Buongiorno amici:) Oggi diretta: i silenzi dei ragazzi.
Difficile
Quanto è difficile a volte per i genitori, capire i propri figli? E quanto è difficile ancor più capirne i silenzi.
A volte, anzi, troppo spesso si pensa al silenzio dei ragazzi come ad un atto di ribellione, come ad una non sopportazione dei genitori quando, per la maggior parte delle volte, è un ggesto di autodifesa.
Autodifesa- diretta: i silenzi dei ragazzi
Ma difendersi da cosa? Dalla paura di non essere capiti nel momento in cui confidiamo qualcosa per noi importante.
Per non essere giudicati dai genitori.
E per evitare discussioni inutili, si preferisce tenere tutto per se’.
E allora cosa fare? Seguite la diretta: i silenzi dei ragazzi attraverso il link
Quali le azioni da compiere e no davanti a tutto ciò
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo su adolescenza a silenzi.
Da un momento all’altro il figlio con cui condividevate tutto decide di tirare su un muro e trasformarsi in quel ragazzo a volte un po’ sgarbato che non ha la minima intenzione di raccontarvi di sé, né tanto meno dirvi cosa abbia fatto a scuola o con i suoi amici.
Niente panico, tutto ciò potrebbe essere necessario per crescere!
Durante l’adolescenza, infatti, si vivono le prime esperienze, i primi amori, il gruppo dei pari assume un ruolo centrale e permette all’adolescente di sperimentarsi maggiormente nelle relazioni e confrontarsi con il mondo esterno.
Non sempre silenzio significa malessere:
il figlio, tenendo per sé tutto quello che fa e pensa, cerca di prendere le distanze dai genitori, cerca di arricchire il proprio ORTICELLO così da poter affermare la propria autonomia e il proprio sé, sebbene sia immerso in un groviglio di emozioni a cui spesso non sa ancora dare un nome.
Come affrontare allora questo momento delicato? Ecco qualche piccolo consiglio:
COSA FARE:
Rispettare i suoi tempi.
Per far sì che vostro figlio si confidi con voi nei momenti importanti è opportuno saper rispettare i suoi tempi, i suoi spazi ed i suoi pensieri.
Soprattutto ricordate di intervenite repentinamente soltanto quando credete che possa esserci qualcosa di grave da metterlo in reale pericolo.
Mostrarsi disponibili all’ascolto.
Instaurare una buona comunicazione è fondamentale per far sì che si crei una relazione di fiducia.
Prima di porvi come giudici, cercate di ascoltare tutto ciò che ha da dirvi, prendendo in considerazione il suo punto di vista, per guidarlo all’autonomia senza aspettarvi che faccia proprio come diciate voi.
“Sbagliando si impara”.
Anche se a volte potrà essere difficile ed impulsivamente vorreste essere voi a dover aggiustare il tiro di una situazione complessa, è importante riconoscere quali siano i momenti in cui essere semplici spettatori e fare un piccolo passo indietro ma al tempo stesso essere pronti a sostenerlo quando necessario.
“E tu come stai?”.
A volte potrebbe sembrare scontato ma troppo spesso ci si concentra maggiormente sulla scuola, sullo sport o su episodi specifici senza prestare attenzione a come si sente vostro figlio.
Infatti, è opportuno sintonizzarsi emotivamente con lui, comprendere ciò che sta attraversando e fornirgli un supporto e non solo regole e rimproveri.
Cosa invece è importante NON FARE:
Non costringerlo a parlare.
È fondamentale non forzarlo in maniera eccessiva e ostinata a raccontarvi tutto quello che fa a scuola o con i suoi amici.
È giusto monitorare e informarsi, ma evitate di sommergerlo di domande continue che potrebbero esasperare e portare a un dialogo poco proficuo e da cui ne ricavereste ben poco.
Non essere invadenti.
Non controllate a sua insaputa il suo smartphone e i suoi profili social, non entrate nella sua camera senza bussare e soprattutto NON SBIRCIATE tra le sue cose soltanto perché siete curiosi.
Sicuramente, invece, è importante che sia consapevole che nei momenti di difficoltà potrà essere lui stesso a venire direttamente da voi per confidarsi e per cercare insieme una soluzione che possa aiutarlo.
Non sminuire ciò che vi racconta.
Le difficoltà che possono incontrare gli adulti sono completamente diverse da quelle di un’adolescente, ma non per questo hanno meno importanza e valore.
Gli adolescenti, infatti, vivono gran parte delle loro esperienze per la prima volta e sentirsi sminuire crea una grande barriera emotiva che non permette di potersi esprimere liberamente, alimentando così l’effetto chiusura.
Non arrendersi.
Il compito più arduo è proprio quello di non sentirsi incapaci come genitori solo perché vostro figlio si sta “allontanando” da voi.
Tutto ciò è fisiologico e non vuol dire che per lui non siete più importanti ma, al contrario, per vostro figlio la vostra opinione è sempre fondamentale.
Il vostro ruolo deve modificarsi in base all’età, dovrete essere una base sicura sulla quale fare affidamento senza sentirsi mai sbagliati e inadeguati.
Ricordate che i cambiamenti di vostro figlio nei vostri confronti sono i segnali positivi della sua crescita e di conquista della sua autonomia.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo de le 10 cose da non fare post vacanze…
Sembra facile il rientro dalle vacanze, ma effettivamente non lo è.
Crisi-le 10 cosa da non fare post vacanze
Arriviamo alle ferie troppo carichi di stress e di aspettative e ci mettiamo un po’ prima di riuscire a staccare completamente la spina e godere dei benefici della vacanza.
Per questa ragione il tempo sembra sempre poco.
Quando stiamo bene, cambia la nostra percezione del tempo, sembra scorra tutto più veloce perché viviamo la vita in maniera più “leggera”, e quindi ci pesa tutto molto meno.
In vacanza stacchiamo dalla routine quotidiana e da parte delle nostre responsabilità.
Quante volte ci siamo detti “basta, non ne voglio sapere di niente e di nessuno!”.
Ed è così che si va in crisi già a partire dai due-tre giorni che precedono il rientro e si arriva sempre un po’ provati e svogliati di rientrare in quella non sempre amata routine.
Ci sono delle cose da NON fare per evitare di vanificare i benefici della vacanza in quattro e quattr’otto
Ecco un breve elenco, un po’ ironico, ma non troppo:
1. Non riempirsi di buoni propositi.
2. Non cambiare repentinamente abitudini.
3. Non pensare a tutto quello che si dovrà fare a lavoro.
4. Non guardare l’estratto conto.
5. Non salire sulla bilancia.
6. Non farsi prendere dalla tristezza della vacanza finita tanto ne arriverà un’altra. Se fosse sempre domenica anche la domenica diventerebbe routine.
7. Non guardare i profili social di chi è ancora in vacanza e fa viaggi da sogno (spesso sono finti e poi anche sti cavoli di quello che fanno gli altri).
8. Non rinchiudersi subito nella routine quotidiana.
9. Non mettersi subito a dieta drastica, ma puntare ad una sana alimentazione, accompagnata da movimento, possibilmente non maniacale. Basta poco per stare in forma!.
10. Non prendersi del tempo per se stessi (sempre che ci sia mai stato, compreso per “il dolce far nulla” (credo non ci sia condizione più salutare, presa a piccole dosi, per il nostro corpo e per la nostra mente).
Il problema vero è il rientrare nella nostra routine quotidiana, ciò che sancisce la fine della vacanza.
E’ il pensiero proiettato su una routine che forse andrebbe cambiata, almeno da alcuni punti di vista, che genera stress, e a volte, soffoca senza neanche essere ripartiti.
Scherzi a parte.-le 10 cose da non fare post vacanze
Per evitare un impatto negativo e sviluppare una sindrome da rientro, bisogna tenere bene a mente la parola GRADUALITÀ.
Non si può ripartire “a bomba” altrimenti si rischia davvero di esplodere in breve tempo.
Si deve mantenere un po’ di continuità con le abitudini acquisite in vacanza. È fondamentale ritagliare degli spazi personali in cui si stacca il cervello dagli innumerevoli problemi della vita, anche i più piccoli, che spesso sottovalutiamo dimenticandoci che “tanti pochi fanno assai”.
Qualità
Ricordatevi che non è la QUANTITÀ che conta, ma la QUALITÀ del tempo che ci dedichiamo. Basta poco, ma deve essere nostro, e fatto su misura per noi.
Dobbiamo rigenerare i sensi, non serve andare lontano o ripartire, dobbiamo imparare a farlo anche a casa nostra, anche quando non abbiamo le condizioni ottimali e con quello che abbiamo a disposizione.
Ci ricarichiamo se ascoltiamo noi stessi e capiamo ciò che ci fa bene. Anche se, tante volte, non lo sappiamo nemmeno noi di cosa veramente abbiamo bisogno. Ma questo è un altro problema.
Cerchiamo troppo spesso quello che non abbiamo. Non sono i beni materiali che ci rendono felici.
Non è dall’esterno che deve dipendere la nostra felicità, ma da noi, dalla nostra interiorità.
Ovviamente, dobbiamo identificare OBIETTIVI REALIZZABILI, non possiamo desiderare ciò che con estrema difficoltà sarà nostro. PARTIAMO DA COSE CONCRETE.
Anche un castello si costruisce mattone dopo mattone, troppo spesso lo dimentichiamo.
Tempo
Fondamentalmente dobbiamo prenderci, o riprenderci, se non lo facevamo già prima, il nostro tempo.
Si chiama tutela dei propri spazi ed è fondamentale per una buona riuscita individuale, relazionale e affettiva.
È importante definire mentalmente delle priorità e cercare di rispettarle, NON È TUTTO INDISPENSABILE, ci sono cose che possono essere rimandate.
L’errore più comune che viene fatto è di distribuire male le proprie energie. Spesso si sprecano per futili motivi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di rientro a scuola.
Dopo essere stati per molto tempo svincolati dagli impegni scolastici, dai doveri e dagli orari, dalle discussioni con i genitori per la scuola e dall’ansia delle interrogazioni, per gli adolescenti il rientro può rappresentare un momento di stress difficile da gestire.
L’inizio
In questi giorni, i ragazzi iniziano già ad immaginare come sarà il ritorno a scuola.
Al solo pensiero di doversi di nuovo svegliare presto la mattina, restare rinchiusi in classe per tante ore, rimettersi a studiare senza averne la minima voglia, li fa sentire appesantiti e li porta a vedere tutto in maniera negativa e catastrofica.
Molte volte non lo dimostrano apertamente e spesso si sottovaluta che i ragazzi possano essere preoccupati, in ansia o stressati all’idea di tornare sui banchi, anzi molte volte il loro vissuto viene scambiato per pigrizia e apatia.
In realtà possono vivere questo momento carico di aspettative, ma anche di ansie e paure.
Rischiano di accumulare certi vissuti, sentirsi schiacciati dallo stress da rientro e dalla paura di non farcela, fino a manifestare anche sintomi psicosomatici quali, stanchezza eccessiva, nervosismo, irritabilità/irascibilità, disturbi del sonno, incubi, risvegli, nausea e alterazioni dell’appetito.
Ecco le 5 paure più grandi dei ragazzi:
1. RIPRENDERE LA ROUTINE QUOTIDIANA.
Dopo tanti mesi di vacanza, in cui il corpo e la mente si sono abituati ad altri ritmi, una delle preoccupazioni è proprio quella di dover modificare le proprie abitudini e rientrare nei tempi scanditi dagli impegni e dalle attività: non è facile per gli adulti, figuriamoci per i ragazzi!
Dover andare a letto prima, alzarsi presto, mangiare a orari più regolari.
Tornare dietro un banco, fare le corse per incastrare i compiti, tra le uscite, lo sport e gli amici diventa per loro un vero e proprio trauma, spesso alimentato anche da pensieri negativi “non ce la faccio”, “non ho voglia”, “non riuscirò mai ad alzarmi presto la mattina”.
Per non parlare delle “immersioni tecnologiche” che i ragazzi hanno fatto per tutta l’estate, tra abbuffate di serie tv, chat, social network e videogiochi a tutte le ore del giorno e della notte.
Hanno accumulato ore di sonno arretrato e, abituarsi ai nuovi ritmi, cercando di dare una ridimensionata alla tecnologia, diventa per loro molto difficile. Sono spaventati, sentono di non farcela e tutta questa negatività di certo non li aiuta.
Bisogna aiutarli a rientrare nella routine in maniera graduale, senza iniziare subito con le corse, le urla, le discussioni su scuola e compiti.
Bisogna parlare con i ragazzi e fargli capire l’importanza di trovare un equilibrio: un approccio graduale li aiuterà a prefigurarsi i nuovi ritmi, così che siano pronti ad iniziare con la giusta concentrazione e grinta.
2. PERDERE LA LIBERTÀ.
Un’altra grande paura dei ragazzi è di non poter più avere così tanto tempo libero a disposizione per uscire con gli amici, divertirsi, ritagliarsi dei momenti di svago.
Dopo una lunga pausa estiva, nella quale hanno sperimentato momenti di libertà e spensieratezza, il pensiero di poter essere sommersi di nuovo dai compiti, dallo studio e dalle tante attività extrascolastiche che impegnano la loro agenda, gli fa vivere la scuola come una sorta di costrizione.
Sentono che non c’è mai tempo, si va sempre di corsa, tutto è incentrato sullo studio e la scuola viene vissuta soltanto come una prigione, perdendo di vista tutti gli aspetti positivi.
I ragazzi devono capire che una volta dato il giusto peso al rientro ed essere ripartiti con il piede giusto, è possibile, una volta fatto il proprio dovere, riuscire a dedicarsi anche al piacere, ritagliandosi del tempo per uscire e divertirsi.
Gli adulti stessi, molte volte, si dimenticano che oltre la scuola c’è altro, che i ragazzi hanno bisogno, durante il periodo invernale, anche di tempi “vuoti”, per recuperare energie e per dedicarsi al gioco e allo svago: ad un tratto, invece, tutte le attenzioni vertono soltanto sulla scuola, andando ad appesantire ulteriormente la situazione.
3. COMPAGNI CHE NON PIACCIONO
La scuola per gli adolescenti è anche il luogo nel quale mettere in gioco le proprie competenze relazionali, fare nuove amicizie e inserirsi all’interno del gruppo classe.
Non bisogna dimenticare che il rapporto con i coetanei è fondamentale in adolescenza e uno dei bisogni più importanti è l’essere accettati dal gruppo.
I ragazzi trascorrono tante ore della propria giornata in classe e le relazioni che instaurano a scuola li condizionano sotto tanti punti di vista.
Possono avere il timore di ripartire, di non trovarsi bene con i nuovi compagni o non riuscire ad integrarsi in classe, soprattutto se hanno avuto esperienze negative in passato, hanno difficoltà relazionali o hanno subìto addirittura episodi di bullismo a scuola.
È importante non sottovalutare i vissuti dei ragazzi, mantenere un occhio vigile, senza fare troppe pressioni, ma cercare di cogliere eventuali nuove dinamiche e segnali di disagio che non vengono esplicitati direttamente, ma che possono generare uno stato di ansia e angoscia, fino al rifiuto scolastico.
4. INTERROGAZIONI E COMPITI IN CLASSE
Un altro aspetto che spaventa i ragazzi è il pensiero di dover affrontare di nuovo interrogazioni e compiti, che generano in loro molta ansia e preoccupazione.
Dopo l’estate, si sentono lontani da quel vissuto, non sanno più se saranno in grado di affrontare tutto il carico di verifiche, hanno paura di non farcela e di fallire.
Bisogna tener presente che da un lato, sentono i professori molto esigenti, pretendere molto, concentrati sul programma e sul fissare, soprattutto in alcuni periodi, moltissime interrogazioni e verifiche.
Dall’altro lato, percepiscono la pressione dei genitori che si aspettano buoni voti e non perdono occasione di sottolineare quanto lo studio sia importante per il futuro.
I voti molte volte rischiano di essere vissuti, non come una semplice valutazione del lavoro fatto, ma come giudizi personali, andando ad intaccare la propria autostima e autoefficacia.
Non bisogna fare questo errore, è importante cercare di andare oltre e capire che l’ansia, quando è troppo forte, rischia di bloccare i ragazzi e di andare a compromettere il risultato, al di là della preparazione e dello studio.
5. GENITORI CHE ASSILLANO
Ricominciare con discussioni, urla, litigi per i compiti, i voti, gli orari in cui andare a dormire e staccarsi da smartphone e console non fa bene ai genitori, non fa bene ai ragazzi e non fa bene alla loro relazione.
Una delle preoccupazioni degli adolescenti è proprio quella di dover di nuovo salire sul ring con il genitore per discutere su ciascuna di queste cose.
È anche molto probabile che i genitori non abbiano mai smesso, neanche durante l’estate, di urlare perché i figli facessero i compiti assegnati per le vacanze.
È vero, non è facile, perché i ragazzi molte volte non sono autonomi nel pensare ai propri impegni e il genitore sente di doverli sollecitare in questo senso.
Basare tutto sul controllo, sulle discussioni continue non fa altro che peggiorare la situazione.
I figli devono essere accompagnati a sviluppare maggiore responsabilità, mentre i genitori devono cercare di non far ruotare la relazione soltanto intorno alla scuola, altrimenti i ragazzi non si sentiranno considerati come persone, ma di essere pensati e riconosciuti solo in base all’andamento scolastico.
Non bisogna sottovalutare queste paure dei ragazzi ma riconoscerle e aiutarli a ripartire con il piede giusto, dando un giusto peso al rientro e agli impegni che si dovranno affrontare.
Hanno bisogno anche di fiducia e sicurezza da parte degli adulti, riscoprendo il lato bello della scuola, legato al piacere, che permetta loro di vivere anche momenti di spensieratezza.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenza: così, nell’adolescenza, esce ciò che seminiamo.
L’adolescenza è un periodo di transizione dall’infanzia verso l’età adulta, che va da circa i 12 fino ai 19-20 anni, periodo dell’età evolutiva durante i quali i ragazzi attraversano numerosi cambiamenti nel corpo e nella mente: acquisiscono nuovi ruoli e responsabilità all’interno del contesto sociale e si trovano a dover strutturare una propria identità.
Periodo complesso
È un periodo complesso, come sanno tutti i genitori: se da una parte i ragazzi cercano una nuova autonomia e una maggiore indipendenza, dall’altra hanno ancora bisogno di percepire un «porto sicuro», la famiglia. Ma a volte capita che la conflittualità tra le due generazioni diventi esasperata, rasenta i limiti della tollerabilità. Se è normale una contrapposizione che serve al giovane per esprimere la propria differenza dal nucleo familiare, e quindi un’identità propria, specifica, si scivola talvolta in situazioni in cui crede che tutto sia dovuto, in cui vede solo sé stesso e le sue esigenze, e il genitore come una persona da usare per ciò che serve.
La patente non serve prenderla perché i genitori sono «autisti» sempre disponibili ad accompagnarlo da tutte le parti; ci si può inventare diete vegane o alternative perché c’è sempre qualcuno che cucina, differenziando ogni singolo menù; non c’è bisogno di ricordare di prendere le chiavi di casa perché si può suonare il campanello a qualsiasi ora della notte. Non c’è bisogno di «agire» insomma, perché in tutte le situazioni c’è chi lo fa per lui.
Genitori e comunicazione
La comunicazione è basata sul «fammi», «mi devi dare», «dammi». E questo atteggiamento si riversa non solo nei confronti dei genitori, ma delle regole e di ciò che rappresenta l’istituzione in generale, insegnanti compresi. Spesso, infatti, viene richiamato a scuola o vengono convocati i genitori per problemi comportamentali legati alla disciplina.
Sempre più spesso osserviamo genitori che si rapportano ai figli con un’eccessiva apprensione, quasi ossessiva, che alla lunga finisce per essere deleteria. «Stai attento, te lo faccio io», «Chiamami quando arrivi», «Con chi esci? Dove vai?».
Ibambini, i ragazzi e poi gli adolescenti, hanno bisogno di mettere alla prova le proprie capacità, acquisendo così sempre più sicurezza e fiducia in sé stessi.
Fare le cose al posto loro non li aiuta a crescere: bisogna aiutarli solo quando serve, stimolando la loro autostima, senza mai sostituirsi a loro. Ed è invece proprio l’insicurezza che si genera con atteggiamenti iperprotettivi a determinare scompensi interiori, conflitti, rabbia, frustrazione, premessa per future crisi di panico e attacchi d’ansia.
Protezione
Il compito del genitore quindi non è quello di sostituirsi a lui per poterlo proteggere meglio, ma quello di «esserci», di «essere presente» quando avrà bisogno di sostegno: fornendo affetto, attenzioni, ascolto, accompagnandolo nelle sue insicurezze e dubbi, aiutandolo a comprendere e a gestire le sue emozioni e le sue paure.
Proteggere i figli da ogni singola fatica, impegno o disagio (per non parlare di eventi assolutamente banali e regolari) comporta una rinuncia sul piano esperienziale: il messaggio che recepiscono è «non posso farcela da solo», «non sono capace», così si insinua gradualmente il concetto che «qualcuno lo farà per me…» e quindi alla fine «tutto è dovuto».
Da qualche anno ormai si sente parlare di adolescenza infinita, adolescenti di trent’anni e più… ma quando finisce l’adolescenza? Essere completamente sé stessi, riuscire ad esprimersi e a vivere senza condizionamenti è la base per raggiungere la piena autonomia e indipendenza.
Termina quando è ben chiaro chi si è, dove si vuole andare e quando si è pronti a costruire rapporti stabili e significativi, anche con sé stessi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di ragazzi che fuggono senza pagare il conto a Malta.
ma soprattutto, della bellissima lezione di vita di un papà.
on avevano pagato il conto dopo avere pranzato nel ristorante pasta & Co di Msida a Malta.
Bravata punita
La bravata di cinque ragazzi ragusani, analoga a quanto avvenuto nei giorni scorsi in un altro ristorante in Albania, è stata risolta immediatamente grazie al gesto del padre di uno di loro che ha impartito al figlio anche una lezione di vita.
Dopo avere appreso la notizia dai giornali locali ed avere ottenuto una piena confessione del figlio, ha chiamato i proprietari del ristorante per scusarsi e pagare il conto di circa 100 euro.
Questi ultimi hanno risposto di voler devolvere la somma in beneficenza ad una organizzazione non governativa, con sede a Gozo, che si occupa di persone diversamente abili.
Bravo papà
A questo punto il padre del ragazzo ha deciso di fare un bonifico complessivo di 250 euro direttamente sull’iban della fondazione.
“Una lezione di rispetto e di educazione impartita al figlio – ha commentato all’ANSA Giacomo, uno dei titolari del ristorante, originario di Mazara del Vallo.
Addirittura il genitore ha dato la propria disponibilità a far lavorare il figlio gratis nel ristorante per un mese per fargli capire la gravità del suo comportamento”.
Giacomo aveva riconosciuto la provenienza dei 5 ragazzi per via dell’accento e delle telecamere del punto vendita che avevano immortalato i ragazzi mentre si davano alla fuga.
Esempio
Un grande esempio di padre.
Lo dico sempre e continuerò a farlo a tutti quei genitori che pensano di ottenere qualcosa urlando senza dare spiegazioni, che puntando il dito senza educare al cambiamento.
Con le urla non si ottiene nulla. Con i “ti tolgo il telefono” nemmeno.
Qual’è il ruolo, uno dei, dei genitori? E’ quello di educare i ragazzi a prendersi le responsabilità delle loro azioni.
E’ il far capire dove si è sbagliato e che, ad ogni azione fatta male, ci sarà sempre una conseguenza.
Non è stata una bravata ma un non rispetto per delle persone che lavorano in modo onesto. La giusta “Punizione” di questo papà è esemplare.
Niente vacanze la prossima estate ma lavori lì, dove hai rubato soldi, per capire la fatica che fanno queste persone tutti i giorni.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su un tema. Cina: vietato l’uso dei cellulari di notte per i minorenni.
Limitare l’accesso a internet e impedire l’uso dello smartphone ai minori di 18 anni nelle ore notturne: è questo il provvedimento che la Cina vuole introdurre dal mese prossimo, per impedire a coloro che dovrebbero contribuire alla “costruzione della modernizzazione” del paese di diventare dipendenti dai social network e dal telefonino.
Cosa è consentito e cosa no-cina: vietato l’uso dei cellulari di notte per i minorenni
Una proposta presentata dalla Cyberspace Administration of China (Cac), il principale regolatore di internet del paese, richiederebbe l’installazione per tutti i dispositivi mobile, app e app store di un “youth mode”.
Una modalità che limiterebbe il tempo di visualizzazione giornaliero a un massimo di due ore a giorno, a seconda della fascia di età. Nel dettaglio, le nuove regole, che potrebbero entrare in vigore a partire dal 2 settembre, colpiscono chiunque abbia meno di 18 anni di età per impedire loro l’utilizzo del cellulare dalle 22 alle 6 di mattina.
E inoltre…
Sarebbe previsto, inoltre, un tempo massimo sull’uso dei telefonini, diviso per fasce d’età: 40 minuti al massimo ogni 24 ore sotto gli otto anni e due ore per chi ha 16 o 17 anni.
Secondo la bozza del Cac, ai bambini e gli adolescenti che utilizzano i dispositivi con lo “youth mode” sarà impedito l’uso delle app e dello smartphone una volta superati i limiti temporali previsti.
Sui telefonini compariranno quindi delle notifiche per ricordare di allontanare gli occhi dallo schermo a chi ha utilizzato il proprio dispositivo per più di 30 minuti consecutivi.
Il rispetto del provvedimento è reso possibile anche da una norma governativa, che impone a tutti gli utenti del web e social network di registrarsi con i loro veri nomi.
L’anno scorso, infatti, le autorità di regolamentazione hanno imposto a tutti i siti online di verificare le identità reali degli utenti prima di consentire loro di inviare commenti o mettere un like ai post sui social network.
Le restrizioni, se approvate, segnerebbero un inasprimento delle misure già esistenti, introdotte e ampliate negli ultimi anni da Pechino, che mira a voler limitare il tempo che i bambini trascorrono con il cellulare in mano.
Ma le nuove norme sono finalizzate anche a favorire la diffusione contenuti web adatti ai minorenni e prevenire la disinformazione, con l’obiettivo di “creare un ambiente online positivo”.
Ulteriore restrizione per le big tech cinesi
Le nuove misure potrebbero essere un nuovo grattacapo per le aziende tecnologiche cinesi, che sono generalmente ritenute responsabili dell’introduzione e del rispetto delle normative governative per l’uso dei social network.
La proposta della Cac arriva mentre è in atto una severa repressione normativa nei confronti dei giganti della tecnologia cinese.
Le ultime restrizioni avrebbero un impatto su aziende come Tencent, la più grande società cinese di giochi online, e ByteDance, che gestisce la popolare piattaforma di video brevi Douyin, la versione cinese di TikTok.
Due anni fa, le autorità di regolamentazione cinesi hanno vietato ai giocatori online di età inferiore ai 18 anni di usare i videogames nei giorni feriali, limitando il loro utilizzo a sole tre ore nei fine settimana. Per questo i colossi del tech cinese sono corsi ai ripari.
Douyin, la versione mandarina di TikTok, ha introdotto una “modalità per adolescenti” nel 2021 che limita a 40 minuti al giorno la quantità di tempo che i bambini di età inferiore ai 14 anni possono trascorrere sull’app. Kuaishou, un’altra popolare app di video, ha un’opzione simile.
Riflettiamo
Sono dell’idea che regolamentare va benissimo perché se ne sentono davvero troppe sui social riguardanti minorenni.
Ma il problema di fondo è un altro. I primi a proteggere i figli, a dare delle regole, ad educare ad un uso corretto dei telefoni sono i genitori.
Cellulari come i pad spesso usati, dai genitori appunto, come dei baby sitter…no, non funziona così.
A mio parere, dovrebbero esserci delle lezioni a scuola, anche per i più piccini, su come deve essere usata nel modo corretto la tecnologia e anche i rischi che si corrono se non si seguono queste regole.
Lezioni che, ovviamente, dovrebbero seguire anche i genitori…magari coi figli.
E voi, come la pensate?
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
E quando i genitori educano i bambini al suo coretto utilizzo.
Buongiorno amici:) Oggi riflettiamo sul quando uno smartphone salva la vita.
Il fatto
A Bolzano, un 58enne ha avuto un infarto mentre si trovava alla guida. In auto con lui c’era il figlio di 7 anni, che, quando ha visto il padre sentirsi male e accasciarsi sul volante, si è prontamente gettato sulle gambe dell’uomo, spostandone il piede dall’acceleratore.
Ha poi premuto il pedale del freno con la mano e, successivamente, tirato il freno a mano.
Dopo aver messo in sicurezza il veicolo, ha preso il telefono del papà e chiamato il 112. Il 58enne si è così salvato e ora sta meglio. Lo riporta il Corriere del Trentino.
Il bambino
Il fatto è accaduto il 15 agosto, poco dopo le 17. Durante la chiamata con il 112, il bambino è riuscito anche a comunicare la posizione esatta in cui trovare lui e il padre.
Ambulanza, auto medicalizzata e polizia municipale sono arrivate in pochi minuti; l’uomo è stato rianimato sul posto e poi trasportato all’ospedale San Maurizio di Bolzano. Ora è fuori pericolo.
I genitori
“Come faceva il bambino a sapere di dover comporre il 112 in queste situazioni? Gliel’ho spiegato diverse volte.
Spesso guardando dei film assieme. Vedevo le scene e sottolineavo gli atteggiamenti giusti in caso di emergenza.
Non voglio fare di mio figlio un eroe. Quello che conta di questa storia è l’atteggiamento che dobbiamo avere verso gli smartphone. Non dobbiamo descriverli come il male assoluto ai nostri figli ma spiegare loro che possono essere strumenti efficaci per molte azioni positive.
Anche salvare una vita, come testimonia quanto accaduto a Ferragosto.
Le reazioni incredule che hanno avuto i medici e gli agenti della polizia municipale mi hanno fatto capire che siamo di fronte a qualcosa di insolito ma non dovrebbe essere così”, ha commentato la madre del bambino.
Questo è l’esempio che non sempre dobbiamo demonizzare l’so di uno smartphone. Questo è l’esempio, inoltre, di come i genitori hanno educato un bambino al suo corretto utilizzo.
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi parliamo di Genitori amici? No grazie.
Bellissimo il pensiero della Bouchet, che condivido pienamente.
Genitori amici? No grazie.
No, non devono esserlo. E perché?
Non dobbiamo confondere un genitore aperto all’ascolto, come dev’essere, con un genitore che vuole fare l’amico. E’ dannoso e vi spiego.
I genitori devono essere una guida per un figlio, un buon esempio per riuscire ad educarlo nel modo più corretto.
Deve essere un porto sicuro quando ha bisogno di aiuto e aperto all’ascolto per non tirare su muri che difficilmente, poi, si riuscirebbero a scalfire.
I genitori devono amar un figlio incondizionatamente e aumentare la fiducia in se stessi e l’autostima.
Devono aiutarli a capire dove hanno sbagliato, insegnar loro a sbagliare perché dagli errori si impara, aiutarli ad essere indipendenti.
Amici- Genitori amici? No grazie
Gli amici sono un’altra cosa.
Secondo voi, ad un amico si chiede consiglio su un qualcosa di avvero importante?
Si può prendere da esempio di vita? No, semplicemente perché non ha l’esperienza necessaria e vostro figlio non troverà le risposte che cerca.
Con l’amico ci si confida segreti, si passano momenti di confidenze ed è giusto così.
Ma se il genitore tende a fare l’amico, perderà quell’importanza e il ruolo che deve avere.
Lacrime- Genitori amici? No grazie
Altro aspetto importante? Mai nascondere le proprie emozioni, qualsiasi esse siano.
Perché piangere non è un difetto, un atto di debolezza. E’ un sentimento come un altro ed è giusto esternarlo perché, come dice anche la Bouchet, fa bene all’anima, è uno sfogo naturale e semplice.
Buongiorno amici. Oggi educhiamo con i gesti🙂 attraverso un bellissimo video
oggi non voglio fare nessun discorso particolare.
Lo sapete che molte volte uno sguardo, delle immagini, un gesto valgono più di mille e più pole .
E questo è il caso.
Giappone-educhiamo con i gesti
Stavo giusto postando un argomento riguardante i nostri cari adolescenti quando, online, vedo questo video e me ne innamoro.
Un video che dovrebbe essere visto quotidianamente da grandi e piccini perché riassume, in pochi secondi, il senso del rispetto e della gentilezza. L’educazione che, i genitori in primis, dovrebbero insegnare ai propri figli.
I genitori, che devono essere una guida e un buon esempio per i ragazzi fin dalla nascita perché, come dico sempre, i più piccini apprendono dai comportamenti più che dalle parole. Ed è questo il senso di questo video.
Educhiamo con i gesti
Se ad un bimbo così piccino viene detto mille volte, e magari anche a mo’ di rimprovero, che bisogna essere gentili, bisogna fare sedere prima le persone anziane, o una dona incinta, qualsiasi persona abbia più bisogno di noi di un posto sull’autobus, molto probabilmente non apprenderebbe se prima non vedo il, genitore che lo fa.
In Giappone hanno trovato un modo molto carino per insegnare tutto questo.
Nel video i bambini sono impegnati coi gesti, non con le parole, ad essere rispettosi e gentili verso chi ha più bisogno di noi.
E come sono rimasta colpita io, da adulta, di tutto questo lo saranno stati sicuramente tutti i bimbi che hanno visto e che ne sono stati convolti.
Esempio
Quindi imparate, voi adulti , ad educare col vostro esempio. Siate i migliori influencer dei vostri figli.