Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla frase “andrà tutto bene”.
“Andrà tutto bene”
Quante volte abbiamo pronunciato questa frase verso i figli, bambini o adolescenti che siano?
Quante volte ce lo siamo anche detti a noi stessi in particolari situazioni?
Ma questa frase, davvero utile o no?
Sapete cosa vi dico, che non sempre è utile. e ora vi spiego il perché.
Rassicurazioni
Sesso pronunciamo farsi per rassicurare, per cercare di far sentire la nostra presenza o per darci forza in momenti difficili.
Non lo facciamo con cattiveria…ma. la maggior parte delle volte, succede quando non sappiamo davvero cosa dire ai nostri ragazzi e anche a noi stessi.
Sono quei momenti in cui non sappiamo che fare, ci sentiamo inermi, quasi inutili perché, magari, qualcuno ci chiede aiuto e non sappiamo come darlo.
E allora sì, si dice “non ti preoccupare, andrà tutto bene”.
Ma come fa ad andare tutto ben se non ci poniamo in modo che realmente sia così; se non ci impegniamo a far sì che vada davvero tutto bene?
Volontà ma non solo
Qualcuno, infatti, ha detto “volere è potere”. Qualche altro, nella lontana asia, che la nostra vita è fatta per il 10% dal estino, per il resto da noi stessi.
E voi mi direte, “sì va bh…ma io mi impegno ma nonostante questo non succede nulla di che. E’ perché sono fortunato/a, te lo dico io e allora cosa mi impegno a fare?”
Un piccolissima particella di verità, in effetti, potrebbe esserci. Molte volte dobbiamo esser nel posto giusto al momento giusto. Un pizzichino di fortuna serve, vero , ma se non ci impegniamo perché le cose cambino non cambieranno mai, n tutti gli ambiti della vita.
Impegno e mood
Ragazzi, e non solo, gli obiettivi non si raggiungono aspettando qualcuno che ci aiuti a farlo. Non li raggiungi dc erto meditando sul da farsi o aspettando che si realizzino da soli.
No, se davvero abbiamo a cuore una cosa dobbiamo metterci tutto il nostro impegno: anima, cuore, corpo, cervello, tutto.
Il destino a volte si limita a darci solo dei segnali ma siamo noi a doverli cogliere per riuscire a raggiungere i nostri obiettivi. E dobbiamo cadere, rialzarci, e ricadere e rialzarci.
Dobbiamo sbagliare per capire dove dobbiamo aggiustare il tiro per non commettere gli stessi errori.
E dobbiamo metterci nel mood giusto per fare in modo di avere tutte le energie che ci servono per poter agire al meglio.
Il mood. Cioè?
Un po’ quello che molti chiamano legge dell’attrazione. Se vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, se invece di mettercela tutta ci lamentiamo e ci diciamo che tutto il mondo ce l’ha con noi ebbene sì, ci attireremo davvero il negativo.
Provate a pensare positivo, a cercare anche solo quell’unghia per poter agire nel modo giusto.
Il perché alcune persone, non solo ragazzi, non riescono a rispettare le regole.
Buongiorno amici:) Oggi diretta: perché non rispetto le regole?
Problemi con il rispetto delle regole: perché?
Avete difficoltà ad adattarvi agli ambienti di lavoro? Eravate tra quelli che creavano sempre scompigli ai propri genitori per non aver obbedito? Vi sentite a disagio in contesti in cui gli altri si aspettano che soddisfiate determinati standard? I problemi nel seguire le regole sono innescati dalla necessità quasi persistente di sfidare l’autorità.
Quando questa persona viene sollecitata a rispettare regole o convenzioni, ciò che viene percepito è disagio, disagio e talvolta rabbia.
Tuttavia, la differenza tra chi fa fatica ad accettare le regole e chi le rispetta è il principio di civiltà. Sappiamo tutti che per vivere in società è necessario obbedire a linee guida e regolamenti, ma c’è chi li salta, li trasgredisce o alza la voce per protestare contro quegli invisibili recinti di filo spinato.
Cosa c’è dietro queste personalità?
Nella diretta analizzeremo tutte le tipologie di personalità e capiremo il perché non riescono a rispettare e regole, o linee guida, necessarie per stare in società e che esistono n tutti gli ambiti, dalla scuola, al lavoro alla famiglia, alle relazioni sociali.
Diremo, inoltre, cosa è importante fare in questi casi e ,s e siamo genitori, come comportarsi con i nostri ragazzi.
Come videochiamate e social compromettono l’autostima dei ragazzi
Buongiorno amici. Oggi parliamo de lo specchio digitale.
Social
Le vetrine dei social network, il numero dei like, l’approvazione social condizionano la percezione del proprio corpo e influenzano l’insoddisfazione verso il proprio aspetto.
Tutto questo è vero non solo per pre-adolescenti e adolescenti, che già fisiologicamente affrontano una fase caratterizzata da grandi cambiamenti, ma anche per giovani e adulti, che si confrontano costantemente con immagini e modelli diffusi dai social media.
In una società tecno-mediata, dove ogni relazione e interazione si svolge online, il confronto tra la propria immagine reale e l’immagine ideale che si vorrebbe raggiungere produce sempre maggiore insoddisfazione.
Selfie dismorfia: piacersi solo con filtri e fotoritocco
La ricerca della perfezione sembra prioritaria e i ragazzi sono spinti a trovare strategie di qualunque tipo pur di apparire più belli e ottenere il maggior numero di like.
Tantissimi adolescenti, ma anche adulti, trascorrono ore a scattare foto e selfie che, prima di essere pubblicati, vengono elaborati con programmi e filtri, per eliminare ogni difetto.
Anche influencer, personaggi famosi e star del web sembrano essere stati contagiati da questa mania.
“Mi sono resa conto di non poter più rinunciare all’utilizzo di filtri sui social. Mi sento più vulnerabile e nuda di fronte alla fotocamera, è come se mi fossi abituata ad una nuova immagine e non mi riconoscessi più”
“Quando faccio storie e video da pubblicare online utilizzo sempre un filtro che modifica radicalmente il mio viso. In questo modo riesco a focalizzarmi maggiormente sui contenuti da condividere, senza pensare costantemente alla mia immagine e a come gli altri mi vedono”
Videochiamate: ad una persona su tre non piace la propria immagine online
Le videochiamate sono sempre più diffuse, non sole legate all’ambito scolastico per i ragazzi e lavorativo per gli adulti e diventano uno specchio in cui mentre si parla si vede anche la propria immagine e tutto ciò che può attivare soprattutto in chi tende a guardare i difetti e ciò che non accetta o gli piace.
Si parla di «effetto zoom» per definire l’insoddisfazione per la propria immagine, il viso soprattutto, che molti sperimentano guardandosi nello schermo, proprio come se ci si trovasse sempre di fronte ad uno specchio, nel corso di videochiamate e riunioni online.
In molti casi si ricorre all’utilizzo di tecniche di manipolazione della propria immagine (filtri, illuminazione ecc) e si arriva a concentrarsi più sul proprio viso e su come si appare che sui contenuti in discussione .
Quali conseguenze sugli adolescenti?
Bisogna tener conto di come i ragazzi oggi siano sottoposti, fin da bambini, alla pressione di media e modelli sociali che diffondono una precisa idea di bellezza.
Crescere con l’ossessione dell’apparenza, non sentendosi mai soddisfatti di sé, può determinare vissuti di insicurezza e scarsa autostima.
Non sono ovviamente gli strumenti in sé a determinare effetti negativi, molto dipende dalla modalità con cui vengono utilizzati.
I social possono offrire un modo per connettersi con gli altri, ma possono anche alimentare fragilità già presenti offline.
È fondamentale, dunque, essere sempre attenti e non sottovalutare preoccupazioni e ansie dei ragazzi.
Buongiorno amici Oggi riflettiamo sull’essere vicini in silenzio.
Vicinanza
Che bella parola…e come ogni parola ha un suo significato.
Che cosa vuol dire stare vicini ad una persona, in questo caso parliamo di adolescenti ma è esteso a tutti ovviamente?
La maggior parte di noi pensa alla vicinanza solo fisica. Io sono vicino ad una persona quando posso toccarla, abbracciarla, quando c’è insomma un contatto fisico.
Oppure, pensiamo alla vicinanza emotiva, affettiva che ci porta a comportarci, o a sentirci quai i dovere , di comportarci in un certo modo.
Se, ad esempio, vedo un amico, un figlio che non sta bene, che piange, che è triste chiediamo “cosa c’è che non va? dillo a me che posso aiutarti!”. O ancora, cominciamo a dare parei, a esprimere opinioni anche quando non viene richiesto.
Ma il vero senso della vicinanza?
Il silenzio
Sembra assurdo ma è il silenzio. E voi mi direte, sì ma Terry, come faccio ad esprimere la mia vicinanza senza poter dire una parola, senza chiedere qualcosa o farmi sentire fisicamente?
E invece è , per la maggior parte delle volte, il modo più giusto.
Come spesso dico io, ma come dice sempre il linguaggio del corpo e del volto, le parole possono essere superflue se diamo spazio a quello che parla sinceramente: il nostro corpo, il nostro volto, il nostro esserci sena dire una parola.
Sofferenza
Nella vignetta viene rappresentata una scena molto comune. Padre che chiede alla figlia cosa c’è che non va e come può fare a farla star meglio.4Di tutta risposta la figlia dice” stammi vicino, anche in silenzio”.
Partiamo dal fatto che , prima di arrivar a questo punto, abbiamo costruito un rapporto fatto di comunicazione, dialogo, e, soprattutto di ascolto attivo.
Quando la figlia può fare questa richiesta? Quando si sente capita. Quando sa che, in casa, c’è qualcuno su cui poter contare perché , questo qualcuno, è riuscito a far capire, con i piccoli gesti quotidiani, quanto sia importante per lei.
Quando c’è sempre stato rispetto reciproco, quando il genitore ha sempre rispettato i tempi della ragazza. E allora sì.
Una riposta di questo tipo può assolutamente esser detta: stammi vicino anche in silenzio”..sottotitolo: lo so che ci sei e posso contare su di te. Semplicemente ho bisogno di averti vicino senza parlare, ma anche solo tenendomi la mano o guardando un film.
Buongiorno amici:)Oggi parliamo di sport e adolescenza.
L’attività sportiva durante l’infanzia e l’adolescenza è estremamente importante sia da un punto di vista fisico che mentale.
Vita
Dove c’è movimento c’è vita, c’è attività mentale, apprendimento ed espressione di se stessi.
Attraverso la pratica sportiva bambini e ragazzi hanno la possibilità di mettersi alla prova sperimentando la propria autonomia, imparando a stare insieme agli altri e a collaborare per raggiungere obiettivi comuni.
Ma non solo: lo sport permette di lavorare sulla disciplina mentale e acquisire strumenti per gestire al meglio i propri vissuti, stimolando anche il rilascio, da un punto di vista neurochimico, di sostanze che fanno bene al cervello.
Sport e cervello adolescente: cosa cambia?
In adolescenza avviene la cosiddetta potatura sinaptica, un processo che porta ad eliminare, a livello cerebrale, le connessioni nervose che non serviranno più.
Al contempo, vengono stabilite nuove connessioni che permettono di acquisire nuove abilità cognitive ed emotive.
Inoltre, con la maturazione della corteccia prefrontale, area deputata alle funzioni di controllo (come valutare le conseguenze delle proprie azioni, effettuare scelte, decidere tra diverse alternative) migliora e si affina anche la capacità dei ragazzi di prendere decisioni, controllare gli impulsi, lavorare su obiettivi a lungo termine e non solo su gratificazioni immediate.
Quando pratichiamo uno sport, ad esempio, accadrà in alcune situazioni di dover dedicare il proprio tempo all’allenamento, rinunciando magari ad altre attività.
In questo modo si impara non solo a lavorare per raggiungere i propri obiettivi, ma anche a utilizzare strategie per fronteggiare gli ostacoli o regolare e gestire le proprie emozioni.
Apprendere in movimento
L’attività sportiva può avere effetti positivi anche sull’apprendimento, in quanto permette di sviluppare in modo più efficace alcune capacità cerebrali.
Bambini e ragazzi che praticano regolarmente sport hanno una maggiore velocità di elaborazione cognitiva e ciò sembra accadere per diverse ragioni, fra cui un aumento dell’afflusso di sangue al cervello, compresa l’area dove risiedono la capacità di apprendere, l’attenzione e la memoria.
Lo sport, inoltre, richiede di pensare, elaborare strategie e mantenere sempre pronta anche la mente.
Infine, vengono rilasciate sostanze in grado di favorire la funzionalità dei neuroni; è stata, infatti, identificata una speciale proteina che si produce nella stessa zona attivata dall’attività fisica, che sembra influenzare in modo positivo la crescita e la sopravvivenza delle cellule nervose.
Lo sport e il valore dell’errore
L’attività sportiva ha anche un’altra funzione: permette di fronteggiare anche ostacoli o frustrazioni, che sono importanti per lo sviluppo e la crescita, non solo fisica ma anche psichica ed emotiva.
L’attività fisica allena la loro autostima, fa scoprire i loro limiti ma anche le loro risorse e capacità, porta a confrontarsi con gli altri e vivere emozioni intense.
Per imparare a fare qualcosa, infine, serve esercizio costante e non bisogna mai dimenticare che alla base dell’apprendimento c’è l’errore.
Solo lasciando liberi bambini e ragazzi di sbagliare e di apprendere dai propri errori, capiranno anche come fare l’analisi di un problema e come trovare strategie efficaci per affrontarlo.
Lucchetta ha detto uns cosa verissima.
Spesso mi è capitato, tra comunità, scuola, adm, di consigliare sport, anche molto fisici, si genitori dei ragazzi. Il rugby, ad esempio.
Se ti fermi all’apparenza vedi solo un mucchio di persone che si saltano addosso.
Invece c’è una disciplina, un rispetto per gli altri, compagni e non, pazzesco.
Qui il compito è Dell allenatore che, in questi casi, diventa una sorta di educatore. In questo caso specifico il rugby era stato consigliato ad un ragazzo che aveva bisogno di scaricare tensione e di stare alle regole del gruppo.
Ma, alla base di ogni sport, c’è tutto questo. Basta scegliere i più giusto in base alla propria personalità e ai propri interessi.
Riflettiamo sul perché i ragazzi ne sono colpiti e cosa fare
Buongiorno amici:) Oggi parliamo di ansia, questa nemica.
E’ indubbio che un numero crescente di ragazzi e ragazze stia vivendo un periodo che li vede fronteggiare l’ansia, in varie sfumature.
Diverse ricerche nazionali e internazionali, negli ultimi mesi, hanno evidenziato questo fenomeno e hanno cercato di sensibilizzare gli adulti su possibili soluzioni.
L’ansia risulta, tra i ragazzi, molto pervasiva, la vediamo declinarsi in forme più lievi o in alcune gravemente invalidanti, quando si costella cioè in un vero e proprio disturbo che impedisce alla persona di adempiere ai normali compiti della vita.
Dai social, alla guerra, ai genitori onnipresenti: le radici dell’ansia, questa nemica
Alla base di quest’ansia crescente, ci sono elementi esterni e totalmente endogeni, fattori di contesto, modalità relazionali e radici familiari.
Pensiamo, per esempio, al fatto che ragazzi e ragazze vivono oggi un tempo caratterizzato da fattori esterni fortemente ansiogeni: gli anni del Covid, che hanno seguito quelli del terrorismo e preceduto quelli della guerra in Ucraina.
La “fornace dei social” e la paura del giudizio–ansia, questa nemica
Tutto questo avviene, poi viene amplificato nella “fornace dei social”, come l’ha definita in una recente intervista il noto psicanalista Massimo Ammanniti, secondo il quale la vita in rete amplifica moltissimo l’ansia dei giovani.
Infatti i ragazzi, dall’adolescenza in poi, hanno più bisogno dell’approvazione del gruppo dei pari che di quella dei genitori, ma l’essere continuamente sovraesposti sul web li rende preda di una paura del giudizio che diventa esponenziale e incontrollabile.
Questi ragazzi, poi, sono stati molto spesso bambini sovraccaricati di attività e costretti a performare sin da piccoli (alcuni di loro già alla scuola materna non hanno un pomeriggio libero).
E sono figli di genitori che, pur con le migliori intenzioni, si sostituiscono ai figli per eliminare dalla loro strada più ostacoli possibile, convinti di fare il loro bene ma in realtà rendendoli più fragili, impreparati alle inevitabili difficoltà della vita e molto meno capaci di impegnarsi per ottenere un risultato.
Troppe scelte, nessuna scelta
C’è poi un altro aspetto che a mio parere alimenta ulteriormente le loro ansie, una volta cresciuti: si trovano di fronte, a un certo punto del loro cammino, tante, forse a volte troppe possibilità, troppe strade da poter scegliere, che, non padroneggiando a pieno le loro capacità, invece di orientarli li disorientano.
E’ indubbiamente bello poter scegliere tra molte alternative, ma i ragazzi di oggi, per come li abbiamo descritti, non riescono a sfruttare questa occasione, che anzi, diventa una fonte aggiuntiva di ansia.
Tutto sembra troppo fluido, reversibile, manca una forte motivazione e manca la capacità di stare anche con l’eventuale difficoltà, di rimboccarsi le maniche e credere di poter superare l’ostacolo.
Sentono che tutto è più grande di loro, si percepiscono persi e disancorati. Ovviamente non sono tutti così, ma un buon numero sì.
E’ come se in questi ragazzi mancasse qualcosa che li “contenga”; probabilmente a volte è mancato anche nelle loro famiglie quando erano piccoli. Ricordiamo che il contenimento emotivo nelle primissime fasi della vita è fondamentale per una buona crescita del bambino.
Il contenimento che serva ai bambini e agli adolescenti
In generale, il bisogno semplice e allo stesso tempo estremo di ogni bambino è quello di sentire che nelle situazioni difficili il suo Qualcuno di riferimento in quell’istante ha la situazione sotto controllo.
Ma questo bisogno esplode di nuovo in adolescenza, età in cui si cercano altre forme di contenimento, più adulte, fatte di regole e limiti diversi, ma sempre necessari.
A volte sarebbe meglio poter scegliere tra due cose piuttosto che tra cento: le ansie di sbagliare, di deludere, di perdere tempo, di non farcela, di non avere abbastanza motivazione, avrebbero meno terreno fertile su cui attecchire.
Saper chiedere aiuto
E’ bene che questi giovani possano ususfruire di percorsi di aiuto, per recuperare la capacità di ancorarsi a se stessi e di realizzarsi a pieno.
Quando i livelli di ansia sono patologici, e si arriva al ritiro sociale, è necessario un lavoro strutturato, a volte anche con qualche farmaco, perché l’obiettivo è quello di toglierli al più presto da quello stato di profonda sofferenza e frustrazione che rischia di cronicizzarsi e dal quale poi diventa sempre più complicato uscire.
E’ tanto importante aiutarli, perché sono anche ragazzi ricchissimi di qualità, di intelligenza, di sensibilità e di enormi potenzialità.
Ma se avete bisogno del mio aiuto contattatemi pure:)
Buongiorno amici:) Oggi l’attenzione va ad un discorso di Bebe Vio agli studenti.
La campionessa paralimpica è intervenuta a Montecitorio in occasione della cerimonia per il 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione Italiana
Il discorso
“È molto bello essere qui a rappresentare i giovani”, esordisce così l’atleta con quel sorriso che l’ha sempre contraddistinta.
Poi arriva l’esortazione rivolta ai giovani: “75 anni della Costituzione sono tantissimi, io ricordo qui l’articolo 34 che riguarda l’istruzione. Io l’ho vista come un mezzo per trasformare i sogni in obiettivi. Il sogno resta un sogno se resta nel cassetto, l’istruzione, invece, ci dà la possibilità di tirare fuori il sogno dal cassetto”.
“La squadra che si crea con i compagni di classe è pazzesca, ti fa dire ‘arriviamoci insieme’. Io mi sono finalmente laureata, è stata un’impresa, ma ce l’ho fatta”.
Tutti mi dicono come fai a fare tutto? In realtà siamo bravi ad inventarci scuse e dire ‘non ce la faccio, in realtà la mia fortuna è quella di avere una combo tra sport e scuola”
Insegnamento
Il discorso è toccante ed stato fatto da una delle persone, a mio avviso, più coraggiose, forti e caparbie che abbia mai conosciuto.
E’ vero, ci chiediamo sempre, in casi come il suo, “ma come fa?”..semplice, con la determinazione.
Ha dovuto, Bebe, affrontare momenti drammatici nella sua vita e on tutti, purtroppo, sanno reagire.
Lei, invece, a preso in mano la sua vita e, con la costanza, la voglia , la caparbietà di voler raggiungere i suoi obiettivi, ce l’ha fatta.
E, altra cosa importantissima, non si è fatta scoraggiare dalle mille, sicuramente, persone che invece di aumentare la sua autostima, di incoraggiarla hanno cercato di fermarla.
Non fatelo mai, per nessun motivo. Siete voi artefici del vostro destino ricordatevelo sempre.
Genitori
E voi, cari genitori, non sminuite mai i desideri dei vostri figli magari solo perché non sono quello che pensavate o volevate.
Aiutateli a diventare forti, sicuri di se stessi.
Insegnate loro, come dice Bebe, a essere caparbi, a sognare, mettercela tutta e lavorare. Lavorare sodo, mettendoci tutto l’impegno che hanno per poter realizzare i propri obiettivi.
Buongiorno amici:) Oggi un’importante diretta: perché è difficile essere genitori di un adolescente.
La fine dell’idealizzazione
L’adolescenza è un processo attraverso il quale il ragazzo e la ragazza vanno maturando la propria identità di giovani adulti, sessuati ed emancipati. Per l’adolescente è necessario uscir fuori dal mondo infantile, nel quale i genitori erano il principale, se non l’unico, modello cui riferirsi. Per arrivare a questo è necessario togliere i genitori dall’idealizzazione in cui erano stati messi. Devono, in questo processo ruvido e discontinuo, cogliere e sottolineare ogni mancanza dei genitori, ogni loro contraddizione, ogni loro difetto, ogni errore.
E quanto più i genitori erano stati precedentemente idealizzati, tanto più grande sarà per gli adolescenti il dolore e lo scandalo di accorgersi che essi non sono affatto ideali.
Non rinunciare a essere genitori
Allora, se è vero che un adolescente normale che sta vivendo il proprio normale processo di crescita è una persona in crisi, è ugualmente vero che è normale che anche i suoi genitori siano in crisi.
Se i genitori sono preparati a queste evenienze, è più probabile che reggano le onde d’urto interne ed esterne, e che non vengano meno ai loro compiti di genitori, assolutamente indispensabili in questo periodo.
È necessario, infatti, che essi continuino a esserci, senza fuggire, senza annullare il loro ruolocon atteggiamenti seduttivi o di sottomissione acritica, senza mettersi a giocare coi propri figli a chi fa più l’adolescente, senza soccombere all’invidia.
Buongiorno amici:) Oggi riflessione: genitori, non sostituitevi ai figli.
Guida
Lo dico e lo dirò sempre quando un genitore mi chiede “sì ma allora che devo fare?”.
Semplicemente essere un buon esempio e una guida per i tuoi ragazzi.
E’ questa la cosa principale per un genitore. Non tanto evitare i conflitti adolescenziali perché quelli ci saranno ed è giusto che ci siano.
E perché è giusto? Perché i ragazzi stanno crescendo. Sono in una specie di limbo per cui non sono più bambini, vogliono essere trattati da adulti ma non lo sono ancora completamente. E avranno sempre bisogno del vostro aiuto, della vostra guida.
Esempio
Una guida è colei che non si sostituisce al ragazzo ma lo accompagna nel suo percorso di vita, stando accanto a lui, non davanti per evitare che inciampi.
E l’esempio, il buon esempio, è più importante di tante mille parole.
E non solo da ragazzi ma anche da bambini. I bimbi imparano non tanto dalle vostre parole ma dalle vostre azioni.
Siete i loro principali influencer e, in questo caso, mai termine più azzeccato.
Perché quello che imparano dalle vostre azioni da bambini influenzeranno la loro vita crescendo.
Se date una regola a un ragazzo e poi siete i primi a non rispettarla, qualsiasi essa sia, beh, non pretendiate lo facciano loro.
Cadere e rialzarsi- genitori, non sostituitevi ai figli
Gli adulti non capiscono che devono insegnare i ragazzi a cadere. Ebbene sì.
Sbagliando si impara, sempre. Evitare di affrontare le difficoltà quotidiane perché secondo voi così li proteggete non va bene.
Come farebbero a crescere, a responsabilizzarsi, a diventare pian piano adulti e affrontare la vita con le loro forze se cercate di evitar loro tutto questo?
Qualsiasi sia la difficoltà qualsiasi sia il motivo per cui si cade, metaforicamente parlando, lasciate che i vostri figli cadano. Sarete poi voi, insieme, a cercare il modo per non cadere più, per no fare più lo stesso errore ma lasciateli cadere.
I genitori devono aiutare i ragazzi a crescere, a imparare a capire dove hanno sbagliato e a sviluppare il pensiero analitico per riuscire a trovare una soluzione.
Non sono solo i ragazzi a crescere, ma siete anche voi che crescete con loro, ricordatevelo sempre.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di rientro a scuola.
Dopo essere stati per molto tempo svincolati dagli impegni scolastici, dai doveri e dagli orari, dalle discussioni con i genitori per la scuola e dall’ansia delle interrogazioni, per gli adolescenti il rientro può rappresentare un momento di stress difficile da gestire.
L’inizio
In questi giorni, i ragazzi iniziano già ad immaginare come sarà il ritorno a scuola.
Al solo pensiero di doversi di nuovo svegliare presto la mattina, restare rinchiusi in classe per tante ore, rimettersi a studiare senza averne la minima voglia, li fa sentire appesantiti e li porta a vedere tutto in maniera negativa e catastrofica.
Molte volte non lo dimostrano apertamente e spesso si sottovaluta che i ragazzi possano essere preoccupati, in ansia o stressati all’idea di tornare sui banchi, anzi molte volte il loro vissuto viene scambiato per pigrizia e apatia.
In realtà possono vivere questo momento carico di aspettative, ma anche di ansie e paure.
Rischiano di accumulare certi vissuti, sentirsi schiacciati dallo stress da rientro e dalla paura di non farcela, fino a manifestare anche sintomi psicosomatici quali, stanchezza eccessiva, nervosismo, irritabilità/irascibilità, disturbi del sonno, incubi, risvegli, nausea e alterazioni dell’appetito.
Ecco le 5 paure più grandi dei ragazzi:
1. RIPRENDERE LA ROUTINE QUOTIDIANA.
Dopo tanti mesi di vacanza, in cui il corpo e la mente si sono abituati ad altri ritmi, una delle preoccupazioni è proprio quella di dover modificare le proprie abitudini e rientrare nei tempi scanditi dagli impegni e dalle attività: non è facile per gli adulti, figuriamoci per i ragazzi!
Dover andare a letto prima, alzarsi presto, mangiare a orari più regolari.
Tornare dietro un banco, fare le corse per incastrare i compiti, tra le uscite, lo sport e gli amici diventa per loro un vero e proprio trauma, spesso alimentato anche da pensieri negativi “non ce la faccio”, “non ho voglia”, “non riuscirò mai ad alzarmi presto la mattina”.
Per non parlare delle “immersioni tecnologiche” che i ragazzi hanno fatto per tutta l’estate, tra abbuffate di serie tv, chat, social network e videogiochi a tutte le ore del giorno e della notte.
Hanno accumulato ore di sonno arretrato e, abituarsi ai nuovi ritmi, cercando di dare una ridimensionata alla tecnologia, diventa per loro molto difficile. Sono spaventati, sentono di non farcela e tutta questa negatività di certo non li aiuta.
Bisogna aiutarli a rientrare nella routine in maniera graduale, senza iniziare subito con le corse, le urla, le discussioni su scuola e compiti.
Bisogna parlare con i ragazzi e fargli capire l’importanza di trovare un equilibrio: un approccio graduale li aiuterà a prefigurarsi i nuovi ritmi, così che siano pronti ad iniziare con la giusta concentrazione e grinta.
2. PERDERE LA LIBERTÀ.
Un’altra grande paura dei ragazzi è di non poter più avere così tanto tempo libero a disposizione per uscire con gli amici, divertirsi, ritagliarsi dei momenti di svago.
Dopo una lunga pausa estiva, nella quale hanno sperimentato momenti di libertà e spensieratezza, il pensiero di poter essere sommersi di nuovo dai compiti, dallo studio e dalle tante attività extrascolastiche che impegnano la loro agenda, gli fa vivere la scuola come una sorta di costrizione.
Sentono che non c’è mai tempo, si va sempre di corsa, tutto è incentrato sullo studio e la scuola viene vissuta soltanto come una prigione, perdendo di vista tutti gli aspetti positivi.
I ragazzi devono capire che una volta dato il giusto peso al rientro ed essere ripartiti con il piede giusto, è possibile, una volta fatto il proprio dovere, riuscire a dedicarsi anche al piacere, ritagliandosi del tempo per uscire e divertirsi.
Gli adulti stessi, molte volte, si dimenticano che oltre la scuola c’è altro, che i ragazzi hanno bisogno, durante il periodo invernale, anche di tempi “vuoti”, per recuperare energie e per dedicarsi al gioco e allo svago: ad un tratto, invece, tutte le attenzioni vertono soltanto sulla scuola, andando ad appesantire ulteriormente la situazione.
3. COMPAGNI CHE NON PIACCIONO
La scuola per gli adolescenti è anche il luogo nel quale mettere in gioco le proprie competenze relazionali, fare nuove amicizie e inserirsi all’interno del gruppo classe.
Non bisogna dimenticare che il rapporto con i coetanei è fondamentale in adolescenza e uno dei bisogni più importanti è l’essere accettati dal gruppo.
I ragazzi trascorrono tante ore della propria giornata in classe e le relazioni che instaurano a scuola li condizionano sotto tanti punti di vista.
Possono avere il timore di ripartire, di non trovarsi bene con i nuovi compagni o non riuscire ad integrarsi in classe, soprattutto se hanno avuto esperienze negative in passato, hanno difficoltà relazionali o hanno subìto addirittura episodi di bullismo a scuola.
È importante non sottovalutare i vissuti dei ragazzi, mantenere un occhio vigile, senza fare troppe pressioni, ma cercare di cogliere eventuali nuove dinamiche e segnali di disagio che non vengono esplicitati direttamente, ma che possono generare uno stato di ansia e angoscia, fino al rifiuto scolastico.
4. INTERROGAZIONI E COMPITI IN CLASSE
Un altro aspetto che spaventa i ragazzi è il pensiero di dover affrontare di nuovo interrogazioni e compiti, che generano in loro molta ansia e preoccupazione.
Dopo l’estate, si sentono lontani da quel vissuto, non sanno più se saranno in grado di affrontare tutto il carico di verifiche, hanno paura di non farcela e di fallire.
Bisogna tener presente che da un lato, sentono i professori molto esigenti, pretendere molto, concentrati sul programma e sul fissare, soprattutto in alcuni periodi, moltissime interrogazioni e verifiche.
Dall’altro lato, percepiscono la pressione dei genitori che si aspettano buoni voti e non perdono occasione di sottolineare quanto lo studio sia importante per il futuro.
I voti molte volte rischiano di essere vissuti, non come una semplice valutazione del lavoro fatto, ma come giudizi personali, andando ad intaccare la propria autostima e autoefficacia.
Non bisogna fare questo errore, è importante cercare di andare oltre e capire che l’ansia, quando è troppo forte, rischia di bloccare i ragazzi e di andare a compromettere il risultato, al di là della preparazione e dello studio.
5. GENITORI CHE ASSILLANO
Ricominciare con discussioni, urla, litigi per i compiti, i voti, gli orari in cui andare a dormire e staccarsi da smartphone e console non fa bene ai genitori, non fa bene ai ragazzi e non fa bene alla loro relazione.
Una delle preoccupazioni degli adolescenti è proprio quella di dover di nuovo salire sul ring con il genitore per discutere su ciascuna di queste cose.
È anche molto probabile che i genitori non abbiano mai smesso, neanche durante l’estate, di urlare perché i figli facessero i compiti assegnati per le vacanze.
È vero, non è facile, perché i ragazzi molte volte non sono autonomi nel pensare ai propri impegni e il genitore sente di doverli sollecitare in questo senso.
Basare tutto sul controllo, sulle discussioni continue non fa altro che peggiorare la situazione.
I figli devono essere accompagnati a sviluppare maggiore responsabilità, mentre i genitori devono cercare di non far ruotare la relazione soltanto intorno alla scuola, altrimenti i ragazzi non si sentiranno considerati come persone, ma di essere pensati e riconosciuti solo in base all’andamento scolastico.
Non bisogna sottovalutare queste paure dei ragazzi ma riconoscerle e aiutarli a ripartire con il piede giusto, dando un giusto peso al rientro e agli impegni che si dovranno affrontare.
Hanno bisogno anche di fiducia e sicurezza da parte degli adulti, riscoprendo il lato bello della scuola, legato al piacere, che permetta loro di vivere anche momenti di spensieratezza.