reagito con rabbia? Quante volte abbiamo detto o fatto cose per le quali poi ci siamo pentiti sentendoci in colpa?
Sono cose che accadono e credo siano successe ad ogni genitore.
Generalmente come adulti ci viene automatico pensare che le nostre responsabilità, quello che abbiamo da fare noi, i nostri tempi siano più urgenti, interessanti e importanti di tutto quello che riguarda i nostri figli.
Il punto è che come noi abbiamo le nostre priorità, dettatte e determinate dalle scelte di vita che abbiamo fatto, loro hanno le proprie e non credo che crescere fisicamente, mentalmente ed emotivamente sia meno importante e faticoso.
Teniamo presente che ogni volta che reagiamo in malo modo originiamo una crepa nella relazione con i nostri figli e più questo accade, più fragile diventa il rapporto con loro.
Per evitare che questo accada, come genitori possiamo scegliere di applicare quello che, a mio avviso, è il principio fondamentale della genitorialità: individuare, soprattutto con il cuore, quali sono gli obiettivi educativi che come madre e padre ci poniamo nel lungo periodo.
Cosa desideriamo per i nostri figli nel lungo termine?
Avere ben chiaro questo ci può aiutare a rivedere i nostri atteggiamenti e comportamenti quotidiani, portandoci a sceglierne di funzionali e costruttivi anziché di disfunzionali.
Decidere di rispondere a un momento di stress, di difficoltà – anche derivante dalla relazione con loro ma non solo – in un modo efficace anziché in modo reattivo, ci permetterà di far vedere concretamente.
Che ne siamo consapevoli o meno i bambini imparano ciò che vedono e vivono. Imparano per imitazione e noi genitori educhiamo con ciò che siamo.
Se urliamo, facciamo i musi lunghi, li giudichiamo e critichiamo, questo sarà quello che i bambini apprenderanno e che facilmente replicheranno, anche con noi genitori.
Si sentiranno autorizzati a farlo proprio perchè l’hanno appreso da noi che siamo le loro figure di riferimento.
Il punto è che quando sono i figli a mettere in atto questi atteggiamenti come genitori li vediamo inopportuni, sbagliati e ci fanno dire che sono capricciosi e/o ribelli.
Emozioni..
Ricordiamoci sempre che le emozioni che proviamo sono la conseguenza dei pensieri che facciamo, ciò significa che se i pensieri che abbiamo riguardo ai figli sono di un certo tipo, ad esempio:
“se fa così vuol dire che non sono stata una buona madre/un buon padre”,
“se tiene questo comportamento vuol dire che non mi rispetta/considera/ascolta”,
“hanno il dovere di ubbidire”,
“sono io che decido e lui/lei ha da fare ciò che dico”,
“quando parlo hanno da agire subito”
è ovvio che se questo non avviene nei tempi e nei modi da noi desiderati ci arrabbiamo e reagiamo in modo esplosivo.
L’ amore
Così facendo però come genitori ci perdiamo la grande opportunità di far vedere ai nostri figli quale potrebbe essere un buon modo di stare in relazione.
Tutte le relazioni richiedono la presenza di un ingrediente essenziale: l’amore .
Le relazioni sono un luogo di crescita per tutte le parti in gioco e posso assicurarvi che, dai nostri figli abbiamo un sacco di cose da imparare oltre che su di loro anche e sopratutto su noi stessi.
Che ci piaccia o no ci mettono davanti alle nostre paure, ai nostri limiti, ai nostri irrisolti e ci danno l’opportunità e l’occasione per andare oltre.
Alla luce di questo, con che atteggiamento scegliamo di approcciarci a loro?
Cosa desideriamo veramente raggiungere con la modalità educativa che scegliamo di adottare?
Come genitori abbiamo individuato e stabilito gli obiettivi che nel lungo termine desideriamo ottenere o ci lasciamo guidare da quelli a breve termine?
Siamo consapevoli di dove può portarci il focalizzarci sugli uni piuttosto che sugli altri?
Vediamolo insieme.
Se ad esempio desideriamo che nostro figlio sistemi i giochi dopo aver giocato e che si lavi le mani prima di mangiare questi sono i nostri obiettivi desiderati nel qui e ora, ovvero nel breve termine.
Se questo non avviene nei tempi e modi ritenuti da noi consoni, può succedere che nella nostra mente inizino ad affollarsi dei pensieri negativi tipo: “Lo sta facendo apposta”,“Non mi ascolta mai”, ecc.
E ovviamente questi pensieri non potranno che generarci emozioni “negative” quali rabbia o frustrazione, alle quali facilmente seguiranno comportamenti coerenti.
Magari alziamo la voce, usiamo parole giudicanti, minacciamo di lasciarlo senza cena o di togliergli il cartone preferito…
Tutto questo farà sì che il bambino – anche se mette un muro e non lo dà a vedere – si senta impaurito dalle nostre parole, dal nostro atteggiamento: temerà di perdere il nostro amore.
I giudizi e le critiche lo feriranno, lo umilieranno, lo mortificheranno. Le punizioni e i “musi lunghi” non lo faranno sentire benvoluto e desiderato.
Paure
E la paura, che è la madre di tutte le emozioni “negative”, li porterà a chiudersi e a rispondere alla situazione con pianti, urli, lancio di oggetti, sbattimenti di teste sul pavimento e chi più ne ha più ne metta
E più questo accade, più questa si rinforza.
Praticamente, anche se ci è impegnativo vederlo, nostro figlio si sente esattamente come noi. Arrabbiato, frustrato, non compreso, non ascoltato, non visto…
Ognuno, momento dopo momento, ha le proprie priorità.
Le nostre possono essere vedere la casa riodinata e sederci per cenare, le sue potrebbero essere quelle di avere il genitore a disposizione per giocarci assieme o semplicemente continuare a fare quello che stava facendo.
E in questi momenti, in cui tutte le parti in gioco stanno male ed è sicuramente difficile trovare una soluzione costruttiva, ne consegue che, se questi sentiti continuano a fare da padroni, sarà facile che al momento di accompagnarlo a letto lo facciamo in modo freddo, senza bacio della buona notte, senza una coccola che lo rassicuri.
E altrettanto facile sarà che quando lo guarderemo addormentato, inizieremo a sentirci in colpa per come abbiamo agito. Dal canto suo il bimbo potrà dormire male, svegliarsi arrabbiato e se va all’asilo o a scuola potrebbe mettere in atto gesti di dominanza sui compagni, ecc.
Obiettivo
Alla fine magari il nostro obiettivo a breve termine è stato raggiunto: i giocattoli sono stati ordinati e le mani lavate, ma è probabile che sia il rapporto con nostro figlio che la sua autostima e sicurezza ne escano minati.
E si sa, gli anni passano e i figli crescono e se queste modalità non vengono riviste cosa potrebbe succedere? A venti o trent’anni che adulto sarà nostro figlio?
Se nel qui e ora, come genitori, ci facessimo delle domande diverse, cosa cambierebbe?
Se come genitori ci chiedessimo:
A venti o trent’anni che adulto vorremmo fosse diventato nostro figlio?
Che caratteristiche vorremmo avesse sviluppato?
Ci piacerebbe fosse una persona sicura di sé o meno?
che avesse fiducia negli altri o no?
O fosse una persona empatica o meno?
Ci piacerebbe fosse una persona amorevole o reattiva?
Che rapporto desideriamo avere con lui/lei quando sarà adulto?
Stiamo seminando per essere visti come figure di riferimento su cui poter contare?
Ecco, quando pensiamo a questo, quando ci poniamo questi interrogativi, stiamo di fatto individuando i nostri obiettivi a lungo termine che nel presente possono fungere da faro per guidare i nostri atteggiamenti e comportamenti nella direzione più opportuna.
Il lungo termine
Se scegliamo di controllarci, se scegliamo di investire tempo ed energie per spiegare al bambino/ragazzo perché gli stiamo chiedendo quella determinata cosa e soprattutto perché sarebbe bene la facesse, è probabile che dopo qualche volta non avremmo più bisogno di ripeterlo: lo avrà compreso, vedrà un senso in quell’azione che gli viene richiesta e, soprattutto, nel compierla si sentirà utile.
Ricordiamoci sempre che i bambini (e per noi sarebbe la stessa cosa) imparano meglio quando si sentono rispettati, compresi, protetti, sostenuti e amati.
Se vivono questi sentiti, difficilmente andranno in difesa caratteriale, in opposizione, in sfida, in quanto si sentiranno parte attiva nella famiglia, oltre che sentirsi sostenuti e protetti nella crescita.
2. Mancanza di regole o regole stabilite ma non seguite
Oltre che quando si sentono rispettati e compresi, i bambini (e non solo loro) imparano meglio quando ricevono informazioni, quando capiscono perchè è importante che agiscano in un certo modo, quando sono aiutati e supportati a trovare dei metodi costruttivi per raggiungere i loro obiettivi, quando sentono che i loro genitori credono in loro e soprattutto quando comprendono i motivi che stanno alla base delle regole adottate in famiglia.
E proprio riguardo alle regole, talvolta, come genitori commettiamo due “errori”:
Tendiamo a stabilire e imporre regole da rispettare che poi per primi infrangiamo.
I figli ci osservano in ogni momento, imparano da noi ed è normale che se non ci vedono coerenti si ribelleranno a tutte quelle imposizioni che noi per primi non rispettiamo.
Quando diciamo loro “non si urla” ma appena “sbagliano” qualcosa alziamo la voce, che messaggio stiamo passando?
O ancora, “non si alzano le mani” ma quando fanno “i capricci” (veramente sono capricci?) o qualche marachella ci scappa una sculacciata, che messaggio stiamo passando?
Predichiamo loro che hanno da portare rispetto, ma per primi li giudichiamo, critichiamo (o critichiamo in loro presenza l’altro genitore o altre persone), che messaggio stiamo passando?
O ancora che hanno da ascoltarci ma per primi non ci fermiamo a capire le loro ragioni, che messaggio stiamo passando?
A volte reagiamo a determinate situazioni alzando la voce o le mani, a siamo i primi che critichiamo o giudichiamo, di fatto stiamo insegnando ai nostri figli l’esatto opposto di quello che vorremmo imparassero, in più ogni volta che reagiamo in questo modo perdiamo una grande opportunità educativa: quella di far vedere loro come si può rispondere ai momenti di avversità, di difficoltà dove le cose non sono come vorremmo noi.
Oltre all’effrazione in primis delle regole, può anche accadere che, nonostante queste ci siano, a volte permettiamo e accettiamo che vengano infrante da loro.
E se in determinati momenti chiudiamo un occhio o talvolta entrambi, come possiamo pensare di imporle in altri?
Se non insegniamo il valore di quella regola e il senso del suo rispetto giorno dopo giorno, non possiamo poi aspettarci e pretendere che venga fatto quando andrebbe bene a noi.
La cosa utile da fare per ovviare a tutto questo è quella di stabilire poche regole fondamentali. Hanno da essere chiare, precise e soprattutto condivise con loro.
Le imposizioni non servono a nulla e le punizioni nemmeno: rischiano soltanto di ottenere l’effetto opposto ovvero di mandare il bambino/ragazzo in sfida con noi adulti.
Ricordiamoci che, come genitori, siamo guide non giudici dei nostri figli perciò invece di punire, passiamo loro il senso di responsabilità che consiste nel fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni e non con le nostre minacce.
Regole e conseguenze
Se insieme a loro condividiamo regole e conseguenze credo che inevitabilmente passiamo un messaggio di libertà e correttezza che vive nel comprendere e nel riparare al “danno”.
Difficilmente ci sono atteggiamenti ribelli e di sfida dove vivono libertà e senso di giustizia.
Se ad esempio nostro figlio preferisce prepararsi la cartella al mattino anziché alla sera lasciamolo libero di scegliere.
Magari spieghiamogli che se lo fa alla sera il mattino successivo può dormire dieci minuti in più o fare colazione con più calma o può avere più tempo per verificare di aver fatto tutto al meglio per il giorno successivo, ma se lui sceglie di farlo al mattino lasciamolo libero.
Fissiamo insieme in modo chiaro l’ora di uscita e concordiamo come ci regoleremo qualora, all’ora stabilita, non fosse pronto. Facciamogli comprendere che una sua mancanza si ripercuoterebbe anche su di noi facendoci magari arrivare tardi al lavoro e spieghiamogli cosa questo comporterebbe.
Alla fine sperimentiamo, concordiamo un periodo di prova di una settimana per vedere come va. Se le cose funzionano ottimo, in caso contrario parliamone assieme per trovare un nuovo accordo condiviso.
Sicuramente è una via più impegnativa e faticosa ma nel lungo tempo lo renderà una persona responsabile, capace di trovare soluzioni e di mediare piuttosto che una persona colpevole e in sfida.
3. Mancanza di libertà
Se il bambino sente minacciata la sua libertà di esplorare, sperimentare, muoversi, agire, decidere, scegliere, facilmente diventerà ribelle.
La libertà, per quello che è possibile ad ogni età, è il bene più prezioso che abbiamo e i genitori avrebbero da essere proprio quelle persone che guidano i figli in questa strada nel modo più efficace possibile.
Ma se come genitori impediamo tutto questo e diventiamo coloro che tengono il bambino o ragazzo in trappola è ovvio che in lui nasceranno emozioni di rabbia, risentimento e rancore nei nostri confronti.
Ed è altrettanto ovvio che ne seguiranno dei comportamenti e atteggiamenti disfunzionali. Generalmente quando come genitori limitiamo la libertà dei figli lo facciamo a causa delle nostre paure.
Invece di perseverare in questo atteggiamento repressivo, sarebbe utile cogliere l’opportunità di osservare, attraversare e vincere ciò che per primi ci blocca e che più o meno consapevolmente tendiamo a riversare sui nostri figli.
La nostra libertà interiore diventerà inevitabilmente la loro, come le nostre prigioni interiori diventano inevitabilmente le loro… Prendiamoci cura di ciò che ci impatta perchè solo così istaureremo relazioni autentiche e funzionali con i nostri figli e non solo.
Consigli per risanare la relazione genitore-figlio
Alla luce di quanto visto per recuperare o risanare la relazione con i figli, è importante che teniamo presente che un bambino/ragazzo si ribella perchè, dal suo punto di vista, che è diverso dal nostro, ha un ottimo e valido motivo per farlo.
Se con pazienza, presenza e disponibilità cerchiamo di comprendere cosa pensano e cosa provano i nostri figli nelle diverse situazioni.
Se insieme ci impegniamo a rimuovere quei motivi, se ci teniamo sempre nella mente e nel cuore qual è il nostro obiettivo educativo a lungo termine, se li vediamo come persone diverse da noi con le loro propensioni, ecco che avremo imboccato la via giusta per creare una buona relazione.
Inoltre abbiamo da agire per essere veramente per loro dei punti di riferimento affidabili e coerenti, quindi per primi, e soprattutto nel rapporto con loro, abbiamo da essere delle persone che:
rispettano le regole;
li coinvolgono nella definizione delle regole, spiegandone loro il senso;
esprimono il proprio punto di vista e rimangono aperti ad ascoltare il loro;
non giudicano ma cercano di comprendere e li sostengono nel miglioramento;
li accompagnano ad apprendere dai loro “errori”;
aiutiamoli a comprendere che ogni azione, ogni decisione, ogni scelta implica delle conseguenze da affrontare;
a capire che ogni loro azione, decisione, scelta potrebbe implicare delle conseguenze anche nella vita degli altri;
sosteniamoli nella libertà di esplorare;
si impegnano a gestire lo stress, a lasciar andare le pretese, a incanalare la rabbia per trasformarla in azioni costruttive anziché distruttive;
non usano imposizioni, manipolazioni, minacce per ottenere ciò che vogliono nell’immediato.
Aspettative
E nel fare tutto questo sarebbe utile che non alimentassimo aspettative sul risultato.
Restiamo nel processo con fiducia e amore perchè come non sono divetati “capricciosi, ribelli, sfidanti” da un giorno all’altro, ci vorrà il giusto tempo affinchè si sentano sicuri e sereni di poter agire in modo nuovo e diverso.
E soprattutto non etichettiamoli come “capricciosi, ribelli, o altro” perchè di fatto nonsono “capricciosi, ribelli…” ma scelgono di adottare quel determinato comportamento perchè per loro è la cosa migliore in quel momento.
Se separiamo il fare dall’essere ovvero i comportamenti dalla persona, possiamo agire sui primi, continuando ad amare e guardare loro come alle creature meravigliose che sono.
Io spero che parlare di figli ribelli vi sia stato di aiuto.
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Qualche piccola ma efficace regola per diventare degli ottimi ascoltatori.
Buongiorno amici:) Oggi vi mostro qualche trucchetto, regola efficace per sapere come ascoltare correttamente.
E dopo aver capito come comunicare e qui parole usare anche per un semplice rimprovero oggi vediamo come ASCOLTARE.
TIPOLOGIE DI ASCOLTO
Esistono tre tipi differenti di ascolto:
ascolto passivo: di colui ch fa finta di ascoltare, colui che si fa entrare le informazioni da un orecchio e, istantaneamente, escono dall’altro.
selettivo: di colui che focalizza l’attenzione solo su un elemento del discorso che sta ascoltando
riflessivo: di colui che riprende una parte del discorso che ascolta e lo ripropone all’interlocutore per sottolinearne alcuni aspetti, per lui, salienti.
attivo: di colui che, invece, è realmente interessato ed empatizza con chi parla.
LE REGOLE D’ORO DEL BUON ASCOLTATORE-come ascoltare correttamente
D’altronde la comunicazione coi ragazzi, ma in genere tra persone, comincia con un ottimo ascolto. Ma come fare?
NON INTERROMPERE:
rispetta i silenzi dell’altro. Molto spesso, parlano più di mille parole. Non dobbiamo per fora dire la nostra, soprattutto se non viene richiesto.
👉Silenzio. Raccontarsi, soprattutto se si parla di contenuti che pesano a livello emotivo richiede uno sforzo ed è per questo che si devono rispettare i tempi di chi abbiamo di fronte. Non ci devono essere interruzioni o soluzioni immediate che interrompono la conversazione e raggelano la componente emotiva
.ASCOLTA COL SOLO SCOPO DI ASCOLTRE:
non dobbiamo prestare attenzione soltanto alle parole dette, al tono della voce, appunto, ma:
al tono della voce
al timbro
al ritmo
Fateci caso: quando parlate con qualcuno, infatti, tutti questi elementi parlano proprio, a volte anche inconsciamente, per sottolineare qualcosa, per porre l’attenzione ad un elemento.
👉osservazione del nostro interlocutore. Bisogna ricordarsi che noi parliamo anche con il nostro corpo, con le espressioni facciali, con lo sguardo, con il tono della voce, con le pause. È importante ascoltare anche i non detti e i segnali del corpo. Non serve essere un profiler, serve essere genitori attenti . Ponete l’attenzione sulla posizione delle mani, delle gambe, sulla postura che la persona che avete di fronte ha mentre parla con voi.
ASCOLTA COME SE L’ALTRO AVESSE SEMPRE RAGIONE.
so che risulta difficile ma dovete farlo: dovete dimenticare tutti i preconcetti, i pregiudizi sull’altro. Dovete semplicemente ascoltare come fosse la prima volta, senza pensare a nient’ altro che a quello che ci sta raccontando perché, forse, per quella persona è importante. Dovete ascoltare, capire con la mente e con la pancia. E, altra cosa, arrivate alla fine del discorso senza fretta, con calma prima di poter interagire.
👉È importante che ci sia interesse e presenza non solo fisica, soprattutto emotiva e mentale: “Ci sono, io sono qui per te”. È importante evitare distrazioni, pensare ad altro, esseri lì fisicamente e non con la mente. Non vanno bene neanche le frasi di circostanza tanto per far vedere che state ascoltando. I figli rischiano di sentirsi presi in giro.
👉L’ascolto li rende compresi, capiti e riconosciuti e quindi più sicuri e forti.
ASCOLTA TE STESSO
Sembra banale? non lo è, mai. Prendi consapevolezza di chis ei tu e delle tue emozioni. Prima di amare gli altri ama te stesso, al cosa più difficile. Solo i questo modo imparerai anche ad ascoltare gli altri.
E,se volete, vi aiuto io a imparare come si ascolta un ragazzo, vostro filgio:)
Io spero che queste regole su come ascoltare correttamente vi siano state utili
Vi ricordo la sezione per prenotare le consulenze con me
E il link al mio instagram per seguire anche le mie dirette
Buon pomeriggio amici. Oggi il tema è il seguente: genitori siate il buon esempio.
La prima infanzia è una fase estremamente delicata in cui si pongono le basi solide su cui si costruirà un’identità stabile, una personalità forte, un’adattabilità del bambino, poi adolescente e infine adulto.
Hanno bisogno di chi non fa da paracadute solo per un egoismo personale, perché si fa prima, perché è meno faticoso, perché non si ha voglia di discutere con il figlio senza capire che se lo si cresce con la consapevolezza che avrà sempre e comunque un paracadute non spiegherà mai le sue ali.
STABILITà
Deve crescere con la consapevolezza di un legame stabile, di essere riconosciuto e accettato, di avere un porto sicuro che gli permetterà di partire, di osare.
Ciò che invece tristemente vedo è che non si prende più in braccio un figlio per calmarlo, non ci si siede più con lui per farlo ragionare e capire cosa sta accadendo e di cosa ha bisogno, si dà uno smartphone, un tablet.
Mi trovo sempre più bambini che non sanno correre, saltare, andare in bicicletta, fare una capriola, che sono completamente scoordinati e non hanno il senso dell’equilibrio. Se si vuole insegnare ad un figlio ad essere responsabile bisogna prima essere responsabili e comportarsi da genitore responsabile.
E ALLORA…GENITORI SIATE IL BUON ESEMPIO
E allora ricominciate ad instaurare un vero rapporto umano con vostro figlio. Certo, se lo avete abituato al contrario inizialmente vi guarderà come se foste degli alieni e si chiderà il perché di tutto questo.
Ma,pian piano, si aprirà, abbatterà tutti quei muri di solitudine che si è creato.
Il genitoore deve cescere bene i propri figli, deve essere da esempio nn soltanto per i rimproveri, tra l’altro spesso senza dare un motivo.
Devono insegnarei figli a comunicare nel modo corretto in famiglia e fuori, con i pari e con gli adulti.
Devono insegnar loro a credere in loro stessi, nei loro sogni, a combattere per quello che, per loro, conta davvero, a camminare sempre a testa alta nonostante ci sarà sempre qualcuno che cercherà in tutti i modi di affondarlo.
Questo deve fare un genitore.
E se avete bisogno di una dritta, di un percorso personale per riprendere in mano le redini della vostra famiglia io ci sono.
Io spero che il tema di oggi, genitori siate il buon esempio, vi sia stato utile.
Vi ricordo che per le consulenze di carattere privato la pagina da sfogliare è questa
Questo il link della mia pagina instagram @dottoressanapolitano.it dove troverete anche delle interessanti dirette.