come aiutarli a superare paure e labirinti emotivi.
buongiorno amici. Oggi diretta adolescenti2: come aiutarli a superare paure e labirinti emotivi.
Diretta adolescenti2
Ah, l’adolescenza, gioie e dolori e preoccupazioni a parte dei genitori. Ma, in questo momento della vita di ognuno di noi, non sono solo i genitori ad essere messi sotto pressione. Ma lo sono i ragazzi stessi.
Le 4 isole
Quattro sono le paure e i labirinti emotivi che caratterizzano questa fase di vita: apatia, conformismo, perfezionismo, solitudine.
Ognuna di queste ha delle caratteristiche precise. E, per ognuno di questi labirinti, i genitori hanno il dovere di agire in determinati modi per aiutare o ragazzi a vivere serenamente la loro età.
E soprattutto per diventare degli adulti consapevoli e abili a gestire i piccoli grandi problemi della quotidianità da soli.
Diretta adolescenti2: come aiutarli a superare le loro paure
Vi lascio il link della diretta. Potete scaricarlo e seguirlo con i vostri ragazzi o i vostri genitori:)
Padova: picchiata da ex compagne di scuola sulla strada.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di bullismo tra ragazzi.
Attesa dopo le lezioni, minacciata e aggredita da due 14enni, mentre una terza coetanea riprende col cellulare. Il video dell’agguato postato sui social dalle bulle come un trofeo. La vittima ha presentato denuncia ai carabinieri
13enni
Ha appena tredici anni la ragazzina che nel pomeriggio di ieri, mercoledì 24 gennaio, è stata pestata da due ex compagnedi scuola che la aspettavano fuori dall’istituto che frequenta (siamo a Padova, omettiamo i dettagli per tutelare la vittima e anche le aggressore, trattandosi di minori) dopo l’ultima campanella.
L’aggressione, che avviene in strada, senza remore, senza timori, senza contegno, è stata filmata col cellulare da una terza ragazzina (ha 14 anni, come le due che si fanno riprendere mentre prendono a schiaffi, pugni e calci l’ex compagna appena più piccola) e postata sui social, a documentare la «bella impresa», quasi fosse un trofeo da mettere in vetrina.
L’aggressione filmata e condivisa
Dopo aver visto il video in una storia pubblicata stamattina, la tredicenne si è rivolta ai genitori, che l’hanno accompagnata al comando dei carabinieri di Padova principale per presentare denuncia.
I militari sono ora sulle tracce delle tre adolescenti coinvolte: una, fino allo scorso anno,era compagna di scuola della vittima; le altre due, invece, sarebbero solo amiche della prima.
Tutte e quattro sarebbero state alunne di una scuola media di uno dei principali quartieri di Padova. Le ragioni del pestaggio?Una parola di troppo, una frase sbagliata: questo, almeno, si evince dalle parole che una delle bulle rivolge alla vittima.
«Le ca…te che escono dalla tua bocca fanno male…». Per questo tre adolescenti hanno aspettato una ragazzina più piccola di un anno fuori da scuola, l’hanno accerchiata e brutalizzata.
La tredicenne riceve un ceffone in pieno volto dalla ragazza che, puntandole l’indice al mento, l’ha appena avvisata del «motivo».
Poi interviene la seconda bulla, che prede per i capelli la vittima, la strattona, le tira un pugno alla nuca…
La più piccola si piega a terra ma non è ancora abbastanza: parte un calcio, che arriva alla testa.
A quel punto, la prima bulla, che, un attimo prima ride mentre la compagna atterra il bersaglio, dice che può bastare.
Il filmato si interrompe dopo poco meno di un minuto, quando una donna, che ha assistito a tutta la scena, si avvicina in bicicletta alle quattro ragazzine e chiede alla più piccola se abbia bisogno di aiuto o di avvertire la polizia.
L’indagine
Il video sarebbe rimbalzato anche su alcune chat di gruppo dei genitori di altri alunni della scuola, che avrebbero segnalato l’accaduto anche alla questura di Padova.
Già in questi giorni potrebbero essere presi i primi provvedimenti, tanto nei confronti tanto delle due autrici dell’aggressione quanto della terza compagna che ha ripreso la scena con lo smartphone.
Visti i fatti, saranno con tutta probabilità indagate per violenza privata dalla procura minorile di Venezia, che ha competenza sui reati commessi da minori.
Responsabilità
Di chi è la responsabilità di tutto questo?
Mi spiace dirlo sempre ma del background familiare ed educativo che hanno ricevuto i ragazzi fin da piccini.
Purtroppo il bullismo è una brutta piaga che circola tra i nostri ragazzi, che siano essi piccini o più adulti.
Bisogna sensibilizzare il più possibile e in diversi ambiti: scolastico, con degli incontri familiari perché quello che succede ancora, non succeda mai più.
E voi, ragazzi vittime di atti di questo tipo, più o meno gravi, non rimanete in silenzio: parlatene, denunciate, perché le vittime siete voi.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di problemi adolescenziali.
L’adolescenza è un periodo della vita di forti e rapidissimi cambiamenti non solo a livello fisico, ormonale e anatomico, ma anche a livello psicologico.
Il ragazzo adolescente vive una vera e propria crisi di identità poiché in questo momento della sua esistenza si avvia all’abbandono di modelli di tipo infantile per strutturare la propria personalità adulta.
Adolescenza
Egli mette in discussione la propria identità proprio per poterla definire e maturare l’idea che ha di sé stesso.
Si tratta di un processo non lineare, con un andamento che può prevedere dei balzi in avanti e dei passi indietro e anche delle fasi regressive in cui si ripropongono modalità e schemi di comportamento infantili.
Quello che deve ricordare ogni genitore è che in tutto questo non c’è nulla di patologico o preoccupante.
Si tratta di un processo naturale e necessario di crescita che passa anche attraverso la ribellione adolescenziale, la sfida all’autorità e l’allontanamento dai genitori.
In questa fase, importantissima per lo sviluppo del singolo individuo, il ragazzo si avvia a diventare un adulto autonomo e indipendete, con un suo proprio percorso personale.
Le derive dell’adolescenza: quando diventare grandi diventa un problema
I problemi adolescenziali veri e propri sono altri, che possono discendere da una difficoltà nell’affrontare il cambiamento in atto. Alcune delle problematiche più diffuse tra i ragazzi durante questa “età difficile” sono:
Autolesionismo
Fase depressiva vera e propria
Chiusura e isolamento sociale
Disturbi alimentari come anoressia e bulimia, che in una fase di cambiamento fisico possono acutizzarsi
Abuso di droghe o alcool
Disturbi d’ansia e dell’umore
In questo articolo, in particolare approfondiremo i fenomeni dell’autolesionismo e della depressione in età adolescenziale.
Spiegando anche quali sono i segnali che un genitore può cogliere per intervenire e aiutare il proprio figlio a uscire da una situazione di disagio e sofferenza.
Autolesionismo negli adolescenti
L’autolesionismo si esprime solitamente nella forma dei tagli eseguiti sul corpo con oggetti affilati come lamette, forbici, pezzi di vetro in punti che possono essere nascosti.
In questo primo caso di parla di “cutting”, parola inglese che serve a definire l’atto di tagliarsi ripetutamente la pelle.
Ma l’autolesionismo negli adolescenti può anche prendere la forma delle bruciature di sigaretta, inflitte su parti del corpo non visibili. In termini tecnici lo si definisce “burning”.
Esiste anche una forma nota come “branding”, che indica il marchiarsi a fuoco con un ferro rovente o con un altro strumento adatto.
È un fenomeno che esprime un forte disagio psicologico, una sofferenza che l’adolescente non riesce a comunicare.
Suicidio
Si tratta di una pratica che potrebbe far pensare al suicidio ma in realtà è connessa alla volontà di provare dolore fisico che serve nella maggior parte dei casi a spostare l’attenzione dal dolore e dal vuoto.
Si infliggono ferite al proprio corpo per cercare di non sentire un dolore che è tutto emotivo.
Le condotte autolesive possono verificarsi in relazione a un profondo vuoto interiore, legato a un trauma o a un abuso.
In quel caso, la pratica di tagliarsi o ferirsi in qualche altro modo serve a mettersi in contatto con con la vita.
Il sangue che scorre, il taglio, la sensazione di sofferenza fisica consentono di riconnettersi con la realtà, quando la mente se ne distacca per difendersi da un’esperienza traumatizzata.
Ma questo comportamento può derivare anche dal sentirsi soli in momenti difficili, quando emozioni negative come tristezza e rabbia prevalgono e non si ha un luogo sicuro in cui rifugiarsi, il supporto di qualcuno che possa confortare.
Autolesionismo
L’autolesionismo negli adolescenti è in crescita, ed è anche favorito da una sorta di moda e dalla presenza su internet di siti web in cui i ragazzi condividono questo tipo di esperienza e arrivano anche a incitare gli altri all’autolesionismo.
Depressione negli adolescenti
Gli adolescenti devono vivere il lutto della perdita della propria infanzia, affrontare un cambiamento naturale ma imprevisto poiché non possono scegliere in che direzione andrà il loro corpo ed è possibile che questa situazione inneschi un problema a livello di umore.
I sintomi della depressione in adolescenza sono l’apatia, la perdita di interesse verso ogni cosa, l’isolamento e il distacco da amici e parenti, la perdita del sonno, la mancanza di motivazione o entusiasmo per le attività, gli hobby, gli interessi.
Problemi adolescenziali, i segnali di allarme per i genitori
Considerando, dunque, tutti i problemi nei quali può cadere un figlio adolescente, maschio o femmina che sia, quali sono i segnali, i campanelli d’allarme ai quali un genitore dovrebbe prestare attenzione per poter intervenire il più presto possibile?
Innanzitutto un forte segnale può provenire dal luogo in cui il ragazzo passa la maggior parte del suo tempo cioè la scuola.
Il rendimento scolastico è un indicatore da tenere sempre in grande considerazione.
Un calo repentino dei voti di un ragazzo adolescente può essere sintomo di un disagio che si ripercuote sull’attenzione, sulla capacità di studiare e sulla motivazione e che porta, quindi, a un abbassamento della media scolastica.
Un altro campanello di allarme di allarme dovrebbe scattare quando un figlio adolescente manifesta apatia e sembra non riuscire a trovare alcuno stimolo.
Il disinteresse nei giovani talvolta è normale e fisiologico, ma c’è il rischio che l’indolenza si trasformi in apatia giovanile, causata da un contesto poco stimolante, dalla bassa autostima e dall’assenza di gratificazione.
Ci si può trovare di fronte a un ragazzo che fatica a trovare un senso o uno scopo, che passa le giornate tra letto e divano, senza concludere nulla.
Emancipazione
A differenza di quello che si crede comunemente, inoltre, la preoccupazione dovrebbe scattare quando l’adolescente dimostra difficoltà a emanciparsi dai genitori e ad assumersi le proprie responsabilità.
Non bisogna preoccuparsi troppo di fronte ai conflitti con i genitori e alla ribellione adolescenziale, sana e necessaria per un processo di autoaffermazione.
Piuttosto è l’incapacità di prendere decisioni, continuando a proporre modelli infantili, che dovrebbe instillare nel genitore il dubbio che il proprio figlio abbia un problema, si trovi in una situazione di crisi.
Altro importantissimo segnale da considerare sono le relazioni sociali del ragazzo in età adolescenziale: se il ragazzo si isola, tende a chiudersi in casa o si allontana e non sembra avere rapporti con i propri coetanei, è possibile che stia vivendo un forte disagio.
Infine anche l’aspetto fisico del figlio può dare motivo di riflessione: la trascuratezza può essere un segnale forte di scarsa autostima e mancata accettazione oltre che di assenza di stimoli.
Come comportarsi con un figlio adolescente? L’errore più comune tra i genitori
Quando un figlio entra nella fase dell’adolescenza un genitore può essere spaventato, pensare di non riconoscere in quell’individuo ribelle o silenzioso il bambino che ha cresciuto con amore e fatica.
Ribadiamo che la sfida contro l’autorità è un comportamento normale e sanissimo poiché è intesa come possibilità di mettersi alla stessa altezza del genitore e di cominciare a vederlo come un normalissimo essere umano, al di là della mitizzazione dell’infanzia, con i suoi pregi e difetti.
Quello che un genitore, però, non dovrebbe fare è assumere un atteggiamento amicale nei confronti del figlio, trasformarsi in compagno, quasi in complice.
Questo perché un simile comportamento crea confusione tra i due ruoli, genitore e amico, e mette spesso il genitore nella condizione di non saper dire di no.
Occorre trovare un equilibrio tra la vecchia figura del genitore normativo e punitivo e questa nuova modalità di entrare in relazione con i figli che risulta altrettanto deleteria.
Il genitore di un ragazzo adolescente deve essere disponibile a capire l’impatto emotivo dei cambiamenti che il figlio subisce, disponibile all’ascolto, né troppo tollerante né troppo repressivo.
Prevenzione dei problemi in adolescenza
Naturalmente esiste anche una fase di prevenzione dei problemi e disturbi adolescenziali.
A parer nostro il luogo primo in cui effettuare degli interventi volti a prevenire il disagio negli adolescenti è proprio la scuola.
È necessario che vi siano degli incontri preparatori nei quali esperti psicologi e terapeuti possano entrare in relazione con i ragazzi per poter parlare di queste situazioni e per poter dar modo ai giovani stessi di esprimere emotivamente quello che sentono.
Questo perché spesso i ragazzi vivono nell’illusione che quello che stanno provando loro sia unico, che nessun altro sia nella stessa situazione.
Parlare
Poterne parlare annulla quest’illusione e li aiuta a ritrovare l’equilibrio.
Per quel che riguarda, invece, l’ambito strettamente familiare è possibile per i genitori aderire a un programma di parent training e sostegno alla genitorialità durante il quale vengono espressi dubbi e perplessità riguardo questa fase di passaggio e si imparano le tecniche e le strategie più adeguate per sostenere il proprio figlio, comprenderlo e aiutarlo lungo il suo percorso di crescita.
In tal modo possono essere attivate delle nuove modalità di dialogo e capire come ascoltare i cambiamenti anziché sanzionarli.
Come i genitori possono aiutare le figlie a crearla.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di body confidence nello sport.
Le adolescenti abbandonano lo sport: il 1° motivo è la scarsa autostima nel proprio corpo. Scopri come aumentare la fiducia di tua figlia con i consigli dei nostri esperti.
Pubertà
Durante la pubertà il corpo delle ragazze è soggetto a cambiamenti significativi, che possono causare imbarazzo e insicurezza.
Questi cambiamenti possono persino ostacolare la loro partecipazione alle attività sociali con gli amici, alla vita scolastica e al perseguimento dei propri hobby preferiti.
Negli ambienti sportivi, all’interno e all’esterno del campo, le adolescenti spesso si percepiscono come esposte e vulnerabili al giudizio e al confronto, non solo in relazione alle capacità fisiche del loro corpo, ma anche al proprio aspetto.
Abbiamo collaborato con gli esperti accademici di fama mondiale del Centre for Appearance Research per fornire consigli su come costruire l’autostima nelle adolescenti, così che continuino a praticare gli sport che amano.
Creare spazi liberi dai commenti sull’aspetto fisico
Spesso le ragazze ricevono commenti sul loro aspetto fisico anziché sulle loro capacità sportive quando fanno sport. È importante, invece, concentrarsi sul loro talento anziché sul loro aspetto.
Creare spazi liberi dai commenti sull’aspetto fisico aiuta a costruire l’autostima, invitando ad allontanarsi dalle discussioni sulle apparenze e concentrarsi invece su ciò che i corpi sono in grado di fare.
Ricordate a vostra figlia che il talento sportivo non ha nulla a che vedere con l’aspetto fisico. Creando una spazio di fiducia, le ragazze si sentiranno abbastanza sicure da condividere i propri pensieri.
Spostare l’attenzione dall’aspetto alle abilità per affrontare le prese in giro e il bullismo
La nostra ricerca ha scoperto che il 42% delle ragazze che abbandona lo sport ha ricevuto commenti negativi sul proprio aspetto fisico.
Purtroppo, molte di loro sono vittime di prese in giro e bullismo, ed è abbastanza comune che le ragazze facciano paragoni, soprattutto negli spogliatoi.
Per promuovere la crescita di figlie sicure del proprio corpo, è essenziale spiegare loro il motivo per cui dovrebbero evitare di giudicare se stesse o l’aspetto delle altre ragazze, e di fare confronti negativi.
Spostare l’attenzione sulle loro abilità contribuisce a costruire la fiducia nelle giovani atlete, in modo che si vedano non come rivali, ma come compagne di squadra.
Prendere ispirazione attraverso modelli di ruolo con diverse conformazioni fisiche
Spesso le adolescenti credono che solo determinate corporature siano adatte allo sport.
Trovare modelli di riferimento positivi è uno strumento fondamentale per costruire l’autostima nelle adolescenti, sia che si tratti di un’olimpionica o di un familiare che comprende l’importanza della fiducia nel proprio corpo nello sport.
Al 43% delle ragazze che abbandona lo sport è stato detto che la loro corporatura non era adatta. Vedere atlete e donne di diverse conformazioni fisiche che si divertono a fare attività fisica insegnerà che non esiste una corporatura giusta o sbagliata per fare sport.
Incoraggiate la motivazione con il giusto “perché”
A volte, semplicemente, si perde la motivazione per fare sport. Vostra figlia potrebbe aver perso di vista il suo “perché”, oppure il rifiuto potrebbe essere legato al cambiamento del suo corpo e del suo aspetto, e al fatto di divertirsi meno.
Concentrarsi sui numerosi benefici a lungo termine dello sport può essere utile per infondere fiducia in vostra figlia e ispirarla a continuare a praticare sport.
Incoraggiarla a partecipare per il divertimento, le amicizie e i risultati personali, anziché per i “risultati” a breve termine, servirà a costruire autostima e motivazione.
Affrontate il tema delle attenzioni indesiderate
Le attenzioni indesiderate possono risultare angoscianti per le ragazze. Se vostra figlia si trova in questa situazione, è importante rassicurarla che non è mai colpa sua e, allo stesso tempo, è fondamentale comunicare all’allenatore qualsiasi problema al fine di proteggerla.
Può essere complesso capire come sostenere una ragazza con problemi di percezione del corpo quando è soggetta a attenzioni indesiderate che la mettono in imbarazzo.
Per rafforzare l’autostima delle adolescenti, diventa particolarmente rilevante spostare l’attenzione dalle apparenze esterne verso i risultati ottenuti e le capacità del proprio corpo.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo su un’ iniziativa che mette al bando i numeri per dare i voti ai bimbi.
Voti
Lo spauracchio di tutti gli studenti di qualsiasi età.
E , purtroppo, molte volte si riesce pensando che un numero sia la valutazione della persona che siamo quando, ragazzi e genitori, non è così.
Ma è quello che spesse volte, insegnanti e genitori stessi ci fanno credere. Se sei bravo a scuola allora vuol dire che sei una persona vincente, che sei una brava persona.
Insomma, si generalizza un po’ troppo e si da’ un’accezione al voto non realista.
Il significato del voto
Col voto un insegnante non fa altro che dirti a che punto siamo con l’apprendimento di un argomento: se l’abbiamo compreso o meno dando un voto sufficiente o no.
Deve essere un monito, per l’alunno, per capire dove migliorare o se continuare sulla strada intrapresa, nulla di più.
E’ ovvio che, un tipo di ragionamento come questo, può esser fatto dai ragazzi più grandi, dai liceali soprattutto perché hanno sviluppato una capacità analitica e di ragionamento diversa da quella che può avere un bambino piccino. Da qui l’idea del maestro.
I bimbi
I bambini a scuola devono comprendere tutto ciò che abbiamo detto prima sul voto in molto molto più soft. d non è un modo per farlo stare sotto una campana di vetro.
E’ un semplice modo per incoraggiare chi non va benissimo a scuola e non riesce, gioco forza per l’età, ad elaborare il significato di un voto negativo.
E’ un “continua così, bravo” per chi sta andando bene e ha bisogno, comunque, di essere sempre stimolato a fare sempre meglio.
Ora, quale modo più giusto se non scrivere delle valutazioni come ha fatto questo maestro?
Scuola ed educatori- al bando i numeri per dare i voti ai bimbi
La scuola deve essere un luogo dove si apprendono nozioni e dove si impara a stare con gli altri, a colloquiare, a tenere una conversazione in modo civile , a formarsi come adulti, ad avere le proprie idee e le proprie opinioni da difendere o confrontare con gli altri.
A questo serve, o direi “servirebbe” la scuola.
E gli insegnanti, a qualsiasi livello scolastico siano, sono i secondi educatori dopo i genitori. Qualsiasi errore a livello educativo da entrambe le parti può danneggiare lo sviluppo mentale di un ragazzo e innescare una serie di paure e fobie che diventerebbero, se non prese in tempo, croce che si porterebbero per tutta la loro esistenza.
E quindi, dal mio punto di vista, bene scrivere un giudizio di questo tipo per i più piccini. E voi, cosa ne pensate?
Vi ricordo che se avete bisogno del mio aiuto contattatemi qui
Buongiorno amici. Oggi parliamo de la sana competizione.
Ciao ragazzi, oggi avevo in mente di postarvi un argomento diverso da quello per cui sto scrivendo. Ma la notizia letta sul corriere mi ha fatto venir voglia di riflettere con voi.
Il fatto
Succede in Sicilia. Due squadre di basket femminile devono sfidarsi: una siciliana l’altra oltre lo stretto. Under 14.
Le ragazze siciliane non possono fare questa trasferta per mancanza di soldi, per i coisti troppo alti che non riescono a sostenere.
Che succede a questo punto? Che le avversarie, pur di giocare questa partita in modo onesto e senza vincerla a tavolino, decidono di ospitare a casa le avversarie in modo da azzerare i costi. Così, la partita si è giocata serenamente.
Competizione sì ma sana.
Perché volevo riflettere su quello successo a queste ragazze, perché devono essere un esempio di sana competizione e solidarietà per le avversarie.
Purtroppo, ed è storia di pochi giorni fa’, quando si parla di sport, e purtroppo non solo ad alti livelli, c’è ancora tanto razzismo, tanta non sana competizione che fa perdere l’importanza che lo sport ha.
Quando si parla di sport si parla di, in questo caso, gioco di squadra, di cooperazione tar compagne e rispetto per gli avversari, di qualsiasi sport si tratti. E deve essere così.
Qui entrano in gioco gli allenatori, fondamentali per lo sviluppo e la crescita dei ragazzi.
Adolescenti e sport.
Spesse volte mi è capitato, nel corso degli anni lavorando con gli adolescenti. di parlare con mamme e papà e consigliare, per i propri ragazzi, sport di squadra anche piuttosto fisici, tipo il rugby. Previa, ovviamente, inclinazione dell’interessato.
perché questo genere di sport? Perché c’è una disciplina pazzesca, c’è il rispetto e la collaborazione tra di loro, il rispetto delle regole e del gioco pulito.
Se vi è mai capitato di guardare una partita di rugby, alla fine tutti si stringono la mano e gli stadi sono pieni di famiglie con bimbi anche piccoli. Ed è questo che deve essere, o meglio purtroppo, dovrebbe essere.
Un giorno, anni fa’, uno dei miei ragazzi, in comunità, mi disse” Terry, io voglio fare kick boxing così poi mi so difendere se mi prendono in giro e mi rispettano”.
Il rispetto
In realtà quello non era rispetto: era timore. In questo modo, cercavo di fargli capire, le persone avranno paura di te e ti isoleranno. Il rispetto è ben altra cosa.
Ma capivo il perché lo diceva, conoscevo il suo passato, la sua sofferenza e i motivi per cui era in comunità.
Lo sport lo avrebbe aiutato a sfogare la sua rabbia ma doveva anche comunicare con gli altri rispettando le regole. Ecco che venne in soccorso un allenatore proprio di rugby.
L’allenatore disse a M. “se la tua intenzione è quella di difenderti fuori, io non ti allenerò mai. Qui c’è il rispetto per i compagni e gli avversari. non c’è violenza ma solo sport e sana competizione.”
Gli allenatori
Sono fondamentali. Mi viene in mente la serie di film karate kid.
Gli allenatori sono degli educatori tanto quanto i professori, oltre che i genitori.
Un allenatore che porta i ragazzi ad essere scorretti, che spinge alla violenza non è un buon formatore.
Chi ha allenato ed educato queste ragazze della squadra di basket di cui abbiamo parlato sopra è un ottimo coach.
E’ giusto che ci sia competizione nello sport. Aiuta a rimanere concentrati, a dare il meglio di sè, a voler migliorare ogni giorno di più , passo dopo passo per raggiungere i propri obiettivi.
E le avversarie? Giocano e competono con noi non per prevalere, ma perché vogliono dare il loro meglio così come noi.
E se hanno giocato meglio è giusto esserne consapevoli, correggere quello che non è andato e complimentarsi con chi ce l’ha fatta. Nello sport così come nella vita.
E voi, avete avuto un’esperienza simile? cosa ne pensate?
Vi ricordo che se avete bisogno di me potete contattarmi qui
Buongiorno amici. L’argomento di cui parleremo oggi è diretta: credere in se’ stessi.
Se non lo fate voi, nessuno lo farà. Credere in sé stessi non è una questione di orgoglio, ma di dignità personale.
È quel legame psicologico a cui ci aggrappiamo ogni giorno per avere fiducia nelle nostre decisioni, per smettere di aver paura dei fraintendimenti e per permetterci di alzarci cento volte.
Credere in noi stessi è amarci con coraggio, sapendo che meritiamo qualcosa di meglio.
Credere in sé stessi significa accettare di essere unici, diversi dagli altri
Spesso non ci rendiamo conto della voce dei nostri pensieri, dei nostri atteggiamenti, delle nostre attribuzioni e dei nostri ragionamenti.
Sono questi che delineano l’architettura di chi siamo, che ci limitano o ci potenziano, sono quello che alla fine influenza il modo in cui ci sentiamo e come ci comportiamo.
L’arte di credere in sé stessi è soprattutto un esercizio di volontà.
Tuttavia, vale la pena di ricordare una cosa semplice ed elementare: non siamo esseri prodotti in serie, siamo tutti diversi. Eccezionali e irripetibili.
Abbiamo impronte digitali uniche, una nostra propria personalità, caratteristiche diverse rispetto agli altri. Siamo nati per lasciare il segno in questo mondo, e per questo dobbiamo trovare i nostri scopi credendo in noi stessi, nel nostro potere.
Diretta: credere in se’ stessi
Ma non voglio spoilerare più hulla.
Vi lascio il link alla diretta che potete benissimo scaricare e riguardare quando volete.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di comportamenti nocivi per i figli.
Essere genitore è molto complicato perché prima è stato difficile essere figli.
Ogni figlio di ieri è il genitore di oggi e porta con sé tutti i fardelli emotivi riconducibili a un’infanzia lontana.
Purtroppo, quando ci sono in ballo trascuratezze emotive, mancanze e torti subiti, il tempo si ferma.
Per quanto possa essere lontana la loro origine, quelle ferite non guarite risuonano ancora nel presente con inevitabili conseguenze sul legame genitore-figlio.
Bambino ferito
Un genitore che porta dentro di sé un bambino ferito, probabilmente, ferirà a sua volta (e involontariamente) suo figlio.
Molti genitori si ripromettono di non fare gli stessi errori dei genitori, in effetti mantengono questa promessa perché ne commettono di diversi: non è un copione esatto che si ripete, gli errori commessi non saranno gli stessi della generazione precedente.
Prima che qualche genitore possa cadere nei sensi di colpa, ecco subito una buona notizia: le ferite non sono un destino!
Ognuno di noi, una volta adulto, ha il sacrosanto dovere di guarire se stesso e costruirsi una vita appagante.
Comportamenti che causano sofferenza al figlio
Un bambino ha bisogno di sentirsi al sicuro, sentirsi amato e riconosciuto nella sua identità.
Qualsiasi comportamento genitoriale che possa violare questi bisogni, causa inevitabilmente sofferenza al figlio.
In questo testo vedremo quelli che sono i comportamenti nocivi più diffusi, spesso attuati senza la piena consapevolezza delle ripercussioni che si avranno. Un bambino in sviluppo è plasmabile dalla condotta genitoriale.
Identificazione eccessiva- comportamenti nocivi per i figli
Alcuni genitori irrisolti proiettano se stessi nel figlio. Vedono il figlio come un’opportunità di riscatto oppure come un sé in miniatura che deve seguire le proprie orme e così, si identificano eccessivamente in lui/lei.
A causa di questa identificazione, s’impedisce al figlio di riconoscersi pienamente nella sua identità.
Per un genitore, è naturale gioire per i successi di un figlio, è meno naturale, invece, sentire quei successi come propri.
La perdita di confini emotivi tra l’identità del genitore e quella del figlio, renderà difficile al figlio strutturare una propria identità indipendente. Il risultato?
Crescendo, potrà sentire il desiderio di allontanare il genitore perché lo percepisce come un intruso nella sua vita. Oppure, potrà identificarsi anch’egli nel genitore non sviluppando mai un’identità personale.
A volte si crea un effetto ancor più paradossale.
Se al figlio capita una qualsiasi sventura, il genitore può affermare frasi come «ci sto più male io che tu», commettendo un doppio errore: non solo non gli consente di identificarsi nella sua identità e nei suoi vissuti, ma invalida anche le sue emozioni!
Invalidazione emotiva-comportamenti nocivi per i figli
La cosa più difficile che deve fare un genitore è… contenere le emozioni del figlio quando queste si fanno troppo intense. Attenzione però! Il contenimento si opera con le rassicurazioni.
Un figlio piange perché è spaventato? Strilla perché vuole un giocattolo? È euforico perché ha visto il suo animale preferito?
Ecco, un genitore ha il dovere di contenere questi stati emotivi senza ammonire, semplicemente rassicurando il figlio sulla fonte di paura, elargendo attenzioni che si spingono oltre il giocattolo del momento, calmando il bambino e condividendo momenti di serena gioia.
Il genitore diventa il regolatore esterno delle emozioni del bambino.
È in questo modo che mamma e papà ci insegnano a esprimere emozioni e bisogni una volta adulti.
Molte persone, si aspettano che l’altro capisca da solo di cosa ha bisogno perché, in realtà, non hanno mai imparato a esprimere le proprie emozioni.
Innescano competizione
Alcuni genitori hanno sviluppato la competitività come modalità relazionale con il resto del mondo, figli compresi.
Questi genitori tendono a vivere ogni «no» del figlio come una sfida personale.
Ogni richiesta del bambino può trasformarsi in un braccio di ferro. Le cose non migliorano crescendo dove la competizione genitore-figlio può essere più tangibile.
La cosa buffa è che questi genitori “percepiscono” e sono convinti che sia il figlio a voler competere e a sfidarli, ma non è affatto così!
Non esistono lotte di potere. Il bambino, dal suo canto, vedrà il genitore come inaffidabile e non riuscirà a sentirsi al sicuro nel legame.
Incoerenza tra dire e fare
Un genitore che chiede al figlio di parlare con calma senza alzare la voce o perdere le staffe, dovrebbe egli in primis rispettare questi buoni precetti.
La coerenza nella relazione che si instaura tra genitore e figlio è tutto. I bambini, poiché sono piccoli, non hanno ancora imparato a gestire le emozioni e meno che mai, non riescono a mantenere la calma.
L’autocontrollo e l’autoregolazione sono conquiste importanti. Se gli mostri come reagire alle avversità in modo assertivo, come mantenere la calma e come manifestare le proprie emozioni in modo funzionale, il bambino sarà in grado di seguire il tuo esempio non le tue parole.
Tentare di compensare l’altro genitore- comportamenti nocivi per i figli
In famiglia non dovrebbero essere ruoli rigidi eppure, capita spesso che ci sia un genitore permissivo e un altro severo.
In questo modo il bambino può essere disorientato tra due estremi opposti, senza mai comprendere quale sia la misura giusta.
Molti genitori cercano di essere più morbidi o più severi, per compensare le modalità educative del compagno.
Così facendo, però, interferiscono con la relazione che il figlio sta stringendo con l’altro genitore.
Il bambino ha bisogno di imparare a negoziare scambi (comportamentali, affettivi, comunicativi) con entrambi i genitori senza interferenze esterne. Come co-genitore puoi mediare questi scambi ma non puoi compensare ponendoti all’estremo opposto dell’altro.
Non ascoltare
I genitori, spesso, presi dalla foga comunicativa, parlano e parlano quando invece dovrebbero rallentare e fermarsi ad ascoltare il figlio.
Quando tuo figlio viene da ta afflitto per un problema, non vuole consigli o lezioni, vuole solo essere ascoltato.
Approfitta della situazione per fare domande su come e cosa. Un bambino ascoltato, si sente validato nelle sue emozioni, si sente al sicuro nel legame genitoriale.
Umiliazioni
Fare una ramanzina al figlio perché è caduto dalla bicicletta, significa umiliarlo, significa fargli capire che non avete mai creduto in lui, soprattutto quando il rimprovero è accompagnato dal classico «te l’avevo detto!» che implicitamente significa te l’avevo detto che non ce l’avresti fatta, o te l’avevo detto che non sei buono a nulla.
Anche le burle possono essere molto dolorose. Per esempio, un genitore che prende in giro il bambino perché piange spesso o perché ha fatto la pipì a letto, può essere svilente.
Amore con la condizionale
Alcuni genitori affermano apertamente «se fai questo, non ti voglio bene più».
Altri genitori, trasmettono questo messaggio in modo implicito, facendo capire al bambino con mezzi manipolatori che lo accetteranno solo se… si rende accettabile! In pratica, questi bambini non avranno mai modo di conoscere l’accettazione e l’amore incondizionato.
Da adulti, finiranno per trovare legami dove vengono apprezzati e amati per ciò che riescono a fare e a dare al partner e non per ciò che sono.
Non esiste il genitore perfetto
Tutti commettiamo errori, non esiste il genitore perfetto ma esiste il genitore risolto, cioè colui che guardandosi dentro riesce a vedere una persona completa e appagata.
E, guardandosi fuori, riesce a vedere suo figlio, riconoscerlo e accettarlo nella sua individuale identità. Un buon genitore è desideroso di educare suo figlio ma non di imporsi su di lui, sostituendosi sistematicamente alla sua volontà.
Perché essere gentili fa bene agli altri e a voi stessi.
Buongiorno amici. Educate alla gentilezza. Ecco perché dobbiamo farlo tutti.
La gentilezza fa bene a tutti ed è contagiosa
Pensa alla gentilezza, quali immagini ti vengono in mente?
Io vedo il barista, che al mattino, quando ancora non sono cosciente di essere uscita dal letto, mi accoglie con un sorriso e mi offre un buongiorno che mi dà la spinta per affrontare la giornata; oppure penso all’informatico di un’azienda cliente, che quando lo contatti ti accoglie sempre con cortesia e disponibilità infinita.
L’empatia, infatti è un elemento chiave della gentilezza; può essere definita come quella capacità che ci permette di entrare in sintonia con le emozioni e i sentimenti dell’altro e, insieme all’assertività – che ci aiuta a essere in grado di esprimere le nostre idee e opinioni, senza aggressività – rappresenta una delle capacità fondamentali per creare relazioni positive.
Gesti di gentilezza
I gesti di gentilezza citati sopra, sono in apparenza piccole cose, delle quali gustiamo il valore, solo se ci prendiamo il tempo di “fermarci” a percepire
il piacere che la connessione con l’altro ci regala. Può capitare allora che quando arriviamo in una città per lavoro, scegliamo, ristoranti, bar, hotel proprio in virtù della gentilezza che le persone ci hanno dispensato.
Non sono solo piacevoli per chi li riceve facendoci sentire in qualche modo “speciali“, ma sono in grado di ispirarci ad altri gesti di gentilezza nei confronti degli altri. Dai colleghi di lavoro ai familiari, dagli amici agli sconosciuti che incrociamo ogni giorno sul nostro cammino. Questo ci fa stare bene ed è più semplice di quanto si possa pensare.
Praticare gesti di gentilezza rende felici, rilascia nel nostro corpo ormoni come la serotonina
Essere gentile fa bene a te e agli altri, lo dice la Scienza
Delle persone gentili sentiamo le vibrazioni: ce le trasmettono, la voce, la postura, lo sguardo accogliente, l’apertura verso di noi.
A dar conto di quanto la gentilezza impatti positivamente sul nostro benessere ci sono anche molte ricerche scientifiche e la cosa interessante, è che in primis, la gentilezza fa bene praticarla, oltre che riceverla.
I ricercatori dell’Università di Oxford hanno recentemente scoperto che possiamo aumentare i nostri livelli di felicità quando siamo gentili sia verso le persone con cui abbiamo legami stretti, sia verso gli estranei.
Tutto ciò si verifica grazie al rilascio di ormoni come serotonina, dopamina e ossitocina e alla riduzione dell’ormone che induce lo stress, il cortisolo.
Essere gentili quindi, migliora il nostro benessere, favorendo la salute fisica e mentale.
Benefici per la salute
Riduce lo stress
Offre una visione più positiva della vita
Abbassa la pressione sanguigna
Migliora la salute del cuore
Aumenta la fiducia in sé (e negli altri)
Come si pratica la gentilezza?
“Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso”: questa la frase ormai diventata cult che la giornalista americana Anne Herbert ha scritto su una tovaglietta di carta in una tavola calda di Sausalito, in California e apparsa nel 1982 su uno spazio pubblicitario a Oneglia (IM).
Una frase pacifista che da anni si sta diffondendo in tutto il mondo anche grazie all’uso dei social network. Una sorta di catena che punta a promuovere semplici atti di gentilezza e bellezza verso il prossimo, anche sconosciuto.
Possiamo praticare la gentilezza facendo passare avanti qualcuno in una fila al supermercato, prendendoci il lusso di non avere fretta e di aiutare chi invece ce l’ha.
Regalando qualcosa a uno sconosciuto, ci sono mille modi per farlo: a Napoli la pratica del caffè sospeso da omaggiare a un avventore sconosciuto del bar è un mirabile esempio del regalo a chi non conosciamo; possiamo donare il sangue, o semplicemente un sorriso alle persone che incrociamo per strada.
I complimenti
Regalare a chi non conosciamo rende più felici noi, oltre che gli altri. Anche fare complimenti è un atto di gentilezza efficace nel far stare bene noi e gli altri.
Quando notiamo delle cose che ci piacciono, diciamolo: i complimenti (autentici) non sono mai troppi. «Come hai gestito bene quel cliente», «Che bella giacca», oppure ringraziamo lo staff del ristorante per il servizio ricevuto. Nulla è scontato.
Aiutare gli altri, anche nelle piccole cose: tenere aperta una porta a chi deve entrare dopo di noi, aiutare una madre a spingere il passeggino in un momento di difficoltà. Dare una mano in queste occasioni ci fa sentire persone migliori. Aiutare, in effetti, ci fa essere persone migliori.
Ringraziare. Sempre a proposito di “cose che diamo per scontate”, spesso non ringraziamo adeguatamente le persone che apportano valore nella nostra vita.
Quindi, se siete genitori , non abbiate né la sufficienza, la finta superiorità di dire “io sono il genitore, è lui che deve ringraziarmi”.
Non siate nemmeno timorosi e timidi nell’essere gentili, voi ragazzi, solo perché vi hanno convinto che è roba da persone deboli perché, al contrario, sarà la vostra vera forza.
Ossia, genitori che filmano invece di vivere appieno i figli.
Buongiorno amici. Oggi parliamo di sharenting.
Sharenting, quando filmare i nostri figli ci impedisce di “viverli”
Postare certi attimi sui social ci sembra più importante che assaporarli senza interferenze: così succede che ci assicuriamo il ricordo di qualcosa che, paradossalmente, non abbiamo vissuto fino in fondo.
Questa tendenza che non riguarda solo le “prime volte”. Lo sharenting è infatti l’abitudine di pubblicare continuamente in Rete immagini e video dei propri figli sin dalla prima infanzia.
Meno sharenting di foto, più musica, chiacchiere e libri
«I genitori hanno un’occasione importante per favorire lo sviluppo dei loro figli nella quotidianità aiutandoli a sviluppare relazioni autentiche all’interno del nucleo familiare.
Lo possono fare mettendo in atto buone pratiche: come chiacchierare, leggere e ascoltare musica insieme. Un uso precoce o eccessivo degli strumenti digitali va nella direzione opposta».
Lo spiega Stefania Manetti, Presidente dell’Associazione Culturale Pediatri, che sottolinea a questo proposito l’importanza delle regole per il benessere digitale di tutta la famiglia: regole che vanno stabilite e condivise.
Dai 6 anni, regole e routine. Anche per l’uso di Tv e smartphone
«Nei bambini più grandi, dopo i 6 anni, regole e routine sono molto importanti. Quello del pasto è uno dei momenti in cui device e Tv dovrebbero essere spenti, lo stesso vale per l’orario in cui bisogna andare a dormire”, continua l’esperta pediatra.
Tra desiderio di autonomia dei figli e di controllo dei genitori
Dopo i 9 anni, il periodo in cui si abbandona il pensiero magico e la razionalità prende gradualmente il suo posto, si sviluppa la necessità di potersi confrontare maggiormente con gli amici.
«Durante la preadolescenza subentra il desiderio di una progressiva autonomia nell’utilizzo della tecnologia digitale», aggiunge Stefania Manetti.
«In questa fase, i genitori devono rispettare la privacy delle ragazze e dei ragazzi.
Cercando però di mantenere dei momenti di confronto con loro, fondamentali per condividere preoccupazioni e consigli riguardo al buon uso, attento, dei dispositivi».
L’importanza delle relazioni familiari per lo sviluppo dei figli
Gli stessi professionisti di Fondazione Carolina evidenziano come lo sviluppo armonico e il benessere psicofisico delle nuove generazioni sia strettamente legato alle relazioni affettive e al rapporto genitori-figli.
Comunicare che ci si vuole bene in maniera incondizionata, coltivare un senso di appartenenza e di fiducia passa anche attraverso lo “sguardo di ritorno”.
Da come tu mi guardi io sento quello che sono per te.Naturalmente senza il filtro della fotocamera di uno smartphone.
Sharenting, 5 avvertimenti della Sip sulla “sindrome del regista”
Per aiutare mamma e papà a non cadere nella sindrome da regista, la Società italiana di pediatria (SIP) ha fornito 5 importanti spunti di riflessione.
1. Condividere immagini, video e qualsiasi tipo di contenuto che abbia come protagonisti i bambini significa costruire un “dossier digitale” che li riguarda, senza il loro consenso e senza che ne siano a conoscenza.
2. La condivisione di materiali e informazioni dei propri figli deve prevedere cautela e, in molte occasioni, l’anonimato. Localizzazione, informazioni sensibili o immagini di contesti riconoscibili potrebbero esporre i bambini ad una serie di rischi.
3. Non condividere mai immagini dei propri figli in qualsiasi stato di nudità. Queste immagini dovrebbero rimanere sempre private per il rischio potenziale che siano impropriamente utilizzate da altri.
4. Attivare notifiche che avvertano i genitori quando il nome dei loro figli appare nei motori di ricerca.
5. Rispettare il consenso e il diritto alla privacy dei minorenni, a partire dalle policy delle piattaforme sui quali si condividono contenuti e nel rispetto dell’31 della Costituzione che “protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.
La stessa Convenzione Internazionale su diritti dell’infanzia e dell’adolescenza mette al centro della comunità gli interessi e la dignità del minorenne.