Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sulla strage di Paderno.
“i genitori vedono cosa fanno i figli, non chi sono”
D’accordissimo con questa frase della dottoressa Manca.
Malesseri
I ragazzi vengono additati, demonizzati, non considerati pe ri loro malesseri interiori.
A volte, spesso, considerati scuse per non andare a scuola, a volte sottovalutati perché “ma va beh dai, poi passa, è l’età non è importante”.
E invece vi sbagliate: ogni piccolo disagio, soprattutto a quest’età, se non viene considerato, ascoltato, se viene sottovalutato può trasformarsi in un problema più grosso e può sfociare anche in atti estremi come quello compiuto dal 17enne di Paderno.
Gesti estremi
Cosa c’è alla base di un gesto estremo verso se stessi o verso gli altri, che cosa li alimenta?
Molto spesso il sentirsi inferiori per un sentimento che maturiamo verso di noi vedendo altre persone avere successo; o ancora l’idea alimentata dalla nostra famiglia, dai prof che fanno i paragoni con i compagni di essere dei falliti.
Delusioni, relazioni tossiche, amicizie tossiche. I motivi ce ne sono quanti ne volete e nessuno, mai nessuno, giustifica i gesti estremi.
E quindi? E quindi alla BasE DI TUTTO C’èS EMPRE LA FMAIGLIA. nO,NON VOGLIO PRENDERMELA SEMPRE CON POVERI GENITORI MA Sì, IL PROBLEMA è SEMPRE, E DICOS EMPR,E IL MODO IN CUI SI EDUCA E SI CRESCE UN FIGLIO ANCHE SE, APPARENTEMENTE, è IL CLASSICO “BRAVO RAGAZZO, TRANQUILLO TACITURNO”.
eD è PROPRIO SU QUESTO CRATTERE TACITURNO CHE DOBBIAMO FARCI DUE DOMANDE, CHE DOBBIAMO STARE ATTENTI.
Accorgersi
Il fatto è che i genitori non si accorgono (non tutti, ovvio) dei figli. Mi sono trovata troppo spesso a lavorare con genitori che chiedevano ai figli cosa facessero a scuola, se la verifica era andata bene, che voto avevano preso. Ma mai nessuno che chiedeva come stessero, cosa volevano fare dopo i compiti, se volevano passare un po’ di tempo insieme magari davanti a un film.
Poche persone sono attente alle variazioni di comportamento, e non sto parlando delle classiche adolescenziali. Cambiamenti eri e repentini del carattere e delle routine.
Pochi si accorgono o hanno la pazienza e l’interesse di ascoltare attivamente i loro dubbi, le loro delusioni, le loro richieste di consigli , i loro silenzi.
I silenzi
Di questi dovete temere se diventano muri che difficilmente riusciamo ad abbattere. E forse proprio perché i ragazzi, in casa, il luogo in cui dovrebbero avere libertà di parlare di tutto, di essere se stessi; quel luogo che dovrebbe essere il loro porto sicuro, la loro tana, abitata dai genitori che dovrebbero essere il cuscino su cui cadere per non farsi troppo male.
Sì,in casa che non si sentono liberi di essere se stessi. E’ propri qui che non si sentono accettati, ascoltati…”ora nn ho tempo, dopo”. “ti prego fammi riposare un attimo, mamma ha lavorato troppo. Prendi il tablet e gioca un po'”. “ma guarda tuo fratello/tua sorella, prendi esempio da lui/lei invece di guardare il soffitto”:
E’ da questo che nasce il malessere…un malessere che può sfociare anche, purtroppo, in violenza e omicidio.
Non ignorate o sottovalutate nessun segnale e se avete bisogno di me contattatemi.
Buongiorno amici. Oggi riflettiamo sul ma cos’è davvero la scuola?
Riflessione- ma cos’è davvero la scuola?
Oggi una piccola importante riflessione. A cosa serve davvero la scuola?
Si pensa alla scuola solo per l’aspetto cognitivo. I ragazzi stanno ore4 sui libri ad imparare nozioni che serviranno per trovare un lavoro (Onestamente, non tutte).
Devono fare verifiche, compiti a casa e in classe e tenere un comportamento rispettoso verso i professori che, però, spesso, non li tutelano.
I professori
Ma chi sono? Sono quelle persone che ti insegnano tutte le materie che devi apprendere . Si siedono, aprono i libri, spiegano, interrogano, fanno verifiche..ecc…ecc…eccc.
E poi? Stop..
Ma chi dovrebbero essere?
In realtà i professori sono i secondi educatori dopo i genitori e prima di me. Ma in realtà, in molti molti casi, io vengo prima dei genitori e dei professori.
Il motivo?
Perché i genitori on fanno i genitori in casa e i professori pensano solo alle nozioni da imparare.
E invece…
E invece la scuola deve formare. Deve formare la personalità di un ragazzo.
Lasciamo perdere per un attimo la parte cognitiva. La scuola deve educare i ragazzi al relazionarsi in maniera corretta con chi sta attorno: dall’adulto al pari.
Deve formare la mente del ragazzo al ragionamento senza condizionamenti.
Deve insegnare l’empatia, il sentimento, l’accettare il fatto che dobbiamo esternare quello che proviamo perché è giusto e va bene così.
Deve educare alla comprensione al condannare il bullismo e il pregiudizio.
Perché l’adolescenza è il passaggio dall’età infantile a quella adulta..
Perché se non abbiamo delle buone basi, queste basi e questi esempi, diventeremo degli adulti sbandati, senza meta, senza sogni e obiettivi…e questo, purtroppo, porta a gesti estremi a volte.
Ma qual’è il malessere di base? Come evitare tutto questo?
Buongiorno amici. Oggi..un ragazzo un killer.
“Ho ucciso la mia famiglia. Vivo un malessere” queste le prime parole del ragazzo che ha ucciso l’intera famiglia… senza un apparente motivo a Paderno Dugnano.
Ci sono vicende, come quella accaduta a Paderno Dugnano, in cui un 17enne ha sterminato la famiglia, che spaventano perché portano a farsi tante domande.
Perché siamo di fronte a una tragedia, a gesti estremi, che stanno diventando sempre più frequenti e “normalizzati”.
Purtroppo ce ne rendiamo conto nell’efferatezza di tanti gesti sia verso se stessi che verso gli altri nella quotidianità, sia nel mondo adolescenziale che nel mondo degli adulti.
Il killer
Parliamo di un ragazzo che ha ucciso il fratellino e il resto della famiglia a coltellate e, dalle prime analisi, non è evidente il movente, non c’è un movente tecnicamente valido.
In questi casi, infatti, si tende a cercare un rapporto causale, una causa e un effetto: “li ho uccisi per questo motivo”;.
Tuttavia, quando si parla di comportamenti così estremi e nello specifico di ragazzi, questi comportamenti sono l’esito di una serie di tanti fattori che interagiscono tra loro.
Comprendo perfettamente lo sgomento, anche perché apparentemente non c’erano abusi di droghe, di alcol.
In questi casi per la mente umana è più facile dare la colpa a qualcosa e anche comprendere quando c’è un nesso causale; “allora si drogava ed è colpa di quello”, “c’è la malattia ed è colpa di quello”, “aveva quella cosa ed è colpa di quello e di quell’altro”.
Colpe
Troppo spesso si tende a dare questa colpa all’esterno. Tutto questo viene insegnato anche ai ragazzi, che si abituano a non stare nelle proprie responsabilità ma a cercare sempre un qualcosa che causa le nostre reazioni dall’esterno.
Le parole che noi utilizziamo dicono chi siamo, dicono come processiamo le informazioni, come pensiamo e le azioni sono consequenziali a questo.
Le prime parole pronunciate dal ragazzo, quelle riportate dai giornali, sono molto importanti: “mi sentivo un corpo estraneo nella mia famiglia”.
Quindi non ci sono come persona, come essere, non sono parte integrante di una famiglia, non mi sento in quel posto e in quello spazio, una solitudine estrema, molto profonda.
Altre sue parole che ci aiutano a comprendere il suo malessere, importanti anche da un punto di vista psicopatologico, non solo psicologico. Sono “mi sentivo solo anche in mezzo agli altri, era come se nessuno mi comprendesse, non avevo un dialogo con nessuno”.
Eppure tutto il mondo intorno vedeva un’altra persona, un ragazzo che era intelligente, che andava bene a scuola; non si vedeva oltre quello che faceva, non si vedeva oltre le sue azioni.
Il malessere
Spesso il malessere viene identificato, nella nostra testa, come una manifestazione di sintomi molto più evidenti, molto più sbilanciati, molto più marcati.
Si pensa “è tranquillo, sorride, fa i compiti, si alza la mattina, non si droga, quindi sta bene”, quando dentro.
Invece, questo ragazzo covava un malessere enorme, un senso di oppressione della vita, di se stesso, di quello che viveva, molto marcato, come se guardasse gli altri vivere, come se non facesse parte di quello che stava vivendo.
Un vuoto
Non riuscire a colmare questo vuoto che si sente, porta purtroppo a distorcere la realtà, distorcere la percezione che si ha della realtà, che è sempre soggettiva.
Non si tratta di un impeto del momento e di un gesto impulsivo; il ragazzo, infatti, in un primo momento aveva inventato una storia, come se non fosse lui l’artefice di tutto.
Era già diverso tempo che questi pensieri erano nella sua testa e non è un caso che la tragedia sia avvenuta in concomitanza della festa di compleanno del padre, che è stata un detonatore di questa miccia che era già dentro di lui.
Molto spesso, quando si arriva a queste condizioni, si tratta di condizioni di grande sbilanciamento e non stiamo parlando di condizioni di equilibrio psichico.
Quando si pensa che il problema sia fuori da sé, nella realtà esterna, nel momento in cui si annulla quella realtà che si crede essere causa del problema, si è convinti di eliminare anche quella sensazione di malessere interno che si sperimenta.
Chiaramente non è così, come in questo caso il ragazzo stesso ha dichiarato. Sarà necessario adesso che venga monitorato e seguito da professionisti della salute mentale.
Come accorgersi preventivamente e cosa si può fare?
Spesso mi chiedono come è possibile riconoscere queste situazioni preventivamente. Certamente è fondamentale la formazione, quella fatta bene dagli psicopatologi esperti, non da chi racconta le proprie esperienze, informarsi e formarsi su quelli che sono gli indicatori di pensiero, di parole e di comportamenti.
Ogni volta si cercano i sintomi quando possiamo invece stare sui segnali, che sono quei segni che possono identificare potenzialmente delle problematiche e stare sulla problematica.
Invece di accorgerci quando il problema è già diventato disturbo, non più disagio, non più un malessere ma un disturbo vero e proprio che ha superato la soglia clinica.
E’ importante anche fare un’analisi più generale di come tanti ragazzi crescono e sono abituati a colmare i vuoti che vivono.
Questa è una cosa che non andrebbe fatta in nessun modo, perché se io sono abituato a colmare sempre tutti quei vuoti e non riesco a stare nelle mie emozioni, non le riesco a controllare e non le riesco a identificare.
Se sono abituato a dover sempre agire e compensare in qualche modo, nel momento in cui c’è una distorsione, il cervello legge e percepisce tutto in maniera distorta.
Abituarli a non cercare sempre la colpa e i colpevoli, questa è un’altra delle cose che io vedo continuamente sia negli adulti che nei ragazzi.
“è sempre colpa di”, “è sempre l’altro”, “è sempre l’ambiente”, è sempre qualcosa di esterno che crea tutte queste condizioni.
L’ambiente che ci circonda
Certamente noi rispondiamo all’ambiente che ci circonda, ma abituiamoci anche a non deresponsabilizzarci su tutto, dando le colpe all’esterno.
Impariamo anche a vedere, ad ascoltare e a prendere un po’ di cognizione di quello che si ha dentro e andare oltre quelle azioni che vengono considerate come normali.
Quindi cambiamo anche un po’ una scala valoriale di quello che può far stare bene, perché i figli non sono solo quello che fanno, sono persone che hanno un vissuto diverso da quello che si può pensare, anche quando non lo manifestano e lo tengono dentro.
I figli vanno guardati nella loro essenza, non nelle loro azioni e in quello che si vuole vedere.
Quindi insegnargli anche a stare nelle emozioni e a curare più la parte dell’essere che del fare, quando invece si cura troppo quella delle prestazioni e molto meno quella dell’essere.
Questi sono aspetti fondamentali nella prevenzione, che portano a non sviluppare disordini importanti da un punto di vista psicopatologico.
Vi ricordo che se avete bisogno di aiuto potete contattarmi
Buongiorno amici. Oggi parliamo delle 17 ragioni per vivere.
State attraversando un periodo difficile e avete difficoltà a trovare la speranza nelle crepe della vita quotidiana? Allora vi farà bene ricordare tutti i motivi per cui la vita vale sempre la pena di essere vissuta, e anche la gioia. Prendete nota!
Le ragioni per vivere sono tante, ma a volte tutto si complica, si ingarbuglia e la speranza sembra consumata del tutto. È come se qualcuno entrasse in una stanza ben illuminata e rompesse le lampadine una per una. Improvvisamente tutto rimane nel buio, in una dimensione senza forma dove ci sono solo buchi e vuoti. Come gestire quei momenti di sofferenza?
Come diceva il neurologo e psichiatra Viktor Frankl, ciò che veramente ci spinge ad andare avanti è trovare un significato e uno scopo nella nostra esistenza. Questa è la chiave. Pertanto, è conveniente rivedere quali sono quei raggi di luce nei momenti di oscurità.
Quando le cose non vanno bene è normale provare dolore emotivo e sconforto. Tuttavia, quei momenti sono sempre temporanei. Prima o poi le circostanze cambiano e ti rendi conto che la vita è a tappe ed è degna di essere vissuta.
Ragioni di vita che devi ricordare ogni giorno
A volte l’idea che la vita non valga la pena di essere vissuta può attraversarti la mente. Inoltre, questa percezione desolante non è sempre il prodotto della depressione o di qualche disturbo mentale. Chiunque, a un certo punto, può viaggiare attraverso quella dimensione cinerea. Sbagliare, quando le cose vanno male, è qualcosa di legale e comprensibile.
Ora, in quei momenti in cui le speranze crollano, è più importante che mai aggrapparsi a qualcosa che abbia un senso. Opere come quelle pubblicate all’Università di Manitoba, in Canada, mettono in luce come la fede e la religione siano determinanti per alcune persone. Ciascuno però deve chiarire il proprio.
Ci sono tanti motivi per vivere, ma tra tutti ce ne sono alcuni che fanno da faro. Conoscili di seguito.
1. La vita è cambiamento e domani tutto può migliorare
La vita è come l’oceano: sempre in movimento, fluente e in continua evoluzione, come le maree. È vero che le onde possono trascinarsi e affondare sul fondo, ma dopo poco tempo arriva la calma. In sostanza, le cose potrebbero andare davvero male per te oggi, ma la verità è che nessuna sofferenza dura per sempre. Domani tutto può cambiare.
2. Persone che ti amano tra le ragioni per vivere
Quando la disperazione intrappola, la mente è abile e inganna: fa credere che nessuno ci ama. Tienilo a mente: ci sono persone per le quali sei tutto, figure che ti amano così come sei. Sono lì per te, non importa cosa e in ogni circostanza.
3. Le tue passioni, cosa ti dà significato
A volte essere felici è molto semplice: basta fare quello che ti piace, quello capace di far cessare di esistere il tempo. Arte, musica, sport, cucina, cinema, libri. Ogni persona ha una passione o un hobby che la fa entrare in un ambiente unico dove regnano armonia e calma. Ricorda, quando le cose vanno male, cerca rifugio.
4. Amicizie presenti e future
L’American Psychological Association (APA) nel 2017 ha evidenziato il ruolo del supporto sociale e delle amicizie nella salute mentale. Esatto, gli amici sono quegli alleati che danno senso, vitalità, gioia ed esperienze che non si dimenticano. E non dubitarne, incontrerai persone speciali nel prossimo futuro.
Attraversiamo tutti momenti difficili ed è in quei momenti bui che dovresti ricordare cosa può illuminare di più per ritrovare la speranza.
5. Il piacere di realizzare i sogni tra le ragioni per vivere
Ci sono tanti motivi per vivere e uno di questi è raggiungere obiettivi, scoprire che molti sogni si avverano. Forse oggi sembra impossibile che succeda una cosa del genere. Tuttavia, i trionfi non sono esenti da cadute, passi indietro e dover attraversare tunnel oscuri. Ma, alla fine, raggiungerai gli obiettivi.
6. Guarisci le cicatrici e scopri i tuoi punti di forza
“C’è una crepa in tutto, è così che entra la luce”
, ha detto Leonard Cohen. La verità è che molte persone sono in qualche modo ferite e con più di una cicatrice invisibile. Ora, la cosa sorprendente è che, nonostante siano rotti, alla fine finiscono per guarire ed è allora che scoprono i punti di forza che esistono in loro stessi. Devi essere paziente e spingere, a poco a poco, questo processo di guarigione.
7. La sensazione di essere liberi
Tra le ragioni di vita, godere della libertà è una delle più importanti. Arriva sempre un momento in cui ti rendi conto che puoi prendere le tue decisioni e tracciare la tua rotta. Non sei un burattino legato da fili che altri muovono; puoi scegliere quello che vuoi per te stesso. Ed è meraviglioso.
8. Innamorarsi tra le ragioni per vivere
Non importa se hai 13, 20 o 80 anni, l’amore vale sempre, l’amore è il carburante della vita e quella scintilla capace di connettersi con il mondo a tutti i livelli. Forse ti si è spezzato il cuore, è vero, ma se è così, non dimenticare: dietro l’angolo, forse c’è quella persona capace di sanare ciò che altri hanno rotto e persino di piantare giardini colorati dentro di te.
9. Sei una persona importante in questo mondo
Non sottovalutarti, non mettere da parte quella persona che vedi ogni giorno nei tuoi specchietti. Sei una persona molto importante in questo mondo, la tua sola presenza è già preziosa e non devi dimostrare niente a nessuno. Quindi non confrontarti, focalizza l’attenzione su te stesso e su ciò che ti rende felice. Non essere ossessionato dal successo o dal raggiungimento di grandi cose. Basta essere te, essere qui e stare bene.
10. Crea qualcosa tu stesso tra le ragioni per vivere
Le ragioni per vivere non mancano, come il piacere di creare qualcosa con le proprie mani, con le proprie emozioni, creatività e fatica. Non è necessario essere un ingegnere; disegnare, scrivere o comporre aiuta a dare un senso a tutto.
Come disse Graham Greene: “A volte mi chiedo come chi non scrive, o chi non dipinge o compone musica, riesca a sfuggire alla follia, alla malinconia, al panico insito nella condizione umana”.
11. Il rifugio della natura
La natura è quella dimora di quieta e assoluta bellezza che spesso offre il necessario rifugio. Poche cose sono più piacevoli dell’umidità di un bosco all’alba con il suo profumo incontaminato. O l’oceano, il mare, le spiagge, i fiumi. Quelle ambientazioni magiche danno anche ragioni per vivere.
12. Dire “ti amo”, sentirsi dire “ti amo”
Coppia, amici e famiglia. Sentirsi amati ed esprimere affetto alle persone che danno significato ogni giorno è il miglior ormeggio per essere in questo mondo. Non dubitarne, hai ancora molti “ti amo” da dire e da ascoltare.
Le esperienze di connessione e quelle che stimolano adrenalina e serotonina sono quelle che restituiscono la voglia di vivere.
13. Prepara la valigia per un viaggio
Può esserci qualcosa di più stimolante di un viaggio? Lasciarsi alle spalle la quotidianità per avventurarsi in altri paesi, culture e scenari è una delle migliori esperienze che si possano conservare nello scrigno della memoria. Viaggiare sano, educa, libera e allarga la tua felicità.
14. I tuoi animali domestici tra le ragioni per vivere
Solo chi ama gli animali conosce il significato che danno all’esistenza. Sicuramente hai anche quel cane con gli occhi eccitati che ti guarda ogni giorno come se fossi l’essere più incredibile del pianeta. O forse sei più un gatto, una di quelle creature che amano stare rannicchiate accanto a te o sul tuo laptop quando non ti interessa.
15. L’odore della pioggia e le sensazioni che ti fanno sentire vivo
Il petricore è una delle esperienze sensoriali più straordinarie per i sensi. Ma non è l’unico, ci sono milioni di brividi di piacere, sapori da assaporare, odori da percepire e suoni da ascoltare. Essere vivi è sentire e sentire, è felicità.
16. Notti estive stellate tra le ragioni per vivere
Hai davanti a te infinite estati da vivere e meravigliose notti stellate da contemplare, da solo o in compagnia. Non siamo altro che un puntino in questo vasto universo, è vero, ma in ognuno c’è una luce e una luminosità capace di illuminare gli altri.
17. La migliore ragione per vivere sei tu!
Se ti chiedi “perché dovrei vivere?” la ragione più importante sei tu. Sei il meglio che hai e, se è vero che il vento favorisce i tuoi interessi, o quelli che pensi siano i tuoi interessi, ricorda che quei momenti non durano per sempre.
Le situazioni dolorose dipingono il cielo di un colore più scuro della tempesta, ma come queste, anche queste situazioni sono temporanee. Puoi dire a te stesso: calmati, passerà. Inoltre, sicuramente hai avuto esperienze in passato in cui credevi che non ci sarebbe stata via d’uscita e poi l’hai trovata.
Buongiorno amici. Oggi parliamo i essere una persona migliore.
a chiave è non arrendersi, il segreto è continuare a nutrirei pensieri positivi nonostante la sofferenza, le contraddizioni esistenziali.
Freud e compagni
Affermava Sigmund Freud che la scienza non ha ancora inventato una farmaco potente quanto le parole gentili. Se vi chiedete come essere una persona migliore, la risposta non è per niente facile, ma una cosa è chiara: tendere a questo obiettivo, porsi questo fine, ha di per sé un effetto trasformante, sia per chi ci circonda che per noi stessi.
Tradizionalmente è stata la filosofia ad avere il compito di definire questa competenza esistenziale che, più che uno scopo, dovremmo quasi considerare un’aspirazione. Tutti noi vorremmo esserlo ogni giorno un po’ di più. Ci ripetiamo spesso, che ogni esperienza, positiva o negativa che sia, può essere un’occasione per essere una persona migliore.
A volte ci riusciamo, altre volte torniamo al punto di partenza senza fare un passo avanti. Tuttavia, come affermava Søren Kierkegaard, la chiave è non arrendersi, il segreto è continuare a nutrirei pensieri positivi nonostante la sofferenza, le contraddizioni esistenziali. Camminare verso il futuro e armarsi di volontà per dare il meglio di sé.
Consigli su come essere una persona migliore
Per approfondire l’oggetto d’interesse di questo articolo, ovvero l’essere una persona migliore, possiamo far riferimento a diverse aree disciplinari.
In realtà, l’idea di migliorare se stessi ed essere migliori è una preoccupazione condivisa da molteplici ambiti.
D’altro canto, c’è un aspetto importante da considerare. Stiamo parlando di un’aspirazione che dovrebbe essere quotidiana, perché si tratta, in realtà, di un compito che non potrà mai dirsi concluso. Saremo sempre creature imperfette e fallibili che cercheranno di essere migliori. Non ci sarà un giorno nel quale non ci accorgeremo che c’è qualcosa in noi da sviluppare, correggere o cambiare. Esserne consapevoli è già un gran bel risultato.
Essere una persona migliore secondo la filosofia
Aristotele affermava che tutti gli esseri umani possono essere buoni e virtuosi. Tuttavia, la gentilezza è un’abitudine che va esercitata e che può diventare un’abitudine. I seguenti, sono alcuni consigli utili allo scopo:
Prudenza. La prudenza è legata alla capacità di essere riflessivi, di meditare prima di prendere una decisione, di apprendere a trattare gli altri con rispetto e apprezzamento.
Temperanza (come sinonimo di controllo emotivo). Saper dominare le realtà interiori come la rabbia, la rabbia, l’ego e il bisogno di potere è essenziale per essere persone migliori.
Giustizia. Essere giusti in tutto ciò che si fa, avere il senso del rispetto, di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato è altrettanto fondamentale per essere una persona migliore.
Forza. In ogni uomo e in ogni donna deve albergare una buona dose di valore, di coraggio, per difendere ciò che è giusto.
Cosa ci dice l’antropologia?
Oliver Scott Curry è un antropologo dell’Università di Oxford e membro dell’Institute for Cognitive and Evolutionary Anthropology. In un lavoro pubblicato sulla rivista Current Anthropology, affronta i temi che definiscono l’essere persone migliori. Si tratta di dimensioni che il dottor Curry definisce regole morali e che sono state studiate in 60 paesi. Sono i seguenti:
Occuparsi delle persone a cui si tiene. Adottare comportamenti positivi, che ne garantiscano la felicità; questa è la chiave
Essere utili alla comunità.
Apprezzare i favori e, cosa migliore: restituirli.
Essere persone coraggiose capaci di difendere i propri valori.
Rispettare gli altri, chiunque essi siano.
Condividere le proprie risorse.
Non invidiare gli altri.
Come essere una persona migliore secondo la psicologia
Figure come Abraham Maslow o Martin Seligman hanno affrontato l’argomento in modo interessante, pratico e utile. Essere una persona migliore ci obbliga a entrare in contatto con più aree come l’intelligenza emotiva, la gratitudine e il desiderio di raggiungere un’autentica realizzazione di sé, con la quale aspirare a dare il meglio di sé in ogni circostanza. Ecco le aree sulle quali dovremmo concentrarci.
Dimensioni su cui lavorare per essere persone migliori
Autoconosapevolezza. Conoscere se stessi è una soglia esistenziale, lo scopo principale a cui dedicarsi in ogni momento. Entrare in contatto con il nostro io più autentico, ci guiderà nel nostro viaggio per diventare persone migliori.
Praticare l’accettazione. Imparare ad accettare le persone per ciò che sono è qualcosa che ci può salvare dalla sofferenza. Accogliere il fatto che esistono aspetti della vita che non possono essere cambiati, ma piuttosto accettati.
Avere il controllo delle emozioni e smettere di essere sulla difensiva rispetto al mondo. Non c’è nessuno da incolpare per ciò che ci accade, siamo responsabile di noi stessi e bisogna agire tenendo sotto controllo le proprie emozioni. È anche necessario affrontare le preoccupazioni e ciò che ci ruba la calma, in modo intelligente.
Perdonare, essere grati, riconoscenti. Saper perdonare (e perdonare se stessi), essere grati per ciò che si ha e riconoscere il bene intorno a noi, sono piccole azioni che ci aiutano a diventare migliori.
Essere empatici. Poche dimensioni migliorano la convivenza sociale come quel collante sociale che è l’empatia.
Essere compassionevoli e auto-compassionevoli. La compassione è una dimensione a doppio legame, va esercitata su se stessi e su gli altri. È grazie a lei, che possiamo rispettarci a vicenda e sviluppare comportamenti proattivi volti a migliorare la vita di chi ci circonda. Allo stesso tempo, non c’è niente di più importante per il proprio benessere che un dialogo compassionevole con se stessi.
Conclusioni
Per concludere, non importa quale approccio si scelga; filosofico, antropologico o psicologico. Ogni disciplina condivide dimensioni comuni; soglie che bisogna varcare per impregnarsi delle giuste virtù e risorse per essere persone migliori. E non dimentichiamolo, questo compito non finisce mai…
E se avete bisogno del mio aiuto e supporto contattatemi
Buongiorno amici. Oggi parliamo del significato della parole Educare.
“io credo in te”
Quanto è facile pronunciare queste parole? Non costa nulla ma sono di vitale importanza per un ragazzo che sta diventando una persona adulta. E non un ragazzo qualunque: tu figlio.
Sì, l’adolescenza spaventa sempre tantissimo i genitori perché, anche loro, a volte, non si sentono pronti per i continui cambiamenti nella vita di un ragazzo: fisici, comportamentali, ormonali. Indifferentemente per maschi o femmine.
Ma nono nasciamo genitori ed è normale non essere preparati anche dopo uno, due , tre figli. Perché, anche se li avete generati sempre voi, sono persone ben distinte, tra di loro e da voi, soprattutto.
Perché lo sottolineo? Perché molti genitori pensano che i figli siano un loro prolungamento. Non importa quali siano le sue inclinazioni, i suoi desideri, le sue abilità e i suoi interessi. No, devono per forza coincidere con quello che un genitore vuole.
Ma non funziona così.
Desideri
L’errore delle aspettative. Mi è capitato molte volte di sentire e lavorare con genitori che mi dicevano ” ah lui/lei non si rende conto di quanto sia fortunato. Io alla sua età avrei voluto fare/essere X e ora lui/lei ha la possibilità di farlo”. Ma se non fosse questa la sua strada? Se fosse portato per tutt’altro?
Da qui nascono le delusioni, i “fallimenti”:
Non dovete essere voi a scegliere cosa è meglio per lui. questo non vuol dire assecondare tutti i desideri di vostro figlio, qualunque essi siano.
Questo vuol dire rassegnarsi al fatto che voi siete voi e lui è lui. Vuol dire che se voi volevate che facesse il medico ama è portato per fare un lavoro completamente diverso che comporta studi diversi, ok, che lo faccia, mettendoci tutto il suo impegno per raggiungere i suoi obiettivi.
Presenza
Cosa rende tuo figlio sicuro e amato? La vostra presenza. Le parole dell’immagine che vi ho postato. “Io tengo a te, ci sono per te, credo in te”.
Dovete comunicare questo. Un genitore deve essere presente senza essere troppo invadente, rispettando i suoi, del ragazzo, tempi e la sua natura.
Indicando la strada migliore da percorrere per lui, essendo il buon esempio da cui prendere ispirazione.
Genitori pronti al dialogo, non giudicanti e pregiudicanti. quelli che discutono dei problemi che lo attanagliano di più, piccoli o grandi che siano. Per loro, saranno insormontabili.
Genitori che lasciano il figlio cadere per poi rialzarsi e capire il perché di quella caduta in modo da non ripeterla più.
Genitori che credono nelle sue capacità, che son solo sue e non paragonabili a quelle di nessun altro.
Si dice che i più grandi geni fossero dei veri e propri monumenti al disordine. La scrivania di Einstein o di Mark Twain, tra i tanti, erano davvero dei nidi di ragno. Oggetti ovunque, fogli piegati, spazzatura qua e là… Insomma, un bel mix di tutto.
Tuttavia, essere disordinati non significa essere dei geni. Così come essere troppo ordinati non ci rende delle persone migliori. Gli estremi non vanno mai bene quando si ha a che fare con le realtà della vita umana.
Nel mondo odierno, il tempo scarseggia. Non è più possibile far brillare i pavimenti come specchi o lasciare immacolato anche il più piccolo angolo della casa. Avere chi si occupa delle pulizie è un lusso che pochi possono concedersi e dedicare del tempo alle pulizie non è così semplice.
Questo, però, non vuol dire che tutto debba rimanere in disordine. Si può mettere in ordine senza spendere troppo tempo. È solo questione di organizzarsi e di adottare alcune abitudini. Ma perché alcune persone non ci riescono? Cosa si nasconde dietro al disordine compulsivo?
Il significato
In generale, se il luogo in cui abitiamo o passiamo la maggior parte del tempo è in disordine, questo è sintomo di un disordine nel nostro mondo interiore. Avere tantissimi oggetti, significa avere troppe idee e progetti incompiuti.
E’ confusione interna, di mancanza di organizzazione e di definizioni.
Inoltre, gli studi del Feng Shui e pratiche simili rivelano che il disordine ha diversi significati a seconda del luogo in cui si accumula. Questo è quanto ci dicono al riguardo:
Il disordine o l’accumulo di oggetti in luoghi vicini all’entrata di casa indica un profondo timore nel relazionarsi con le persone.
l’accumulo di oggetti in cucina o negli spazi in cui vengono preparati gli alimenti indica fragilità emotiva o risentimento.
l’accumulo di oggetti negli armadi rivela difficoltà ad analizzare i sentimenti e le emozioni.
sotto ai mobili indica dipendenza dall’opinione altrui o il fatto di dare importanza alle apparenze.
Il disordine o l’accumulo di oggetti dietro alle porte è espressione di paura di essere rifiutati dagli altri e la convinzione di essere osservati.
Il disordine o l’accumulo di oggetti sulla scrivania o sul posto di lavoro indica paura, frustrazione e necessità di controllo sulle situazioni.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in garage implica paura delle cose nuove e sconosciute e incapacità di aggiornarsi.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in prossimità del corridoio significa paura di esprimersi, di dire direttamente ciò che si vuole.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in sala è paura di essere rifiutati dalla società.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in sala da pranzo, ha a che vedere con il fatto di sentirsi controllati dalla famiglia, di essere insicuri di sé.
Il disordine o l’accumulo di oggetti in tutta la casa significa ira repressa, apatia e disinteresse verso la vita.
I vantaggi di superare il disordine
Non è necessario che il nostro spazio sia splendente come un “vassoio d’argento”. Di fatto, preoccuparci troppo del disordine ci ruba energia che potremmo dedicare alle cose più importanti e ci rende esigenti, asociali e nevrotici.
La cosa importante è poter vivere in uno spazio che troviamo gradevole e facile da gestire
. Non ha senso perdere tempo a cercare cose che spariscono nel disordine, né deprimerci solo guardando le condizioni della nostra casa o del posto di lavoro.
Una delle prime cause del disordine è il fatto di non aver classificato bene gli oggetti e, proprio per questo, tante cose non hanno un posto definito dove stare
. È importante analizzare quali sono i tipi di oggetti che ci sono in casa o in ufficio, organizzarli in categorie o gruppi e stabilire il posto di ogni gruppo.
Il Disordine
Gli elementi della scrivania devono avere il loro posto, così come i farmaci, i fogli, i libri, i quaderni, gli ombrelli, etc. È possibile trovarsi a definire due o tre posti per conservare la stessa categoria di oggetti se sono tanti.
Il passo successivo è lavorare sul pensiero per fare spazio alle cose nuove. Finché conserviamo oggetti che non ci servono più o teniamo le cose per il semplice fatto di tenerle, sarà impossibile andare avanti. È necessario disfarsi di tutto ciò che non serve più. Quello che non abbiamo usato nell’ultimo anno deve finire nella spazzatura o in soffitta.
Buongiorno amici. Oggi parliamo del problema di inibire le proprie emozioni.
Molti di noi crescono pensando che le emozioni siano un problema, che sia meglio reprimerle, fingere di essere in grado di gestire tutto e che nulla ci riguardi. Ciò che non sempre sappiamo è che questa convinzione ha origine nel modo in cui siamo stati educati.
Crescere, maturare, diventare adulti… Potrebbe esserci un processo più complicato e impegnativo? La verità è no, perché una delle nostre più grandi sfide è raggiungere la maturità con un’adeguata sicurezza personale e intelligenza emotiva. È così che sviluppiamo le nostre potenzialità e riusciamo a stabilire relazioni soddisfacenti.
Tuttavia, una realtà tanto frequente quanto triste è vedere molti adulti “emotivamente insensibili”. Con questo termine ci si riferisce a quei segni, ferite o alterazioni psico-emotive causati durante l’educazione e l’istruzione. Avere assistenti non qualificati in questa materia altera molte aree del nostro sviluppo.
Emozioni
Un’area che viene fortemente influenzata quando i caregiver attaccano o sottovalutano i bisogni del bambino è il riconoscimento delle sue emozioni. Tanto che è comune vedere uomini e donne che inconsciamente inibiscono ciò che provano nella loro quotidianità. Qualsiasi sentimento o sensazione interna viene elaborata con disagio o addirittura vergogna. È quindi fondamentale scoprire se anche noi sperimentiamo questo tipo di intorpidimento emotivo…
L’abbandono emotivo è invisibile alla società, ma è quello che ci lascia più sequel.
Di solito integriamo lo schema di inibizione emotiva nella nostra infanzia ed è necessario disattivarlo.
Sintomi che ti hanno insegnato a inibire le tue emozioni
Un bambino può essere ben nutrito, andare a scuola ben vestito e persino essere diligente nei suoi studi. Tuttavia,
esiste un tipo di abuso invisibile che passa completamente inosservato nella società ed è l’abbandono invisibile. In questo tipo di interazione, i genitori trascurano o addirittura violano i bisogni emotivi dei propri figli.
L’abbandono emotivo infantile aumenta il rischio di depressione durante l’adolescenza. La cosa sorprendente è che, mentre siamo bambini, non siamo consapevoli di questo problema.
Perché nascere in un ambiente in cui i bisogni emotivi vengono trascurati o criticati favorisce che questa dinamica si normalizzi, che la si normalizzi. Non abbiamo nulla con cui confrontarlo e integriamo presto quello schema in cui pensiamo che ciò che sentiamo non sia importante.
Solo quando raggiungiamo l’età adulta ci rendiamo conto che c’è qualcosa che non va in noi… Quello che succede è che i nostri genitori ci hanno insegnato a inibire le nostre emozioni e questi sono i segni che lo dimostrano:
Se c’è un’area in cui hai difficoltà a causa del tuo modello di inibizione emotiva, è nel regno delle relazioni.
1. La sensazione di vuoto è una costante nella tua vita
Se dovessi esprimere come ti senti, non troveresti le parole giuste. Tuttavia, c’è un’immagine che sorge nella tua mente ed è quella del vuoto. Lo provi a livello somatico : nello stomaco, nella gola, nelle mani… È una sensazione che ti travolge e ti riempie di disagio, che ti frustra per non poter (o sapere) entrare in contatto con le tue emozioni per capire cosa provi.
2. Ti senti imperfetto
Quando sei diventato adulto, ti sei reso conto che c’è qualcosa che sembra sbagliato in te, qualcosa che ti impedisce di essere felice, di stare bene con te stesso. Non ti piace il tuo carattere, il tuo modo di essere, ti confronti con gli altri e percepisci di mancare di spontaneità, fiducia e sicurezza personale.
3. Ti senti a disagio in molte situazioni sociali
È vero che ti piace avere amici, uscire, socializzare di tanto in tanto e divertirti a connetterti con gli altri. Tuttavia, quei contesti di rilassamento, espressione di gioia ed effusione non ti accompagnano. Questo fa sì che il tuo ambiente ti etichetti come imbarazzante, ma in realtà più che imbarazzo è disagio. Ti senti come un pesce fuor d’acqua.
4. Il tuo partner ti dice che sei freddo o troppo complicato
Spesso i tuoi partner sono frustrati con te perché dicono di aver bisogno di più da te. Richiedono vicinanza, intimità emotiva, che esprimi i tuoi sentimenti, che ti connetti di più con i loro. Però non sai come si fa, perché quella è una lingua che non conosci e ti senti perso, anche arrabbiato.
Pertanto, aspetti sempre che l’altra persona lo faccia per te. Quella che mostra affetto, indovina di cosa hai bisogno e non ha bisogno di eccessive conferme emotive che non sai offrire.
5. Opti per il silenzio invece di esprimere ciò che senti o di cui hai bisogno
Se hai imparato a inibire le tue emozioni durante l’infanzia, ti ci vorrà un mondo e un intero universo per esprimere la tua rabbia e delusione. Ciò che ti fa male, ciò che ti provoca tristezza o angoscia, lo conserverai nel profondo del tuo essere. Come chi lancia un sasso in un pozzo e non lo vuole più vedere.
Sopprimi ciò di cui hai bisogno perché presumi che ciò che senti non sia importante. E lo fai perché, in fondo, è quello che ti è stato insegnato da bambino.
Le persone che hanno sofferto hanno imparato a reprimere le proprie emozioni e a sviluppare un altissimo senso di autocritica nei confronti della propria persona. Si sentono imperfetti.
6. Non apprezzi te stesso e ti metti davanti agli altri
C’è una regola empirica per la sofferenza ed è la seguente: chi pensa che le proprie emozioni siano irrilevanti non rispetta nemmeno se stesso come persona. È un principio universale che dobbiamo tenere presente, soprattutto quando educhiamo i nostri figli. Convalidare, dare presenza e rilevanza al bisogno di ogni bambino, gli farà capire che ciò che vive è importante e merita che gli altri ne tengano conto.
Tuttavia, coloro che sono stati cresciuti nell’indifferenza vivono con il vuoto della bassa autostima. Questo spesso li fa anticipare di più ciò che vogliono gli altri rispetto a ciò di cui loro stessi hanno bisogno.
7. Scarsa comunicazione emotiva
Quando ti sei abituato a inibire le tue emozioni, la tua comunicazione diventa immatura. Sei incapace di tenere una discussione, di raggiungere accordi; Di solito ti arrabbi subito e abbandoni il dialogo perché non sai come farti capire. Ti destreggi tra le parole per cercare di essere assertivo con gli altri, ma fino ad oggi non ci sei ancora riuscito.
Allo stesso modo, le conversazioni più intime ti mettono a disagio perché non sai cosa dire o come esprimerti. Vorresti padroneggiare di più il linguaggio delle emozioni, ma sei consapevole di avere dei seri limiti in questo senso…
Quando ti è stato insegnato da bambino a inibire le tue emozioni, è molto difficile per te comunicare e raggiungere l’intimità con gli altri.
Come superare la mia inibizione emotiva?
Lo schema di inibizione emotiva è una distorsione che ha origine nell’infanzia e che possiamo riformulare, sanare e correggere. Non è mai troppo tardi per potenziare noi stessi nel corretto esercizio dell’intelligenza emotiva. Entrare in contatto con ciò che sentiamo, identificarlo e dargli un nome è un grande passo. Poi arriva l’esercizio più decisivo: sapere cosa fare con l’emozione provata.
D’altra parte, sarà anche fondamentale apprendere tecniche di comunicazione emotiva e rafforzamento dell’autostima. Come abbiamo notato, crescere in un ambiente in cui le nostre emozioni sono state ignorate o punite ci rende invalidi. È una priorità riparare la visione che abbiamo di noi stessiper costruire relazioni più sane e sentirci degni di lavorare sui nostri sogni.
Quello che i genitori hanno il dovere di dare ai figli
Buongiorno amici. Oggi parliamo de il nostro tempo, quello che i genitori hanno il dovere di dare ai figli.
Figli
Il regalo più bello che la vita può farti. Cercati, perché non vengono per caso. E proprio per questo, chi diventa genitori deve assumersi non solo le responsabilità legate al prendersi cura di una vita appena nata; ma, nel tempo, deve avere il dovere di stargli/le accanto, di dedicar loro del tempo.
Doveri
Spesso i genitori pensano che un figlio debba esser loro grato per il fatto che si occupi di lui. “io ti ho dato la vita. ti ho fatto crescere sano, mi sono occupata/o di te”…come se fosse una sorta di ricatto morale.
Ma non capiscono che quelli che vantano, solo i semplici over di un genitore, niente di eccezionale ma la base per poter crescere una vita.
Da lì al saperli crescere bene ce ne passa.
Un genitore deve crescere col figli, deve modificare anche il suo modo di stargli accanto, di comprenderlo, di empatizzare con lui, di educarlo.
Semplicemente, seguire le fasi della sua crescita. Ricordandosi che tutti noi abbiamo passato le stesse fasi di vita no?
Le fasi
Ogni fase della vita di un figlio ha delle tappe, importanti per la sua vita.
Quando un figlio è piccolo si pensa che l’unica cosa importante d fare sia nutrirlo e lavarlo. Ma non si pensa che, n questa fase, l’esempio è fondamentale.
Ma quando arriva la pre adolescenza e ancor più l’ adolescenza…beh, lì cominciano problemi…pregiudizi da parte dei genitori.
Sì, perché c’è lo spauracchio di quest’età: “oddio adesso chissà cosa combina..e gli amici…le droghe,…deve stare attento a chi frequenta”.
Calma genitori, calma, non mettete avanti le mani prima del tempo. Perché se i ragazzi hanno avuto un buon esempio da seguire tutto è più semplice, anche per voi.
Il tempo
Ma cos’è la cosa pi importante che molto, troppo spesso manca n famiglia? Il tempo…il tempo che troppe volte i genitori negano ai figli.
“sono troppo impegnata adesso” “devo lavorare, dopo ti ascolto” “mamma/papà è stanca/o…ti prego facciamo un’altra volta”…
Lavoro lavoro lavoro. S, è importante ma avete il dovere di dedicare tempo ai vostri figli..dovete. Per numerosissimi motivi.
Perché, semplicemente, siete i genitori, le persone da cui dovrebbero prendere esempio.
Quelle persone a cui si dovrebbero chiedere le cose più importanti, il cuscino che attutisce le botte della vita, la spalla su cui si è certi di poter piangere e di poter contare. Nessun tablet, nessuna baby sitter può sostituirsi all’importanza che deve avere un genitore.
Si predica tanto il rispetto. Ma attenzione: deve essere reciproco.
Se il ragazzo in questione non percepisce a vostra presenza, non si rivolgerà a voi. Si sentirà escluso, non ascoltato, messo da parte e non vi cercherà più. E, credetemi, in questa fase cruciale della loro vita la presenza dei genitori è fondamentale se non volete tirare su muri difficilmente abbattibili.
Lasciate la porta del dialogo sempre aperta, dedicate tempo ai vostri ragazzi. E’ il regalo più belo che potete far loro e, vi assicuro, che passare l’adolescenza così sarà molto più facile e piacevole per tutti.
Buongiorno amici. Oggi riflessione: Se cercate una persona che vi cambi la vita… guardate allo specchio, siete voi.
Impieghiamo gran parte del nostro tempo alla ricerca di quella persona speciale, magica e vibrante che ci cambi la vita. La sogniamo, la desideriamo come la consolazione ad ogni nostra pena.
Fino a quando, un bel giorno, la troviamo. Ci guardiamo allo specchio e ci rendiamo conto che quella persona è sempre stata lì: siamo noi.
Quando qualcuno non ha imparato ad essere sufficiente a se stesso, vive come un vagabondo che elemosina continuamente l’attenzione e le briciole di affetto, che lo rendono ancora più povero.
Dobbiamo capire che non sempre arriverà qualcuno a placare le nostre paure, a riempire i nostri vuoti e a spezzare le nostre insicurezze per trasformarci in persone coraggiose. Gli eroi non si aspettano. Gli eroi si creano. Per questo motivo, dobbiamo rivelarci esseri autosufficienti, persone degne e capaci di creare i propri sentieri.
Dialogo positivo con la persona che vi è nel nostro specchio- se cercate una persona che vi cambi la vita…
Carl Rogers diceva spesso che l’essere umano è come un’isola solitaria. A volte, lungi dall’investire il nostro tempo alla scoperta delle ricchezze dei nostri scenari personali, accettandone la loro varietà e singolarità, ci nascondiamo. Solo quando una persona è capace di essere esattamente com’è, sarà in grado di costruire ponti fermi e solidi verso altre isole. Verso altre persone.
Per riuscirci, non c’è niente di meglio che iniziare con quattro tipi di dialogo con quell’essere prezioso che vive nel nostro specchio e di cui non sempre teniamo conto.
1. Il dialogo razionale
Per favorire il ricongiungimento con noi stessi, dobbiamo innanzitutto dar vita ad un dialogo razionale.
Questo dialogo è inquisitivo e ha carattere di sfida: il suo obbiettivo è quello di farci svegliare.
Ci porremo domande precise sulla nostra realtà attuale, al fine di limitare molte di quelle distorsioni cognitive che si originano dentro di noi. Ecco alcuni esempi:“Perché mi preoccupo tanto dell’impressione che do agli altri?”
“Perché ho tanta paura di deludere la mia famiglia, i miei amici e il mio partner?”
“Perché penso che facendo questo o quell’altro non verrò accettato?”
Per semplificare questo dialogo interiore, dovremo porci anche domande riguardo il nostro futuro a breve e lungo termine.Come vorrei essere tra un anno?
Cosa sto facendo per raggiungere il mio obbiettivo?
Cosa mi impedisce di raggiungere questo obbiettivo?
2. Il dialogo comprensivo
Se il dialogo razione ha agito come un astuto avvocato, estrapolando realtà spiacevoli dal nostro specchio,
adesso è il momento di riconoscere le emozioni che proviamo. Siamo consapevoli di molte delusioni, di paure profonde e di amare frustrazioni.
Il dialogo comprensivo ci accoglie con frasi del tipo:
So come ti senti, piangi se ne hai bisogno.
Non avere paura di accettare i tuoi sentimenti.
Non sei debole solo perché in questi momenti ti senti vulnerabile. Forte è chi ha il coraggio di guardarsi allo specchio e scoprire che non sta bene. Ci sono ferite interiori che fanno male e che bisogna curare: fatelo.
3. La voce dei valori-se cercate una persona che vi cambi la vita….
La meravigliosa persona del nostro specchio sa già che ci sono cose che vanno cambiate. Che ci sono aspetti personali che vanno potenziati. Inoltre, abbiamo capito che esistono cose e persone che ci fanno sentire più tristi che felici. Accettare le nostre emozioni e il successivo sfogo ci permette di vedere le cose con maggiore lucidità e calma.
Dopo quell’alba razionale ed emotiva, arriverà un momento importante. Qual è allora il seguente passo dell’autoconoscenza? Ricordare quali sono i nostri valori.
I valori danno forma a quella voce affabile e serena della nostra coscienza. Sono le nostre radici e non dobbiamo agire contro esse.
Per favorire un’adeguata riflessione riguardo ai nostri valori, possiamo prendere un foglio bianco. Vi scriveremo una lista con varie colonne, ciascuna dedicata ad una delle seguenti categorie:“Io sono”
“Io credo”
“Io sono contrario a”
“Io sostengo”
Dedicate qualche minuto alla realizzazione di questo esercizio, completando ogni colonna. Può trattarsi di un’attività rivitalizzante e rassicurante.
Il dialogo motivante
A questo punto, la meravigliosa persona del nostro specchio è uscita dal buio e si mostra a noi. Ebbene, è il momento di tirarla fuori da questa dimensione per abbracciarla e fonderci con lei in un’unica entità coraggiosa e decisa.
Il dialogo motivante ci aiuta a realizzare i nostri propositi, armonizzando le nostre emozioni, i nostri sentimenti e i nostri valori.
Dobbiamo essere capaci di agire in accordo a ciò che proviamo tramite piccole auto-istruzioni ferme e positive. Ecco alcuni esempi:Oggi sarò capace di dire di “sì” senza paura e “no” senza sentirmi in colpa. È giunto il momento di sentirmi libero e sicuro di me stesso/a.
Darò il meglio di me senza farmi influenzare da quello che gli altri dicono o fanno. Non voglio più soffrire inutilmente.
Per concludere, quella persona speciale che vive nel nostro specchio desidera di essere visibile, di avere voce propria e libertà per dimostrare al mondo di cos’è capace. Che ci crediate o meno, potete ottenere molte cose, difatti, solo questa può cambiarci la vita…