Buongiorno amici. Oggi diretta importante: impegno e sacrifici, non solo desideri.
Molti genitori dicono ai propri figli adolescenti: “Tu sarai in grado di fare qualsiasi cosa”. Tutti i genitori dovrebbero spronare i propri figli a seguire i loro interessi e a non sentirsi limitati dalla visione che la società ha delle loro capacità. Nonostante ciò, un atteggiamento così positivo e, a quanto sembrerebbe, motivante, può avere degli svantaggi inaspettati.
Prima di tutto, perché non è detto che tutti possano essere e fare ciò che vogliono nella vita, o forse sì, ma la strada dei sacrifici è talmente lunga che gli adolescenti dovrebbero sapere anche che cosa li aspetta prima di tagliare la linea del traguardo.
Creare una strada da seguire senza una mappa è nocivo per gli adolescenti
Dire agli adolescenti che possono fare qualsiasi cosa senza aiutarli a disegnare una mappa da seguire ha implicazioni molto negative. Spronarli a stabilire mete ambiziose senza fornire loro nessun tipo di informazione né aiuto su come raggiungerle può essere fonte di una grande frustrazione, con la quale forse non sono pronti a convivere o, semplicemente, non vogliono.
Le tre P-impegno e sacrifici, non solo desideri
Invece di dire agli adolescenti che possono fare tutto nella vita, Erica Reischer propone di insegnare loro le tre P: pratica, pazienza e perseveranza.
Pratica: lo sforzo, insieme al feedback, è fondamentale per lo sviluppo della maestria e il raggiungimento dell’eccellenza.
Pazienza: il dominio di un’attività e i successi significativi accadono dopo un lungo periodo di tempo.
Perseveranza: gli ostacoli sono normali e i contrattempi sono comuni in qualsiasi grande impresa.
Riflettiamo sul perché i ragazzi ne sono colpiti e cosa fare
Buongiorno amici:) Oggi parliamo di ansia, questa nemica.
E’ indubbio che un numero crescente di ragazzi e ragazze stia vivendo un periodo che li vede fronteggiare l’ansia, in varie sfumature.
Diverse ricerche nazionali e internazionali, negli ultimi mesi, hanno evidenziato questo fenomeno e hanno cercato di sensibilizzare gli adulti su possibili soluzioni.
L’ansia risulta, tra i ragazzi, molto pervasiva, la vediamo declinarsi in forme più lievi o in alcune gravemente invalidanti, quando si costella cioè in un vero e proprio disturbo che impedisce alla persona di adempiere ai normali compiti della vita.
Dai social, alla guerra, ai genitori onnipresenti: le radici dell’ansia, questa nemica
Alla base di quest’ansia crescente, ci sono elementi esterni e totalmente endogeni, fattori di contesto, modalità relazionali e radici familiari.
Pensiamo, per esempio, al fatto che ragazzi e ragazze vivono oggi un tempo caratterizzato da fattori esterni fortemente ansiogeni: gli anni del Covid, che hanno seguito quelli del terrorismo e preceduto quelli della guerra in Ucraina.
La “fornace dei social” e la paura del giudizio–ansia, questa nemica
Tutto questo avviene, poi viene amplificato nella “fornace dei social”, come l’ha definita in una recente intervista il noto psicanalista Massimo Ammanniti, secondo il quale la vita in rete amplifica moltissimo l’ansia dei giovani.
Infatti i ragazzi, dall’adolescenza in poi, hanno più bisogno dell’approvazione del gruppo dei pari che di quella dei genitori, ma l’essere continuamente sovraesposti sul web li rende preda di una paura del giudizio che diventa esponenziale e incontrollabile.
Questi ragazzi, poi, sono stati molto spesso bambini sovraccaricati di attività e costretti a performare sin da piccoli (alcuni di loro già alla scuola materna non hanno un pomeriggio libero).
E sono figli di genitori che, pur con le migliori intenzioni, si sostituiscono ai figli per eliminare dalla loro strada più ostacoli possibile, convinti di fare il loro bene ma in realtà rendendoli più fragili, impreparati alle inevitabili difficoltà della vita e molto meno capaci di impegnarsi per ottenere un risultato.
Troppe scelte, nessuna scelta
C’è poi un altro aspetto che a mio parere alimenta ulteriormente le loro ansie, una volta cresciuti: si trovano di fronte, a un certo punto del loro cammino, tante, forse a volte troppe possibilità, troppe strade da poter scegliere, che, non padroneggiando a pieno le loro capacità, invece di orientarli li disorientano.
E’ indubbiamente bello poter scegliere tra molte alternative, ma i ragazzi di oggi, per come li abbiamo descritti, non riescono a sfruttare questa occasione, che anzi, diventa una fonte aggiuntiva di ansia.
Tutto sembra troppo fluido, reversibile, manca una forte motivazione e manca la capacità di stare anche con l’eventuale difficoltà, di rimboccarsi le maniche e credere di poter superare l’ostacolo.
Sentono che tutto è più grande di loro, si percepiscono persi e disancorati. Ovviamente non sono tutti così, ma un buon numero sì.
E’ come se in questi ragazzi mancasse qualcosa che li “contenga”; probabilmente a volte è mancato anche nelle loro famiglie quando erano piccoli. Ricordiamo che il contenimento emotivo nelle primissime fasi della vita è fondamentale per una buona crescita del bambino.
Il contenimento che serva ai bambini e agli adolescenti
In generale, il bisogno semplice e allo stesso tempo estremo di ogni bambino è quello di sentire che nelle situazioni difficili il suo Qualcuno di riferimento in quell’istante ha la situazione sotto controllo.
Ma questo bisogno esplode di nuovo in adolescenza, età in cui si cercano altre forme di contenimento, più adulte, fatte di regole e limiti diversi, ma sempre necessari.
A volte sarebbe meglio poter scegliere tra due cose piuttosto che tra cento: le ansie di sbagliare, di deludere, di perdere tempo, di non farcela, di non avere abbastanza motivazione, avrebbero meno terreno fertile su cui attecchire.
Saper chiedere aiuto
E’ bene che questi giovani possano ususfruire di percorsi di aiuto, per recuperare la capacità di ancorarsi a se stessi e di realizzarsi a pieno.
Quando i livelli di ansia sono patologici, e si arriva al ritiro sociale, è necessario un lavoro strutturato, a volte anche con qualche farmaco, perché l’obiettivo è quello di toglierli al più presto da quello stato di profonda sofferenza e frustrazione che rischia di cronicizzarsi e dal quale poi diventa sempre più complicato uscire.
E’ tanto importante aiutarli, perché sono anche ragazzi ricchissimi di qualità, di intelligenza, di sensibilità e di enormi potenzialità.
Ma se avete bisogno del mio aiuto contattatemi pure:)
Buongiorno amici:) Oggi riflessione: genitori, non sostituitevi ai figli.
Guida
Lo dico e lo dirò sempre quando un genitore mi chiede “sì ma allora che devo fare?”.
Semplicemente essere un buon esempio e una guida per i tuoi ragazzi.
E’ questa la cosa principale per un genitore. Non tanto evitare i conflitti adolescenziali perché quelli ci saranno ed è giusto che ci siano.
E perché è giusto? Perché i ragazzi stanno crescendo. Sono in una specie di limbo per cui non sono più bambini, vogliono essere trattati da adulti ma non lo sono ancora completamente. E avranno sempre bisogno del vostro aiuto, della vostra guida.
Esempio
Una guida è colei che non si sostituisce al ragazzo ma lo accompagna nel suo percorso di vita, stando accanto a lui, non davanti per evitare che inciampi.
E l’esempio, il buon esempio, è più importante di tante mille parole.
E non solo da ragazzi ma anche da bambini. I bimbi imparano non tanto dalle vostre parole ma dalle vostre azioni.
Siete i loro principali influencer e, in questo caso, mai termine più azzeccato.
Perché quello che imparano dalle vostre azioni da bambini influenzeranno la loro vita crescendo.
Se date una regola a un ragazzo e poi siete i primi a non rispettarla, qualsiasi essa sia, beh, non pretendiate lo facciano loro.
Cadere e rialzarsi- genitori, non sostituitevi ai figli
Gli adulti non capiscono che devono insegnare i ragazzi a cadere. Ebbene sì.
Sbagliando si impara, sempre. Evitare di affrontare le difficoltà quotidiane perché secondo voi così li proteggete non va bene.
Come farebbero a crescere, a responsabilizzarsi, a diventare pian piano adulti e affrontare la vita con le loro forze se cercate di evitar loro tutto questo?
Qualsiasi sia la difficoltà qualsiasi sia il motivo per cui si cade, metaforicamente parlando, lasciate che i vostri figli cadano. Sarete poi voi, insieme, a cercare il modo per non cadere più, per no fare più lo stesso errore ma lasciateli cadere.
I genitori devono aiutare i ragazzi a crescere, a imparare a capire dove hanno sbagliato e a sviluppare il pensiero analitico per riuscire a trovare una soluzione.
Non sono solo i ragazzi a crescere, ma siete anche voi che crescete con loro, ricordatevelo sempre.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo de le 10 cose da non fare post vacanze…
Sembra facile il rientro dalle vacanze, ma effettivamente non lo è.
Crisi-le 10 cosa da non fare post vacanze
Arriviamo alle ferie troppo carichi di stress e di aspettative e ci mettiamo un po’ prima di riuscire a staccare completamente la spina e godere dei benefici della vacanza.
Per questa ragione il tempo sembra sempre poco.
Quando stiamo bene, cambia la nostra percezione del tempo, sembra scorra tutto più veloce perché viviamo la vita in maniera più “leggera”, e quindi ci pesa tutto molto meno.
In vacanza stacchiamo dalla routine quotidiana e da parte delle nostre responsabilità.
Quante volte ci siamo detti “basta, non ne voglio sapere di niente e di nessuno!”.
Ed è così che si va in crisi già a partire dai due-tre giorni che precedono il rientro e si arriva sempre un po’ provati e svogliati di rientrare in quella non sempre amata routine.
Ci sono delle cose da NON fare per evitare di vanificare i benefici della vacanza in quattro e quattr’otto
Ecco un breve elenco, un po’ ironico, ma non troppo:
1. Non riempirsi di buoni propositi.
2. Non cambiare repentinamente abitudini.
3. Non pensare a tutto quello che si dovrà fare a lavoro.
4. Non guardare l’estratto conto.
5. Non salire sulla bilancia.
6. Non farsi prendere dalla tristezza della vacanza finita tanto ne arriverà un’altra. Se fosse sempre domenica anche la domenica diventerebbe routine.
7. Non guardare i profili social di chi è ancora in vacanza e fa viaggi da sogno (spesso sono finti e poi anche sti cavoli di quello che fanno gli altri).
8. Non rinchiudersi subito nella routine quotidiana.
9. Non mettersi subito a dieta drastica, ma puntare ad una sana alimentazione, accompagnata da movimento, possibilmente non maniacale. Basta poco per stare in forma!.
10. Non prendersi del tempo per se stessi (sempre che ci sia mai stato, compreso per “il dolce far nulla” (credo non ci sia condizione più salutare, presa a piccole dosi, per il nostro corpo e per la nostra mente).
Il problema vero è il rientrare nella nostra routine quotidiana, ciò che sancisce la fine della vacanza.
E’ il pensiero proiettato su una routine che forse andrebbe cambiata, almeno da alcuni punti di vista, che genera stress, e a volte, soffoca senza neanche essere ripartiti.
Scherzi a parte.-le 10 cose da non fare post vacanze
Per evitare un impatto negativo e sviluppare una sindrome da rientro, bisogna tenere bene a mente la parola GRADUALITÀ.
Non si può ripartire “a bomba” altrimenti si rischia davvero di esplodere in breve tempo.
Si deve mantenere un po’ di continuità con le abitudini acquisite in vacanza. È fondamentale ritagliare degli spazi personali in cui si stacca il cervello dagli innumerevoli problemi della vita, anche i più piccoli, che spesso sottovalutiamo dimenticandoci che “tanti pochi fanno assai”.
Qualità
Ricordatevi che non è la QUANTITÀ che conta, ma la QUALITÀ del tempo che ci dedichiamo. Basta poco, ma deve essere nostro, e fatto su misura per noi.
Dobbiamo rigenerare i sensi, non serve andare lontano o ripartire, dobbiamo imparare a farlo anche a casa nostra, anche quando non abbiamo le condizioni ottimali e con quello che abbiamo a disposizione.
Ci ricarichiamo se ascoltiamo noi stessi e capiamo ciò che ci fa bene. Anche se, tante volte, non lo sappiamo nemmeno noi di cosa veramente abbiamo bisogno. Ma questo è un altro problema.
Cerchiamo troppo spesso quello che non abbiamo. Non sono i beni materiali che ci rendono felici.
Non è dall’esterno che deve dipendere la nostra felicità, ma da noi, dalla nostra interiorità.
Ovviamente, dobbiamo identificare OBIETTIVI REALIZZABILI, non possiamo desiderare ciò che con estrema difficoltà sarà nostro. PARTIAMO DA COSE CONCRETE.
Anche un castello si costruisce mattone dopo mattone, troppo spesso lo dimentichiamo.
Tempo
Fondamentalmente dobbiamo prenderci, o riprenderci, se non lo facevamo già prima, il nostro tempo.
Si chiama tutela dei propri spazi ed è fondamentale per una buona riuscita individuale, relazionale e affettiva.
È importante definire mentalmente delle priorità e cercare di rispettarle, NON È TUTTO INDISPENSABILE, ci sono cose che possono essere rimandate.
L’errore più comune che viene fatto è di distribuire male le proprie energie. Spesso si sprecano per futili motivi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del perché e come chiedere scusa ai figli.
Fare il genitore è veramente un mestiere difficile, un lavoro a tempo pieno, carico di responsabilità, dove può capitare di sbagliare, di perdere la pazienza con i figli.
Genitori perfetti?no
Non esiste il genitore perfetto. Per una mamma e un papà, l’importante NON è “non sbagliare mai”, ma essere consapevoli di certe dinamiche e delle loro conseguenze, riconoscere i propri errori e riuscire a riparare con i figli, ponendosi come una guida per loro.
Se c’è una cosa che fa bene a un figlio, è trovarsi un adulto consapevole delle proprie vulnerabilità, capace di riconoscere un errore e di chiedere scusa.
Molti adulti, specialmente gli uomini, pensano che scusarsi con un figlio li faccia apparire automaticamente deboli e meno autorevoli ai suoi occhi.
Ma non è così: mostrare di avere capito dove abbiamo sbagliato, di non essere soddisfatti di come sono andate le cose è il modo migliore per far comprendere a un ragazzo che ha davanti una persona vera e consapevole, realista e moralmente integra.
Spesso, ciò che fa più soffrire nelle relazioni non è l’errore commesso, ma non ricostruire il legame dopo la rottura.
E chiedere scusa è il modo migliore per ricucire uno strappo.
Perché ?
Molti genitori magari non chiedono scusa per orgoglio, per paura di sottomettersi o di perdere il proprio ruolo.
In realtà, è un gesto che ha in sé un grande insegnamento educativo: per farlo bene, però, ci vuole consapevolezza perché non si tratta semplicemente di chiedere scusa a parole, ma riconoscere che si è sbagliato e cercare di correggere l’errore.
Perché è importante?
1. Si insegna ai figli che si può sbagliare, ma si può anche recuperare. I figli devono sapere che sbagliare è umano, che l’importante è rendersene conto e che si può porre rimedio per cercare almeno di attenuare le conseguenze negative: bisogna però ammetterlo, per agire meglio la volta successiva.
2. Si è un modello positivo per i figli. È importante dare il buon esempio ai figli e non c’è insegnamento migliore che la coerenza, quindi mettere in pratica ciò che si “predica”: se vogliamo che i figli imparino il rispetto, ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni, il genitore deve dimostrarlo per primo attraverso il suo comportamento, più che con le parole.
3. Si favorisce un’educazione basata sul rispetto reciproco. Chiedere scusa ad un figlio significa riconoscerlo come persona che ha un valore e che merita rispetto, come lui dovrebbe dimostrare lo stesso nei confronti degli altri: non significa che, siccome sono piccoli, devono essere trattati diversamente.
Come chiedere scusa ad un figlio?
Se ci si rende conto di aver reagito in modo impulsivo, di non essere stati coerenti o di aver gestito male una situazione, è bene scusarsi con i figli, senza dilungarvi troppo con le parole, ma facendolo in modo autentico.
Le scuse devono nascere da un sentimento maturato dentro.
Per farlo in maniera adeguata, però, bisogna aver preso reale consapevolezza dei propri errori, assumendosi la responsabilità, altrimenti si rischia di farlo solo per scaricarsi la colpa.
Evitate quindi di dire “scusa ma ti comporti male e mi fai perdere la pazienza”; piuttosto andate dai figli quando vi siete calmati e riconoscete realmente di aver sbagliato.
Bisogna anche fare attenzione, però, a non abusare del termine “scusa” perché altrimenti perde di significato e di valore, diventa un’abitudine e si trasmette ai figli che può essere uno strumento per non assumersi le proprie responsabilità, continuando a commettere sempre lo stesso errore.
Non è tanto la parola “scusa” ad essere rilevante, quanto l’aver riflettuto sulla situazione, considerandola dal punto di vista di vostro figlio, riconoscere cosa sia successo e porvi rimedio, ripartendo con maggiore consapevolezza.
L’aspetto importante è riuscire a scusarsi sinceramente e “riparare” la relazione con i figli, dopo una difficoltà o un problema, ricostruendo con loro un clima di fiducia reciproca.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di resilienza negli adolescenti.
parla con tua figlia/tuo figlio ogni volta che puoi, anche se sembra che non voglia parlare con te.
Un buon momento per parlare potrebbe essere quando siete in auto, oppure mentre svolgete insieme un’attività che le/gli consente di concentrarsi su qualcos’altro.
Rispondi onestamente alle domande, ma con rassicurazione. Chiedi la sua opinione su ciò che sta accadendo e ascolta le sue risposte.
Non sottovalutare i suoi sentimenti: potrebbe essere provocatoria/o solo per testare un’altra opinione.
Incoraggiala/o a evitare generalizzazioni e ad essere onesta/o riguardo ai suoi sentimenti con messaggi di speranza.
Potresti dire: “Anche io ho un po’ di paura, ma so che siamo preparati per qualunque cosa accada e so che ce la faremo”.
Tua figlia/tuo figlio è abbastanza grande per capire che potresti anche sentirti incerta/o o spaventata/o, ma non dovresti lasciare spazio a dubbi sul fatto che farai tutto il necessario per tenerla/o al sicuro.
Rendi la tua casa un luogo emotivamente sicuro
A scuola le provocazioni e il bullismo possono intensificarsi: la casa dovrebbe essere un rifugio.
Tua figlia/tuo figlio potrebbe preferire stare con gli amici piuttosto che passare del tempo con te, ma sii pronta/o a essere disponibile quando ne avrà bisogno.
Potresti prevedere di trascorrere del tempo in famiglia con gli amici di tua figlia/tuo figlio.
Incoraggiala/lo a fare “una pausa dalle notizie”
L’esposizione costante a immagini di guerra può aumentare l’ansia. I ragazzi potrebbero ricevere a scuola dei compiti che richiedono di guardare le notizie per poi confrontarsi a riguardo con gli insegnanti.
In questo caso, guardare un notiziario una volta va bene in ottica informativa, ma guardarlo ripetutamente aggiunge solo stress e non apporta nuove conoscenze.
Quando guardi il telegiornale, usalo come catalizzatore per la discussione con tua figlia/tuo figlio sui suoi sentimenti e le sue paure.
Renditi conto che lo stress della guerra può aumentare lo stress quotidiano
Gli adolescenti potrebbero già vivere momenti di alti e bassi a causa dei livelli ormonali tipici dell’età; l’incertezza in tempo di guerra può far sembrare questi cambiamenti ancora più estremi.
Sii comprensiva/o, ma ferma/o quando tua figlia/tuo figlio risponde allo stress con un comportamento rabbioso o indispettito.
Rassicurala/o dicendo che ti aspetti che faccia del suo meglio.
Traccia una routine e attieniti ad essa
La scuola offre ai ragazzi diverse opportunità di scelta e momenti di libertà. Può essere rassicurante, soprattutto in tempi incerti, sapere che la casa è una costante.
Ricorda che, anche se gli adolescenti possono apprezzare il cambiamento e l’azione, spesso desiderano che la casa rimanga invariata e potrebbero essere ancora meno in grado di gestire il cambiamento quando la situazione a livello internazionale è instabile.
Assicurati di prenderti cura di te stessa/te stesso
Prenderti cura di te ti aiuta ad avere più pazienza e creatività in un momento in cui tua figlia/ tuo figlio potrebbe metterti alla prova mentre negozia fra l’allontanarsi da te e il volersi sentire al sicuro.
Dì a tua figlia/tuo figlio che starà bene
Coinvolgi tua figlia/tuo figlio nella pianificazione della tua strategia per fronteggiare lo stress provocato da questa emergenza ed esamina cosa farebbe ogni membro della famiglia in diversi scenari.
Ad esempio, cosa farebbe tua figlia/ tuo figlio se ci fosse un’emergenza militare ed è a scuola, a casa o fuori con gli amici?
Pensare a soluzioni concrete potrebbe aiutare a tenere sotto controllo il senso di incertezza di questo periodo.
Osserva i segnali di paura e ansia che potrebbero non esprimersi a parole
I voti di tuo figlio sono improvvisamente peggiorati? È insolitamente imbronciato o chiuso?
Potrebbe sentire la pressione di ciò che sta accadendo nel mondo intorno a lui.
Se ha difficoltà a esprimere i suoi sentimenti a parole, incoraggialo a usare un diario per raccontare la sua paura o l’arte per disegnare le sue emozioni.
Chiedi il suo aiuto per un un compito o un’opinione su un’attività familiare
Coinvolgi tua figlia/tuo figlio nelle tue attività di volontariato o incoraggiala/o a fare volontariato da sola/o per qualcosa che ha un significato per lei/lui.
Assicurati che sappia in che modo le sue azioni contribuiscono al benessere dell’intera famiglia.
Sapendo di avere un ruolo da svolgere e di poter aiutare qualcuno meno fortunato, percepirà di avere più controllo personale e si sentirà più sicura/o di sé.
Metti le cose in una prospettiva positiva
Né tu né tua figlia/tuo figlio potreste aver subìto una guerra prima, ma dovresti dirle/dirgli che le guerre finiscono.
Fai notare le volte in cui ha affrontato e conquistato qualcosa che all’inizio potrebbe averlo spaventato, come una verifica a scuola o una competizione sportiva.
Fai notare che le cose importanti sono rimaste le stesse, anche mentre il mondo esterno sta cambiando.
Quando parli di brutti momenti, assicurati di parlare anche di quelli belli che ci saranno. Puoi suggerire tecniche di rilassamento o di ascoltare la musica per rilassarsi.
Buongiorno amici:) Oggi parliamo della paura di sbagliare.
Chi ha paura di sbagliare vive nel costante terrore di essere giudicato a causa degli errori che commette, veri o immaginari che siano.
Il fallimento, tuttavia, è una parte integrante della vita e dobbiamo imparare a convivere con esso se non vogliamo ritrovarci imprigionati in una gabbia di finta perfezione.
Per superare l’ansia di sbagliare è utile rafforzare l’autostima.
PERCHÉ ABBIAMO COSÌ TANTA PAURA DI SBAGLIARE?
La paura di sbagliare è probabilmente una delle più diffuse e accomuna moltissime persone. Si tende ad essere eccessivamente perfezionisti, a non tollerare di commettere errori perché si ritiene, a torto, di essere sottoposti al continuo giudizio degli altri.
In realtà, il peggior giudice è quello interno, come sanno bene gli psicologi, e solo se riusciamo a imparare a convivere con la possibilità del fallimento potremo trovare la forza di buttarci in compiti nuovi che ci incutono timore.
Avere paura di sbagliare, se rimane una condizione fisiologica che si presenta in qualche sporadica occasione, può essere addirittura positivo, perché ci spinge a dare il meglio di noi stessi e a sfruttare a pieno le nostre potenzialità.
Diverso è quando l’ansia di commettere un errore si trasforma in una condizione invalidante che mette a dura prova la salute psicologica della persona.
PAURA DEL FALLIMENTO: LE CAUSE
La paura di sbagliare può condizionarci talmente tanto da non farci neppure iniziare qualcosa che non conosciamo.
Ma da cosa deriva questa condizione d’ansia? Secondo gli psicologi, un ruolo rilevante è giocato dalla famiglia d’origine, che, se assume un atteggiamento giudicante può minare alla base l’autostima del bambino.
Tuttavia, anche i genitori che si caratterizzano per avere un atteggiamento eccessivamente protettivo possono ottenere l’effetto contrario perché, pur di evitare al figlio ogni possibile esperienza negativa, lo costringono a non affrontare mai le sue paure e, quindi, a costruire uno schema mentale dominato da perfezionismo e terrore di sbagliare.
La scuola
Un altro contesto dove la possibilità di sbagliare viene fortemente scoraggiata è la scuola, che può causare seri danni all’autostima dei bambini.
Ecco cosa scrive a riguardo l’esperta in psicologia Alina Tugend nel suo libro Better by Mistake: The Unexpected Benefits of Being Wrong.
“Cresciamo generazioni di ragazzi che sono terrorizzati dallo sbagliare. Dal fallire. O addirittura, anche solo dal dover stare alcuni minuti seduti in classe senza sapere qualcosa. Ma se gli studenti hanno paura di sbagliare, ecco che hanno anche paura di provare cose nuove, di essere creativi, di pensare in maniera diversa.”
COME SUPERARE LA PAURA DI SBAGLIARE: ALCUNI CONSIGLI UTILI
Se la ricerca della perfezione e il giudizio degli altri ti paralizzano, prova a mettere in pratica questi consigli:
Cerca di immaginare il fallimento come un’occasione di crescita personale. L’errore è ciò che ti porterà a sviluppare nuove capacità cognitive.
Chi dice che non ha mai fatto neppure un errore… mente!
Eseguire sempre tutti i compiti assegnati alla perfezione è impossibile. Può succedere di sbagliare, anzi, succede molto spesso, tuttavia ciò non deve trattenerci dal metterci alla prova.
Non tutte le persone passano il loro tempo ad osservarci.
Commettere un errore non ti definisce come persona. Fallire non ha nulla a che vedere con il tuo valore individuale perché solo chi non prova mai non commette mai errori.
Tutti possiamo sbagliare perché siamo umani.
Ricordati che per andare avanti occorre mettersi alla prova ed affrontare qualcosa di nuovo, anche se non lo conosciamo bene.
Uno sbaglio è ciò che ci rende interessanti agli occhi degli altri.
Dopo molti errori commessi, raggiungere il successo sarà ancora più bello.
Se analizzare la situazione che ti ha portato a commettere un errore, fallo pure, ma non troppo spesso: meglio lasciar agire l’istinto.
Buongiorno amici. Oggi diretta: come trasmettere fiducia agli altri.
diretta: come trasmettere fiducia agli altri
Quello che tutti sperano di trovare in una persona con la quale apriamo il nostro cuore e le nostre paure.
Quello che cerchiamo di infondere, se siamo amici o genitori, ai ragazzi per far sì che si aprano a noi ( la base oltretutto di chi fa il mio lavoro).
Ma così, come il rispetto, la fiducia bisogna guadagnarsela.
Autostima-diretta: come trasmettere fiducia agli altri
La base per fare tutto questo è una: l’autostima, la fiducia in noi stessi.
Sì, perché solo se abbiamo fiducia in noi possiamo infonderla agli altri. Solo se le persone vedono che siamo sicuri di noi, che siamo i primi ad amarci allora potranno avere fiducia in noi.
Non solo autostima
Ma, oltre all’autostima, ci sono altre cose che dobbiamo imparare a fare.
Ma, al solito, non voglio spoilerare nulla. vi dirò tutto nella diretta di cui vi lascio il link.ù
Buongiorno amici. Riflettiamo.. più spessa è l’armatura…più fragile è chi la indossa
Fragilità
Essere una persona fragile implica avere una particolare sensibilità che aiutiamo a proteggere con una corazza, aggiungendo strati su strati ogni volta che soffriamo una delusione o ci sentiamo frustrati. Persino la persona più sensibile può diventare una persona fredda quando si sente minacciata da una situazione che non è disposta ad affrontare.
Ci sono situazioni che per tutti noi sono difficili da affrontare, da accettare o da gestire, come può essere l’abbandono, il rifiuto, il disprezzo, la colpa, ecc. Nelle situazioni in cui ci sentiamo particolarmente vulnerabili, facciamo sempre un passo indietro per proteggerci. Questo comportamento è fondamentale per preservare la nostra integrità.
Il carattere e l’atteggiamento di ognuno di noi influisce sul comportamento che si decide di adottare di fronte a quelle situazioni che possono essere fonte di grande dolore emotivo. Per questo motivo, c’è chi si espone a situazioni dolorose senza protezione, e anche con una certa tendenza masochista, fino a rimanere alquanto malmenato e ferito.
Altri tipi di persone, invece, hanno un atteggiamento più prudente: quando anticipano una situazione simile ad un’esperienza precedente, sono in grado di innalzare delle barriere e diventare impermeabili, indifferenti di fronte a qualsiasi emozione o sentimento.
“Non ci sono dubbi, la tua corazza ti protegge dalle persone che vogliono distruggerti. Eppure, se non la togli mai, ti isolerà anche dall’unica persona che potrà mai amarti”.
-Richard Bach-
Essere fragili non significa essere deboli
I due tipi di persone che abbiamo appena descritto si trovano ai due poli opposti, anche se entrambe dipendono dalla stessa fragilità. Buttarsi nel vuoto non è certo un’opzione sana, ma non lo è nemmeno circondarsi da mura per rendersi insensibili.
La fragilità viene spesso collegata e confusa con la debolezza: essere fragili è un indicatore che ci mostra l’intensità delle nostre emozioni, la sensibilità con cui viviamo i nostri sentimenti e la difficoltà che abbiamo nel mostrarci tali e quali siamo, per paura di essere feriti.
Essendo fragile, posso essere forte di fronte alle circostanze, andando avanti e conquistando le mie paure. Nonostante ciò, non mi permetto di mostrarmi sensibile, anche se dentro sto soffrendo, sto male e mi sento solo. Voglio mostrarmi forte indossando la mia armatura, facendo credere agli altri che niente può ferirmi, quando, in realtà, mi fa talmente male che sento di non poterlo sopportare.
Siamo in grado di mettere alla prova la nostra forza quando continuiamo ad avere fiducia nonostante i tradimenti, quando andiamo avanti nonostante le paure e la nostra tristezza, quando mostriamo la nostra vulnerabilità e sensibilità a chi se lo merita.
Mostrarsi tali e quali siamo-più spessa è l’armatura…
Quando sopprimiamo le nostre emozioni, quando alziamo dei muri di fronte a tutto ciò che proviamo, diamo agli altri il permesso di conoscerci solo in modo superficiale e finiamo persino per trattare gli altri allo stesso modo, avendo così relazioni superflue, senza nessun impegno speciale.
In questo modo, possiamo conoscerci per le persone che siamo davvero? Diamo agli altri l’opportunità di conoscerci a fondo? Aggiungere strati alla nostra armatura ha delle conseguenze, perché perdiamo chi siamo. Viviamo intrappolati nella paura per cercare di chiudere fuori il dolore.
“Se voglio conoscere me stesso, tutto il mio essere, la totalità di ciò che sono e non solo uno o due strati, allora, ovviamente, non devo condannare, devo essere aperto ad ogni pensiero, ad ogni sentimento, a tutti gli stati d’animo, a tutte le inibizioni”.
-Krishnamurti-
Quando siamo particolarmente sensibili, sviluppiamo la capacità di evitare di essere noi stessi, affrontiamo il mondo creando diverse personalità, che cambiano a seconda del proprio carattere: i timidi e vergognosi, gli scontrosi, gli impertinenti, i compiacenti, quelli che si prendono sempre cura degli altri, quelli che ci sono sempre per tutti, ecc.
In un certo senso, tutte queste sono le nostre maschere, quelle con le quali ci proteggiamo adottando un certo ruolo. In questo modo, e ogni volta che ci è possibile, evitiamo di parlare di noi stessi e di indossare i panni di chi siamo davvero.
Imparare a conoscersi facendo spazio alle proprie emozioni-più spessa è l’armatura…
Di sicuro mi tradiranno di nuovo, mi faranno ancora del male e le cicatrici delle mie ferite torneranno ad aprirsi. È qualcosa che non posso evitare, perché fa parte della vita stessa, del mio camminare lungo i suoi sentieri. Se voglio viverla davvero, imparare a conoscermi e ad entrare in sintonia con gli altri, devo correre il rischio che tutto ciò possa accadere, anche se mi sento fragile.
La mia insensibilità, la mia freddezza, la mia armatura, la mia corazza e i muri che ho innalzato non sono la soluzione. Nascondermi confondendomi tra gli altri è il mio autoinganno, il ruolo che assumo per sentirmi sicuro. È tutta una menzogna, uno stratagemma che mi impedisce di riconoscermi.
Anestetizziamo la nostra sensibilità impedendoci di esprimerla, perché quando in passato abbiamo avuto l’impressione di aver trovato la persona giusta con la quale condividerla, siamo stati traditi. Quando ci siamo aperti, abbiamo perso il nostro ritmo e il nostro amore per poterci accettare tornando a costruire un amore ancora più vero.
Questo processo è ciò che ci rende ancora più vulnerabili, poiché stiamo ricostruendo la nostra identità, facendo un passo dopo l’altro, imparando ad esplorare e a riconoscere quella sensibilità che abbiamo nascosto e chiuso a chiave. Ovviamente, essendo più esposti, c’è anche più probabilità di restare feriti, perché questi cambiamenti implicano anche una trasformazione nelle relazioni che abbiamo con gli altri e nei ruoli stabiliti.
Le delusioni che abbiamo affrontato, causate sia da noi stessi sia dagli altri, ci aiutano a vedere più chiaramente con quali persone vogliamo stare. Poco alla volta riusciamo a fare una selezione grazie a questioni più profonde come i valori, l’onestà e l’autenticità.
Contatti
Se avete bisogno di me potete contattarmi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Buongiorno amici. Oggi parliamo di un premio di 100 uro a chi ha la media del 9…assurdo.
No…parto subito col dire che questo non è assolutamente un metodo educativo sensato. Ma a cosa dovrebbe portare?
Se un insegnante incentivasse alla media del nove in questo modo otterrebbe un solo risultato: i ragazzi farebbero di tutto per avere quei soldi, non per andar bene a scuola.
Il fine giustifica i mezzi? In questo caso, ma come per altre cose, assolutissimamente no.
Soluzione inutile
E’ inutile non soltanto per il motivo detto sopra…ma perché non è possibile che tutti ottengano tale media.
I ragazzi, fortunatamente, sono tutti diversi, noi siamo tutti diversi.
cosa vuol dire? Vuol dire che ognuno di loro, come di noi, ha le proprie capacità, inclinazioni e i loro tempi per poter raggiungere i propri personali obiettivi.
Obiettivi
Ho detto propri obiettivi.
Lo specifico perché troppe volte i genitori paragonano il loro figli con i compagni, loro stessi, i fratelli causando solo sconforto, spesso aggressività, altrettanto spesso depressione e senso di fallimento che, in realtà, non deve esistere.
Provate solo a pensare come si possa sentire un ragazzo che, per mettendocela tutta sta media del nove proprio non riesce ad avere?
Si sentirà, sbagliando, un fallito rispetto ad altri che, forse, potrebbero davvero farcela. E vi sembra questo il modo per migliorare l’autostima e incentivare alo studio? assolutamente no.
Autostima
L’unica cosa che devono fare i genitori in primis e gli insegnanti in second’ ordine è cercare di aumentare l’autostima dei ragazzi. E non promettendo soldi, non aumentando il senso di competizione malsana con gli altri compagni.
Ma stimolandoli a mettercela tutta, tutto se stessi , anima, cuore, cervello per raggiungere un obiettivo.
E non c’etra niente il voto. Non pensiamo, adulti e non, che il voto ci identifichi come persona.
L’importante è dimostrare a se stessi soprattutto che con l’impegno posso farcela, solo con questo.
E se avete bisogno del mio aiuto contattatemi tramite la sezione contatti e consulenze del sito
Io spero che riflettere sul premio di 100 euro a chi la la media del 9 vi sia stato di aiuto.