La storia di un ragazzino americano che suonava i campanelli del vicinato per trovare amici.
Buongiorno amici. “Ho bisogno di amici”, la storia di un ragazzino e della sua voglia di trovare amici.
Suona i campanelli di coloro che vivono nel suo quartiere per cercare amici.
La storia di Shayden Walker, ragazzino di Amarillo, in Texas, commuove la rete e innesca una rete di solidarietà.
A cambiare le sue sorti è Brennan Ray, vicino di casa che decide di registrare in un video il primo incontro con il suo giovane vicino.
“Ho davvero bisogno di amici” spiega Shayden, che inizialmente viene indirizzato da Brennan da alcuni ragazzini della zona che però vuole evitare in quanto da loro bullizzato in passato.
Brennan
Quando viene a sapere che Brennan e la moglie hanno una bambina di 2 anni, il ragazzino si dice disposto a stringere amicizia con lei.
Non solo: i suoi vicini decidono di aiutarlo e raccolgono 37mila dollari.
Con quei soldi la famiglia di Shayden ha comprato per lui vestiti e giochi oltre a dare un contributo in beneficenza.
Nel frattempo il protagonista di questa storia trova più amici del previsto: in molti gli scrivono e la famiglia Ray organizza un evento pubblico durante il quale il giovane, a questo punto non più solo, viene circondato d’affetto.
Amici
A quest’età, sempre ma quando sei adolescente ancora di più, gli amici svolgono un ruolo molto molto importante.
Il gruppo è il nostro senso di appartenenza ma questa voglia di avere amici, a volte, porta a modificare la nostra personalità per adattarci a comportamenti ed abitudini non consoni a noi.
Ed è questo l’errore che non dovete mai fare. Gli amici, quelli veri, vi accettano così come siete. Non c’è bisogno di dimostrare qualcosa che non siete perché, a lungo andare, non riuscirete a sopportarlo.
La conseguenza? Frustrazione, rabbia, atti violenti nei confronti di chi vi sta attorno.
Ecco cosa vogliono i vostri ragazzi per le vacanze.
Buongiorno amici. Oggi parliamo dei desideri de ragazzi per le vacanze.. voi.
Vacanze E’ arrivato il momento tanto desiderato dai ragazzi: le vacanze estive.
Quelle più lunghe, quelle dove ci si può rilassare dopo tante ore di studio e impegni.
Quelle dove si ha più voglia di uscire e vedere gli amici.
Ma sono anche quelle in cui si ha più voglia, soprattutto per i più piccini, di passare più tempo con mamma e papà.Presi, di solito, dai loro mille impegni.
Genitori Eh sì, voi siete fondamentali, siete la guida, il porto sicuro, il buon esempio che aiutano i figli a crescere nel modo più sereno possibil, aiutandoli, anche , a sbagliare per poter imparare e fortificarsi.
Voi siete coloro che camminano vicino e mai avanti o dietro.
Ma siete anche coloro che, spesso, pensano di accontentare i ragazzi riempiendoli di cose da fare.
O…per tenerli occupati visto che voi…non avete tempo.
Impegni
Ovvio, i genitori lavorano e non possono passare tutta la giornata coi ragazzi. Ma, come dico sempre, non deve essere la quantità ma la qualità del tempo passato insieme.
Organizzare la loro giornata con mille e più attività, che sia durante l’anno scolastico e ancor meno durante le vacanze, non fa bene.
Lasciate che siano loro a scegliere cosa fare. Lasciate che trovino un po’ il tempo, ora, di rilassarsi e svagare la mente.
E soprattutto, lasciate che soddisfino il desiderio di stare un po’ più di tempo con voi.
E, altro consiglio, condividete gli interessi dei ragazzi. Guardate quel film che a loro piace tanto anche se non l’avete mai sopportato. Ascoltate la loro musica, giocate a quello che desiderano, guardate quella partita X.
Condividete, empatizzate e conquisterete i vostri ragazzi.
Dopo aver scoperto che al compagna non poteva avere figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di papà trans partorisce dopo aver scoperto che la compagna nn poteva avere figli.
Un uomo transgender ha smesso di assumere testosterone per avere un bambino dopo che la sua compagna ha scoperto di non poter avere figli.
La storia
Caleb Bolden, 27 anni, direttore di un negozio di Chatteris, Gran Bretagna, ha iniziato la transizione sei anni fa, più o meno nello stesso periodo in cui lui e la sua compagna, Niamh Bolden, 25 anni, hanno iniziato a provare ad avere un figlio tramite donatore.
I protegonisti
Niamh ha subito tre aborti spontanei e due gemelli sono nati morti a 23 e 27 settimane prima che le venisse detto che probabilmente non avrebbe mai potuto evere figli.
Piuttosto che pagare circa 70.000mila sterline per un trattamento per la fertilità, la coppia ha così deciso che Caleb avrebbe interrotto le sue iniezioni giornaliere di testosterone e avrebbe usato un donatore di sperma nel tentativo di rimanere incinta lui stesso.
La bambina, alla fine, è nata lo scorso a maggio.
I fatti
Nonostante abbia sopportato alcuni commenti crudeli da parte di estranei e soffra di disforia di genere durante la gravidanza, Caleb ama essere papà e progetta di avere un altro figlio.
«Uscire dal testosterone è stata una strada rocciosa perché avevo così tanti ormoni che giravano per il mio corpo», ha detto Caleb parlando della decisione di provare ad avere un bambino.
«La transizione era qualcosa che sapevo di voler fare fin dalla giovane età, ma per me e la mia compagna [avere un figlio] era qualcosa che avevamo sempre desiderato e volevo provarci».
Caleb ha iniziato la transizione nel 2017, mentre la sua compagna Niamh, anche lei store manager, ha scoperto di non essere in grado di concepire naturalmente nel 2022.
Per me…
Tantissime le critiche a questo articolo e ai fatti.
Onestamente…perché?
Io lo vedo come un atto d’amore. Il tutto è stato deciso dal momento che la compagna non poteva avere figli ed entrambi lo volevano.
Riprenderà, poi, le sue cure e sarà un bravissimo papà.
Lo vedo assolutamente un atto d’amore nei confronti della persona che ama.
Voi come la pensate?
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto potete contattarmi qui
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “non sono capace”…non una semplice frase.
Paura di sbagliare
non so” oppure “Io non sono capace di…” sono frasi che possono voler dire molte cose.
Molto spesso rappresentano una corazza contro la paura di sbagliare. Ci si chiude subito a riccio, si rimarca con forza il confine della propria comfort zone per non essere chiamati nemmeno a provare.
Non ce la posso fare, non potrò mai farcela. È questo quello che si vuole dire, che si pensa di se stessi. E allora ci si mette da soli in un angolino, sognando di essere capaci di farsi avanti e provare, ma troppo spaventati da un possibile fallimento.
Senza la capacità di accettare un possibile fallimento, di ammettere (anche con se stessi) di poter sbagliare sono impossibili l’apprendimento, il miglioramento e la crescita.
Va da sé che in questo senso “io non sono capace” è sicuramente il modo sbagliato di affrontare le cose.
“Io non so” inteso come “non lo so adesso e non lo potrò mai sapere” e “io non sono capace” che sottintende “e non lo sarò mai” sono dei limiti autoimposti che bloccano totalmente una persona, le impediscono qualsiasi progresso.
Egocentrici-non sono capace
fianco delle moltissime persone che rifiutano la possibilità di imparare, troppo spaventate dall’idea di sbagliare c’è un’altra tipologia di persone, anch’esse incapaci di progredire e di migliorarsi.
Il motivo però è esattamente l’opposto. Si tratta di coloro che non dicono mai “io non so” che non ammettono mai “io non sono capace”.
Ma non si tratta di chi, per un orgoglio eccessivo, non vuole mai sentirsi “inferiore”. Si tratta di coloro che, non avendo alcuna percezione dei propri limiti, non sanno rendersi conto di non sapere tutto e di non saper fare tutto.
parlo di quelli che non sanno, ma sono convinti di sapere, che non sanno fare, ma sono certi di essere comunque i più bravi.
È in questi casi che “non so” con il significato di “ma posso impararlo”, o anche “devo impararlo” e “non sono capace”, inteso come “ma posso diventarlo” assumono un significato rivoluzionario.
Chi è troppo sicuro delle proprie competenze difficilmente cercherà di migliorarsi e poiché, spesso, chi è troppo sicuro delle proprie competenze lo è solo perché non ne ha alcuna, questa incapacità di vedere i propri limiti finisce per portare alle stesse conseguenze di limitarsi troppo.
In entrambi i casi la crescita personale è bloccata.
Differenze
Chi è incapace di vedere i propri limiti ha di solito una percezione di sé talmente elevata che non rischia certo di cadere in depressione e sicuramente non è il tipo di persona che si mette in un angolo da sola.
La seconda differenza è che questo tipo di persone crea molti più danni, perché fa cose sbagliate, dà ordini sbagliati senza saperne prevedere le conseguenze.
E mancando totalmente di umiltà sono sempre certi del proprio operato, per cui i fallimenti che provocano sono sempre colpa di qualcun altro, di chi ha eseguito male gli ordini, di chi non ha capito, di chi ha messo in dubbio.
Quindi…-non sono capace
Come sempre, la soluzione sta nel mezzo. Semplicemente non abbiate paura di provare.
Sbagliando si impara e lo dico a chi ha paura e a chi fa finta di non averne.
Nessuno è inferiore o superiore a nessun altro.
Abbiate la consapevolezza delle vostre abilità e accettate di inciampare. Solo così si cresce.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di vacanze e di come viverle in modo sereno.
Dopo un anno carico di stress, è arrivata l’estate e sono sopraggiunte le tanto attese vacanze, troppo spesso vissute come se fossero l’unica occasione in cui poter recuperare le energie.
Vacanze
Molti genitori arrivano alle ferie talmente distrutti e stremati che non riescono neanche a godersele a pieno. Tante volte si pensa “Devo assolutamente staccare la spina perché chissà cosa mi aspetterà a settembre!”, soprattutto in questo periodo di pandemia, pieno di incognite e di incertezze.
Ma fa davvero bene pensare di avere solo un periodo in cui potersi rilassare e rigenerare?
In realtà si rischia di andare ancora più in ansia, si vive in funzione delle vacanze e, se qualcosa va storto, viene vissuto come una tragedia.
Come riuscire a staccare la spina e godersi le vacanze?
Le tempistiche e i ritmi della vacanza devono essere diversi rispetto ai mesi precedenti, con dei ritmi meno pressanti accompagnati da nuovi stimoli per sganciarsi dalla routine quotidiana e dare il tempo al cervello di rigenerarsi.
Non bisogna sottovalutare neanche l’importanza del sonno, è proprio in quelle ore che il cervello fa una sorta di pulizia e si attiva in modo costruttivo.
Nel periodo estivo bisogna inserire occasioni per vivere attività diverse rispetto a quelle della routine quotidiana, anche con i figli.
Tante volte si è talmente abituati a ripetere ai figli frasi come “Dai, alzati che è tardi!”, “Devi fare i compiti”, che anche in vacanza si continua ad avere la priorità della scuola e dei ritmi frenetici.
Il rapporto tra genitori e figli non deve essere basato solo sui doveri ma anche sui piaceri e, in vacanza, deve fondarsi su altre dinamiche.
Siamo stati educati in genere con “prima il dovere e poi il piacere”, in realtà il dovere e il piacere possono andare anche di pari passo.
Se l’asticella della bilancia però è sempre posta sui doveri, è normale che poi si accumula lo stress e si arriva al periodo di vacanza completamente sfiniti.
Significa che il tempo che ci siamo ritagliati durante l’anno è stato insufficiente e che dobbiamo essere più bravi a non trascurare il nostro benessere.
Compiti per le vacanze per genitori: come ritrovare il benessere?
CAMBIARE LE PICCOLE ABITUDINI.
È bene partire dalle piccole abitudini: bisogna smettere di riempire il vaso per poi svuotarlo tutto insieme.
Non fa bene alla mente e non fa bene al corpo che tante volte manda dei segnali di allarme molto chiari che indicano una condizione psico-fisica di stress per cui è necessario fermarsi.
IMPARARE AD ASCOLTARE SE STESSI.
Quando si parla, è importante ascoltare le parole che si dicono e i pensieri che si nascondono dietro, perché tante volte siamo dei campioni a vedere prettamente gli aspetti negativi a discapito di quelli positivi.
Bisogna stare più sul presente, dare ascolto ai propri bisogni e rispondervi. Se usiamo parole di ansia, di allarme tipo “oddio “, “mamma mia” per ogni cosa, o di pesantezza come “che stress”, “è sempre così”, “è tutto così…”, ci condizioniamo senza rendercene neanche conto.
È importante iniziare a fare caso a queste parole e iniziare a sostituirle con altre più funzionali al nostro benessere, anche perché i figli imparano dal linguaggio dei genitori anche in maniera indiretta.
Fate caso a quanto i vostri genitori vi hanno condizionato quando usate frasi o parole che dicevano loro.
METTERE SEMPRE UN PIZZICO DI PIACERE, NON C’È SOLO IL DOVERE. Tra i doveri quotidiani, deve esserci sempre la possibilità di recuperare un minimo le energie.
A volte basta poco, anche pochi minuti, senza pensieri che schizzano impazziti nella testa. Riuscire a staccare la spina non dipende dal posto in cui siamo ma dal nostro atteggiamento mentale.
Come trovare quindi un equilibrio tra il dovere e il piacere?
Bisogna cambiare prospettiva ed equilibrare durante l’anno: se ci sono dei periodi più intensi, dopo ci deve essere un minimo di stacco, e lo stesso vale per i figli.
La vita di un figlio non può ruotare solo intorno alla scuola, così come per un genitore non ci devono essere solo il lavoro e i doveri quotidiani.ù
Bisogna puntare al benessere a 360°: pensare anche allo sport, ad un alimentazione sana, alle attività di svago, alle relazioni.
Devono farlo in primis i genitori ed essere da esempio ai figli se vogliono che imparino a bilanciare il dovere e il piacere e a vivere più serenamente anche i periodi più intensi.
Buongiorno amici. Oggi argomento diretta: relazione tossica tra fratelli.
Cosa si intende per relazioni tossiche?-diretta: relazione tossica tra fratelli
Piuttosto che di persone tossiche, è meglio parlare di relazioni o dinamiche tossiche. Questo tipo di relazionepuò manifestarsi in qualsiasi ambito della nostra vita, sia con i nostri amici che sul lavoro, con il nostro partner o con la nostra famiglia.
In quest’ultimo ambito, prima di parlare di fratelli tossici, cercheremo di tracciare una definizione comune di relazione tossica.
Questa potrebbe essere definita come quellarelazione checi provoca disagio e sofferenza, ma che ci sentiamo capaci di abbandonare (o impossibilitati a prenderne le distanze).
Fratelli tossici: come sono?
Le relazioni con fratelli tossici, come le relazioni tossiche in generale, sono dannose per se stessi. Sono relazioni basate su invidia e gelosia, vittimismo, manipolazione, sensazione di perdita di controllo (impotenza appresa), ecc.
È chiaro che non tutti possiamo sempre andare d’accordo con i nostri fratelli, e non c’è niente di strano.
Tuttavia, quando i conflitti sono ricorrenti, ci sentiamo incapaci di porre dei limiti con quel fratello o quella sorella, sentiamo che ci trattano male, ecc., è il momento di considerare la possibilità di entrare in una relazione tossica con lui/lei.
Senti di avere fratelli tossici o piuttosto che con tuo fratello hai costruito una dinamica familiare tossica come fratelli?
Navigando online mi sono imbattuta in questo video meraviglioso dove viene spiegato, senza troppi giri di parole, cos’è l’empatia.
Empatia
Il termine empatia deriva dal greco, en-pathos “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni.
L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri. E’ l’abilità di vedere il mondo come lo vedono gli altri, essere non giudicanti, comprendere i sentimenti altrui mantenendoli però distinti dai propri.
Si tratta di un’abilità sociale di fondamentale importanza e rappresenta uno degli strumenti di base di una comunicazione interpersonale efficace e gratificante.
Nelle relazioni interpersonali l’empatia è una delle principali porte d’accesso agli stati d’animo e in generale al mondo dell’altro.
Grazie a essa non solo riusciamo a capire il messaggio che il nostro interlocutore ci sta dando ma ne comprendiamo anche le sue vere emozioni, senza dover dire nulla, solo col linguaggio del corpo.
ESEMPI DI EMPATIA: COSA FANNO LE PERSONE EMPATICHE
Come abbiamo spiegato, l’empatia insorge già dai primi giorni di vita. La mamma riesce così a intercettare i bisogni del suo bambino, garantendo la sua presenza, permettendo al piccolo di sentirsi bene.
Se questa manca, allora i suoi bisogni affettivi non trovano riscontro e soddisfazione, facendolo crescere come frustrato e incompreso.
Le persone empatiche, inoltre, sono molto intuitive rispetto a tutto quello che le circonda, oltre a percepire i dettagli con facilità.
Non si tratta, quindi, solo di sentimenti ma anche di un’abilità a riconoscere i comportamenti degli altri. Sanno riconoscere, ad esempio, se qualcuno sta mentendo o nascondendo qualcosa, o anche se l’altra persona si sta sentendo ferita o offesa da un loro comportamento.
Non solo chi è empatico sente quello che provano quelli che gli stanno vicini ma, a sua volta, è in grado di provare delle emozioni molto forti.
Ha una sensibilità spiccata ed è capace di stare bene anche da solo. Le persone empatiche riescono infatti a connettersi meglio con quello che sentono.
Attenzione, però, questo non significa che per gli empatici sia tutto più semplice.
Anzi, potrebbero recepire il mondo come molto complicato. Sanno lottare per una società migliore, per se stessi e per gli altri. Sanno gioire con molta facilità.
Grazie a questa loro capacità, sono in grado di liberarsi dalle emozioni costrittive e vedono il mondo con occhi sinceri, senza preconcetti o sovrastrutture.
Cosa fare e non fare co chi vuole farci sentire inferiori
Buongiorno amici. Oggi argomento importante: amarsi-diretta. Tema che è molto caro agli adolescenti, ma non solo.
Amare se stessi è la premessa per vivere in armonia con con il mondo.
Certo! Ma come si fa ad amare se stessi? Come si fa ad avere fiducia nelle proprie capacità e del proprio valore?
Avere fiducia in se stessi è un sentire a cui partecipano diverse componenti: l’autostima, il senso di auto-efficacia, l’immagine complessiva che abbiamo di noi.
La fiducia inoltre è legata a doppio filo con l’azione: avere fiducia ci spinge ad agire, e allo stesso tempo sono i risultati delle nostre azioni a nutrire la fiducia.
La fiducia che riusciamo a riporre in noi stessi dipende anche dallo sguardo degli altri
A volte ci sentiamo dire che il giudizio che abbiamo di noi non deve dipendere da come ci vedono gli altri. E questo è vero senza dubbio.
Ma è una verità parziale. Intanto perché cominciamo a costruire le nostre sicurezze quando siamo piccoli e molto dipende dal tipo di amore che riceviamo dai nostri genitori.
E poi perché, in ogni caso, le esperienze della vita, in un modo o nell’altro, ci segnano: quando andiamo incontro a rifiuti, fallimenti, perdite, è normale che la sicurezza che abbiamo in noi stessi possa vacillare.
Ma è vero anche che più siamo insicuri, più è facile andare incontro a rifiuti e fallimenti.
Amarsi- diretta
Nella vita, ci saranno momenti in cui gli altri cercheranno di minare la tua autostima e farti credere che tu non vali.
È importante ricordare che il tuo valore non dipende dalle opinioni altrui. Ogni individuo è unico e prezioso a modo suo.
Ma cosa possiamo fare per aiutarci ad essere meno rigidi con noi stessi?
Vi lascio il link della diretta per scoprirlo insieme ai vostri ragazzi:)
Come devono comportarsi i genitori a questa richiesta.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di adolescenti e indipendenza.
Per i figli adolescenti, estate non significa soltanto riposo e libertà dagli impegni scolastici.
Ma anche voglia di autonomia e indipendenza, desiderio di trascorrere maggior tempo con gli amici, di uscire di più e fare tardi la sera, magari di sperimentarsi nelle prime vacanze senza mamma e papà.
Indipendenza
Per i genitori non è sempre facile monitorare i comportamenti dei figli e, allo stesso tempo, concedere maggiore autonomia.
Spesso hanno la sensazione di trovarsi di fronte a degli sconosciuti, hanno bisogno di conoscere le loro abitudini, le amicizie e le compagnie che frequentano, vogliono accertarsi che non si trovino su una “cattiva strada” e non assumano comportamenti a rischio.
I genitori non sanno se concedere più libertà oppure imporre regole e divieti, e spesso si arriva a scontri e litigi con i figli.
Alle frasi tipiche dei ragazzi: “Ormai sono grande!”, “Mi state troppo addosso”, “I genitori dei miei amici non sono così pesanti!”, si oppongono le risposte di mamma e papà con affermazioni quali “Sei ancora piccolo!”, “Decidiamo noi, non puoi fare come ti pare!” e si rischia di innescare un circolo vizioso dal quale è difficile uscire indenni.
Autonomia-adolescenti e indipendenza
E’ giusto concedere più autonomia ai figli?
Anche se non è facile, bisogna mollare un po’ la presa, lasciando ai figli uno spazio maggiore per sperimentare, senza però smettere di vigilare, così da poter intervenire quando necessario e aiutarli ad affrontare eventuali difficoltà o problemi.
Non bisogna mai dimenticare che, in adolescenza, il desiderio di autonomia diventa sempre più forte, ma non esiste un’età giusta o uguale per tutti i ragazzi in cui iniziare a concedere maggiore libertà.
I genitori, dunque, devono valutare di volta in volta, in base al singolo caso, al contesto e al livello di maturità e responsabilità del figlio.
Sicuramente è importante accompagnarlo nel percorso di autonomia in modo graduale, facendo un passo alla volta, senza bruciare le tappe.
La fatica più grande è quella di mantenere sempre aperta la comunicazione in modo che, anche quando è necessario supervisionare e dare regole, i ragazzi possano sentirsi compresi e continuino a parlare con i genitori.
Come monitorare i comportamenti dei ragazzi senza essere invadenti?- adolescenti e indipendenza
– Mantenete sempre aperto il dialogo.
È fondamentale mantenere sempre aperta la comunicazione, ascoltare i ragazzi e parlare con loro, dando regole chiare e condivise, spiegando e riflettendo insieme su rischi e conseguenze delle proprie azioni e dell’eventuale violazione delle regole stabilite.
– La parola d’ordine è condivisione!
È importante stabilire con i figli un patto di fiducia reciproca: voi potete concedere maggiore autonomia, ma loro devono rispettare gli orari, parlarvi dei luoghi che frequentano e avvertirvi in caso di problemi.
Se infrangono le regole, cercate di ascoltare le loro ragioni e capite se è il caso di ridefinire gli accordi.
Si possono anche fare passi indietro rispetto a quanto concesso prima o, in caso contrario, dare maggiori concessioni.
– No al controllo oppressivo.
Mostrate fiducia e rispettate i loro spazi. Anche se, almeno inizialmente, si sperimentano ansia e preoccupazione, evitate di chiamarli o scrivergli ripetutamente, perché altrimenti sentiranno che non vi fidate e rischiate di ottenere l’effetto contrario.
Monitorare
Monitorare i comportamenti di un figlio non significa invadere i suoi spazi e impedirgli di esprimersi nella sua autonomia.
E’ normale che un genitore abbia le sue paure, ma è importante far sperimentare ad un figlio l’auto-efficacia, per confrontarsi con se stesso e gli altri e crescere diventando sempre più autonomo e responsabile.
Un conto è parlare di paure altro di fobie, di cui tra l’altro avevamo già discusso tempo fa in uno dei miei post.
La paura è un sentimento come un altro, eppure, come altri scomodi, deve essere demonizzato.
O meglio, è demonizzata la persona che prova questo sentimento.
Un po’ come, appunto, succede per il pianto. Sento troppo spesso dire ad un bambino, prima, ed ad un ragazzino poi” se piangi, se hai paura sei un debole, una femminuccia…non devi mostrarti debole ok?
“…e anche con una certa veemenza e rabbia da parte di chi, in quanto genitore, dovrebbe lasciar andare le emozioni.
Le emozioni
Il genere umano è fatto di emozioni. Di qualsiasi tipo di emozione.
Non esiste solo la gioia. Esiste anche la tristezza, la rabbia, la paura.
E perché considerare, allora, solo le emozioni positive e scacciare quelle negative, o presunte tali?
Perché dico presunte tali? Perché nessuna emozione va repressa, negata, evitata.
Il pianto è , infatti, uno sfogo per i momenti triti.
Riflettiamo
E’ come se avessimo paura di lei. No, non è un gioco di parole.
Rifletteteci…la reprimiamo, la evitiamo, la sentiamo dentro di noi e, a volte, è così pressante e forte che sentiamo di doverla esternare…ma ci hanno insegnato a non farlo, a non condividere un’emozione così.
E quindi? La reprimiamo e stiamo male…e siamo porta ad avere paura della paura stessa, paura di avere paura delle nostre paure.
Semplicemente non possiamo, secondo altri, confidarle a nessuno…perché saremmo considerati male, deboli, appunto. E invece, ragazzi e genitori, non è così.
Esternare
La paura, come tutte le emozioni, vanno assolutamente esternate e canalizzate nel modo giusto.
Gli adulti, spesso, non pensano che più reprimo un’emozione che pensiamo sia negativa più alimentiamo dei sentimenti pericolosi, non solo per noi stessi ma anche per chi ci sta attorno.
Se non aiutiamo un ragazzo, o un bambino, a guardare in faccia alla rabbia , alla tristezza, che cosa succede?
Che troverà un modo, da adulto, di sfogarla a modo suo. E, purtroppo, spesse volte nel modo più violento: omicidi, rabbia verso cose e persone.
E allora, perché arrivare a questo punto? Insegnate ai ragazzi a condividere tutte le loro emozioni con chi sta accanto a loro e può aiutarli a liberarsi di un peso che hanno dentro.
E voi, genitori, non sottovalutate mai le paure dei vostri ragazzi. Non prendetele sotto gamba, non scimmiottateli. Ma siate sempre aperti al dialogo.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi nella sezione contatti e consulenze del sito